"Volendosi concedere "carta bianca" per il servizio di ricerca, Georges Simenon
ha scelto di parlare in tutta libertà di sé stesso, dei suoi gusti, della sua carriera e dei suoi metodi, ma anche delle sua manie di scrittore. In una delle paiazze che costituiscono per lui, al pari delle boite notturne, un terreno previlegiato per l'osservazione minuziosa dei comportamenti umani, ripercorre per noi la genesi dei suoi romanzi: partendo da semplici informazioni biografiche, che non manca mai di annotare su una "busta gialla" nello scaramantico ricordo del suo primo romanzo, immagina quali saranno i comportamenti dei suoi personaggi, "povera gente umiliata, alla ricerca di una dignità" nelle situazioni in cui é cacciata costretta ad andare avanti fino alle più estreme conseguenze.
In mezzo agli animali impagliati di un museo, Simenon parla del suo amore per gli animali, poi in un porto dalla passione che aveva avuto da giovane per il mare e la navigazione, che poi traspose nelle leggendarie "chiatte" che costituiscono l'ambiente di diversi suoi romanzi. Nella casa in riva al lago di Lemano, parla dell sua passione per la materie prime, come il cuoio, e il ferro, del suo modo d'impiegare il tempo, minuziosamente regolato e diviso tra la famiglia e la letteratura, del tempo e della repulsione che prova per le persone che gliene fanno perdere. E finalmente arriva a parlare della vecchiaia, con emozione, della serenità che non ha saputo trovare, di tutte le attività alle quali l'età, ogni giorno, impercettibilmente lo obbliga a rinunciare". Georges Simenon è filmato lungo il lago di Lemano, nelle piazze di Losanna e nella sua casa d'Epalinges. (I.N.A. -22 ottobre 1970 - Banc d'essai - 36' 45")
martedì 28 aprile 2015
lunedì 27 aprile 2015
SIMENON SIMENON. QUEI SEI MILIONI E MEZZO DI COPIE DI SIMENON VENDUTE DA ADELPHI
"...A curare i classici in modo originale ha sempre pensato Adelphi e ne è stata ampiamente ripagata: l'idea di trasformare Georges Simenon in un classico ha fruttato dal 1985 ben 6,5 milioni di copie....".
La frase è estratta da un articolo apparso ieri sul quotidiano milanese "Il Giornale", (Le superstar del mercato? Sono gli "antichi" maestri a firma Stefania Vitulli) in cui si afferma che i grandi numeri li fanno anche i classici e per dimostrarlo l'autrice riporta alcune cifre in merito alla diffusione di classici, come ad esempio due titoli orwellinai 1984 e La fattoria degli animali che raggiungerebbero ognuno le 100.000 copie vendute all'anno (non ci viene spiegato però se ciò si verifica ogni anno o sono dati riferiti ad un determinato anno).
E poi non può non citare Simenon anche se l'espressione non è delle più felici. Infatti che"...Adelphi abbia avuto l'idea di trasformare Georges Simenon in un classico..." ci pare un'opinione un tantino azzardata.
Diremmo piuttoso che all'affermazione andrebbe cambiato verso.
Non sarà che l'Adelphi dal 1985 ha avuto la fortuna di iniziare a pubblicare Georges Simenon? (Lettera a mia madre - Piccola Biblioteca Adelphi 178).
Andrebbe ricordato che l'autore infatti era venduto in Italia sin dal 1929 (Il romanzo Mensile del Corriere della Sera) dove a puntate fu pubblicato Nicoletta e Dina (En robe de mariée -Tallandier 1929) firmato ancora con lo pseudonimo Georges Sim. A tutt'oggi sono quindi 86 anni che nel nostro paese si pubblicano quasi ininterrottamente le opere del romanziere. E ci pare che visto i settecento milioni di copie vendute in tutto il mondo e considerate le oltre cinquanta lingue in cui è stato tradotto, non ci pare che sia stata l'Adelphi ad aver avuto l'dea di trasformare Simenon in un "classico". Lo era evidentemente già anche prima dell'85. Basti pensare che in una pubblicità della Mondadori (editore italiano di Simenon per quasi sessant'anni) alla fine degli anni '70, si dichiarava che dei soli Maigret fino ad allora erano state vendute 1.200.000 copie. E dei romans-durs? E fino all'85, quando poi diritti passarono all'Adelphi, quante altre copie sono state vendute delle opere di Simenon. Sicuramente altri milioni, ma le cifre certe non ci sono. Se prendessimo per buone quelle dell'articolo citato, dovremmo calcolare che dopo 30 anni di edizioni Adelphi le vendite di Simenon si siano attestate su ben oltre duecentomila copie all'anno. Un autore che ogni anno assicurasse vedite di questo livello alla propria casa editrice sarebbe un non trascurabile tesoro e questo, Roberto Calasso, patron dell'Adelphi l'aveva ampiamente capito tanto che si era fatto avanti, nei primi anni '80, contando anche sulla "stanchezza" del rapporto Simenon-Mondadori (non c'era più il rapporto personale e d'amicizia con Arnoldo Mondadori scomparso nel '71 e per altro la casa edtrice pubblicava ormai molto poco dei suoi titoli). Ma Simenon rispose negativamente. Solo in un secondo tempo, grazie ai buoni uffuci interposti dal suo grande amico, Federico Fellini, si lasciò convincere.
Non ci risuta che la casa editrice di Calass fece grandi battage pubblicitari... certo la notizia che dopo sessant'anni Simenon passava da un colosso dell'editoria italiana a un piccolo editore, sia pure di qualità, faceva rumore di per sè.
Il resto lo fecero i lettori, Adelphi assicurò loro una cadenza costante (dopo un primo periodo, stabilizzatasi di in due Maigret e due romns-durs all'anno) il resto lo fecero (e lo fanno ancora) i lettori che comprando le opere di Simenon facevano entrare ogni titolo pubblicato nelle classifiche dei libri più venduti, ma anche con un passaparola di grandissima efficacia e di notevole effetto.
SIMENON SIMENON. L'ANDAMENTO CIRCOLARE DI SIMENON INZIA A...CIRCOLARE
Qualche succinto commento,
sensazioni, puntualizzazioni s
ull'idea proposta
sabato scorso in merito a questa interpretazione, come l'abbiamo
definita dell' "andamento circolare dell'opera simenoniana".
Lo ribadiamo, non c'è nessuna
intenzione di proporla come
una vera e propria teoria, ma
piuttosto come uno spunto,
magari inedito questo sì, che possa vivacizzare e approfondire
il dibattito sulla narrativa
di Georges Simenon.
Cristina De Rossi - Una teoria su Simenon che non avevo mai sentito... io non conosco così bene Simenon per da giudicare se sia valida o no, ma certo mi sembra interessante...
Giulio Masera - Questa storia dell'andamento circolare della letteratura di Simenon dovrebbe tener conto anche del fatto che si trattava di un ventenne all'inizio e di un settantenne alla fine e credo che le differenze tra il "periodo alimentare" e il periodo dei romans-durs siano maggiori delle analogie... ma comunque sì, credo che varrebbe la pena discurterne.
Andrea Franco - Concordo sul fatto che i Maigret dell ultimo periodo trattino temi che esulano spesso dal genere poliziesco, io definirei Simenon un romanziere "tout court", insomma uno scrittore "a tutto tondo"...
Giovanna Ferraris - Tutto sommato a me sembra una teoria, anche se mai sentita, che possa dare un senso alla produzione di Simenon così diversa sia nel corso degli anni, che tra gli stessi romanzi e altre tipi di opere... Insomma mi sembra una chiave che potrebbe spiegare molte cose di Simenon
Murielle Wenger Pour ma part, j'aime bien "questa idea dell'andamento circolare" dans l'oeuvre de Simenon, parce que, d'abord, Simenon n'était pas un écrivain qui "se posait en écrivain", autrement dit qui voulait donner de lui une image "littéraire"... Mais cette "idea dell'andamento circolare" est aussi vraie parce que finalement, il n'y a pas une immense différence entre ses divers écrits (mis à part, peut-être - et encore !- les Dictées, car les autres textes autobiographiques sont proches aussi de ses oeuvres fictionnelles, par exemple Quand j'étais vieux ou les Mémoires intimes), et, comme Maurizio l'a déjà écrit souvent sur ce blog, les romans Maigret se rapprochent de plus en plus des "romans durs", reprenant les mêmes thématiques (l'intero intervento qui )
Giorgio Muvi Beh.... andiamoci piano. Prima di elaborare una teoria che spieghi l'opera di Simenon, non può bastare un post e una buona idea... Bisognerebbe che se ne discutesse e che soprattutto le motivazioni fossero maggiormente specificate... e poi il parere di un vero critico letterario... non credo ci starebbe male.
sensazioni, puntualizzazioni s
ull'idea proposta
sabato scorso in merito a questa interpretazione, come l'abbiamo
definita dell' "andamento circolare dell'opera simenoniana".
