martedì 31 marzo 2015

SIMENON SIMENON. LE PICCOLE GIOIE DI UN GRANDE COMMISSARIO

"... Maigret è il guardiano del piacere che con poca spesa si prova rincasando quando è cattivo tempo, oppure sedendosi al tavolo di un bistrò, una sera umida, per bere una birra o un calvados. La felicità consiste nel sentire il tepore sciogliersi nel sangue, nell'osservare la moglie che si mette i bigodini senza paura d'imbruttirsi, libertà che presume affetti sicuri...."
Sono le parole di Arrigo Benedetti famoso giornalista e scrittore che nel '67 tratteggiava un ritratto di Simenon per il Corriere della Sera intitolato "Il mistero Simenon".
A nostro avviso in queste poche righe Benedetti riesce a cogliere l'essenza del personaggio simenoniano che, se non possiamo definire parco e morigerato (fuma come un turco, mangia a crepapelle e soprattutto beve a più non posso e ogni occasione é buona...), possiamo dire che vive nel mondo delle piccole cose. Un Commissario Capo Divisionale della Polizia Giudiziaria parigina, con le sue conoscenze, le sue entrature anche nella Parigi che conta e la notorietà procuratagli dalla stampa (che spesso e volentieri lo mette in prima pagina) potrebbe tranquillamente essere un personaggio pubblico che fa parte del bel mondo della capitale. Potrebbe permettersi un appartamento più lussuoso e in quartiere più alla moda del suo borghese e senza pretese appartamento in boulevard Richard Lenoir. Lui e la moglie, senza figli, potrebbero concedersi una vita mondana, viaggi, macchine lussuose... e invece. Invece Maigret non ha nemmeno la patente. Va a piedi o prende l'autobus (quando motivi di servizio non lo obbligano a servirsi delle auto nere della polizia o dei taxi), magari i vecchi bus con la piattaforma esterna che gli regalano il piccolo piacere di fumare in viaggio, l'aria in faccia, osservando la città. E sono piccoli ma irrinunciabili piaceri anche le pause nel suo ufficio, magari d'inverno facendo fuori i sandwich e sorseggiando con gusto la birra che arrivano espressi da sotto... dalla Brasseire Dauphine. E quando carica la stufa di ghisa nel suo ufficio riempiendola di carbone? Anche quello è un rituale cui non rinuncerebbe per nulla al mondo e un'operazione che non delegherebbe mai ad un subalterno.
E poi la sera a casa con il giornale sulle gambe, la pipa accesa tra i denti, un bicchierino di prunella a portata di mano diventa il ritratto più che della felicità, di una intensa e palcida serenità che è nient'altro che il combinato di vari piccoli piaceri che il commissario apprezza e assapora lentamente fino in fondo.
Basso profilo?... forse, ma non è esattamente questo il comportamento del commissario é più un modo di essere spontaneo che nasce dal suo carattere, na tenedenza ad attenuare, a minimizzare, a moderare. Non frequenterebbe mai il bel mondo parigino, (come ad esempio Simenon ha sempre evitato la frequentazione dell' ambiente dei letterati). Maigret, patente a parte, non si comprerebbe mai un automobile americana. E infatti quando i coniugi Maigret si motorizzano, lo fanno con un'utilitaria francese, guidata dalla signora. Una moglie tutt'altro che glamour, diremmo invece sotto tono, ma decisa sotto la sua morbida arrendevolezza coniugale.
Cinema di quartiere e film western. Andare al cinema non è un evento mondano, il commissario non si fà invitare alle prime dove ci sono attori, attrici, gente che conta. Andare al cinema è piuttosto un'appendice pomeridiana della passeggiata domenicale con la moglie e il piacere è quello di assopirsi davanti agli inseguimenti degli indiani e i duelli con la pistola negli affollati saloon. Ma il piacere nel piacere è quello di mentire alla moglie, la quale, una volta usciti, gli chiede con sorriso malizioso se il film gli sia piaciuto, senza far cenno alla sua pennichella nel buio della sala. Lui gli risponde, sapendo che lei sa e M.me Maigret sa che il marito sa...è un innocente gioco delle parti che tutti e due recitano consapevolmente, perchè si divertono anche così.
E' un trionfo del buon gusto, della riscoperta delle piccole cose che la vita ci regala tutti i giorni e che rischiamo di perderci? E' la vittoria di quelle gioie che fanno di una vita semplice un vita che merita di essere vissuta?
Anche durante le inchieste il commissario si prende le sue pause, in una piccola brasserie assaggiando un sandwich, seduto sulla panchina fuorimano in un parco a godersi un pipata, a bere un calvados sulla terrasse di un café...
Un grande commissario, una incomparabile figura letteraria, attanta a quelle gioie che non tutti riescono a percepire.
Simenon lo ha costruito così perchè così sarebbe voluto essere lui stesso? Un uomo come gli altri? Un uomo che si confonde nella folla dei suoi simili? Certamente così non fù. Almeno fino al 1975 quando senza più famiglia, non più romanziere (aveva smesso di scrivere nel '72) insieme alla sua compagna Teresa, lasciò la principesca enorme villa d'Epalinges per un anonimo appartamento all'ottavo piano di un palazzone popolare e poi per la piccola casa rosa di rue de Figuiers, lasciandosi dietro auto lussuose, quadri preziosi, mobili pregiati, vestiti da sera, portandosi solo le sue pipe... abbandonando addiritura i suoi libri. Da allora anche lui, inizò la vita dell'uomo qualsiasi, forse ripercorrendo le strade e i comportamenti che per anni aveva immaginato per il suo eroe/alterego? 

lunedì 30 marzo 2015

SIMENON SIMENON. MAIGRET E GLI ALTRI DETECTIVE DI SIMENON: FACCIAMO IL PUNTO

Abbiamo parlato spesso di racconti polizieschi ante Maigret, oppure degli altri eroi detective che Simenon mise in scena nei suoi romanzi ed anche dei romanzi in cui Maigret appare, ma non è ancora il Maigret "ufficiale", quello che poi leggeremo nella  serie completa, partita nel febbraio del 1931. Avendo avuto più d'una richiesta per quanto riguarda questo argomento e avendolo tratto più volte negli oltre quattro anni di vita di Simenon-Simenon, abbiamo deciso di rinviarvi ad alcuni dei post che hanno come oggetto proprio questo tema. Buona lettura

SIMENON. SANCETTE L'ANTI MAIGRET O L'ANTE MAIGRET?

SIMENON. I "BRACCI DESTRI" DI MAIGRET, PRIMA DI MAIGRET

SIMENON. MAIGRET PRIMA DI MAIGRET… A MARSIGLIA

SIMENON SIMENON. MA L'INCHIESTA NON E' AFFIDATA A MAIGRET?...

MA QUESTO DETECTIVE NON SOMIGLIA A MAIGRET?

domenica 29 marzo 2015

sabato 28 marzo 2015

SIMENON SIMENON. NON ESISTE UN TERZO SIMENON... (MA NEMMENO UN SECONDO!)


