venerdì 30 ottobre 2020

SIMENON SIMENON. L'UMILTA' DELL'UOMO E DELLO SCRITTORE

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L'UMILTA' DELL'UOMO E DELLO SCRITTORE

Una qualità del carattere e un elemento importante nella scrittura del romanziere

SIMENON SIMENON. L'HUMILITE DE L'HOMME ET DE L'ECRIVAIN
Une qualité, dans le caractère du romancier, est un élément important dans son écriture
SIMENON SIMENON. HUMILITY IN THE MAN AND THE WRITER
A quality in the novelist’s character that is an important element in his writing
Venerdì 15 luglio 2016 - Tocchiamo oggi un tema molto delicato e sul quale il giudizio non è concorde, anche perché lo stesso Simenon non ha parlato molto approfonditamente.
In tal senso c'è una sua affermazione (rilasciata a Paris Match del '67) "... ho conservato fin dalla mia infanzia un umiltà istintiva. Per esempio se qualcuno mi urta per la strada, la mia reazione non è di infastidirmi, ma di domandare scusa...".
Da piccolo Georges aveva quindi un atteggiamento umile nei confronti degli altri. Questo è comprensibile quale che fosse l'inclinazione del suo carattere. Non bisogna scordare la presenza di una madre come Henriette che condizionava marito e figli. A tal proposito va considerato quel senso d'inferiorità che le veniva dal fatto di non essere benestante. Lei non lavorava e suo marito era un semplice impiegato di un'assicurazione, per di più senza nessuna velleità di fare carriera (rifiutò anche delle proposte in tal senso) e quindi con un stipendio che consentiva alla famiglia non più della semplice sopravvivenza. Al decoro, al giudizio degli altri ci pensava Henriette che, facendo economie e industriandosi in vari modi, cercava di mantenere una facciata che fosse la più dignitosa possibile, mostrando una situazione comunque migliore di quella che era in realtà. E per esempio, quando si trasferirono in una casa più grande, affittò subito delle stanza a degli studenti stranieri pur di incrementare il reddito familiare e migliorare quella facciata di rispettabilità cui tanto teneva.
Questo sicuramente si riverberava soprattutto sui bambini e non paia strano che Simenon avesse un atteggiamento umile.
Una volta, durante un'intervista con Roger Stéphane parlava dell'atteggiamento che si ha nei confronti delle persone e lo faceva riferendosi al personaggio di Maigret "... che é figlio di un amministratore, è nato all'ombra di un castello, secondo me per lui il castello è rimasto il castello e il castellano è rimasto il castellano... Ci sono delle relazioni umane e delle abitudini sociali da cui non si può uscire - sosteneva nel '63 il romanziere - Si possono superare molte cose, ma non questo, non un certo atteggiamento di umiltà davanti a certe persone...".
Lo scrittore parlava di Maigret, ma si potrebbe pensare che, per quanto abbiamo esposto sopra, in qualche modo si riferisse anche a sè stesso.
Ma un certo tipo di umiltà la ritroviamo anche nel suo rapporto con la scrittura. Sappiamo che considerava il suo lavoro come quello di un artigiano. Simenon non si è mai dato arie da intellettuale. Anzi gli piaceva pensare che il suo lavoro si faceva con le mani e che gli costava anche della fatica fisica. Soprattuttuo nel periodo della letteratura popolare, riceveva le ordinazioni, confezionava prima possibile il suo prodotto e poi c'era il momento delle consegne, come lo chiamava lui stesso. Proprio come un artigiano che a sera, finiti i suoi lavori, fa il giro per consegnare i manufatti ai suoi clienti.
E così Simenon faceva il suo giro dai suoi editori con racconti, romanzi brevi, storie a puntate...
E se vogliamo scavare ancora un po', ricordiamo anche il suo atteggiamento umile nei confronti della scrittura. L'utilizzo di soli (affermava lui) duemila vocaboli (per altro parole semplici e concrete... le famose "mot-matière"), qualcosa che ci fa capire come usasse con una parsimonia quasi umile non tutti termini della lingua, ma solo un certo numero. Certo questa era anche una magistrale lezione di come si potesse creare un prosa di quel livello e una narrativa così complessa con una terminologia così ridotta.
Ma di tutto questo non si è mai vantato, Anzi sappiamo che non aveva affatto piacere di frequentare il mondo degli scrittori, i circoli, le manifestazioni, i premi... forse anche qui una certa umiltà che si confondeva con quel pudore (lo chiamava il pudore-Simenon perchè gli veniva dall'atteggiamento del padre) che lo aveva accompagnato in tutta la sua vita di scrittore, quando anche al massimo della fama e della cosiderazione della critica, aveva sempre un atteggiamento un po' di ritrosia a vedere il suo nome a fianco a quello di romanzieri che lui aveva ammirato
"... mi sento un po' vergognoso quando mi si paragona a dei veri grandi scrittori - afferma Simenon in un Dicté del '76, "La main dans la main"- scrittori che io ammiro spesso con passione. I critici che mi preoccupano non sono quelli che mi denigrano, ma quelli che in qualche modo mi portano alle stelle...".
E non è umiltà questa?  E d'altronde stiamo parlando di un uomo e di uno scrittore che voleva essere un uomo come gli altri, al punto tale da titolare proprio così il suo primo Dicté "Un homme come un autre".(m.t)