Lo ribadiamo, non c'è nessuna
intenzione di proporla come
una vera e propria teoria, ma
piuttosto come uno spunto,
magari inedito questo sì, che possa vivacizzare e approfondire
il dibattito sulla narrativa
di Georges Simenon.
Cristina De Rossi - Una teoria su Simenon che non avevo mai sentito... io non conosco così bene Simenon per da giudicare se sia valida o no, ma certo mi sembra interessante...
Giulio Masera - Questa storia dell'andamento circolare della letteratura di Simenon dovrebbe tener conto anche del fatto che si trattava di un ventenne all'inizio e di un settantenne alla fine e credo che le differenze tra il "periodo alimentare" e il periodo dei romans-durs siano maggiori delle analogie... ma comunque sì, credo che varrebbe la pena discurterne.
Andrea Franco - Concordo sul fatto che i Maigret dell ultimo periodo trattino temi che esulano spesso dal genere poliziesco, io definirei Simenon un romanziere "tout court", insomma uno scrittore "a tutto tondo"...
Giovanna Ferraris - Tutto sommato a me sembra una teoria, anche se mai sentita, che possa dare un senso alla produzione di Simenon così diversa sia nel corso degli anni, che tra gli stessi romanzi e altre tipi di opere... Insomma mi sembra una chiave che potrebbe spiegare molte cose di Simenon
Murielle Wenger Pour ma part, j'aime bien "questa idea dell'andamento circolare" dans l'oeuvre de Simenon, parce que, d'abord, Simenon n'était pas un écrivain qui "se posait en écrivain", autrement dit qui voulait donner de lui une image "littéraire"... Mais cette "idea dell'andamento circolare" est aussi vraie parce que finalement, il n'y a pas une immense différence entre ses divers écrits (mis à part, peut-être - et encore !- les Dictées, car les autres textes autobiographiques sont proches aussi de ses oeuvres fictionnelles, par exemple Quand j'étais vieux ou les Mémoires intimes), et, comme Maurizio l'a déjà écrit souvent sur ce blog, les romans Maigret se rapprochent de plus en plus des "romans durs", reprenant les mêmes thématiques (l'intero intervento qui )
Giorgio Muvi Beh.... andiamoci piano. Prima di elaborare una teoria che spieghi l'opera di Simenon, non può bastare un post e una buona idea... Bisognerebbe che se ne discutesse e che soprattutto le motivazioni fossero maggiormente specificate... e poi il parere di un vero critico letterario... non credo ci starebbe male.
Maurizio Testa Sono
d'accordo... Non si può parlare di teoria, ma forse di uno spunto su
cui ragionare. A sensazione a me non pare del tutto fuoristrada... certo
occorre confrontarsi e farla decantare, ma mi piacerebbe leggere altre opinioni
di altri lettori, contributi, critiche, incoraggiamenti...
domenica 26 aprile 2015
SIMENON SIMENON. IL PIACEVOLE RITORNO DEL COMMISSARIO... A CASA SUA!
sabato 25 aprile 2015
SIMENON SIMENON. L'ANDAMENTO CIRCOLARE DELL'OPERA SIMENONIANA... SOSTIENIAMO NOI
"A quale genere appatengono i romans durs? Ad una classe ibrida, all'incrocio del psicologio e del poliziesco. E a quale tipologia avvicinare la serie dei Maigret? Per un lato al romanzo di enigma, per un altro al romanzo noir. Ma ancora... queste classificazioni proposte come un esempio non possono portare a nulla di soddisfacente, se non alla convinzione che occorre esaminare un tale universo come una unica chiave, senza mai cercare di strumentalizzare l'analisi, nonostante essa si attagli, come dicono alcuni, a un autore popolare...! (Georges Simenon: De Maigret aux romans de la destinée - CEFAL 1994)
Così scriveva più di vent'anni fa' Alain Bertrand e siamo sempre sulla questione più volte posta, se e quanta differenza esista tra i romans-durs e la serie dei Maigret.
Adesso vorremmo intraprendere una analisi un po' spericolata che potrebbe far rizzare i capelli in testa non solo agli accademici e agli studiosi più accreditati, ma anche ai lettori più accaniti.
Per capirci bene, dobbiamo fare necessariamente un passo indietro per spiegare questa teoria che chiameremo dell'andamento circolare dell'opera simenoniana. Il passo indietro fino al periodo della letteratura popolare è necessario per aver un sguardo completo del feneomeno Simenon diciamo grosso moda dalla metà degli anni venti fino agli anni settanta. Stiamo parlando di quel mezzo secolo in cui lo scrittore come si dice ormai quasi dappertutto inizia dal periodo della letteratura alimentare, quella che gli veniva commissionata e che toccava moltissimi generi, il Simenon popolare (questa l'etichetta che gli avevavano appioppato) che scriveva ottanta pagine al giorno (quantità e quindi non qualità...dicevano). Il secondo periodo è quello dei Maigret, le prime opere in cui Simenon ci metteva la faccia (cioè firmava con il suo vero nome e cognome) in cui decideva non solo temi, vcende e personaggi, ma con il quale creava una nuova tipologia di giallo, o poliziesco che dir si voglia. Periodo di grandi soddisfazioni, in cui la sua fama cresce enormente, e dove si crea un'altra etichetta quello dello scrittore di polizieschi. E poi la terza fase, quella dello scrittore di romans-durs, quello amato da Gide, ad un passo dal Nobel e universalmente riconosciuto dalla critica... senza più etichette
Secondo una visione diversa invece pensiamo alla "carriera" letteraria di Simenon considerandola come una sorta movimento circolare. Nel periodo dell'apprendistato certo la sua caratura letteraria non era quella della maturità, ma le ordinazioni che riceveva di vari editori lo costringevano a confrontarsi con i più disparati generi letterari e nelle forme più diverse (racconto, romanzo, romanzo breve...). Simenon affema che si trattava un periodo di apprendimento (ed è indubbio), ma riteniamo che fosse anche un momento congeniale alla sua capacità narrativa, quella di spaziare tra temi e toni diversi, di passare dal "più leggero" al "più drammatico", con nel mezzo tutta la gamma di possibili sfumature e anche con moduli espressivi differenti.
Poi ci fu il periodo della specializzazione: il poliziesco seriale di nuovo tipo rispetto al precendente e poi i romans-durs, ma dalla fine degli anni quaranta se osserviamo l'interezza della produzione simenoniana, non troviamo solo i Maigret e i romans-durs (che avevano temi, ambientazioni e impostazioni assai diverse tra loro), ma anche opere autobiografiche, saggi, articoli, reportage di viaggio, racconti. Insomma Simenon, per quanto si definisse un romanziere che viveva scrivendo solo romanzi, in realtà spaziava su un ventaglio di opere molto diverse tra loro, un po' come gli succedeva quando all'inizio doveva rispondere alle più differenti richieste degli editori. E allora, con i dovuti distinguo, Simenon nella maturita letteraria torna praticamente a fare quel che faceva ai suoi inizi.
Certo con risultati diversi e non dovendo rispondere nessuno (lasciò Gallimard per Presses de La Cité anche per poter "comandare" nella casa editrice che pubblicava le sue opere!).
Ma questa idea dell'andamento circolare, forse varrà la pena di approfondirla (ma anche criticarla!)... e speriamo sia uno spunto "utile" al dibattito sulla narrativa simenonian.
venerdì 24 aprile 2015
SIMENON SIMENON. SVIZZERA, L'ULTIMA SCELTA DEL ROMANZIERE
1955. Nel mese di aprile Simenon decide di tornare dopo dieci anni di vita negli Stati Uniti, in Europa. E diciamo Europa, perché da una parte aveva ben chiara l'intenzione di non tornare a vivere a Parigi e nemmeno l'idea di ristabilirsi in Francia gli andava granché a genio. Quello che non gli era chiaro affatto era il posto dove si sarebbe sistemato. Anche se, viste le precedenti esperienze la cosa non avrebbe dovuto avere un grande importanza dal momento che traslocare da una casa altra, dopo la scrittura e il sesso sembrava essere l'occupazione che gli portava via più tempo!
