martedì 31 dicembre 2019

SIMENON SIMENON. BUON ANNO 2020 - BONNE ANNÉE 2020 - HAPPY NEW YEAR 2020





Chers amis de Simenon-Simenon
Je veux vous souhaiter une très heureuse nouvelle année…
Entrez vous aussi dans ces années 20 qui virent
commencer mon aventure dans le monde des lettres.
J’espère que pour vous aussi l’entrée dans cette
décennie sera belle et fascinante comme elle le fut
pour moi, il y a maintenant un siècle, à partir de 1920.

BONNE ANNÉE 2020 !
  
Dear friends of Simenon-Simenon
I wish you a very happy new year…
Enter you too these 20s that saw starting
my adventure in the literary world.
I hope that for you too entering this
decade will be beautiful and fascinating as it was
for me, a century ago, from 1920.


HAPPY NEW YEAR 2020!

lunedì 30 dicembre 2019

SIMENON SIMENON "REPORT" - TRENTE ANS APRÈS LA MORT DE SIMENON, LE COMMISSAIRE MAIGRET EST TOUJOURS VIVANT

Le 4 septembre 1989 disparaissait le grand écrivain belge Georges Simenon, à l'âge de 86 ans. Auteur d'une œuvre monumentale, composée plus de 350 livres, en partie sous son nom, en partie sous divers pseudonymes, il reste le créateur d'un des personnages de fictions les plus célèbres dans le monde : le commissaire Maigret.




Radio France International - 28/12/2019 - Catherine Fruchon-Toussaint - À l'occasion des 30 ans de la mort de Simenon, toutes ses enquêtes sont réunies dans dix nouveaux volumes aux éditions Omnibus, avec les préfaces inédites de dix personnalités.
Depuis sa première apparition dans Pietr-le-Letton en 1931, jusqu'à sa dernière dans Maigret et Monsieur Charles en 1972, le commissaire Maigret est le héros de 75 romans et 28 nouvelles de Georges Simenon.
Un personnage emblématique avec sa pipe, son chapeau et un flair hors du commun, un policier fictif mais très inspiré de la réalité et un profil très nouveau dans la littérature entre-deux-guerres, comme le confirme Georges Simenon dans une archive :
« En France, dit-il, à cette époque, le héros d'un roman policier était nécessairement ou le cambrioleur, ou l'assassin, ou alors un amateur comme le journaliste Rouletabille. Le policier devait toujours être l'imbécile et le personnage antipathique. Comme j'avais beaucoup fréquenté les policiers, je me suis dit : pourquoi ne pas faire un vrai policier tels qu'ils sont dans la vie ? Et j'ai fait Maigret...>>>

domenica 29 dicembre 2019

SIMENON SIMENON. 28 NUANCES DE MAIGRET - 28 SFUMATURE DI MAIGRET - 28 SHADES OF MAIGRET






24. Maigret a la grippe
« Il avait dû attraper la grippe, ou une angine, alors qu’il attendait le gamin, dans la pluie froide du matin […] Il avait horreur d’être malade et pourtant il y avait des moments où c’était presque voluptueux, des moments où, fermant les yeux, il n’avait plus d’âge, parce qu’il retrouvait des sensations de son enfance. » (Le Témoignage de l’enfant de chœur)

24. Maigret ha la grippe
« Doveva aver preso l'influenza o una bronchite, quando aspettava il ragazzo, sotto la pioggia fredda della mattina [...] Non sopportava star male, ma nonostante ciò c'erano dei momenti in cui era quasi voluttuoso, dei momenti in cui, chiudendo gli occhi, non aveva più età, perché ritrovava le sensazione della sua infanzia.» (La Testimonianza del chierichetto)