Oggi sul quotidiano milanese Il Giornale, un paginone dedicato a Simenon a firma Daniele Abbiati, titolo dell'articolo Indagine (editoriale) sui detective dimenticati di Georges Simenon. L'articolo che annuncia senza ufficialità la notizia che l'Adelphi continuerà a pubblicare Simenon, una volta finiti i Maigret (ultimo titolo la raccolta "Un natale di Maigret" che uscirà a metà aprile), parla dei detective Sancette, G7, L'agenzia "O"... insomma della produzione poliziesca ante-Maigret. Ma per dare en passant questa notizia, si inoltra in una teoria di un "terzo Simenon". E' quello che a suo avviso verrebbe dopo il romanziere, dopo l'estensore delle indagini del commissario Maigret. Introduce l'argomento parlando de "Le bouton del col" il primo e incompiuto giallo scritto da un giovane Simenon ancora a Liegi, su cui Simenon-Simenon ha publicato un post il 12 marzo, e poi prosegue "...Eppure il terzo Simenon nasce proprio lì. Il Simenon stretto parente di quello di romanzi magistrali come Il piccolo libraio di Archangelsk , Cargo , In caso di disgrazia , L'uomo che guardava passare i treni e decine e decine di altri, e di quello targato Maigret...".
Non crediamo che esita un primo Simenon quello dei romanzi popolari, un secondo l'inventore del commissario Maigret e infine quello dei romans-durs.
Sono delle divisioni espresse dall'autore, per marcare la differenza tra il primo periodo di apprendistato, quello della letteratura su ordinazione, il secondo periodo (i Maigret) in cui per la prima iniziò a firmare con il suo nome e infine il romanziere tout court, in cui raggiunge il traguardo tanto agognato.
Questa partizione, ripresa da molti e talvolta anche da noi, è però una convenzione, una scorciatoia per intendersi velocemente di cosa si sta parlando. Ma in realtà siamo convinti, che ci sia un solo Simenon. La sua è un'evoluzione dove questi tre periodi si fondono, a volte si confondono e che danno origine ad un continuum che a nostro avviso non si può dividere in tre. Nel periodo "Maigret" ritroviamo, soprattutto all'inizio una serie di tratti che affondano le loro radici nelle numerose produzioni poliziesche precedenti, ma più si va avanti, sia nella scrittura che nei temi trattati, le indagni del commissario si avvicinano sempre più ai romans-durs (anche a detta dello stesso Simenon). Il livello sale e l'intrigo poliziesco perde di importanza a favore del'indagine psicologica e dell'osservazione dell'uomo nella sua essenza, proprio come succede nei romanzi "letterari". E così come nei romanzi troviamo spesso un atmosfera noir, a volte un delitto, che non è centrale, ma fà parte del meccanismo narrativo... Insomma forse sarebbe stato meglio che Abbiati, avesse approfondito le voci che girano da qualche tempo sul dopo-Maigret di Adelphi. Come è noto ci sono diversi romanzi in cui compare non solo Maigret, ma addirittura qualche personaggio che troveremo nella serie... lo stesso Maigret, ma non porprio come sarà quello definitivo, e anche Lucas, Janvier... E poi alcuni di questi polizieschi ante-Maigret sono stati scritti contemporaneamente ai primi Maigret... Insomma come si fà a parlare di un terzo Simenon?  

venerdì 27 marzo 2015

SIMENON SIMENON. LA PARIGI E LA PROVINCIA DI SIMENON SONO ANCHE QUELLE DI PIERO CHIARA?


"... andare a Parigi a quell' epoca era come darsi a un mestiere, a una professione, a un corso di studi. Vivere in quella gran città voleva dire imparare, capire, fiutare il vento...". Questo lo scriveva nel 1978 lo scrittore italiano Piero Chiara nel suo romanzo Il cappotto di astrakan. Ci è capitato in mano questo libro, che avevamo letto una trentina d'anni fa' e, rileggendolo, ci sono apparse alcune liaison con Simenon. Mettiamo subito i punti sulle "i". Chiara non è Simenon. Né meglio né peggio, è un altro romanziere. Ma Il cappotto di astrakan, che è ambientato in gran parte a Parigi, ci ha riportato alle descrizioni tratteggiate da Simenon di una città spesso protagonista dei suoi romanzi. Le vie, le brasserie, i bistrot, la gente. 
Quello descritto da Chiara in questo romanzo é lo sguardo di un giovane provinciale italiano in una Parigi degli anni '50, un po' stupefatto e un po' speranzoso di trovarvi "...  il terreno favorevole alla nuova vita… il bandolo di un avvio e magari… la fortuna...". Nel romanzo c'è anche un piccolo giallo animato da passioni che s'incrociano e dalle sorprese del destino, ma che non costituisce il fulcro della narrazione, anche se conferisce ritmo e vivacità alla trama.
Va detto che quello di Chiara è di solito uno sguardo disincantato e volte divertito, con i suoi personaggi balordi, fannulloni, perdigiorno... che sono coinvolti dai casi della vita, ma casi quasi mai tragici o non così cupi come per i "predestinati" di Simenon.
Però in questo libro di Chiara si avverte, più che in altri, l'amarezza, la solitudine, la mano del destino e non pensare a Simenon diventa difficile. Anche perché i personaggi degli altri libri di Piero Chiara abitano una provincia che a ben vedere non è così lontana da quella descritta da Simenon, una provincia che diventa un luogo dello spirito e una quinta delle piccolezze e del destino di tutti gli uomini che vivono quelle realtà.
In un articolo del 2003, sul Corriere della Sera, Donata Righetti scrivendo de Il cappotto di astrakan,  affermava che "... la cena in una locanda ha gli aromi di un Simenon..".
Ed è vero, quella di Simenon è notoriamente una scrittura attenta alle piccole cose della vita quotidiana, e così è pure quella di Chiara.
Ma tra i due scrittori ci sono degli altri punti di contatto. Curiosamente come per Simenon, anche se in misura minore, pure la produzione romanzesca di Chiara è stata spunto per numerosi film, con oltre una decina di adattamenti cinematografici.
E poi la Svizzera, che per Simenon è stata la sua residenza per oltre qurant'anni, e che invece per Chiara, che era di Luino un paesino sul Lago Maggiore a pochi chilometri dalla frontiera elvetica, costituisce un paese presente sia nella sua vita (lì fuggì dal fascismo durante la seconda guerra mondiale), sia nelle storie dei suoi libri, come una presenza viva e familiare.
Ma queste sono solo nostre personali suggestioni, più volte affiorate durante la lettura di questo piacevole romanzo di Piero Chiara.

giovedì 26 marzo 2015

SIMENON SIMENON. MA QUELLO DEI RACCONTI E' LO STESSO MAIGRET DEI ROMANZI?



Cosa  aggiugono i racconti  alla conoscenza del nostro commissario? Si possono rilevare diversi elementi:
• Un'idea dell'intreccio che costituirà la base di un futuro romanzo: la trama di base de L'affaire du boulevard Beaumarchais sarà ripresa nel romanzo Les scrupules de Maigret, come per On ne tue pas les pauvres types il cui argomento sarà oggetto del  romanzo Maigret et l'homme du banc. E' dunque interessante studiare, dal punto di vista letterario, come il romanziere sviluppa un intreccio, come utilizza lo stesso materiale di base condensandolo per la lunghezza di un racconto o dispiegandolo in un testo più lungo come quello del romanzo.
• Delle diverse descrizioni sul modo d'indagare di Maigret, per esempio, ne La péniche aux deux pendus queste due frasi: "E Maigret affondò sempre più in questa vita lenta e pesante de La Citanguette, come se soltanto là fosse capace di riflettere"; "Maigret voleva  - come dire ? - voleva arrivare a pensare-peniche, vale a dire pensare come quella gente"; ne L'improbable M. Owen: "Ritrovava il suo colpo d'occhio allo stesso tempo pesante e acuto, famoso alla Polizia Giudiziaria, e questa strana calma che s'impossessava di lui quando,  il suo spirito lavorava più attivamente".
•  Dei piccoli tocchi orginali che completano il ritratto del commissario rispetto al Maigret che troviamo nei romanzi; spesso è  inquadrato in un giorno più "leggero", meno serioso, come se il suo creatore lo guardasse divertito da una certa distanza. Il Maigret dei racconti adotta comportamenti che non sono quelli dei romanzi; questo è particolarmente vero per i racconti ante-guerra; possimao citare la scena in cui Maigret demolisce a colpi di piccone l'interno de la Péniche aux deux pendus o quella in cui  sega il barile della drogheria delle sorelle Potru ne Les larmes de bougie, oppure quando il commissario fà finta di ubricarsi in compagnia delle entraîneuse in Peine de mort (una scena simile  la troviamo ne Tempête sur la Manche). Quando colpisce un sospetto di Une erreur de Maigret e, ancora, la volta in cui il commissario è seduto a tavola davanti ad un piatto di crauti in Mademoiselle Berthe et son amant: "Maigret mangiava con appetito: grande grosso, aveva un modo tale di sorseggiare con gusto il suo mezzo boccale che avrebbe potuto servire per la pubblicità di una marca di birra". Oppure la scena piena di umorismo in cui Maigret riceve Le notaire de Châteauneuf che si potrebbe citare interamente, di cui riportiamo solo un breve estratto: " Capitava raramente [a Maigret] di prendersi gioco delle persone e, nonostante ciò, non resistette  la desiderio di compiere una ragazzata. Era senza dubbio il sangue freddo, la serietà di M. Motte che lo ispirarono.  E mormorò con l'aria più grave del mondo: - Potrei indossare un barba posticcia?...Ma l'altro non si lasciava smontare, fingendo di non aver sentito. -  Vi presenterò dunque a casa mia come un compagno del reggimento [...] E sia! Voi siete un amico di Bergerac... Monsieur... come? - Legros?"; o questa frase ne L'improbable M. Owen: "Maigret era contento! Aveva mangiato per quattro, bevuto per sei, succhiato il sole attraverso tutti i suoi pori come cinquanta canditati iniseme ad un concorso di costumi da bagno!".  
•  Il testo, per definizione, corto e condensato dei raconti ci dimostra "l'efficacia" di cui è capace il commissario nel risolvere in poco tempo  un enigma. Simenon si diverte d'altronde, in diversi di questi racconti, a immaginare un mistero del tipo "la camera chiusa" alla maniera di Agatha Christie; come per esempio in La fenêtre ouverte e Jeumont, 51 minutes d'arrêt !  
• Certi racconti, tra quelli più lunghi, ci dicono molto sui personaggi importanti della serie: così ne L'amoureux de Madame Maigret,  dove la moglie batte suo marito investigatore; e in Maigret et l'inspecteur malgracieux in cui si traccia per la prima volta la figura dell'ispettore Lognon.
• Altri racconti evocano delle "tecniche d'inchiesta" particolari adottate dal commissario, come "la ricerca" ne L'homme dans la rue o "l'indagine con l'influenza" ne Le témoignage de l'enfant de chœur, o "la gioiosa inchiesta primaverile" di On ne tue pas les pauvres types; tutti elementi che concorrono ad affinare il ritratto del commissario e ad allargare il ventaglio delle sue abitudini.
In conclusione, si può dire che i testi dei racconti non solo completano i romanzi, ma apportano alla serie degli elementi inediti, e inoltre il diverso stile di scrittura del racconto  arricchisce di sfumature il ritratto del protagonista e, a tale titolo, i racconti costituiscono una parte integrante ed essenziale della serie maigrettiana.

