sabato 28 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. INDIANA JULES E L'IMPROBABILE MISTER OWEN


Qualche giorno fa' in un post ci chiedevamo che cosa sarebbe successo se Simenon invece di scegliere il genere poliziesco, con protagonista un commissario della polizia giudiziaria, avesse optato per il genere dei viaggi avventurosi con un eroe spericolato non dissimile da Indiana Jones. Murielle Wenger, ci ha provato. Ci propone infatti uno scorcio di una storia dove il protagonista potrebbe essere un... "Indiana Jules" e le sue scorribande nei quattro angoli del mondo... fumando la pipa e andando a riposarsi tra un'avventura e un'altra... in Francia in un tranquillo paesino come Meung...
 


Era insopportabile essere là, i grandi occhi aperti, sentire le pupille bruciare sotto il fuoco di questo sole accecante, era tremendo dirsi che non erano che le due e mezza del pomeriggio e che la tortura sarebbe durata ancora per molto tempo.
E non era tutto! Una quantità di cose insopportabili si accavallavano come le potenze infernali tutte nello stesso tempo. Prima di tutto il paesaggio che Indiana Jules non vedeva, poichè era accecato, ma che sapeva essere là, alla portata del suo sguardo, la superficie liscia del deserto, con a destra la carovana armata di Ben Affid e, lontano, molto più lontano, nel bagliore della luce, le rocce rosse e nude.
Per la gente qualsiasi M.Louis non era che un piccolo commerciante del suk, ma Indiana Jules sapeva bene che era a capo di un'importante traffico di pietre preziose.Grugnì, gli arrivarono dei suoni confusi e sgradevoli, ma alla fine uno solo, il più forte, si sovrappose agli altri.
- Siete voi monsieur Louis?
- Dormite? - domandò ironicamente quella voce - Sono desolato di disturbarvi. Si tratta di Mr. Owen...
- Non lo consosco - rispose Indiana Jules.
Ma M. Louis non ci sentiva da quell'orecchio. Fece cenno all'aguzzino, che strinse le corde e avvicino una nuova torcia alle braccia nude di Indiana.
M.Louis continuò.
- Non mi avete chiesto chi è questo Mr Owen...
- Mi è perfettamente indifferente.
- Tanto meglio, perché nessuno lo sa.
Questa volta, Indiana Jules, che cercava di  evitare la torcia fiammante, lanciò uno sguardo a M.Louis.
- Guarda! Guarda! Nessuno lo sa?
- Credo sia svedese, Ne ha tutta l'aria...
- E perché me lo dici? 
- Perché  questo Owen si è unito alla nostra squadra tre settimane fa', accompagnato da una delle più belle ragazze che ho mai visto, una bionda dagli occhi grigi e dall'incarnato appetibile...
Indiana Jules non aveva più voglia di stare ad ascoltare. Contemplava il deserto dove vedeva apparire le teste dei cammelli della carovana.
- Hum! Hum! - fece Indiana che resisteva sempre.  quasi voglia, per protesta contro tutte queste storie di lasciarsi cadere e di finire steso sulla sabbia.
- E non è tutto.... - proseguì implacabile M.Louis che ricordava in quella situazione uno sceicco arabo che Indiana aveva sfidato un tempo.
- Cosa c'è ancora?
- Non vi ho ancora detto in che modo morirete...
- Fà lo stesso- rispose Indiana Jules in un ultimo sussulto di forze.
- Adesso andiamo a nuotare in una vasca!
Un vasca? Nel bel mezzo del deserto? Ma non era possibile potersi godere in pace il sole?
Solo, ora rifletteva al suo prossimo avvenire.
- Questi ragazzi  se lo ricordano! - pensò.
Persone che si conoscono, un M.Louis è ben informato per giudicare dall'abilità di avventuriero.
Quando il sole tramontò, dovette assistere ad una lunga discussione tra i vantaggi e gli svantaggi di due differenti torture, poi i barbari se ne andarono.
- Per me ci vorrebbe un mezzo litro... sospirò Indiana Jules con voluttà.
Un mezzo litro, in uno spesso boccale, ecco il sogno che s'impossessò di lui al momento di morire. Ritrovò il suo colpo d'occhio pesante e allo stesso tempo acuto, e quella strana tranquiliità che s'impossessava di lui quando la sua mente lavorava più attivamente.
M. Louis, vicino a lui, vestito con un caffettano nero, restava serio
- L'ora della mia morte, Louis?
-  Aspettate che guardo... le sei del mattino... Il tempo che la rugiada della notte abbia rempito la vasca...
Indiana Jules inarcò le sopracciglia, diventando più attento.
- E' piuttosto complicato ...- finì per mormorare tra sè e sè.
- Credo - disse M. Louis - che voi abbiate sbrogliato matasse più intricate di questa situazione...
- Ditemi M. Louis...
- Certo - di rimando l'altro
- Che cosa beveva Mr Owen?
- Su questo non posso rispondervi...
- E M.lle Germaine?
- Non lo so.
Bisognava che qualcuno avesse bevuto il whisky di cui era stata ritrovata una bottiglia sotto la tenda!
- Volete che vi porti da lei?
Indiana Jules, sollevato, intravide una possibilità di uscire da quella situazione. M. Louis chiamò un suo uomo e portarono Indiana dalla bella bionda, lasciandoli soli in un tête-à-tête.
- Buongiorno, signorina...
- Buongiorno signore...
Era senza dubbio turbata.
- Cosa volete da me?
- Ne ne avete un'idea?
Una volta ancora fu il silenzio e Indiana Jules aveva i nervi così tesi che il cannello della sua pipa, che M. Louis gli aveva restituito, scricchiolò sotto i suoi denti.
- Cosa serve che prenda?
- Portatemi alla svelta una bottiglia di whisky...
- Piena?
- Che ne dite?
- Voi dite?
- Ma in fretta, perdio, non vedete che state rovinando tutto?
La bottiglia era lì, proprio tra i due.
- Che cosa fate? - domandò lei girandosi.
Allora lui prese la bottiglia e la scagliò sul fuoco. La bottiglia esplose, proiettando fiamme tutt'intorno a loro.
Indiana Jules approfittò della confusione per trascinare la donna fino al recinto dove erano legati i cammelli. Al volo la fece salire sul dorso di uno degli animali, si mise dietro di lei e sbatté i talloni sul fianco della bestia per farla correre il più possibile.
- Chi siete? - domando lei a denti stretti - Siete francese, vero? 
- Anche voi, credo...
La guardava di nascosto.
- Quale gioco state facendo? Chi siete? Cosa volete da me? Non credo che vogliate del denaro...
- Avete indovinato.
- Cosa avete scoperto?
- Fin'ora niente di preciso... nonostante tutto sono convinto che noi due insieme finiremo per scoprire tutta la verità...
Aveva caldo. Aveva lasciato spegnere la pipa di cui mordeva il cannello mentre parlava.
- Voi siete diventata l'amante di Owen. Questa è la vostra colpa, singorina Germaine! Ma sì! Non protestate! Voi avete imbrogliato il vostro amico in Svezia. La bottiglia, non ci avevo pensato stasera.
- Dov'é adesso -  chiese la giovane donna che era impallidita.
- Tra le fiamme, lo avete visto bene.
Fu sorpreso di sentirla parlare... non se lo aspettava
- Quanto?
- Ventimila franchi?
 A quel prezzo Indiana Jules era pronto ad accettare la trattativa: avrebbe scambiato la giovane con i diamanti rosa. Si sarebbe potuto credere che la donna fosse rassegnata. E mormorò:
- Allora?
- Allora, niente! No! Non pensate che possiate scappare...
Lui aumentò la sua stretta. Lei smise di dibattersi e il cammello continuò a fendere la sabbia con un'andatura veloce.
Ben presto arrivarono alle porte della città. Lui saltò già dalla groppa del cammello e tese il braccio alla giovane. I loro respiri, scaldati dalla corsa nel deserto, si mischiarono. 
Lui era abbastanza stupito come lei della fine banale di quella vicenda tumultuosa.
- Che volete fare?
Tragica, lei replicò guardandolo negli occhi:
- Non ne avete idea?
Lei si avvicinò lentamente, molto lentamente, il suo viso sempre più vicino, poi, come un gesto brusco, gli prese la pipa.
- Adesso cosa volete fare - replicò Indiana Jules, disgustato.
Allora con un gesto estremo la prese per il polso, forzandola a camminare davanti a lui. Si recò nel souk, trovò la bottega di M. Louis Questi era seduto, su una pila di tappeti dai disegni brillanti.
- E' lei che nasconde il segreto di Mr. Owen - disse Indiana al suo nemico.
M. Louis sorrise, prese sul suo petto un piccolo astuccio di pelle che aprì. Fece scivolare il contenuto nella mano di Indiana Jules. I diamanti rosa brillarono alla luce della lampada a olio.
- Certa gente  - disse - non sa rassegnarsi a ritirarsi definitivamente, anche quando le autorità competenti hanno deciso che è arrivato il momento ...
Allora Indiana Jules lasciò il negozio, senza nemmeno uno sguardo per la bella bionda. Uscì dal suk e si recò dritto dritto all'ufficio della compagnia marittima, dove comprò un biglietto per il primo cargo in partenza per la Francia.
Alcuni giorno di riposo a Meung sarebbero stati benvenuti, prima del viaggio in America del Sud, dove doveva ritrovare il tempio sacro, da cui i diamanti non sarebbero mai dovuti uscire...