24. Maigret has the flu

“He must have had the flu, or a sore throat, while waiting the kid, under the cold morning rain […] He hated being ill, and nevertheless there were moments when it was almost voluptuous, moments when, shutting his eyes, he had no age anymore, because he was finding again sensations from his childhood.” (The Evidence of the Altar-Boy)

by Murielle Wenger


sabato 28 dicembre 2019

SIMENON SIMENON "REPORT" - IN SECONDA FILA: LA SIGNORA MAIGRET

COMPRIMARIE E COMPRIMARI TRA LETTERATURA, FUMETTO, E TELEVISIONE



Timer Magazine - 25/12/2019 - Mario CoglitoreQuando sposi un poliziotto, sposi anche il suo lavoro. Le donne del mio tempo hanno saputo amare anche così. Capisco che nel vostro mondo la questione sembra un vezzo borghese degno di un sorriso di compatimento; del resto non potete comprendere cosa sia stato quel tempo per noi della borghesia francese che abbiamo avuto la fortuna di condurre un’esistenza agiata, in fin dei conti. Nonostante il buio pesto delle coscienze durante anni tremendi. Con Maigret ci siamo sposati nel 1912 in una piccola chiesa fuori la capitale. Ricordo ancora quel vestito beige che mia madre aveva confezionato con tanta cura, poco prima di lasciarci, felice di sapermi al sicuro tra le braccia di un uomo profondamente onesto e premuroso. Soltanto due anni dopo, la tragedia della guerra ci avrebbe messo per la prima volta alla prova dinnanzi ad orrori che stento a nominare. In quei momenti di caos assoluto si è aggiunto un evento luttuoso per me e mio marito che ha segnato per sempre la nostra vita. Ero rimasta in cinta quasi per caso, e in quei frangenti di lutto nazionale, perché così abbiamo vissuto lo sfondamento delle linee da parte dei tedeschi, convinti che sarebbero arrivati fin dentro le nostre case, la notizia ci aveva riempiti di gioia. Isabelle è vissuta meno di una farfalla, con quella sua leggerezza diafana e quegli occhi spalancati su un’Europa che andava in fiamme. Se l’è portata via una brutta infezione...>>>

venerdì 27 dicembre 2019

SIMENON SIMENON. L’INFERNO A EPALINGES ?

Sulle relazioni che possono essere stabilite tra i romanzi di Simenon e la sua biografia


SIMENON SIMENON. L’ENFER A EPALINGES ?
A propos des rapports qu’on peut établir entre les romans de Simenon et sa biographie
SIMENON SIMENON. HELL IN EPALINGES?
About the relationships that can be established between Simenon's novels and his biography





