I protagonisti delle sue storie visti dall'occhio dello scrittore
SIMENON SIMENON. PERSONNAGES DES ROMANS DURS
Les protagonistes de ses histoires vus par le regard de l'écrivain
SIMENON SIMENON. CHARACTERS IN THE “ROMANS DURS”
The protagonists in his stories seen through the writer’s eyes.
SIMENON SIMENON. PERSONNAGES DES ROMANS DURS
Les protagonistes de ses histoires vus par le regard de l'écrivain
SIMENON SIMENON. CHARACTERS IN THE “ROMANS DURS”
The protagonists in his stories seen through the writer’s eyes.
"...i miei personaggi se sono veri, hanno una loro propria logica, contro la quale la mia logica d'autore non può nulla...".
Questo scriveva nel '45 Simenon nel suo "Le romancier". E' un bel punto di partenza per un post che vuole occuparsi dei personaggi dei romanzi di Simenon per come li vedeva lui stesso.
La preoccupazione principale del romanziere era che i protagonisti delle sue storie apparissero veri, concreti, riconoscibili dai lettori. così come erano riconoscibili le persone che incontravano tutti i giorni sulla propria strada. E per questo era attento a tutti i dettagli.
"... i miei personaggi hanno una professione, hanno delle caratteristiche, si conosce la loro età,la loro situazione familiare....tutto - affermava in un 'intervista a Carvel Collins nel '56 - Ma io cerco di rendere ognuno di questi personaggi pesante, come una statua e fratello di tutti gli uomini della terra...".
Ecco spuntare l'esigenza di costruire personaggi universali, caratterizzati da tratti comuni a tutte le culture e, visto che viene letto ancor oggi, diremmo anche a tutti i tempi.
E' chiaro che i personaggi che giravano intorno a lui o che lui aveva modo di conoscere e talvolta solo di osservare erano i modelli su cui costruiva queste figure. Con un vantaggio, sosteneva Simenon, che mentre gli uomini per una serie di convenzioni sociali, per delle regole auto-imposte, per educazione o perché non hanno avuto modo di agire diversamente, si impongono dei limiti, in qualche modo si frenano, i personaggi di un romanzo hanno la possibilità di essere liberi di spingersi più in là possibile, ovunque li porti il loro destino.
E la sua predilezione nello scegliere come personaggi le persone semplici, i piccoli borghesi, gli artigiani, gli uomini e alle donne del popolo, deriva dalla maggiore spontaneità e autenticità di questi rispetto a chi apparteneva all'alta società.
"...ad esempio prendiamo una disputa matrimoniale tra due personaggi della Parigi-bene... Ognuno dei due si guarda vivere, ognuno dei due sta lì ad rimirarsi, temono di avere una discussione con la propria moglie o il proprio marito. C'è dell'artificioso in questa situazione e anche un forte dolore avrà sempre una grande parte di finzione - spiega Simenon in un'intervista del '70 - Mentre se si va verso il popolo vero non c'é più quella sorta di schermo costituito dall'intelligenza e dalle convenzioni, si ottiene invece l'emozione allo stato puro o quasi. Ecco perché scelgo per la maggiorparte della gente di origine modesta e d'intelligenza media...".
E in effetti, statisticamente potremmo dire che nell'oltre 80% dei sui romanzi i protagonisti sono figure del popolo, mentre i ceti più elevati sono rappresentati molto raramente.
Ma in questo quanto contano le origini modeste della famiglia Simenon quando il piccolo Georges doveva stringere la cinta? Quanto conta quel periodo di vera povertà che Georges passò appena arrivato in Francia, vivendo in una miserabile stanza sottotetto, mangiando del pane su cui strofinava un pezzo di formaggio per risparmiare il più possibile? L'esperienza vissuta in prima persona incide molto sul carattere e sulla scelte che si faranno in seguito. E questo per Simenon non poteva non riguardare i suoi romanzi. (m.t.)