Murielle Wenger

mercoledì 25 marzo 2015

SIMENON SIMENON. MAIGRET IN AUDIOLIBRI: LA BALLERINA E IL DEFUNTO

Quelli citati nel titolo sono La ballerina del Gai Moulin e Il defunto signor Gallet, due inchieste di Maigret che la Emons Audiolibri fà uscire proprio oggi. Come di consueto si tratta dei romanzi di Simenon letti dall'attore Giuseppe Battiston.
Sono rispettivamente il settimo e l'ottavo titolo delle inchieste di Maigret che la Emons pubblica. Come al solito sono in formato mp3 disponbili sia su cd che scaricabili via internet.
Si tratta di due inchieste del periodo Fayard, la prima (La danseuse du Gai-Moulin) pubblicata nel 1932 e il secondo M. Gallet décédé addirittura tra i due che furono presentati nel febbraio del 1931 (l'altro era "Le pendu de Saint-Pholien"), durante Le bal anthropometrique, la grande festa in una cave di Montparnasse (La Boule Blanche) che lanciò la serie dei Maigret con grande risonanza.
Il trio Simenon-Maigret-Battiston ribadisce la sua validità in questa formula che in Italia purtroppo non è ancora molto diffusa e, che è bene ricordare, non costituisce una concorrenza al libro, ma si tratta invece di un suo complemento, perché fruibile in occasioni e situazioni in cui la lettura di un volume cartaceo non sarebbe possibile. Per dirla come Stefano Benni: "Non c'é né rivalità né inimicizia tra libro e audiolibro. È un confronto tra due diversi incanti".
Il prezzo é di 10, 32 euro per il cd e il 6,97 per il download sul sito della Emons. Per maggiori informazioni andate a La collezione Maigret

martedì 24 marzo 2015

SIMENON SIMENON. QUELLA PREFAZIONE FU GALEOTTA?

Dopo il post di ieri di Andrea Franco che ci raccontava di quella prefazione redatta da Simenon per il romanzo "Traqué" di Omre, Murielle Wenger ha scritto un commento per spiegare come avvenne e a cosa dette origine quella prefazione. L'abbiamo tradotto e reso visibile in un post sia per l'interesse della vicenda che per l'importanza per il Simenon scrittore.

Le cose sono andate così: Simenon racconta, in Mèmoires intimes, che nell'autunno del 1944, quando soggiornava a Sables d'Olonne, ricevette un lettera su carta intestata di una piccola società di distribuzione, firmata da un signore danese sconosciuto (Sven Nielsen), che gli preannuncia la spedizione di una bozza di un libro, il cui titolo era Traqué e che domanda a Simenon di leggere, e, se del caso, scriverne la prefazione. Simenon legge il testo e scrive una prefazione entusiasta che spedisce a Nielsen. Questi gli risponde domandano al romanziere quanto gli dovesse per la scrittura della prefazione. Simenon replica che nulla gli è dovuto perché ha scritto quella prefazione "gratuitamente". Per ringraziarlo, quel Natale, Nielsen gli regala una pipa. Nella primavera del '45, quando Simenon ritorna a Parigi, va a visitare Nielsen nella sede della sua società, che allora si chiamava Les Messaggeries du Livre. Subito tra i due scatta un intesa formidabile. Simenon sente una potenzialità presso Nielsen che sta cercando di metter su la sua casa editrice e così gli offre un libro che gli permetterà di far conoscere questa nuova casa editrice che diventerà poi Les Presses de la Cité . Ma Simenon va più lontano: lui che sta cercando di lasciare Gallimard, dove non si è mai sentito a suo agio, offre a Nielsen di diventare suo editore esclusivo, quando sarà scaduto il contratto che lo lega fino al 1946 a Gallimard. E così Simenon propone a Nielsen il manoscritto di Pedigree, che sarà pubblicato in prima battuta con il titolo Je me souviens...  Un anno più tardi, Simenon scrive il suo primo romanzo per il suo nuovo editore, Trois chambres a Manhattan, poi un po' di tempo dopo torna anche Maigret con La pipe de Maigret, primo di una serie d'inchieste che vedrà pubblicati una cinquantina di titoli per i tipi di Presses de la Cité... (Murielle Wenger).

Per avere altri dettagli su questa vicenda, potrete andare a rileggere i post che Simenon-Simenon scrisse più di tre anni fa': il 18 febbraio 2012, Simenon tra Gallimard e Presses de la Cité, ma anche quello del 4 luglio del 2012 Un editore per la vita

lunedì 23 marzo 2015

SIMENON SIMENON. UNA DELLE RARE PREFAZIONE FU' PER... "TRAQUÉ"

Nel novembre 1944 Simenon scrive una delle sue poche prefazioni;lo fa per Traquè (braccato) dello sconosciuto autore norvegese Arthur Omre. Mi sono procurato il testo che segna l'ingresso di Simenon nella casa editrice Presses de La Citè, per la quale scriverà fino a Mémoires intimes nel 1981.
Non si sa bene cosa abbia spinto Simenon a scrivere queste 4 pagine: forse l'amicizia con l'editore Sven Nielsen?
Di certo il romanzo, che ho abbandonato a poche pagine dalla sua metà e non merita grande  attenzione (almeno a mio modesto avviso), racconta la storia di un uomo ricercato dalla polizia non si sa bene per quale reato, almeno non viene specificato fin dove sono arrivato io, e il suo tentativo di cambiare identità mettendosi nel commercio del pesce e  cambiando varie località tra i fiordi. Ho trovato che l'aspetto geografico come uno dei piu interessanti, per il resto si capisce perchè questo autore sia caduto nell oblio. Insomma speravo di trovare tracce di Simenon nel testo ma siamo lontani anni luce... (Andrea Franco)

Ed ecco l'incipit del testo della prefazione scritta da Simenon:

Era ieri che ho letto il romanzo del mio collega norvegese Omre. Sono ancora, per così dire, con il naso sopra. Tra pochi giorni o qualche mese, mi accorgerò che quest'opera, o una parte di essa, o un personaggio, o un ambiente, che so, ha preso un posto fisso nella mia memoria. E' quello che succede a me, per un dipinto, per una cattedrale, per un paese visitato, per una persona incontrata, e penso che questa lenta decantazione, in qualche misura automatica, involontaria, deriva dal fatto che mi manca uno spirito d'analisi.
Quello che so ora è che i personaggi creati da Omre non mi hanno sorpreso, non mi sono stati neanche per un momento stranieri. Li ho riconosciuti subito, non so perché. Li ho accolti subito con un sorriso quasi commosso, e presto si sono  mischiati a con altre ombre già conosciute.
Perchè dopo qualche anno mi capita qualcosa che vorrei definire come meraviglioso. Non saprei dire esattamente quando é cominciato. In precedenza, avevo una specie di senso di isolamento....  

