sabato 31 marzo 2012

SIMENON E IL RITORNO FRANCESE DEI "ROMANS DURS"

Mercoledì scorso hanno fatto fatto la loro uscita nelle librerie francesi i primi tre volumi della serie integrale "Les romans durs" di Simenon, editi da Ominibus. La collana prevede in tutto dodici volumi che conterrano i romanzi dello scrittore a partire dal primo Le relais d'Alsace del 1931, con un ordine cronologico che rispetterà l'ordine di uscita.  
Il primo volume  è dedicato  al periodo 1931-1934 e propone i seguenti titoli : Le Relais d’Alsace - Le Passager du Polarlys - Les Fiançailles de Monsieur Hire - Le Coup de Lune - La Maison du canal - L’Ane rouge - Les Gens d’en face - Le Haut Mal L’Homme de Londres -  Le Locataire.
Nel secondo volume troviamo i romanzi dal 1934 al 1937) con Les Suicidés - Les Pitard - Les Clients d’Avrenos - Quartier nègre - L’Evadé - Long Cours - Les Demoiselles de Concarneau - 45°à l’ombre - Le Testament Donadieu - L’Assassin. .
Infine nel terzo volume pubblicato vengono presentati i titoli del biennio 1937/1938 : Le Blanc à lunettes - Faubourg - Ceux de la soif - Chemin sans issue - Les Rescapés du Télémaque - Les Trois Crimes de mes amis - Le Suspect - Les Soeurs Lacroix - Touriste de bananes.
Chi volesse acquistare i libri via internet, potrà trovare qui la scheda per l'ordine del Primo Volume 1931-1932 , quella del Secondo Volume 1934 -1937 e infine quella del Terzo Volume 1937-1938 .

venerdì 30 marzo 2012

SIMENON. MAIGRET, ANCORA QUADRI PER UN'ESPOSIZIONE

Maigret à la fenêtre de son bureau... (Murielle Wenger)
Non potevamo sperare che il nostro invito, quello  a suggerire altri quadri-Maigret per un esposizione, nel nostro post dell'altro ieri, fosse accolto da una persona del genere. E' stata infatti Murielle Wenger, proprio la Murielle che cura la sofisticata sezione dedicata a Maigret nel grande sito di Steve Trussel, Trussel Eclectic City, e lo fà con dei saggi, degli interventi e delle ricerche veramente approfondite, da cui avremmo tutti da imparare. Beh, Murielle, con nostro grande onore, si è fatta viva con delle immagini, dei quadri così... poetici che abbiamo pensato di proporli in evidenza come un vero e proprio post. A questo punto, però, non lasciate sola Murielle... mandate anche voi i vostri quadr-Maigret... Chissà che poi non si riesca ad intrigare la creatività  di qualche illustratore e a dar vita a delle interpretazioni anche visive di questi "quadri"? Spargete la voce...
Intanto ecco quelli di Murielle Wenger:
• Maigret assis dans un train qui roule dans la nuit, regardant par la vitre hachurée de pluie les lumières des villages qui défilent
• Maigret assis à une table dans un bar au bord de la mer, dégustant des huîtres tout en admirant le scintillement du soleil sur les vagues
• Maigret à la fenêtre de son bureau au Quai des Orfèvres, regardant un train de péniches qui passe sous le pont Saint-Michel
• Maigret au coin d'un trottoir noyé de pluie, en train de surveiller l'entrée d'un immeuble
• Maigret poussant la porte d'une boîte de nuit de Pigalle, d'où s'échappent un air de jazz et les parfums des entraîneuses
• Maigret à pied sur les boulevards de Paris, savourant l'air pétillant d'un début de printemps
• Maigret sur un quai de la Seine, se penchant sur le corps d'un clochard qu'on vient de retirer de l'eau
• Maigret dans une guinguette au bord de la Marne, en train de déguster une friture de goujons sur un air de valse musette

Qui di seguito una traduzione sicuramente meno... poetica, ma speriamo utile a chi non è francofono.
Maigret seduto in un treno che viaggia di notte, che guarda fuori dal vetro bagnato dalla pioggia  le luci del villaggio che scorrono
Maigret seduto a un tavolo in un bar in riva al mare che gusta ostriche, mentre ammira  lo scintillìo del sole sulle onde 

Maigret alla finestra del suo ufficio al Quai des Orfèvres che osserva una fila di chiatte passare sotto Pont Saint-MichelMaigret all'angolo di un marciapiede, inondato di pioggia, mentre sorveglia l'ingresso di un edificio 
Maigret che apre la porta di una boîte a Pigalle e fa scappare nell'aria una zaffata di jazz e il profumo delle prostitute 
Maigret che cammina sui "boulevard" di Parigi, godendosi l'aria frizzante di primavera   
Maigret su una banchina della Senna, che guarda il corpo di un barbone, che è stato appena tirato su dalle acque.
Maigret in una locanda in riva alla Marna, che assapora un fritto di "goujons", sull'aria di un valzer-musette 

giovedì 29 marzo 2012

SIMENON. TRE PASSI NELLA PASSIONE A NEW YORK, DALLE PAGINE ALLE SCHERMO

"... Ho scritto 'Trois chambres à Manhattan' a caldo. E' uno dei rari romanzi che ho scritto a caldo e questo mi faceva paura...". Così Simenon a proposito di uno dei suoi più famosi romanzi, in una lettera a Frédéric Dard, durante il suo viaggio a Cuba nel '47. Probabilmente si riferiva alla immediatezza con cui aveva trasposto la conoscenza della futura moglie Denyse, avvenuta nel '45, pochi mesi dopo il suo arrivo in America, e la fine della stesura del romanzo che è del gennaio '46 (il libro uscirà esattamente un anno dopo). In effetti l'incontro con quella giovane canadese l'aveva colpito non poco e probabilmente quel romanzo non fu scritto nell'abituale état de roman, ma in una sorta di état d'amour, se ci si passa il termine. In effetti lo stesso Simenon racconta che quando gli arrivarono le bozze di un paio di capitoli, rileggendoli, non era del tutto soddisfatto dello stile, ma invece era molto contento di come veniva fuori il suo amore per Denyse e il loro primo incontro (vedi i post Simenon. La calda stagione di Denyse e Georges  e Simenon e Denyse, passione e matrimonio). Ed è stato poi uno dei suoi romanzi che lo scrittore ha amato di più, non foss'altro perchè è la testimonianza di uno dei periodi più felici della sua vita, ma anche perchè, a distanza di tempo, lo aveva giudicato spontaneo, senza scivolate romantiche o forzature letterarie.  
La storia è intrigante, anche se cupa e intreccia passione e pessimismo, in un'atmosfera noir, per il primo romanzo che Simenon ambienta a New York, tanto da risultare appetibile anche ai produttori cinematografi. E quando arriva la proposta dell'acquisto dei diritti, Simenon rimane contento da una parte e timoroso dall'altra, come sarà sullo schermo la sua Kay?
Kay sarà Annie Girardot, che nel '65 aveva trentaquattro anni, ben di più di Kay-Denyse nemmeno venticinquenne. Ma la sua aria sbarazzina e giovanile rendono credibile il personaggio. La regia è stata affidata a Marcel Carnè. La parte di Francois Combe è assegnata a Maurice Ronet.
Una notazione. Tra il cast del film figura anche un attore italiano, Gabriele Ferzetti nel ruolo del conte Larski (ambasciatore ed ex-marito di Kay)  e addirittura di Robert de Niro (ma non accreditato nei titoli) nella parte di un cliente di un bar.

