venerdì 28 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. ALTRI DUE MAIGRET DA... ASCOLTARE

Da domani, la Emons Audiolibri, dopo le prime due uscite (Il porto delle nebbie e L’impiccato di Saint-Pholien), propone per il mese di marzo altri due titoli di Simenon della serie delle inchieste del commissario Maigret. Si tratta di Pietr il Lettone, non il primo pubblicato, ma in assoluto il primo scritto dal romanziere e quindi Il cane giallo. Anche queste due indagini del comissario simenoniano sono interpretate da Giuseppe Battiston, che sta diventando "la voce" dei Maigret. Altre due tappe di un programma che avevamo anticipato qualche tempo fa nel post Simenon Simenon. Sentirlo raccontato é un'altra cosa... Provare per credere


SIMENON SIMENON. MAIGRET SCRITTO PER DOVERE O PER DILETTO?


"...Non scriverò dei Maigret per far soldi subito e a tutti i costi. Continuerò tranquillamente secondo la mia ispirazione un'opera che ho iniziato 25 anni fa', con fede, e pur se ci sono dei 'bassi' momentanei, saranno compensati da 'alti', per me come per il mio editore. Non chiedo di partire a razzo. Io non produco né del sapone, né del dentifricio..." (lettera a Sven Nielsen -maggio 1948).
Così si esprimeva Simenon a proposito dei suoi Maigret, quando a quarantacinque anni, ormai stabilito negli Usa, era un romanziere maturo e di successo. E polemizzava anche con il suo editore di allora che in qualche modo avrebbe voluto una sorta di "assicurazione", cioè un certo di numero di Maigret... merce sicura che si vendeva senza problema, a fronte della pubblicazione dei romans-durs che comunque all'inizio non raggiungevano i livelli di diffusione dei Maigret.
Simenon, ovviamente non ci sta, nemmeno con quel Nielsen, proprietario di Presses de La Cité, che non solo è diventato il suo editore esclusivo, (per il quale aveva lasciato Gallimard), ma che considera ormai quasi un amico, oltre che un assiduo compagno di lavoro.
"...Non comprate una merce deperibile - spiega il romanziere all'editore - merce che deve essere smaltita in qualche settimana, ma diritti da sfruttare, un capitale intellettuale che vale almeno come uno economico...".
Già perchè qui entrano in ballo due questioni.
La prima riguarda Simenon. Pur difendendo a spada tratta i Maigret, in cuor suo non è poi così contento che, commercialmente, i romanzi del commissario che lui scrive, per così dire, con la mano sinistra, vendano di più dei romans-durs. Quei romanzi che invece gli richiedono una settimana dieci giorni di état-de-romans, lo obbligano ad entrare nella pelle del protagonista e gli costano ognuno sei/sette chilogrammi di dimagrimento (un esperimento fatto con Boule, pesando ogni giorni i suoi vestiti grondanti di sudore, prima e dopo la seduta di scrittura).
La seconda riguarda i suoi editori (da Fayard, a Gallimard) che hanno sempre visto Maigret come una gallina dalle uova d'oro e hanno sempre spinto perchè Simenon gliene assicurasse un certo numero di titoli. Questa spinta a scriverli, non perchè avessero un valore in sé, ma solo perché rendevano bene, era una cosa che mandava in bestia il romanziere.
E a nostro modesto avviso anche a ragione. Infatti, dalla metà degli anni quaranta, i romanzi di Maigret crescono letterariamente, approfondiscono le tematiche, i personaggi diventano più complessi e le implicazioni psicologiche acquisiscono maggiore rilevanza. Insomma pur rimanendo letteratura sostanzialmente di genere, pur essendo un seriale, e quindi dovendo rispondere a determinati requisiti, lo spessore delle inchieste di Maigret si avvicina sempre più a quello dei romans.
E se negli anni '30 Simenon vedeva Maigret solo come un mezzo intermedio (semi-letteratura) per raggiungere lo status di romanziere (i romans-durs), con il passare de tempo questo suo atteggiamente evidentemente cambia. E arriva forse a considerare il commissario quasi un compagno di vita, più che un alter-ego letterario.
Tanto che, in età avanzata, Simenon esprime dei rimpianti "... sento dei rimorsi per aver completamente lasciato perdere Maigret, dopo 'Maigret e M. Charles'. E' un po' come lasciare un amico senza stringergli la mano - scrive il romanziere in uno dei suoi Dictée nel 1973 - Tra un autore e i suoi personaggi si creano dei legami affettivi, a maggior ragione se la loro collaborazione si protrae per quarant'anni...".
Insomma dovere o diletto?.
Simenon per buona parte della vita è stato decisamente sensibile alle agiatezze di un'esistenza senza problemi. E sapeva bene che gran parte della sua ricchezza giungeva prima e di più dai Maigret che non dai romans. E il successo commerciale del commissario, da questo punto di vista, non pteva che fargli piacere. Ma probabilmente questa non poteva essere la sua posizione pubblica... soprattutto per uno che ambiva (e non a torto) al premio Nobel... insomma le velleità letterarie avrebbe dovuto essere prioritarie.
Ma non tutto era calcolo. Come Simenon dichiarò nel '75 a Francis Lacassin, riferendsi a Maigret "... E' uno dei rari, se non l'unico personaggio che ho creato, il quale ha dei tratti in comune con me stesso. Tutti gli altri, per lo più, sono del tutto differenti da me...".

giovedì 27 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. MACCHINA DA SCRIVERE E MOSCHETTO SOLDATO PERFETTO

5 dicembre 1921. Simenon è più di due anni che lavora come redattore a La Gazette de Liège, ha già conosciuto Régine Renchon, la Tigy che diventerà la sua prima moglie (fino al 1955) e ha già pubblicato i suoi primi due romanzi Au pontes des Arches e Jehan Pinaguet.
Ha solo diciotto anni e, nonstante sia lanciato sui binari che lo porteranno, una volta a Parigi nel mondo della letteratura, deve comunque assolvere al servizio miltare. Infatti il regio esercito belga, la cosiddetta Armée belge, lo richiama agli inizi di dicembre e lo assegna al campo di Contich (III compagnia Trasporti - IV Divisione d'armata). Poco dopo viene traferito Aix-la Chapelle, dove le truppe belghe sono attestate alla Rote Kaserne. Qui la vita è molto monotona, il giovane Georges non esce quasi mai e approffitta per scrivere. Già perchè anche con il berretto militare in testa, Simenon non rinuncia alla sua passione e compila circa qurantacinque lettere e diversi articoli per il suo giornale come collaborazioni esterne e sporadiche, ma che gli servono per tenere un filo di comunicazione. E infatti, quando nel gennaio del 1922 viene trasferito a Liegi (allo stato maggiore della III Divisione d'armata), può riprendere quasi appieno la sua attività per la Gazette de Liège.
Ma i suoi orizzonti sono sepre molto ampi e finito il periodo militare (a dicembre del '22) prova a chiedere di entrare a Le Peuple, un'altro quotidiano di Liegi.
La cosa è abbastanza strana, preché mentre La Gazzette è un giornale consiervatore, Le Peuple è socialista.
Ma torniamo alla vita miltare che non deve essere stata molto pesante. Infatti quando tornò a Liegi, la sua caserma, quella dei lancieri, era a soli trecento metri da casa sua. E la sua presenza in caserma doveva essere davvero sporadica. Passava molto del suo tempo in redazione. Si racconta a tale proposito che avesse avvertito il prorio sergente che... se ci fosse stato bisogno di lui, l'avrebbero potuto rintracciare alla redazione de La Gazette!...

mercoledì 26 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. IL MAIGRET FRANCESE RISPUNTA A MARZO SU LA7


Inizia una serie francese di Maigret, l'ultimo, quello di Bruno Crémer (prima c'era stato Jean Richard). L'attore ha vestito per Antenne 2 i panni del commissario per ben 54 volte tra il '91 e il 2005. Per l'Italia non si tratta di una prima, la serie è già passata prima sui Rai 3 e poi su Rete 4. Ora ci riprova LA7. Per di più il sabato sera e anche in prima serata.
Si dice sempre che gli italiani sono più che affezionati al Maigret di Gino Cervi, per apprezzare gli altri interpreti. Ma facciamo un po' di calcoli.
La famosa serie con la regia di Landi iniziò alla fine del '64 e chiuse dpo quaattro serie nel '72. Diciamo che i fans precoci che seguirono la prima serie, potevano avere quattordici/quindici anni. Il che vuol dire che oggi, 2014, ne hanno 64/65... una platea anziana ma ancora, televisivamente parlando, decisamente valida. Molti di questi quindi hanno conosciuto Maigret e poi magari anche Simenon proprio grazie a quegli sceneggiati. Ma chi è nato dopo il '72?... diciamo '75 -'80, oggi viaggia tra la quartantina e la cinquantina. Loro non hanno conosciuto il Maigret-Cervi, se non tramite la repliche che durante gli anni la Rai ha di tanto in tanto riproposto.
Diciamo che di questo pubblico una buona metà può aver incrociato le repliche notturne o su canali altri (quindi non Rai Uno, Rai Due, Rai Tre).
Questi calcoli per sottolineare come una larga platea non conosca il nostro vecchio Maigret e non possa fare confonti... Crémer é meglio di Cervi o il nostro è insuperabile? Personalmente, pur avendo una decina d'anni quando iniziarono gli sceneggiati Rai del commmissario simenoniano, ne ho un ricordo netto (anche perchè ho rivisto le repliche e via via le puntate ripropose in edicola in vhs, in dvd...) e posso fare dei confronti. Vediamo come i telespettatori reagiranno. Si dice che il sabato sera i più giovani escano e i più anziani rimangano a casa a vedere la televisione. Ma se così fosse, si tratterebbe del pubblico che dovrebbe conoscere meglio e di più il Maigret di Cervi... il confronto scatterebbe inevitabile. E' pur vero che dal '95 gli italiani hanno imparato a conoscere il Maigret di Crémer sui canali suddetti.
Comunque crediamo che alla fine ci saranno due partiti... "meglio il Maigret  di Crèmer che nessun Maigret" e "dopo il Maigret di Cervi, quello di Crémer non regge il confronto"...
Quale partito vincerà?

martedì 25 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. CORRIERE DELLA SERA: LA "TERZA PAGINA" DIVISA CON MAIGRET

Come avevamo ricordato in un post dei primi di quest'anno, nel 2014 ricorre il 25° dalla scomparsa di Simenon. Nel corso di quest'anno abbiamo iniziato a pubblicare una serie di post, contrassegnati dal logo qui a sinistra. Con questi interventi vogliamo ricordare e documentare soprattutto le reazioni, le testimonianze e gli avvenimenti che seguirono questa perdita: quello che scrissero i giornali, ciò che dissero letterati, critici, amici, quello che fu realizzato per ricordare la sua figura. L'abbiamo intitolata "25 anni senza Simenon, ma..." dove quel "ma" sta indicare come, comunque, lo scrittore, con i suoi romanzi, il suo Maigret e il ricordo della sua vita, ci sia stato sempre accanto e lo sarà ancora per lunghissimo tempo. E' un tributo che Simenon-Simenon realizzerà con una serie di interventi che dureranno tutto l'anno.






