martedì 11 giugno 2013

SIMENON. UN'INATTESA INTERRUZIONE

Ci scusiamo con i nostri lettori e con tutti quelli che ci seguono più o meno assiduamente. Come vi sarete accorti, da qualche giorno, su Simenon-Simenon non appaiono più post. Ciò é dovuto ad una serie di problemi personali che speriamo di risolvere e superare nel più breve tempo possibile. Contiamo comunque tra qualche giorno, al massimo la prossima settimana, di riprendere la regolare pubblicazione dei nostri interventi. Qualche giorno quindi e saremo di nuovo qui. A presto.

sabato 8 giugno 2013

SIMENON, QUINDICI VOLTE A FONTANAY, MA....

Manca una settimana a Festival che Fontanay-le-Comte dedica annualmente da quindici anni a Georges Simenon. Sabato 15 giugno quindi l'apertura, come vi avevamo anticipato (Simenon. Sarà il festival delle donne). L'inaugurazione della manifestazione prevede un percorso che toccherà i luoghi legati al soggiorno di Simenon in questa regione in cui, lo ricordiamo, visse per oltre vent'anni. La sera tutti a teatro per una rappresentazione di Lettre à ma mère di e con Robert Benoit. Non perdetevi il giorno dopo al Chateau de Terre Neuve il dibattito animato da Claude Gauteur sul tema "Simenon e le attrici".
Oltre a Fontenay-le-Comte il festival offrirà altre iniziative a Sable d'Olonnes.
Lunedì 17 e martedì 18 saranno dedicati ad una rassegna cinematografica di classici tratti dai romanzi di Simenon, citiamo tra gli altri Le Chat con Jean Gabin e Simone Signoret, Le Train con Louis Trintignant e Romy Schneider o La Veuve Couderec con Alain Delon e Simone Signoret. Il festival andrà avanti fino al 23 giugno e, almeno da quello che si legge sul programma, non sempre con manifestazioni che riguarderanno direttamente lo scrittore, la sua opera o la sua biografia. Ci pare sia stata data un rilevanza eccessiva a manifestazioni come concerti, messe, (addirittura un sermone dell'abbate Laurent Sarchot sul tema "Gesù, un processo che rivoluziona il mondo), mercatini di brocante e bouquinist, balli popolari e concorsi.
Insomma a nostro avviso, soprattutto dal momento che si celebra la 15a edizione di questo Festival, avremmo preferito un programma più contenuto nel numero di giorni e più concentrato sul tema "Simenon e le donne" o comunque sulla figura dello scrittore (e i temi non mancano certo). In un mondo dove si cerca di verticalizzare la comunicazione, stringendo il tema ma aumentando l'approfondimento, la tentazione di condire una manifestazione come quella di cui stiamo parlando con altre cose, rendendola magari più appetibile ad un pubblico più vasto a scapito della sua specificità, è secondo noi pericolosa. Rischia infatti di togliere autorevolezza all'iniziativa, anche se poi le permette di vantare un numero di visitatori più alto.

giovedì 6 giugno 2013

SIMENON. I COLORI DEI ROMANZI

Non sono nemmeno dieci. Questo, in un corpus di oltre duecento romanzi, non è nemmeno il cinque per cento, ma ci siamo incuriositi lo stesso a vedere quali colori apparissero nei titoli dei Maigret e dei roman-dur. Non scordiamo che insieme ai sapori, ai rumori, anche i colori erano uno di quegli elementi che potevano determinare quel declic che poi metteva in moto il meccanismo
creativo di Simenon. D'altronde nella sua teoria (e nella pratica) dell'utilizzo delle mot-matiére, i colori sono un'eccezione che confermala regola. Infatti pur non indicando un oggetto concreto e tangibile, il colore è quello che spesso caratterizza un elemento o un personaggio, o che ce lo fa vedere sotto una luce particolare. I colori hanno sovente un determinante ruolo anche nel rendere quelle che la critica indica come "atmosfere simenoniane" (concetto con il quale l'autore però non era molto d'accordo). Negli esempi che riportiamo qui di seguito, si tratta di colori decisi (tranne nel titolo del racconto "La Demoiselle en bleu-pâle"): nero, giallo, rosso, verde, blu, senza sfumature né mezzi toni. Nell'elenco che segue i primi due titoli sono rispettivamente quello di un romanzo e qello di un racconto delle inchieste del commissario Maigret. Gli altri sono tutti titoli di romans-durs (tra parentesi l'anno di pubblicazione) .