Nella sterminata produzione letteraria di Simenon, “Mémoires intimes” occupa una posizione a parte. Non perché sia il suo miglior lavoro – non lo è – e neppure perché rappresenti l’uomo Simenon nella sua sincerità. È un’autobiografia monumentale di oltre settecento pagine nell’edizione originale, non dettata come le ultime opere ma scritta di suo pugno a matita, con la caratteristica grafia minuta, su quaderni scolastici.
Per realizzarla Simenon impiega buona parte del 1980: sono passati quasi due anni dal suicidio della figlia Marie-Jo, e il dolore e i sensi di colpa per questa tragedia sono diventati compagni quotidiani. Nell’edizione uscita nel 1981 per i tipi della “Presses de la cité”, la copertina riporta la foto in bianco e nero di Simenon seduto su di una panchina, all’ombra del maestoso cedro del Libano presente nel giardino della sua ultima residenza di Avenue des Figuiers 12, a Losanna. Il luogo non è casuale: qui ha sparso le ceneri della figlia, e qui – ha espresso volontà – saranno sparse anche le sue.
Eppure per me è “il libro” fondamentale di e su Simenon, perché svela i semplici meccanismi con cui scriveva le sue opere. Certo, Simenon era un grande osservatore e un altrettanto grande conoscitore dell’animo umano: ma qui racconta come scrivesse di sé e di quel che gli accadeva. Nell’interessante serie radiofonica di Radio3 “Pantheon”, recentemente dedicata alla figura dello scrittore, una puntata propone un’intervista al figlio John. Che racconta come il padre rilegasse, appositamente per lui, una copia di ciascuno dei libri che scriveva. John, allora quindicenne, non riusciva a leggerli, poiché vi ritrovava tutti i fatti e gli avvenimenti accaduti in famiglia, e gli sembrava insopportabile che la loro vita venisse svelata al pubblico.
Con questa nuova chiave interpretativa, la lettura dei “romans durs” e dei Maigret assume, per me, una nuova – e affascinante - prospettiva. Ho appena terminato la rilettura di “Maigret hésite” (Maigret esita), scritto nel 1968. Trama efficace: il commissario riceve una lettera anonima che gli preannuncia un delitto. Ne comprende l’autenticità e riesce a risalire all’indirizzo del mittente. Questo lo porterà a indagare nella famiglia dell’avvocato Emile Parendon, avenue de Marigny, Parigi.
“Lo stabile in cui abitava Parendon era grande, solido, costruito per sfidare i secoli (…) Il maggiordomo gli prese il cappello, lo introdusse in una biblioteca come il commissario non ne aveva mai viste”. Maigret entra in un appartamento vastissimo, dove “i locali sono talmente grandi che può accadere qualche cosa a un’estremità dell’appartamento senza che all’altra estremità ce se n’accorga”. Un appartamento dove, tra abitanti e personale di servizio, vanno e vengono undici persone. E nel cortile un autista lava una Rolls Royce.
Nel leggere, per singoli apporti, la descrizione di questo ambiente enorme, ovattato dalla moquette, in cui – si scoprirà – i coniugi Parendon conducono vite materialmente separate, ho visto la villa che Simenon si fece costruire, su suo disegno architettonico, in Chemin des Orchez 8, Epalinges, tra il 1962 e il 1963. Ventisei stanze, undici domestici, due autisti, sei garage (di cui uno per la Rolls), una serra, una cucina doppia, un ufficio con tre segretarie, un’infermeria, pareti divisorie insonorizzate, moquette rossa dovunque, una dotazione tecnologica che sarebbe ancor oggi all’avanguardia. Vicina, una piscina coperta da venti metri. Fuori, venticinquemila metri quadrati di giardino e vista sul monte Bianco.
La villa celebra la megalomania della moglie Denyse Oimet, ma anche i suoi sdoppiamenti di personalità, la crudeltà nei confronti della figlia, i sempre più gravi disturbi psichiatrici che la obbligano a frequenti ricoveri. Il “bunker” – com’era chiamato dai vicini di casa per la sua bruttezza – finisce per rinchiudere la vita della famiglia Simenon in un inferno.
Nel romanzo, la signora Parendon ha evidenti somiglianze con Denyse. E i figli Bambi e Gus ricordano molto Marie Jo e Pierre, due dei figli avuti da Denyse.
Il delitto avviene, e la vittima è la segretaria di Parendon, la signorina Vague, con cui lo stesso aveva una relazione. “Ci capita di fare all’amore, ma sempre di sfuggita, così che il termine andare a letto non è appropriato. (…) In quanto alla signora (…) non si sa mai se è fuori o in casa. Lei avrà notato che tutti i corridoi e la maggior parte delle stanze sono guarniti di moquette”. Sappiamo come Simenon avesse rapporti fisici con tutte le donne del suo entourage lavorativo e domestico. “La signorina Vague difendeva selvaggiamente il suo principale, col quale tuttavia riusciva a fare l’amore solo di nascosto, sull’angolo della scrivania”.
Lo scrittore rappresenta un’atmosfera sospesa di paura, tensione. A Epalinges non si doveva respirare un’aria diversa. «Questa biblioteca ne è piena, di psichiatri» confida Emile Parendon al commissario. Nella biblioteca di Simenon accadeva l’identica cosa, probabilmente per capire meglio i comportamenti della moglie e come regolarsi.
Simenon affida a Maigret quest’indagine particolare e complessa in casa Parendon e, specularmente, in casa Simenon. Ne traccia la componente materica riferendosi alla villa di Chemin des Orchez, e vi tratteggia una componente familiare incredibilmente rassomigliante alla propria.
La grande residenza di Epalinges sarà abbandonata nel 1972 per un appartamento all’ottavo piano di Avenue de Cour, a Losanna. Dalle sue finestre vedrà la casetta rosa giù in basso, in avenue des Figuiers.
Ignorava che sarebbe divenuta la sua ultima dimora.