Chissà se prese in considerazione l'idea di trasferirsi in Italia, dove per altro a Milano aveva un editore e un amico che lo seguiva fin dagli anni trenta. Certo non si sarebbe installato a Milano, troppo città, troppo cosmopolita, troppo industriale... le sue scelte in fatto di abitazione previlegiavano le piccole cittadine e meglio ancora i dintorni delle piccole cittadine.
Così appena arrivato in Francia, ai primi di aprile, dopo un breve passaggio a Parigi, si sistemò in Costa Azzura, a Mougins, nella villa dei suoi sogni La Gâtouniére, dove non perse tempo e si mise a scrivere "La boule noir", un romanzo ambientato in America. Poi nel '56 si sposta a Golden Gate, una villa più comoda di quella di Mougins, proprio sulle alture alle spalle di Cannes. Ma anche questa non è destinata a durare. Allora, un po' per curiosità e un po' per quello che gli aveva raccontato il suo amico Charlie Chaplin, inizia a pensare alla Svizzera.
Non è lontana dalla Francia, dove per esempio è il suo editore (Sven Nielsen di Presses de La Cité), ha la fama di essere un paese tranquillo, ordinato, pulito ( in perfetta sintonia con il suo carattere) e non ultimo c'è un cantone in cui si parla francese. Decide così nel '57 di partire alla scoperta del Canton de Vaud che attraversa palmo a palmo a bordo della sua fiammante Mercedes 300 S Cabriolet. In primavera ha percorso molti chilometri, visitato decine di località e alla fine viene sedotto dal castello di Enchandens, una costruzione del XVI secolo, posizionato a circa 20 chilometri da Losanna. Vorrebbe comprarlo, però la dimora non è in vendita, ma Simenon è talmente felice di aver trovato quel posto che è disposto anche ad affittarlo. Forse sente che per una volta quella zona potrebbe essere quella giusta? Simenon ha cinquantaquattro anni ed è nella maturità come romanziere, la critica e il pubblico sono ormai decisamente dalla sua parte e dopo la parentesi americana, sente che si sta aprendo un nuovo capitolo della sua vita. LA Svizzera è la sua scelta.
giovedì 23 aprile 2015
SIMENON SIMENON. QUANTO E' DIVERSO IL MAIGRET DEI ROMANZI DA QUELLO DEI RACCONTI?
Dal momento che le ultime uscite delle inchieste di Maigret sono state delle raccolte di racconti, si è suscitato un certo dibattito sulla differenza di scrittura e d'impostazione tra racconti e romanzi. Ad esempio nei primi il personaggio del commissario è stato a volte giudicato diverso, più operativo rispetto a quello più riflessivo dei romanzi. La stessa struttura dell'inchiesta nei racconti è più tradizionale (giallisticamente parlando) e la storia si concentra di più sulla "macchinetta-gialla": reato-indagine-caccia al sospettato-interrogatori-confessione finale. Insomma nel pubblico dei lettori è implicita, e a volte esplicita, una certa delusione nel ritrovare un Maigret che per certi versi somiglia di più ad uno Sherlock Holmes, attento più alle prove materiali e ai riscontri scientifici, che non al solito commissario,dedito all'intuizione o all'indagine psicologica. E da alcune parti si lamenta anche il minor peso dato alle atmosfere e a quei momenti di sosta in cui il commissario entra in un brasserie, o passa la domenica a Meung-sur-Loire oppure segue le proprie rilfessioni, fumando la pipa sulla piattaforma esterna dell'autobus che lo porta a Quai des Orfèvres.
Scartiamo il fattore tempo. Simenon ha infatti scritto i suoi racconti in un arco di anni che vanno dal 1936 al 1950 e quindi un periodo troppo ampio per poter incidere in un modo univoco nella differenza con i romanzi.
Per quello che ci riguarda invece daremmo maggior peso alla diversa tipologia di scrittura che impone un racconto rispetto al romanzo. E' fin troppo ovvio e intuitivo che nel primo tutto va concentrato in pochissime decine di pagine, mentre nell'altro la scrittura può godere di un respiro più ampio e una più libera scelta degli elementi da utilizzare per raccontare la storia.
Sappiamo che uno dei "valori" delle inchieste del commissario simenoniano è la marginalizzazione dell'indagine vera e propria e il maggior interesse al contorno, ai personaggi, alle loro storie, ai loro comportamenti, alle analisi psicologiche...
Nei più ristretti ambiti del racconto, l'inchiesta acquisisce uno spazio di maggior rilievo e i protagonisti, per quanto ben tratteggiati e inquadrati (ricordiamo la bravura di Simenon nel descrivere individui e situazioni, utilizzando pochi termini e con una sintesi mai frettolosa né arida), rimangono talvolta in secondo piano. Insomma sono le regole del gioco. Nel racconto c'è minor spazio per fronzoli e digressioni e soprattutto nel racconto poliziesco dove comunque deve funzionare quella macchinetta-gialla di cui parlavamo sopra, l'inchiesta deve obbligatoriamente avere un inizio, uno svolgimento e una fine.
Il problema è quindi lo spazio e lo era anche per un mago della sintesi e dell'asciuttezza narrativa come Simenon.
E anzi, dobbiamo dire che in questi racconti comunque si respira un'atmosfera analoga a quella dei romanzi, i personaggi conservano i tratti fondamentali e le situazioni sono quelle classiche cui i romanzi ci hanno abituato. Comunque qualche taglio, alcune cesure, certe scorciatoie narrative sono inevitabili, e sono ovviamente riscontrabili, ma a nostro avviso questo è un'ulteriore conferma delle capacità simenoniane: condensare in venti pagine quello che siamo abituati a leggere in oltre cento. Non è un procedura affatto semplice, né facile, ve lo assicuriamo. Anche se poi il racconto non può essere la stessa cosa del romanzo e le differenze comunque si avvertono.
Già di per sè il racconto è un banco di prova di non poco conto per uno scrittore, ma lo è ancor di più se siamo nell'ambito di una serie che siamo abituati a leggere in romanz.
Se a tutto questo aggiungiamo che nel corso del tempo (è non è una valutazioni solo nostra) i Maigret per spessore psicologico, temi trattati, presentazione di personaggi e scrittura si sono avvicinati in modo sensibile ai romans-durs... si può capire come poi ridurre tutto a poche pagine fosse un 'impresa che aveva il suo prezzo anche per uno come Simenon.
mercoledì 22 aprile 2015
SIMENON SIMENON. NOVANT'ANNI FA' UN FULMINE TRA GEORGES E JOSEPHINE
Proprio in questo mese si celebra il quarantesimo anniversario della scomparsa di Josephine Baker "la troublante Joséphine Baker" come la chiama il simenonologo Michel Carly. La donna che fece impazzire negli anni '20 tutti i parigini e che fece perder la testa ad un giovane Georges, poco più che ventenne, che come abbiamo già più volte scritto in questo blog, per lei stava smarrendo il proprio obiettivo principale, quello di diventare un romanziere. I due si conobbero il 25 ottobre del 1925, al teatro dei Champs Elysées, dopo la rappresentazione dello spettacolo della Baker, La revue négre. Vent'anni lei, ventidue lui, entrambe spinti dalla forza della giovinezza e dalla tendenza alla trasgressione, i due s'infilarono in un ciclone che li fece impazzire per poco più di un anno
[(vedi i post L'incontro tra Georges Simenon e Josephine Baker (20 novembre 2010... un dei primissimi post di Simenon-Simenon!), Simenon. Un uragano chiamato Josephine Baker (marzo 2012), Simenon, cosa scriveva di Josephine Baker (settembre 2012)].
Un periodo di fuoco per i due giovani amanti, la cui relazione non sembrava soffrire il fatto che Simenon fosse, tutto sommato, sposato da poco. Fu una relazione che, soprattutto per la fama raggiunta all'epoca dalla Baker, non era facile mantenere segreta e che andò a colpire l'immaginario collettivo della gente e a lungo se è vero, come è vero, che nel 2003 si allestì a Parigi uno spettacolo musicale intitolato "Simenon e Josephine".
Il giovane Georges non poteva immaginare che quella favolosa mulatta arrivata da Saint-Louis, gli portava quegli stessi Stati Uniti in cui vent'anni dopo si sarebbe stabilito per ben un decennio.