Corriere della Sera giovedì 7 settembre 1989. Siamo sull'ancora mitica terza pagina, quella letteraria, la vetrina culturale dei quotidiani che però di lì a poco sarebbe sparita.
Quel giorno il Corsera la dedica tutta alla scomparsa di Simenon. E come capita, soprattutto in Italia, il titolo a tutta pagina cita il romanziere e il suo commissario: "Simenon-Maigret" la coppia più famosa del mondo. Nei sottotitoli le parole chiave della narrativa simenoniana: l'atmosfera e la pelle dei personaggi. Il ritratto dello scrittore viene firmato da Giulio Nascimbeni che da poco aveva intervistato lo scrittore a Losanna nella sua piccola casa rosa di rue de Figuiers.
L'intervista si conclude con una immagine quasi fanciullesca dello scrittore ultraottantenne. "...poi l'uomo dal successo mondiale, il Casanova dalle mille e mille donne, il protervo, il cinico, volle che, prima di andarmene, vedessi gli animali di peluche con i quali aveva  giocato Marie-Jo". Qualche riga più sopra la figlia suicida dello scrittore era stata immancabilmente citata, in merito alle sue ceneri sparse sotto l'enorme cedro del libano che sovrastava il giardino, lo stesso dove la sua compagna Teresa avrebbe poi sparso le ceneri del suo amato Georges. Il pezzo sul commissario Maigret è scritto da Giuliano Gramigna. Dalla prima pagina continua, in un riquadro, l'intervento di Oreste del Buono. "Quell'angelo calato tra noi" : "...aveva voluto immettere nel mondo contemporaneo una specie di angelo. E' paradossale qualificare angelo il corpulento amico del buon mangiare e del buon bere, Maigret. Eppure, se ci riflettete, nella vita di tutti i giorni uomini come Jules Maigret non esistono ... Ma come vivere in un mondo in cui non s'incontra Maigret, in cui Maigret non potrebbe nemmeno esistere?..." . E ancora i volti televisivi e cinematografici del commissario, ma anche i film tratti dai romanzi simenoniani, raccontati da Ranieri Polese. A Silvio Betoldi il compito di fare i conti con i numeri di Simenon, soprattutto con quelli delle sue vendite, anche se con tutte quelle cifre si riesce anche a raccontare la vita e l'attività di uno scrittore assolutamente fuori della norma.

lunedì 24 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. IL SECOLO "SIMENON" TUTTO IN UNA NOTTE

Stanotte un'occasione con i fiocchi quella sul canale franco-tedesco Arte, dedicato tutto alla cultura e appunto all'arte. Il programma per i simenoniani doc è stato una chicca da leccarsi i baffi. Dedicata a Georges Simenon, il suo cuore è stato un documentario realizzato da uno dei massimi studiosi simeoniani, Pierre Assouline, che ha messo su oltre 50 minuti di reperti sonori, visivi, fotografie inedite, spezzoni dei film tratti ai suoi romanzi... insomma un patchowork accattivante e composto in maniera orginale e sapiente come ormai ci ha abituato questo geniale giornalista-saggista-biografo-scrittore....
Uno dei punti forti del documentario, che ha ricostruito la vita del romanziere attraverso i suoi momenti cruciali, ha trovato un motivo di grande interesse nella presentazione di un inedito documento sonoro in cui Simenon stesso legge alcuni passi della famosa Lettre à ma mère sul suo difficile e complesso rapporto con la madre Henriette. Una lettura a tratti commossi, a tratti strillata che ha ripercorso, anche nei toni, i tormentati rapporti tra madre e figlio. E a tale proprosito, Assouline ha posto l'accento su una coincidenza assai poco rilevata, ma che potrebbe essere un'orginale e pressoché inedita chiave di lettura non solo della letteratura, ma anche della vita di Simenon: " Il a commencé à écrire quand il a quitté sa mère et a cessé d'écrire à sa mort". (Ha iniziato a scrivere quando ha lascito sua madre e ha smesso alla sua morte).
Non sono mancati i suoi esordi da giornalista, la pubblicazione del suo primo racconto su Le Matin, grazie a Colette, l'immancabile rapporto con le donne (diecimila?), il sensazionale lancio di Maigret, il suo cattivo rapporto con il mondo dei letterati.... Insomma una panoramica di grande suggestione anche per il modo in cui i vari tasselli di questo puzzle sono stati incastrati.
Un contributo prezioso è stato fornito da John Simenon, secondogenito dello scrittore, che gestisce molti dei reperti e dei materiali che si riferiscono alla vita e all'attivita letteraria del padre. Non a caso è proprio lui che ha ideato e realizzato il sito ufficiale di Georges Simenon "Simenon.co"
Come se non bastasse prima del documentario, alle 22.45, è stato messo in onda alle 20.45 un bellissimo film, L'horologer de Saint-Paul di Bertrand Tavernier (1974) interpretato da Philppe Noiret e Jean Rochefort, tratto dal romanzo L'horloger d'Everton (1954). Insomma una nottata memorabile.

domenica 23 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. RICO'S BROTHERS IN DISCESA, MA ANCORA QUOTATI

Il disegno di Loustal in copertina del romanzo edito da Adelphi
Siamo all'appuntamento domenicale in cui scrutiamo i progressi e i passi indietro che il romanzo o il Maigret di turno nelle classifiche cartacee, digitali dei più venduti nelle librerie oppure on-line. La storia di quei fratelli Rico, che Simenon scrisse nel '52, è la terza settimana che occupa le classifiche di vendita.
Iniziamo quindi dall'inserto TuttoLibri de La Stampa nell'edizione di sabato scorso. Qui troviamo il titolo nella sezione "Narrativa straniera" al 6° posto, quindi con un arretramento rispetto alla scorsa settimana di un paio di posizioni.
Invece un bello scivolone lo ritroviamo nell'allegato La Lettura del Corriere della Sera di oggi: dalla 7a alla 12a piazza negli ultimi sette giorni. Quasi stessa sorte per uanto riguarda la classifica pubblicata da RCult de La Repubblica di oggi: dal 7° al 10° posto.
Insomma una discesa pittosto repentina, anche se va ricordato che i roman-dur di Simenon  non durano in classifica quanto le inchieste di Maigret.
Per la vendita su internet per esempio ritroviamo lo stesso andamento, su Internet Book Shop I fratelli Rico arrivano alla 28 posizione (dalla 17a dell'altra settimana). Su Fetrinelli.it arriva solo al 16° posto, rispetto al 7° della rilevazione precedente.
Per quanto riguarda i libri digitali, c'è la classifica ebook della Libreria Rizzoli che riporta il titolo alla 5a posizione (confermando i risultati della settimana scorsa).

sabato 22 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET: ALLA RICERCA DEI RICORDI PERDUTI /2