Paolo Casadio

giovedì 26 dicembre 2019

SIMENON SIMENON. A BIG FIASCO BUT THE BEGINNING OF A FRIENDSHIP

About the film La Nuit du Carrefour


SIMENON SIMENON. UN GRANDE FIASCO MA L'INIZIO DI UN AMICIZIA
Sul film La Nuit du Carrefour
SIMENON SIMENON. A GRAND FIASCO MAIS LE DEBUT D’UNE AMITIE
A propos du film La Nuit du Carrefour






“a Bugatti arrived in a hurry and stopped […] in a big brake grinding. […] A man, a little older than me, jumped out of the car and came towards me. He had a quite angelic face […]. He kissed me on my two cheeks and said: - Simenon... at last!... He was Jean Renoir […]. His first question was: - Are the cinematographic rights of La Nuit du carrefour still free? The first Maigret novels had just been published. No one had proposed me to adapt them for the cinema. My heart was beating very hard. I answered yes, of course.”
Simenon was a great admirer of the director, who was already very famous at the time. So we can understand the writer’s emotion. This encounter took place in Ouistreham, in Calvados, aboard his Ostrogoth, where he had been since the end of summer, writing a chapter of a new Maigret novel. Simenon remembered this event in one of his Dictées, Point-virgule, in 1977, at a time when the cinematographic industry had already produced more than forty movies adapted from his novels, and not only in France.
Let’s go back to this day in 1931 when Simenon was offered fifty thousand francs for the adaptation rights. Yet what most pleased to the writer was Renoir ‘s idea not to produce the film with a company, but to be himself the producer, supported by people who had nothing to do with the world of cinema. Renoir and Simenon spent several days working in the villa in Antibes, at frantic pace to transpose the novel which the director was particularly fond of. In his book Ma vie et mes films (1974), the director explained: “my ambition was to render with pictures the mystery of this story… And I intended to let the atmosphere prevail over intrigue. Simenon’s style evokes magnificently the greyness of this crossroad fifty kilometres away from Paris. I don’t’ think there is anywhere else on earth a more depressing place. Some house, forgotten in an ocean of mist, rain and mud… It could have been painted by Vlaminck. My enthusiasm for this atmosphere had once more succeeded in making me forget my convictions about the danger of adapting a film from a literary work…”
Maigret was interpreted by the director’s brother, Pierre Renoir; the director of production was Jacques Becker, who would become known in the future. And the complicity between Georges and Jean became a friendship that would last for their whole life.
Yet the processing of the film had many problems, some very serious, some inexplicable, such the one that occurred during the preview projection. The film was in fact such mysterious, too much mysterious, even incomprehensible, at least for the lenders who protested at the lack of clarity… It seemed that during the editing of the movie two reels had been lost… Later on Simenon gave another version: Jean Renoir would have been having a bad time because of the separation from his wife Catherine Hessling, he would have been often drunk… Some even told that a part of the script had not been shot! According to another version the missing scenes had not been shot because of lack of money… The lenders asked Simenon to shoot another scene in which he personally should appear on screen to explain the missing parts. But he categorically refused even he was offered 50000 francs for doing that.
At the film premiere there were ferocious critics, the atmosphere faded into the background and Renoir was accused to have failed in transposing a work hard to render on the screen and in being remained a victim of his infatuation. The film was a fiasco.
“La Nuit du Carrefour remains a completely crazy experience – Simenon remembered in spite of everything – but to which I can’t think without nostalgia… in our days when all is so well organised… you could not work like at those times…”