Murielle Wenger

venerdì 27 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. L'IMPORTANZA DI ELENA CANTINI... E DEGLI ALTRI TRADUTTORI



Sto rileggendo, in questi giorni, quello che, a mio avviso, è uno dei più straordinari e suggestivi romanzi di Georges Simenon: Maigret sotto inchiesta (Oscar Mondadori, 1973; titolo originale: Maigret se défend).
A parte per la bella copertina di Ferenc Pintèr – che ritrae un Maigret con la pipa in bocca, la testa reclina sul petto, le mani dietro la schiena che stringono un fascicolo, sullo sfondo di una porta chiara, da cui fa capolino il “moccioso” Prefetto di Polizia –, il romanzo si fa apprezzare anche per l’accurata traduzione di Elena Cantini, sicuramente una delle più importanti ed esperte traduttrici delle opere di Simenon, segnatamente dei romanzi incentrati sulle inchieste del famoso commissario del Quai des Orfèvres.
Io penso che la bontà degli scritti del Nostro (per chi ovviamente non legga dal francese) dipenda, oltreché dalle qualità letterarie insite in essi, anche dalla traduzione, che ne sappia rendere bene lo stile e lo spirito stesso dell’autore, senza cioè travisamenti di sorta.
Ritengo, pertanto, che Elena Cantini (della quale mi piacerebbe sapere più notizie) si possa considerare (senza nulla togliere ad altri) una traduttrice davvero impeccabile dei romanzi maigrettiani di Simenon.

Paolo Secondini

giovedì 26 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. INTERPRETARE FISICAMENTE MAIGRET. MA PUO' BASTARE?


Da Mr.Bean a commissario Maigret. Un'altro che ci prova
Una pipa, un cappello, un cappotto... Ecco in tre elementi, il personaggio di Maigret tratteggiato dal suo creatore. Silhouette essenziale e sommaria, voluta così da Simenon. Questa semplificazione fà la forza del personaggio nel quale ogni lettore può proiettare i propri fantasmi. Questo permette anche a tutti gli attori che vogliono interpretarlo di farlo con la propria carne, il proprio andamento, i propri tic. Ma è anche questo che ne fà la difficolta d'interpretazione, perché il personaggio deve restare credibile per il (tele)spettatore e l'attore deve trovare un varco, un canale attraverso il quale catturare l'attenzione, far dire allo spettatore "è davvero Maigret!". Certi spingeranno di più il côté della somiglianza fisica (lo spessore della figura), altri conteranno più su una somiglianza "morale", interiore (empatia, comprensione dell'umanità) e gli attori più adatti riusciranno a sommare le due caratteristiche.
E' per questo che anche ogni lettore, essendosi fatto una propria immagine del personaggio, riscontrerà nell'interprete un ricordo di questa immagine o, al contrario, giudicherà che l'interpretazione non corrisponde affatto a quello che s'immaginava.  E il lettore diventato telespettatore, una volta trovata la relazione tra questa immagine e l'attore, conserverà questa relazione come un punto di riferimento: E, secondo i casi, accetterà una nuova interpretazione come un altro modo di vedere il personaggio, o al contrario, lo rifiuterà come troppo lontano dal modello che lui stesso si era costruito.
Il personaggio tratteggiato dal romanziere è un uomo grande e forte che misura un metro e ottanta, e pesa un centinaio di chilogrammi, che si sposta lentamente e pesantemente... Il resto del corpo è di conseguenza: delle grandi mani larghe, un viso grosso con folte sopracciglie sopra dei grandi occhi dalle pupille spesse. Quindi se si vuol tener conto di queste poche indicazioni, l'attore da scegliere dovrebbe essere dotato di una figura almeno rotonda, in tutti i casi non troppo flessuosa né troppo piccola. E aggiungerei che l'attore in questione dovrebbe anche avere una certa età, perchè da una parte il personaggio come l'ha immaginato il romanziere é "nato" in un età tra i 45-50 anni e che conserva per quasi tutta la serie con delle punte verso i 55 verso la fine, quando si avvicina il momento della pensione. Certamente il commissario è stato in servizio anche quando aveva 20 o 30 anni, ma la sua figura di quarantenne o meglio di cinquantenne è quella di riferimento per il lettore. 
D'altra parte, questa età è quella doe si matura una certa esperienza della vita e permette al personaggio di avere un certo distacco dalle cose dell'esistenza dopo la petulanza della giovinezza e questo gli conferisce anche tutta la sua forza morale. Maigret non è un giovane seducente, è l'uomo nella piena forza dell'età, l'incarnazione, secondo i lettori (e soprattutto secondo le lettrici) della virilità rassicurante del marito o del padre che si sarebbe voluto avere...
Tutto questo dunque fornisce un ritratto secondo il quale non è così facile trovare un buon interprete e si capisce bene lae controversie che si sollevano ad ogni nuovo addattamento cinematografico o televisivo. Prova ne è, in termi di data, quella a proposito di un  nuovo progetto con Rowen Atkinson nel ruolo del commissario... 