Arrivata a Parigi con l'orchestra jazz di Sidney Bechet, sì esibì prima al teatro dei
Champs Elysées, poi alle famosissime Folies Bergères e poi tournée in Europa e quindi di ritorno negli Stati Uniti, dove però non ebbe lo stesso successo che le aveva tributato il Vecchio Continente. Tornò in Francia quindi, dove prese la cittadinanza, si sposò (matrimonio con un certo siciliano, sedicente nobile, che rispondeva al nome di Giuseppe Abatino e che finì per diventare il suo impresario), negli anni della seconda guerra mondiale si arruolò come agente segreto per il movimento di liberazione della Francia, fece il testimonial della Croce Rossa, nelle lotte antirazziste fu a fianco di Martin Luther King e terminò la sua vita in Costa Azzura, nel Principato di Monaco dove era entrata in sintonia (anche lei americana ed "emigrata" in Francia) con Grace Kelly.
Simenon si ispirò alla sua figura per due romanzi della fase "popolare": Dolorosa, firmato Christian Brulls e Chair de beauté pubblicato sotto lo pseudonimo Georges Sim.
martedì 21 aprile 2015
SIMENON SIMENON. IL RICCO ROMANZIERE E LA BELLA VITA NELLA CRISI DEGLI ANNI '30
La crisi economica scoppia drammaticamente nel '29 negli Stati Uniti e, quasi subito, il rimbalzo sulle borse e sulle economie europee. La Francia ad esempio non ebbe grossi problemi finchè la crisi non colpì duramente la Gran Bretagna che fu costretta a svalture le sterlina. A quei tempi l'economia del Regno Unito era ancora il fulcro del sistema mondiale e il suo crack, soprattutto per i paesi europei, Francia e Germania prima di tutti, fu un durissimo colpo. Parigi registrò un calo della produzione industriale del 23%, tagli della spesa pubblica del 10%, aumento delle tasse fino al 50%, grandi spinte inflazionistiche, circa ottocentomila disoccupati, tutto in un lungo periodo che andò grosso modo fino alla vigilia della seconda guerra mondiale.
Tra il 1930 e il 1940 per Simenon fu un periodo in decisa controtenddenza. Lui che appena arrivato a Parigi (fine del 1922) aveva fatto letteralmente la fame e che solo dopo cinque/sei anni, si era affermato come estensore di romanzi popolari, racconti amorosi, romanzi brevi d'avventura o polizieschi. Era il famoso periodo in cui arrivava a scrivere anche ottanta pagine al giorno (sei ore la mattina, un'ora di siesta e sei ore il pomeriggio: più di sei pagine e mezza all'ora). Cominciava a guadagnare bene, anche grazie alla fama di una buona scrittura e tempi di esecuzione velocissimi. Tanto che nel '24 si sistema con la moglie Tigy in un appartamento piccolo, ma nella altolocata Place des Vosges.
E da allora é un crescendo di reddito con un salto che coincide proprio con l'arrivo della crisi in Francia, il 1931, quando Simenon lanciò la serie di Maigret, che riportò subito un gran successo con grande soddisfazione, anche economica, per l'editore Fayard e per Simenon stesso. E dopo per lo scrittore iniziò il periodo dei romans-durs e ancora l'ingresso nella prestigiosa casa editrice Gallimard. Insomma le quotazioni del Simenon romanziere crescevano, di pari passo ai suoi guadagni, mentre la Francia sprofondava nelle crisi più nera, insieme alle altre nazioni europee.
Ma di tutto questo, ad esempio nei Maigret, non c'è traccia. O comunque quelle rare volte che si accenna ad una crisi, questa non è mai rappresentata con tutta la sua drammaticità e la sua pervasività. E questo vale anche per i romans-durs. Simenon ci presenta protagonisti delle sue storie che, certo, vivono di lavori umili, tirando avanti piccole imprese magari destinate a fallire, artigiani, piccoli commercianti, battellieri, abituati a vivere con poco e ad affogare spesso le strozzature della loro vita ila sera in modesto bistrot, insieme a dei poveracci come lui.
Ma tutto questo non ha nulla a che vedere con delle precise connotazioni storiche o con delle contingenti criticità economiche... No, quei personaggi sono dei predestinati, nati diseredati e condannati a morire tali. E, quando capia che siano ricchi, un trascurabile evento provoca una catena di accadimenti che portano il protagonista a passare la linea, quella famosa linea simenoniana che divide i bravi cittadini, stimati, e degni del rispetto sociale, dai reietti, respinti dalla società, ridotti ai margini del consesso civile, ricacciati in un angolo oscuro e indotti a scivolare in una spirale involutiva che li porterà in un degrardo progressivo che sboccherà nell'abiezione e spesso nella deliquenza e nel delitto.
Ma qui è il destino che comanda. Non c'è la crisi, non si tratta dell'impoverimento di milioni di famiglie, non c'entrano le speculazioni dei grandi finanzieri internazionali.
Questa condizione davvero privilegiata che ha visto per un decennio Simenon diventare sempre più famoso (e ricco), lo è ancora di più se il campo d'osservazione si allarga alla società che in quegli stessi anni invece si impoverisce sempre di più.
E forse è anche questo contribuisce in parte all'universalità degli scritti di Simenon. Questo svincolarsi dalla tragedia della crisi economica (che personalmente non lo toccava, ma ad un attento osservatore come lui certo non poteva sfuggire) gli dava il destro per raccontare storie, creare personaggi e intrecciare vicende non legate alle miserie di quegli anni e comunuqe non troppo radicate storicamente, tanto da funzionare ancor oggi, come il prossimo roman-dur che uscirà per Adelphi, Le haut mal, una storia di disperazione, di meschineria e di vendette maturata nell'ambiente agricolo nei dintorni di Nieul, ma storia dei sentimenti di ogni provincia, aldilà del tempo e delle epoche.
lunedì 20 aprile 2015
SIMENON SIMENON. L'OMICIDIO DI MADAME SIMENON... PRONIPOTE DEL ROMANZIERE
E' il pomeriggio del 27 giugno del 2002. Bruxelles. Scena del crimine. Protagonista Simenon. Ma ovviamente non é Georges, il romanziere scomparso tredici anni prima a Losanna, ma Geneviève, medico reumatologo, (42 anni), che è però la sua pronipote.
In quel pomeriggio dopo l'ennesimo litigio con il suo secondo marito Georges Temperman (55 anni), la Simenon lo colpisce ripetutamente al capo (diciotto volte secondo l'autopsia) con una mazzetta, dopo avergli somministrato una notevole dose di valium. I due, al risveglio pomeridiano del marito, avevano litigato violentemente e lui l'aveva picchiatà e poi afferrata alla gola. Ma essendo malato di cuore aveva accusato una forte crisi, evento che aveva dato a Geneviève l'opprtunità di stordire il marito con il tranquillante e poi di colpirlo mortalmente alla testa.
Il giorno dopo ottiene da un suo vecchio compagno di studi un certificato di morte naturale, senza che il collega nemmeno esamini il morto. A questo punto deve procedere alla cremazione più in fretta possibile, affinchè nessuno noti le tracce dei colpi inferti alla testa.
La fretta viene comunicata all'agenzia funebre che deve svolgere velocemente la preparazione e poi la cremazione secondo le volontà della cliente. Ma il congegno che sembrava così ben oliato, ad un certo momento s'inceppa. E la causa è Fernand Goossen, impiegato delle pompe funebri ma anche ex-poliziotto che, mentre sta preparando il corpo per la cremazione che avrebbe dovuto aver luogo il giorno dopo, si accorge delle tracce dei colpi alla testa e inizia ad avere più di un sospetto. Avverte quindi la polizia giudiziaria, la quale inizia a fare accertamenti, interroga Geneviève Simenon e, tra l'altro, scopre che nella camera da letto dei coniugi Temperman-Simenon ci sono delle macchie di sangue addirittura sul soffitto!
Ormai non ci sono dubbi. E infatti dopo qualche giorno di strane spiegazioni la Simenon confessa. Viene così fuori una storia di vessazioni e continue violenze subite dal marito. Il motivo di tali contrasti? I tre figli che la donna aveva avuto dal precedente matrimonio (con il morto aveva avuto una figlia).
Il dibattito che anima il processo non è sull'indubbia colpevolezza o meno della Genevève, ma se la sua sia stata una reazione istintiva, provocata dalla furia del marito, oppure un'esecuzione accuratamente premeditata.
La sentenza arriva ai primi di giugno. La Simenon è riconosciuta colpevole d'omicidio, condannata a cinque anni, ma ci sono molte attenuanti (come i sei anni di violenze subite dal marito), la sua irreprensibile condotto prima dell'omicidio, il periodo di carcerazione preventiva e la sua totale disponibilità a sottoporsi ad un intensa terapia psicologica. Tutto sommato quindia a Geneviève SImenon viene concessa la condizionale e quindi alla fine del processo viene lasciata libera.