mercoledì 28 marzo 2012

SIMENON. MAIGRET COME QUADRI PER UN'ESPOSIZIONE

La fortuna di certi personaggi della letteratura seriale risede naturalmente nel complesso delle loro componenti caratteriali, psicologiche e fisiche. Da Sherlock Holmes a Sam Spade a Montalbano per passare dalla Gran Bretagna della fine dell'800, agli Usa della metà del '900 all'Europa del 2000. Epoche, culture, sensibilità diverse ma, soprattutto nel genere giallo, la formula si rivela vincente e non solo nel paese d'origine, perchè quelli che abbiamo menzionato sono personaggi divenuti famosi in tutto il mondo e, ognuno a loro modo, un'icona dei multiformi aspetti di questo genere.  Simenon questo lo sapeva di certo, scrittori appunto come Conan Doyle, Agtha Christie, Dashiell Hammet, ma anche Raymond Chandler (Philip Marlowe), Rex Stout (Nero Wolfe), Erle Stanley Gardner (Perry Masons), tanto per citare nomi noti a tutti. Erano tutti a lui precedenti o contemporanei, avevano seguito ognuno la sua strada, trovando una modalità narrativa e costruendo dei personaggi così caratterizzati che avevano una grande presa nel pubblico. Quando per il giovane Simenon scoccò l'ora di passare dalla letteratura popolare scritta su ordinazione, alla semi-letteratura, una delle cosiderazioni riguardava il fatto che quel genere era di grande presa sul pubblico, a patto di saper padroneggiare, i personaggi, la loro psicologia le ambientazioni, le vicende. E lui, con alle spalle anni di scrittura, anche se su ordinazione, aveva accumulato un 'esperienza e maturato un mestiere che si andavano a sovrapporre a doti innegabimente connaturate. E inventarsi un personaggio che soprattutto per quei primi anni '30 andava decisamente contro-corrente deve avergli richiesto certo del tempo ma, conoscendo il suo talento creativo, non deve essergli costato una gran fatica. La sua bravura fu quella di creare un personaggio affatto piatto, lontano dagli stereotipi che l'avrebbero fatto scivolare in una narrazione di serie B.  Il suo funzionario di polizia giudiziaria è un tranquillo uomo di mezz'età che rifugge azioni plateali e atteggiamenti stravaganti, spesso taciturno e a volte addirittura (apparentemente) defilato, dai gusti semplici, insomma quasi un grigio impiegato piuttosto che un brillante e accattivante detective. Come avrebbe fatto un personaggio del genere a coinvolgere il pubblico, un grande pubblico? Ed era appunto la domanda che si poneva Fayard, il suo editore, che non era affatto convinto che quello fosse il personaggio giusto da lanciare. E da qui si scatenavano le lunghe diatribe se pubblicare o no le inchieste del commissario Maigret Ma Fayard non aveva fatto i conti con la doppia faccia del personaggio che da una parte creava un'identificazione immediata con la gente comune,  dai gusti comuni, non incline ad atteggiamenti spericolati e ad azioni pericolose. L'altra faccia di Maigret era la psicologia, quella sua e quella che utilizzava nelle sue indagini. Infatti si tratta di un personaggio che nel corso delle sue innumerevoli inchieste assume una personalità sempre più complessa, ricca di sfaccettature e talvolta contraddittorie. Il suo famoso "aggiustare i destini" in fondo era in profondo conflitto con il suo ruolo investigativo che non prevedva certo che lui decidesse se il tale potesse sottrarsi o no alla giustizia.  E la sua psicologia era l'arma più efficace che utilizzava. Voleva sempre capire il perchè e per farlo doveva conoscere la mentalità dell'ambito in cui era maturato il reato. Quali erano le relazioni interpersonali tra la gente del posto? Cosa passava per la testa a quelli che interrogava o che semplicemente osservava? Quando arrivava a capire tutto ciò era in grado di ripercorrere le fasi della tragedia, comprendeva perchè si era arrivati a quel punto, intuiva le azioni e le reazioni dei personaggi e, diventato uno di loro, arrivava a risolvere il suo caso. 
Ma la grande capacità di Simenon fu anche quella di connotare il suo personaggio con una serie ci caratteristiche che nell'immaginario collettivo formano una specie di galleri adi quadri. come se il perosnaggio fosse stato immortalato in aluni suoi esclusivi atteggiamenti. 
Maigret che fuma la pipa e con un finto sguardo beato osserva tra le volute di fumo il "suo" uomo. 
Maigret che al vecchio bancone di zinco di qualche brasserie beve un bicchiere di birra fresca se è estate o un calvados se invece è una piovosa sera d'inverno.
Maigret che sulla piattaforma aperta dei vecchi tram parigini fuma la prima pipa della matina.
Maigret che fà una delle sue rare, ma terribili sfuriate e a chi capita capita: il suo superiore il giudice Comelieau, i suoi ispettori, il sospettato di turno.
Maigret seduto nella potrona del suo salotto, dopo cena, quando M.me Maigret gli porta la prunella fatta in casa e lui, pipa in una mano e il bicchierino nell'altra, è l'immagine della beatidune.
Maigret a disagio, quand le sue inchieste lo portano in un albergo di lusso o in un appartamento della Parigi bene,  a trattare con ricchi e influenti personaggi. 
Maigret che va ad annusare quello che bolle sui fuochi di una cucina, che sia quella di una locanda o di una portineria del palazzo dove è avvenuto un omicidio.
E siamo solo all'inizio della galleria... i quadri sono ancora molti e potreste anche voi provare a suggerirne qualcuno...

martedì 27 marzo 2012

SIMENON, DIECI ANNI TRA I ROMANZIERI AMERICANI

"... gli americani sono probabilmente i migliori romanzieri del momento...". Questa frase, che troviamo in Problemes du roman (1943), fu scritta quando Simenon era ancora in Francia e molto probabilmente nemmeno immaginava che di lì a poco avrebbe passato dieci anni della sua vita negli Stati Uniti. Non era quindi piaggeria nei confronti di un paese che lo ospiterà così a lungo.
Come sappiamo, Simenon sbarcò in America nel 1945 e si trovò immerso in un periodo molto felice per la produzione culturale di quel paese che, tra letteratura e drammaturgia, proprio in quegli anni esprimeva un grande fervore.
Basti pensare solo a qualche titolo e a qualche autore di quel decennio. Tennessee Williams scrisse Un tram chiamato desiderio (1947), e due anni dopo sempre per il teatro Arthur Miller debuttò con Morte di un commesso viaggiatore (1949). J.D. Salinger stupì l'America con il suo Il giovane Holden (1951). Nel '52 uscì poi La valle dell' Eden  di John Steinbeck  e sempre in quell'anno venne pubblicato  Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway. Nel 1953 fu quindi la volta di Raymond Chandler che dette alle stampe  Il lungo Addio. Insomma, per uno che amava la letteratura americana come Simenon, quegli anni devono essere stati una cuccagna. Ma lo scrittore si trovava bene negli Stati Uniti anche perchè, a suo avviso "... lì non esistono i caffè letterari, o degli intellettuali che raccontano dei romanzi che non scrieranno mai..." dichiarava in un intervita a Paris Match nel '52. Era nota la sua avversione ai cricoli letterari, alle congreche di sedicenti romanzieri, associazione di scrittori della domenica Negli anni trascorsi in Francia si era sempre tenuto alla larga di quegli ambienti.
Simenon in quegli anni non fu certo da meno scivendo con una trentina di Maigret e ben 26 romas durs, tra cui capolavori riconosciuti tra cui Trois chambres à Manhattan ('46), La Neige était sale ('43), Lettre a mon juge ('47), La morte de Belle ('51) e  L'Horologer d'Everton ('54)

lunedì 26 marzo 2012

SIMENON. L'INFELICE AVVENTURA CON "MONSIEUR MERLE"