• Chien Jaune (1931)
• La Demoiselle en bleu-pâle (1943)
• L'Ane Rouge  (1933)
• Feux Rouges (1953)
• Le cheval blanc  (1938)
• Les volets verts (1950)
• La Boule Noire (1955)
• La chambre bleue (1964)

martedì 4 giugno 2013

SIMENON. IL RICHIAMO DELLA... CHAMBRE BLEUE

Ne abbiamo parlato qualche giorno a fa', a proposito del progetto di realizzare un film da La Chambre Bleue, il romanzo simenoniano di cui domani ricorrono cinquant'anni esatti dalla sua stesura. Infatti Simenon, non ancora trasferitosi nella nuova villa di Epalinges, iniziò a scriverlo il 24 maggio e lo terminò il 5 giugno 1963.
Una storia, come sa chi ha letto il libro, che prende il suo avvio appunto in camera azzurra di un albergo, frequentata da due amanti, Tony e Andrée, travolti da un passione che sembra essere inarrestabile. E invece, quando il marito di Andrée rischia di scoprirli, l'ardore di Tony si raffredda alquanto e pensa piuttosto a salvare il suo matrimonio, pensa a sua figlia  e cerca quindi di troncare la relazione. Va in vacanza con la famiglia, ma Andrée gli scrive  delle lettere anonime perché non vuole che la loro storia finisca. A complicare la situazione per Tony, sopraggiunge la morte del marito di Andrée che ora, libera, vorrebbe  a maggior ragione che la loro storia continuasse. E per riuscire nel suo intento non esiterà a commettere degli atti che avranno delle conseguenze terribili anche per lei e per il suo amato Tony.
E' un romanzo sulla passione cieca, che travolge tutto e tutti, nel bene e nel male, aldilà di ogni considerazione razionale. chissà se anche qui possiamo intravedere, dietro questo sentimento insopprimibile, la mano del destino, per cui Andrée non avrebbe potuto agire diversamente, visto il fuoco che ardeva nel suo animo?
Di certo Tony, figura debole e recessiva, subisce la volontà di Andrée e anche per lui si compie un destino che non ha la forza, e forse nemmeno la possibilità, di contrastare.
I toni di questa passione arroventata, soprattutto agli inizi della vicenda, porta Simenon ad utilizzare un linguaggio consono  e molto esplicito. Lui stesso in un Dictée del 1975 scrisse "... credo ci siano voluti una quarantina d'anni perchè nella prima pagina di uno dei miei romanzi... "La Chambre bleue", osassi scrivere la parola sperma...".
E a questo proposito ecco un brano delle pagine iniziali in versione originale di quel passo:
"- Je t'ai fait mal ? 
- Non. 
- Tu m'en veux ? 
- Non. 
C'était vrai. A ce moment-là, tout était vrai, puisqu'il vivait la scène à l'état brut, sans se poser de questions, sans essayer de comprendre, sans soupçonner qu'il y aurait un jour quelque chose à comprendre. Non seulement tout était vrai, mais tout était réel : lui la chambre, Andrée qui restait étendue sur le lit dévasté, nue, les cuisses écartées, avec la tache sombre du sexe d'où sourdait un filet de sperme...".
Aspettando la prova di Mathieu Almaric come regista e protagonista del prossimo adattamento cinematografico di questo romanzo di Simenon (film di cui però non si conoscono ancora né il casting, né le location, ma solo la data in cui dovrebbero iniziare e riprese, il prossimo mese di luglio) invitiamo a leggere, e magari a rileggere, questo notevole romanzo dove lo spessore della vicenda, la psicologia dei protagonisti tipici simenonia si muovono in un atmosfera noir, al servizio di una letteratura di grande attrattiva.