Fin qui una storia di cronaca nera che vi abbiamo succintamente riassunto e che abbiamo citato perchè vedeva implicata la pronipote del nostro romanziere, ma.... C'è un ma. Infatti questa storia ci ricorda, i temi trattati nel famoso romanzo "Lettre à mon juge", scritto da Simenon nel dicembre del '46 in Florida, dove Charles, un omicida, scrive in prima persona al suo giudice analizzando e raccontando la sua vita, le sue traversie, la storia d'amore con la sua amante Martine. Il protagonista vedovo, padre di due figlie, risposato con una donna che non lo soddisfa, trova in Martine la sua donna ideale. Ma la loro storia non dura, anzi va sempre più peggiorando, il loro rapporto diventa infine violento, lui la picchia spesso ed un giorno succede l'irreparabile e Martine muore per causa sua. Nella sua lettera al giudice, Charles, non si difende, non chiede attenuanti,
ma racconta come una grande passione possa trasformarsi in un grande tormento e arrivare al più tragico degli epiloghi. Non molto lontano a quello che é poi in realtà successo a Genevève Simenon.
In quel pomeriggio dopo l'ennesimo litigio con il suo secondo marito Georges Temperman (55 anni), la Simenon lo colpisce ripetutamente al capo (diciotto volte secondo l'autopsia) con una mazzetta, dopo avergli somministrato una notevole dose di valium. I due, al risveglio pomeridiano del marito, avevano litigato violentemente e lui l'aveva picchiatà e poi afferrata alla gola. Ma essendo malato di cuore aveva accusato una forte crisi, evento che aveva dato a Geneviève l'opprtunità di stordire il marito con il tranquillante e poi di colpirlo mortalmente alla testa.
Il giorno dopo ottiene da un suo vecchio compagno di studi un certificato di morte naturale, senza che il collega nemmeno esamini il morto. A questo punto deve procedere alla cremazione più in fretta possibile, affinchè nessuno noti le tracce dei colpi inferti alla testa.
La fretta viene comunicata all'agenzia funebre che deve svolgere velocemente la preparazione e poi la cremazione secondo le volontà della cliente. Ma il congegno che sembrava così ben oliato, ad un certo momento s'inceppa. E la causa è Fernand Goossen, impiegato delle pompe funebri ma anche ex-poliziotto che, mentre sta preparando il corpo per la cremazione che avrebbe dovuto aver luogo il giorno dopo, si accorge delle tracce dei colpi alla testa e inizia ad avere più di un sospetto. Avverte quindi la polizia giudiziaria, la quale inizia a fare accertamenti, interroga Geneviève Simenon e, tra l'altro, scopre che nella camera da letto dei coniugi Temperman-Simenon ci sono delle macchie di sangue addirittura sul soffitto!
Ormai non ci sono dubbi. E infatti dopo qualche giorno di strane spiegazioni la Simenon confessa. Viene così fuori una storia di vessazioni e continue violenze subite dal marito. Il motivo di tali contrasti? I tre figli che la donna aveva avuto dal precedente matrimonio (con il morto aveva avuto una figlia).
Il dibattito che anima il processo non è sull'indubbia colpevolezza o meno della Genevève, ma se la sua sia stata una reazione istintiva, provocata dalla furia del marito, oppure un'esecuzione accuratamente premeditata.
La sentenza arriva ai primi di giugno. La Simenon è riconosciuta colpevole d'omicidio, condannata a cinque anni, ma ci sono molte attenuanti (come i sei anni di violenze subite dal marito), la sua irreprensibile condotto prima dell'omicidio, il periodo di carcerazione preventiva e la sua totale disponibilità a sottoporsi ad un intensa terapia psicologica. Tutto sommato quindia a Geneviève SImenon viene concessa la condizionale e quindi alla fine del processo viene lasciata libera.
Fin qui una storia di cronaca nera che vi abbiamo succintamente riassunto e che abbiamo citato perchè vedeva implicata la pronipote del nostro romanziere, ma.... C'è un ma. Infatti questa storia ci ricorda, i temi trattati nel famoso romanzo "Lettre à mon juge", scritto da Simenon nel dicembre del '46 in Florida, dove Charles, un omicida, scrive in prima persona al suo giudice analizzando e raccontando la sua vita, le sue traversie, la storia d'amore con la sua amante Martine. Il protagonista vedovo, padre di due figlie, risposato con una donna che non lo soddisfa, trova in Martine la sua donna ideale. Ma la loro storia non dura, anzi va sempre più peggiorando, il loro rapporto diventa infine violento, lui la picchia spesso ed un giorno succede l'irreparabile e Martine muore per causa sua. Nella sua lettera al giudice, Charles, non si difende, non chiede attenuanti,
ma racconta come una grande passione possa trasformarsi in un grande tormento e arrivare al più tragico degli epiloghi. Non molto lontano a quello che é poi in realtà successo a Genevève Simenon.
domenica 19 aprile 2015
SIMENON SIMENON. MA DURANTE LA SIESTA MAIGRET NON PENSA PIU' A M. OWEN ?
sabato 18 aprile 2015
SIMENON SIMENON. MAIGRET: "MA ALMENO SCRIVA QUALCUN'ALTRA DELLE MIE INCHIESTE !..."
Quanti vorrebbero che Simenon, in quel fatidico 1972 non avesse smesso di scrivere. O almeno, se proprio non riusciva più ad entrare nel suo "état de roman", avrebbe potuto continuare a scrivere altre inchieste del commissario Maigret (ne abbiamo parlato nel post di mercoldì scorso). Prendendo spunto da questo tema, la nostra Murielle Wenger, ha immaginato una visita di Maigret a Simenon, nella sua casa rosa di Losanna, quella con il piccolo giardino e il grande cedro del Libano... vediamo un po' cosa si sarebbero detti...
Era seduto nel suo giardino, sotto il grande cedro del Libano e guardava sorridente due passeri che si litigavano la stessa briciola di pane. Lo distrasse da quello spettacolo la voce di Teresa. "Ci sono visite!". Si alzò e, voltandosi, vide una sagoma massiccia che riempiva l'intera porta finistra.
L'uomo grande e grosso, cappello in mano, fumava una pipa le cui volute di fumo si perdevano nell'aria primaverile.
Avanzarono uno verso l'altro. L'uomo tese una grossa mano:
- Mi riconoscete?
Non rispose subito. Con gli anni la sua vista era a poco a poco dimìnuita, ma il timbro della voce risvegliava in lui dei ricordi... Ma certo! Parigi. Quai des Orfévres! E prima ancora un porto perso ai confini dell'Olanda... L'altro riprese:
- Voi non siete molto cambiato... Siete dritto come un "I" ...
- Anche voi siete empre lo stesso cappotto, lo stesso cappello... i capelli un po' più grigi, forse...
Risero tutti e due.
- Venite - disse - Staremo meglio dentro a bere un buon bicchiere.
- Perché? si sta così bene in questo giardino, sotto questo magnifico albero. Sapete che a Meung i miei peri sono cresciuti un bel po'? Abbiamo fatto una raccolta straordinaria l'autunno passato...
Venne loro servita una caraffa di vino dorato dai riflessi verdastri. La bevadìnda era gradevolmente fresca e l'uomo fece schioccare la lingua per la soddisfazione
- Un piccolo vino della Côte I vignaioli sono dei miei amici...
Silenzio.
- Vi domandere sicuramente perchè io sia venuto a disturbarvi?
- Ma non mi disturbate affatto...
- Andiamo! Tutti sanno che preferite rimanere da solo, nella vostra casa, con la vostra amata compaga... A proposito, sapete a chi mi fà pensare?
- Sì... a M.me Maigret
Ci fu di nuovo silenzio. Visibilmente l'uomo cercava il modo migliore per affrontare il motivo della sua visita. Buttò giù una nuova sorsata, si scharì la voce poi, esitante...
- Sapete Georges, che mi fate una certa pena?
Sorpreso, non seppe cosa rispondere.
- Si, ne discutevamo ancora l'altro giorno con mia moglie... sono parecchi anni che non siete più venuto a trovarci, e...
- Sa, l'età, i piccoli problemi di salute...