Murielle Wenger

martedì 24 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. MISTER BEAN INTERPRETA MAIGRET.... ECCO... IL DELITTO E' SERVITO

Siamo alle comiche... "iniziali". La notizia gira già da qualche giorno, ma noi, in tutta onestà, aspettavamo che fosse smentita e che si rivelasse una bufala come frequentemente i media ci propinano.
Certo, la speranza è sempre l'ultima a morire, ma alle prime voci se ne sono aggiunte altre, poi articoli, e poi ancora altri... Insomma la notizia rischia di essere vera e, anche se è una di quelle che non avremmo voluto riportare, adesso invece non la possiamo più ignorare.
Ci sarà un nuovo Maigret televisivo.
E il commissario sarà l'attore Rowan Atkinson, per i più distratti, quell'inglese che ha interpretato sin dal 1990 il personaggio-macchietta di Mr.Bean. Portatori di questa novità sono i britannici Ealing Studios che, almeno a detta loro, produrranno due film televisivi di 120' ciascuno, tratti dalle inchieste del commissario Maigret ambientati a Parigi.
Anche questa ci toccava sentire.
Per carità, non abbiamo nulla di personale contro Rowan Atkinson, che nel suo genere è sicuramente un professionista e che nelle sue esperienze televisive, cinematografiche e addirittura come sceneggiatore, ha sicuramente accumulato un bagaglio non irrilevante proprio nell'ambito di quel humor-inglese-anni-'90-target-familiare. E come professionista ha dimostrato con successo di saperci fare in questo ruolo.
Certo, interpetare Maigret è unaltra cosa.
Chiedetelo al pur bravo Sergio Castellitto: una solida fama di attore di teatro, di cinema, di televisione, una buona (se non ottima) considerazione tra colleghi critici, pubblico, un'esperienza di non breve corso... eppure tutto questo non ha impedito che la sua interpretazione del commissario simenoniano, sia stato uno sfacelo. La serie troncata dopo solo due puntate e un flop tale in cui forse Castellitto non era mai incorso.
Non stiamo nemmeno ad esporre i motivi per i quali, secondo noi, il signor Atkinson non sia adatto (forse addirittura meno di Castellitto) ad intepretare il commissario inventato da Simenon.
Non per essere cattivi fino in fondo, ma crediamo che il risultato, qualora l'operazione andasse a termine, potrebbe essere un involontario effetto "ispettore Clouzot"... un'irresistibile quanto non voluta "parodia" del commissario si profila nella nostra immaginazione...
Vorremmo finire con una notazione. Il nome del signor Atkinson è Rowan che tradotto in italiano è "sorbo", il termine che indica un "piccolo albero coltivato come pianta ornamentale". Che figura farà il piccolo albero, di fronte a quella imponente "quercia" che è il commissario Maigret?     

lunedì 23 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. IL PENSIONANTE PROLUNGA IL SUO SOGGIORNO... NELLE CLASSIFICHE

Simenon, con il suo ultimo romanzo pubblicato da Adelphi, mantiene un buon trend di vendita. Il Pensionante, sia pure con qualche su e giù, tiene la posizione nelle classifiche di questa ultima settimana. Su quella pubblicata dall'inserto Tutto Libri de La Stampa di sabato, elaborata dalla Nielsen Bookscan, lo ritroviamo nella narrativa straniera scendere di uno scalino collocandosi al 4° posto. Nelle rilevazioni di Eurisko effettuate per la classifica pubblicata da RCult de La Repubblica di domenica, il titolo di Simenon conferma invece il trend positivo delle ultime due settimane (prima 13° e poi 8°), salendo ancora di due posti e piazzandosi 6°. Piccola scivolata invece secondo i calcoli di GFK per l'inserto La Lettura del Corriere della Sera di domenica che, nella sezione narrativa straniera, colloca il romanzo simenoniano nella 9a posizione, una al disotto della scorsa settimana.
Per quanto riguarda le vendite sul web, riscontriamo su Internet Book Shop che Il pensionante fà una bella scivolata dal 7° posto della scorsa rilevazione al 19° di quest'ultima. Sulla piattaforma digitale di Feltrinelli.it le vendite del titolo di Simenon lo collocano nella 28a posizione (-18 dalla scorsa settimana). Sparisce invece dalla classifica di MondadoriStore.
Esaminiamo ora il settore ebook. Sulla Top 100 di Internet Book Shop non troviamo traccia de Il Pensionante, ma un bel tris di Maigret al 2°, 3° e 4° posto: rispettivamente Assassinio all'Etoile du Nord, Rue Pigalle e altri racconti, La locanda degli Annegati e altri racconti. Su MondadoriStore al 25° posto troviamo ancora un Maigret: Assassinio all'Étoile du Nord. Sulla Top 100 di Amazon sempre Maigret in versione digitale al  49° posto, Assassinio all'Étoile du Nord al 54° e Rue Pigalle e altri racconti al 75°.

domenica 22 febbraio 2015

sabato 21 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. MAIGRET E "L’AFFAIRE BIÈRE"


Era un afoso meriggio di luglio. Maigret, in maniche di camicia, sedeva dietro la sua scrivania, l’immancabile pipa tra i denti.