domenica 2 giugno 2013

SIMENON. IL COMMISSARIO E LA PASSEGGIATA

Ancora un racconto di uno dei nostri attaché al Bureau Simenon-Simenon, questa volta ce lo propone Giorgio Muvi, un'ambientazione prettamente simenoniana, tra canali e chiatte.
Chiunque volesse scrivere un racconto per la rubrica "... magari come Simenon!" potrà inviarcelo via mail al nostro indirizzo
simenon.simenon@temateam.com







 LA PASSEGGIATA
di Giorgio Muvi

Troppe ore seduto. Troppe ore a ripetere le stesse domande. Troppe pipe fumate. Troppe ore nel suo ufficio surriscaldato dalla stufa.
Ora che camminava sul lungosenna, il bavero alzato, il cappello ben calcato in testa sentiva l'aria fresca e umida della notte che gli rinfrescava il viso, gli riempiva i polmoni e gli snebbiava la mente.
Il rumore dei suoi passi, pesanti e regolari gli faceva compagnia in una notte dal cielo coperto e il selciato bagnato.
Ora rivedeva le cose sotto un'altre luce. La vecchia signora Jobert non aveva mentito... ostinatamente ripeteva sempre le stesse cose... ma non diceva tutto.
E lui era sbagliato. La menzogna non era in quello che diceva, ma in quel che taceva.
In un primo momento aveva pensato che volesse coprire qualcuno o il nipote o suo fratello. Nessuno dei due aveva un alibi. Per l'ora in cui il vecchio Maurice Jobert era stato strangolato, nessuno dei due sapeva fornire una spiegazione accettabile su dove fossero. Auguste, il nipote, era probabilmente stravaccato ubriaco fradicio sulla sua chiatta, ma non ricordava assolutamente nulla. Jean, il fratello, stava amoreggiando con una prostituta, di cui non sapeva il nome, né fino a che ora la cosa era andata avanti .
La vecchia Jobert non poteva certo essere stata, con quelle mani tremolanti e il suo incedere traballante, non avrebbe potuto uccidere un omone grande e grosso come Maurice, sia pur vecchio. Per quanto odio potesse aver nutrito verso il marito, era praticamente impossibile che avesse avuto la forza necessaria.
Qualcuno aveva sicuramente agito al suo posto.



