Come vedrete nell'elenco che segue questo post (i più significativi li ritrovate nella Rassegna Stampa, con i rispettivi link), la stampa, soprattutto francese, ma anche italiana, belga, ed extraeuropea, ha dato un certo rilievo all'anniversario dei cent'anni e all'abbandono della Polizia Giudiziaria Parigina del famoso e storico Quai des Orfèvres.
Una sede mitica anche grazie a Simenon che volle che il suo Maigret lavorasse lì. I più affezionati lettori delle sue indagini, anche senza averci mai messo piede, possono dire di conoscerla come le loro tasche, e non solo l'ufficio del commissario, la stanza degli ispettori, lo studio del giudice Comelieu, l'acquario, il sottotetto di Moers... E quello scalone per arrivare all'ingresso, consumato dalle suole di poliziotti e di criminali, la Senna proprio lì sotto che Maigret poteva vedere dalla finestra del suo ufficio... ufficio dove aveva ottenuto di conservare la vecchia stufa a carbone (non molto ecologca per la verità, ma molto pittoresca) e poi le pipe allineate sulla scrivania, pronte per essere fumate.
Famoso il Quai des Orfèvres, famoso anche il numero civico, quella della Police Judiciaire, il 36. Talmente famoso che, entrato nel gergo, sostituiva spesso il nome della sede. Bastava il numero... "...Allora andiamo al 36 ?...".
Era un'istutizione come Scotland Yard (dal nome della via della sua antica sede a Londra) che entrambe vivono nell'immaginario collettivo anche grazie a scrittori come Conan Doyle e a Georges Simenon che le hanno fatte parte integrante delle proprie storie.
Ma 36 Quai des Orfèvres, per Maigret è quasi un primo recapito, ancor prima del suo 132 Boulevard Richard-Lenoir dove vive da anni con la moglie. E' l'indirizzo dell'ufficio dove passa le giornate, dove interroga i sospettati, dove tira tardi la sera quando coordina le mosse dei suoi ispettori sparsi per Parigi, dove consuma birra e panini che gli vengono dalla Brasserie Dauphine, da dove spesso telefona a M.me Maigret avvertendola che non tornerà a pranzo o a cena, oppure addirittura per tutta la notte.
Adesso la polizia giudiziaria si riunirà a tutti gli altri corpi di polizia della capitale francese in un moderno e funzionale grattacielo nel quartere di Batignolles, nel XVII arrondissement. E la stampa un po' celebra e un po' ricorda...
31/07/ - Il Giornale - La Notre Dame del giallo ha cent'anni
30/07/ - Il Messaggero - Parigi, la polizia giudiziaria trasloca: Maigret non abita più al "36"
30/07/ - e-orientations.com - Les 100 ans du 36, quai des Orfèvres et le métier de commissaire de police
30/07/ - La Voix du Nord - Police: clap de fin programmé du mythique «36 quai des Orfèvres»
27/07/ - La Croix - Le Quai des Orfèvres, "mine d'or" pour cinéastes et écrivains
27/07/ - Le Nouvel Observateur - Clap de fin programmé du mythique "36 quai des orfèvres"
26/07 - Liberation - Un timbre en l’honneur du 36 quai des Orfèvres pour le centenaire
26/07/ - La Nouvelle Rèpublique - Le " 36 Quai des Orfèvres " est centenaire
26/07/ - La Croix - Un timbre en l'honneur du 36 quai des Orfèvres pour le centenaire
26/07/ - 20 minutes.fr - Un timbre en l'honneur du 36 quai des Orfèvres pour le centenaire de la PJ
24/07/ - La Jornada - 36, Quai des Orfèvres
mercoledì 31 luglio 2013
martedì 30 luglio 2013
SIMENON: DIALOGHI DI UN "APRES MIDI" DI MEZZA ESTATE
Due signori, uno magro dall'aria distinta, pelata, occhiali, un sobrio costume pantalone blu. L'altro forse un po' più giovane, tipo comune, capelli scuri, più abbronzato del compagno, indossa un costume a righine bianche e rosse. Il primo armeggia con un tablet, debitamente coperto da una custodia che sembrerebbe di pelle. L'altro ha in mano un libro. Ma dalla mia sdraio non riesco a leggere il titolo, né l'autore.
La mia attenzione viene richiamata da alcune parole pronunciate con un accento settentrionale e con un tono di voce acuto dal primo "... ci credo... leggere Maigret è come guardare un telefilm...".
La mia curiosità aumenta l'attenzione e, con la scusa dell'ombra, sposto la sdraio in una posizione più idonea a captare la conversazione. Il primo signore lo chiamerò A. e il secondo B.
A. - Certo è un poliziesco, perchè la gente lo legge?... Perchè vuole sapere come va a finire...
B. - Poliziesco...poliziesco... si fa presto a dire... Intanto tu ne hai mai letto uno?
A. - Di polizieschi?
B. - No, di Maigret.
A. - Beh, sì che li ho letti...
B. - Dimmi i titoli.
A. - Ma chi se li ricorda i titoli, saranno passati vent'anni... ma che dico almeno trenta... allora facevo l'università...
B. - E allora come fai ad esprimere un giudizio su due o tre Maigret che hai letto quando avevi vent'anni e soprattutto dal momento che sono passati trenta... anzi diciamo anche trentacinque anni...