Eugene Merle
Appena giunto a Parigi, affamato di letteratura, dopo qualche lavoro estemporaneo, Simenon riuscì ad entrare  (meglio rientrare, visto che a Liegi faceva il giornalista) nel mondo dell'editoria attraverso la porta dei giornali popolari. Uno dei "ras" di questa stampa  era Eugene Merle che nel '19 aveva lanciato un settimanale politico, Le Merle Blanc, fortemente satirico, antigovernativo e molto polemico con l'allora governo Clemenceau. Il suo fiuto editoriale fece la fortuna del giornale che in tre anni raggiunse e superò le ottocentomila copie.
In qualche modo  Simenon rimane affascinato da questa vulcanica figura, anche se poi il giornale reggeva la sua tiratura con presunti scandali, scoop iniesistenti e con voci incontrollate, ma l'editore e il giovane belga, cui prudevano le mani per scrivere, s'incontrarono e capirono di essere fatti uno per l'altro. Si diceva che in quel periodo Simenon fosse l'unico redattore del settimanale, ma in realtà era quello che scriveva di più, tenendo conto di tutti gli pseudonimi che utilizzava.
Il suo ritmo era come al solito infernale. Il giornale usciva il sabato e il mercoledì Simenon arrivava in quell'ufficetto al primo piani proprio al principio di boulevard Montmartre. Alle otto era già inchiodato alla sedia e andava avanti a scrivere  fino alle dieci di sera. Scriveva, fumava, fumava e scriveva, tranne all'ora di pranzo, per un veloce salto  in un bistrot dei paraggi. Tredici quattrodici ore di fila e gran parte del giornale era fatto. Ma la produzione di Eugene Merle comprendeva anche Le Merle Rose, un giornale ricalcato sulla falsariga del giornale principale, ma dedicato ad un pubblico esclusivamente femminile, ma in particolare quello delle lesbiche. Simenon scrisse svariate novelle e inventò non pochi titoli per questo strano settimanale che come recitava il suo editoriale del primo numero "...leggerete ogni settimana un giornale d'amore, un giornale vivo, con reportage, fatti vissuti, di vere avventure...Tutta l'attualità più intrigante... Signore, la nostra buca delle lettere è senza fondo, perchè il vostro giornale, Le Merle Rose, è letto curiosamente da tutti gli uomini..."   Poi c'era Frou-Frou, altro giornale basato su storie, avvenimenti e racconti sentimental-passionali. Ma Merle non aveva certo intenzione di fermarsi lì e infatti si buttò a capofitto nell'avventura dei quotidiani, prima nel 1923 con Paris-Soir e poi nel '27 i progetto di Paris-Matin. Ma per quello, oltre al resto avrebbe voluto che Simenon, già famoso per le proprie qualità velocistiche di composizione, accettasse di scrivere un romanzo davanti agli occhi di tutti chiuso in una gabbia di vetro. Questa storia l'abbiamo già raccontata (vedi il post del 21 novembre 2010 Simenon e le leggende metropolitane. Il caso del romanzo scritto nella gabbia di vetro). Fu stilato un contratto, la grancassa pubblicitaria iniziò a battere sulla nuova performance di quello che veniva considerato un recordman della scrittura. Prima lo stupore, poi iniziarono a piovere le critiche e quindi le prese in giro più feroci. Alla fine, però, non se ne fece nulla per vari problemi: disaccordi tra Simenon e Merle, la mancata autorizzazione delle autorità di pubblica sicurezza, gli imprevisti tecnici nella costruzione della gabbia... Forse la verità è che la debaclè che Merle aveva dovuto subire con il fallimento di Paris-Matin gli tolse ogni fantasia. Per di più Simenon ad un certo punto aveva cercato di sfilarsi da una iniiativa che sembrava sempre più un pagliacciata e che, se gli aveva fruttato venticinquemila franchi d'anticipo a fondo perduto, gli stampò addosso la nomea di scrittore da record, quasi le sue fossero una sorta d'imprese sportive, nomea che lo tormentò per anni. E addirittura per molti anni ancora ci furono giornali che scrivevano dell'avvenimento come fosse successo davvero. 



domenica 25 marzo 2012

SIMENON. DA TORINO A PADOVA IL MAIGRET DI PINTER E' SEMPRE SULLA BUONA PISTA

Chiusa a Torino il 10 di questo mese (con una proroga di una settimana), la mostra La pittura grafica di Ferenc Pintér, si è spostata velocemente a Padova, dove si è inaugurata ieri e dove rimarrà aperta al pubblico fino al 14 aprile. Stessi curatori, Sergio Pignatone e Santo Alligo, stesse opere, anche qui verrà presanto il volume Tutti gli Oscar di Pinter (Little Nemo Editore) di Santo Alliago che chiude la triologia su Pinter (vedi nostro post del 28 gennaio Maigret raccontato da Pinter, e non solo... dove potrete conosce il modo in cui acquistarli su internet). E' la prima volta che cinquanta opere del grande illustratore di origini ungheresi vengono esposte nel Veneto e Padova le accoglierà nello spazio Matita e China (ingresso libero dal martedì al sabato - via  San Martino e Solferino 16 - 10.30-12.00 / 15.30-19.30 - Info: 049. 2050304; info@matitaechina.com)
Si potranno ammirare ad esempi i concept, quelli stesi a matita e tecnica mista, attraverso cui Pintér, con la sua sensibilità per i particolari significativi e con il suo tratto deciso già vedeva, grazie al suo speciale fiuto artistico, l'obiettivo finale a tempera ossìa le sue copertine.
Auguriamoci che la mostra possa, dopo il secondo, far anche un terzo passo...
 

sabato 24 marzo 2012

SIMENON, CON DENYSE MEMOIRES A LUCI ROSSE

Simenon non ha peli sulla lingua. Almeno a quasi ottant'anni quando scriveva Mémoires intimes. Stiamo parlando  di sesso, soprattutto per quanto riguarda quello con Denyse.  Ecco come il romanziere descrive uno dei primissimi incontri in un albergo.
"... Nuda, era ancor più magra di quanto avessi immaginato. Aveva i seni da ragazzina e una larga cicatrice rosso vivo le attraversava i ventre.
Mi gettai su di lei e l'avevo appena penetrata che già gemeva e tremava tutta. Il gemito divenne grido e probabilmente lo sentirono anche nella camera vicina. Alla fine scossa da un spasmo stalunò gli occhi tanto che ne vidi solo il bianco e mi spaventai.
Avevo consociuto molte donne e non ne avevo mai visto una godere così. Per un attimo mi domandai se fosse tutto vero, e non avevo torto  a dubitarne percché mi ci vollero più di sei mesi prima di sentirla godere realmente..."
Quella che diventerà la seconda M.me Simenon è molto diversa dalla prima, e già dai loro primi incontri lei cerca di impressionare Simenon con quei suoi contorcimenti, ma il suo interesse per il sesso era vreale e su un livello completamente diverso rispetto a quello di Tigy.
Ma vediamo dell'altro. Ad esempio quando Simenon ci descrive il viaggio a Cuba fatto nel '47.  
"...un pomeriggio io e D. decidemmo di fare una capatina in una delle tre case di appuntamenti. Chissà, forse abbiamo bevuto qualche daiquiri... fatto sta che D., perfettamente a suo agio, guarda con ammirazione una nera statutaria dal bellissimo corpo nudo.
-Perchè non sali in camera con lei?
_ Già, perchè no?
Ma non sapevo che D. sarebbe stata presente e che non si sarebbe accontentata di fare da spettattrice..."
Denys ha capito bemissimo che lasciare la briglia da quel lato al marito, anzi assecondarlo, era il modo migliore di tenerlo stretto a sè. Basta vedere anche quando sarà sua moglie il suo atteggiamento accondiscente nei confronti della relazione sessuale quotidiana che Simenon aveva con Boule.
La carica sessuale dei coniugi Simenon ha modo di estrinsecarsi anche in crociera. Stavolta siamo nel 1952 e si tratta di una contessina "bella bionda grassottella", dalla scollatura generosa e qualche bicchiere di troppo.
I primi approcci sono con Georges, ballano insieme, si strusciano sotto il tavolo e, a fine serata lo scrittore le dice:
"- Perché non viene a ragiungerci nella nostra cabina?
- Dice sul serio?
- Ma certo!...
A fine serata Simenon rivede Denyse cui racconta il flirt e lei chiede:
"- Devi rivederla?
- No. Pare che ci sia un marito. Comunque le ho detto che se ne ha voglia può venire da noi
- Credi che verrà?
Eccome se viene e fa persino un'entrata sensazionale. A passo di danza lascia cadere il vestito sotto il quale c'è solo il suo corpo roseo e tutto curve. Non  perdo tempo, la penetro e la faccio godere una, due volte, mentre D. si spoglia. Ma quando la contessa sente che anch'io sto per godere, mi respinge dolcemente:
- No! Qusto è per lei
D. è pronta ,
Ed è tutto...."

SIMENON SIMENON, IL "BUREAU" E I SUOI "ATTACHES"

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• Scrivete il vostro contributo, aggiungete la prima volta la richiesta di far parte del Bureau de Simenon-Simenon mandando una mail a:
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venerdì 23 marzo 2012

SIMENON. IL ROMANZO E' SCRITTO, MA USCIRA' IL....