Di fronte a lui, sprofondato comodamente in poltrona, c’era il brigadiere Lucas, anche lui senza la giacca.

Il viso di Lucas, contrariamente a quello del commissario, era una maschera di sudore.

Nonostante la finestra fosse spalancata e sulla scrivania ronzasse un ventilatore, nell’ufficio faceva un caldo d’inferno.

Il brigadiere tese la mano verso un boccale di birra, che poco prima un inserviente della brasserie Dauphine aveva portato su un vassoio, assieme ad altri boccali e quattro panini al prosciutto.

«Si direbbe che Parigi bruci!» osservò Lucas tergendosi, con l’altra mano, il sudore dalla fronte. «Mai sentito un caldo terribile come quest’anno.»

«Bevi, vecchio mio! Non ci pensare,» disse Maigret. «Un boccale di birra fredda è la cura ideale contro il caldo. Tra un po’ ne faremo portare ancora un paio. E credo, a giudicare…»

Di colpo, senza un motivo apparente, Lucas si abbandonò a una risata divertita.

Maigret, vedendolo, rise anche lui, ma subito dopo, volendo rendersi conto di quella improvvisa ilarità, chiese:

«Si può sapere perché ridi? Non sarai per caso impazzito?... Forse il caldo…»

«Rido, capo, perché…»

Non poté terminare la frase. Fu costretto a posare il boccale di birra per non rovesciarsela addosso, dal momento che la sua mano sussultava assieme al resto del corpo.

«Insomma,» lo sollecitò il commissario, «vuoi dirmi…?»

«Capo,» fece il brigadiere con le lacrime agli occhi, dopo aver tratto un lungo respiro. «Vi immaginate se in questo momento entrasse il giudice Coméliau? Pignolo e austero com’è non potrebbe che dire: “Cari miei, non vorrei che aveste scambiato un ufficio della polizia giudiziaria per un bistrot di infima categoria. C’è, qui dentro, un puzzo nauseante di birra!»

A quelle parole, soprattutto al tentativo riuscito di Lucas di imitare la voce di Coméliau, Maigret rise di nuovo, poi, battendo una mano sul piano della scrivania:

«Questa sì che è buona!... Però, vecchio mio, devo dire che sbagli.»

«Sbaglio, capo?... Perché?... Non capisco.»

 «Vedi, Lucas, è una questione di finezza,» precisò Maigret. «Il nostro Coméliau mai e poi mai userebbe l’espressione: “un puzzo nauseante”.» Fece una piccola smorfia con la bocca. «Troppo banale, volgare, per una persona elegante e forbita come lui. Io credo, piuttosto, che userebbe il termine “odore”… Ecco, penso che direbbe: “C’è, qui dentro, un odore nauseante di birra!»

«No, no, capo!» rispose Lucas crollando la testa. «Permettetemi di dissentire.  Mai saputo, in vita mia, che la birra – quella andata a male, intendo – emani un “odore” nauseante… Puzzo sì, ma non odore!... Mi sembra più logico, più naturale… No, no, no!... Un uomo di legge, come appunto il nostro Coméliau, non può commettere errori così madornali. Sono certo che affermerebbe, volgendo intorno, come è solito fare, il suo sguardo inquisitore: “Cari miei, c’è, qui dentro, un puzzo nauseante di birra!”»

Maigret rise ancora. Poi prese anche lui un boccale dal vassoio. Lo accostò dapprima agli occhi per osservare, in controluce, il colore ambrato della bevanda, sulla cui sommità vi era uno strato sottile di schiuma, poi lo portò alle labbra.

Bevve con gusto una lunga sorsata. Infine:

«Sai che ti dico, vecchio mio? Telefona immediatamente alla brasserie Dauphine: che ci mandino altri boccali di birra: di quelli grandi, mi raccomando… Non m’importa un accidenti se qui dentro c’è odore o puzzo di birra.»

«Ben detto, capo!»



Paolo Secondini
.

venerdì 20 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. MA CHI E' CHE DETESTA IL ROMANZIERE SIMENON?

Plausi e grandi complimenti. Quelli che il romanziere si era abituato a ricevere già in vita e che poi sono generalmente continuati e anzi aumentati dopo la sua scomparsa. Grande apprezzamento della critica quindi, notevole successo di pubblico ancora oggi, una stima di settecento milioni di copie vendute in tutto. E' il profilo di uno scrittore eccezionale, no?
Ma ci sarà qualcuno cui Simenon non piace, anzi qualcuno che lo destesta decisamente?
Tra coloro che leggono ce ne saranno di sicuro. Personalmente abbiamo incontrato molti che non ne avevano letto le opere, qualcuno addirittura che non aveva mai sentito il suo nome. Ma onestamente incontrare qualcuno che dicesse che Simenon é un pessimo scrittore e un romanziere dozzinale, no. Questo non ci è mai successo.
Invece chi non sopportava o non sopporta Simenon è esistito e esiste ancora. A questo proposito, il solito informatissimo Pierre Assouline, ci porta qualche esempio. Non sono nomi che al grande pubblico diranno qualcosa, ma gli esempi sono comunque interessanti.
Iniziamo da Jean Paulhan, direttore prima dal 1925 al 1940 e poi dal 1946 de la Nouvelle Revue Français di Gallimard. Espresse sempre il suo disprezzo per la letteratura di Simenon, con toni tali da far intravedere anche un non certo lunsinghiero giudizio sulla persona. Giunse a mettere in guardia anche l'editore  Gaston Gallimard, dicendo, ad esempio, del romanzo Les Suicidés: "C'est idot!". Altre frasi lapidarie confermano il suo giudizio. "Simenon è una sorta di Balzac per i poveri (di spirito)..." parafrasando quanto aveva detto André Gide di Simenon.
Altro nome, altri giudizi lapidari. E' ancora Assouline che ce lo suggerisce. E' la volta di Paul Nizan, scrittore, critico francese che sentenziò in un suo articolo su L'Humanité del '37 "... ci si accorge subito che è un passabile scrittore di romanzi polizieschi, ma non è altro che un assai mediocre autore di romanzi tout cort...".
Ancora uno. Angelo Rinaldi, contemporaneo, giornalista, scrittore, membro dell'Accademia Francese, è un intellettuale che non si fà scappare  l'occasione per manifestare addirittura il suo stupore per l'ammirazione uscitata dall'opera di Simenon. "Avrete un bel leggere Simenon - sentenzia Rinaldi - non vi resterà praticamente nulla". Le colpe del romanziere? Pensiero a livello zero, vuoto intellettuale, personaggi senza complessità, assenza d'arte... insomma uno scrittore decisamente sopravvalutato.
Come vedete, grazie all'aiuto di Assouline, siamo riusciti a proporvi almento tre esempi di intellettuali francesi, uno addirittura vivente, che giudicano negativamente l'opera di Simenon. Per gli appassionati simenoniani che seguono questo blog può sembrare una sorta di sacrilegio! Ma il mondo è così. Le opinioni sono diverse, a volte opposte e tutti, anche Simenon, può essere oggetto di critche e stronacature.

