giovedì 3 marzo 2011

SIMENON, ALTO COMMISSARIO DEI RIFUGIATI?

No, non è una metafora. E non c'entra nulla con la tragedia dei rifugiati e dell'attuale tragedia degli sfollati dell'Africa mediterranea. Siamo nel 1940 e le truppe tedesche naziste hanno appena invaso il Belgio, la popolazione scappa da tutte le parti, ma dal Ministero degli esteri vengono delle indicazioni precise. La Charente è stata dichiarata zona d'accoglienza per i rifugiati belgi. E, grazie ad una comunicazione dell'ambasciata belga in Francia, Simenon viene a sapere che é stato nominato Alto Commissario per i rifugiati belgi.
L'ambasciata dà allo scrittore carta bianca per organizzare l'accoglienza, gli concede il diritto di requisizione, l'incarico di ripartire nel modo più adeguato la  distribuzione dei rifugiati nelle varie zone della regione.
"Partite stasera e  domani mettetevi a rapporto dal prefetto, il sindaco e le altre autorità.... - così concluse l'addetto dell'ambasciata - E' un ordine, soldato Simenon!"
E Simenon non si tira indietro.  Il primo compito era quello di sistemare oltre cinquantamila rifugiati in arrivo a La Rochelle, che si sarebbero ammassati sulle banchine della stazione. Ci sono diverse testimonianze dell'impegno e della gravità con cui lo scrittore prese l'impegno. " ...Era buono e generoso, ricordo la sua commozione e la sua efficienza quando arrivò in stazione il treno con i poveri rifugiati belgi - testimonia un osservatore francese - Si occupò di suoi compatrioti sempre con molta comprensione e con uno slancio d'entusiasmo...". Anche la Boule testimonia in tal senso. "...Quando non sapeva dove sistemarli, li portava da noi a Nieul e questo gli portava via gran parte del tempo. Talvolta li metteva in salone  e un po' dappertutto. Ma poi i tedeschi requisirono la casa e allora dovettero andarsene tutti.
Da questa esperienza durata oltre quattro mesi, Simenon trasse ispirazione per due dei suoi romanzi Le clan des Ostendais (1947 - Gallimard) e Le train (1961- Presses de La Cité)

mercoledì 2 marzo 2011

SIMENON E LE ULTIME PAROLE FAMOSE

"Ho scritto, per Fayard, nei tempi previsti dal mio contratto, diciotto o venti romanzi polizieschi. Questi sono stati tradotti poco a poco in tutte le lingue, compresi lo yiddish, l'esperanto e il giapponese. Diciotto mesi esatti dopo la firma del contratto, annunciavo allo stesso Fayard, che non comprese mai il perché della mia decisione:
- Abbandono il romanzo poliziesco.Ne ho abbastanza del personaggio di Maigret.
Credo che mi ritenne folle o almeno paranoico. Da bravo commerciante non poteva comprendere come si potesse abbandonare così una gallina dalle uova d'oro....Penso che mi capirete. Io mi sentivo, io mi credevo abbastanza forte da trascurare un'altra convenzione, un supporto di cui non avevo più bisogno. Io mi rapportavo ormai all'uomo, all'uomo nudo, all'uomo faccia a faccia con il suo destino, che costituisce, a mio avviso, la risorsa migliore del romanzo" .
A parlare così, anzi a scrivere,  e lo si sarà capito, era proprio Simenon, che ne L'age du roman (1943)  raccontava quello che succedeva una decina d'anni prima (nel 1934 per la precisione) quando la serie delle inchieste del commissario Maigret gli aveva dato un posto di tutto rispetto tra gli scrittori, popolarità internazionale e molti, molti soldi. Ma in quel momento Simenon pensava a diventare un romanziere e non solo uno scrittore. Era il traguardo che si era prefisso da quando aveva preso la decisione di lasciare il Belgio, il suo posto di redattore a la Gazette de Liége, la sua fidanzata Tigy e la sua famiglia.
Ma dovevano restare le "ultime parole famose", perchè sia pure dopo una pausa di otto anni, riprese a scrivere le inchieste del suo commissario quando scriveva per la Gallimard. Ne pubblicò poi un'altra ottantina, tra racconti e romanzi, fino al 1972.
Ma non per questo tralasciò il suo programma. Scrisse circa 150 tra romans-durs e romanzi a carattere autobiografico e tutto il mondo ne riconobbe il valore come romanziere, oltre al merito di aver creato Maigret.