- Sì, lo so. Anche io inizio a sentire le mie articolazioni, soprattutto dopo una giornata di lavoro in giardino... Ma veramente questo non é di questo che si tratta... Beh io, con il passare degli anni ho cominciato a leggere parecchio, strano... una passione come questa che mi è venutà con l'età... In breve, a Natale passato mia moglie e mia cognata mi hanno fatto un regalo: mi hanno donato la collezione completa di Tout Maigret. La settimana scorsa, quando ho finto di leggere il volume n° 10, ho detto a mia moglie così... ridendo e scherzando... "Beh... il prossimo Natale, potresti regalarmi i dieci volumi seguenti!" E indovinate cosa mi ha risposto?
- Eh.. come no - ha risposto brontolando... - non ci sono altri volumi...
- Sono rimasto un po' deluso! Sapete che ci sono molte inchieste di cui non avete parlato nei vostri libri! Ce ne sarebbe da riempire un'intera biblioteca!
- Certamente, ma siccome ormai ho smesso di scrivere i romanzi...
- Sì, me l'hanno detto, adesso raccontate i vostri ricordi... Va bene, ma siete davvero sicuro di non aver più voglia di scrivere delle storie... delle mie storie? Sapete che venendo qui un tassista mi ha riconosciuto e mi ha detto: "Peccato che Simenon non parli più di voi. Sono talmente amate le vostre inchieste!". L'altro giorno, alla televisione, un giornalista diceva che occorrerebbe trovare qualcuno che continuasse la saga "maigrettiana", come la chiamano. E mia moglie che naviga su internet (sì... che volete abbiamo comprato anche noi un computer.... é stata lei a volerlo... Sa, mi ha detto che interessante per trovare delle ricette di cucina, e poi con internet può avere notizie di sua nipote che si è trasferita negli Stati Uniti...), mia moglie insomma mi ha detto che ha trovato un bloc.. o un bric o una cosa del genere...
- Un blog...
- Sì quello, ed é un blog su di voi... E il signore che scrive il blog ha detto che gli sarebbe piaciuto molto che voi aveste continuato a scrivere altre inchieste di Maigret.... E' mia moglie che me l'ha letto, perché, lo sapete, io di queste diavolerie moderne non ci capisco davvero niente...
- E allora che cosa vi aspettatereste in concreto da me? - era quasi arrabbiato.
- Su Georges, non fate così! Vi chiedevo solamente di provarci... E poi questo farebbe così piacere a mia moglie...
Esitò... Allora Maigret lo prese sottobraccio e facendo a grandi passi dei giri del giardino, passando e ripassando davanti al grande cedro del Libano, gli raccontò:
- Un giorno, nel mio ufficio, ricevetti una strana visita. Era ormai primavera...
Murielle Wenger
venerdì 17 aprile 2015
SIMENON SIMENON. MA I ROMANS-DURS SONO LETTERATURA E I MAIGRET SOLO DIVERTIMENTO?
Abbiamo constato più volte nel corpus delle opere maigrettiane, come il commissario, pur nella sua doverosa ricerca del colpevole di un reato o di un omicidio, sembra interessato quasi di più ad una sua personale inchiesta parallela. Un'inchiesta che ha come obiettivo non le prove, le testimonianze o i riscontri scientifici, ma un'indagine che affonda i suoi denti nella carne umana che ne sonda i più nascosti aneliti, che guarda in fondo gli animi per scrutare quale sarà il loro destino, per capire da dove vengono e dove vanno quegli individui.
Gira gira, torniamo sempre al solito "comprendere e non giudicare", la massima simenoniana che lo scrittore ha innnestato nell'animo del suo protagonista.
Ad esempio in Maigret si sbaglia Simenon scrive "...Maigret si sforzava di arrivare più vicino possibile alla verità, ma si rendeva conto che la verità assoluta era irraggiungibile..." .
La verità assoluta.
Simenon quando scrive queste parole non può riferirsi alla verità ritracciabile in un inchiesta giudiziaria. Parla di assoluto, come assoluta è la sua perenne ricerca "dell'uomo nudo", quell'individuo senza condizionamenti sociali, senza influenze religiose, senza sovrastrutture culturali... insomma l'essenza dell'uomo... che, come tale, è introvabile allo stato puro. Eppure lo scrittore non smette di cercare e questo porta come conseguenza nella sua opera che i comportamenti dei personaggi, le tipologie dei problemi e l'evoluzione delle vicende tendono ad essere universali, a essere gli stessi per tutte le razze, in tutte le lingue e in ogni ambiente. Questo nei romans-dur, ma via via anche nei Maigret. E non a caso Thomas Narcejac scriveva nel 1935 "... Attenzione, mio caro Simenon! I vostri Maigret stanno per raggiungere le altre vostre opere (i romans-durs n.d.r) - e continuava - Affrontano gli stessi problemi, tradiscono le stesse inquietudini, ormai mettono in ballo la vita. E il pubblico non ama quello che gli impedisce di dormire...".
Ma Narcejac, se da un parte aveva visto giusto, d'altra parte però non aveva previsto che i romans-durs e i Maigret piacevano e continuano tutt'oggi a piacere alla gente per due motivi rincipali: innanzi tutto perchè non è vero, come qualcuno sostiene, che i primi siano letteratura e i secondi siano divertimento, ma soprattutto perchè la gente si riconosce e si immedesima in quelle vite, in quelle storie e in quei drammi che sono le vite, le storie e i drammi di tutti noi.
mercoledì 15 aprile 2015
SIMENON SIMENON. E SE NEL 1972 SIMENON AVESSE CONTINUATO A SCRIVERE ALMENO I MAIGRET?...
I prossimi giorni saranno giorni da ricordare. Li ricorderano, ovviamente i parecchi) anni ci hanno fatto assistere anche alla fine dei Maigret di Mondadori, una storia che andava avanti dal 1933... cioè da una sessantina d'anni, ma che poi continuò, anzi ricominciò con Adelphi. Un passagio dunque morbido perchè per un certo periodo le due case editrici pubblicarono contemporaneamente le inchieste del commissario Maigret: Adelphi partendo dai primi e Mondadori partendo a ritroso dagli ultimi.
simenoniani e i maigrettiani. Finisce la serie dei Maigret di Adelphi. I nostri (
Non si incontrarono mai. Ovviamente
I diritti passarono poi tutti all'Adelphi (che già deteneva quelli dei romans-durs) ma con l'uscita dei prossimi giorni, anche questo ciclo si conclude. Grande successo editoriale quello di Simenon e più in particolare quello di Maigret che non deve essere indifferente per i bilanci della casa editrice. Insomma a spanne non ci sembra ci sia un altro autore della scuderia che venda più di Simenon... Certo la produzione di Adelphi è assai vasta, ma abbiamo motivo di ritenere che l'intero corpus delle opere simenoniane (e di romans-durs da pubblicare ce ne sono ancora) "pesi" (o almeno fin'ora abbia pesato) in modo considerevole sul fatturato dell'editrice. Basti pensare che per alcuni titoli maigrettiani si è arrivati alla sedicesima e per altri addirittura alla diciannovesima edizione.
Ma questo non toglie quel senso di disagio che ci coglie quando un caro amico, che era entrato nella nostra vita, si trasferisce in un paese lontano. Oppure quando una persona cara ci lascia. C'è quella sensazione di vuoto, quella sorta di ansia di non saper come rimpiazzare quella consuetudine, quell'abitudine (la lettura dei Maigret) che ci ha accompagnato per tanto tempo.
Si certo si può ricomniciare a rileggerli (e chi non l'ha fatto?), magari non subito tra un anno o due, ma... Ma intanto il loop della lettura seriale si è interrotto e ripristinarlo non è facile. E' una sorta di interscambio tra il personaggio/l'autore e il lettore che viene troncato...
Qualcuno ha scritto, "...ma perchè nel '72 Simenon che non riusciva a trovare il modo di scrivere il romanzo "Victor", invece di smettere di scrivere non si dedicò solo ai Maigret? Quanti ne avrebbe potuti scrivere ancora?...."