• Chi volesse leggere l'intera prefazione, potrà trovarla  sul sito dell'Association Jacques Riviere-Alain Fournier

domenica 22 marzo 2015

SIMENON SIMENON. DA OGGI LA NUOVA SERIE DE "LA DOMENICA DEL COMMISSARIO"

Cari amici di Simenon-Simenon, la serie di domeniche di Maigret si è conclusa. Vale a dire che l'accurata ricerca che la nostra Murielle aveva effettuato su tutti i titoli delle inchieste del commissario, si è esaurita la domenica passata. Comunque, visto il gradimento che ha riscosso la rubrica, insieme a Murielle e a Giancarlo (Malagutti, il nostro illustratore), abbiamo pensato di continuare "La Domenica del Commissario", cogliendo i momenti il cui il commissario non fa il commissario, cioè i suoi momenti di relax, i suoi hobby, le sue pause casalinghe, ma anche quelle che si concede durante le sue inchieste (sempre con i testi trovati da Murielle e le illustrazioni ad hoc di Giancarlo). Così oggi partiamo con la nuova serie de "La Domenica del Commissario", confidando che vogliate seguirla, che la troviate ugualmente piacevole e che continui a costituire una gradevole abitudine domenicale.

Ricerca e compilazione dei testi di Murielle Wenger -  Illustrazioni di Giancarlo Malagutti

venerdì 20 marzo 2015

SIMENON SIMENON. GALLIMARD, RICORDO DI UN EDITORE STRAORDINARIO


Giusto cinquanta anni fa' moriva Gaston Gallimard. Era il giorno di Natale del 1975 quando se ne andava uno degli editori che possiamo dire ha fatto la storia dell'editoria francese. La sua avventura inizia proprio al nascere del '900, con la rivista N.R.F. - Nouvelle Revue Française sotto la spinta e l'entusiasmo di giovani scrittori tra i quali André Gide e Paul Claudel. Gaston si fa organizzatore ed editore di questa iniziativa che segna quindi il suo ingresso nel campo editoriale.
Dalla rivista, passerà ai libri, ad altre riviste, selezionerà gli autori fino a diventare un punto di riferimento ineludibile per la cultura letteraria francese.
Per i suoi tipi usciranno, durate gli anni, le opere di scrittori come Paul Valery, Johseph Conrad, Jean Paul Sartre, Raymond Queneau, Antoine de Saint Exupery, Albert Camus, Georges Bernanos, e anche AndréGide, Paul Claudel solo per nominare alcuni dei grandi romanzieri... Gallimard può vantare tra i suoi scrittori ben 18 premi Nobel per la letteratura. Insomma Gaston fece le cose in grande, ma con un occhio alla qualità di quello che pubblicava. E ovviamente fu anche l'editore di Georges Simenon dal 1934 al 1942, pubblicandogli oltre cinquanta titoli tra romanzi, racconti e inchieste di Maigret.
Quello di Gallimard fu un periodo importante per Simenon. Il suo ingresso fu dovuto ai buoni uffici interposti da André Gide che, come è noto, aveva una grande stima del Simenon romanziere. Gaston, come editore e uomo d'affari, era anche molto interessato a Maigret che costituiva una gallina dalle uova d'oro per qualsiasi editore. Ma in quel momento Simenon, uscito da Fayard, ritenuta (a torto) conclusa la parentesi dei polizieschi di Maigret, voleva dedicarsi solo ed esclusivamente a quelli che lui chiamava romans-durs.
Di questo periodo ricordiamo tra gli altri alcuni dei romanzi più famosi di Simenon come Le locataire, Faubourg, Le testament Donadieu, L'homme qui regardait passer les trains, La Marie du Port, Le Bourgmestre de Furnes, Les inconnues dans la maison, La verité sur Bébé Donge...
Simenon in uno dei suoi Dictèe nel '77 racconta l'episodio più singolare: l'incontro tra lo scrittore e l'editore per firmare il primo contratto "...."Non parleremo d'affari adesso - propose Gallimard - pranzeremo insieme al ristorante (il ristorante più rinomato di Parigi) e avremo tutto il tempo per chiacchierare." Io gli riposi pressappoco così: Signor Gallimard, devo innanzitutto premettere che non vi chiamerò mai Gaston (come tutti, financo le dattilografe e le telefoniste, lo chiamavano in rue Sébastien-Bottin). Io non pranzerò e non cenerò mai con voi. Le nostre discussioni di lavoro si svolgeranno nel vostro ufficio o a casa mia, in presenza di una segretaria e senza interruzioni telefoniche... Il risultato fu che un'ora dopo il nostro primo contratto era firmato...".

giovedì 19 marzo 2015

SIMENON SIMENON BÉBÉ DONGE, DAL ROMANZO AL FILM


Venerdì scorso abbiamo presentato in un post l'iniziativa di un dvd che prende spunto dal romanzo di Simenon e che si articola tra fumetti, musica e performance recitative, realizzato da giovani musicisti, attori, disegnatori, a testimonianza dell'attualità delle storie e delle tematica del mondo letterario di Simenon. E' l'occasione per riparlare del romanzo e del film da esso tratto., due opere sui cui vale davvero la pena di soffermarci un po'.
Fu scritto nel 1940 quando il romanziere era in Vandea, a Vouvant. Narra le vicende di un tentato omicidio. Bébé Donge avvelena il marito François, che però si salva in extremis. Lui finisce in ospedale per riprendersi dall'avvelenamento e lei in carcere, dove conferma di essere la colpevole e ammette anche la premeditazione.
Nelle lunghe giornate passate nel letto d'ospedale, François ha modo d'interrogarsi sul gesto della moglie, per lui apparentemente immotivato. Il luogo, gli altri malati, l'atmosfera dell'ospedale lo inducono ad un cammino introspettivo che lo rimanda indietro nel tempo fino al momento in cui conobbe Eugénie D'Onneville, detta Bébé, e che gli fa poi ripercorrere i dieci anni di matrimonio. La conclusione cui giunge è che forse non abbia mai capito granchè di sua moglie... non erano freddezza e disinteresse quelli manifestati di fronte alle sue avventure extraconiugali o, se così era, nascondevano invece un amore che sentendosi tradito si chiudeva a riccio nell'indifferenza, ma... Ma alla fine tutto ciò ha finito per provocare una reazione e il tentato avvelenamento. Nel momento in cui François capisce tutto, decide di perdonare Bébé (ritorna il famoso "comprendere e non giudicare"?). Da lì si susseguono, la guarigione, l'uscita dall'ospedale, il processo di Bébé, la difesa organizzata dal marito, l'inevitabile condanna e l'attesa di François che la moglie sconti la pena. 
Il romanzo si conclude mettendo il futuro nelle mani del destino, perchè François ha perdonato Bébé e l'aspetterà per tornare insieme... ma non si può sapere se Bébé vorrà. Gli anni di carcere la cambieranno? E in che modo? Il romanzo tratta un tema di notevole complessità psicologica, con momenti di forte tensione emotiva. E' l'ambito in cui Simenon si muove a suo agio e con risultati davvero notevoli.
Talmente notevoli da suscitare, dopo più di dieci, anni l'interesse anche del cinema che s'impossessò del romanzo e lo mise nelle mani del regista Henri Decoin (che già aveva diretto due film di derivazione simenoniana "Les Inconnus dans la maison" nel 1942 e "L'Homme de Londres" nel 1943) e di quelle di Maurice Aubergé (lo sceneggiatore preferito del grande Jacques Becker) ed interpretato da Jean Gabin (attore anche lui simenoniano "di ferro") e Danielle Darrieux. Uno dei capolavori del cinema francese in bianco/nero degli anni '50 oggi, forse un po' dimenticato.
Chi volesse vederlo (...ma dopo aver letto il libro!), dovrebbe trovarlo in una bella edizione in dvd, realizzata nel 2012 dalla Cineteca Bologna, con abbinato un interessante volumetto di documentazione e critica curato da Claudio G. Fava. Per acquistarlo (ma non ce ne sono tante copie in giro) potete provare su questa pagina di Amazon o anche su questa pagina di IBS oppure su Ebay

mercoledì 18 marzo 2015

SIMENON SIMENON. MA QUANTO TEMPO MAIGRET PASSA NEI BISTROT, NELLE BRASSERIE, NEI CAFÈ...

