domenica 25 novembre 2012

SIMENON SOSPENDE PER UN PAIO DI SETTIMANE

Per una serie di motivi personali e tecnici Simenon Simenon da lunedì 26 per una quindicina di giorni sospederà la pubblicazione dei suoi post quotidiani.
Invitiamo tutti gli appassionati per approfittare di questa pausa per andare a leggersi uno degli 830 post che abiamo fin'ora pubblicato, o per spulciare tra la rassegna stampa internazionale, anche dei mesi scorsi. Può essere l'occasione per recuperare qualcosa che può essere sfuggito.
Torneremo quindi tra un paio di settimane con delle novità e che, speriamo, renderanno il sito più interessante e più completo. Rigraziamo tutti coloro che ci seguono assiduamente e che ormai costituiscono una piccola community simenoniana e ci auguriamo che in questo perodo continueranno a seguirci e a sostenerci. Quindici giorni passano presto e un arrivederci dopo questa breve pausa.

sabato 24 novembre 2012

SIMENON, GIA' NEL 1933 CONTRO LA XENOFOBIA

Recenti fatti di cronaca hanno fatto emergere una serpeggiante xenofobia che nella società a volte si fà più manifesta, alza la testa, si fà vedere e sentire, altre volte striscia nell'ombra e colpisce vigliaccamente facendo le sue vittime.
Simenon su questo punto aveva le idee chiare. Infatti già nel 1933 in "Cargaisons humaines, scriveva ad esempio: "...sono ormai lontani tempi in cui i paesi avevano bisogno di mano d'opera e accoglievano gli stranieri. Oggi per entrare  da qualche parte occorre provare di avere denaro e promettere che non si farà assumere. Chi si preoccupa per coloro che non parlano che l'armeno o il turco?...".
Quando Simenon nei suoi romanzi va in cerca del cosiddetto "uomo nudo" pensa probabilmente anche a questi derelitti in cerca di salvezza, di sopravvivenza che esprimono i bisogni primari dell'essere umano. Un lavoro, una casa, del cibo, potremmo dire in fondo di una dignità cui tutti gli "uomini nudi" del mondo avrebbero diritto.
Sitratta della sensazione di essere sgradito, isolato, a volte addirittura additato senz'altro motivo che la xenofobia, a volte intrecciata con l'omofobia e /o con il razzismo vero e proprio. E a questo proposito Simenon scrisse delle bellissime pagine ne Le Petit Homme d'Arkhanglelsk (1958). La storia di Jonas, un piccolo commerciante originario della Russia del Nord e di sua moglie che ad un certo punto lo abbandona. E lui per non rivelare la verità mente: afferma che è  partita. Ma questa menzogna ne porta altre e poi altre ancora. La gente non gli crede più, anzi sospetta che sia lui ad aver ucciso e fatto sparire la moglie. Ma quello che qui ci interessa è la consapevolezza di Jonas di essere diverso dagli altri che lo percepiscono come un corpo estraneo.
"... adesso tutto il Vieux Marché faceva blocco contro di lui, compresi forse quelli che non sapevano nulla della faccenda. Non lo meritava e non solo perché era innocente rispetto a qualsiasi cosa di cui lo potessero accusare, ma anche perchè si era sempre impegnato, discretamente, senza clamori, di vivere come loro, con loro, e di somigliare a loro. Credeva, fino a qualche giorno prima, di esserci riuscito a forza di pazienza e di umiltà. Perchè si era mostrato anche umile. Non si scordava nemmeno per un attimo di essere uno straniero, un ragazzo di un'altra razza nato nella lontana Arkhangelsk, che i casi della guerra e delle rivoluzioni avevano trapiantato nella piccola città del Berry...".
Jonas è il simbolo di ogni emarginazione e ghettizzazione del diverso e anche in questo caso Simenon ha saputo entrare nella pelle di chi sente solo contro tutti, solo per una questione di ...pelle.

venerdì 23 novembre 2012

SIMENON, UNO SCRITTORE COME UN ALTRO?


Il romanziere del '900. Certo questa definizione è corretta nei riguardi di Simenon che, come uomo, ha attraversato tutto il secolo scorso. Ma come
scrittore possiamo dire che la definizione sia altrettanto adeguata? Dipende dall'accezzione che le attribuiamo. Possiamo dire che Michelangelo Merisi da Caravaggio è un pittore del XVI secolo? Certo, se ci riferiamo agli anni che ha passato su questa terra e al luogo in cui è nato. Ma se analizziamo lui come artista e le sue opere, allora dobbiamo affermare che la sua pittura è universale e un'arte senza tempo, immortale. Ci sarà mai qualcuno nel futuro più lontano che potrà affermare che quei quadri non sono delle opere d'arte? Per quanto i gusti, i metri di valutazione, i contesti culturali, possano cambiare, non riusciamo nemmeno ad immaginare che possa venire non essere più considerato un geniale artista, ma un bravo tecnico nel mischiare colori...
Simenon scrittore, romanziere è sbarcato nel 2000 con cento anni sulle spalle, con 60 film tratti dai suoi romanzi (anzi l'ultimo è del 2008), in Italia quando escono i suoi titoli scalano le classifiche, ora anche in Spagna, grazie all'editore Acantilado riusciranno i Maigret in modo sistematico e il figlio di Georges, John, sta facendo un lavoro di promozione dell'opera simenoniana in Usa.
Questo è un segno. Sono passati una dozzina di anni dalla fatidica data del 2000 Simenon non è solo un autore ancora letto ma è vivo, è ancora un affare editoriale. I suoi libri si vendono sempre, nuove edizioni si sommano a quelle che sono già un oggetto di caccia da parte dei bibiofili.
Insomma é uno scrittore che ci spiazza che ci porta a conoscere l'uomo nei suoi romanzi, che ci diverte e ci appassiona con il suo commissario Maigret, non scordiamolo, ha intrattenuto con circa duecento tra romanzi e racconti a milioni di lettori di romanzi popolari.
No, decisamente Simenon non è uno scrittore come un altro. 

giovedì 22 novembre 2012

SIMENON. SI PARLA ANCORA DI UN FILM-MAIGRET MADE IN USA


Le Nouvel Observateur riporta oggi la notizia che John Simenon, figlio di Georges, è negli Usa per conto della Commission du Film d'Ile-de-France per promuovere una probabile produzione di un film su Maigret che potrebbe vedere, perchè no(?) dietro la macchina da presa William Friedkin, regista che ama moltissimo il romanziere. La trasferta a Los Angeles di John, che ricordiamo è nato in America nel '49 (primo figlio avuto da Denyse, un anno prima di divorziare da Tigy e di sposarla) e vi ha vissuto i primi sei anni della sua vita, serve anche a rinfrescare la memoria dei romanzi del padre.
Negli anni americani tra l'altro fuorono adattati un paio di romanzi di Simenon: L'homme de la tour Eiffel girato da Burgess Meredith nel '49 e Le Fond de la Bouteille (1956) per la regia di Henry Hataway.
Insomma qualcosa si sta muovendo e in poche settimana si torna a parlare di questa probabilità ed è già un segno. A John Simenon poi va riconosciuto che in questo periodo è attivissimo nel rivitalizzare il corpus delle opere simenoniane.
E' impegnato su più fronti: costituire una società che raccolga in un unica società (con sede a Liegi) tutti diritti del padre, realizzare un museo permanente su Georges Simenon, sempre a Liegi, e operando anche sul web con l'apertura del sito ufficiale di Georges Simenon.  Niente di strano quindi che si dia da fare per una produzione di un altro film (per ora sono una sessantina) trattto da un romanzo del padre, soprattutto per il suo background specifico in altre produzioni cinematografiche (Star Wars, Alien...).

martedì 20 novembre 2012

SIMENON, PINTER... L'ESSENZIALITA' PASSA PER MAIGRET

L'intervento di oggi è proposto da una delle nostra attachées, Giovanna Ferraris. Si tratta di un breve ma interessante post su un elemento che lega la scrittura del romanziere e lo stile delle famose copertine mondadoriane del grande Pinter.