(segue dal post precedente di ieri, sabato 21 febbraio) - A cosa somiglia Saint-Facre? E' un villaggio organizzato introno a tre poli: la chiesa, il castello e l'albergo. Il centro è una grande piazza in pendenza, delimitata da una parte dalla chiesa eretta sulla salita, dall'altra  dallo stagno di Notre Dame, dietro la chiesa si trova un piccolo cimitero, al quale si accede attraverso una porta a grata; dopo la grande piazza, circondata da pioppi, si scorge sulla destra l'albergo gestito da Marie Tatin e, a sinistra, un sentiero, costeggiato da una fila di di querce, che porta al castello.
Il grande maniero è dotato di due torri d'angolo, "le sole parti antiche del castello" e di due ali; si accede all'interno dell'abitazione per uno scalone dai gradini bianchi. I sotterranei sono occupati dalle cucine e nel sottotetto si trovano le camere dei domestici. In mezzo c'é il piano terra con un corridoio pavimentato," un largo corridoio [che] corre lungo tutto l'edificio, chiuso da una parte da porte. La prima porta conduce alla sala da pranzo, la seguente al salone, la terza al fumoir e l'ultima alla biblioteca. Nel salone una porta comunica con la biblioteca  e un'altra on la sala da pranzo. Sempre nel salone si trova poi un ritratto del defunto conte de Saint-Fiacre sui muri della sala da pranzo "più alta che ampia" che sono ricoperti di una boiseire scolpita  che sale fino al soffitto e i cui pannelli sono illuminati da lampade elettriche ovali. Una tavola rotonda sormontata da un candeliere a sette braccia. Delle sedie in stile gotico. All'inizio dell corridoio, la scala che sale al primo piano, dove si trovano le camere, tra cui quella della contessa, che si trova proprio sopra alla biblioteca; si entra nella camera della contessa attraverso una "pesante porta di quercia" e vi si trova un letto a baldacchino.
Ma l'ordine esterno nasconde il disordine interno: quando Maigret torna al castello, tutti i suoi ricordi sono rovinati e l'immagine ideale che conservava é sostituita da una sensazione di sfacelo: se dal di fuori non manca un certo decoro, dentro è disastrato. "Polvere dappertutto, vecchie cose prive di fascino, un ammasso di oggetti inutili. Le tinte sono tutte sbiadite. Senza contare la mancanza dei mobili, che sono stati venduti, il marmo rotto del camino nella stanza della contessa, il parquet sconesso, gli scaine dello scalone che scricchiolano, l'illuminazione insufficiente e la scomparsa dei più bei libri della biblioteca.
Nel cortile si trovano..... e la casa del gestore, con il tetto rosso, dove Maigret è nato. Ma anche lì i ricordi devono cedere il passo alla crudele realtà attuale: la collocazione della cucina non è più quella, il pavimento di gres del cortile è stato rimpiazzato con della terra battuta; le poltrone e il camino della sala da pranzo sono nuovo e anonime; unico ricordo del passato, nella sala da pranzo dal parquet tirato a cera, "il tavolo di quercia con gli angoli guarniti da dei leoni scolpiti" "che tenevano nelle loro fauci degli anelli di bronzo".
La chiesa è rimasta più fedele ai ricordi di Maigret, come un porto rassicurante in un mondo in tempesta: è una piccola chies, si accede all'interno tramite una scala e ci si trova "investiti dal calore, da una luce dolce, dall'odore delle candele e dell'incenso..." ," la sedia nera  con i braccioli rossi" di Marie Tatin, la corda della campana che pende in fondo alla chiesa, i confessionali con i piccoli sportelli verdi; al centro una fila di banchi riservati alla gente del castello, "dei banchi duri, di un vecchio legno tutto liscio e arrotondato", per terra dei "freddi quadrati blu"; a destra dell'altare, la porta che conduce alla sacrestia, piccola, il cui aspetto é immutabile e al quale trent'anni non avevano cambiato una virgola", con un finestra a ogiva e la lampada a olio che la rischiara. Dietro la sacrestia il giardino del presbiterio che una piccola rete separa dalla strada e ovviamente il presbiterio é abitato dal curato.
Quanto al resto del villaggio che cosa si sa? In realtà poche cose, perché la parte essenzale del romanzo si concentra sul castello e sulla chiesa, con qualche puntata sull'albergo. Questo offre una sala e una cucina, che è mansardata. Le case del villaggio sono bianche, basse ad un piano; nella strada principale, di fronte all'albergo, una drogheria tenuta dal sacrestano, dove si trova una cabina telefonica. C'é ancora un lavatoio e la casa del vecchio notaio con la sua griglia dalla frecce dorate.
E' pressapoco tutto quello che si saprà di Saint-Fiacre in questo romanzo. Per trovare degli ulteriori dettagli occorre scorre gli altri romanzi della serie, alla ricerca di informazioni, sparse qua e là nei testi. Perchè in effetti Simenon si diverte a tornare nel villaggio natio del suo commissario in occasione di altre inchieste in cui Maigret ritrova piccole cose in alcuni flash della sua giovinezza.
Ne Le témoignage de l'enfant de chœur, si viene a sapere che durante l'infanzia di Maigret nel villagio c'era un maniscalco, una panetteria dove Maigret temeva il vecchio che gli faceva le linguacce... Aveva paura anche di Marie Titin (sic), la madre di Marie Tatin proprietaria dell'albergo. Nel villagio c'era anche un  salumiere e la sua bottega aveva un carillon fatto di tubi di metallo leggero (Félicie est là). Quando Simenon si stablisce in America per una nuova vita, non tarda a riprendere il suo personaggio a quale conferisce un maggior spessore. Alla nostalgia della Parigi d'un tempo, si aggunge la nostalgia dei ricordi e prova ancora una volta a lavorare alla memoria del commissario e a dotarlo di un passato più ricco, più dettagliato: dopo aver raccontato i suoi inizi in polizia
(La première enquête de Maigret), gli offre addirittura la possibilità di raccontarsi. In effetti Les mémoires de Maigret non sono soltanto un pretesto per regolare i conti tra l'autore e il suo personaggio, ma sono come un corrispettivo de L'affaire Saint-Fiacre, un modo di tornare su quell'infanzia affrontata nell'epoca Fayard, un modo di creare altri legami tra il creatore e la creatura...

Così in queste Mémoires de Maigret, il commissario racconta lui stesso i suoi ricordi d'infanzia e si conosce un bel po' di più su Saint-Fiacre, cosa che completa la descrizione che abbiamo esposto sopra. Si viene a sapere che la casa che ha visto nascere Maigret è in mattoni rosa, ad un solo piano, che domina le costruzioni basse dove vivono diverse famiglie, famiglie impiegate in diverse mansioni per soddisfare le esigenze degli abitanti del castello e sulle quali il padre di Maigret regna come "una sorta di sovrano", troneggiando davanti al suo ufficio posto in una costruzione separata.
Un altro romanzo in cui Saint-Fiacre é abbastanza evocata è Un échec de Maigret. Anche qui si ritrova il consueto contrasto tra ricordi e realtà, non solo, Maigret è costretto al ricordo umiliante di suo padre alle prese con un macellaio di un paesino nei dintorni di Saint-Fiacre, ma si sa anche che il castello, oggetto dei suoi sogni di fanciullo, abitato da un donna idealizzata, rappresentata ai suoi occhi dalla contessa, ora è stato acquistato dal figlio di un macellaio... Decadenza...
Ma raccoglieremo nei testi solo indizi specificamente riferiti al villagio di Saint-Fiacre, quelli che ci permetterano di completare il nostro quadro. Ricorderemo i biscotti Lachaume, al gusto di ...cartone, che Maigret trovava alla drogheria del villaggio (Maigret et les témoins récalcitrants), le marche d'aperitivo che vedeva nell'albergo (Maigret et le fantôme), e lo sguardo "lucido e benevolo" del suo istitutore (Maigret et les braves gens), una litografia raffigurante un giovane donna sul bordo di un lago, nella camera dei suoi genitori (Maigret et les vieillards).
E terminiamo con qualche dettaglio su Saint-Fiacre preso da Maigret à l'école dove il villaggio e i suoi abitanti sono ricordati a più riprese: apprendiamo così che c'erano delle discussioni tra il postino, l'istitutore e la guardia campestre; c'era anche "un assistente che beveva, dei giocatori di carte [...], un fattore che si credeva un personaggio importante e un proprietario d'albergo che conosceva i segreti di ciascuno"; c'erano anche due anziane che gestivano un negozio e poi dei lillà nel cortile della scuola... Murielle Wenger

venerdì 21 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET: SAINT-FIACRE ALLA RICERCA DEI RICORDI PERDUTI/1




Ciò che costituisce lo spessore umano del personaggio di Maigret è, tra gli altri, il passato che gli ha costruito il suo autore. Nel gennaio del 1932, dopo una dozzina di romanzi scritti sul commissario, Simenon avverte il bisogno di fornire a Maigret non solo dei ricordi, ma di collocarli in quadro originale. Dopo averlo fatto viaggiare per i quattro angoli della Francia ed averlo inviato anche fuori i suoi confini, lo fà tornare sui luoghi della sua infanzia, per una drammatica inchiesta, che obbliga il comissario a tuffarsi nel suo passato, nei suoi ricordi d'infanzia, in una situazione che lo mette a disagio, visto che questi ricordi sono ben altra cosa rispetto ad un presente con il quale Maigret è costretto a confrontarli.  
Maigret si reca dunque nel villaggio della sua infanzia - per conto suo, va precisato, apparentemente senza un mandato ufficiale, solo perché ha trovato, "per caso" un documento negli uffici della polizia giudiziaria. E' una lettera anonima che annuncia un crimine di cui Maigret probabilmente non si sarebbe occupato se le parole "alla chiesa di Saint-Fiacre" non avessero fatto tornare in mente tutta una serie di ricordi... - Il confronto tra i suoi ricordi nostalgici e un presente molto meno idilliaco, è qualcosa che si ritroverà più avanti, grazie a piccoli accenni, evocato anche in altri romanzi. Ma la rappresentazione dell'infanzia è impostata proprio a partire da questo romanzo Fayard (L'affaire Saint-Fiacre) e tornerà, con delle reminiscenze, in tutta la serie del corpus maigrettiano.
In questo testo ci piacerebbe evocare questo confronto tra un passato idealizzaato e la realtà cruda del presente, e d'altra parte, analizzare come Simenon lo ha affrontato, come ha immaginato questo luogo dell'infanzia, inserendovi alcuni dei propri ricordi: vi si ritrova di volta in volta "l'enfant de chœur" della cappella Bavière di Liegi o il giovane segretario che fà le sue prime esperienze dal marchese Tracy, che, come si sa, è un trasposizione di Paray-le-Frésil. Ma il nostro intento non é scoprire se questa trasposizione sia fedele o meno alla realtà. Ci piacerebbe invece cercare d'immaginare, partendo dai testi della serie di Maigret, a cosa somiglia questa Saint-Fiacre, così come l'autore la descrive nel romanzo.
Per fare questo abbiamo utilizzato, se così possiamo dire, come prima guida il romanzo suddetto in cui si ritrova l'essenziale della descrizione dei luoghi d'infanzia del commissario. Ma in merito si trovano, come abbiamo detto, anche ulteriori indicazioni in altri romanzi della serie. Vi invito dunque alla ricerca di questi indizi.... (segue domani sabato 22 febbraio) Murielle Wenger

giovedì 20 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. MA CERVI E MAIGRET... SI SOMIGLIANO?

Iniziamo, come promesso,
la nostra celebrazione 
del 40° anniversario 
dalla scomparsa di Gino Cervi,
con un post 
che spiega perchè, a nostro avviso,
il personaggio di Simenon 
e l'attore italiano si somiglino 
così tanto e di conseguenza 
illustra i motivi per cui Cervi 
possa essere considerato 
uno dei migliori interpreti 
del commissario simenoniano.



Cervi è bolognese di nascita. Famiglia di buona borghesia quella "buona" degli inizi del '900 e il padre era il critico teatrale del Resto del Carlino. Bologna di quell'epoca era un città di circa 150.000 abitanti, ancora a misura d'uomo, come si dice, dove i valori umani e delle cose semplici sono una caratteristica intrinseca dei suoi abitanti. Saltiamo, questa volta, a piè pari tutta la vita e l'attività professionale di Gino Cervi e facciamo un gran salto fino al 1964, quando il regista televisivo Mario Landi deve realizzare degli sceneggiati tratti dalle inchieste del commissario Maigret che tanto successo avevano avuto in Italia nelle edizioni Mondadori. Si trattava di scegliere l'attore che avrebbe interpretato il protagonista. La grande versatilità di Cervi a passare dai ruoli più sofisticati in teatro a quelli più popolari al cinema, ne faceva un attore di grande affidabiltà. Ma quale che fossero le motivazioni che portarono la produzione Rai (allora per l'emittente nazionale c'era Andrea Camilleri) a optare per Cervi, la scelta si rivelò azzeccatissima, se non altro per il successo che ebbe sia la seriesia per quello personale del'attore.