by Simenon-Simenon

martedì 24 dicembre 2019

SIMENON SIMENON, VOEUX DE NÖEL




Nous vous souhaitons un Joyeux Noël à la façon de Maigret : de la neige qui enveloppe les rues d’un blanc manteau, un bon coq au vin pour le réveillon, une nouvelle pipe en cadeau, un petit verre de prunelle à siroter, la main dans la main avec Mme Maigret. Et pour ceux qui ne fument pas et ne boivent pas, quoi de mieux que de recevoir un beau roman de Simenon, et de le lire au coin du feu…
• Vi auguriamo un felice Natale sul «modello Maigret »: la neve che ricopre le strada con un bianco mantello, un buon pollo al vino per il veglione, una pipa nuova come regalo, un bicchierino di prunella da assaporare, mano nella mano con M.me Maigret. E per quelli che non fumano e non bevono, cosa di meglio che ricevere un bel romanzo di Simenon e leggerlo vicino al camino…
• We wish you a Merry Christmas in a Maigret way: snow covering the streets in a white coat, a good coq au vin for Christmas Eve, a new pipe as a gift, a small glass of prunelle to sip, hand with hand with Mme Maigret. And for those who don’t smoke and don’t drink, what better than receiving a beautiful novel written by Simenon, and reading it by the fire

lunedì 23 dicembre 2019

SIMENON SIMENON. "REPORT" LES CLICHÉS À PROPOS DE MAIGRET: «IL PLEUT TOUJOURS»

Le Temps - 21/12/2019 - Nicolas Dufour - Encore un cliché à propos des romans du cycle Maigret: il y ferait perpétuellement sombre, froid et pluvieux. L’image accolée à la saga du commissaire extrapole la noirceur du propos, fréquente, à l’ambiance régnant dans la ville, souvent Paris.
C’est tout à fait faux. Nombre d’enquêtes de Maigret commencent dans la fraicheur nouvelle de mars, le soleil de juin, voire parfois la canicule de juillet. Simenon joue de ce contraste, cela semble tenir du sadisme d’écrivain dans certains cas : il fait un temps radieux, et Maigret doit plonger dans les ténèbres d’un crime perpétré au creux de la nuit, dans les pénombres les plus crapuleuses. Mais chaque matin, Maigret reprend sa lente offensive dans une ville qui resplendit, voire qui transpire...>>>

domenica 22 dicembre 2019

SIMENON SIMENON. 28 NUANCES DE MAIGRET - 28 SFUMATURE DI MAIGRET - 28 SHADES OF MAIGRET





23. Maigret et sa pipe
« Il y avait bien trois pipes, dont une en écume, près du cendrier, mais la bonne, celle qu’il cherchait, […] une grosse pipe en bruyère, légèrement courbe, que sa femme lui avait offerte dix ans plus tôt lors d’un anniversaire, celle qu’il appelait sa bonne vieille pipe, enfin, n’était pas là. » (La Pipe de Maigret)


23. Maigret e la sua pipa
« C’erano infatti tre pipe, di cui una di schiuma, vicino al posacenere, ma quella buona, quella che stava cercando, […] una grossa pipa in radica, leggermente curva, che sua moglie gli aveva regalato una decina prima in occasione di un compleanno, insomma quella che chiamava la buona vecchia pipa non c’era. (La Pipa di Maigret)


23. Maigret and his pipe
"There were indeed three pipes, including one in meerschaum, near the ashtray, but the good one, the one he was looking for, […] a big briar pipe, slightly curved, that his wife had offered him ten years ago for his birthday, the one he called his good old pipe, at last, wasn’t there.” (Maigret’s Pipe)

by Murielle Wenger


sabato 21 dicembre 2019

SIMENON SIMENON "REPORT". LES CLICHÉS À PROPOS DE MAIGRET: «ÇA SE PASSE TOUJOURS EN PROVINCE»

Parmi les visions courantes à propos du policier de Simenon revient l'idée qu'il se situe avant tout dans les petites cités aux notables tortueux. Pourtant, la saga Maigret est irréductiblement parisienne, dans un Paris façonné à son image