Roma - dalla nostra attachée Giovanna Ferraris - Mi è capitato tra le mani, un vecchio Maigret, edito da Mondadori nel 1975 che avevo già letto tempo fa' nell'edizione di Adelphi Maigret e l'affittacamere. Ero in una bancarella di libri malridotti e mischiati alla rinfusa... tre pezzi un euro. So benissimo che è molto difficile trovare dei Simenon usati in queste bancarelle di libri vecchi. Allora lesta, lesta, l'ho infilato tra un manuale di cucina dei Fratelli Mellita e un libro della Signora in Giallo, ho pagato e sono andata via di corsa. Mi sono disfatta dei due volumi superflui e appena comoda a casa, mi sono gustata, prima della rilettura, questa bellissima copertina di Ferènc Pinter. Oltre che un'appassionata del commissario, sono anche un'ammiratrice di Pinter, del suo modo di fissare gli attimi, della sua abilità nel portare l'attenzione su particolari a prima vista banali, ma in effetti molto significativi. Devo dire che amo di più le copertina del secondo periodo, quelle appunto meno disegnate, dove il tratto si fa più rarefatto, dove i due o tre particolari raccontano una storia completa. Anche questa nostante si vedano solo le bretelle di Maigret riflesse in uno specchio, un portaspazzolino da denti, un lavandino e la pipa poggiata sul bordo.
Pochi tratti, dominanza di due colori, il celeste intenso, e il bianco. Si capisce benissimo che Maigret, in maniche di camicia sta facendo pipì. Ma l'immagine è elegante e raffinata, perché essenziale. A Pinter bastano due colori e alcuni semplici tratti, per relizzare un capolavoro di copertina. E questo mi ha fatto pensare alla scrittura di Simenon. Linguaggio sintetico, frasi brevi, pochi aggettivi, dialoghi secchi. Ma questo gli bastava per creare una vicenda, dare spessore ai personaggi e farci ritrovare in un certo ambiente.
Essenziale. Essenziale come Pinter, o se si vuole, Pinter è l'illustratore giusto per Simenon, perchè essenziale come lui.
Questà è una delle qualità dell'arte. Dire tutto, con le sole parole che servono, non una virgola di più. Usare il disegno e il colore necessari, solo quelli indispensabili a creare un'opera figurativa completa e alla quale non si può togliere una pennellata o aggiungere un tratto. Chissà se Simenon e Pinter si sono conosciuti? Forse il nostro specialista Andrea Franco, o anche Maurizio Testa, lo potrebbero scoprire.

lunedì 19 novembre 2012

SIMENON E ROTH. QUANDO E' ORA DI SMETTERE DI SCRIVERE...

Ne scrivevamo proprio l'altro giorno. Simenon smise di scrivere a neanche settant'anni. Neanche si fà per dire, visto che aveva iniziato quasi una cinquantina di anni prima.
In questi giorni un'altro grande della letteratura, il romanziere americano Philp Roth ha fatto sapere che non avrebbe scritto più. Già, una delle punte di diamante della letteratura contemporanea, anche lui vicino ai settant'anni, conclude coscientemente e senza motivi condizionanti la sua attività. In realtà sembra che fossero un paio d'anni che stesse ponderando questa decisione, ma afferma di averci voluto pensare con calma e a fondo per vedere se non fosse una decisione affrettata e dettata da motivi contingenti. Adesso è ormai certo di non voler più scrivere e la notizia è diventata ufficiale.
In realtà somiglia alla decisione che Simenon prese nel settembre del 1972, quando si rese conto che il suo famoso état de roman non funzionava più, anche se fu più improvvisa ed istintiva e la comunicazione ufficiale avvenne in un'intervista (al "24 Heures di Losanna / Henry Charles Tauxe) solo qualche mese dopo, nel febbraio dell'anno successivo.
Oggi il quotidiano La Repubblica riporta un articolo del NewYork Times News Service, a firma di Charles McGrath, dove sono citate alcune affermazioni del romanziere americano. Il suo ultimo romanzo Nemesi, uscito nel 2010 ha chiuso un'attività iniziata nel '53 a ventisei anni, con il racconto Addio Columbus.
Certo tra i due c'è una generazione di mezzo. Quando Roth nasceva, Simenon aveva già completato la sua  prima serie dei Maigret e iniziava a scrivere dei romanzi. Quando morì Simenon, Roth era ormai uno scittore affermato con il famoso Lamento di Portnoy già scritto nel 1969 ed una ventina di titoli al suo attivo. Nei dieci anni che Simenon visse negli States (1945-1955), Roth era impegnato ancora negli studi.
In definitiva non possiamo dire che tra i due scrittori ci siano delle analogie, tranne questa coincidenza. Roth ha scritto storie più autobiografiche, Simenon raccontava la vita degli altri vista da dentro i personaggi. Roth è stato spesso rimproverato per la sua scrittura cruda e a volte scurrile, Simenon era controllato ed essenziale. Roth ha scritto di media un titolo l'anno, per Simenon sia va dai cinque/sei dei primi anni ai tre dell'ultimo periodo.
Però un cosa ci ha colpito. Su La Repubblica di oggi abbiamo letto "... So che non riuscirò più a scrivere bene come scrivevo prima. Non ho più la forza di sopportare la frustrazione. Scrivere è una frustrazione, una frustrazione quotidiana, per non parlare dell'umiliazione - spiega Roth - E' come il baseball: due terzi del tempo sabgli... Non ce la faccio più ad immaginare di passare altre giornate in cui scrivi cinque pagine e le butti via. Non ce la faccio più...".
La stanchezza, l'insicurezza di non riuscire più a tenere quel livello... Ci vengono in mente le parole di Simenon che abbiamo pubblicato qualche giorno fa' "... ho cercato sempre di semplificare, di raccogliere le mie impressioni, di sopprimere l'inutile, di eliminare l'aneddoto. Poi poco prima dei miei settant'anni ho avuto l'impressione che non fossi più capace di andare avanti senza danneggiare la mia salute e forse anche il mio equilibrio mentale... A settant'anni ho deciso di non scrivere più romanzi. In fondo per paura. Ho intuito confusamente quale prezzo avrei pagato per le mie opere future. Sapevo che continuare a creare dei personaggi, a sforzarmi a metterli sulla carta, costituiva una sorta di suicidio...(vedi il post relativo).

SIMENON. MAIGRET E IL CASO DEI SALSICCIOTTI A NOVEMBRE

Adolescenza in campagna. Gusto per le cose semplici. E anche in fatto di cibi il commissario Maigret sappiamo che e sue preferenze andavano per i piatti contadini o di origine rurale.
Oggi vogliamo fare un particolare incrocio, tra i gusti del commmissario, il mese di novembre, alcune inchieste scritte da Simenon e il famoso libro dell'altrettanto famoso cuoco francese Robert J. Courtin  Le cahier de recettes de madame Maigret (1974).
E qui, nella sezione dedicata agli Intermezzi lo chef parla di salsicciotti. Già, quelli tradizionali, preparati con il filo e le budella non tagliate. E prende spunto proprio da due inchieste Maigret et le voleur paresseux pubblicato nel novembre el 1961 Maigret et le client du samedi uscito l'anno successivo, sempre a novembre (entrambe edite da Presses de La Cité).
Nel primo caso cita una delle rituali richieste di Maigret su dove mangiare e cosa, durante lo svolgersi dell'inchiesta.
"... - Come si mangia al Petit-Saint Paul?
-...E' la padrona che cucina. Se le piacciono le salsicce non c'è niente di meglio in questa zona..."
Nell'indagine del '62 invece Courtin prende spunto da una scena tra il commissario e la moglie.
"...Egli mangiò il suo arrosto di vitello senza apetito. e sua moglie si domandò perché le dicesse tutto a un tratto: Domani preparerai dei salsicciotti...".
E allora vediamo come sono e soprattutto come si preparano questi salsicciotti che Maigret ama tanto (vengono citati anche in 'Maigret et le Fantome' e in 'Maigret e l'indicateur').
Courtin inizia citando la salsiccia di Troyes che è la più conosciuta, ma passa in rassegna anche altri tipi come ad esempio quelle di Vauvray, di Chantilly sur Loire, Aubagne... In Francia la scelta è ricca. Per cuocerle consiglia di bucare ogni salsiccia con la punta del coltello in una dozzina di punti. A questo punto vanno messe sulla griglia, aumentando pian piano la fiamma  in modo che la pelle diventi appena screpolata e dorata, facendo però atenzione a non bruciarla.
E di contorno? Manco a dirlo Maigret ama le patatine fritte, anche se il raffinato chef preferirebbe abbinare un legume che bilanci il grasso della salsiccia, ad esempio il crescione fatto in purea... un raffinatezza che non siamo sicuri che Maigret avrebbe apprezzato.
Vino semplice per un piatto semplice: del beaujolais.

sabato 17 novembre 2012

SIMENON, MONET. LA CHIAVE DEL SUO "MISTERO": E SE NON AVESSE SMESSO DI SCRIVERE?