Georges Simenon e Sven Nielsen di Presses de La Cité
I primi esempi che saltano agli occhi sono quelli dei primi Maigret. stiamo parlando di quel décalage che spesso si verificava tra la scrittura di un romanzo o di un 'inchiesta del commissario di Quai des Orfèvres e la loro pubblicazionie.
Torniamo ai primi Maigret.
Secondo l'informata e documentatisma bibliogrfia di Francis Lacassin Pietr-le-Letton fu finito a settembre del 1929 e publicato nel maggio 1931, sei mesi dopo. Stessa sorte per M.Gallet décédé terminato nell'estate del 1930 e pubblicato a febbraio 1931. E potremo continuare con il Charretier de la Providence, stesso intervallo. Ma per L'homme de la Tour Eiffel Simenon terminò la stesura nel settembre del 1930 e per la pubblicazione dovette aspettare esattamente un anno. Ma qui sappiamo che tra Simenon e il suo editore c'era stato un duro scontro per far partire i Maigret, di cui Fayard non era assolutamente convinto, tanto che, a mo' di deterrente (!), impose allo scrittore di consegnargli sei titoli completi, prima di lanciare la serie. Bazzecole per uno come Simenon.
Sicché, quando fu il momento del debutto, Simenon ne aveva già scritti diversi. Basti pensare che dal 20 febbraio 1931, con il lancio durante la festa alla Boule Blanche, alla fine dell'anno, uscirono dieci (si avete letto bene 10) inchieste del commissario Maigret in altrettanti mesi. La cadenza di un mensile!
Mentre per Le fou de Bergerac scritto nel marzo del 1932, ci fu una pubblicazione lampo: addirittura il mese dopo.
Altri come Vente à la bougie fu scritto nel '39, ma pubblicato ormai da Presses de La Cité nel 1950. Ma qui di mezzo c'era stato il periodo con Gallimard, poi la guerra, il trasferimento negli Usa... Insomma tranne eccezioni il tempo tra fine stesura ed uscita oscillava mediamente tra i quattro e i sei mesi  (non bisogna scordare che nel periodo 'Presses de La Cité', durato 34 anni, 1947- 1981, Simenon era anche un azionista della casa editrice).
Per i romanzi i tempi di Fayard erano decisamente veloci fino ad arrivare, per titoli come Les Fiancailles de M. Hire o Le coupe de Lune, ad un paio di mesi tra consegna all'editore e uscità in libreria.
Con Gallimard, altro standard. I primi romanzi attesero anche due anni prima di vedere la pubblicazione ('Les Demoiselles de Concarneau' finito nella primavera del '34, uscì nell'ottobre del 1936 e anche '45° à l'ombre' finito nel '34 arrivò in libreria nel '36). E pensate, Faubourg aspettò adirittura tre anni (scritto nel '34, uscito nel '37).
Come dicevamo con il passaggio a Presses de La Cité le cose cambiarono molto. Tanto per parlare di un libro d'attualità (l'ultimo pubblicato da Adelphi) Le Destin de Malou, finito a febbraio del '47 nell'atunno dello stesso anno era già negli scaffali delle librerie.

mercoledì 21 marzo 2012

SIMENON, DALLA SUA MATITA A QUELLE DEGLI ALTRI

Caricature e ritratti: in basso a sinistra uno di Maurice de Vlaminck, uno della moglie Régine Rénchon e sempre in basso, tutto a destra, uno di Jean Cocteau



















































































Una manciata di disegni tra i tanti che artisti, caricaturisti e disegnatori del tempo fecero di Georges Simenon. E' singolare che, nello schizzo di Jean Cocteau, Simenon non venga ripreso con la pipa, né in bocca, né in mano. Questa è una caratteristica rara anche e soprattto nei ritratti fotografici. Un'immagine di Simenon senza pipa è un po' una rarità per i colleziositi di foto del romanziere. Comunque cappello, pipa e occhiali anche se appaiono e spariscono restano i tratti esteriori che contraddistinguono Simenon. E se anche questo fosse un modo di caratterizzarsi, di trasmettere ai suoi lettori e non solo un'immagine uguale e ben contraddistinta? Vediamo che i disegni riprendo lo scrittore in varie età, ad esempio il ritratto eseguito dalla moglie Tigy ci visualizza un Simenon molto giovane, nella caricaura di Gibo (in alto al centro) c'é l'immagine di lui in vecchiaia.

martedì 20 marzo 2012

SIMENON. LA SCOPERTA DI "GABO" PER UN MAIGRET D'ANNATA

Appena una settantina di pagine. Un piccolo formato (11,5x18), un editore importante, Tusquets di Barcellona, edito nel 1994. Il libro è di Gabriel Garcia Marquez e presenta un racconto che introduce un altro racconto. La vicenda, narrata in prima persona, riguarda una lettura fatta molti dall'autore anni addietro, nel 1949, un racconto poliziesco di cui non ricorda nè l'autore, nè il titolo. Dopo molti anni a Parigi incontra in bar un uomo che gli ricorda qualcosa di quel racconto e allora gli torna la fantasia di rileggerlo. Ma purtroppo non ricordando titolo e autore è costretto ad una sorta di indagine a ritroso nella memoria e nel tempo, facendosi addirittura aiutare, nella finzione del racconto, da Jorge Luis Borges e da Julio Cortázar. Pian piano si fa luce e, tra le nebbie del passato, si intravedono due nomi, prima quello di Maigret e quindi naturalmente quello di Simenon. Il racconto, svela Cortázar "...si chiama 'L'homme dans la rue' e fà parte di una raccolta intitolata 'Maigret e le petit Cochons sans queue'...". E infatti in questo piccolo libro segue poi il racconto di Simenon che in realtà ha un titolo e una genesi un po' diversa da quella che "Gabo" fa rivelare a Cortázar. Infatti il racconto cui fà riferimento é parte di una raccolta di novelle poliziesche intitolata per la precisione Les Petits Cochons sans queue, un'antologia di racconti polizieschi apparsi in diversi giornali tra il '39 e il '50. Furono poi raccolte in un libro edito nel' 50 da Presses de La Cité, ma il titolo originale del racconto simenoniano (scritto a Nieul-sur- Mer nel 1939) era Le Prisonnier de la rue con protagonista Maigret, divenuto L'homme dans la rue solo nell'antologia del '50.
A questo punto possiamo svelare il titolo del libro, o meglio i titoli, che sono poi quelli dei due racconti: El mismo cuento distinto di Marquez e El hombre en la calle di Simenon. Il racconto di Gabo" è particolarmente gustoso e costituisce un'introduzione di lusso all'inchiesta del commissario Maigret. Inoltre il libro presenta (quanta roba in così poche pagine!.... il pensiero non può non correre a certi tomi attuali che per dire poche cose impiegano centinaia di pagine...) due appendici. La prima Georges Simenon Habla del comisario Maigret, tratta da una breve presentazione che Simenon aveva scritto nel '53 per un produttore cinematografico. La seconda, Maigret habla de Georges Simenon (alias Georges Sim) è invece tratta da Le memories de Maigret (1950). Insomma un piccolo gioellino, ovviamente in spagnolo, ma è abbastanza comprensibile anche a chi ha solo qualche rudimento della lingua iberica. Il libro è fuori catalogo (sul sito di Tusquets Editores infatti non lo trovate). Su Amazon ci sono degli stock da tre volumi intorno ai 90 dollari.

lunedì 19 marzo 2012

SIMENON SIMENON, IL "BUREAU" E I SUOI "ATTACHES"

• Siete appassionati di Simenon?  • Non vi accontentate di un commento • Volete dire la vostra su Simenon-Simenon? • Avete letto di recente o in passato un romanzo di  • Simenon di cui vi piacerebbe fare sapere la vostra opinione? • Volete dare un contributo, scritto, disegnato, fotografico, filmato su un qualsiasi argomento attinente a Simenon? • Avete scoperto qualcosa sullo scrittore che volete condividere con gli altri appassionati? • Insomma se avete una di questi requisiti potete farparte di una nuova sezione di questo blog: Le Bureau de Simenon-Simenon. Avrete la firma sui vostri contributi, il vostro nome sarà inserito nella lista pubblicata sul blog come Attaché au Bureau de Simenon-Simenon (BSS)
• Scrivete il vostro contributo, aggiungete la prima volta la richiesta di far parte del Bureau de Simenon-Simenon mandando una mail a:
simenon.simenon@temateam.com 