Un'illustrazione di Giancarlo Malagutti
Non c'è inchiesta di Maigret in cui Simenon non faccia entrare il commissario in un café a bere una birra o un calvados, in una brasserie a consumare un pasto, o in un bistrot per un un veloce spuntino. Maigret è il prototipo della buona forchetta, in un'epoca in cui le diete non erano di moda, ma è anche un forte bevitore... insomma un buongustaio con una predilezione di questi posti dove spesso lo portano le indagini stesse, ma dove invece non di rado entra di sua spontanea volonta. Quante volte in un bistrot, in compagnia di uno dei suoi ispettori beve una birra, scambia qualche parola sull'indagine in corso e soprattutto si guarda intorno... ma e' Maigret o Simenon? Questo scrutare la gente quando mangia e quando beve, cioè quando soddisfa un bisogno primario... forse anche in questi casi lo scrittore intravedeva "l'uomo nudo"... in quelle soste bevendo un paio di birre, sgranocchiando un sandwich la gente non è sulla difensiva. Si crea una sorta di tregua nella battaglia quotidiana rappresentata dai problemi del lavoro, dalle preoccupazioni familiari, dalle ambasce sentimentali... Una tregua di una decina di minuti, mezz'ora al massimo, in cui, protetti dalle porte del bistrot o della brasserie, si è al sicuro in una sorta di zona franca e dove si può abbassare la guardia.
Maigret eredita dal suo autore questa tendenza ad osservare gli altri, i loro comportamenti, i luoghi che frequentano e bar, café e brasserie diventano così dei punti d'osservazione previlegiati.
Ma torniamo alla domanda del titolo " Quanto tempo Maigret passa in questi luoghi?". Certo la risposta è difficile... non è facile quantificarlo, ma rappresentano scenari che sono impressi nell'immaginario collettivo dei lettori di Maigret, sono i luoghi che insieme al suo ufficio di Quai des Orfèvres, ai canali, alle vie di Parigi e alle piccole cittadine di provincia costituiscono delle "quinte" da cui è difficile "scollare" l'immagine del commissario.
A questo proprosito vorremmo citare un recente saggio che la nostra Murielle Wenger  ha dedicato proprio a questi luoghi. E' pubblicato sul sito www.trussel.com e s'intitola  Bars, bistrots, cafés et restaurants: les bonnes adresses de Maigret
Si tratta di una disamina piuttosto corposa di questi luoghi così come sono citati nella serie maigrettiana. Un saggio estremamente interessante che vi invitiamo a leggere (c'è la versione francese, ma anche quella inglese), svolta con il solito acume e l'esaustività cui Murielle ci ha abituato nei suoi interventi qui su Simenon-Simenon.
Qui di seguito ve ne proponiamo un sintetico estratto.
"... Ho lavorato su circa 350 citazioni di questi luoghi nella serie maigrettiana, e la prima cosa che si nota  è che la proporzione dei bar è la più elevata (circa un terzo delle citazioni). Seguono i bistrot e i restaurant (un quinto ciascuno). Poi ci sono i cafè (circa un 15%). Va notato che talvolta le denominazioni sono intercambiabili, l'autore parla dello stesso posto sia come bistrot, che come cafè o anche come bar. Citiamo ancora le brasserie (circa un 10% delle citazioni) che si potrebbero includere nei ristoranti, ma che ho voluto classificare a parte, perchè per l'autore c'è un differenza visto che riserva loro un vocabolo diverso. Allo stesso modo ho classificato a parte le citazioni della Brasserie Dauphine,
perchè più che un semplice luogo dove ristorarsi, è divenuta una sorta di annesso, di estensione dell'ufficio di Maigret...".

martedì 17 marzo 2015

SIMENON SIMENON. MAIGRET: CONTINUA IL RACCONTO DEI RACCONTI


Dopo aver ripercorso il susseguirsi dei racconti di Maigret fino al '38, (E per Maigret ricomincò dai racconti)  Murielle Wenger oggi continua a raccontarci quando e come furono scritti gli altri, fino al 1950, e soprattuto la riscoperta del commissario, dopo l'abbandono da parte del suo creatore.



 Nel 1939, sistemato a Nieul, Simenon scriverà due racconti che hanno come protagonista il commissario L'homme dans la rue e Vente à la bougie (che appaiono nel settimanale lyonese "Sept Jour" prima di essere pubblicati nel 1950 nella raccolta "Maigret et les petits cochons sans queue" - Presses de la Cité), il primo narra un'indagine parigina, il secondo un'inchiesta in provincia. Sarà stata per caso la scrittura di questi due racconti a far tornare al romanziere il gusto per il suo personaggio? Non si può dire ma, sia quel che sia, a dicembre dello stesso 1939 ripartirà alla grande con il suo protagonista, mettendolo in scena in sei nuovi romanzi, che saranno pubblicati in due raccolte da Gallimard, contento di approfittare di un tale manna in quei difficili anni di guerra... Nell'inverno 1941-1942 nel bel mezzo della stesura di Pedigree, Simenon scrive un altro racconto con il commissario, lo stupefacente Menace de mort, rimasto inedito per molto tempo (apparso nel giornale "Révolution Nationale". Questo testo viene ritrovato negli anni '80, grazie alle ricerche assidue di Pierre Deligny et Claude Menguy,  e pubblicato nel 1992 nel 25° volume de l'edizione Tout Simenon edita da Omnibus). Questo racconto è stupefacente perché ci mostra un Maigret estremamente sensibile allo charme femminile, molto più di quanto ci avesse abituato, e che usa un vocabolario e degli atteggiamenti più rilassati del solito.
Nel giugno del 1945 ritrovando Parigi, dopo essere stato "consegnato" a  Sables-d'Olonne, Simenon ritrova allo stesso tempo il suo personaggio, che rimette in attività  nel racconto La pipe de Maigret dove lo "strumento di riflessione" rappresentato dalla pipa del commissario, svolge un ruolo di primo piano. Questo racconto sarà pubblicato, insieme al romanzo breve commissionato da Pierre Lazareff per il suo nuovo quotidiano "France Soir" Maigret se fâche, nel primo romanzo-Maigret della serie editata da Presses de la Cité.
Nel 1946 dopo aver scritto Tre chambres à Manhattan e Maigret à New York, che mostrano due punti di vista differenti  sulla sua scoperta dell'America, Simenon redige tre racconti (Le témoignage de l'enfant de chœur, Le client le plus obstiné du monde, Maigret et l'inspecteur malgracieux). Poi, dopo la redazione di due romans-durs, ne scrive ancora un'altro  (On ne tue pas les pauvres types). I quattro racconti vengono riuniti in una raccolta del 1947 che prende il nome da uno di essi: Maigret et l'inspecteur malgracieux.  
Cresciuto nel ricordo, il personaggio di Maigret è a quel momento definitivamente recuperato da Simenon che gli fa riprendere regolarmente la sua attività a Quai des Orfèvres, e gli regala una carriera ben più lunga di quanto mai avesse immaginato in casa Fayard... I romanzi si susseguono regolarmente e nel 1950 il romanziere scrive un ultimo lungo racconto, senza dubbio uno dei più bei testi con protagonista il commissario, Un Noël de Maigret, dove la conduzione dell'indagine è solo un pretesto per raccontare i tratti più intimi del poliziotto.