Cosa si agitava nella mente di Simenon quando, scriveva in ètat de romans? E perché nel '72 quando stava per iniziare il suo romanzo Victor fu come se tutto si spegnesse. E quella repentina decisione. Non scrivere più. Nemmeno ripensarci, neanche provarci di nuovo. Perchè?
Qualche lume su questi bui e tormentosi quesiti ce li fornisce Simenon stesso in uno dei suoi Dictés (Le petits hommes - 1974 - Presses de La Cité) e più particolarmente in un passo in cui tratta di Monet e del proprio stupore-invidia per un artista che a settantacinque anni, per di più cieco da un occhio, si mise a dipingere Les Nymphéas... "...ammiro certamente Les Nimphéas. Ma lo amo davvero almeno quanto i quadri che l'hanno preceduto? Non sarà il riflesso di una mania, che definirei senile? Non è che le opere di un uomo che aveva brillato di un entusiasmo incontenibile, abbiano lasciato il passo all'opera di un uomo che poco a poco è diventato una sorta di teorico?..."
E qui la riflessione di Simenon sull'opera di Monet diventa autoriflessione e punta su sè stesso l'attenzione.
"...anche io per quasi cinquant'anni ho lavorato per realizzare un linguaggio impressionista, ho lasciato nascere i miei romanzi come se non mi appartenessero. Scaturivano dal mio essere più profondo, ma un essere che io non conoscevo. In altre parole nascevano da mio subconscio...".
Ma l'autoanalisi continua e continua anche questa sorta di parallelo con il pittore.
"...Come Monet ho cercato sempre di semplificare, di raccogliere le mie impressioni, di sopprimere l'inutile, di eliminare l'aneddoto. Poi poco prima dei miei settant'anni ho avuto l'impressione che non fossi più capace di andare avanti senza danneggiare la mia salute e forse anche il mio equilibrio mentale... - Simenon sta entrando nel cuore della decisione più importante della sua vita  - ...guardando Monet e Les Nimphéas ho fatto marcia indietro. A settant'anni ho deciso di non scrivere più romanzi. In fondo per paura. Ho intuito confusamente quale prezzo avrei pagato per le mie opere future. Sapevo che continuare a creare dei personaggi, a sforzarmi a metterli sulla carta, costitiuva una sorta di suicidio..."
Questa paura è un elemento che raramente è  presente nelle tante interpretazioni della sua fine come romanziere. E' un elemento così umano e che ci rende la fragilità di quella che invece veniva considerata una macchina da romanzi, collaudata, inarrestabile e prolifica. E invece...
"... in fondo può darsi che io abbia amato più la vita che la mia opera... Agli inizi ho scritto sei romanzi all'anno, poi quattro, poi tre. Ma siccome erano sempre più complessi, almeno dal mio punto di vista, mi corrrodevano poco a poco..."-
E alla fine di questa riflessone Simenon torna a parlare de Les Nimphéas e a riconsiderare le sue opinioni sul carattere senile dell'opera di Monet  "... probabilmente ho torto, d'altronde Les Nimphéas sono considerate universalmente come il capolavoro di Monet...Se è così, ho sbagliato a smettere. Forse sarei arrivato anch'io al capolavoro supremo....".

venerdì 16 novembre 2012

SIMENON. IN DIRETTA DALLA SUA CAMERA DI LOSANNA



A fine maggio del '75 il giornalista Yves Mourousiparla con Simenon dell'attualità, deil mondo e del suo mondo, i suoi oggetti, i suoi ricordi. L'intervista fu effettuata in occasione di un edizione speciale del giornale  dedicata a Simenon. Il video è come sempre di proprietà del l'I.N.A. (Institut Nationale de l'Audiovisuel) e ha una durata di circa dieci minuti.

giovedì 15 novembre 2012

SIMENON. SCORPIRE O CAPIRE? CRIMINAL MINDS COME MAIGRET?

Capire. Non c'è dubbio. A Maigret, e a Simenon quindi, interessa prima capire. Capire perchè quella certa persona ha compiuto quel delitto. Capire cosa l'ha spinto, cosa c'è sotto o meglio cosa c'é dietro a quell'uomo, quale situazione, quale mentalità, quale ambiente. Capire sì, ma Maigret è pur sempre un commissario di polizia giudiziara della brigata omicidi e deve anche scoprire. Scoprire e acciuffare il colpevole.
Non che questo gli interessi meno. Ma é la fase dell'indagine che viene da sé... quando uno ha capito. Conosce i meccanismi, sa dove mettere le mani, ha introiettato il suo modo di pensare, di agire e di reagire. Il sospettato diventa prevedibile e quindi scoprirlo è più facile. A quel punto, essendosi messo nei suoi panni, il commissario sa quale sarà la prossima mossa e anche catturarlo sarà più semplice.
Ecco il succo dei Maigret. Un poliziesco psicologico come è stato diverse volte definito, dove l'azione è ridotta al minimo indispensabile e dove gli spari e gli inseguimenti si contano in oltre cento, tra romanzi e racconti, sulle dita di una mano o poco più.
Ed è la rivoluzione che Simenon ha compiuto nel romanzo poliziesco degli anni trenta, almeno di quelli più popolari e di maggior successo. Non una mente sopraffina, quasi sovrumana. Nessuna performace fisica fuori del normale. Niente strumenti complicati e procedure scientifiche per scoprire prove e indizi.
Scrive il critico Pierre Assouline riferendosi a Maigret "...meno è professionale e più ci é vicino.Il poliziotto, come il romanziere, si interessano meno al criminale e più all'uomo che si nasconde dietro. La loro empatia è tale che ne fanno sovente un irresponsabile e ci portano a rendere scusabile il suo gesto fatale: invece di perseguire per 250 pagine un assassino fantasma, si scopre progressivamente il criminale e si viene portati pian piano ad ammettere la necessità psicologica del proprio gesto...".
Capirete quanto fosse poco digeribile, e forse anche poco comprensibile, ad un editore come Fayard (che inizialmente non voleva pubblicarlo) un'impostazione di questo tipo del genere poliziesco, con un protagonista quasi banale, ma con una costruzione complessa e articolata come questa, rispetto alle muscolose e eroiche gesta degli altri protagonisti dei polizieschi dell'epoca.
E poi questa metodica d'indagine a noi sembra moderna, molto moderna. Vicina ad esempio a quelle delle fiction televisive più raffinate. Prendete ad esempio Criminal Minds. Quanto le tecniche della famosa Unità di Analisi Comportamentale e dei loro profiler, a cominciare da Aaron "Hotch" Hotchner, somigliano a quelle di Maigret? E le conclusioni? Quanto sono davvero responsabili i serial killer più brutali che alla fine vengono catturati, proprio per essersi messi nella loro pelle e nella loro mente? 

mercoledì 14 novembre 2012

SIMENON. ADDIO AL "MOSTRO " DI EPALINGES?

                                       Foto by Le amis de Georges Simenon

Non che fosse una bellezza. Forse pratica per le personali esigenze di Simenon che se l'era fatta costruire su dei suoi disegni e affinchè fosse il massimo della funzionaità per sé e per la sua famiglia. Ma che non era un capolavoro di architettura non solo l'avevano dicharato molti professionisti del campo, ma l'avevano notato anche i suoi visitatori (che pure ne rimanevano impressionati) e coloro che passavano lì davanti.
Stiamo parlando della famosa villa di Epalinges finita di costruire alla fine del 1963 e dove lo scrittore visse fino al 1972.
Nemmeno dieci anni per l'unica casa che in tutta la vita si era fatto costruire. Addirittura dieci anni, per uno come lui che, fino ad allora, aveva cambiato in media un'abitazione ogni due anni.
La notizia è che sarà abbattuta. O per lo meno queste sono i progetti di chi ha acquistato, fin dal 2008 la villa, da tempo disabitata e poi occupata dai quelli che gli svizzeri chiamano gli splatter. L'acquirente è un italiano, l'uomo d'affari Luigi D'Amato che l'ha acquistata con il progetto di tirar su una serie di costruzioni a scopo abitativo. Un affare di 30 milioni di euro, escluso l'acquisto della villa e del terreno, e una sostanziale accettazione della popolazione e dell'aministrazione locale.
Alla notizia hanno dato un certo risalto le agenzie di stampa e la tv francesi, i quotidiani svizzeri e ovviamente internet, dove ha fatto subito il giro.
Quello che qui ci interessa non è tanto il fatto in sè. Certo quel decennio fisso sempre nella stessa casa fu un record per il romanziere, anche se a questa permanenza fece riscontro una  sorta di disgregazione della famiglia Simenon. Sono infatti gli anni in cui il distacco con la seconda moglie Denyse fu definitivo. Poi anche i figli, diventando grandi se andarono a vivere per lo più a Parigi o a studiare all'estero. Alla fine, se non fosse per Teresa, entrata  in casa Simenon come femme de chambre (consigliata dalla moglie di Arnoldo Mondadori) e diventata nel frattempo la sua compagna fino alla sua morte, sarebbe stato davvero solo. Ma comunque si senti ugualemnte talmente solo che decise, nel 1972, di metterla in vendita e trasferirsi in un appartamento all'ottavo piano di un condominio a Losanna. Anche da un punto di vista letterario gli anni passati a Epalinges significarono sedici Maigret e altrettanti romans-durs (ritmo blando per Simenon: poco più di tre titoli l'anno, ma é ormai nella decina tra i sessanta e i settanta), è anche il luogo dove si consumò il suo addio alla scrittura, dopo il blocco avuto con il romanzo mai nato, Victor
Insomma Epalinges non è certo una residenza dai gran bei ricordi, ma certo per gli appassionati simenoniani, benché criticabile nell'estetica, si trattava di un simbolo. Noi (che le abbiamo viste tutte e due) preferiamo ricordare Simenon nella sua ultima abitazione, in quella piccola "casa rosa" come la chiamava lui, quella al numero 12 di rue de Figuiers, con quel piccolo giardino e quel bellissimo cedro del libano che, con la sua maestosa chioma, sembrava voler proteggere lo scrittore quando si sedeva lì all'aperto.
E poi la casa di Simenon è ormai nelle milioni di case dove abitano milioni di lettori dei suoi libri, sparsi in tutto il mondo, che li conservano gelosamente e continuano tutt'oggi a leggerli e rileggerli.
Vedi Simenon. La villa bunker di Epalinges