domenica 18 marzo 2012

SIMENON E "MES MAISONS", IL ROMANZO MAI SCRITTO SULLE SUE CASE

" Mi è tornato in mente leggendo in un giornale che ho avuto trentantre case durante la mia esistenza, cosa esatta, avendone io fatto un conto... Mi sono domandato perché non avessi scritto un libro sui miei diversi domicili. Mi sarebbe piaciuto molto, ma avrei rischiato di essere lungo e poi avevo già scritto buona parte delle cose che quel libro avrebbe dovuto contenere..."
Ma di che sta parlando Simenon? O meglio, cosa sta dettanto, nel luglio del '78, al suo registratore? E' una riflessione sulle sue abitazioni, di cui si è molto parlato, soprattutto del perchè cambiava domicilio così frequentemente.
"... se mai dovessi scrivere "Mes Maisons"si scoprirà che le ho lasciate tutte nello stesso modo, senza che io possa fornire una spiegazione ragionevole della mia partenza... Non credo che avrei la pazienza di raccontare le mie case. Ce ne sono state davvero troppe e sono solo quattro anni che ho conosciuto la mia ultima, la più piccola, che io sento della taglia giusta e adeguata per viverci in due..."
L'ultimo riferimento è fatto alla piccola costruzione con giardino al 12 di rue des  Figuiers a Losanna.
Ma oggi siamo qui proprio per scoprire quello che, in vari suoi scritti, Simenon  stesso ha detto delle sue case.
Per esempio per la sua prima viene tirata in ballo in un dialogo de Les Mémoirese de Maigret (1950) in cui il commissario parla con lo scrittore stesso presumibilmente nel 1932.
"- ... ho quindi seguito il consiglio di mia moglie E' esatto, per un certo numero di mesi abbiamo abitato a Place des Vosges. Ma non avevamo i nostri mobili. 
Simenon partiva per l'Africa dove avrebbe dovuto trascorrere circa un anno.
- Perché aspettando la fine dei lavori non vi sisteate nel mio appartamento di place des Vosges?
E così lì abbiamo abitato, al 21 per la precisione, senza che ci si possa rimproverare di... infedeltà nei confronti del nostro vecchio boulevard..."
Facciamo un salto indietro all'anno prima. Siamo a Marsilly, vicino a La Rochelle.
"... alla fine mi sono sistemato, verso il 1931 a La Richardère, una sorta di residenza nobile di campaga, che chiamavano così, suppongo, perchè aveva una torre. Mi sono dato da fare per ammobiliarla. Questa volta mi sono rivolto ad un falegname. Ho scelto nel suo cortile le tavole di quercia ben stagionate Il mio ufficio ne era rivestito completamente con uno spessore di cinque centimetri. Ripartenza. Tour d'Europa, di nuovo a La Richardiére e poi il giro del mondo. Poi ho voluto sistemarmi nella foresta d'Orléans in una vecchia abbazia cistercense, dove andavo molto spesso a cavallo, ma ben presto ho trovato che la foresta fosse lugubre...".
Questo lo scriveva in Des traces de pas, il secondo dei suoi Dictées, nel 1974. Ma vediamo come continua.
"...era il 1936... abitavo nel castello de la Cour-Dieu nella foresta d'Orléans, l'abbazia cistercense fiancheggiata da un chiesa in rovina. Ho afittato un terreno di cacca di diecimila chilometri quadrati. Avevo fatto arrivare i miei cavalli. Cavalcavo quasi tutti i giorni. Pioveva e io mi annoiavo parecchio..."
Poi è la volta di Porquerolles, l'isola davanti a Hyères, vicino Tolone.
"...Porquerolles ritorna pesso nei miei sogni e soprattutto nelle immagini che mi passano davanti agli occhi prima di addormentarmi. Percepisco tutta l'importanza che la scoperta di questa piccola isola del Mediterraneo ha avuto nella mia vita.. Quando ci sono arrivato per la prima volta (1934 n.d.a.) il mio entusiasmo era alle stelle. Tutto era nuovo, la vegetazione, la macchia e le insenature tra le rocce dalle acque profonde e chiare, la popolazione costituita in gran parte di pescatori napoletani e genovesi che erano emigrati qui. Quello che mi rimane è Porquerolles, dove ho avuto una casa per cinque  sei anni e dove avevo acquistato un "pointu", la barca da pesca del posto. Avevo un marinaio. Passavamo delle notti in mare. E nel pomeriggio si giocava a bocce con gli abitanti...".
Dalla semplicità della sua casa da pescatore nell'isola, alla sofisticata residenza parigina di un quartiere bene. Siamo nell'anno seguente il 1935.
"...Paris, Boulevard Richard Wallace, proprio davanti a Bagatelle e quindi al Bois de Boulogne. Un ponte, quasi davanti a noi, ci separava da Puteaux. Non era nel Bois che andavo a fare le mie passeggiate, ma nelle vie a quell'epoca popolari e misere di Puteaux. Per contro il moblio del mio appartamento molto grande era stato concepito più o meno su dei miei disegni. Questa volta il mio studio era rivestito di librerie che andavano dal pavimento al soffitto, in ebano ben lucidato. La sala da pranzo, moderna, era in palissandro, i muri della camera da letto tapezzati di seta gialla e bottoni dorati e i mobili ricoperti di autentica pergamena..."
Nell'autunno del '38 Simenon è di nuovo in cerca. E' tornato in Vandea.
"...Non cercavo più un piccolo castello. Al contrario volevo una casa semplice e rustica, come dicevo a quei tempi, una casa della nonna dove chiunque avrebbe voluto aver passato le vacanze d'estate. E 'per questo che mi sono sistemato a Nieul-sur-Mer..."
Saltiamo l'America, per questioni di lunghezza, e torniamo nel vecchio continente, quando Simenon decise infine di stabilirsi in Svizzera. Siamo nel 1957.
"...la mia prima casa è stato un vecchio castello del XVI° secolo, a Echandens, non particolarmente bello, dove dei mobili moderni sarebbero stati fuori posto. Per il mio studio ho cercato e trovato dei mobili inglesi, firmati Adam, che sono ancora nel mio appartamento della torre (l'appartamento di Losanna, in avenue de Cour n.d.a.)...".
E veniamo alla sontuosa villa che Simenon fece costruire secondo il suo gusto e le sue esigenze, molto funzionale, ma il cui lato estetico suscitò più d'una perplessità.
"... lasciai il mio castello di pietra grigia a Enchandes ed avevo ancora tre figli con me, tutti giovani, il più grande, Marc, viveva e lavorava a Parigi. Bisognava sistemarli tutti. Ogni ragazzo era abituato ad avere il suo bagno per evitare le perenni dispute tra loro. Occorreva ospitare anche la bambinaia perchè Pierre doveva avere ancora tre anni. Inoltre serviva il posto per la mia segreteria, per i miei archivi e infine anche per il personale di servizio. Da poco avevo anche un autista perchè non mi fidavo più molto di me nel vedere in tempo i segnali sulle vie e sulle strade. Quasi sempre in état de roman, pensavo a tutt'altro che a girare a destra o a sinistra. Ho scelto Epalinges perchè era vicina al Golf Club dove allora andavo quasi tutti i giorni. E, tanto che c'ero, inclusi nella casa anche una piscina coperta. E siccome non mi era mai costruito una casa, avendo sempre vissuto in abitazioni e castelli di passaggio, mi sono preso il gusto di cercare di raggiungere, fin nei minimi dettagli, la perfezione...".
La realtà sarà ben diversa, questa grande villa di Epalinges, che probabilmente nelle intenzioni dello scrittore  doveva essere la sua dimora definitiva, lasciò su Simenon un brutto ricordo e di fatto ci abitò per una decina d'anni (dal '63 al '72). Entrò con una moglie, Denyse, tre figli John, Marie-Jo e Pierre, la femme de chambre Teresa e ne uscirono solo lui e Teresa, diventata nel frattempo la sua compagna. E per qualche anno vissero in un appartamento all'ottavo piano di un palazzone di Losanna, al 155 di avenue de Cour.
Ma sentiamo come continua Simenon questo immaginario "Mes Maisons", questa volta da Vent du Nord, Vent du Sud, un altro Dictè del 1975.
"... quel grande baraccone di Epalinges che avevo concepito con tanto amore, aveva finito per pesarmi molto sulle spalle e allora comprai, in una delle torri di Losanna, quasi vicino al lungolago, un appartamento da dove, in finestra, vedevo una piccola casa rosa che infine fu messa in vendita e dove mi stabilii - scrive Simenon - Ora, nella mia piccola casa rosa, costruita nel 1750 circa, e che è classificata monumento storico, cosa ho scelto come mobili? Dei mobili scandinavi, in non so di quale materiale... dei mobili bianchi fabbricati in serie. Non ci sono materie naturali, salvo le poltrone in vero cuoio..." . E aveva descritto la sua ultima abitazione in un altro Dictè, Les Petits Hommes (1974), lì dove vivrà inieme a Teresa per quindici anni, fino alla propria morte.
"... Ebbene, dopo settantun'anni ho la mia camera, per vivere, per pensare, per leggere e per amare.
Non credo di averla descritta. E' al piano terra di una piccola casa con una grande vetrata, più due finestre, che danno su un giardino, non molto grande, ma che mi è sufficiente e dove si trova il più bell'albero di Losanna (il famoso cedro del Libano n.d.a.)...".