Ma analizzati più da vicino i due presentano più di un'analogia. A partire dall'aspetto massiccio, lo sguardo burbero, ma in certe occasioni anche un'aria un po' pacioccona, da bambinone cresciuto. Da bravo bolognese Cervi era un buogustaio come Maigret, nato invece in campagna e abituato a cibi semplici, saporiti e genuini. Ma questo non riguarda solo l'aspetto gastronomico, l'essere buongustaio qui vuol dire saper gustare le altre cose della vita, anche le più piccole e le più semplici.
E già questo basterebbe per fare di Cervi un Maigret, molto vicino al personaggio che Simenon aveva ideato. Non scordiamci poi che Cervi si portava dietro l'immagine di quel sindaco comunista campagnolo della serie cinematografica Don Camillo e l'onorevole Peppone, produzione italo-francese degli anni '50 con Fernandel che aveva reso molto popolare l'attore sia in Italia che in Francia (tra l'altro alcuni di questi film furono diretti da Julien Duvivier che era stato il regista di un paio di film tratti dai romanzi di Simenon: 'La tete d'un homme' 1933 e 'Panique' 1947). Insomma, sia pur cinematografiche, Cervi poteva vantare nell'immaginario collettivo delle ascendenze campagnole, come quelle che Simenon aveva immaginato per Maigret, figlio di un gestore di un fondo agricolo. 
E dove finiscono le analogie, subentra la consumata maestria dell'attore. Cervi non aveva mai fumato la pipa. Eppure con qualche lezione di mastro-pipai romani, divenne sullo schermo un fumatore di pipa credibilissimo. E questo non è un particolare da poco visto che di quest'oggetto Simenon ne aveva fatto uno dei segni più distintivi del suo commissario.
E poi non bisogna scordare che per la sceneggiatura furono chiamati nomi anche come Diego Fabbri e Romildo Craveri
Burbero al punto giusto, a volte confidenziale, raramente collerico, brusco e paternalistico con i suoi ispettori, Cervi incarna naturalmente gli stati d'animo del comissario. Ma Cervi era a suo modo pigro cosa che gli permetteva i interpretare alla perfezione quelle fasi dell'indagine in cui Maigret non fà altro che guardarsi intorno, fumare la pipa e impregnarsi dell'atmosfera che lo circonda. E poi all'attore Maigret piaceva: "...il fatto è che nella mia lunga carriera non mi sono mai innamorato di un personaggio  come di questo - disse al giornalista Angelo Gangarossa - Io a Maigret voglio un bene dell'anima. Mi piace tutto di lui, anche quello che mangia e che beve. Forse Maigret è un  oriundo emiliano...".   

mercoledì 19 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. UN NOIR DOVE ANCHE LA NEVE E' SPORCA


Dopo circa un anno di lavoro, nel gennaio del 1953 la fatica del regista Luis Saslavsky è terminata. Si tratta del film tratto da un romanzo di Georges Simenon, La Neige ètait sale (Presses de La Cité - 1948 preceduta da una pre-pubblicazione sul giornale 'La Presse' con il titolo di Monsieur Holst). E' una storia davvero noir, con personaggi loschi come il protagonista Franck Friedmayer più altri brutti ceffi che lo contornano, e dalle vicende che affondano nella peggior abiezione umana. Simenon la scrive in America a solo tre anni dalla sua fuga dalla Francia e quindi a pochi anni dalla fine della guerra. E infatti questà è una vicenda che si sviluppa proprio in quegli anni, in un paese europeo sotto il giogo di truppe occupanti (il romanzo rimane nel vago sia sull'identità della nazione che degli invasori, ma tra le righe si capisce che può essere o il Belgio o l'Olanda e che gli oppressori non possono essere che i nazisti).
Il film che era pronto per uscire nelle sale francesi nel marzo del 1953, incappa in una serie di problemi con la censura. Infatti la Commissione di Controllo ritiene che ci siano troppi cattivi francesi con comportamenti apertamente contrari alla morale, soprattutto trattando temi che avevano a che fare con il periodo dell'occupazione i cui tragici ricordi erano allora ancora ben vivi. Nonostante la proposta di cambiare l'ambientazione (e quindi paese e nazionalità) il visto venne ancora rifiutato. Saslavsky dovette operare dei tagli su pressione del produttore e fare precedere il film dalla dicitura: "La neve era sporca" ha il solo lo scopo di approfondire una anomala e angosciosa vicenda rigorosamente riferita a singoli casi.
A queste condizioni il film ottiene il visto nel gennaio del 1954 e il 19 febbraio (cioè esattamente 60 anni fa') esce nelle sale.
Il romanzo di Simenon ebbe un sucesso di pubblico e di critica e segnò un momento significativo nel processo di maturazione romanzesca dell'autore. Anche perchè la sua intenzione era di decontestualizzarlo e renderlo più universale possibile. E infatti a tale proposito Simenon scrive  "...nel mio libro non c'è riferimento ai tedeschi. La mia intenzione era che anche gli occupanti fossero più neutri possibile, con lo scopo di conferire un carattere più generale al romanzo...". Queste parle vengono scritte a Frédéric Dard (lo scrittore che diede vita al commissario San Antonio) che collaborava con lui ad una riduzione teatrale del romanzo che diverrà poi una pièce in tre atti, messa in scena da Raymond Rouleau nel dicembre del 1950 al teatro dell'Opera di Parigi. 
Tra l'altro il romanzo fu scritto dopo nemmeno sei mesi dalla morte del fratello di Georges, Christian, arruolato nella Legione Straniera, mentre combatteva nel golfo del Tonkino come abbiamo parlato più diffusamente in un nostro precedente post Quanto può essere sporca la neve? e che vi consigliamo di leggere.
Tornando al film di Saslavsky, va registrato anche un notevole successo, soprattutto tra la critica che anche negli Usa fu favorevole tanto che, ad esempio, Neewsweek lo defnì addirittura "un capolavoro".

martedì 18 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. L'ULTIMO ROMANZO CONOSCIUTO

Ottobre 1971. Georges Simenon vive ancora nella grande villa di Epalinges con la sua nuova compagna Teresa Sburelin. L'enorme casa che aveva fatto costruire appostamente per la grande famiglia Simenon è ormai vuota. La moglie Denyse è ormai da tempo fuori dal cerchio magico dei Simenon. Il figlio Marc è a Parigi dove lavora per la televisione e il cinema, A Parigi vive anche la figlia, Marie-Jo, con tutti i suoi non pochi problemi esistenziali e psicologici. John è invece negli Usa dove segue i propri studi in legge. Solo Pierre, ancora tredicenne, va a scuola. Tutto quello che Simenon aveva pensato in quella casa in funzione dei figli, della moglie, della servitù è ormai inutile e inutilizzato.
Sono appena dieci mesi che è morta la madre Henriette, quattro mesi prima ha terminato la stesura di Maigret et l'indicateur che sarà pubblicato di lì ad una ventina di giorni.
Inizia a pensare di lasciare quel mausoleo d'Eaplinges che ormai sente estraneo, quasi ostile, cosa che avverà dopo un anno circa. Simenon si sente a suo agio, anche se il rapporto con Teresa gli è di grande aiuto e di conforto in questo periodo che non è certo dei migliori. La scrittura però sembra non risentire di questa fase negativa. Nel '71 mantiene il suo regolare ritmo, quattro titoli scritti, due romans-durs e due Maigret: Maigret et l'homme tout seul (7 febbraio), La cage de verre (17 marzo), Maigret et l'indicateur (11 giugno), Les Innocents (11 ottobre).
E proprio Les innocents, ancora inedito in Italia, è l'ultimo suo roman-dur. Simenon non è poi così vecchio, ha sessantotto anni, ma ma da questo momento in poi arriveranno dei colpi che lasceranno segni indelebili. Nel 1972 la decisone di porre fine alla sua carriera di scrittore con l'incidente di Victor, il romanzo di cui non riesce a scrivere una riga. Nel 1978 il suicidio della sua amata figlia Marie-Jo. Nel 1984 sarà operato per un tumore al cervello che gli causerà una paralisi.
Quindi Les innocents chiude la sua avventura di romanziere (anche se per la prcisione il suo ultimo romanzo è della serie del commmissario: Maigret et M. Charles - 12 febbraio '72).
Questo ultimo romanzo di Simenon non è considerato tra i suoi migliori. Non possiamo dire che possa essere considerato una sorta di testamento, perchè mentre lo scriveva non immaginava che sarebbe stato l'ultimo.
E' la storia di un uomo felice, buon lavoro, brava moglie innamorata, figli ormai grandi... ma è un romanzo non solo sul destino che come al solito ci mette il suo inesorabile zampino, ma anche di come per tutta una vita le cose possano sembrare in un modo ed essere invece sempre state il contrario.
Infatti la moglie del protagonista muore casuamente in un incidente, investita da un camion.
Il fattaccio accade in un luogo della città dove la moglie in realtà non avrebbe dovuto essere. Questo dà il via ad una serie di rivelazioni e scoperte. La donna per vent'anni devota moglie, in realtà aveva una relazioni con il socio in affari del marito da ben diciotto anni. Ma questo non basta. C'è il dubbio che i figli non siano i suoi, ma del socio. Tutta la vita del protagonista si rivolta come in un incubo, l'uomo perde i punti di riferimenti di un'intera esistenza tutto sommato tranquilla e felice. E ancora una volta Simenon ci racconta di come la nostra vita sia appesa ad un filo che solo il destino decide se deve rimanere intatto oppure spezzarsi e sprofondarci nel baratro. E per di sottolinea ancora una volta di come i rapporti umani siano fallaci, spesso scorrano dietro a delle maschere che non ci fanno penetrare la realtà delle cose, delle relazioni, dell'animo di chi ci circonda, coniunge o amante che sia, familiari, amici, colleghi...  Insomma grandi ideali e debolezze, comporamenti meschini e grandi passioni che s'intrecciano in un unico inestricabile groviglio che solo il destino può dipanare, spesso con un doloroso taglio netto che riesce a sciogliere come succede con il mitico nodo gordiano (il cui solo modo di scioglierlo era quello di aprirlo a metà con un colpo di spada).

lunedì 17 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. I 40 ANNI DI GINO CERVI: IL "MAIGRET D'ITALIE"