martedì 13 novembre 2012

SIMENON A NOVEMBRE

Non è solamente uno dei suoi romanzi, Novembre (1969 - Presses de La Cité), ma costituisce una delle sue produzioni letterarie che rappresenta l'eccezione che conferma la regola. Lo spiega benissimo Simenon.
"... Novembre è uno dei rari romananzi che ho ripreso a scrivere dopo aver gettato il primo capitolo. Ho scritto il capitolo iniziale, ho sentito che non funzionava, che non sarei andato da nessuna parte, mi sono fermato. L'ho gettato nel cestino della carta. L'ho fatto in piccoli pezzi....".
Per una fuoriserie della scrittura come Simenon, bloccarsi al primo capitolo è davvero inusuale. Tutta la consueta preparazione, l'état de roman, le sue ore programmate, gli appunti sulle buste gialle... Niente. Verrebbe da dire: anche Simenon è un uomo e non può ogni volta fare centro, anzi così é più umano, addrittura più simpatico, meno superuomo delle letteratura...
E, a sentire quello che confida il romanziere in merito a questo episodio a De Fallois e Sigaux, l'anno successivo, viene quasi da compatirlo.
"... mi spuntarono due o tre grosse lacrime perché dicevo tra me e me ' E' definitivo, non sarò più capace di nulla'. E' assolutamente vero. Mi sono messo a cercare un altro soggetto. Avevo bisogno di scrivere, ma non trovavo nulla. Allora mi sono detto: e se invece di scrivere in terza persona vedendo il tutto dalla parte dei personaggi, a scrivere in prima persona fosse la ragazza, andrà tutto meglio. In effetti il romanzo andò avanti da solo. Come vedete a volte è soltanto una questione di tecnica...".
Simenon si conferma ancora un volta l'dentificazione con il protagonista, questo scrivere in prima persona cos'è se non mettersi quanto più possibile nella pelle dell'altro?  E' la storia di una famiglia povera e cupa, con un sfondo di vite grigie, di questioni di sesso tra padre e fliglio, della sparizione di una persona e di una ragazza protagonista che porta dentro di sé un terribile segreto, che le costerà la rinuncia alla sua vita, annullandosi nel tentaivo di salvare la famiglia.
Il dramma non può evidentemnte essere raccontato, ma va sottolineata la preponderanza delle figure femminili, ognuna delle quali segue un destino diverso: chi muore, chi rinuncia a tutto, chi si macchia di orrende colpe che la perseguiteranno per tutta la vita. Ancora una volta il maledetto destino si accanisce su gente povera, stronca delle vite che potrebbero riscattarsi e che, chi in un modo chi in un altro, tutti "passano la linea"... seguendo fino alle estreme conseguenze il proprio destino. 
Ancora una volta è la bravura di Simenon che ci fa entrare nella vita di tutti i giorni dei componenti di questo nucleo familiare che, pur vivendo letteralmente gomito a gomito, sanno poco o nulla dei loro familiari, tutti cercano di evadere da quella situazione, ma quando qualcuno sta per riuscirci, c'è un maledetto impiccio che lo riporta a fondo. E questa non è un'indagine del comissario simenoniano, non c'è nessun Maigret che possa in qualche modo "aggiustare i destini".   

lunedì 12 novembre 2012

SIMENON E QUANTI SCRITTORI... SIMENONIANI?

Qualche tempo fa in un blog ci siamo imbattutti nelle esternazioni di un certo Ulmo in merito alla sue opinioni su Georges Simenon. "Sono un appassionato di gialli e polizieschi da sempre - scrive Ulmo -  Adoro Agatha Christie, Andrea Camilleri, Arthur Conan Doyle, John Connolly, John Grisham e altri... ma detesto profondamente lo stile di Simenon (che trovo tremendamente piatto e noioso) e la sua "creatura", il commissario Maigret (probabilmente la persona che più odierei se mi ci dovessi imbattere)... Insomma quest'Ulmo aveva (e probabilemente le avrà ancora) molto chiare le sue idee su Simenon. Evidentemente non possiamo essere d'accordo con lui, ma rispettiamo la sua opinione, anche se è universalmente ormai riconosciuto che la statura letteraria di Simenon è ben più elelvata degli scrittori che vengono citati.
Ma i gusti, si sa, sono gusti e non possono essere criticati.
Anche perchè d'altra parte c'è la critica che evidenzia come nei personaggi di vari autori sia rintracciabile una certa influenza e/o somiglianza con lo stile, con i personaggi e il tipo di storie di Simenon. Oppure sono gli autori stessi a rivendicare il loro debito, come scrittori, nei confronti di Simenon. Si spingono a volte aldilà della semplice ammirazione e, in modo più o meno dichiarato, rivendicano a vario titolo una vena simenoniana. E cominciano a non essere pochi e, a volte a nostro avviso, raramente a proposito. Così siamo andati a vedere quello che negli ultimi tempi (e non solo) è stato scritto o dichiarato in tal senso. Qui di seguito, citiamo solo qualcuno tra i vari esempi che si potrebbero elencare, alcuni tratti da articoli, altri da dichiarazioni.
  
Corriere della Sera -  A proposito di Roberto Costantini e del suo libro Alle Radici del Male (9 novembre - Francesca Visentin) si legge "... grandi passioni e conflitti, i protagonisti sono tratteggiati con dettagli anche introspettivi e psicologici, un po’ come nei libri di Simenon, dice lo scrittore..."

La Repubblica -  Giancaro De Cataldo scrivendo del romanzo Ischia di Gianni Mura, cita il protagonista Jules René Magrite "... all'eroe di Simenon lo accostano la mole massiccia, i baffi (che però qui a un certo punto subiranno una sorta di sacrificio rituale), una certa scontrosa e riflessiva bonomia che ne fa una riuscita sintesi fra il duro Jean Gabin e il più rassicurante Gino Cervi..."

Ansa - Presentando La preda di Irene Nemirovsky in una nota (Paolo Pietroni - 8 novembre) ricorda che i protagonisti "... vivono giornate senza speranza e coltivano ambizioni sbagliate senza sentimenti e con visioni utilitaristiche, sino a un finale di fallimento e miseria morale, anche i personaggi di certi romanzi della Nemirovsky stessa (e a questo proposito, per spiegarsi, qualcuno fa il nome di Simenon)...".

Contrepoints - Xavier Vic, commentando "14" di Jean Echenoz, dice tra l'altro  "...E' bella questa scena che apre il libro, su questa Vandea nel mese di agosto, questa Francia semplice e provinciale: questi giri in bicicletta, questo personaggio uscito da un romanzo di Simenon..."  ,

Oregon Live - Barabara Tom, recensendo il romanzo The Twenty-Year Death di Ariel S. Winter, sottolinea come la storia "... imbocca lo spirito di Georges Simenon, l'autore belga della serie francese del commissario Maigret..."

Tutti i colori del giallo - Dall'intervista di Luca Crovi a John Banville:
 L.C. - Molti l’hanno definita il Simenon d’Irlanda? Trova calzante questa definizione e quanto si sente affine allo scrittore belga?
J.B. - Sono stato definito il Simenon di Irlanda? Ne sono lusingato. Ma non potrei mai raggiungere l’economia e l’immediatezza del suo stile, che sono le grandi doti di Simenon come scrittore. È in grado di impostare un’intera scena nello spazio di un paio di righe, che è un dono magico e il segno del suo genio. Mi sento vicino a lui come temperamento, intendo artisticamente. Egli è estremamente realistico, lucido, spassionato e disincantato, qualità a cui aspiro nei miei libri noir...

Sherlock Magazine - Pietro de Palma ci parla di Stanislas André Steeman. "... Chi si ricorda oggigiorno di Stanislas André Steeman? Pochi. Eppure un tempo fu assai famoso e, nel corso degli anni, in Italia sono stati pubblicati parecchi suoi romanzi. Fu paragonato addirittura a Simenon, di cui condivideva l’origine vallone, e chiamato il Simenon belga...".
 
Corriere della Sera - Antonio Troiano scrivendo di Renato Olivieri - "...E i personaggi che popolano le pagine di Olivieri Ambrosio vengono da un mondo di uomini soli, emarginati e sconfitti.
"Ho sempre letto i grandi scrittori di gialli, ma il mio vero maestro - precisa Olivieri - é stato Georges Simenon. L' ho amato e lo amo moltissimo, e devo dire che pochi sono in grado di raccontare le cose come lui sa fare. Confesso che quando Simenon dice "sta piovendo", a me viene da prendere l' ombrello. Di Simenon amo la straordinaria capacita' di raccontare, di trasmettere sensazioni, odori, emozioni. E' un maestro insuperabile...".