sabato 17 marzo 2012

SIMENON SIMENON, IL "BUREAU" E I SUOI "ATTACHES"

• Siete appassionati di Simenon?  • Non vi accontentate di un commento • Volete dire la vostra su Simenon-Simenon? • Avete letto di recente o in passato un romanzo di  • Simenon di cui vi piacerebbe fare sapere la vostra opinione? • Volete dare un contributo, scritto, disegnato, fotografico, filmato su un qualsiasi argomento attinente a Simenon? • Avete scoperto qualcosa sullo scrittore che volete condividere con gli altri appassionati? • Insomma se avete una di questi requisiti potete farparte di una nuova sezione di questo blog: Le Bureau de Simenon-Simenon. Avrete la firma sui vostri contributi, il vostro nome sarà inserito nella lista pubblicata sul blog come Attaché au Bureau de Simenon-Simenon (BSS)
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SIMENON SU aNOBII HA UN MIGLIAIO DI FANS

Forse lo sapete o forse no. Su aNobii, il più famoso ed interessante social-network dedicato ai libri, alle rencensioni dei libri e a tutto il mondo dei bibliofili, esiste un numeroso gruppo dedicato A Georges Simenon. E' stato ideato da "", nickname di una giovane donna italiana di 46 anni (di più non ci è dato sapere) agli inizi del 2008 ed ha ormai raggiunto un migliaio di aderenti (ad oggi per la precisione 953). Si scambiano consigli, sui libri da leggere, i neofiti chiedono consiglio agli appassionati di più vecchia data, vengono elencati i libri letti, quelli in lettura, i giudizi... Insomma una vera cuccagna per i simenoniani più incalliti.
Da queste pagine di Simeon-Simenon vorremmo lanciare un appello a "" (ma implicitamente anche ad aNobii) affinchè, sempre sia possibile, si crei una collaborazione e uno scambio di informazioni, di dati, di discussioni e di confronti che potrebbero arricchire entrambi. Perchè no?

venerdì 16 marzo 2012

SIMENON IN MEZZO AI CLASSICI

E' uno studio commissionato dal quotidiano francese Le Figaro alla GFK, un istituto di ricerca e sondaggi, per conoscere quella che viene chiamata "La Classifica dei classici". Cioè quanto abbiano venduto in Francia, negli ultimi otto anni, 2004-2012 (chissà poi perchè non dieci o dodici...), i classifici francesi e stranieri senza divisione di genere tra romanzi, teatro, poesia e saggi..
Un paio di giorni fa sono stati pubblicati i risultati: una vera Top Ten dei 50 autori classici più venduti con tanto di numero di copie.
In mezzo troviamo anche Georges Simenon, ormai evidentemnte considerato un classico, e diciamo in mezzo nel senso che su cinquanta autori il nostro s'insedia a metà classifica, piazzandosi al 26° posto con  poco meno di un milione di copie vedute (990.000).
Classifica dei classici, perchè dentro c'è veramente la crème del al crème della letteratura europea.
Il primo classificato è a esempio Guy de Maupassant  (3.790.000 copie), cui seguono Molière (3.400.000 copie) ed Émile Zola (2.900.000 copie). Qualche curiosità ci rimane su come la GFK abbia potuto rilevare le copie vendute in valore assoluto. Editori francesi più aperti all'informazione di quelli italiani? Infatti le classifiche che pubblicano i nostri quotidiani e i relativi inserti cuturali (realizzate da per lo più da Bookscan/Nielsen, Eurisko...), sono sempre in percentuali. Si fissa 100 per il primo e poi per gli altri si va a percentuali rapportate. I numeri totali non vengono mai fuori, da nessuna parte, e non sappiamo se l'autore X,  arrivato magari in vetta per un sola settimana e poi scivolato in fretta oltre i primi dieci, abbia venduto di più o di meno dello scrittore Y che magari è stato oscillante tra il quarto e l'ottavo posto, ma è rimasto nelle classifiche tre, quattro o addiritura cinque settimane. Ma questa è l'ennesima prova della poca trasparenza che regna in questo ambito dell'editoria italiana, Già perchè se il famoso Camilleri o l'insigne Umbreto Eco, vendono poche migliaia di copie, stracciati da uno di questi autori commerciali, volti dello spettacolo (soprattutto televisivo), beh lo "smacco" viene ammorbidito da questo modo far trapelare i dati.
Ma torniamo alla "Classifica dei classici" di Le Figaro. Ecco altri nomi:  il primo degli stranieri è Agatha Christie al 6°posto (2.650.000 copie); Shakespeare occupa soltanto l'undicesima posizione (1.510.000 copie); ultimo è Stendhal (610.000 copie). E' una classifica molto casalinga, un trentina degli autori classificati sono appunto francesi e  non figura nemmeno un italiano. Se volete saperne di più consultate "La Classifica dei classici" de Le Figaro.

giovedì 15 marzo 2012

SIMENON SIMENON, IL "BUREAU" E I SUOI ATTACCHE'

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mercoledì 14 marzo 2012

SIMENON. "L'UOMO CHE VOLEVA ESSERE MAIGRET" E GLI SPACCIATORI DI...

Oggi una breve notazione su un fatto che riguarda, me, un libro scritto anni fa' e la più famosa creatura di Simenon, il commissario di Quai des Orfévres.
Il fatto è che, più di una decina d'anni fa', pubblicai un romanzo che si intitolava L'uomo che voleva essere Maigret (Robin Edizioni - 2000). Si trattava di un giallo che fu definito umoristico. E' la storia di tale Giulio Medrès, controllore dei biglietti dell'Atac (l'azienda dei trasporti pubblici di Roma), che fin da adolescente era un più che accanito lettore delle inchieste del commissario Maigret. Anzi diremmo meglio che era un lettore ossessivo-compulsivo dei Maigret, perchè quando aveva finito di leggerli tutti, ricominciava da capo. E questa pratica era andata avanti negli anni senza mai una sosta.
E per di più c'era una fortissma identificazione con il personaggio. Viveva infatti il proprio lavoro di controllore dei biglietti come fosse un incarico ispettivo e ancor più una sorta indagine psicologica nel capire chi dentro quel certo autobus fosse colpevole di non aver pagato il biglietto. E poi lui, che viveva a Roma, vedeva il Tevere e gli sembrava la Senna, l'isola Tiberina era per lui l'Ile de la Cité, l'Arco di Costantino era senz'altro l'Arc de Triomphe e così via.
Non riusciva a fumarla, ma aveva sempre con sè una pipa, o in tasca o fra i denti, ovviamente sempre spenta. Poi all'ultimo piano del suo palazzo viveva una vedova che a lui ricordava moltissimo M.me Maigret. E lui, nonostante fosse timido, goffo e impacciato, faceva quel che poteva per farsela amica... il suo sogno sarebbe stato quello di sposarla, anche se lui per primo, nonotante tutte le sue fantasie, si rendeva conto che era un fatto destinato a rimanere appunto un sogno.
Nel suo sentirsi investigatore "alla Maigret", inoltre coltivava da sempre più che un sospetto, una certezza: a Roma esisteva una centrale di falsari che metteva in circolazione dei biglietti dell'autobus contraffatti. Più volte aveva fatto periziare dei biglietti che, a suo dire non erano autentici, ma sempre con esito negativo. I suoi superiori non sapevano più come minacciarlo per togliergli questa fissa dalla mente che lo portava a seguire piste e a fare indagini che si risolvevano sempre in pasticci e talvolta in guai per l'azienda... Il romanzo ha poi un suo svolgimento che non sto qui a illustrare.
Invece a fronte di quanto vi ho raccontato vi riporto una notizia che l'Ansa ha battuto ieri pomeriggio.
ANSA - Roma 13 marzo - ore 16.56 - Un giro di falsi biglietti di bus messo su grazie a tre dipendenti Atac e alcuni esercizi commerciali compiacenti. A scoprirlo il nucleo tributario della Guardia di Finanza di Roma. Per ora sono indagate 14 persone. Individuati anche 13 esercizi commerciali compiacenti tra edicole, bar e internet point. La truffa riguarda alcune centinaia di migliaia di tickets per un valore di circa 500.000 euro. Le indagini sono partite da una denuncia fatta dai vertici dell'Atac.
Ma allora il povero Medrès, preso in giro da tutti, aveva invece ragione? Oppure io autore devo ritenrmi un po' responsabile. E se tra gli ideatori della truffa ci fosse un mio lettore? O qualcuno che ha fatto venire l'dea a chi poi l'ha messa in pratica?
Insomma per voi forse suonerà come un fatto di cronaca nera come tanti altri. A me. che dodici anni fa' scrivevo queste cose in un romanzo scherzandoci sopra, un po' mi fà pensare. E un po' mi fa anche ridere...
Certo falsari che non spacciano banconote da 100 euro, ma biglietti del tram da 1 euro davvero ci dà la misura dei tempi che viviamo e fà un po' pensare al Totò de La Banda degli onesti... Fossimo davvero tornati alla metà degli anni '50?