giovedì 19 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. MAIGRET E "L'AFFAIRE" DEL CAPPOTTO: ECCO COME LA VEDONO I NOSTRI

Qualche giorno fa' Murielle Wenger 
aveva proposto  "l'affaire del cappotto"
invitando i nostri lettori e i nostri 
collaboratori a dire la loro di dove 
potesse essere finito quel benedetto 
appotto che Maigret si toglie 
ad un certo punto di "Maigret au Picratt's".  
Sono apparse nei commenti che però, 
per la conformazione di questo blog, 
non sono molto visibili e quindi 
ci teniamo a riproporli in vero e 
proprio post. Questa per ora 
è la loro opinione, ma c'è 
sempre tempo per esprimere 
la propria.




Paolo Secondini - 17 febbraio 2015 - 12:53
Ho sempre immaginato il commissario Maigret come una persona non propriamente elegante, ovvero di un’eleganza particolare o ricercata, ma comunque ordinata, impeccabile nel vestire: abiti semplici ma dignitosi; una persona, insomma, che tiene molto al proprio decoro personale. Per queste caratteristiche, suppongo che, togliendosi il cappotto, per via del caldo eccessivo, egli vada, girando con lo sguardo nella stanza, in cerca di un attaccapanni e, non trovandolo, sia costretto, suo malgrado e sbuffando leggermente, a gettare il cappotto su una sedia. Perché gettarlo anziché deporlo con cura e con buone maniere, come farebbe normalmente?. Perché in quel momento è piuttosto contrariato e quando Maigret è contrariato…

Paolo, ton hypothèse me plaît beaucoup. J'imagine très bien ce geste de "contrariété" de notre commissaire, envoyant son pardessus sur la première chaise venue... Cela correspondrait effectivement très bien au personnage. Je vois d'ici la scène: Maigret, alias Gino Cervi, jette avec une grimace son pardessus sur la chaise en question. Au moment de quitter l'appartement, il reprend son vêtement, et découvre une tâche de graisse sur une manche. Il frotte la tache, mais évidemment celle-ci ne s'efface pas. Au contraire, elle s'étend sur toute la manche. Autre grimace de Maigret. Le soir, quand il rentre chez lui, il essaie discrètement de suspendre son pardessus au portemanteau dans le corridor d'entrée de son appartement. Mais Mme Maigret l'a vu, et elle a tôt fait de découvrir la grosse tache. "Maigret, où es-tu encore allé te fourrer ?" lui dit-elle, "tu ne pouvais pas faire attention ? Je vais devoir encore une fois envoyer ton pardessus chez le teinturier..." En attendant, comme Maigret n'avait qu'un seul gros pardessus pour l'hiver, il a promené la grosse tâche de graisse sur la manche jusqu'au printemps suivant...

Paolo Secondini - 17 febbraio 2015 - 15:07
Ai dolci rimproveri di M.me Maigret, per la macchia di grasso sulla manica del cappotto, io credo che Maigret, non potendo ricorrere a menzogne o scuse, poiché non è da lui inventarne, dopo aver reclinato leggermente la testa sul petto e battuto vivacemente le ciglia, come fanno i bambini quando sono colti in fallo, direbbe, con voce più dolce e mite possibile:
«Mia cara signora Maigret, per farmi perdonare ti dò da scegliere tra due possibilità: o andiamo al night club, possibilmente al Clou Doré o… a dormire, che già è tardi.»
«Be’, dovendo proprio scegliere, Maigret, direi di andare al Clou Doré!»
Un attimo d’esitazione, poi il commissario:
«Ma andiamo a dormire, M.me Maigret!»
(Reminiscenza di una battuta tra Cervi e Pagnani in uno sceneggiato Rai di Maigret: non ricordo più quale).


Murielle Wenger 17 febbraio 2015 - 16:05
Je vois très bien la scène dont tu parles, mais je n'arrive pas non plus à me souvenir de quel épisode il s'agit. Peut-être qu'un afficionado de Cervi va pouvoir nous répondre... L'appel est lancé...


Anonimo - 17 febbraio 2015 - 20:04
Il cappotto Maigret se lo mette sulle spalle con le maniche penzoloni come si vede nella celebre statua raffigurante il commissario a Delfzijl, nei Paesi Bassi, dove Simenon ebbe l'ispirazione di scrivere Maigret.
 
Murielle Wenger - 18 febbraio 2015 - 09:44
Ah oui, c'est une idée... Je sais que Simenon aimait bien cette statue, mais je trouve qu'avec ce pardessus sur les épaules, Maigret a un petit air de Sherlock Holmes, et il me semble que ce n'est pas comme ça que je m'imaginerais la posture de Maigret...


Anonimo - 18 febbraio 2015 - 15:15
Non sono d'accordo. Sherlock Holmes ha una postura inconfondibile! La statua di Delfzijl, realizzata dall'olandese Pieter Dhondt, venne totalmente approvata da Georges Simenon e piacque a tutti gli attori, interpreti del commissario nei loro rispettivi paesi, che parteciparono all'inaugurazione nel settembre '66. Tra gli altri c'erano quel 3 settembre l'inglese Rupert Davies, il tedesco Heinz Rulmann, il grande Gino Cervi, la più bella voce del teatro italiano, come ebbe a dichiarare la signora Andreina Pagnani il 4 gennaio 1974, giorno della scomparsa di Cervi. Tanti Maigret ed il loro inventore sinceramente non li vedo intorno a Sherlock Holmes.