Le Temps - 18/12/2019 - Nicolas Dufour - Durant mon marathon de lecture des Maigret, j’ai souvent entendu cette phrase: «au fond, ça parle surtout de la petite bourgeoisie de province». On place le commissaire dans les cités modestes, au milieu des notables assassins, des familles qui se déchirent, des artisans cupides. On fait du fumeur de pipe un brigadier des foins et des étables.
Remettons les pendules (de gares) à l’heure. 63 des 75 romans se passent à Paris, ou au moins la capitale y occupe une place importante; c’est le décompte de Michel Lemoine (Paris chez Simenon, Encrages). Bien sûr, certains des grands Maigret plongent dans les entrailles de la province, à commencer par La Nuit du Carrefour (en 1931). Il y a aussi ces intrigues au fil des fleuves, dans ces mondes brumeux des péniches et des écluses – cela venait tôt, avec Le Charretier de la «Providence», le deuxième Maigret...
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venerdì 20 dicembre 2019

SIMENON SIMENON. ADELPHI E GEORGES SIMENON

Da ottobre non escono nuovi titoli, nessuna iniziativa per ricordare o il romanziere o il suo commissario... cosa succede?

SIMENON SIMENON. ADELPHI ET GEORGES SIMENON
Depuis octobre, aucun nouveau titre n'a paru, aucune initiative pour rappeler le souvenir du romancier ou de son commissaire… que se passe-t-il ?
SIMENON SIMENON. ADELPHI AND GEORGES SIMENON
Since October no new titles have been published, no initiative to remind the novelist or his Chief Inspector… what is going on?




Si dice che Simenon, e sembra sia confermato, in Italia goda una fama e riscuota un affetto e un'ammirazione ad un livello più alto di altri paesi europei. Anche la sua storia editoriale lo dimostrerebbe. Già dai primi anni '30 le traduzioni italiane furono tra le prime e realizzate da una casa editrice importante, la Mondadori, il cui fondatore Arnoldo, diventò poi buon amico di Simenon. La collaborazione andò avanti circa cinquant'anni, quando  con il passaggio del timone aziendale prima al figlio Giorgio, poi al cognato Formenton e poi, dopo la disputa De Benedetti-Berlusconi, alla Fininvest le cose cambiarono.
In quegli anni l'attenzione della Mondadori per l'opera simenoniana andò un po' scemando, sospendendo la pubblicazione dei romans durs e centellinando i Maigret. E' lo stesso autore, a quel punto, che sente giunto il momento di cercare nuove collocazioni editoriali in Italia. Aspirava ad una casa editrice di un certo livello, ma che non fosse troppo piccola. Simenon aveva già sentito parlare di Adelphi come un editore giovane e sofisticato, anche perché gli si era già proposto. Ma qualcosa non lo aveva convinto. Decisivo fu l'intervento del suo grande amico Federico Fellini che, sollecitato, parlò bene al romanziere di quell'editore e così fece pendere il piatto della bilancia verso l'Adelphi.  Il fatto é confermato anche dalle parole del patron dell'editrice, Calasso, che dichiarò nel 2016 "...e fu molto importante l'intervento di Federico Fellini, amico fraterno dello scrittore, che, senza dirmi nulla, perorò la nostra causa». 
Così l'Adelphi, era il 1985, editò il primo titolo simenoniano, che però non fu un romanzo, ma uno scritto autobiografico cui l'autore teneva molto... "Lettera a mia madre". Per il primo Maigret bisognerà aspettare il 1993. 