SIMENON E BETTY, CINQUANT'ANNI FA'

Era il marzo del 1961 quando Simenon terminava la stesura di Betty uno dei suoi romanzi più intensi e famosi. Dopo mezzo secolo questo libro rivela ancora tutta la sua freschezza e l'attualità delle problematiche che pone. Ed è un romanzo che tocca particolarmente le donne. Commentava in rete una sua lettrice "Ma quanto mi piace quest'uomo? Ma quanto scrive meravigliosamente? Ma come fà ad avere in testa tutte quelle storie?... Betty è il tipo di donna che a Simenon piace molto, perché gli permette di tirare fuori la parte "meno bella e decorosa" (eppure spesso vera) di ognuno di noi..."
In effetti questo romanzo, almeno nelle intenzioni doveva chiamarsi Le Cauchemar (L'incubo) e questo già la dice lunga sul tipo di storia e di personaggio che Simenon ci racconta.
Betty è una donna insoddisfatta, non è gratificata dalla vita che conduce,  gli incubi passati che ancora incombono e la mancanza di speranza nel futuro. Lo scrittore ce la presenta nei bar parigini degli Champs-Elysées, in atteggiamenti molto disinvolti con gli uomini che la circondano, mentre beve cocktail oltre il dovuto... Ma non è una donnetta, il suo portamento e i suoi vestiti fanno pensare a ben altro. Chi si nasconde dietro quella figura, quale storia, quali aspirazioni, quali avvenimenti? E qui parte una sottile ed efficace esplorazione della psicologia femminile che Simenon conduce in modo magistrale, con un istinto e un'immediatezza particolari, analizzando l'animo di una donna allontanata dalla famiglia e privata dell'amore dei suoi figli. Ma non si tratta di un romanzo che abbia richiesto lunghe riflessioni e molto tempo a causa della sua complessità. Come ci informa lo scrittore stesso, anche in questo caso sono bastati i famosi sette giorni. La prima impressione però non è positiva se, messa la parola fine, si chiedeva "Ma perché tra qualche mese delle persone dovrebbero pagare per leggere questo libro?". Finita la revisione però si dice invece "abbastanza soddisfatto" e anzi azzarda che, in fin dei conti, potrebbe definirsi anche "molto soddisfatto". E ancora una volta Simenon conferma il fiuto del romanziere di razza e soprattutto dà prova della conoscenza degli uomini e anche dei suoi lettori. Betty in effetti si rivelò un successo long-seller, non fece molto clamore all'uscita, ma divenne uno dei romanzi di riferimento dell'opera simenoniana. Il successo è tangibile ancor oggi, dimostrato dalle dodici edizioni stampate dall'Adelphi (più di una l'anno) da quando pubblico nel 1992 il romanzo in concomitanza con la trasposizione cinematografica, diretta da Claude Chabrol, nello stesso anno, in cui il personaggio di Betty è interpretato da Marie Trintignant.

martedì 1 marzo 2011

ADIEU ANNIE GIRARDOT, PROTAGONISTA DE "IL COMMISSARIO MAIGRET"

Vogliamo qui ricordare  la grande attrice francese scomparsa ieri all'età di 79 anni. La Girardot, tra gli innumerevoli film in cui aveva interpretato ruoli di rilievo, partecipò anche alla pellicola diretta da Jean Delanoy, Il commissario Maigret, (1958) . Nel film la Girdardot interpreta il ruolo di  Ivonne Maurin, moglie di un sospetto serial-killer, messa dalla suocera in condizione di dover competere con lei sul piano affettivo nei confronti del marito. L'epilogo è drammatico e la matassa criminale e psicologica viene dipanata da Jean Gabin nei panni di un indimenticabile commissario Maigret. Adieu Annie.

SIMENON. UN'ALTRO FILM DA "LA NEVE ERA SPORCA"

Non accenna a diminuire l'interesse del mondo del cinema per i romanzi di Simenon.  Questa volta si tratta di un remake di un film francese del 1953, La neige était sale, allora diretto dal Luis Saslavsky e tratto dall'omonimo romanzo di Georges Simenon pubblicato proprio nel marzo 1948, prima sul settimanale La presse e poi come volume, per i tipi de Presses de La Cité.A portare avanti il progetto è la produzione Sigma Fim con la Amusement Park Films, e il film sarà diretto dal regista scozzese, David Mackenzie, 44 anni, che riproporrà nel suo Stain on the snow, scrivendone anche la sceneggiatura, la vicenda narrata nel romanzo di Georges Simenon, ambientata nel dopoguerra in un paese senza nome, raccontando le vicende di Frank Friedmaier, che non ha mai conosciuto il padre e la cui madre è tenutaria di un bordello. E' la storia di un uomo che è passato al di là della linea, come racconta spesso Simenon e che è scivolato negli abissi della delinquenza e del crimine. La sua mente è fredda e insondabile e il romanziere ci rivela l'ossessione di un'auto-tortura che si annida nell'animo di Frank, ed esplora la psicologia complessa di questo giovane criminale, mostrando anche come abbia una sua grandiosità, sia pur agghiacciante, e di come affronta gli interrogatori guardando dritto e spietato attraverso il suo destino.
Sulla data di uscita del film non si fanno ancora previsioni