Andrea Franco - 18 febbraio 2015 - 22:52
Per me, lo porge ad un suo collaboratore.

Anche io propengo per darlo ad un suo collaboratore. Mi sembra un'ipotesi avallata da un ricordo......di non so piu quale inchiesta

mercoledì 18 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. E SE MAIGRET FOSSE STATO... INDIANA JONES?


Alla fine degli anni '20 Simenon, decise che era il momento di passare dalla letteratura popolare su ordinazione, ad una semi-letteratura che nasceva da lui, creata secondo le proprie esigenze, senza dar conto a nessuno della sua ispirazione e delle sue scelte.
Piano piano, tra i vari generi che aveva frequentato e che inevitabilmente lo condizionavano, si fece strada quello poiziesco-investigativo. Una volta in questo campo, sappiamo che saggiò diversi personaggi-investigatori, e tra questi, con una certa gradualità, anche qun certo Maigret una volta ispettore, una volta a Parigi, una volta in provincia, con delle caratteristiche che piano piano andavano sempre più a fuoco.
La domanda che ci poniamo oggi è: come mai abbia scelto proprio il genere che oggi chiamiamo giallo, o noir? Qualche risposta ce la siamo già data. Si trattava di un modo più sicuro per entrare in quella "semi-letteratura". Inannzituttto c'era un protagonista principale e una serie di personaggi di contorno che erano sempre quelli e anche per quanto riguarda le location c'erano dei luoghi che costituivano dei punti fermi. Questo si coniugava con la natura seriale che da una parte si fondava su una solida base che era sempre quella e dall'altra permetteva in ogni inchiesta di mettere in scena personaggi, atmosfere, vicende e ambientazioni anche molto diverse tra loro. Quindi un binario che forniva un riferiento costante e sicuro, ma anche la liberta di fargli prendere ogni volta diverse direzioni.
Ma questo, dirà qualcuno, poteva verificarsi anche con altri generi-seriali. La letteratura di viaggio, ad esempio. Il protagonista avrebbe potuto essere un Indiana Jones ante-litteram, una sorta di globetrotter che, per un motivo o un altro, ogni volta avrebbe potuto percorrere strade diverse, raggiungere paesi differenti, incontrare genti nuove e vivere avventure di tutti i tipi.
Allora?
Una risposta in parte la dà lo stesso Simenon in un testo, scritto nel 1956, ma inedito fino al 2013, quando venne pubblicato ne Les chaiers de l'Herne - Simenon (a cura di Laurent Demoulin) .
"...quando a diciassette anni sbarcai a Parigi per vivere della mia penna, come si diceva allora, visitai differenti officine - pardon - differenti editori che vendenano al pubblico dei libri a buon mercato. In meno di dieci anni, dal '22 al '30 circa,  ho assistito ad una serie di cambiamenti, che portarono ad un rivoltamento totale delle regole..... ma le "officine" cambiavano con molta cautela il genere della casa, sperimentando timidamente alcune strade, fino al punto di percorrerle con decisione. 
"Perché non scrive un romanzo poliziesco? All'inglese, beninteso...
Queste ultime parole nel linguaggio dell'editoria del''epoca  significavano: un romanzo poliziesco elaborato poteva essere messo nelle mani di chiunque  e  finendo inevitabimente in un matrimonio... "police+sexe" paga ancora meglio di "police +sentimento"... Il romanzo poliziesco era nato, nel senso che era divenuto una solida impresa commerciale e il cinema, la radio, e infine anche la televisione, non se lo fecero scappare...".
Ciò detto è già molto più chiaro perchè Simenon abbia scelto l'ambito poliziesco invece di quello dei viaggi d'avventura. Il suo fiuto editoriale era tutt'uno con la sua ispirazione letteraria e nel periodo della semi-letteratura il "mercato" era un elemento che il giovane scrittore non poteva permettersi di ignorare. In considerazione che in quella fase metteva per la prima volta in gioco il suo nome vero e che preludeva al salto che si apprestava a compiere e che non poteva fallire, quello in vista del suo obiettivo, i romans-romans o i romans-durs... insomma la letteratura non più legata ai generi, alla serialità e alle esigenze commerciali. 

martedì 17 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. MAIGRET E "L'AFFAIRE" DEL CAPPOTTO


Quello che segue, non è che un piccolo "divertissement" ad uso e consumo dei maigrettofili impenitenti - come me d'altronde! - e che prenderà un pretesto qualsiasi per divertirci con il nostro personaggio del cuore...
Ecco quello che ho fatto e invito voi a fare altrettanto... 
In Maigret au Picratt's al terzo capitolo, viene annunciato al commissario che la contessa von Farnheim è stata ritrovata strangolata. Maigret raggiunge il luogo dell'omicidio:
" La stanza in cui entrarono era male illuminata da una lampada a stelo con un abat-jour di pachmina. Qui la sensazione di soffocare era più forte che nel resto della casa. Si avvertiva immediatamente la sensazione, senza saperne il perché, di essere molto lontani da Parigi, dalla gente, dall'aria umida dell'esterno, dalle persone che camminavano sui marciapiedi, dai taxi che strombazzavano e dagli autobus che ondeggiavano, facendo stridere i propri freni a ogni fermata". 
Si noterà in questo passaggio l'abile descrizione dell'ambiente interno ed esterno con un'economia di vocaboli, con parole semplici, ma il cui effetto é estermamente evocatore. Ma non è questa la nosta proposta.
Quello cui voglio arrivare è quanto segue nel testo, che continua con un gesto abbastanza inatteso da parte di Maigret: "Il caldo era tale che Maigret improvvisamente si tolse il cappotto".
Senz'altro va ricordato che l'inchiesta si svolge in pieno inverno, in una Parigi che oscilla tra la pioggia e la neve. Di contro l'interno degli appartamenti era presumibilmente ben riscaldato, ma è vero che, come d'abitudine, ci si immagina Maigret piuttosto intabarrato nel suo capottone e che sabrazzarsene su luogo del crimine, (magari gli tocca togliere anche la sciarpa, quella che ha fatto sua moglie, che trova un po' asfissiante... la sciarpa, non la moglie!) .
Ma, va bene, ammettiamo che Maigret si tolga il cappotto... La questione che ci interessa è: cosa ne farà una volta che se lo è levato?
E è qui che ho immaginato vari scenari, senza però decidere quale possa essere il più plausibile:
• Una volta tolto il cappotto, Maigret, lo tiene sul braccio, come chi fà una visita e che non ha intenzione di fermarsi a lungo? Hum... poco verosimile se si considera la sua mania di rovistare in tutti gli angoli di un posto nuovo che sta scoprendo...
• Allora se lo mette sulle spalle, con le maniche penzoloni?.... Neanche questo è convincente: non è un'abitudine che lo caratterizza.
• Forse lo posa da qualche parte? Questo gia sembrerebbe più probabile. Ma dove lo posa? Su un mobile? Certamente no, visto lo stato dell'appartamento come ce lo descrive Simenon - e come ce lo fa sentire - come particolarmente ripugnante: bottiglie di vino rosso che rotolano dappertutto, resti di cibo sparsi sul tappeto, che è "di una sporcizia inaudita, come d'altronde tutti gli altri oggetti", e dei mobili sconnessi e consumati. Beh... non si può immaginare il commissario poggiare il suo amato cappotto in un tale posto... soprattutto M.me Maigret non sarebbe stata affatto contenta, quando fosse rientrato con i vestiti macchiati!
• Ah, potrebbe darsi che ci fosse un appendi-abiti tra questo decrepito mobilio? In questo caso si potrebbe immaginare Maigret "fare come a casa sua", e appenderci il cappotto....
• Ultima ipotesi, potrebbe essere che Maigret consegni il cappotto nelle braccia di Janvier, che l'ha accompagnato?
E voi amici maigrettofili cosa ne pensate? Come immaginate la scena? Fateci sapere le vostre ipotesi in proposito, nei commmenti a questo post!