Murielle Wenger

lunedì 16 marzo 2015

SIMENON SIMENON. ADDIO AL BUNKER... MA QUALCHE IMMAGINE CE LO RICORDERA'

A stare alle notizie di qualche settimana fa', la grande costruzione bianca, la villa che Simenon fece costruire a Epalinges, verrà demolita alla fine di marzo. Il "mostro" o "bunker", come veniva soprannominata per la sua linea non certo aggraziata, a fine mese lascerà dunque il posto ad una lottizzazione. 
Oggi vi presentiamo un video dell'istituto francese I.N.A, che ci presenta l'abitazione dello scrittore così com'era nel 1967, durante la visita di un giornalista, Pierre Desgraupes, cui Simenon stesso fà da cicerone facendogli visitare la casa. Casa che per quanto brutta e criticata, per gli appassionati simenoniani conserva un valore simbolico e storico. Comunque questo breve video ci lascia qualche immagine di questa fortezza dove Simenon e la famiglia si erano... barricati!

domenica 15 marzo 2015

venerdì 13 marzo 2015

SIMENON SIMENON. BÉBÉ DONGE NON SOLO FILM, ANCHE STRIPS & MUSICA



George Simenon è più vivo e attuale che mai. A settanta anni dalla sua pubblicazione il romanzo breve "La verità su Bébé Donge", scritto a Vouvant, in Vandea, e pubblicato in 12 puntate su «Lectures 40» (nouvelle série) nn. 1-12 dal 15 giugno al 1º dicembre 1941 è stato ripreso da un gruppo di artisti romani per una edizione multimediale. Il gruppo formato da musicisti, fumettisti, sceneggiatori, registi e attori sotto il nome colletivo di Bébé Donge ha dato vita a dieci canzoni che ripercorrono i momenti salienti della storia e Simone Iovino e Silvia Spernanzoni ne hanno scritto la sceneggiatura per una graphic novel illustrata da Valentina Griner  per l'etichetta indipendente Goodfellas. Con un tratto essenziale e sobrio, il fumetto ricrea il carattere originario di Bébé e il tono distaccato e freddo della narrazione di Simenon,  le passioni si trovano sopite, per far spazio all'approfondimento psicologico dei personaggi. Anche Il filo conduttore del disco è lo stesso, far emergere la figura e la psicologia di Bébé Donge, farli vivere nelle note e nelle canzoni. Uscito il  26 di febbraio ha ricevuto l'autorizzazione e l'incoraggiamento del figlio di Simenon, John,  sorpreso ed entusiasta del fatto che il lavoro del padre possa essere ripreso in nuove forme espressive. (Giancarlo Malagutti)

giovedì 12 marzo 2015

SIMENON SIMENON. IL PRIMO PASSO (FALSO) NEL GENERE POLIZIESCO

Un'immaginaria copertina di un libro in parte scritto e mai uscito da un Simenon giovane che vive ancora a Liegi

Siamo nel 1922, alla vigilia della partenza del diciannovenne Simenon per Parigi. In quell'anno è ancora a Liegi e prova a scrivere un singolare romanzo poliziesco.
Già, singolare. Infatti l'intenzione è quello di scriverlo a quattro mani (ce lo vedete Simenon scrivere un testo insieme qualcun'altro?) con un redattore dell'altro quotidiano della sua città Le Journal de Liège, un certo Henri J. Moers. Il titolo previsto era Le bouton de col e scritto, alternativamente, un capitolo da Simenon e l'altro da Moers.
Abbiamo sottolineato la singolarità di un Simenon che scrive insieme ad un altro. Dobbiamo registrare anche che il nome del suo collega avrà una parte non marginale nella sua futura produzione letteraria. Infatti quel cognome identifichera il capo del laboratorio della Polizia Giudizia a Quai des Orfèvres, in tutta la serie dei Maigret.
Bouton de col avrebbe dovuto essere un giallo umoristico, e più precisamente una parodia delle avventure di Sherlock Holmes. Il protagonista è appunto un detective britannico di una quarantina d'anni il cui nome è Gom Gut. Anche qui un altro legame con quella che sarà la letteratura-alimentare dei primi anni parigini. Gom Gut infatti sarà uno dei tanti pseudonimi che Simenon utilizzerà per i racconti galanti, parte di quelle centinaia di racconti e romanzi brevi prodotti in quel periodo.
Ma torniamo a Bouton de col, che diventa così, a suo modo, il primo interesse di Simenon per il genere poliziesco. Sfortunatamente la stesura del racconto non va in porto e rimane incompiuto. Niente pubblicazione, rimangono oltre 140 fogli, in parte manoscritti e in parte dattiloscritti, oggi custoditi  dalla Fondazione Simenon a Liegi. Ma ne ritroviamo traccia anche in un Dictée del 1975 di Simenon.
"... qualche anno fa'  - racconta lo scritore - Moers ha ritrovato quel manoscritto e me l'ha gentilmente inviato. Ho cercato di rileggerlo, ma non sono arrivato alla fine della quarta pagina. Se tra i manoscritti che mi inviano, ne trovassi uno così brutto, mi sentirei in dovere di rispondere all'autore di dedicarsi a qualsiasi mestiere, foss'anche lo spazzino, ma in nessun caso di darsi alla letteratura, nemmeno a quella umoristica...".
Giudizio durissimo del Simenon di 72 anni, su  quello di 19... tra loro un centinaio di romanzi, oltre cento Maigret, articoli, saggi, romanzi autobiografici...

mercoledì 11 marzo 2015

SIMENON SIMENON. LA DISGRAZIA DI NON "PASSARE LA LINEA"


Sessant'anni fa' Simenon terminava di scrivere En cas de malheur. Era il febbraio del 1955. L'anno dopo il romanzo viene pubblicato da Presses de La Citè e dopo un'altro anno diventa un film diretto da Claude Autant-Lara e interpretato da quel mostro sacro di Jean Gabin e da una abbagliante ventiquattrenne Brigitte Bardot.
E' un Simenon in gran forma, appena tornato dai dieci anni americani, arrivato in Europa dove ha potuto constatare che la sua fama è cresciuta, ma soprattutto che c'è stato un sostanziale cambiamento nel giudizio della critica. Quella Francia da lui ritenuta ostile e "matrigna" e che aveva voluto abbandonare in tutta fretta alla fine della guerra, con un taglio netto immergendosi fin sopra i capelli nel sogno americano, ora invece gli tributa onori. Questa tangibile fama e l'autorevolezza riconosciutagli, sortirono evidentemente un effetto galvanizzante e quindi quello che si siede a scrivere questa storia è davvero un Simenon in gran spolvero.
Ne viene fuori un romanzo che scava nella psicologia e nei comportamenti di Lucien Gobillot, ricco, famoso, rispettato, con una moglie che gli fà fare un'ottima figura in società. Avvocato, rinomato per le sue arringhe, ma soprattutto per la capacità di non perdere mai una causa, rispettato e temuto dentro e fuori il tribunale, frequenta il mondo che conta politicamente e finanziariamente. Insomma sembra un tipo vincente, sicuro di sé, che nulla e nessuno possa fermare.
Dall'altra parte c'è Yvette, giovane e minuta ragazza, prostituta per caso, facile nei costumi, fragile nel corpo e nell'animo. Questo esserino gli provoca un'incrinatura che l'avvocato cerca di spiegarsi... non è sesso, non è amore, non è compassione... Quella, a prima vista, insignificante e scialba giovane, gli entra dentro e lui non riesce a capire il perchè. Nemmeno aprendo un dossier su sé stesso, come fà per i suoi clienti, riesce ad annotare elementi significativi. Questa storia sconvolge la sua vita? Fino ad un certo punto. La moglie, per lungimiranza o per calcolo, non fà una tragedia di questa sua sbandata, anzi sembra comportarsi in modo da creargli meno problemi possibili. Il contorno dei colleghi non manifesta reazioni di qualche importanza. L'unico che crea problemi è Mazetti uno dei tanti giovani con cui Yvette ha amoreggiato. Adesso, legata com'è a Gobillot, che le ha preso un casa vicino alla sua, che le ha dato un'esistenza borghese quale mai Yvette aveva pensato, non vuole più vederlo. Il finale è tragico. Yvette, nel frattempo rimasta incinta di Gobillot, viene uccisa dall'amente respinto, L'avvocato sprofonda di nuovo nella sua vita  di sempre. La moglie forse è quella che vince?
Ma Gobillot da cosa è sedotto? Qui Simenon è bravo a farci vivere, facendo raccontare in prima persona da Gobillot l'attrazione misteriosa per Yvette, il progressivo slittamento di una semplice avventura, verso qualcosa di sempre più importante che occupa e modifica gradualmente la sua vita, costringendolo a rivoluzionare non solo le sue abitudini, ma anche la sua scala di valori. 
E' la discreta vita dei comuni mortali che attrae Gobillot?
Una ragazza senza, genitori, senza casa, con una vita precaria, che vive una facile promiscuità con uomini e donne... è il suo esatto contrario. Questo incontro è forse qualcosa che lo mette di fronte alle scelte che ha sempre fatto, ma che forse non erano quelle che avrebbe voluto fare? Ma allora perchè cerca di trasfromarla in una borghese? La bella casa, una pelliccia, la governante... vuole davvero che diventi come lui? O vuole darle l'opportunità di godere di quello che la vita le ha sempre negato? Le contraddizioni si sommano e s'incrociano in un groviglio psicologico che Simenon analizza sapientemente.
Gobillot, non passa la famosa linea simenoniana. Ci è molto vicino, perchè anche se la storia con Yvette potrebbe distruggere il suo mondo, in realtà non è in grado di farlo per quanto la professione, le pressioni della moglie, gli obblighi mondani-societari sono stringenti... Lui vorrebbe, ma non riesce a sottrarsi a tutto... E' talmente avvilupato in quelle spire da non ce la fà a divincolarsi e quindi a fare il salto che gli farebbe passare la linea. E poi Yvette viene uccisa e Gobillot senza più quell'appiglio, viene risucchiato dal suo mondo, dalla moglie, dal suo tribunale, da un destino che non gli dà nessuna speranza di cambiamento. 
Simenon è bravo a ricreare questo movimento a pendolo che fa oscillare Gobillot, dalla sua vita onorata e rispettabile, a questo annullarsi per una donna qualsiasi. Il rapporto con la moglie e quello con Yvette sono agli antipodi, e Gobillot non fà in tempo a compiere tutto il tagitto da una vita all'altra... Avrebbe davvero lasciato tutto alla sue spalle? Sembra di sì, ma il destino per lui aveva in serbo altro, come ci dimostra Simenon con le sue storie. Il destino piega, spezza, modella, modifica e l'uomo non può opporsi.
Da questo libro, abbiamo detto, fu tratto un film. Una sola notazione. La scelta di Brigitte Bardot per interpretare Yvette ci è parsa un po' azzardata. Yvette come ce la presenta Simenon è una ragazza che potrebbe passare inosservata, magra, minuta, non bella... Tutto questo non si può dire di una Bardot, soprattutto a ventiquatro anni... il cui alone di bellezza e seduzione la precedeva e la seguiva facendo un notevole numero di vittime!

