giovedì 29 dicembre 2016

SIMENON SIMENON. MAIGRET AND BANKS? SIMENON AND ROBINSON?

Are these detectives and writers similar or different? 

SIMENON SIMENON. MAIGRET ET BANKS? SIMENON ET ROBINSON? 
Est-ce que ces détectives et ces écrivains sont similaires ou différents ? 
SIMENON SIMENON. MAIGRET ET BANKS? SIMENON E ROBINSON


I keep running into detectives and authors who invite comparing and contrasting with Jules Maigret and Georges SimenonAlan Banks and Peter Robinson is the new pairGallows View became my trial sample because it was the first published work in the Robinson’s Inspector Banks seriesCompared to Simenon’s 75 novels and 28 short stories, Robinson has written 23 novels and 7 short stories, but he’s already 66 and his output so far has been about one Banks novel a year since 1987. 
Gallows View features Peeping Toms, petty break-ins, sex and rape, violence and murder in Eastvale, a fictitious community in the Yorkshire region of Northern England. It starts out as a police procedural and finishes as a thriller. 
Robinson indicates he grew up on Simenon and Maigret, which helped make him a crime fiction writer, but he seems more evolver than imitator. One feels Banks is following in Maigret’s footsteps somewhat, but Banks is mostly his own man. Moreover, from what I can gather, Banks changes over time, unlike Maigret who is a pretty stable character―at least to my mind. In the portrait I’ve drawn below, Bank looks much like Maigret except for some differences in persona set off in bold type: 
A professional detective in a small townChief Inspector Banks walks to the police station every day, listening to opera on his Walkman. A small Englishman (He didn’t even look tall enough to be a policeman.), he smokes cigarettesbut only sporadically unless nervous or tense. He drinks a lot, day and night, but favors spirits over beer and wine. On the job, he’s a patient man (“He had the patience and the persistence of a cat after a bird.”), but off-duty, he has a tendency to drop hobbies and interests. He’s intelligent, approaching the intellectual (Books, indeed, were his sole luxuries.). He’s stern (“Why must you always be so serious?”) to the point of bluntness. He displays some compassion for criminalsjust not to many. His method employs observation, reason, and intuition. He’s openly analytical (“There’s nothing like facts.) and much more an examiner of criminal psychology (“It was unwise to expect stereotypes.”). He does think, but he relies much less on intuition.  He loves his wife, but one senses “a chasm between them. […] “That unbridgeable gap.” 
As for their writing, Robinson does not copy Simenon. To be sure, there’s rain, lots and lots of rain, but his descriptions are more filled out and a bit longer. Robinson puts more action on stage plus it is more graphic: the burglars desecrate the crime scenes with urine and feces. He gives us more sex: we glimpse breasts in Simenon, but we study them in Robinson. His dialogue is more drawn out and complicated, particularly when sleuthing: “The scientific term is scopophiliac, by the way,” and “Prosopagnosia? It’s the inability to recognize faces.” 
In the end, I agreed with Robinson: “The ‘greats,’ […] they never really changed what they did, who they were. They existed only in order to solve puzzles. Yet the modern detective develops….” So, my impression is that Robinson is not Simenon, nor is Banks, Maigret. In fact, I visualize both the writer and his character as their more modern descendants…. 

David P Simmons

mercoledì 28 dicembre 2016

SIMENON SIMENON. GIUDICI E DELIQUENTI

Il tema della giustizia in alcuni romanzi di Simenon 

SIMENON SIMENON. JUGES ET DELINQUANTS 
Le thème de la justice dans quelques romans de Simenon  
SIMENON SIMENON. JUDGES AND OFFENDERS 
The theme of justice in some novels by Simenon 