Gino Cervi attore di teatro, di cinema e di televisione, eclettico protagonista davanti alla cinepresa, alla telecamera e sulle tavole del palcoscenico, ha attraversato il '900, lasciando la sua indelebile impronta in Italia e non solo.
Tra gli innumerevoli personaggi, più popolari e più sofisticati, interpretati con la nonchalance dei grandi, non possiamo non ricordare il suo grande Maigret televisivo della metà degli anni '60.
C'è un anniversario che lo accomuna a Simenon, il creatore del personaggio che lui ha poi portato sul piccolo e sul grande schermo. Infatti quest'anno sono i 25 anni dalla scomparsa dello scrittore, ma cadono anche i 40 dalla morte di Cervi. Simenon-Simenon ha intenzione di dedicare all'attore una serie di post durante l'anno a lui, alla sua vita e alla sua interpretazione di Maigret che ha un posto privilegiato nel cuore di tutti gli italiani di una certa generazione (ma forse non solo). Parleremo di come Simenon giudicava il Maigret di Cervi, parleremo delle affinità tra l'uomo Cervi e il personaggio inventato da Simenon, ricorderemo anche l'incredibile carriera artistica di Cervi che per la quantità di ruoli interpretati e la capacità di unire l'alto e il basso della cultura recitativa, ci riporta un po' a quello che Simenon ha realizzato nella letteratura.
Insomma il 2014 come un anno da segnare per tutti gli appasionati di Simenon e di Maigret.

domenica 16 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. FRATELLI RICO IN CLASSIFICA... DALLA CARTA AL DIGITALE

il libro in un'edizione francese e la locandina del film del 1958
Altra settimana di permanenza nelle classifiche dei libri più venduti per l'ultimo romanzo di Simenon edito dall'Adelphi, I fratelli Rico. Dopo il debutto della settimana scorsa, dobbiamo registrare per questo titolo un passo in avanti.
Infatti se tiene la sua posizione, la 4a, sulla classifica dell'inserto TuttoLibri de La Stampa di ieri rispetto alla settimana scorsa, per la "Narrativava straniera", altrove vediamo invece dei progressi. Infatti guadagna un posto sul supplemento di oggi, La Lettura del Corriere della Sera, passando dal 6° al 7° posto dei titoli stranieri. Anche sulla classifica di RCult de La Repubblica di oggi
I fratelli Rico avanza di una posizione, piazzandosi al 6° posto.
Nelle vendite on-line, osserviamo invece uno scivolone di diversi posti sulla piattaforma di Internet Book Shop, dove lo troviamo nella 17a posizione della sua Top 100. Anche su Feltrinelli.it "i fratelli" scendono di qualche gradino fermandosi al 7°. Per Wuz/Il libro in rete torviamo il titolo simenoniano al 19° posto nella classifica dei libri più venduti a febbraio. Infine registriamo un 31° posto per la classifica di Amazon.
"I fratelli" fanno capolino anche nel versante degli ebook apparendo nella classifica dei libri digitali di Rizzoli Libreria dove lo troviamo al 5° posto.

sabato 15 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. GEORGES DA CHIERICHETTO A LIBERTINO

Delle abitudini sessuali di Simenon e del suo bisogno di rapporti pluriquotidiani con donne, anche prostitute, se ne è parlato fin troppo. Anche se non ci fosse stata quella storia delle diecimila donne detta a Fellini, la sua fama di "stallone" sarebbe stata comunque ben solida. Quello su cui vorremmo soffermarci oggi è la metamorfosi che lo portò ad essere da un enfant de choeur, cioè un bambino ingenuo e uno di quelli che serviva messa, a un uomo in aperto dissenso con la chiesa e dai costumi così liberi.
Il piccolo Georges questo era, un enfant de choeur, d'altronde la rigida religiosità della madre, che in casa faceva il bello e il brutto tempo, non avrebbe concesso deviazioni in merito. E non tanto solo per convinzione, ma soprattutto per quello che temeva di più, il giudizio della gente. La rispettabilità e la condotta irreprensibile erano uno scudo nei confronti dei commenti dei conoscenti e dei vicini. La situazione economica della famiglia Simenon non era delle più floride, anche a causa, sosteneva Henriette Brull, dell'incapacità del marito di farsi strada nel lavoro. Désiré, impiegato in una società di assicurazione, aveva rinunciato a nuovi incarichi che potevano essere rischiosi, ma che avrebbero anche potuto fargli guadagnare molto di più. La dignità della famiglia, dipendeva, secondo lei, anche dai soldi, da come potevano vestirsi nei giorni di festa, dal tipo di spesa che poteva fare presso i negozi alimentari. La gente guardava e giudicava. E la madre non tollerava che si dicesse alcunché sul loro conto. E ovviamente in questo quadro la frequentazione della chiesa, anche da parte di Georges, era un tassello della dignità della famiglia.
Quando e come Simenon "passò la linea"?
Successe intorno ai quindici anni, quando iniziò a manifestare insofferenza per la scuola, per l'autorità, ma anche per l'educazione religiosa. E' il momento della scoperta delle donne e del crollo di quei tabù sul sesso che la sua educazione cattolica gli aveva sempre imposto. Un vecchio Simenon ricorderà: "...Io volevo fottere e la chiesa mi diceva che mi sarei  dannato. Allora mi sono sbarazzato di tutto... La verità era solo questa: all'origine c'era un no netto in contrapposizione alla sedicente morale sessuale del cattolicesimo..." (H. Guillemin -1989). D'altronde Simenon non fece mai mistero di giudicare "impraticabili, irragionevoli e assurde" le pretese della chiesa cattolica sul comportamento sessuale.
D'altronde in Quand j'étais vieux (1961) Simenon esplicita con poche e semplici parole il suo atteggiamento: "...considero tutte le pratiche sessuali come naturali e belle...". E ciò pone fine ad ogni altra discussione.

venerdì 14 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. 25 ANNI SENZA SIMENON, MA...

Come avevamo ricordato in un post dei primi di quest'anno, nel 2014 ricorre il 25° dalla scomparsa di Simenon. Nel corso di quest'anno pubblicheremo una serie di post, contrassegnati dal logo qui a sinistra. Con questi interventi vogliamo ricordare e documentare soprattutto le reazioni, le testimonianze e gli avvenimenti che seguirono questa perdita: quello che scrissero i giornali, ciò che dissero letterati, critici, amici, quello che fu realizzato per ricordare la sua figura. L'abbiamo intitolata "25 anni senza Simenon, ma..." dove quel "ma" sta indicare come, comunque, lo scrittore, con i suoi romanzi, il suo Maigret e il ricordo della sua vita, ci sia stato sempre accanto e lo sarà ancora per lunghissimo tempo. E' un tributo che Simenon-Simenon realizzerà con una serie di interventi che dureranno tutto l'anno.


E iniziamo subito con la pubblicazione della prima pagina de Le Figaro del 7 settembre 1989, che apre con la notizia della scomparsa dello scrittore e che annuncia una serie di articoli di commemorazione, dedicati al romanziere. Il fondo è affidato a
Jean D'Ormesson, giornalista e scrittore, che di quel quotidiano era stato anche direttore, con un titolo estremamente significativo "Maigret, c'est nous".
Nel riquadro sotto la vignetta di Jacques Faizant, dove Simenon è raffigurato come una stella nel cielo, e intitolata La stella polare,
c'è il sommario dell'omaggio degli scrittori: Angelo Rinaldi, Patrick Modiano, Leo Malét, Roger Stéphane, Alain Pyrefitte, Jean-Marie Rouart...
E poi le testimonianze di nomi della cultura vicini all'universo simenoniano: Bernard de Fallois, Daniel Gélin, Jean Delannoy, Pierre-Granier-Deferre.
Ancora. Ci sono interventi ed articoli di critici e studiosi, tra cui quello che sarà uno dei suoi più qualificati biografi, Pierre Assouline.
Nel suo fondo, D'Ormesson  scrive tra l'altro: "... Simenon non s'è accontentato di creare un eroe popolare: si è confuso con lui. Il commissario Maigret era Simenon lui stesso, ma aldilà di Simenon con la sua pipa, con le sue manie, i suoi problemi quotidani, egli era ciascuno di noi. E noi entriamo con lui nelle sue inchieste che sono forse delle inchieste poliziesche, ma anche e soprattutto delle inchieste romanzesche sul cuore del nostro tempo...".

giovedì 13 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. EBAY: TRA COLLEZIONISTI E...RISPARMIATORI.