martedì 10 marzo 2015

SIMENON SIMENON. GEORGES, UNA BRUTTA MATTINATA E IL CODICE... SEGRETO


Ottobre 1929. Siamo sull'Ostrogoth, l'imbarcazione di dieci metri di cui abbiamo parlato i giorni scorsi, quella con cui Simenon navigava per i canali dalla Francia su su fino al Mar del Nord, lungo le coste olandesi e quelle tedesche.
Il porto è  Wilhelmshaven, Bassa Sassonia.
A bordo c'è da un paio d'ore uno strano individuo che fà domande. Poliziotto? Secondo Georges potrebbe invece essere un agente del contro-spionaggio.
L'individuo non si limita a interrogarlo, ma inizia a perquisire anche l'imbarcazione.
Cosa cerca? E perché lo cerca nella barca di uno scrittore?
Simenon a quel tempo, non solo non era ancora famoso, semmai era noto come Georges Sim... ma certo non poteva essere conosciuto da un agente dei servizi della Germania. Germania che allora era attraversata dalle scariche elettriche che l'ascesa di un certo Adolf Hitler provocava in tutto il paese e non solo. Allarmi, sospetti, faide, complotti, formavano l'acqua ideale per far nuotare spie, controspionaggio, doppiogiochisti, agenti stranieri....
In quest'atmosfera oggetti innocenti come la macchina da scrivere di Georges e il cavalletto per dipingere di Tigy, assumevano un significato strano e persino sospetto agli occhi dell'agente. E poi, tutte quelle pagine dattiloscritte? Veri romanzi o finzioni che potevano celare all'interno dei messaggi in codice?
Insomma il tutto insospettisce non poco l'agente. Un uomo e una donna di nazionalità belga, un 'imbarcazione che batte bandiera francese e poi quelle lettere.... Già la corrispondenza di Simenon con la rivista Détective... "Questa rivista esisterà davvero, si chiamerà proprio così? - si chiede l'agente senza capire bene la situazione - Oppure questo signore è in realtà un detective e non uno scrittore?".
Insomma ce n'è abbastanza per portare Simenon in un posto di polizia per approfondire la questione.
Questo fatto del "detective", smuove altre attenzioni e ben presto lo scrittore si trova davanti ad un alto grado del controspionaggio che vuole vederci chiaro.
Il nodo principale sembra essere il fatto se Simenon sia un detective, una spia, un agente e, nel caso, al soldo di chi... E poi ancora, che ci fà un belga, con documenti francesi in un porto tedesco, in un momento così critico...
Durante l'interrogatorio Simenon ammette tra l'altro di sapere un po' di tedesco, ma si tratta di quel che rimane di un'infarinatura scolastica... lo stesso scrittore ammette che il tedesco non era il suo forte. 
Errore.
Errore che provoca un domanda del funzionario altrimenti semplice e diretta, ma non in quel momento e non in quella situazione: "Perché non vi piace la nostra lingua?"
L'interrogatorio rischia di prendere una brutta piega. Simenon percepisce probabilmente in quel momento che in Germania l'aria sta cambiando in fretta e non c'è spazio per i sospetti o i fraintendimenti. Si ricorda di aver spedito la sera prima un plico diretto alla Gallimard per la rivista Détective... Probabilmente è stato aperto e da lì è iniziato tutto?
La situazione non è facile. Lo scrittore cerca di giustificarsi, ma si rende conto se da una parte il funzionario del controspionaggio non ci vede chiaro, d'altra non ha prove o accuse precise nei suoi confronti.
Dopo alcuni momenti di angoscia per Simenon, la situazione va verso il suo epilogo. Un ordine secco "A mezzogiorno l'Ostrogoth deve aver lasciato il porto di Wilhelmshaven". Espulsione dalla Germania e interdizione a navigare nelle acque tedesche. Tassativo.
Una brutta mattinata. Ma Simenon se l'è cavata, cambia meta: non più Amburgo, ma il piccolo e accogliente porto olandese di Delfzijl.

lunedì 9 marzo 2015

SIMENON SIMENON. IL PENSIONANTE SI APPRESTA AD USCIRE

Quinta settimana di permanenza in classifica dell'ultimo romanzo pubblicato di Simenon. Si registra però una discesa generalizzata nelle varie posizioni rispetto a quelle della settimana scorsa.
Inizando dalla classifica realizzata da Nielsen Bookscan per l'inserto TuttoLibri de La Stampa, nel settore narrativa straniera ritroviamo il titolo simenoniano al 10° e ultimo posto. La GFK invece stila per l'allegato La Lettura del Corriere della Sera una Top 20 di narrativa straniera che vede Il Pensionante scivolare al 15° posto. Invece niente da fare per la classifica realizzata da Eurisko per RCult de La Repubblica dove il titolo simenoniano dopo quattro settimane, scompare.
Per quanto riguarda la vendita on line su Internet Book Shop il titolo è 47° nella Top 100.  Sulla piattaforma della Feltrinelli.it invece Il pensionante si assesta sulla 51a posizione.
Per gli ebook, invece troviamo su Internet Book Shop le raccolte di romanzi , al 26° posto Le Inchieste di Maigret 1-5, al 63° posto Le Inchieste di Maigret 11-15 e all'87° Le Inchieste di Maigret 21-25.  