domenica 11 marzo 2012

SIMENON SCRIVE, MA E' MARIE-JO, QUESTA VOLTA

Marie-Jo, l'unica figlia di Georges. Delicata, fragile, sensibile. Troppo. Muore il 20 maggio 1978. Suicida. Dal Livre de Marie-Jo incluso da Simenon in Mémoires intimes.
  
Che solitudine stasera
Nel riprendere la strada
Nella notte nera e profonda
Della casa che ben conosco.
Nessuno che mi aspetti
E nessuno da aspettare
Solo musica da ascoltare
Musica per farmi cullare
Eun dio da ritrovare
Il solo a cui parlare.
Dovrei sapermi abituare
A questa pelle che mi porto dietro
Adattarmici almeno
Dimenticare che dentro ci sto male
Che solitudine stasera
E se cambiassi strada
Se sfuggissi a questa notte nera
Se trovassi un "altrove" da far mio?
Con qualcuno che mi aspetti
O qualcuno da aspettare
qualcuno da ascoltare
Qualcuno per farmi cullare
Un amore da ritrovare
Con il quale potermi mescolare.
Ma come buttarla via
Questa pelle che mi porto dietro?
E se non posso cambiarla
Me la porterò in valigia!
Che solitudine stasera
Che solitudine anche domani
Volevo conservare la speranza
L'ho persa, va bene anche così.          
 (Montparnasse- 1 marzo 1974)

sabato 10 marzo 2012

SIMENON. RENOIR, E LA STORIA DELL'INCROCIO TRA UN ROMANZO E UN FILM

"... Arrivò di corsa su una Bugatti rossa. Frenò rumorosamente, l'uomo pressapoco mio coetaneo saltò a terra... aveva un viso angelico... e mi baciò su entrambe le guance.... - con queste parole Simenon descrive l'arrivo di un signore che non conosceva -  Mi domandò immediatamente: Simenon... finalmente!... I diritti de 'La nuit du carrefour' sono liberi?...". Il signore, si scoprì, era addirittura il regista Jean Renoir e si riferiva ad uno dei primi Maigret. "... nessuno mi aveva ancora mai proposto di trasporre un mio romanzo per il cinema... Il cuore mi batteva forte e io gli risposì subito di sì (cioè che i diritti erano liberi. n.d.a)...".
Simenon tra l'altro era un grande ammiratore del cineasta, già allora molto famoso. Si può comprendere quindi l'emozione dello scrittore che a fine etate se ne stava a Ouistreham, nel Calvados, sul suo Ostrogoth, tutto intento alla stesura di un capitolo di un successivo Maigret.
Questo incontro lo ricorda  in uno de suoi Dictées del '77, quando ormai l'industria cinematorgafica aveva  già prodotto più di quaranta film tratti dai suoi romanzi e non solo in Francia.
Ma torniamo a quel giorno del '31 in cui si sentì offrire cinquantamila franchi per i diritti. Però quello che più piaceva allo scrittore era l'idea di Renoir di non voler produrre il film per una major, ma di essere lui stesso il produttore, finanziato da personaggi che non avevano nulla a che fare con il mondo del cinema.
Renoir e Simenon passano parecchi giorni a lavorare nella villa ad Antibes a lavorare a un ritmo forsennato per trasporre quel romanzo di cui il regista è particolarmente innamorato.
"... la mia ambizione era quella di rendere con le immagini il mistero di questa storia... E intendevo far prevalere l'atmosfera all'intrigo. Lo stile di Simenon evoca magnificamente il grigiore di questo incrocio  a cinquanta chilometri da Parigi. Non credo che esista sulla terra un luogo più deprimente - spiegherà il regista nel suo libro Ma vie et mes films nel '74 - Qualche casa, sperduta in un oceano di nebbia, pioggia e fango.... avrebbero potute essere state dipinte da Vlaminnck. Il mio entusiasmo per quell'atmosfera  era riuscita ancora una volta  a farmi dimenticare le mie convinzioni sul pericolo di trarre un film da un'opera letteraria...".
Maigret sarà interpretato dal fratello del regista, Pierre, il direttore della produzione sarà un'altro nome che avrà un futuro, Jacques Becker. Intanto la complicità tra Georges e Jean diventa un'amicizia che durerà una vita.
In realtà la lavorazione del fim avrà dei problemi, anche gravi, alcuni inspiegabili, come quelli che vennero fuori durante la proiezione dell'anteprima. Era infatti tutto così misterioso, troppo misterioso, addirittura incomprensibile, almeno agli occhi dei finanziatori che protestarono per la mancanza di chiarezza... In effetti nel montaggio sembra che due bobine fossero state smarrite... Ma Simenon in seguito dette un'altra versione. Jean Renoir stava passando un brutto periodo per la separazione dalla moglie Catherine Hessling, era spesso ubriaco e spesso non lucido... Insomma c'era un pezzo del copione che non era stato nemmeno girato! Secondo un'altra versione le scene mancanti non sarebbero state girate per mancanza di budget...
I finanziatori chiesero a Simenon di girare un'altra scena in cui lui  stesso sarebbe dovuto apparire sullo schermo per spiegare quello che mancava. Ma lui si rifiutò categoricamente anche se gli erano stati offerti altri 50.000 frnachi per quella performance.
Alla prima ci furono delle critiche feroci, l'atmosfera passò in secondo piano e l'accusa a Renoir fu quella di aver fallito la trasposizione di un opera difficile da rendere sullo schermo e di essere rimasto vittima della sua infatuazione. Il film fu un fiasco.
"... La Nuit de carrfour rimane un'esperienza del tutto folle - ricorderà nostante tutto Simenon - ma alla quale non posso pensare senza nostalgia... ai nostri giorni in cui tutto era così ben organizzato... non si potrà lavorare come allora...".

venerdì 9 marzo 2012

SIMENON E IL DOPPIO TRIANGOLO

In alto: Tigy, Georges, Boule. In mezzo: Georges e Denyse
Georges, Tigy, Boule. Georges, Denyse, Tigy. Due triangoli si intrecciano nella vita dello scrittore. Siamo in America dove i coniugi Simenon (Tigy e Georges) si sono trasferiti con il figlio Marc sin dal 1945.
Tra loro una relazione un po' stanca, che chiaramente non funziona più come vent'anni prima, anche per la gelosia di lei, ma che precipita il giorno in cui lei  scopre l'attività sessuale quotidiana del marito con Boule, la loro storica femme de chambre, a lui legata, oltre che da una continua relazione sessuale, da un grande affetto (e forse da parte di Boule anche d'amore?). In quel momento Georges prende la palla al balzo per rivelare alla gelosa consorte che la sua attività sessuale extra-coniugale non si limita alla loro femme de chambre, ma si estende quasi quotidianamente a molte altre donne. Tigy non accetta la situazione e vorrebbe la cacciata di Boule o altrimenti finirla lì. Ma poi, per il bene del figlio Marc, decidono insieme di continuare la convivenza. Il patto però è che ognuno farà un vita a sé, indipendente dal punto di vista sentimentale (e sessuale), entrambe liberi e svincolati.
In questa situazione i due si trovavano sin dal '45 e a quel tempo erano una ventina d'anni che Boule viveva con loro ed era ormai da tempo considerata a tutti gli effetti una della famiglia. Era ben strano che Tigy non si fosse mai accorta di nulla. La versione di Boule è diversa. A suo avviso invece sapeva tutto da diverso tempo ma, per ragioni imperscrutabili, faceva finta di niente. Sta di fatto che tra moglie e femme de chambre da allora si alzò un muro. E quando il precipitoso trasferimento in America della famiglia, impedì a Boule, per questioni di visto, di partire con loro, questa fu una liberazione per lei, ma una sofferenza per lui.
Riuscirà però a raggiungerli solo dopo qualche anno. Nel frattempo nella vita (e nella casa) di Simenon era però entrata Denyse, ufficialmente come segretaria-interprete personale di Georges. Viveva lì con loro. Non era la prima volta che succedeva e quindi questo non sembrava impensierire Tigy. Poi il romanziere cominciò ad avere un rapporto più che confidenziale anche a casa, lui e Denyse iniziarono a dividere lo stesso letto, quando facevano degli inviti, Georges inviava dei biglietti a nome suo, della moglie e di Denyse. In questo momento arrivò finalmente Boule, Tigy la vide come una potenziale alleata nei confronti di quella che ormai evidentemente non era più solamente un segretaria.
Ma Denyse era molto diversa da Tigy. Sapeva benissimo delle attività sessuali del suo futuro marito le assecondava e qualche volta addirittura le condivideva. E per esempio non aveva nulla da ridire quando Georges riprense i suoi rapporti quotidiani con Boule.
A questo punto Tigy si accorse che la partita era persa. Anche quel matrimonio di facciata si stava sgretolando e Georges le stava definitivamente scivolanndo via dalle mani. Era infatti il periodo di esaltazione del romanziere che era davvero innamorato di questa giovane canadese a volte ingenua come un'adolescente ma a volte navigata come una donna dalle mille esperienze.
Il primo triangolo fece spazio al secondo. E i due caposaldi furono ancora Georges e Boule.