E qui iniziò la storia simenoniana nell'Adelphi che, oggi 2019, per il côtè  maigrettiano, è gia terminata da un bel po' (esaurita la pubblicazione di romanzi e racconti), mentre per i romans durs la pubblicazione si è decisamente diradata, forse nella convinzione che un "fenomeno" come Simenon difficilmente potrà ricapitare, e quindi quello che c'è da pubblicare si cerca probabilmente di farlo durare più possibile.
E così ad esempio non c'è un nuovo titolo per le prossime festività (almeno ad oggi). In questi frangenti la casa editrice se la cava con la ristampa di un titolo già uscito (in questo caso "La cattiva stella" - ottobre 2019). 
Quello che ci lascia perplessi è la poca sensibilità a ricorrenze o anniversari. Nessuno si sogna di interferire con la politica editoriale dell'Adelphi, ma di criticarla sì. 
Questo 2019 è stato un anno simenoniano per eccellenza grazie a due anniversari: il 30° anno dalla morte dello scrittore e il 90°anno dalla nascita letteraria di Maigret.
Come farsi scappare una coincidenza del genere per festeggiare un proprio autore di punta? 
Basta non far nulla. 
E a quello che ci risulta, è quello che é successo a partire del "Salone del Libro" di Torino, a maggio, ai festival più specializzati come il "NoirFest", fino all'appuntamento romano di dicembre "Più libri Più Liberi": nulla di nulla.
Non un evento, non una manifestazione, non un appuntamento culturale di un certo rilievo, per festeggiare come avrebbe meritato il doppio anniversario di quest'anno. 
Understatement è stata evidentemente la parola d'ordine.
Ma questo è il "basso profilo", come se gli eventi e le manifestazioni letterarie andassero evitate per un che di chiassoso e pacchiano, che evidentemente per l'Adelphi si addice a Simenon. Ma, per quanto la nostra postazione d'ascolto privilegiata ci consente di captare, non fa contenti moltissimi lettori di Simenon.
Qualcuno dirà: il compito dell'editore, acquisiti i diritti, è stampare i libri e venderli. Punto.  Feste e baldorie non gli competono.
Già il fatto è che oggi, sull'orlo del 2020, il ruolo dell'editore non dovrebbe essere solo quello di stampare e vender libri, ma, almeno a nostro avviso, quello di operatore culturale con più facce. La sua attività e la sua presenza dovrebbe concretarsi in varie direzioni, nell'interazione con i propri lettori, offrendo loro occasioni di incontro, di approfondimento, a volte addirittura di scoperta. L'editore dovrebbe sporcarsi le mani, oltre che con l'inchiostro, stringendo le mani ai propri lettori (che sono poi quelli che comprano i suoi libri e gli procurano gli incassi), costruendo ponti tra chi fa i libri e chi li consuma. E la multimedialità della comunicazione di oggi e le occasioni di manifestazioni letterarie,  offrono una miriade di opportunità che costituiscono il mare in cui un editore dovrebbe nuotare felice.
E invece no. Calasso per Simenon ha scelto diversamente. Forse anche grazie alla grande forza attrattiva dello scrittore che vende anche le ristampe, vende i romans  durs, vende benissimo i Maigret, ma anche i racconti, gli scritti autobiografici, i diari di viaggio.... e, come se non bastasse, scala anche le attuali classifiche di vendita, a volte con opere scritte quasi cent'anni fa'... 
Ma questo succede grazie a Simenon, e non certo grazie allo sforzo promozionale della casa editrice. 
Simenon ne sarebbe contento?
E intanto, come si dice a Roma, Simenon si continua a vendere come il pane. (m.t.)