giovedì 29 ottobre 2020

SIMENON SIMENON. SOME IMPORTANT WOMEN IN “ACT OF PASSION”

  Simenon Story 

SOME IMPORTANT WOMEN IN “ACT OF PASSION”

On how three women influenced the madman who killed a fourth 

SIMENON SIMENON. QUELQUES FEMMES IMPORTANTES DANS “LETTRE A MON JUGE 
Comment trois femmes influençaient le fou qui en avait tué une quatrième. 
SIMENON SIMENON. ALCUNE DONNE IMPORTANTI IN "LETTERA AL MIO GIUDICE"
Su come tre donne influenzano il folle che ne ha ucciso una quarta

G. Simenon - "Act of Passion" - Penguin Book 1965
28 dicembre 2018 - A trio of women shaped Dr. Charles Alavoine’s life: his overbearing mother, Clémence, and his wimpy first wife, Jeanne, and, the worst of them, his overwhelming second wife, Armande. His letter exhaustively reveals how they contributed to his destructive madness. Clémence totally ran the show in Alavoine’s life right up to his second marriage. “She cared for me, she pampered me.” Most importantly, his mother “knew” him, felt the need to “retain him, and spied on him to “protect” him. She made him a doctor. In fact, he chose medicine just “to make her happy.” She set him up in practice and bought him a motorcycle to make his rounds. Criticallyshe “judged it prudent to have him married”twiceand, what’s more, she lived in the same house with him during both marriages. However, Clémence immediately relinquished her control to Alavoine’s second wife who “had a stronger will than hers” and made her feel obliged to step aside.” In fact, his mother was “transformed into a frightened little gray mouse who “confined herself to the place Armande had assigned to her.” By the time of Alavoine’s precipitous, permanent expulsion from their household by Armande, his mother was so “diminished” that her only complaint was, “You are leaving me alone with her…. 
First wife Jeanne served mostly as a willing assistant to his mother in directing Alavoine’s life. Indeed, he had acquiesced to the mother “who married us, thinking, “Why not Jeanne?” His bride was so nice, sweet, and gentle that “her whole person was washed out.” As a matter of fact, she was such “soft dough,” meaning lacking in character, that his mother remained the true mistress of the household. At least, Clémence “gained a daughter” who dutifully “followed in her wake.” As it turned out, Alavoine “never knew” Jeanne, did not love her, and had no sexual desire for her. Purely because his mother and his wife wanted a boy, he “took that up as his own wish. Although Jeanne died delivering another daughter, at the egotist’s trial, she was just “part of the decor in my life” and “already a photograph erased.” 
Armande was ultimately the major driver. Despite Alavoine sensing early on “she was taking me a little under her protection, she rolled on and “made—or made me makethe key decisions, which he offers up as the whole story of my marriage.” Because “she needed to dominate” and “all my acts and deeds were controlled by Armande, he was no longer Dr. Alavoine. Rather he became the husband of Armande. Everything was hers: her house, her kitchen, her furnishings, her friends, her party, and so on. He summarizes the problem this way: Armande “did not allow me enough play in the leash around my neck.” Importantly, “there had never been a question of love between us,” and “we were never attracted carnally towards one another.” No wonder Martine quickly seized the total attention of the henpecked and sex-starved pawnNo wonder, when Armande caught him kissing Martine, her primary reaction was: “If only you had satisfied yourself by seeing her outside”—that is, outside my house! And no wonder, when Armande kicked the lovers out of her house, Alavoine’s reaction was: “I was relieved. At last!” 

David P Simmons