giovedì 8 marzo 2012

SIMENON. I GUADAGNI DI UN GIOVANE SCRITTORE

Si dice che Ernest Hemingway all'epoca d'oro venisse pagato dai giornali un dollaro a parola. Realtà o leggenda? Anche questo faceva parte del suo personaggio, considerando che lo scrittore americano era molto attento alla sua immagine pubblica? E Simenon quanto guadganava? Delle sue cifre di romanziere ormai famoso, tradotto in una trentina di lingue, fonte per le scenaggiature di decine di film, ovviamente era calata un'ombra, anche se il suo trend di vita a volte parlava più chiaramente di una dichiarazione dei redditi
Quello che sappiamo invece sono le entrate del giovane Simenon, quello che sfornava racconti e romanzi popolari, quello degli anni '20 capace di scrivere fino ad 80 pagine al giorno o portare a termine cinque o sei racconti di genere, lunghezza e tipo diverso.
E d'altronde la Francia di quegli anni era un mercato ricchissimo per quelle edizioni vendute spesso a cinquanta centesimi, scritte e pubblicate per un pubblico certo non colto, ma che in quel modo veniva iniziato alla lettura e comunque formava una base solida per una industria editoriale in espansione.
Ad esempio, il solo Ferenczi, uno degli editori per cui in quegli anni Simenon lavorò di più, aveva sei collane dai nomi eloquenti: Le Petit Livre, Mon livre favori, Le livre épatant, Le petit Roman, Les Romans d'aventures. Con queste pubblicazione l'editore raggiungeva le 700.000 copie al mese. Copertine ammicanti o seducenti che dovevano parlare ai sensi o alla fantasia del lettore come faceva anche il titolo.
Ma a seconda delle tirature, del pubblico cui si rivolgeva, le lunghezze cambiavano. Ad esempio Le petit Roman arrivava a circa mille righe, Le Livre èpatant ne contava invece cinquemila.
Simenon impara ben presto che i romanzi d'avventura, a parità di tempo dedicato, sono meno convenienti di quelli sentimentali: con uno di questi, lungo circa 2000 righe e che scriveva in una mattinata riusciva a gadagnare 500 franchi. Invece per un romanzo d'avventura, di circa 10.000 righe che gli comportava tre giorni di lavoro, ricavava "solo" 1000 franchi. Beninteso anche questa era una quotazione ottima per quel tipo di mercato e il lavoro di Simenon era pagato davvero bene. Ma, visto il suo successo, Simenon iniziò capire che poteva trattare con gli editori e giocare al rialzo. E infatti iniziò a dettare le proprie condizioni tanto che pian piano riuscì a portare i prezzi ben più su: per un romanzo di 10.000 righe arrivò prima a 2000 franchi per poi attestarsi ad un prezzo medio di 2500.
Simenon stava imparando a scrivere di storie di ogni tipo, genere e lunghezza, ma nel frattempo apprendeva il meccanismo delle trattative con gli editori, cosa che allora si poteva permettere con editori tipo Margot, ma che poi avrebbe messo in pratica anche con mostri sacri come Gaston Gallimard (vedi il post del 20 novembre 2010 Braccio di ferro tra Georges Simenon e Gaston Gallimard).

mercoledì 7 marzo 2012

SIMENON, COSA FACEVA QUANDO NON SCRIVEVA?

Una domanda che forse sarà sorta spontanea a chi conosce meglio lo scrittore. Vista la velocità con cui Simenon scriveva i suoi romanzi, come passava il resto del tempo? Se, come sosteneva, scriveva un capitolo al giorno, anzi nello spazio di una mattina, poi il pomeriggio e la sera cosa faceva? E se per finire un romanzo gli occorrevano tra gli otto e gli undici giorni, per quanti ne scrivesse, come impiegava il tempo che gli restava? La sua media era di cinque/sei l'anno tra Maigret e romanzi, quindi uno ogni due mesi, due mesi e mezzo. Calcolando anche undici giorni per la stesura e tre quattro per la revisione arriviamo ad un paio di settimane, tra un opera e l'altra passavano quindi un mese e mezzo o due. Cosa faceva Simenon quando non scriveva? Beh, verrebbe da rispondere... à chercher la femme... si insomma le donne che, per quanto, diciamo così, essenziali e veloci fossero i suoi incontri, anche qui il numero e la cadenza giornaliera complessivamente occupavano un bel po' di tempo. Poi la famiglia soprattutto quando iniziò ad avere due o tre figli, una moglie e un ex-moglie da gestire. E poi gli affari, i contratti con gli editori, i diritti per le traduzioni all'estero e quelli per i film tratti dai suoi romanzi. Inoltre non dimenichiamo la sua attività  giornalistica, le inchieste e i reportage che i giornali parigini gli chiedevano. E a proposito delle richieste, con la popolarità arrivarono anche le interviste di quotidiani, settimanali, radio e poi anche della televisione.
Vista così la vita di Simenon sembra già diversa, anche fin troppo affollata di impegni. Ma lui come la viveva.
"... la mia vita è suddivisa in periodi di quindici giorni e in ogni periodo finisco completamente un romanzo  - spiega il Simenon dei primi anni, in un'intrevista del giugno del '31, quando siamo già nel dopo lancio dei Maigret - Scrivo un capitolo ogni mattina, non di più. Questo non mi richiede più di un' ora, un'ora e mezza; ma dopo sono svuotato per il resto della giornata...".
Ancora non parla in quel periodo di état de roman. Ha appena lasciato la letteratura su ordinazione, quella popolare per dedicarsi alla sua nuova  creatura letteraria, Maigret.
Simenon dovette rispondere molte volte all'aspetto che incuriosiva di più i giornalisti, il pubblico: così veloce e così bravo? O meglio come credere alla sua bravura se era così rapido nello scrivere?
E lui così rispondeva : "...batto a macchina io stesso, senza passare prima per un manoscritto... pochi ritocchi e modifiche. I miei libri sono scritti di getto. Lascio i miei protagonisti agire e la vicenda evolversi seguendo la logica delle cose...".
Fretta, no. Forse quel processo creativo in trance non è ancora consapevole?
Quasi un ventina d'anni dopo Simenon, in una lettera dall'America, lamenta: "...sapete ben che anche qui come dovunque i giorni non hanno che ventiquattr'ore, e che purtroppo il mio organismo reclama dieci ore di sonno e in più il movimento, quache ora d' attività esclusivamente fisica...  poi i contratti d'edizione in circa una ventina di nazioni.... ed ho una famiglia, soprattutto un figlio.... ricevo ogni settimana manoscritti di giovani autori... le mie frequentazioni sociali, per quanto ormai ridotte mi occupano ancora un po' di tempo... la corrispondenza... E infine di tanto in tanto mi concedo il lusso raro di quache ora di vuoto... di essere perfettamente vuoto e calmo..."