Il nodo era tutto lì. Nella parata dei sospetti c'erano anche i due cugini, Pierre e Marc, ma loro l'alibi ce l'avevano... il padrone del Bistrot L'Ecluse aveva confermato che erano stati tutto il tempo ad un tavolo a bere e a giocare a carte, proprio sotto i suoi occhi.
Poi c'era il giovane nipote, Nicolas. Lui all'ora del fattaccio stava dormendo in camera sua... da solo. Ma era l'unico che volesse davvero bene al padre Maurice padre padrone dell'attività di trasporto fluviale e della famiglia . Era anche il probabile erede dell'azienda e per tale motivo era mal visto in famiglia.
Ora che il commissario camminava in una zona illuminata, la sua ombra appariva e spariva ogni volta che passava sotto un lampione. Le mani ben affondate nelle tasche, aveva rimesso la pipa spenta tra i denti.
Si era ripreso dallo stordimento, respirava a pieni polmoni, il passo era più elastico e il mal di schiena era sparito.
Ad un certo punto sentì un miagolìo. Aguzzò la vista e vide un gruppo di gatti. In realtà era una gatta che si frapponeva tra un cane e una nidiata di cuccioli, evidentemente i suoi. Il commissario avvertì la tensione della madre che probabilmente si apprestava a difendere i cuccioli. Si accorse poi che poco distante c'era un gattino da solo, poggiato contro il muricciòlo. Forse era malato, forse aveva qualcosa per cui la madre non lo riconosceva. Il cane abbaiava, la gatta aveva alzato il pelo... ringhiava e soffiava... la battaglia era nell'aria...
Ad un tratto il cane prese a indietreggiare rivolgendosi verso l'unico gattino isolato e malconcio. Ma con un passo pesante il commissario si portò davanti al cane, la bestia si spaventò e fece marcia indietro.
La gatta era tornata alla sua cucciolata e regnava di nuovo la silenziosa calma notturna.
ll miagolio del cucciolo abbandonato richiamò la sua attenzione. Era fuori dal gruppo. Se non fosse intervenuto lui, chissà che fine avrebbe fatto. Gli venne da pensare a Nicolas, il più giovane e il più isolato... forse il vecchio Maurice aveva preso le sue difese, o era andato in suo soccorso... Con Nicolas ce l'aveva un po' tutta la famiglia... e soprattutto la vecchia Jobert, non lo sopportava. Le era morto un'altro figlio, il prediletto. E il piccolo Nicolas l'aveva sempre vissuto come la dimostrazione vivente di quello che avrebbe potuto essere e che avrebbe potuto fare il figlio prediletto. Era, con il tempo, divenuta un'ossessione... Il marito, invece no. Il vecchio Maurice era legatissimo a Nicolas, anzi sembrava che su di lui avesse riversato tutto l'amore che avrebbe potuto dare anche all'altro figlio.
Era nel frattempo calata una nebbia che sfumava i confini delle cose. Ma nella testa del commissario quella vicenda si andava sempre più chiarendo.
Forse era proprio la vecchia che aveva mandato qualcuno a uccidere il figlio?
Maurice si era messo di mezzo e aveva avuto la peggio. Perchè non lo aveva difeso? Perché negli interrogatori non aveva fatto il nome dell'assassino che presumibilmento doveva aver visto?
Si avvicinavano, confuse nella nebbia, le luci di quello che sembrava un bistrot.
Il commissario entrò e ordinò un calvados. Poi chiese il telefono.
- Sono il commissario vorrei l'ispettore...
- Glielo passo subito.
Un clic segnò il passaggio della comunicazione.
- Commissario...
- Senti ho bisogno che mi rileggi il verbale della deposizione del giovane Nicolas
- Attenda che lo vado a prendere...
A gesti ordinò un secondo  calvados.
- Ecco commissario... era notte...
- Si questo lo so... dimmi cosa ricorda dell'aggressione a Maurice
-  ...ecco... vediamo... eccolo! "...io stavo dormendo, la stanza era buia e sono stato svegliato da certe urla. Ho riconosciuto la voce di mio padre, poi si è accasciato vicino al letto rantolando. C'era un'altra persona che non sono riuscito a riconoscere... era buio, mi ero appena svegliato, ero ancora un po' stordito.. tutto si è svolto in poco tempo non ho avuto la prontezza di reagire..."...
- E nessun altro particolare?
- Si qui dice che quando ha acceso la luce il padre era già morto. Sul collo c'erano dei segni rossi... ah, ecco poi afferma di aver sentito nella stanza di sotto delle urla, ma quando si è precipitato giù, non ha trovato nessuno...
- Grazie, se avessi ancora bisogno, richiamerò.
Il commissario fini il secondo calvados, pagò e uscì.
Ora era iniziata un pioggerella fitta e leggera. 