ll post che abbiamo pubblicato qualche giorno fa' a proposito della classifica che Ebay Italia ha redatto a proposito degli autori più richiesti, ha suscitato un certo dibattito, soprattutto sulle motivazioni che noi abbiamo ipotizzato per l'inserimento al secondo posto delle preferenze per Simenon, un autore cronologicamente datato, ma subito dopo Stephen King e prima di Andrea Camilleri (il primo e il terzo autori ancora vivi e in attività)
Sostenevamo che, se sulla vendita on-line di libri Simenon occupava un posto così rilevante, occorreva farsi delle domande e chiedersi se l'universo dei suoi lettori, così come ce lo si immagina comunemente, non andasse rivisto.
Un intervento di un nostro affezionato lettore, Guido, ci faceva notare che "... l'equivalenza vendite Simenon su Ebay = pubblico giovanile non vale per Simenon, in quanto chi compra su Ebay Simenon non è tanto il popolo dei lettori, ma, molto di più, il foltissimo gruppo dei "collezionisti"! Questa mia tesi è dimostrata dal fatto che sino a qualche anno fa alcuni fra i libri più rari di Simenon hanno strappato proprio su ebay dei prezzi incredibili, da libreria antiquaria..."
Concordava con lui anche una delle colonne di Simenon-Simenon, Andrea Franco, che ribadiva come: "...l'utenza di Ebay è, per cio che riguarda Simenon, molto rappresentata dai collezionisti o da lettori/collezionisti...".
In effetti va considerato che i libri ricercati su Ebay sono comunque "libri usati" o "libri antichi", se vogliamo usare la classificazione.."ebayana"...
Chiaro che questo, soprattutto sui libri cosiddetti d'antiquariato, o le edizioni rare, è un territorio di caccia soprattutto per i collezionisti. Ma non solo.
Per fare qualche verifica siamo andato a vedere l'offerta di Ebay sia sul sito italiano e, ovviamamente anche su quello francese.
Bene l'offerta di Simenon è vastissima. Nella sezione Libri/Narrativa del sito italiano alla voce Grandi Autori ci sono 2054 offerte per Simenon, 1222 per King e 570 per Camilleri (Simenon è comunque quello dei sedici grandi autori selezionati da Ebay a godere del più alto numero di offerte, il secondo è appunto Stephen King, poi segue Salgari con poco più di 1000. Dei grandi mostri sacri del giallo la Christie si ferma a meno di 1000 e Conan Doyle è di poco sotto i 250) . Innanzitutto queste sono le offerte e non le richieste. In secondo luogo qui abbiamo un po' di tutto ci sono edizioni rare, volumi recenti o un po' più vecchi a pochi euro. Il più caro é un edizione del 1963 di Presses de La Cité in versione francese de Les anneaux de Bicetre con dedica autografa d Simenon: offerta a 2000 euro. Il più economico un'inchiesta di Maigret "Il porto delle nebbie" in edizione Fabbri del 2003: 1,50 euro.
Quindi chi ci dice che proprio un pubblico giovane, per avere un Simenon ad un paio di euro (è anche vero che poi ce ne vogliono altrettanti per la spedizione), non possa andare su Ebay? Certo chi compara Les anneaux de Bicetre a 2000 euro è un collezionista incallito, magari più interessato alla dedica di pugno di Simenon che non al volume.
Ma, come dicevamo, abbiamo dato un sbirciata anche all'Ebay francese, che è organizzato in modo un po' diverso da quello italiano. Abbiamo infatti una divisione tra Libri antichi prima del 1900 e quelli tra il 1900 e il 1960. Non ci sono i cosidetti libri usati. Ma c'è un divisione per alcuni generi, ad esempio Romans/Littérature o Policiers, tanto per rimanere negli ambiti che ci interessano. Digitando Simenon tra i policiers troviamo 1978 offerte. La più costosa, 950 euro, è un copia di La folle d'Itteville, un fototesto di Simenon corrdato da un centinaio di foto di Germaine Krull, edito da Jacques Haumont nel 1931. Il più economico è un Affaire Saint-Fiacre in edizione Pocket presentata a... 25 centsesimi di euro.
Se passiamo alla sezione Romans e Littérature, vediamo che il più caro è un'edizione di Pedigree del 1948, non censurata per i tipi di Presses de La Cité, offerta: 120 euro.  Tra i più economici troviamo Memoires intimes, suivi du livre de Marie-Jo del 1981 ad 1 euro (un libro di un migliaio di pagine).
Quindi tornando al nostro pubblico simenoniano che gira per Ebay, qui in Italia e altrove, c'è sicuramente qualcuno che cerca la perla rara, ma la maggior parte prova ad acquistare libri a prezzo super-contenuto (e non abbiamo tenuto conti dei blocchi che sono ancor più vantaggiosi), anche di recentissimi Adelphi.
Qualcuno obbietterà che non è come andarli a cercare nelle bancarelle di vecchi libri (anche se lì non si trovano praticamente più), ma Ebay è molto efficiente, pratico, veloce... insomma a noi sembra più adeguato ad un pubblico più giovane che ad un più adulto...
Ricordiamo che qui abbiamo sempre parlato di offerte e non di richieste, ma quando c'è tanta offerta... vuol dire che la richiesta è sostenuta. Comunque l'ambito del collezionismo dei "Simenon" è molto interessante e chi ha una competenza specifica... è pregato di farsi vivo con un bel... post!

mercoledì 12 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. GEORGES NASCE OGGI... O DOMANI?

Oggi 12 febbraio è il giorno della nascita, nell'anno 1903, di Georges Jospeph Christian Simenon, così come viene scritto all'anagrafe di Liegi. Potremmo dire che Georges non sia nemmeno nato, che la sua vita, come succederà poi, soprattutto nell'infanzia e nell'adolescenza, viene condizionata dalla madre.
Infatti questa data è quella dichiarata da Henriette Brull, la genenitrice del futuro romanziere. La realtà è che il piccolo è nato pochi minuti dopo la mezzanotte e quindi nel giorno venerdì 13. Quella donna di 23 anni, religiosa sì, rigidamente protestante, ma altrettanto superstiziosa, non poteva accettare che il suo primogento fosse nato così malamente: di venerdì e per di più il 13.
Così succede che la stupidità della gente fà un uomo più vecchio di un giorno.
Il padre di Georges, Désiré Simenon, 26 anni, era un buono, troppo buono, soccombente di fronte alla carattere forte e dominante della moglie e su questa, e successivamente su altre questioni più importanti, non seppe mai imporsi A Henriette.
Lui impiegato in una società d'assicurazioni, lei commessa in un grande magazzino, la loro prima casa, quella dove nasce Georges, è al secondo piano del 26 di rue Léopold. Dopo tre anni arriverà un fratellino, Christian Francois Maurice Joseph, che completerà la famiglia. Chistian sarà il prediletto di mamma Henriette che non ne farà mistero e che farà di tutto per creare un rapporto molto problematico con Georges, una frizione che durerà praticamente tutta la vita. (quando Simenon corse nel '69 al capezzale di Henriette morente, questa gli chiese: "Che sei venuto a fare?").
Quando nacque Georges, Liegi era una città di circa 160.000 abitanti, che si preparava ad ospitare l'Esposizione Universale del 1905, ma che al Simenon che cresceva andava sempre più stretta, anche dopo essere entrato giovanissmo nella redazione de La Gazette de Liège. La sua passione per la scrittura, il suo sogno di diventare un giorno un romanziere dovevano avere orizzonti più larghi e scenari più cosmopoliti. Era scritto quindi che non avrebbe vissuto a Lieigi nemmeno vent'anni e infatti il 10 dicembre 1922 partì per Parigi, imbarcandosi per la grande avventura. 

martedì 11 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET: PERSONAGGIO DENTRO O FUORI IL '900?



Maigret è un personaggio de XX secolo, innegabilmente: il suo modo di vestire, i suoi gusti culinari, le sue abitudini, tutto questo fà pensare in effetti ad un uomo ben ancorato alla propria epoca, quella in cui il creatore l'ha ideato. Simenon concepisce Maigret alla fine delgli anni folli, all'alba della grande crisi che scuoterà l'Europa. Il suo personaggio si muove in una Parigi dell'ante-guerra, quella stessa che ha conosciuto Simenon. Per parecchio tempo l'autore descriverà proprio quel mondo e i romanzi di Maigret vi si susseguono, anche se la maggior parte non sono datati specificamente in quell'epoca. Durante tutto il periodo americano, il romanziere evoca la nostalgia della Parigi degli anni '30 nella serie dei Maigret e occorrerà aspettare il suo ritorno in Europa perché, poco a poco, Maigret evolva verso un ambiente più contemporaneo e perché Simenon gli trasmetta le proprie reazioni di fronte ad un mondo che sta cambiando, quello degli anni '50 e poi dei '60, con l'evoluzione dei costumi, i cambiamenti sociali, il progresso scientifico e tecnologico. Maigret scopre le donne in pantaloni, la televisione, la sua Parigi invasa dalle automobili e bloccata negli ingorghi, e diventa via via un commissario sempre più nostalgico, soprattutto nella ultima parte del corpus maigrettiano.
Insomma Maigret è un uomo del suo tempo, un uomo del XX secolo, di un periodo tra due guerre che hanno lasciato delle tracce indelebili. Ma... Ma allo stesso tempo la parte essenziale del personaggio, il suo essere profondo la sua sensibiltà per l'uomo, tutto questo ne fà un personaggio senza tempo, che appartiene a tutte le epoche e a nessuna, e che riesce ancora a parlare ai nostri contemporanei: i suoi interrogativi sul destino dell'Uomo, la sua straordinaria facoltà di farsì tutt'uno con l'ambiente, e anche con il tempo che fà, la sua nostalgia dell'infanzia passata, i piccoli piaceri che è capace si assaporare da un raggio di sole, da un buon bicchiere di vino bianco fresco o dal sorriso di M.me Maigret... tutto questo parla ai lettori di quasiasi epoca. E senza dubbio è per questo che dopo aver conosciuto un immeddiato successo, questo dura ancor oggi a distanza di tanti anni,  in un'epoca così differente da quella in cui è stato creato.
Quest'anno saranno 85 anni che Simenon ha abbozzato il suo primo Maigret, Pietr Le Letton, e 85 anni più tardi quel commissario continua a vivere nella gente con passione, capace di trasmettere al lettore la propria passione e questo succederà per molti anni ancora... Murielle Wenger

lunedì 10 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. IL SALTO DEI FRATELLI RICO

L'ultimo romanzo di Simenon in cartaceo e in ebook
Ad un paio di settimane dal lancio, l'ultimo romanzo di Georges Simenon ha fatto il suo conuseto balzo approdando nelle classifiche dei libri più venduti. E' il primo romanzo simenoniano uscito in Italia nel 2014, dopo un lungo digiuno, e, come al solito, fà la sua bella figura nelle classifiche.
Iniziamo questo aggiornamento con quella pubblicata di TuttoLibri de La Stampa di sabato scorso dove "I fratelli Rico" ha debuttato, conquistandosi la 4a posizione nella sezione "Letteratura Straniera". Invece ieri sul supplemento La Lettura del Corriere della Sera il settore della "Narrativa straniera" vedeva apparire il titolo simenoniano al 7° posto. Nella stessa posizione e nella medesima sezione ritroviamo l'esordiente romanzo anche nella classifica dell'inserto RCult de La Repubblica di ieri.
Passando a scorrere le vendite dei libri sul web si trovano, sulla piattaforma di IBS dei 100 titoli più venduti, "I fratelli Rico" all'11° posto, mentre la sezione  vendita on-line della Feltrinelli.it lo colloca addirittura al 4° posto nella propria Top 100.

domenica 9 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. ... TRA I PIU' RICHIESTI SU EBAY