E' una domanda che fà parte del mondo dell'irrealtà... ma se volessimo stare al gioco, perchè rispondere ad un domanda del genere può significare soltanto giocare, potremmo immmaginare che avrebbe potuto scrivere fino alla soglia degli ottanta anni... almeno tre inchieste l'anno... per un totale di circa trenta titoli in più... E vorrebbe dire che ql'odierno addio sarebbe stato posposto di un quindicina di anni (visto i due Maigret l'anno cui l'Adelphi ci ha abitutato)... un addio nel 2030... Ma siamo nella fanta-letteratura e nella fanta-editoria... e queste fantasie non servono a cambiare le cose.
simenoniani e i maigrettiani. Finisce la serie dei Maigret di Adelphi. I nostri (
Non si incontrarono mai. Ovviamente
I diritti passarono poi tutti all'Adelphi (che già deteneva quelli dei romans-durs) ma con l'uscita dei prossimi giorni, anche questo ciclo si conclude. Grande successo editoriale quello di Simenon e più in particolare quello di Maigret che non deve essere indifferente per i bilanci della casa editrice. Insomma a spanne non ci sembra ci sia un altro autore della scuderia che venda più di Simenon... Certo la produzione di Adelphi è assai vasta, ma abbiamo motivo di ritenere che l'intero corpus delle opere simenoniane (e di romans-durs da pubblicare ce ne sono ancora) "pesi" (o almeno fin'ora abbia pesato) in modo considerevole sul fatturato dell'editrice. Basti pensare che per alcuni titoli maigrettiani si è arrivati alla sedicesima e per altri addirittura alla diciannovesima edizione.
Ma questo non toglie quel senso di disagio che ci coglie quando un caro amico, che era entrato nella nostra vita, si trasferisce in un paese lontano. Oppure quando una persona cara ci lascia. C'è quella sensazione di vuoto, quella sorta di ansia di non saper come rimpiazzare quella consuetudine, quell'abitudine (la lettura dei Maigret) che ci ha accompagnato per tanto tempo.
Si certo si può ricomniciare a rileggerli (e chi non l'ha fatto?), magari non subito tra un anno o due, ma... Ma intanto il loop della lettura seriale si è interrotto e ripristinarlo non è facile. E' una sorta di interscambio tra il personaggio/l'autore e il lettore che viene troncato...
Qualcuno ha scritto, "...ma perchè nel '72 Simenon che non riusciva a trovare il modo di scrivere il romanzo "Victor", invece di smettere di scrivere non si dedicò solo ai Maigret? Quanti ne avrebbe potuti scrivere ancora?...."
E' una domanda che fà parte del mondo dell'irrealtà... ma se volessimo stare al gioco, perchè rispondere ad un domanda del genere può significare soltanto giocare, potremmo immmaginare che avrebbe potuto scrivere fino alla soglia degli ottanta anni... almeno tre inchieste l'anno... per un totale di circa trenta titoli in più... E vorrebbe dire che ql'odierno addio sarebbe stato posposto di un quindicina di anni (visto i due Maigret l'anno cui l'Adelphi ci ha abitutato)... un addio nel 2030... Ma siamo nella fanta-letteratura e nella fanta-editoria... e queste fantasie non servono a cambiare le cose.
lunedì 13 aprile 2015
SIMENON SIMENON. MA PER L'ULTIMO MAIGRET NATALE ARRIVA DOPO PASQUA
Siamo ormai agli sgoccioli. Qualche giorno e potrete acquistare in libreria o on-line l'ultimo, ma non l'ultimo in senso cronologico, bensì in assoluto l'ultimo volume delle inchieste del commissario Maigret. Anche Adelphi è arrivata dunque alla fine della serie dei settancinque romanzi e dei ventotto racconti del commissario simenoniano.
Titolo: Un Natale di Maigret ed altri racconti. Titolo: non proprio azzeccato con un uscita ad una decina di giorni circa dopo Pasqua. Contenuto: il racconto che dà il titolo alla raccolta, più due racconti Non si uccidono così i poveri diavoli e Il cliente più ostinato del mondo.
Sono tutti racconti del periodo americano. Primo in ordine cronologico fu Le Client le plus obstiné du monde, stesura nel maggio 1946 (pubblicazione nel '47), poi dopo qualche mese fu la volta di On ne tue pas les pauvres types, scritto nell'agosto del 1946 (pubblicato l'anno successivo) entrambe composti a Saint Andrews (Canada), infine Un Noël de Maigret scritto nel maggio del 1950 a Carmel-by-the-Sea.
In Italia il primo fu pubblicato da Mondadori almeno tre volte volte: nel '56 nel '59 e nel '66, in varie dizioni e differenti collane, il secondo usci nel '66 e l'ultimo è stato il più tradotto, esordendo nel '53, proseguendo poi nel '57, nel '61, nel '64, nel '66, nel '75, nel '78. Quest'ultimo racconto è stato non di rado considerato più un romanzo breve che e un vero e proprio racconto, e sicuramente è una delle inchieste brevi di Maigret più popolari. Per la cronaca Non si uccidono i poveri diavoli e Un Natale di Maigret in Italia sono stati portati sul piccolo schermo dalla triade Gino Cervi, Mario Landi e Diego Fabbri.
Un Natale di Maigret
Inchiesta proprio nel giorno di Natale che parte con la vista di due vicine del commissario che gli raccontanto una strana storia: una visita notturna di un improbabile "babbo natale" alla nipote di una delle due, nipote bloccata a letto da un'ingessatura. La visita ha lasciato un regalo alla bimba, una bambola, e poi, a detta della piccola, il visitatore è sparito in un buco nel pavimento.
Maigret avrebbe altri programmi e altri desideri, ma si fà coinvolgere, conducendo l'inchiesta ma senza muoversi da casa, facendo galoppare gli ispettori Lucas e Torrence, che, comandati per telefono, porteranno alla luce una intricata storia, di vecchi amanti, di furti, e di sorprese, mentre il loro capo a casa non rinuncierà ai manicaretti e ai piatti tipici del Natale preparati da M.me Maigret
Il cliente più ostinato del mondo
Un cliente si piazza dalla mattina prestissimo in un cafè nei pressi di rue Saint Germain. Sta lì, fermo fino alla chiusura notturna, sedici ore sempre allo stesso tavolino, ordinando poco o niente e insospettendo il personale e il proprietario del locale. Quando alla chiusura viene costretto ad uscire, davanti al café si verifica una una sparatoria. Ma il morto non è lui.... Qualcuno lo spiava dal bar di fronte... Ma chi è il morto? Chi ha ucciso chi? ...E perchè? L'inchiesta porterà alla moglie del cliente così ostinato e ad una strana storia di due gemelle...
Non si uccidono i poveri diavoli
Maigret prende sottogamba un omicidio a che a prima vista risulta semplice. Vittima un impiegato (il povero diavolo del titolo) dall'esistenza grigia e monotona. Ma il caso ben presto si rivela molto diverso di quello che era apparso: una doppia vita della vittima, un 'omicido non casuale, ma studiato e ben preparato che richiederà un impegno ben più gravoso del previsto, con tutte le forze e la migliore concentrazione da parte del commissario.
domenica 12 aprile 2015
SIMENON SIMENON. UNA MANO DI BRIDGE PER IL COMMISSARIO MAIGRET
sabato 11 aprile 2015
SIMENON SIMENON. E FINALMENTE ENTRAMMO NE "LA CHAMBRE BLEU"
Un romanzo è un romanzo. Un film è un film. Oggi parleremo de "La chambre bleue" il film, a cui abbiamo assistito ieri all'anteprima italiana. Certo la pelliccola trae origine dall'omonimo romanzo di Simenon (vedi il post di ieri), ma quando si entra in una sala cinematografica per assistere alla proiezione di un film basato su un'opera letteraria, e non un sceneggiatura originale, siamo convinti che vada messo da parte tutto quello che sappiamo, ricordiamo e abbiamo introiettato dopo la lettura di quel libro.
Non è facile. Ma lo sforzo va fatto.
I paragoni tra le due tipologie di opere sono impossibili. Come a scuola elementare la maestra ci ripeteva che non si possono sommare le mele con le pere: le pere vanno con le pere e le mele con le mele. I romanzi vanno con i romanzi e i film con i film.
Non paia noiosa e già troppe volte sentita questa chiosa. La tentazione, e diremmo di più, l'involontaria attitudine al confronto con il libro letto e il film che stiamo per vedere è più forte di qualsiasi buon proposito... staremmo per dire che è quasi inconscia. Anche perchè sono due tipi di opere che richiedono una certo coinvolgimento dello spettatore, quando non una sorta di immedesimazione... quandi attenti, attenti, attenti.
Ciò detto passiamo al film.
Il compito di Mathieu Amalric, ed é fin troppo scontato, era quello di fare un bel film. Che poi il soggeto, la trama e i personaggi siano più o meno liberamente tratti da una romanzo di Simenon, non obbliga il signor Amalric a realizzare un'opera aderente al romanzo. Deve solo fare un bel film.
E Amalric un bel film l'ha fatto.
Come ha detto lui stesso "... mi è piaciuto immaginare che la narrazione, le parole scorressero su una banda, raccontando alcune cose, e le immagini si muovessero su un altra banda raccontando altro...".