Murielle Wenger

lunedì 16 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. IL PENSIONANTE SALE AI PIANI... SUPERIORI


Torniamo alle classifiche e come al solito facciamo una panoramica di quelle su giornali e su internet. Iniziamo dal piazzamento de "Il Pensionante" sulla classifica stilata da Nielsen Bookscan per l'inserto di sabato scorso de La Stampa, TuttoLibri, che vede resistere il titolo al terzo posto della Narrativa Straniera (e al 12° della classifica generale). La GFK, che ha curato le classifiche per l'allegato La Lettura del Corriere della Sera, vede, nella top 20 della Narrativa straniera, il romanzo di Simenon salire dal 13° all'8° posto. Anche per l'stituto di rilevazione Eurisko che elabora le classifiche pubblicate di domenica su RCult, nella sezione romanzi straniera Il Pensionante occupava ieri il 5°posto salendo dal 9° della scorsa settimana.
Per i libri venduti via internet su International Book Shop limitata scivolata del titolo simenoniano che passa dalla 6a alla 7a posizione. Su MondadoriStore lo troviamo al 49° posto (con una perdita secca di venti posizioni). Su Feltrinelli.it  registriamo anche qui una piccola discesa dalla 9a alla 10a piazza.
In definitiva potremmo dire che mentre le vendite in libreria vedono il romanzo di Simenon ancora in crescita, le vendite realizzate sul web c'è un calo generalizzato.
Da registrare l'assenza de Il pensionante dalle classifiche degli ebook più venduti.

domenica 15 febbraio 2015

sabato 14 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. EPALINGES: ADIEU... BUNKER!


Ma come si possono incrociare le vite dello scrittore Georges Simenon e quella del Cavalier Luigi D’Amato, armatore napoletano, trasferitosi a Losanna con società e affari ai quattro angoli del mondo?
Infatti non si incrociano. Non fisicamente perlomeno. Ma in qualche modo sono legati. Infatti il Cav. D'Amato, che di solito ha a che fare con le navi, grandi imbarcazioni da lavoro o da diporto, trovandosi a Losanna ha pensato bene di partecipare ad una (piccola/grossa?) speculazione. Ha infatti acquistato un terreno nei dintorni di Losanna per una lottizzazione che prevederà la costruzione di dodici palazzine con sei appartamenti l'uno.
E dove sorgeranno questi immmobili? Sui 25.000 metri quadri di terreno fino ad ora occupati dalla grande villa Simenon ad Epalinges. E il "mostro" come qualcuno l'ha soprannominato (o anche il "bunker") che fine farà?
Demolito.
Non rimarra nemmeno una pietra dell'unica casa che nel 1963 Simenon fece costruire appositamente per sé e per la propria famiglia... quando ancora una famiglia Simenon esisteva.
Di quella costruzione bianca, massiccia, tozza, tutta bianca se ne é detto, "architettonicamente" parlando, tutto il male possibile. In effetti per chi, come noi, l'ha vista non è certo stato un bel vedere. Certo era estremamente funzionale, o meglio Simenon l'aveva pensata appositamente per soddisfare le sue esigenze e quelle della famiglia a cominciare dalla moglie Denyse fino a Pierre, il figlio più piccolo.
in quella villa lo andarono a visitare molti suo amici famosi, Charlie Chaplin, Henry Miller, Jan Flaming, vi rilasciò numerose interviste e diverse troupe televisive si succedettero per girare documentari e reportage su quello che ormamai era uno scrittore famosissimo.
E chiunque usciva da quella grande costruzione rimaneva un po' attonito, abbagliato, meravigliato e, a seconda dell'amicizia che lo legava a Simenon, si esprimeva nel merito con maggior o minor tatto.
Insomma, tanto vituperata dai più, fu abbandonata da tutti, da Simenon e dalla sua compagna Teresa, ma anche dai suoi figli e rimase lì a testimonianza delle scarsissime qualità di progettazione del grande scrittore.
Adesso che però si parla di demolirlo (le previsioni dicono per fine marzo), viene un po' di tristezza. Un pezzo della vita dello scrittore, svanirà per sempre, Anche se era una bruttura, testimoniava un periodo, magari non dei più felici (vi visse fino al '72 il momento tragico della sua rinuncia a scrivere), ma pur sempre un periodo cruciale della vita di Simenon.     
Il Cav. Amato, ci guadagnerà un po' di soldi... meglio, un po' più di soldi di quelli che già possiede, e  settantadue famiglie  popoleranno questo comprensorio. Tra tutte quelle persone quante sapranno che lì prima c'era la grande villa di un famossisimo romanziere? 

venerdì 13 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. BUON COMPLEANNO GEORGES!