Ebay, il colosso delle vendite on-line ha fatto un consuntivo del 2013 per quanto riguarda il nostro Paese.
Ecco i tre generi più acquistati. Al primo posto si piazza la telefonia. Il secondo viene conquistato dal settore informatico. Terza arriva la musica con i relativi accessori. Seguono nell'ordine Bellezza & Salute, Gardening, Gastronomia, Abbigliamento, scarpe & accessori, Articoli per Animali, Prodotti per l'Infanzia e Accessori per la Cucina.
Tra i primi dieci quindi niente libri.
Però di Libri se ne parla E quando si va a avedere quali sono stati nel 2013 i primi tre autori più richiesti l'elenco è presto fatto: 1) Stephen King - 2) Georges Simenon - 3) Andrea Camilleri.
Stephen King non è una sorpresa, il suo è un pubblico prevalentemente giovanile, tecnoclogico, notevolemente esperto degli acquisti on-line, il suo nome occupa logicamente il primo posto (bravura a parte!)
Il terzo posto di Camilleri, che ha sicuramente un pubblico più adulto di quello di King, forse potrebbe essere giustificato anche dalla grande popolarità che gli hanno procurato i recenti sceneggiati Rai. E poi anche lui è davvero bravo.
Ma del secondo posto di Simenon, cosa vogliamo dire?
Intanto che è una sorpresa. Non ci saremmo aspettati di trovarlo così in alto tra gli scrittori più acquistati su internet. E non in una classifica stilata da Ebay.
Credo che a questo punto dovremmo rivedere le nostre consolidate convinzioni sulle caratteristiche del corpus dei lettori (almeno quelli italiani) di Simenon.
O c'è stata una crescita nella digitalizzazione degli italiani più maturi... o una nuova generazione giovane e..."vergine" ha scoperto Simenon, e Maigret L'ha fatto indipendentemente dai vecchi sceneggiati Rai con Gino Cervi, ma anche di queli della tv francese (trasmessi dalle nostre reti) con Jean Richard prima e Buno Cremer poi. Una generazione che conosce i ruoli simenoniani di Jean Gabin solo quando coltiva una passione cinefila.
Insomma rimane il fatto che chi oggi ha 20/30 anni, nato quindi tra il 1994 e il 1984, ha probabilmente dei genitori nati nella prima metà degli anni '60 e che potrebbero essere stati dei lettori di Simenon... quindi i loro figli potrebbero aver trovato in casa i romanzi dello scrittore.
Ma queste sono congetture. Ad esempio non conosciamo quale siano le vendite degli ebook, ma sappiamo che Adelphi ha pubblicato in digitale ben 130 titoli di Simenon tra romanzi e Maigret. Anche da quelle parti debbono essersi accorti che, inseme alle mutate abitudini di lettura degli italiani, i lettori di Simenon hanno subìto una metamorfosi, e soprattutto devono essere ringiovaniti.
Per quel che vale, anche noi di Simenon-Simenon (che non pensavamo di aver nessun valore statistico) ci ritroviamo migliaia di lettori giovani (ce lo conferma anche la nostra pagina corrispondente su Facebook) ed iniziamo a pensare che, anche nel nostro piccolo, il database di cui disponiamo abbia una sua validità, corroborato per altro da una serie di segnali che ci provengono da altri contesti.
Voi cosa ne pensate?

sabato 8 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. MISSIONI SEGRETE A ODESSA... DELL'"AGENTE" GEORGES...?

 Il nostro Andrea Franco è intervenuto con una sua precisazione sul "Dossier Odessa? Pipe, Viaggi Segreti... nella Russia di Stalin?". Ecco quello che ci scrive: 
"Il viaggio ad Odessa e Batumi documentato è quello compiuto nel 1933 da cui nacque la serie di articoli riuniti sotto un grande reportage "Peuples qu'ont faim", pubblicati nel 1934 sul quotidiano 'Le Jour'. In questi articoli effettivamente Simenon nomina una certa Sonia che gli fa da guida turistica/angelo custode (da notare le somiglianze con il romanzo "Les Gens d'en Face", dello stesso periodo e con la medesima ambientazione, quella dell'attuale Georgia)".
Anche lui quindi dà importanza al viaggio del '33, quello fatto con la prima  moglie Tigy e alla fine del quale intervistò Trotsky. E a questo proposito, in merito alle osservazioni che abbiamo fatto ieri su questo primo "viaggio segreto", dobbiamo una precisazione. In effetti, contrariamente a quanto riportato da Armando Torno, su quanto scritto dalla giornalista ungherese Maria Stavrova, l'intervista di Trotsky avenne "dopo" la sua tappa ad Odessa. Quale che fosse l'autorità civile o militare che avesse invitato Simenon nella città sovietica, avrebbe quindi potuto anche non sapere che lo scrittore avrebbe di lì a poco intervistato il politico fuggiasco... ma. Ma se riportiamo la vicenda sotto l'ambito delle operazioni messe in piedi dalle centrali spionistche della C.E.K.A. o della G.R.U. (altra precisazione: il K.G.B. non poteva entrarci allora, visto che fu istituito solo nel 1953), quasi sicuramente potevano essere al corrente dell'incontro Simenon-Trotsky... E allora, ad esempio, perchè non farlo pedinare?....
Ma forse corriamo un po' troppo sull'onda delle suggestioni che il vecchio articolo ci ha risvegliato. Un Simenon dalla doppia vita, letterato e spia... per l'Urss, pergiunta! Ipotesi affascinante che porterebbe alla scoperta di tutto un mondo in un personaggio come Simenon, di cui oggi crediamo, più o meno, di sapere tutto... Ma, come abbiamo detto e spiegato ieri, è un'ipotesi suggestiva, ma che non ci convince.    

venerdì 7 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. UN.... DOSSIER ODESSA? PIPE, VIAGGI SEGRETI... NELLA RUSSIA DI STALIN?