E ancora...

Gianrico Carofiglio, magistrato e fortunato artefice del legal thriller all’italiana con i romanzi, editi da Sellerio, che hanno per protagonista l’avvocato Guido Guerrieri, ha dichiarato il proprio debito nei confronti, soprattutto, della scrittura di Simenon e dei romanzi che non hanno Maigret come protagonista.

Andrea Camilleri ha tra l'altro affermato: ...oltretutto a Maigret devo anche la mia tecnica di scrittore, che è la stessa di Simenon...".

Henning Mankell, autore della serie dell'ispettore Kurt Wallander,  è stato considerato a livello internazionale l'erede di Simenon per la maestria che mostra nel restituire le atmosfere della provincia svedese.

domenica 11 novembre 2012

SIMENON. RUE PIGALLE, PRIMO SE TASCABILE

Rue Pigalle avanza e conquista la prima posizione nelle classifiche di TuttoLibri de La Stampa (Nielsen Bookscan 10/11/12) e de La Repubblica Cult (Eurisko 11/11/12) nelle rispettive sezioni Tascabili. ma si affaccia anche nella classifica Narrativa Straniera de La Lettura del Corriere della Sera (Nielesen Bookscan 11/11/12) dove lo ritroviamo alla nona posizione.
Per quanto riguarda la vendita su internet, IBS lo segnala al 17° tra i 100 più venduti. Niente da dire sul versante ebook, dal momento che questo titolo è per ora disponibile solo in versione cartacea.
Per chi non l'avesse notato, proprio in versione ebook, sono disponibili invece le inchieste del commissario Maigret dal n° 36 al 40 (Maigret e l'affittacamere - L'amica della signora Maigret - Maigret e la Stangona - Maigret, Lognon e i gangster - La rivoltella di Maigret) al prezzo di 19,99 euro.

sabato 10 novembre 2012

SIMENON: OPERE E DOCUMENTI... TUTTI INSIEME

Nei primi di novembre del 1977, grazie alla donazione di Simenon dei suoi manoscritti e dei suoi archivi, e all'ospitalità e all'organizzazione dell'Università di Liegi, voluta dal professor Louis Piron, nasce presso la biblioteca il Fonds Georges Simenon. E' una tappa fondamentale per la costruzione di una docmentazione sull'opera dello scrittore, un primo punto di riferimento per ricercatori, studiosi e critici, e dove inizia un'importante opera di conservazione e catalogazione non solo degli scritti del romanziere, ma anche di tutto le opere a lui dedicate.
Ne fà direttamente cenno, lo stesso Simenon in uno dei suoi Dictés, A l'abri de notre arbre ( Presses de La Cité -1977). "...ho ricevuto una lettera da Liegi che mi ha riempito di gioia, lo ammetto. Era un po' che mi domandavo che cose ne sarebbe stato dei miei manoscritti, dei nastri registrati, delle mie interviste alla radio e alla televisione, etc... La soluzione infine è arrivata. Certo esiste un 'Fonds Simenon' alla biblioteca di Leningrado, ma si tratta di uno solo dei miei manoscritti originali. Tutti gli altri andranno all'Università di Liegi che sta creando, in accordo con il rettore e varie personalità, un 'Centro Studi Georges Simenon'...conterrà tutti i documenti che mi riguardano e non correrò così il rischio di vedere un giorno i miei manoscritti venduti ad un asta pubblica...".
Già, dopo tanto scrivere, per circa cinquant'anni, era comprensibile che tutta quella mole di documenti trovassero una collocazione, per così dire, istituzionale (oggi curata da
"...non è un mero orgoglio personale che mi anima. E' la soddisfazione di sapere che tutto il lavoro.... si ritroverà a disposizione di coloro che sono interessati, nella mia città natale...".
Questa opera oggi è continuata dal figlio John che, come abbiamo già illustrato il 14 aprile in Simenon. Dove andranno a finire i suoi diritti, sta cercando da una parte di riunire tutti i diritti letterari, cinematografici, televisivi e di altro tipo in una società unica che avrà sede proprio a Liegi e dall'altra sta cercando di realizzare un museo permanente a Liegi dedicato alla figura del padre (v. Simenon. 2015, un museo permanente a Liegi), oltre ad aver messo on-line il primo sito ufficiale di Georges Simenon.

giovedì 8 novembre 2012

SIMENON: SOSTIENE TIGY...

"... adesso si tratta di far accettare a Fayard, la sua idea della collezione poliziesca Maigret, di cui propone la presentazione, la copertina e il prezzo di sei franchi."
E' Tigy, la prima moglie di Georges che racconta il retroscena della nascità editoriale del personaggio Maigret e lo fa con uno stile più stringato e asciutto di quello del marito. Quasi telegrafico. Lo troviamo nel libro Souvenirs curato per Gallimard dalla nipote Diane (figlia di Marc) che ha raccolto e ordinato anno per anno diari, riflessioni, ricordi.
Siamo nel 1930 ".... Fayard ha firmato il contratto, ma prevede un fallimento. Il fatto è che Georges ha preso degli acconti non da poco su dei romanzi popolari. Adesso Fayard vuole quelle copie da vendere per rientrare del denaro sborsato..."
Simenon era di avviso contrario e avrebbe vouluto saldare il debito con le rendite di Maigret. Ma forse perché non credeva che da quel commissario sarebbero arrivati dei guadagni e forse perchè era indisipettito per aver infine ceduto alla proposta di Simenon per quello strapalato detective, che sarebbe dovuto uscire addirittura una volta al mese... Insomma pretese dallo scrittore che portasse a termine il numero di romanzi popolari pattuiti. La cifra di cui si discute non sono  proprio bruscolini, si tratta di 30.000 euro. Il ragionamenento di Simenon è che un capitolo di Maigret sarebbe costato molto più di ventimila righe di un romanzo popolare e il rimborso per Fayrad sarebbe stato più rapido. Ma l'editore da quella parte non ci sentiva, non voleva pasticci: prima chiudere il conto con i popolari e poi aprire il capitolo Maigret.
Simenon era furioso.
"... partiamo per Concarneau. Villa Le Roches Blanches - è ancora Tiy che ricorda -  Venti pagine dattilografate al giorno é un record. Ma Georges se l'é legata a un dito..."
E' un lavoro massacrante quello cui si sottopone lo scrittore. Altre fonti parlano sempre del suo ritiro a Concarneau, ma sarebbe stata non una villa, ma una baracca nella vicina Finistère, dove avrebbe scritto durante i tre mesi di permanenza non venti, ma addirittura ottanta pagine ad una media di undici ore al giorno.
Di quel periodo Simenon racconta che comunque "... Maigret viveva in me e lo vedevo come un personaggio in carne ed ossa, conoscevo il suono  della sua voce...la sua fgura fino alla punte della scarpe.Mentre io scrivevo furiosamente, lui era lì che fumava la sua pipa aspettando. Avevamo fiducia tutti e due..."
Conclude Tigy descrivendo la festa del lancio.
"...una grande festa alla Boule Blache, una boite notturna a Montparnasse: Le Bal Antropométrique. Sala decorata da Paul Colin, Don e Vertès. La Parigi che conta è invitata tutta. E' un successo. All'entrata ciascuno deve compilare una vera scheda antropometrica. Damia (una star dell'epoca) firma con le sue labbra rosse. Georges Sim, che ha ripreso il suo nome di Simenon, scrive dediche a tutto spiano. Molti articoli sui giornali...".

mercoledì 7 novembre 2012

SIMENON... AVREBBE VOTATO OBAMA?