SIMENON TIENE LA POSIZIONE

La classifica pubblicata dall'inserto TuttoLibri de La Stampa, di sabato 26 febbraio, riporta nella sezione "narrativa straniera", l'ultimo romanzo uscito in Italia di Simenon La Fuga del signor Monde (Adelphi) al terzo posto, e così tiene saldamente la posizione acquisita la settimana scorsa quando aveva esordito in questa graduatoria. Guadagna tuttavia qualche punto rispetto a Il profumo delle foglie di limone (Sanchez) e La mappa del destino (Cooper) che lo precedono.

mercoledì 23 febbraio 2011

AVVISO IMPORTANTE

PER MOTIVI IMPROROGABILI, QUESTA PAGINA NON SARA' PIU' AGGIORNATA FINO A LUNEDI' 28 GENNAIO. GLI AGGIORNAMENTI QUOTIDIANI DEI POST RIPRENDERANNO MARTEDI' 1 MARZO 2011

martedì 22 febbraio 2011

SIMENON E IL MAIGRET SPARITO

Il lancio dei Maigret vide l'uscita contemporanea di due titoli M.Gallet décédé e Le Pendue de Saint-Pholien (fine febbraio 1931) cui seguirono a ruota Le charretier de al Providence (marzo 11931) e Pietr-Le-Letton (primi di maggio 1931). Quattro titoli in poco più di due mesi, un ritmo da quindicinale. Poi, in tutto fino al marzo del 1934, un totale 19 titoli praticamente in tre anni. A quel momento Simenon aveva trentuno anni, pubblicava con Fayard ed era ormai entrato nel finale del periodo che lui chiamava letteratura semi-alimentare, la fase preparatoria per passare a quella dei romans durs si era conclusa, tanto che proprio nel '34 la produzione dei Maigret subì un'interruzione. Per poter leggere un'altra inchiesta del commissario i francesi dovettero attendere il 1942, (a parte la raccolta  del 1938/39 nei periodici Police Film e Police Roman).Insomma quasi otto anni di distacco dal  personaggio che lo aveva reso tanto popolare? Perchè?
Intanto Simenon credeva, in realtà, che la sua serie poliziesca fosse terminata lì. Tanto che con Fayard aveva iniziato a pubblicare dei romanzi, Le Relais d'Alsace (1931)  e Le passager du Polarlys (1932). E poi andiamo a vedere quello che successe nella sua vita in quegli anni. Nel 1934 lascia Fayard per la prestigiosa Gallimard, Poi iniziano i viaggi: il tour del Mediterraneo ('34), New York, Panama e Galapagos  e poi Tahiti, Nuova Zelanda, Australia, India e Mar Rosso ('35). Nel '38 entra in contatto con André Gide, diventando un suo protetto e cui dovrà parte della buona critica di cui godranno i suoi romanzi. Nel '39 nasce il suo primogenito Marc . Nel '40 scoppia la seconda guerra mondiale che vede Simenon e famiglia nei paesini della Francia centrale. E nel frattempo ha pubblicato oltre trenta romans durs.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, fu la stessa Gallimard a far riprendere a Simenon la serie di Maigret.
Da una parte Simenon, come tanti creatori di personaggi celebri, temeva di rimanere intrapolato letterariamente come papà di Maigret, come era successo tra gli altri a Conan Doyle con Sherlock Holmes, a Rex Stout con Nero Wolfe. La situazione di Simenon però era molto diversa. Da una parte perchè rispetto ad altri gialli seriali, quelli di Simenon sono meno stereotipati, più letterari, proprio perchè sono dei gialli, già all'epoca, atipici, come atipico é il protagonista, che non è l'investigatore-super-eroe, dongiovanni, tutto azione e infallibile, stereotipo che dominava gran parte della letteratura poliziesca dell'epoca. La seconda riguarda il fatto che tra tutti i grandi giallisti, Simenon è l'unico che, oltre ad aver creato un presonaggio poliziesco di letteratura seriale di successo mondiale, ha prodotto anche molti romanzi mainstream, che é considerato da André Gide "il Balzac del '900", candidato più volte al premio Nobel. Poi però, una volta acquisito lo status di romanziere riconsosciuto dalla critica e con un grande successo tra il pubblico, Simenon probabilmente sicuro di non essere esclusivamente legato a Maigret, abbia continuato con maggior tranquillità, fino al 1972, a pubblicarne le inchieste.
Ma tutto questo basta a spiegare quegli otto anni di interruzione?