giovedì 19 dicembre 2019

SIMENON SIMENON "SOUVENIR". SIMENON AND FECAMP

About the novel "Au Rendez-Vous des Terre-Neuvas" (The Grand Banks Café) 


SIMENON SIMENON. SIMENON E FECAMP  
A proposito del romanzo "Au Rendez-Vous des Terre-Neuvas" (All' Insegna dei Terranova) 
SIMENON SIMENON. SIMENON ET FECAMP  
A propos du roman Au Rendez-Vous des Terre-Neuvas 


Au Rendez-Vous des Terre-Neuvas, published in 1931, is the best-known of Simenon’s Fécamp narratives. The novel offers the most complete overview of the author’s response to his experiences in the town in 1928-1929 as well as marking a number of steps in the evolution of the character of Maigret and Simenon’s literary development. 
Accompanied by his wife, the commissaire travels to Fécamp in response to an appeal from a schoolfriend, now himself a schoolteacher, one of whose former pupils, Pierre Le Clinche, has been arrested under suspicion of having killed the captain of the trawler on which he worked on its return to port. In the course of his unofficial inquiry, Maigret encounters several crew members, Le Clinche’s fiancée and Adèle, a young woman with something to hide. Maigret immerses himself in the atmosphere of the Au Rendez-Vous des Terre-Neuvas, a bar frequented by fishermen, as well as visiting the trawler, the Océan, in his search to discover who had the means, the motive and the opportunity to have killed captain Fallut. The commissaire establishes Le Clinche’s innocence but on uncovering the identity of the killer he decides that no good can come from sharing this information with the local police and the Maigrets return to Paris.  
In Au Rendez-Vous des Terre-Neuvas, Simenon develops his narrative by means of a series of contrasts, for example between the owner and the crew of the Océan and Le Clinche’s respectable fiancée and the scarlet woman Adèle, and this technique is also seen in the presentation of the town of Fécamp. Indeed, the names of the two locations between which Maigret divides his time – the Hôtel de la Plage and Au Rendez-Vous des Terre-Neuvas - throw into relief the town’s twin identity as a place of leisure for some and work for others: ‘[The Maigrets] arrived at the Hôtel de la Plage at five o’clock, and Madame Maigret immediately began rearranging their room to her taste. Then they dined. […] Just opposite, the trawler Océan was moored to the quay near a line of trucks. […] In the harsh light people were moving about unloading the cod, which was passed from hand to hand and piled up in the trucks after being weighed.’  
Standing at Maigret’s shoulder, the reader is witness to an industry in transition when P’tit Louis explains that ‘Sailing ships only make one trip, from February to September. But trawlers have time to go twice to the Banks.’ Like any capitalist industry, cod fishing is based on a division of labour with strict hierarchical lines between each social layer. At the top, is the ship owner, whose power and wealth stem from his ownership of the means of production (the trawler with its navigation equipment and nets) and the product of his employees’ labour (the cod caught on the Grand Bank). All that counts is profit and when Maigret questions the owner of the Océan about the death of captain Fallut, his response is unequivocal: ‘What do I think? I think that here’s eight hundred tons of damaged cod. And that if it goes on like this, the boat won’t make a second trip. And it’s not the police who settle up these matters or meet the deficit.’ Next, comes the ship’s captain, manager of a unit of production in the same way as a factory manager; then the specialist technicians, the engineer and radio operator; finally, at the bottom, the sailors, men like P’tit Louis, who ‘work like demons’ but are so brutalised that ‘Once they’re ashore they’re always like this, drinking, shouting, fighting, breaking windows.’  
Throughout his work, Simenon displays a strong belief in the importance of boundaries as an element of social stability in which each class plays its “natural” role, so “crossing the line” is an action that risks destabilising the social equilibrium, as in the sexual liaisons of the Countess de Saint-Fiacre (L’Affaire Saint-Fiacre) or the social ascension of the Fécampois ship’s captain Emile Bouet (‘Le bateau d’Emile’). And it is the cross-class dalliance of captain Fallut with Adèle that is the trigger for the disaster that follows - his own death, that of the cabin boy and the threat to the future happiness of Le Clinche and his fiancée.  
In terms of Simenon’s literary techniques, Fécamp’s status as a fishing port offers numerous opportunities to add the sense of smell to the various sensory touches that he deploys to create an atmosphere, adding to a palette of colour, sound and movement: ‘The water slapped the sides of the ship, which was imperceptibly getting up steam. […] On the right was a lighthouse. At the end of one jetty was a green light; a red one at the end of the other. The sea was a great black hole which gave out a strong smell.’ Indeed, the sense of smell is critical to the two sides of Fécamp represented in the novel; when Maigret returns to his hotel, his wife remarks ‘You smell of scent…’ and the narrator explains that ‘A little bit of Adèle’s strong perfume must have clung to him. A perfume as common as the blue wine you got at a bistro. For months it had mingled on the trawler with the rank smell of cod.’ 
In conclusion, Au Rendez-Vous des Terre-Neuvas is a seminal text in the development of the Maigret saga in terms of its integration of plot, character and setting. Simenon draws on his own experiences to paint a lively and realistic portrait of the Normandy coastline and Fécamp finds an artist capable of rendering its multi-facetted daily life accessible to a mass readership through the medium of crime fiction.  

William Alder