"La sua voce era neutra e scialba come la sua persona. Con una faccia e una voce simile, sarebbe stato perfetto come presidente di tribunale". 
E’ in “Maigret” che possiamo leggere questa frase a dir poco sconcertante, tanto più sconcertante in quanto riferita a Cageot, uno dei delinquenti più viscidi, e pericolosi, fra quelli con cui l'ormai ex-Commissario ha avuto a che farequel Cageot che ha incastrato il nipote di Maigret, costringendolo a tornare a Parigi, ad interrompere le tranquille occupazioni, l’orto, la pesca, di un pensionato borghese. E forse non è un caso che Simenon abbia scelto quello che nelle sue intenzioni doveva essere l’ultimo Maigret per inserire questa frasetta apparentemente innocente, per esprimere così chiaramente, anche se fra le righe, la propria opinione su giudici e tribunali. 
E’ fuori dai Maigret però che tale visione dell’apparato giudiziario trova le maggiori espressioni. Nello sguardo implorante e pieno d’angoscia di un imputato che nessuno ascolta in “Colpo di luna”, ad esempio, nella tragica farsa di un processo surreale: “Bastava distogliere l’attenzione per qualche secondo e la scena perdeva ogni parvenza di realtà, diventava un incubo assurdo, una parodia senza capo né coda”. 
O in quella “parodia di giustizia”, in quella “noiosa formalità” dall’esito scontato, che conclude “Turista da banane”: “Ed era quasi altrettanto difficile rendersi conto che l’altro uomo, quello di cui nessuno sembrava occuparsi e che sedeva in paziente attesa, stava rischiando la testa o quantomeno la libertà per il resto dei suoi giorni”. 
Giustizia coloniale, si potrebbe obiettare. Libreville, Tahiti. Mè in Europa, a Nizza, in “Corte d’Assise”, che tale visione trova la rappresentazione più compiuta. Nella mostruosità di una macchina della giustizia che macina la vita del protagonista per ricomporla a proprio uso e consumo, traducendola in un fascicolo ogni giorno più voluminoso e particolareggiato (ottocentoventitrè pagine per la precisione), completamente falso però. In un’istruttoria, ed un processo, che non è altro che una “partita truccata”. Nel ruolo muto di un imputato cui si attaglia l’immagine cruda di un cane destinato alla vivisezione: “I cani destinati alla vivisezione, i cani che hanno creduto nell’uomo e si ritrovano con i nervi messi a nudo dal bisturi, i cani che soffrono e che non capiscono più devono avere quello sguardo lì”. 
Un protagonista che abbiamo conosciuto, al meglio della propria sfrontata disinvoltura, impegnato in una partita di bocce nell’incantevole scenario di un crepuscolo provenzale, in una scena che, per il più che compiaciuto esibizionismo, può ricordare quella del bowling del signor Hire. Personaggio sicuramente molto diverso, moralmente e fisicamente, addirittura opposto nel rapporto con l’altro sesso, ma anch’egli una vittima. Del pre-giudizio, di quell’altro, altrettanto spietato, tribunale rappresentato dai vicini di casa e dalle portinaie (ma anche un avvocato di “Corte d’Assise” sarà paragonato ad una “vecchia portinaia avida di pettegolezzi”), dalle maldicenze e dall’opinione pubblica, quella stessa pubblica opinione che, incitata all’esaltazione dai giornali, rivestirà un ruolo non secondario in “Corte d’Assise”. 
E’ su questo sfondo disumano che deve essere fatta risaltare l’umanità di Maigret, del “raddrizzatore dei destini”. E' stato notato come Maigret non sempre affidi alla giustizia ufficiale il destino dei colpevoli da lui smascherati, assecondando in ciò la profonda convinzione di Simenon, "comprendere ma non giudicare". Ed infatti, tornando, per concludere, a “Maigret”allo squallido Cageot da cui siamo partiti, cui Simenon nulla risparmia, neppure le allusioni alla mancanza di una vita sessuale, in uno spietato ritratto fisico e morale, eppure: “Il commissario studiava il suo interlocutore con la stessa passione che sempre metteva nella conoscenza di tutto ciò che era umano”. 
Come non avvertire l'eco del terenziano "Homo sum, humani nihil a me alienum puto"? 

Luca Bavassano