"...Nel 2003 sulla Izvestija, Aleksej Tepliakov sparava a zero su Simenon con un articolo intitolato «Scheletri nello scaffale di papà Maigret». Si parlava apertamente del fatto che «tutto quanto ci rivelò di lui stesso è una assoluta bugia», che durante l'occupazione trascorse anni d'oro, che cercò di far carriera a Vichy (...), che si procurò un certificato di «arianità» grazie ai buoni uffici di un amico nazista e cose simili. Tepliakov si domandava, in sostanza, perché il collaborazionista non ebbe alcuna conseguenza (oggi questo contributo, in russo, è anche segnalato in: www.nnews.ru)...".
Questo è quanto riporta in una corrispondenza da Mosca, Armando Torno sul Corriere della Sera dell'11 gennaio 2006. Non abbiamo potuto verificare il contributo sul sito russo citato, che non è dotato un motore di ricerca, ma che soprattutto dal 2007 è stato boccato (censura?).
Ma continuiamo a leggere quello che rivelava Torno.   
"... Secondo sospetto. In un altro articolo, apparso sul supplemento del 'Trud' [un quotidiano bulgaro, nei cui archivi telematici non c'è però traccia di questo supplemento - *nota di simenon-simenon] dell'ottobre 2004, firmato da Maria Stavrova, uscì un inventario dei viaggi compiuti da Simenon in Urss. Grazie a una «soffiata» degli ex servizi sovietici, l'articolista poté documentarne almeno tre: quello «ufficiale» del 1933, dopo aver fatto a Prinkipo la celebre intervista a Trotzkij, di cui scriverà un reportage critico; uno incognito nel 1965, un altro analogo nel 1978. Tutti a Odessa....".
Cerchiamo di vedere se queste date sono compatibili con le nostre informazioni.
1933: intervista a Trotsky nello stretto del Bosforo. E' un scoop mondiale per Paris-Soir. Trotsky, lo si sa, era in fuga da Stalin e dalla sua promessa di morte e supponiamo che l'articolo di Simenon non debba certo aver fatto piacere al regime sovietico di quegli anni.
E non va dimenticato che le posizioni di Trotsky vennero così ben riportate da Simenon, che anni dopo l'esule russo, quando era in nascosto in Messico, nel bisogno di fare una comunicato che avesse risonanza mondiale, cercò qualcuno di cui si fidava e cioè proprio il "reporter" Simenon.
Certo è tecnicamente possibile che lo scrittore prima di tornare in Europa facesse un salto in Urss (che all'epoca arrivava fino all'altra sponda, quella nord, del Mar Nero). La distanza quindi per arrivare ad Odessa era compatibile con un viaggio da tener segreto. Ci sono però due osservazioni da fare in proposito, un pro e una contro.
Da un parte la grande curiosità di Simenon, avrebbe potuto spingerlo a passare quella sorta di cortina di ferro e scoprire come era davvero questo comunismo, che in Occidente era quasi da tutti dipinto come un regime mostruoso, liberticida e affossatore della democrazia. D'altra parte però entrare nell'Urss allora non era come andare in Costa Azzurra. Occorreva essere invitati dallo stato sovietico e ci doveva essere un motivo ben preciso, dei percorsi burocratici rigidi e complessi. Certo, se qui siamo nell'ambito degli spy-games, come sostiene Torno e la sua collega bulgara Stavrova, tutto sarebbe stato possibile. Ma perchè il regime di Stalin avrebbe dovuto invitare il giornalista occidentale che aveva dato voce a quel dissidente di Trotsky, su cui peraltro pendeva un condanna a morte? Forse qualcuno pensava di poter sapere da Simenon dove si nascondeva Trotsky e/o dove fosse diretto?
E qui un'altra notazione. Simenon aveva moltissime qualità, ma non crediamo affatto che fosse dotato di quello spirito d'avventura e di quel gusto del rischio necessari per andarsi a mettere nelle mani dei russi, visto soprattutto il suo status di "amico di Trotsky", per di più in un epoca in cui, con gran facilità, lì morivano o sparivano misteriosamente milioni di persone. E questo Simenon non poteva non saperlo.
Ma continuiamo con le parole di Torno del 2006.
"... È inevitabile, a questo punto, sapere su quali documenti si basano tali affermazioni. Bene: nell'archivio dell'ex-Kgb della regione di Odessa (ora Ucraina, la responsabile è Anna Poltoratzkaja) c'è appunto un fascicolo dedicato a Simenon. Vi sono i tre viaggi con molti particolari. Nel 1933 si ricorda, tra l' altro, che scese all'Hotel Londra... che i servizi segreti... gli misero "a disposizione un'automobile di lusso", una Lincoln per l'esattezza. Nei giorni di permanenza, Georges incontra più volte Sonia, da lui definita "il mio angelo custode", registrata nell'archivio come spia. Parte poi per Batumi, la città in cui fece carriera politica Stalin e nella quale vivevano allora numerosi suoi sodali, a bordo della nave russa Gruzia...".
Poi Torno continua con la sua dimostrazione, prendendo a testimonianza i ricordi della prima moglie di Simenon, Tigy, che fece quel viaggio con lui e che lo cita nel suo libro Souvenir (Gallimard -2004). In realtà è una testimonianza che dice ben poco visto che dedica a tutto quel tour e ai relativi avvenimenti appena sette righe... (e per inciso l'intervista a Trotsky fu realizzata alla fine del tour eon all'inizio)
E il viaggio del 1965? L'articolista non porta nessuna prova, non cita nemmeno la prolifica Stavrova. A quell'epoca Simenon, dopo dieci anni d'America, era tornato in Europa e viveva in Svizzera nella sua villa di Epalinges, nei pressi di Losanna. Era ormai separato dalla seconda moglie, Denyse, terminava in quell'anno il romanzo Le Petit Saint, si apprestava ad andare in Olanda dove era stata eretta una statua in suo onore, con un'inaugurazione alla presenza di molti degli attori che in tutto il mondo avevano interpretato Maigret in varie serie televisive. Nelle biografie di Assouline, di Marnham non cè traccia di tale viaggio. In quella di Eskin, si cita una crociera di famiglia nel 1965 (Simenon, la moglie Denyse e figli) per visitare Sicilia, Grecia e Turchia. Ma grazie al ricco apparato di note del curatore Gianni da Campo, apprendiamo che si tratta di un viaggio tra il 23 luglio e il 7 agosto (sul Franca C.) tappe: Venezia-Napoli-Sicilia-Atene-Instanbul-Odessa-Soci). Qui c'è quindi la conferma del viaggio ad Odessa... ma non sembra proprio una missione "in incognito"... oppure la famiglia potrebbe essere stata usata come diversivo?
E nel '78? Simenon ha 75 anni ed è molto provato. E' l'anno in cui a maggio si è suicidata la sua unica figlia, Marie-Jo, da anni lo scrittore aveva smesso di scrivere, è malato (si era rotto il collo del femore nel '74) e stanco. Non solo è improbabile che si sia sobbarcato un viaggio da Losanna a Odessa. E poi nessun biografo ne fà il minimo cenno...
Bastano le annotazoni in un archivio del KGB di oltre trentacinque anni fa' per rendere credibile questa storia?
Torno, continua e cita anche dei regali che Simenon avrebbe fatto a Odessa (a chi? al sindaco, al commissario politico, al rettore dell'Università?...): libri con dediche e una pipa. E su questa pipa regalata si sviluppa un'altra storia. Perchè?
Era una pipa russa, fabbricata a Sanpietroburgo, allora ancora Stalingrado, che però in un biglietto d'accompagnamento scritto da Simenon viene definita la pipa di Maigret... Ma questo potrebbe appartenere solo a quel apparato di convenevoli che si approntano in queste occasioni.
Quello che è interessante, afferma Torno, ma senza svelarci la fonte, è che quella pipa non era un oggetto comune. Era stata infatti realizzata dal "maestro Aleksej Borisovic Fëdorov", a detta sua, il miglior mastro pipaio che l'Unione Sovietica abbia potuto vantare. Fonti anonime confermerebbero che è una pipa preziosa, costruita per conto del Comitato centrale del Pcus di Leningrado, destinate a Stalin, probabimente una per lui e le altre due per dei regali. Ma non regali qualsiasi. Infatti il mastro pipaio russo ci racconta Torno "... Aleksej Borisovic Fëdorov, che conformava le creazioni al viso del fumatore, chiese almeno la fotografia dei destinatari. Uno - della cui pipa si sono perse le tracce - dovette essere un membro del Politburo; l'altro il maestro Aleksej lo riconobbe quando una funzionaria del Kgb, Lora Schreiber, gli portò la foto: era Simenon...".
La pipa fu dunque regalata da Stalin a Simenon. E perchè? Forse che i due si conoscevano... oltre che di fama?. A questo punto Armando Torno va al Museo di Stato di Storia di Mosca, nella Piazza Rossa, dove oltre al guardaroba competo di Stalin c'è la "pipa gemella". Va lì per incontrare il professor Viktor Gajduk (docente all' Università, già membro dell' Accademia delle Scienze dell' Urss).
Gajduk che all'Archivio di Stato Russo per la Storia Sociale aveva trovato "... una serie di documenti inediti contenenti i giudizi di Stalin sui film stranieri, che si faceva proiettare privatamente al Cremlino. Qui possiamo citare per esteso la fonte, dal momento che tra qualche mese tali carte saranno edite. È: «Fondo Stalin» 558, fascicolo 11, documento 828, pagine 57-60. Contiene parole di ammirazione del dittatore per il metodo di Simenon. Furono probabilmente le prime, proferite durante la proiezione del 7 novembre 1934: si trattava del film, tratto da Maigret, La tête d' un homme (Francia 1933, regia di Julien Duvivier)....".
Una segreta passione del Dittatore per il metodo Simenon?... ma forse voleva intendere il metodo Maigret... Che questo possa essere il motivo di un omaggio (la pipa), ci potrebbe anche stare, ma che questo giustifichi viaggi e/o incontri segreti a Odessa (ma con chi poi?) ci sembra molto più inverosmile.
Ma Torno non demorde. E apre un'altra strada che parte da una corrispondenza "... conservata all'Archivio Centrale per la Letteratura di Mosca, tra Simenon e Tatiana Leshenko-Sukhomlina, spia e traduttrice. Una donna che ebbe almeno una decina di matrimoni, con miliardari americani, artisti, giornalisti et similia. Di certo si infilò nel letto di Braque, di Picasso, di Cocteau, del ricchissimo magnate filocomunista Hammer, di uno zio di Churchill (sir Lesly) e, naturalmente, del padre di Maigret....".
E cosa si trova in questo carteggio che salta fuori ancora dagli archivi sovietici?
Altre strabilanti scoperte: Simenon sapeva il russo!
Come se questo fosse un tassello che completa il puzzle fin ora costruito. Di certo qualche parola russa o slava Simenon poteva saperla, visto che da ragazzino, a Bruxelles, viveva in una casa di cui la madre, per ragioni economiche, affittava stanze a studenti stranieri che provenivano spesso dall'est. E si sa, a quell'età i ragazzini sono come spugne, e può darsi che qualche parola, qualche frase gli fosse rimasta impressa anche da adulto. Ma da qui a dimostrare che sapesse parlare in russo...
Armando Torno finisce la sua indagine, che comunque dobbiamo riconoscere alla fine articolata e approfondita, anche se a noi pare non sempre attendibile,  citando gli articoli di una rivista russo-americana, Vestnik, su cui nel luglio 2003 (quindi a quattordici anni dalla scomparsa di Simenon) era pubblicato un articolo di un famoso slavista, Edward Rosentahl, che aveva conosciuto il romanziere e che tra l'altro riferiva di un presunta stima dello scrittore per il mondo comunista e sovietico... mah!
Anche qui, che Simenon fosse anticapitalista è indubbio, almeno nella tarda età, ma comunsta... Lui dice, anzi scrive in uno dei suoi Dictées (De la cave au grenier - 1975) "...Io sono anticapitalista e non me ne vergogno. E credo di averlo già detto...".
Ma molti interrogativi rimangono senza risposta...

• La corrispondenza da Mosca: Armando Torno - Spunta l'indizio di una pipa nel giallo russo di Simenon - Corriere della Sera - 11/01/2006

giovedì 6 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. RIVOLUZIONARIO IN UN SECOLO RIVOLUZIONARIO?

Conservatore. Questo è il primo appellativo che potrebbe venir in mente pensando a Simenon, non tanto nella sua concezione politica (il romanziere non si è mai occupato attivamente di politica, anzi più volte ha avuto modo di affermare la sua scarsa considerazione della politica e di chi la praticava). Conservatore forse nella sua visione sociale o nel suo modo di vivere? Eppure un giudizio del genere rischerebbe di non essere del tutto veritiero, oltre che parzialmente ingeneroso.
Intanto va considerato che Simenon ha vissuto nel secolo delle rivoluzioni. Tra le altre potremmo ricordare per le arti figurative, l'astrattismo, il cubismo e il futurismo. Oppure la dodecafonia e il jazz nel campo musicale. Ma anche nel settore delle scienze sociali, l'affacciarsi di discipline come la psicoanalisi e la sociologia. E ovviamante la politica. Le tesi marxiste del secolo precedente trovano applicazione nel sociale e quindi assistiamo a rivoluzioni come quella comunista nella Russia nei primi del secolo, ma nel '900 vanno ricordate anche le contestazioni giovanili della metà degli anni '60, partite da Berkley negli Usa e che, traversando l'oceano, sbarcarono nel '68 a Parigi propagandosi poi in tutta l'Europa occidentale.
In un secolo così movimentato, crediamo che Simenon cercasse di crearsi un proprio spazio in cui praticare in santa pace la passione per la scrittura, vivere al sicuro con la famiglia, e perpetrare  le proprie abitudini e il consueto standard di vita. Beh da questo punto di vista possiamo considerarlo un conservatore... E, siccome non esiste un'oasi felice, questo potrebbe essere motivo che concorre a spiegare il suo continuo peregrinare da un posto all'altro, alla ricerca, appunto, del luogo pù adatto alla propria traquillità, alla conservazione delle proprie abitudini e dei propri canoni di vita. Come quando nel '32 lasciò Parigi per la Vandea, nel '45 la Francia per gli Stati Uniti, nel '55 gli Usa per la Svizzera.
Ma attenzione da altri punti di vista, il romanziere non era certo un conservatore... Le sue abitudini sessuali, ad esempio. Eppure era nato e cresciuto in una famiglia protestante dove una madre bacchettona e rigida non avrebbe mai nemmeno concepito l'esuberante vita sessuale che Simenon praticò nella sua vita.
Dal punto di vista letterario, quando ancora non era famoso, si buttò nell'avventura Maigret, cosa che tutti gli editori gli sconsigliavano. Puntò tutto su un personaggio che sovvertiva ogni regola dei polizieschi di successo, mettendo in scena un funzionario statale, né giovane, né fascinoso, un borghese sposato, di mezz'età.
Ma anche la sua convinzione "comprendere e non giudicare" messa in bocca al suo commissario, è a ben pensarci più rivoluzionaria di quel che sembrerebbe a prima vista. Anche perchè da questa deriva la sua concezione di giustizia, dove a suo avviso i magistrati non avevrebbero preparazione e strumenti per giudicare gli imputati. Arrivò infatti a ipotizzare che nei tribunali al posto dei giudici dovessero sedere gli psichiatri o gli psicanalisti! Altro che conservatore!
Abbiamo toccato alcuni punti, più evidenti e di maggiore visibilità, ma la questione di un Simenon conservatore o progressista, se non proprio rivoluzionario, andrebbe sviscerata con maggior respiro e approfondendo di più.
Ma per quanto atipco, quotidiano e monotematico, Simenon-Simenon rimane un blog i cui post debbono avere una serie di requisiti: essere leggibili, sintetici, interessanti, orginali, comprensibili a tutti....
Noi ci proviamo.