domenica 8 marzo 2015

sabato 7 marzo 2015

SIMENON SIMENON. MAIGRET E IL PICCOLO INTERVISTATORE


L’ispettore Torrence ebbe soltanto il tempo di dire: «Capo, c’è una visita…» che il ragazzo, sbucato da dietro la sua figura massiccia, irruppe nell’ufficio del commissario Maigret.
«Buongiorno!» disse il nuovo arrivato mettendosi quasi sull’attenti davanti alla grossa scrivania ingombra di carte, fascicoli e un boccale vuoto di birra. «Mi chiamo Gilbert Derrin. Ho dodici anni… Posso sedermi? Avrei alcune domande da farle.»
«Alcune… domande?» balbettò il commissario piuttosto stupito da quell’improvvisa apparizione. Poi, rivolto a Torrence: «Torna pure al lavoro.»
«Bene, capo!» esclamò l’ispettore chiudendo la porta.
Il piccolo Gilbert si accomodò nella poltrona degli ospiti e volse lo sguardo intorno.
«E così,» disse subito dopo, «questo sarebbe l’ufficio del famoso commissario Maigret della polizia giudiziaria!»
«Famoso, signor Derrin? Chi le ha detto che io sia famoso?»
«Non sia modesto, commissario. Quasi ogni giorno, sui principali quotidiani, non si fa che parlare di lei, delle sue inchieste, della facilità con la quale riesce a scoprire e ad arrestare i criminali. Vanta, finora, molti successi, più di qualsiasi altro commissario di polizia in tutta Parigi. È per questo motivo che abbiamo deciso di scegliere lei.»
«Oh, davvero, signor Derrin?»
«La prego, mi chiami Gilbert. Quel signore mi fa sentire più vecchio di quanto non sia, e più importante di quel che non sono.»
«Ecco, appunto,» disse Maigret che prese macchinalmente a caricare la pipa, «mi domando chi è lei e che cosa, con esattezza, vuole da me.»
Il ragazzo si fece più avanti sulla poltrona e trasse di tasca un taccuino e una penna.
«La mia scuola… la mia classe, precisamente…  mi ha incaricato, per uno studio che stiamo compiendo sulla giustizia e sulla legalità, di farle una intervista, se lei ovviamente acconsente.»
«Un’intervista?»
«Sì, commissario! Desideriamo conoscere meglio i suoi metodi investigativi, sapere qualcosa di più delle sue inchieste. Lei gode di grande ammirazione e stima per il coraggio più volte dimostrato, per l’acume e il fiuto da vero poliziotto.»
Maigret si schiarì leggermente la voce, un po’ imbarazzato da quei complimenti, poi, dopo aver messo la pipa tra i denti e averla accesa, disse:
«Veda, signor Der… voglio dire Gilbert… sarei felicissimo, oltreché onorato, di poterle essere utile, ma in questo momento, purtroppo, non ho molto tempo da dedicarle. Ho tra le mani un caso assai complicato da risolvere. Mi creda, non posso distrarmi da esso un solo momento, se non si vuole che pericolosi malviventi la facciano franca. Ma, per la sua intervista, cercherò di aiutarla in qualche modo.»
Gilbert Derrin si sporse un poco in avanti.
«E come, signor commissario?»
«Affidandola a una persona esperta delle mie inchieste, dei miei metodi investigativi… di tutto quanto, in sostanza, lei desidera conoscere; una persona che sicuramente ne sa più di quanto ne sappia io stesso.»
«Capisco,» disse il ragazzo con tono deluso della voce, «intende affidarmi a un suo ispettore.» Appoggiò le spalle allo schienale della poltrona, come d’un tratto svuotato di ogni vigore ed entusiasmo. «La ringrazio comunque, ma avrei preferito sentire direttamente da lei, dalla sua voce…»
«No, signor Der… Gilbert… nessun ispettore. Mi riferivo a una persona che mi conosce meglio di ogni poliziotto al mio servizio. Trascorrerà con lei qualche ora in piacevole e dolce compagnia perché, tra un racconto e l’altro, tra una confidenza e l’altra che le farà, saprà rimpinzarla di biscotti, caramelle, bibite e chissà quant’altro… Questa persona ama moltissimo i ragazzi, specialmente se svegli e molto educati. Mi creda, lei sarà sommerso di premure, di gentilezze, di affetto anche, meglio di quanto potrei far io.»
Un grande sorriso affiorò sulle labbra del giovane Gilbert.
«Oh! Chi sarebbe, commissario, questa persona? Sono ansioso e felice di conoscerla.»
Maigret non rispose. Premette il pulsante dell’interfono sulla scrivania:
«Torrence? Puoi venire un istante?»
Quando l’ispettore fu nell’ufficio del commissario:
«Torrence, ti spiacerebbe accompagnare, con un’auto nostra s’intende, il signor Gilbert  Derrin in boulevard Richard Renoir? C’è una persona che l’aspetta… la signora Maigret.»

Paolo Secondini

venerdì 6 marzo 2015

SIMENON SIMENON. E PER MAIGRET RICOMINCIO' DAI RACCONTI.



Settantacinque romanzi, ventotto racconti. Questi i numeri della serie maigrettiana.Vale a dire un 3/4 di romanzi e 1/4 di racconti. Beninteso, i romanzi fanno la parte del leone. Ma ci si può porre la domanda: qual'è in contributo dei racconti al "corpus" dei Maigret?
Prima di rispondere a questo interrogativo, vediamo qual era il contesto.
Siamo nell'autunno del 1936. E' il momeno in cui Simenon ha scritto il suo ultimo Maigret per Fayard da un paio d'anni. In questo lasso di tempo sono accadute diverse cose nella vita di Simenon: l'inchiesta maldestra sul caso Stavisky, il viaggio intorno al mondo, e la scrittura di una dozzina di romans-durs pubblicati da Gallimard, romanzi che scrisse ai quattro angoli della Francia. In questo autunno 1936, Simenon si sistema in un appartamento di un quartiere elegante di Parigi: boulevard Richard-Wallace a Neully. Cos'è che tutt'ad un tratto lo spinge a riprendere in mano il personaggio del suo commissario, che aveva deciso di abbandonare due anni prima? Dopo essere passato alla prestigiosa NRF (Nouvelle Revue Française di Gallimard), sembra aver raggiunto una nuova tappa nella letteratura e il romanzo poliziesco non era più che un vecchio ricordo, e Maigret un personaggio che, certo, l'aveva molto aiutato nella conquista della notorietà, ma che lasciava senza rimpianti (?) dietro le spalle, perchè ora era un po' troppo ingombrante, facendo anche un po' d'ombra al romanziere... Probabilmente  in quel momento non gli andava di scrivere nuovi romanzi con Maigret.
Ciònonostante accetta la proposta che gli fà il quotidiano Paris-Soir: scrivere una serie di racconti polizieschi in due parti: la prima era costituita da un'intrigo, la soluzione del quale veniva proposto ai lettori del giornale; la seconda parte sarebbe apparsa una settimana dopo e avrebbe fornito la soluzione finale del mistero. Ogni racconto sarebbe apparso sul supplemnto domenicale del quotidiano. Perchè Simenon accetta? Per sfida? Per divertimento? Per una certa nostalgia già avvertita all'idea di aver abbandonato il suo personaggio? Per il côté economico non trascurabile della proposta? (Ricordiamo che Gallimard reclamava dei polizieschi da Simenon, perchè le tirature dei "romans-durs" non potevano competere nemmeno alla lontana con quelle dei Maigret; nel 1938, Simenon proporrà a Gallimard di riunire in una raccolta i racconti scritti per i giornali). Forse per tutte queste ragioni insieme....
Sia quel che sia, il romanziere scrisse una prima serie di nove racconti, mettendo in scena il commissario in quattro inchieste tipiche, che si svolgono sia a Parigi (L'affaire du boulevard Beaumarchais, La fenêtre ouverte, Rue Pigalle, Monsieur Lundi, Une erreur de Maigret), che in provincia (La péniche aux deux pendus, Les larmes de bougie, Jeumont 51 minutes d'arrêt!), sia all'estero (Peine de mort).
E un paio d'anni più tardi, forse per gioco, replica e scrive, su richiesta della Société Parisienne d'Editions, altri dieci racconti, pubblicati nei fascicoli della collezione Police-Film e Police-Roman. Perchè, ancora una volta, ha accettato di scrivere una seconda serie? Forse sempre per gli stessi motivi sopra esposti, ma anche perché questo anno, il 1938, dopo la scrittura di una dozzina di romanzi, è un anno quasi interamente consacrato ai racconti, in particolare polizieschi (Le Petit docteur et Les Dossiers de l'Agence O). Non si sa di preciso dove siano stati scritti questi racconti, forse ancora a Neully, oppure a La Rochelle, o forse a Porquerolles. In questa seconda serie Maigret a volte è già in pensione (Mademoiselle Berthe et son amant, Tempête sur la Manche, Le notaire de Châteauneuf, L'improbable M. Owen, Ceux du Grand Café), a volte è sul punto di andarci (L'Etoile du Nord), altre ancora è in servizio in due inchieste parigine (Stan le Tueur, L'amoureux de Mme Maigret) e due in provincia L'auberge aux noyés, La vieille dame de Bayeux). 

Murielle Wenger