Oggi era d'obbligo. Le agenzie di stampa americane stanotte hanno battutto la notizia che ormai Obama ha vinto le elezioni per il suo secondo mandato. Ovviamente come tutte le elezioni, ha creato dei felici e degli scontenti anche se il momento mondiale poco felice (per usare un eufemismo) sta invece creando ovunque molto scontento.
Obama sarà felice di aver riconfermato il suo mandato, ma si ritrova per le mani la patata bollente della crisi economica e sociale per i prossimi quattro anni che rischiano di essere quelli più difficili.
Questo fatto si aggacia un po' anche alla vita di Simenon che visse ben dieci anni in Usa, anche se sappiamo che non prese mai la cittadinanza statunitense (arrivò ad essere un "residente permanente") e quindi non votò mai. Quando arrivò lui nel '45 erano appena sei mesi che si era insediato il democratico Henry Truman, che passò alla storia per il primo drammatico bombardamento nucleare a Hiroshima e Nagasaki, per l'inizio della guerra fredda con l'Urss, ma anche per il piano Marshall, notevoli aiuti all'Europa per contribuire a risollaversi dalle macerie del conflitto. Nel '53, mentre Simenon era a Shadow Rock Farm, la sua fattoria vicino Lakeville (Connecticut) aveva da poco terminato la stesura di un'inchiesta del suo commissario, Maigret a peur, fu eletto un presidente repubblicano  detto "Ike", che pure continuò il New Deal intrapreso dal predecessore democratico di Truman, Roosvelt, per superare la crisi economica dei primi anni '30. L'elezione precedette di poco la nascita del suo terzo figlio, l'unica femmina, Marie-Jo, molto affezionata al padre, ma che morirà suicida a Parigi a solo venticinque anni.
Simenon tornò definitivamente in Europa nel marzo del '55 e quindi visse solo i primi due anni di presidenza Eisenhower e fu testimone del periodo del maccartismo con la caccia ai comunisti d'America, ai loro sostenitori e simpatizzanti. Questo è il razzismo erano due elementi della libera e democratica America, che lo vedevano nettamente contrario, come era stato decisamente contro le prove delle bombe atomiche nelle isole del Pacifico che Truman aveva incoraggiato.
Quella del titolo è decisamente un domanda provocatoria. Intanto crediamo che Simenon non avrebbe votato. Questo però non significa che non avesse delle sue convinzioni, non tanto in stretto senso elettorale, ma in termini politici più ampi. Ovviamente siamo quasi a sett'anni da quel periodo e l'America di oggi non è quella di ieri, i democratici e i repubblicani non sono obiettivamente comparabili a quelli dell'epoca.
Certo la storia molto americana del self-made man, addirittura di colore, che diventa presidente (anche sfrondato da tutti i luoghi comuni e le semplificazioni del caso) anche simbolo del superamento di quel razzismo, cosi radicato nella mentalità americana (anche se le radici non sono state ancora estirpate del tutto), molto probabilmente sarebbe piaciuta a Simenon. E anche quel programma di Obama che si occupa più dell'uomo comune e dei suoi problemi di salute, che non dei banchieri, avrebbe trovato il romanziere più che d'accordo.
Da qui però a concludere che avrebbe votato Obama ce ne corre e molto. Ma certo alcune affinità culturali e convinzioni sociali, avrebbero potuto far pendere l'ago della bilancia più per Obama che non per Romney. Ma questo nel suo intimo, senza certo andare a sostenere in giro la causain cui credeva e tanto meno (se ne avesse avuto diritto), ad andare ad infilare la scheda nell'urna del candidato democratco. Magari sarebbe rimasto a casa a guardare i risultate in televisione e, in cuor suo, avrebbe gioito per l'elezione del meno lontano dalle sue convinzioni (anche perchè lo sfidante è un ricco e milionario e Simenon, anche se molto ricco anche lui, non aveva affatto simpatia per quel tipo di gente).

martedì 6 novembre 2012

SIMENON CELEBRATO AL "THE REMAKES MARKET" DI LOS ANGELES

L'edizione  2012 aprirà i battenti a Los Angeles giovedì prossimo. Si tratta del The Remakes Market, la manifestazione dedicata al commercio dei diritti per l'adattamento, a livello internazionale, di opere, classiche e moderne, per il cinema, per la televisioneper la letteraturaper la graphic novel, ma anche per i testi giornalistici e i documentari.
All'avvenimento ha dedicato spazio anche l'ultimo numero del settimanale Variety che riporta come, nell'edizone di quest'anno (8-9 novembre), sarà celebrata la figura di Georges Simenon, dai cui romanzi, come ormai saprete, sono state tratte oltre 60 opere cinematografiche.
"La maggior parte dei personaggi di mio padre costituiscono un elemento molto adatto per il cinema - ha dichiarato il figlio John Simenon, che si occupa di diritti del padre romaziere.L'omaggio a Simenon sarà promosso, nell'
Hotel "W" a Hollywood, da Basic Lead, il gruppo di comunicazione che organizza The Remakes Market e dall'Ile de France Film Commission, che mira ad attirare i registi statunitensi in Fancia per le prossime produzioni e in particolare a Parigi, set ideale per eventuali adattamenti dei romanzi di Simenon.Il direttore esecutivo della Ile de France Film Commission, Olivier René Veillon, ha commentato "Parigi non è solo la cornice, ma il personaggio più misterioso dei romanzi di Simenon".
Il tributo a Simenon non poteva cadere in un momento più propiziovisto che
il fondatore del festival, Patrick  Jucaud, ha comunicato che la casa editrice Penguin alla fine dell'anno pubblicherà i romanzi delle inchieste di Maigret, tradotte in inglese per il mercato degli Stati Uniti.
Insomma dopo la Spagna quindi anche negli Stati Uniti riparte la pubblicazione della serie di Maigret che conferma ancora, e in ogni parte del mondo, la sua sorprendente attualità. 
Questa ripresa della visibilità di Simenon, dei suoi romanzi, delle sue riduzioni cinematografiche e televisive anche sul mercato statunitense è di una particolare rilevanza, specialmente perchè questo svolge una funzione di traino che esercita poi sugli altri paesi. E al The Remakes Market gli operatori di imprese mediatiche arriverano da varie parti del mondo. Una platea che si ritroverà a celebrare un autore come Simenon e un personaggio come Maigret che ormai da quasi un secolo stimolano la curiosità, l'interesse e la passione di tanta gente in tutto il mondo.

lunedì 5 novembre 2012

SIMENON RACCONTATO PER SCHEMI E GRAFICI

Gli angoli di osservazione dell'uomo per Simenon erano tantissimi. Qui vogliamo però limitarci a due sole, che partono da sue definizioni.
L'uomo orizzontale  "... è come dire l'uomo in tutto il mondo...".
L'uomo verticale "...sta a simbolizzare i diversi strati sociali... ".
Bene queste due definizioni, uscite nel 1982 da un'intervista con Maurice Piron  e Robert Sacré, sono una specie di piano cartesiano con tanto di ascisse e ordinate.
Incrociando l'orizzontale con il verticale si potrebbe addirittura creare una mappa infografica (ci mettiamo anche a copiare quelle che pubblica settimanalmente l'inserto "La Lettura" del "Corriere della Sera"...!) che racchiuda un po' tutto l'universo simenoniano. E così, pian piano ci è venuta l'dea di tentare una sfida in un campo assolutamente nuovo per noi, ma che a nostro avviso, nelle sue versioni professionali (non certo in quella che, quasi per divertimento, vi sottoponiamo) potrebbe essere un modo futuro per descrivere e informare su argomenti vasti e complessi, offrendo visuali panoramiche e dettagli importanti attraverso grafici, schemi, diagrammi, etc...Speriamo che l'esperimento non sia un crash e confidiamo nella vostra comprensione.


Cliccare una sola volta sul grafico per ottenere una versione ingrandita.

domenica 4 novembre 2012

SIMENON "RACCONTA" MAIGRET

Prima o tra le prime presentazioni. E' uscita ieri sulle pagine di TuttoLibri de La Stampa, a firma Bruno Quaranta.
Si tratta della prima raccolta di quei racconti che Georges Simenon scrisse a partire dai primi anni trenta e che si affiancavano ai romanzi delle inchieste del commissario Maigret.
Adesso inizia a riproporceli Adelphi che ha ormai pubblicato tutti i romanzi del celebre commissario e li propone al pubblico di appassionati che, come abbiamo già detto ieri, gli ha garantito anche questa volta un bell'esordio nelle classifiche.
Bruno Quaranta sottolinea nelle righe di presentazione di come, per questa prima raccolta, la solita fotografia d'autore e d'atmosfera sulla copertina gialla sia stata sostituita da un disegno.
Si tratta infatti di un particolare di una locandina di uno dei tanti film tratti dai romanzi di Simenon, Maigret dirige l'enquete (diretto da Stanley Cordier e uscito nel 1956).
Il quotidiano torinese ha sempre un occhio attento e sensibile alle opere di Georges Simenon ed è spesso un passo avanti agli altri nelle presentazioni e nella segnalazioni delle sue novità.
Chi l'avesse perso, dovrà attendere qualche giorno e poi protrà ritrovarlo anche sul web. Seguite la nostra rassegna stampa, perché ovviamente lo segnaleremo tempestivamente.

sabato 3 novembre 2012

SIMENON. MAIGRET RISPUNTA NELLE CLASSIFICHE... AL SECONDO POSTO


Nemmeno due settimane. In alcune zone d'Italia forse meno. Da tanto è apparso nelle librerie Rue Pigalle e altri racconti, il primo volume delle inchieste del commissario Maigret che non sia un romanzo. Adelphi ha infatti esaturito la pubblicazione di tutti i romanzi con Maigret e il signor Charles prima dell'estate ed ora va avanti mettendo insieme i racconti (nove per la precisione in questa prima raccolta- vedi Maigret continua Pigalle con i racconti e Ancora sul nuovo Maigret Rue Pigalle) scritti diverse volte da Simenon per dei giornali e poi spesso ripubblicati in un volume.
Pochi giorni dunque ed eccolo spuntare nella cassifica di Nielsen Bookscan elaborata per il TuttoLibri abbinato al quotidiano La Stampa di oggi. L'esordio in classifica avviene nella sezione Tascabili (prezzo 10 euro) piazzandosi al secondo posto.
Un partenza a razzo quindi, come d'altronde Maigret ci ha abituato. Gli appassionati, a digiuno da giugno, appena la notizia si é saputa sono evidentemente corsi in libreria e questo è il risutato. Queste nostre note rischiano di essere monotone, sempre a raccontare di classifiche lunsinghiere  e sempre facendo notare che (anche in questo caso) si tratta di racconti scritti negli anni '30 /'40, cioè quasi ottant'anni fa'. E come al solito ci ritroviamo a commentare: quanti scrittori possono vantare una longevità letteraria di questo tipo abbinata per di più ad un successo commerciale che si ripete ad ogni uscita?