Oggi 13 febbraio è il giorno della nascita di Georges Simenon e gli auguri sono d'obbligo. Sì, certo sono ventisei anni che è scomparso, ma se non fosse per la notizia che all'epoca dettero i giornali, se non fosse che ogni tanto qualche anniversario ce lo ricorda, quasi quasi il fatto che fisicamente sia morto potrebbe essere un dettaglio che forse passarebbe in secondo piano... che via via si tenderebbe a dimenticare.
Se ne parla spesso sui media (lasciando da parte ovviamente Simenon-Simenon che ne parla tutti i giorni!). Decine e decine di editori continuano a ripubblicare in tutto il mondo i suoi romanzi, tradotti in oltre cinquanta lingue. I suoi titoli li troviamo quasi regolarmente nelle classifiche dei libri più venduti, e non di rado nelle primissime posizioni...
Poi ci sono i critici che ci ripetono della modernità del romanziere che pur essendo un grande del '900 è sempre attuale... e altrimenti non si spiegherebbe perchè generazioni molto diverse, come quelle degli anni '30 e quelle degli anni 2000, rimangano affascinate dai suoi romanzi. Nemmeno il commissario Maigret, icona universale di una certa Parigi e di una certa provincia francese degli anni '30/'40, neppure lui passa di moda, anzi mantiene una sua attualità per la singolarità del suo metodo d'indagine, del suo "strano" modo di fare il poliziotto e per il suo famoso motto "comprendere e non giudicare"...
Beh certo, messa così è davvero dura pensare a Simenon come ad una figura che non c'è più, quando invece è una presenza che avvertiamo (certo almeno noi, suoi appassionati lettori) quando ci immergiamo i suoi libri. E in quel periodo una scia ci accompagna durante la giornata... quel vecchio che vediamo sorseggiare un bicchiere di vino bianco poco prima di pranzo, quella donna con la sporta della spesa che immaginiamo vada a preparare la cena a suo marito, quel venticello freddo che pulisce il cielo e ce lo restituisce di un azzurro intenso e con un sole brillante, quell'omone alla fermata dell'autobus che fuma una pipa...quella ragazza male in arnese che cammina tutta storta e porta negli occhi la disperazione della sua vita... Insomma quante immagini simenoniane ci portiamo dietro, una volta chiuso il libro e usciti per la strada, immersi nella vita reale di tutti i giorni?
Buon compleanno Georges... Certo non sappiamo come sdebitarci per tutto quello che ci hai regalato. E soprattutto oggi, giorno del tuo compleanno... non ti regaleremo certo una pipa o del tabacco... ma compreremo sempre un altro tuo libro e, stai certo, continueremo a comprarli anche per regalarli soprattutto a chi non ti conosce... Auguri!

Maurizio Testa   

giovedì 12 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. POKER DI SIMENON IN OLANDA


Secondo le informazioni che fornisce il sito ufficiale di Georges Simenon, oggi in Olanda, per gli appassionati del romanziere è un giorno che potremmo definire straordinario. Già... infatti, secondo le suddette indicazioni, oggi nella patria dei mulini a vento usciranno, editi dal suo storico editore Bruna, ben "quattro" Simenon! Romanzi che vanno dal 1931 al 1947 tra cui anche due Maigret del periodo Fayard. Insomma, se la notizia corrisponde al vero, una di quelle "cuccagne" che qui in Italia nemmeno ci sogniamo...
Ma andiamo per ordine e vediamo di quali sarebbero i titoli.
Iniziamo dal Maigret cronologicamente uscito prima: aprile del 1931. Si tratta de Le Chien jaune, un romanzo che fà parte dei primi Maigret, che si svolge a Concarneau ed inizia con un tentativo di omicidio e due omicidi invece riusciti. L'inchiesta parte e si sviluppa mostrando il fiuto di Maigret (ricordiamo che questo titolo è il sesto in ordine di apparizione sugli oltre settanta del "corpus"), l'intuizione che lo guida e l'empatia che il commissario riesce a stabilire con gli ambienti e le persone. E' il "metodo Maigret" che Simenon, nei primi romanzi, deve far venir risaltare riconoscibile e netto. Il cane giallo citato nel titolo è un randagio che fa la sua strana e misteriosa apparizione in alcuni momenti dell'indagine, pu non avendo nessun ruolo determinante nella vicenda.
Il secondo è Le Charretier de La Providence, sempre un Maigret del '31, ma uscito ad aprile, un mese dopo Le Chien jaune (rammentiamo tra l'altro che tra febbraio e dicembre del 1931 furono pubblicati ben undici titoli della serie).  
Qui siamo nel mondo dei canali e delle chiuse. Un mondo che Simenon conosceva bene per aver a lungo navigato dalla Francia ai paesi del nord Europa, a bordo prima della Ginette e poi dell'Ostogoth. C'è una donna uccisa alla chiusa numero 14 di Dizy che dà il via all'indagine e che sarà piuttosto intricata e in cui Maigret per un po' segue anche un pista sbagliata. Ma l'atmosfera di questi canali, delle loro nebbie, delle chiuse, della vita sulle chiatte è resa magistralmente dal romanziere che tornerà su questi tipici luoghi anche in altri romanzi.
Terzo nel tempo viene Le Bourgmestre de Furnes, uscito nel 1939. Siamo su altri livelli. Intanto si tratta di un roman-dur e per di più del periodo Gallimard.
Una storia che si svolge nelle Fiandre, Belgio fiammingo, con uno dei personaggi forti, rudi, tutti d'un pezzo come non di rado escono dalla penna di Simenon.
Joris Terlinck soprannominato Baas (il padrone) è l'oggetto dello studio psicologico dell'autore, un uomo che si è fatto da sè, un padrone arrivato alla carica di borgomastro. Simenon va a fondo e scava tra le sue incrollabili sicurezze e tra le crepe che i drammatici avvenimenti aprono nel suo animo duro e coriaceo.
Ultimo in ordine di tempo (1947) é Lettre à mon juge. Un Simenon maturo romanziere, conoscitore dell'animo umano, qui si produce in una lunga lettera che un condannato a morte scrive al suo giudice istruttore, per spiegare la morte della sua moglie di cui lui è accusato. E'una libro-lettera scritto in prima persona, dove il condannato apre il suo cuore al magistrato, raccontando le vicissitudini sentimentali, il suo lacerarsi in una o in un'altra storia, il rapporto con la prima moglie, con la seconda e con la propria amante. Svela le sofferte contraddizioni e gli oscuri motivi che lo spingeranno all'omicidio. Insomma un'altro dei ritratti psicologici di grande spessore che Simenon ha creato e  
che lo hanno reso un grande romanziere.