Secondo lui quelle voci erano della madre e dell'assassino. Già il killer aveva fallito, non solo non aveva ucciso Nicolas, ma aveva strangolato il marito. Non che lei lo amasse, ma non era questo che voleva... adesso inoltre tutta l'attività sarebbe passata proprio nelle mani del figlio così odiato. Era normale che se la prendesse con il killer... Già... ma quale killer!... Quello non era un professionista! Uno che si comporta così, vuol dire che perde il sangue freddo, si fà prendere dal panico, agisce senza un briciolo di lucidità... che bisogno c'era di strozzare il vecchio?
La pioggia era diventata più sottile, quasi impercettibile e la pipa del commissario aveva ricominciato a funzionare.
Ormai era convinto che se avesse capito perché era stato ucciso il vecchio Maurice invece di Nicolas.
Il vecchio Maurice aveva impiegato una vita per metter su quella società... trasporto sul'acqua... una decina di chiatte che facevano su e giù sui canali, tra la Francia, il Belgio e l'Olanda... Se fosse morto Nicolas, quale vantaggio avrebbe tratto la vecchia Jobert? Nessuno. E allora? Poteva l'odio accumulato in anni e anni vederla soddisfatta della morte di quello che nonostante tutto era suo figlio? O meglio poteva essere solo questo il suo scopo? C'era qualcosa che sfuggiva al commissario. Qualcosa della mentalità di quella gente che non riusciva a comprendere... Gente nata e vissuta sul fiume, sulle chiatte con qualsiasi tempo... con l'acqua che, insieme alle ossa e alla carne, doveva far parte del propio corpo. Poi la sera gli uomini cercavano, chi nei bistrot chi sul ponte della propria chiatta, un'antidoto all'umidità accumulata dentro... lo trovavano nel calvados o nei distillati fatti in casa che bruciavano le gole e riscaldavano le budella. Gente di poche parole, cresciuti tra la fatica e donne che per pochi denari vendevano qualche minuto di incosciente piacere.
Quella sera la Senna era deserta. 
Il commissario all'improvviso si ricordò delle parole della vecchia Jobert "... sarebbe meglio vivere nel deserto, che in mezzo a questo branco di uomini, uno peggio dell'altro... lei, commissario, che ne può sapere...".
Quindi l'odio della donna non era solo per il marito, il figlio, ma più generalizzato verso gli uomini... forse il suo fine era di uccidere sia il marito che il figlio...
Ma come poteva di servirsi di un'uomo per mettere in atto il proprio piano... ci sarebbe voluta una donna. Magari una donna forte e capace di affrontare il giovane e il vecchio... o magari di due donne... Ma chi?
Ritorno al commissariato. a quell'ora vuoto. Le finestre della sua stanza era spalancata, la stufa spenta...
Si mise subito a scartabellare nelle verie relazioni e nelle trascrizioni degli interrogatori. Alla fine trovò qullo che cercava. Una settimana prima con il motivo o la scusa, di una febbre, aveva chiamato Roxanne e Bernadette, le moglie dei cugini, Pierre e Marc, a curarla e stare un paio di giorni e di notti in casa sua. La notte, messi a letti i figli, con i mariti a sbronzarsi chissà dove, le due donne avrebbero avuto libertà di movimenti. Potevano contare sulla familiarità con le vittime che non avrebbero avuto nessuna remora a farsi avvicinare dalle due. E insieme avrebbero potuto aver la meglio sia sul vecchio che su Nicolas, soprattutto sfruttando il fattore sorpresa. E poi chi avrebbe avuto sospetti su due madri di famiglia tutte dedite ai figli, a cucinare e lavare vetiti?
E infatti anche il commissario non le aveva prese in considerazione.
Prese il telefono e convocò i suoi ispettori.
- Signori, facciamo il punto. La vecchia Jobert è sempre qui?
- Si commissario...
- Bene, portatela qui, poi cercate Roxanne Sautet e Bernadette Valmer... e portatele qui anche loro. Le troverete sulle chiatte di Maurice Jobert. Io vado a bere qualcosa alla Brasserie Dauphine... ci troviamo qui tutti tra poco più di mezz'ora...
- Ok capo...
Quando tornò nel suo ufficio, trovò solo la Jobert, e i suoi ispettori.
- E le due donne?
- Commissario le due chiatte sono già partite...
- A quest'ora?
- Abbiamo chiesto anche agli altri... nessuno ne sapeva nulla... non c'erano partenze previste fino a mezzoggiorno di oggi...
- Allora sono scappate...
Gurdò la Jobert che si muoveva nervosamente sulla sedia.
- Diramate a tutti i posti di controllo le generalità delle due, quelle chiatte vanno intercettate quanto prima e le due donne fermate e condotte subito qui in commissariato... Andate! ... Aspetto vostre notizie - aggiunse guardando quasi divertito la Jobert - tanto io sarò qui, perchè la signora mi deve raccontare una storia nuova, rispetto alle altre che mi ha già raccontato.... Vero madame Jobert?