E questa è la soluzione tecnica che gli ha consentito di mischiare passato e presente, ricordi e attualità, sensazioni e azione. Molto silenzio, ma a tratti un commento sonoro che drammatizza le immagini. Il Mathieu regista traspone la storia originale dalla metà degli anni sessanta ad oggi, ma con un caratteristica "... ho girato in luoghi che in tutto questo tempo non sono cambiati, la natura, i paesaggi, i piccoli paesi sono praticamente rimasti gli stessi...". Personaggi, location e situazioni normali che la regia di Amalric cerca di cogliere nell'intimo, come se oltre ad una macchina da presa di fronte ce ne fosse una "dentro" che ci restituisce lo stato d'animo dei protagonisti.
Altre volta è il paesaggio della campagna o un particolare di una vecchia casa a suscitare un'emozione. Il contrasto tra il sesso di Esther, l'amante (nel libro è Andrée) e la famiglia di Julien, il protagonista (nel libro Tony), tra il quadretto familare sull'abbacinante spiaggia di Sables d'Olonnes e la penombra tagliata dalla luce di una chambre bleu animata da passionali sospiri... Immagini tranquille come quelle dell'offcina che si sovrappongono a quelle drammatiche del processo... E poi sempre le ore e le parole scivolate rapide nella chambre bleue che scorrono come un leit-motiv dal primo fotogramma, alla scena conclusiva del processo..
Amalric attore, fà dei suoi occhi smarriti e increduli gli strumenti di una recitazione essenziale e asciutta, in cui si specchia un processo giudiziario assurdo fatto di voci, maldicenze, invidie, cattiverie.
Amalric regista fa scorrere in modo serrato la storia, è sintetico e conciso, non lascia spazio a sbrodolamenti e lungaggini. Dialoghi spezzati, frasi soffiate un montaggio con un certo ritmo, pur lasciando però spazio a silenzi, a scene in ralenti che danno respiro alla narrazione.
L'amante Esther tanto passionale e così coinvolta nella chambre bleue, quanto freddda e colacolatrice aldifuori, destreggiandosi tra un Julien che non la vuole più e la prepaprazione di due omicidi, fredda anche nella fase istruttoria e al processo. La moglie e la figlia sono un'ancora che Julien vorrebbe afferrare per salvarsi, ma gli scivola pian piano tra le mani, e lui precipità sempre più giù in una spirale che dalla rispettabilità conquistata nella comunità, lo risucchia nell'oscuro angolo dove vengono relegati i reietti. L'ergastolo.
Sarà ergastolo anche per Esther ma, nell'ultima battuta del film, lei ha il fiato e la freddezza di rivolgergli un ultimo messaggio di un allucinato amore.
Per la curiosità l'attrice e sceneggiatrice Stéphanie Cléau, che impersona l'amante di Julien-Amalric in realtà nella vita è la compagna dell'attore-regista.
venerdì 10 aprile 2015
SIMENON SIMENON. "LA CHAMBRE BLEUE": ANTEPRIMA DEL FILM A ROMA E RICORDO DEL ROMANZO
Oggi a Roma, a Villa Madici, nella cornice della manifestazione Rendez-vous 2015, organizzata dall'Institut Fraçais, si terrà l'anteprima italiana (non è mai troppo tardi... a quando la distribuzione?) del film "La chambre bleue", regista e protagonista Mathieu Amalric, che è stato presentato nella scorsa edizione del Festival Internazionale Cinematografico di Cannes.
Del film vi riferiremo una volta visto. Oggi invece cogliamo l'occasione per parlare del romanzo che, senza ombra di dubbio, può essere collocato tra i migliori dei migliori scritti da Simenon (perchè, ne ha forse scritti di peggiori?...)...
E' stato terminato nel giugno del 1963 nel castello di Échandens, nel Canton de Vaud, e pubblicato l'anno successivo da Presses de La Cité.
E' un buon momento per Simenon che si è finalmente stabilizzato in Svizzera (dove rimarrà oltre trent'anni, sia pure con qualche "déménagement", dato che vi si è stabilito nel '57 e vi abiterà fino alla sua morte, nel 1989), è ormai un acclamato romanziere e oltretutto famoso in tutto il mondo per il suo commissario Maigret.
"La chambre bleue" è un romanzo particolare. La trama, se vogliamo, è addirittura banale. Si tratta di Tony il solito padre di famiglia, buon padre di famiglia, che un giorno ha un casuale incontro con Andrée, donna che conosceva fin da ragazzina, dai tempi della scuola, quando già lei provava un'attrazione per lui. Poi Tony emigrò per alcuni anni e quando tornò al paese lei aveva già fatto un matrimonio d'interesse. Lui invece si sposò con un donna dolce e tutta dedita a lui, insieme ebbero una figlia... una famigia... e lui si mise in proprio commerciando in macchine agricole. Ora Andrée donna, insoddisfatta e passionale, a partire da quell'incontro casuale, coinvolge Tony non solo in un'avvenutura sessuale, che lo soddisfa, lo gratifica e lo sorprende (aveva sempre pensato ad Andrée come ad una donna glaciale e indifferente), ma che alla fine lo irretisce.
Gli incontri nell'albergo, in quella che Tony chiamerà in seguito la chambre bleue, costituiscono la loro storia, storia di verità, bugie, mezze bugie, promesse fatte sotto l'effetto dello stordimento sessuale, storia che però per lui si chiude bruscamente il giorno in cui il marito di Andrée arriva all'albergo dove sospettava che i due si incontrassero. Aiutati dal fratello di Tony, propietario dell'albergo, riescono ad evitare di essere sorpresi. Lui allora chiude il rapporto, lei no. Lei rimane innamorata di Tony, un trasporto che aveva fin da bambina, frustrato prima dall'indifferenza di lui, poi dalla sua assenza, quindi da un matrimonio con un uomo ricco, ma malato e per di più da una suocera insopportabile.
La situazione peggiora perchè quella storia, che doveva ovviamente rimanere segreta, inizia a serpeggiare tra la bocca della gente, e poi precipita quando il marito di Andrée muore. Morte naturale o omicidio? Andrée ha agito da sola o aiutata o addirittura pressata dal suo amante? E Andrée fà la parte della dark-lady? Dopo aver ucciso il marito, fà in modo che Tony avveleni inconsapevolemente la moglie. Vuole Tony tutto per se? Vuole i soldi del marito e far ricadere le colpe sull'amante? Tony intanto entra nel tritacarne dei pregiudizi dei compaesani, viene stritolato dalla macchina della giustizia, torchiato dagli interrogatori della polizia, vessato dalle domande del giudice istruttore e pressato dai quesiti dello psicanalista.
Lo scivoloso percorso che compie Tony, e che lo porterà al processo, è descritto mirabilmente, con l'alternarsi di flashback e di narrazione al presente, dalle vicende intrecciate con le riflessioni, i pensieri e addirittura le fantasie di Tony. E la storia corre ambigua su due binari: sempre più assurda e incomprensibile agli occhi di un innocente Tony, sempre più chiara per l'inchiesta giudiziaria che mischia indizi, voci, pregiudizi, fino a costruire un castello accusatorio "coerente"... tranne per la mancanza di prove concrete. Così va la giustizia... sembra suggerici Simenon. E Andrée fa la parte della dark-lady? Dopo aver ucciso il marito, fà in modo che uno psrovveduto Tony avveleni inconsapevolemente la moglie. Vuole Tony tutto per se? Vuole i soldi del marito e cerca di far ricadere le colpe sull'amante? Tony stesso ad un certo punto si sente colpevole per aver tradito la fiducia di sua moglie e di sua figlia di essere stanto l'involontario tramite della sua morte e quindi, pur in un catatonico stato, sente che la condanna che sta per arrivare sia giusta o, per lo meno, non sembra importargli più di tanto... la sua mente è altrove...
Simenon conduce questo intricato balletto del gioco delle parti, scavando nella psiche del protagonista, analizzando le motivazioni di Andrée, mostrando quanto possano pesare i pregiudizi e come su questi si possanno imbastire intrighi come quelli di Andrée, ma addirittura lo stesso processo...
E' un romanzo dove l'attesa di apprendere quanto é avvenuto, lo spessore, le contraddizioni, l'ambiguità dei personaggi, la tecnica narrativa, le immagini forti e quelle più sfumate si fondono in un melange che mostra il tipico marchio dello stile simenoniano. Uno stile che distingue il grande romanzo di un grande scrittore.
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