AGGIORNAMENTO AL 04/11/2012
Sulla stampa domenicale (4 novembre) abbiamo una conferma del bell'esordio di Rue Pigalle e altri racconti. Infatti sull'inserto La Lettura del Corriere della Sera  lo troviamo al 9° posto della Narrativa straniera. Invece sulla classifica sempre pubblicata da La Repubblica lo traviamo piazzato al secondo posto della sezione Tascabili.

giovedì 1 novembre 2012

SIMENON, UN RICCO SPENDACCIONE PER... NON ESSERE RICCO

Siamo nel 1931. L'era Maigret è appena iniziata, come pure quella della trasposizione delle sue storie sul grande schermo. Simenon continua a pubblicare ancora dei romanzi popolari, articoli per i quotidiani, racconti per i settimanali. Scrive tanto e guadagna tanto. In quell'anno, ad appena 28 anni, a dar fede alle cifre che giravano, lo scrittore avrebbe guadagnato circa 300.000 franchi. A sentire invece le sue dichiarazioni ai giornali, i suoi guadagni sarebbero stati addirittura il doppio.
Tre o seicentomila franchi fà certo la differenza, ma si tratta comunque di cifre decisamente ragguardevoli per chi, appena nove anni prima, era uno sconosciuto, arrivato a Parigi senza un soldo e solo con tante speranze.
D'altronde non si può dire che in quegli anni sia stato con le mani in mano. Sentiamo quello che dice lui stesso in proposito "... ho 28 anni. Fino all'anno scorso ho fatto un mestiere assai strano, nel senso che ho 'fabbricato' (é il termine letteralmente usato da Simenon) romanzi alla media di uno ogni tre giorni. Ovviamante si trattava di romanzi popolari, romanzi d'amore, d'avventura, racconti di tutti i tipi, pubblicati con una quindicina di pseudonimi differenti...".
Già, ovviamente era letteratura popolare, ma siamo comunque nell'ambito di una situazione più unica che rara. Era inevitabile che si parlasse già del fenomeno Simenon, dove il termine fenomeno non aveva sempre un'accezione positiva.
"... non ho fatto tutto questo per piacere. Non l'ho fatto nemmeno per necessità, volevo soltanto, prima di mettermi a scrivere più seriamente - spiega Simenon - guadagnare abbastanza per girare e conoscere il mondo in condizioni soddisfacenti...".
Insomma il denaro al servizio della sua priorità assoluta: la scrittura. Però va ricordato che già in questo periodo il suo trend di vita era già molto alto e dispendioso. Le cifre prima citate quindi non sono affatto improbabili. D'altronde il rapporto di Simenon con il denaro é sempre stato vario.
"... fin da quando ho iniziato ho voluto guadagnare denaro per liberarmi di certe inquietudini e soprattutto per non doverlo contare. Comprare senza sapere il prezzo. Vivere senza sapere quanto costa la vita. Era, già da bambino, il mio sogno, in una famiglia in cui invece lo si contava sempre dalla mattina alla sera...". In un primo tempo quindi lauti guadagni come antidoto a quella paura di tornare povero, quella sorta di sindrome del clochard che, per motivi diversi, ritroveremo poi nei suoi romanzi.
"... dicevo sempre che il denaro non é altro che l'uomo in conserva, perchè quel denaro rappresenta soprattutto tante ore di lavoro.. dei giorni, dei mesi di vite umane. E si dovrebbe rinchiudere in una cassaforte tutto questo che in fondo rappresenta la vita... Questo mi avrebbe fatto orrore. Al punto tale che spesso mi é successo di fare degli acquisti folli per ritrovarmi senza soldi ed essere costretto a lavorare. Mi fa orrore il sistema capitalistco. Credo sia odioso che il denaro frutti altro denaro...".
Simenon quindi anche anti-capitalista, ma ricco. La verità é che con tutta la sua attività, il suo talento e i suoi successi, tra vendite dei libri, cessioni di diritti al cinema, percentuali sulle traduzioni in tutto il mondo, c'era fiume di soldi prendeva la direzione di casa Simenon con una facilità impressionante.
Ma come abbiamo sentito, come facilmente entrava, altrettanto facilmente usciva.

mercoledì 31 ottobre 2012

SIMENON, QUANDO SCESE DAL TRENO E QUANDO DALLA NAVE

Viaggi ne ha fatti tanti. E altrettanti sono gli arrivi che si potrebbero raccontare nella vita di Simenon. Qui però vogliamo mettere a confronto due arrivi particolari che ebbero un certo significato sia per la sua vita che per la sua letteratura.
Il primo arrivo che vi proponiamo è quello avvenuto nel dicembre del '22 alla Gare du Nord di Parigi, sceso dal treno che arrivava da Liegi.
Il secondo avviene 23 anni dopo e si tratta dello sbarco al porto di New York, da un cargo svedese della Cunard Lines, in arrivo da Londra.
Quando scese dal treno a 19 anni, Simenon era solo, senza un soldo, in una città sconosciuta e con un futuro che si presentava da una parte come il coronamento di un suo sogno, dall'altra come una montagna da scalare con grandi difficoltà e nessuna certezza di arrivare in vetta.
Sulla banchina del porto newyorkese troviamo invece un Simenon ultraquarantenne, ricco, con una moglie, Tigy, e un figlio di sei anni, Marc, in una città che già aveva già avuto modo di conoscere. E' ormai un autore affermato e tradotto nel mondo sia come creatore del commissario Maigret, che come romanziere. E' scappato dalla Francia per sfuggire all'accusa di collaborazionismo, ma ha scelto di rifugiarsi negli States anche perchè é convinto che siano proprio gli americani i migliori e più moderni romanzieri di quel secolo e misurarsi sul loro campo lo stimola particolarmente.
Quando ci arrivò, Parigi era allora l'indiscussa capitale mondiale dell'arte e della cultura, che attirava da tutto il mondo aspiranti intellettuali di ogni tipo, come mosche. Se pensavi di aver qualche talento e avevi l'ambizione di arrivare ad un certo traguardo, quello era il posto giusto per provarci.
Quando sbarcò in America invece era da poco terminata la seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti erano i vincitori e ormai incontestabilmente la maggiore potenza mondiale e non solo da un punto di vista militare. L'America è all'epoca un simbolo di libertà, dove si coltiva ancora il sogno del self-made man, ma un paese che si appresta a diventare presto un fermento di nuove forme di espressioni, anche sperimentali, nell'arte e nella cultura.
Lo stato d'animo entusiasta del poco più che adolescente Simenon viene spento dall'accoglienza fredda e inospitale della Gare du Nord. Quella città a lungo sognata rivela il suo volto più insensibile e indifferente, che fà subito intuire al giovanissimo Georges che la strada sarà difficile e niente affatto breve. Ma la sua caparbietà e la sua determinazione gli permettono di non spaventarsi e di tirar fuori la grinta e la forza che gli serviranno per superare i primi difficili momenti.
Arrivato a New York, Simenon si sente finalmente liberato da quell'incubo che lo ha perseguitato nell'ultimo anno e si trasferisce subito nel Canada francese, il Québec, per via della lingua. Qui termina il suo primo romanzo in terra americana Trois chambres à Manhattan (la storia romanzata del suo incontro a New York con Denyse Ouimet, che diverrà la sua seconda moglie) dopo appena tre mesi dall'arrivo, e il suo primo Maigret made in Usa, Maigret à New York, dopo solo cinque mesi. Questo bel ritmo di scrittura è davvero un buon segno del suo stato d'animo, ormai tranquillo e felice per il suo nuovo amore.
 

martedì 30 ottobre 2012

SIMENON. MA QUESTO DETECTIVE NON SOMIGLIA A MAIGRET?