domenica 20 febbraio 2011

IL SESSO EXTRA-CONIUGALE DEI CONIUGI SIMENON/2

...(continua). Con la Denyse, la seconda moglie, le cose erano completamente diverse. Infatti la lora intesa sessuale era completa e di ciò Simenon le era molto riconoscente. Questo però non significa che avesse smesso di avere relazioni extra-coniugali o di frequentare prostitute. Ma anche qui l'atteggiamento di Denyse era molto diverso da quello di Tigy. Era un po' complice dell'effervescenza sessuale dello scrittore che sembrava non aver mai fine e d'altra parte lo assecondava apertamente e scientemente, sapendo che ostacolandolo avrebbe solo creato un muro tra loro e, prima o poi l'avrebbe perso. D'altronde lei stessa racconta vari espisodi a dimostrazione di questa situazione. Ad esempio, nella crociera che effettuarono verso l'Europa ci racconta che Georges era attratto da una giovane signora, chiamata la baronessina e di come questa una sera si introdusse nella loro cabina, si spogliasse e conivolgesse i Simenon in un mènage a trois. E sembra, sempre secondo Denyse, che non si trattasse della prima esperienza del genere. Una volta a Parigi, in occasione di una festa rievocativa del lancio dei Maigret alla Boule Blanche, Georges viene preso da un vero e proprio raptus e per sua stessa ammissione ha, in un solo giorno, rappporti con tre-quattro donne. Anche in America, ovviamente, le cose non cambiano. Una sera, in una festa data dal suo editore americano Hamish Hamilton, Simenon si lancia in una audace kermesse sessuale con una ragazza piuttosto su di giri, sulle scale della villa. Episodi come questi portebbero essere raccontti a decine, come le sue performance in Costa Azzura nel '56, quando aveva preso a frequentare i locali di strip-tease e ad avere rapporti con le ragazze che si esibivano. E Denyse scandalizzava le benpensanti mogli e donne che frequentava quando raccontava la libertà che concedeva al coniuge e delle loro esperienze in materia di sesso. a se lo poteva permettere. Non a caso Simenon scriveva in Quand j'étais vieux  che Denyse " ... è la sola donna nella quale sesso e amore si siano fusi. Con le altre non mi è mai successo..."

IL SESSO EXTRA-CONIUGALE DEI CONIUGI SIMENON/1

L'esuberanza sessuale di Simenon non è un mistero e le sue famose diecimila donne, quelle con cui lo scrittore aveva confidato di aver avuto rapporti nell'intervista per l'Express fattagli da Federico Fellini, sono ormai diventate un tormentone che scrittori, giornalisti, critici, presentatori radiotelevisivi usano e abusano, spesso per fare una citazione che faccia colpo, ma spesso in mancanza di argomentazioni più approfondite.Ma esploriamo ancora e addentriamoci nel mondo delle abitudini sessuali di Simenon e delle sue mogli.
La prima, Tigy, sappiamo che non assecondava la passione e la frequenza del marito nei loro rapporti sessuali. Ma in qualche modo era suo complice. Anche se ufficialmente non tollerava che il marito avesse continue e regolari scappatelle con altre donne, in realtà sembra facesse solo finta di non sapere. Ad esempio, è possibile che non conoscesse la travolgente storia tra Georges e Josephine Baker? In una Parigi pettegola e ciarliera, come poteva passare inosservato dal gossip modano l'amante di una star famosissima e idolatrata come la Baker? Simenon allora non era certo famoso, ma lei era sulla bocca di tutti. E' assai difficile che questa storia potesse essere così segreta da non essere conosciuta da nessuno. Ma è altrettanto strano anche che non influisse affatto sul comportamento di Georges e che lei, che lo conosceva da sette anni, prima come fidanzata a Liegi, poi come moglie a Parigi, non intuisse nulla. D'altronde anche i rapporti che tra Georges e la Boule, la loro femme de chambre, venivano consumati quotdianamente durante la regolare siesta del dopo-pranzo, andarono avanti per anni. E solo una volta trasferitisi in America, Tigy sembra che li scoprisse, dopo circa un ventina d'anni. Anche questa sembra difficile da credere, anche perché c'é la testimonianza della stessa Boule, secondo la quale Tigy sapeva benissimo tutto, ma faceva solo finta di essere all'oscuro di tutto... (continua).