Abbiamo già parlato delle apparizioni in alcune storie di Simenon di un personaggio chiamato Maigret, ancora un prototipo del personaggio che assumerà, nel tempo e in diverse inchieste, alcune delle caratteristiche di quello definitivo, ovviamente ben prima che la serie ufficiale del commissario di Quai des Orfévres iniziasse. E lo abbiamo ricordato nel post del 07/09/2011 (Maigret prima di Maigret, dove troverete anche i rimandi ad altri due post essenziali: quello del 28/03/2011 "Nasce Maigret. La versione di Georges", e quello del 29/03/2011 "Nasce Maigret. Come é andata davvero").
Oggi invece ci occuperemo di un'altro aspetto. Cioè della creazione da parte di Simenon di alcuni personaggi, per lo più polizieschi, che ebbero una vita più o meno lunga (a volte durarono lo spazio di un romanzo breve), spesso molto diversi da Maigret, ma che presentavano anche una sola caratteristica che poi servirà a Simenon per costruire il carattere, la fisionomia, le inclinazioni e le idiosincrasie del commissario più famoso del mondo.
Tutto inizia da Yves Jarry, il tentativo di Simenon di creare un personaggio che fosse la versione poliziesca dell'allora famosissimo Arséne Lupin, il ladro gentiluomo che spopolava tra le lettrici, ma anche tra i lettori. La particolarità di Jarry, giovane, elegante, seduttore, cittadino del mondo, era quella di vivere diverse vite contemporaneamente. Ecco come lo descrive Simenon: "... parigino raffinato a Parigi, pescatore con gli zoccoli in Bretagna, contadino qui e piccolo-borghese lì..." E in che modo c'entra Maigret? "...e poi è arrivato Maigret che l'ha sostituito, e mi sono accorto che Maigret è una sorta di trasposizione di Jarry; anche lui vive un gran numero di vite. Ma è la vita degli altri ai quali, per un po', si sostituisce...".
E' così che nasce una delle caratteristiche salienti del commissario, quella di entrare nella pelle degli altri, per pensare come loro, per capirne la mentalità, per realizzare una sorta di indentificazione psicologica che lo porti a comprendere il meccanismo del delitto.
Sempre in un'avventura di Jarrry, L'amant sans nom (come Christian Brulls - Fayard - 1928) c'è un certo "ispettore n°49" che sembra proprio l'anteprima di Maigret.
"... era grosso e vigoroso, ma il suo volto non somigliava affatto all'idea che uno si fa di un detective. Non aveva nulla dell'eroe del romanzo poliziesco. La faccia era rotonda, un po' rossa, un viso da buon campagnolo. E i suoi occhi erano abbastanza ingenui...Camminando dondolava la testa come se parlasse continuamente con sé stesso... - é la descrizione di Simenon di questo  ispettore n°49 - ... un'aria spaesata, ma anche testarda e ostinata... " ...riempiva la sua pipa con la cura e la calma che metteva in tutte le sue cose, l'accendeva e si metteva a fumare, affumicando tutta la stanza...".
Altro poliziotto altro tratto. Qui si tratta dell'ispettore Jean Tavernier, fisicamente davvero differente dal commissario, ma usa quegli stessi metodi che sarebbero stati propri di Maigret. "...di solito qundo arrivava sul luogo del delitto, invece di impegnarsi nell'osservazione materiale, "aspirava" l'ambiente, come diceva lui stesso. I suoi colleghi lo prendevano in giro. Quando lo vedevano che andava e veniva dentro una casa con il naso per aria, dicevano: Eccolo che aspira!...".
E poi c'é Jackie  il poliziotto de Bandits de Chicago che aveva l'abitudine di ricostruire i pensieri dei criminali, pensando con il loro cervello.
Ma anche in Katia acrobate (Fayard 1931), dove per la prima volta appare un protagonista di un poliziesco con una moglie che per di più lo aiuta in una fase difficile dell'indagine.
Un'elaborazione complessa, insomma, forse a volte programmata per capire come funzionassero certi profili, ma magari a volte invece spontanea, imprevista, ma che costituiva poi sempre oggetto di riflessione. Così, uno strato alla volta, con un passo avanti e uno indietro, l'idea di un certo poliziotto, si faceva sempre più largo tra la schiera di protagonisti polizieschi che, quasi quotidianamente, Simenon metteva in scena.   

lunedì 29 ottobre 2012

SIMENON A GIDE: E' COSI' CHE SCRIVO...

E' soprattutto nella corrispondenza con Andrè Gide che Simenon, cerca di spiegare meglio e più a fondo la sua tecnica di scrittura e il meccanismo della creazione. Ma perchè proprio a Gide? Intanto perché questi lo aveva preso sotto la sua protezione, convinto com'era che Simenon avesse un talento naturale e notevole, mentre molti ancora lo etichettavano come un bravo mestierante e portato per la narrativa popolare e poliziesca. Poi Gide non era stato estraneo all'ingresso del romanziere in casa Gallimard. Di tutto questo Simenon non poteva non essergli riconoscente, soprattutto perchè si sentiva in debito verso Gide. Infatti mentre questi leggeva avidamente i romanzi di Simenon, non di rado prima che fossere stampati, l'inventore di Maigret, non riusciva a leggere le opere di Gide che trovava troppo lontane dalla sua concezione di letteratura.
"... non posso che trovare la concentrazione per una storia drammatica e soprattuto non arrivo a creare un personaggio alla volta...".
Questo per  ribadire che Simenon era portato a scrivere delle vicende di un uomo, della sua psicologia, del modo in cui si relaziona con gli altri, dei suoi rapporti sociali, della sua psicologia, di come reagisce nelle situazioni estreme.
"... prima di scrivere i grandi romanzi che mi prefiggo di scrivere - e non era solo Gide a chiedersi quando Simenon si sarebbe deciso a scrivere un grande romanzo corale, storico, sociale... il grande romanzo di Simenon...  - voglio essere in pieno possesso del mio mestiere e non riesco a immaginare Sabstian Bach che debba perdere tempo con delle questioni tecniche...".
Ma l'apprendistato che aveva fatto prima con la letteratura popolare e poi con i Maigret l'aveva spinto in un modo o in un altro non tanto ad osservare la vita degli altri, ma a cercare di fare esperienze e di mettersi nella pelle degli altri.
"...il romanzo inizia, io sono il mio personaggio. Lavoro due ore al giorno. Vomito come agli inizi, quando scrivevo 'M. Gustave'. Sono abbrutito e svuotato. Mangio. Dormo. Aspetto il momento di rituffarmi nella storia. E' tutto. Dopo mi è impossibile cambiare una pagina. Me l'hanno spesso rimproverato e io stesso a volte avrei vouto essere capace di rimaneggiarlo. Ma non so come sia, ma io non saprei come modificarlo. O è riuscito o è sballato. Ma è così e io non posso farci niente... Forse un giorno?... La prova è che, a romanzo finito, dimentico persino i nomi dei personaggi, e non riconosco delle fisionomie, come d'altronde capita ai lettori..."

domenica 28 ottobre 2012

SIMENON. COME CAMBIA LA PROSPETTIVA

Cinquant'anni fa' di questi giorni Simenon terminava la stesura di uno dei suoi romanzi più fortunati Les Anneaux de Bicêtre. In quella fine ottobre del '62 lo scrittore, che abitava ancora nel castello d'Enchandens, e si preparava a trasferirsi nella grande villa che stava facendo costruire a sette chilometri da Losanna, ad Epalinges.
L'importanza di questo romanzo è l'aver portato il concetto di passaggio della linea alle estreme conseguenze. Il grande magnate della stampa parigina che frequenta il bel mondo, che ha una brillante reputazione, un posto importante nella società, si ritrova d'un tratto cambiato. E questa volta la causa é una paralisi che lo fà diventare, come dice Simenon, "quasi un mummia". L'unica cosa che continua a funzionare è il suo cervello. Buttato in quella corsia dell'ospedale-ospizio di Bicêtre, ha tutto il tempo di ripensare alla propria vita, a chi gli era vicino, alle proprie scelte, ai suoi ideali, o alla loro mancanza... Diciamo che questa è la parte più scontata. Quasi tutti di quelli che si ritrovano improvvisamente menomati, in parte o in toto, dopo un choc iniziale, devono forzatamete ripensare alla loro vita e trovare un modo del tutto diverso di concepire la propra esistenza. Ma questo diremmo è quasi banale.
Quello che non lo rende banale è come la descrizione di questo cambio di prospettiva nel vedere la vita, venga reso dalla scrittura di Simenon, che riesce a farci entrare nei meandri della mente di un tale traumatizzato.
Il mondo esterno non esiste più, solo le mura dell'ospedale.
Gli altri non sono più i brillanti e altolocati personaggi della Parigi-bene, ma altri malati, a volte più vecchi e più malati di lui.
Il tempo è segnato da rumori interni e da quelli più deboli che filtrano dall'esterno.
Ecco quello che dice Simenon di questo romanzo: "... volevo vedere come un uomo del genere avrebbe considerato gli altri, come quest'uomo, ridotto quasi allo stato di mummia a causa del suo colpo, avrebbe considerato quello che succedeva intorno a lui... Quello che ha fatto scattare il romanzo è un'osservazione fatta sulla strada....Si vede talvolta un uomo o una donna di una certa età. Per il suo procedere, per il suo sguardo, per il mondo di tenere le mani, io mi dico che quella persona è condannata e che si aspetta una crisi da un momento all'altro. Ogni volta che incontro queste persone, mi domando cosa pensino di me, della mia figura che incrociano così sulla strada. Trovo questo molto patetico. Ecco l'origine de "Les Anneaux de Bicêtre"...".
Il nostro malato ha passato la linea e ora è un'altro uomo che, anche con la moglie, ormai una figura estranea accanto a lui, riesce a riallacciare una relazione più vera.