A.- Beh, allora posso dirti che di recente, al massimo un paio di anni fa', ho letto un'altro Simenon che non mi è piaciuto...
B. - Titolo?
A. - Boh...qualcosa con Maigret, mi pare... Maigret e la morte di Betty...?
B. - Che ingnorante che sei!
A. - Oh, ma che ti prende...
B. - Niente, solo che non sei ignorante. Intanto Betty e La morte di Belle sono due romanzi di Simenon che non c'entrano niente uno con l'altro. E comunque nessuno dei due è un Maigret... Pensa un po' tu?
A. - Beh si vede che mi sono sbagliato... con tutti i Maigret che ha scritto!
B. - Ma che dici....
A. - Certo... ma lo so che ha scritto anche dei romanzi...
A questo punto, il singor B. chiude il libro, lo fà cadere sul prato e si alza dalla sdraio.
B. - E' meglio che stai zitto... ogni cosa che dici peggiora la tua situazione e scopre di più la tua ignoranza...
A. lo guardò sorpreso?
B. - Qualche romanzo? Simenon, per tua informazione ha scritto quasi 120 romanzi, senza considerare i racconti, e che non c'entrano niente con i Maigret...
A. - E che era... una macchinetta? Come faceva a scrivere così tanto? Non deve essere letteratura di alto livello.... E di Maigret allora quanti ne ha scritti?
B. - Mi pare più di cento...
A. Allora è il solito scrittore di cassetta che sforna una libro dopo l'altro come fossero pizzette... Guarda io non sopporto quelli che ogni anno devono far uscire un loro libro... Uno scrive se ha l'ispirazione, altrimenti...
B. era ammutolito.
Io intanto mi mordevo la lingua per non intervenire. Ma pregavo che B. ne sapesse qualcosa di più.... Su, digli che Adrè Gide lo aveva preso sotto la sua ala protettiva... che per un paio di volte è stato lì lì per essere candidato al Nobel per la letteratura. Digli che era amatissimo da gente come Henry Miller, Carl Gustav Jung, Jean Renoir, Federico Fellini... Stupiscilo, digli che ha venduto più di mezzo miliardo di libri in tutto il mondo ed é stato tradotto in più di cinquanta lingue...
B. - Che vuoi, Simenon ha iniziato a scrivere giovanissimo, a vent'anni, ed è morto a 86 anni... Di tempo ne avrà avuto, che dici? In più di sessant'anni uno che ha qualcosa da dire...
A. - Ma quello che stai leggendo è un Maigret?
B. - No. E' uno dei romanzi, il titolo è Fauborg... è l'ultimo uscito in Italia
A. - E quando l'ha scritto?
B. - Non lo so, ma qui all'inizio ci dev'essere l'anno della prima edizione originale....ecco qui: 1937...
A. - Capirai un libro scritto più di settantacinque anni fa'...
B. - Apri su quel cavolo di tablet, il tuo amato quotidiano, La Stampa, e guarda sull'inserto TuttoLibri di ieri, come si classifica nella Narrativa Straniera...
A. armeggia un po' con il suo dispositivo, poi dopo un po' dice..."è sesto!".
B. - Beh, mica male per un romanzo che ha tre quarti di secolo, no?
A. - Sarà quella letteratura leggera buona per tutti e per ogni occasione... no, non mi interessano quel tipo di libri...
B. - Ah... adesso disquisisci anche di letteratura alta e bassa?
A. - Te l'ho detto per me chi troppo scrive e troppo in fretta, pensa più alla tasca che alla pagina
B. - Ma che filosofo!... Ma leggi, prima di parlare... non ti vedo mai con un libro in mano... sempre quella tavoletta elettronica, il computer, lo smartphone...
A. - Perchè hai qualcosa contro la nuova tecnologia?
B. - No... ma, per esempio, se ti comprassi un ereader per leggeri i libri elettronici, gli ebook, sarebbe già un passo avanti...
A. - E quanto costa un ereader?
B. - Dai sessanta ai cento euro e oltre, dipende da...
A. - Poco... Però vedo che tu leggi libri di carta...
B. - Che c'entra, uno non esclude l'altro...
A. - E sull'erader ci puoi leggere anche i Maigret?
B. - Sì caro mio... sono circa una novantina i titoli in ebook...
A. - E tu ce l'hai l'ereader?
B. - Certo...
A. - Beh adesso vedo un po'... se costa così poco... quasi quasi me lo compro...
Adesso B. si è rimesso seduto. Ha ripreso a leggere... Ad un tratto alza la testa.
B. - Ma scusa, ma ora che ci penso, lo sai che anche con il tuo tablet puoi leggere i libri... certo non è la stessa cosa dell'ereader, comunque...
A. - Bah...Ora andrei al bar, a bere una cosa fresca... tu?
B. - Ma sì, vengo pure io... ti accomagno...
I due si avventurano al sole. A. con i testa un cappello cona visiera e B. con uno di paglia... si avviano sul vialetto che li porta al bar. Chiacchierano ancora.
Io mi tuffo in piscina. Quando tornano, sono ancora in acqua. La temperatura deve essere salita ancora.
lunedì 29 luglio 2013
SIMENON E MAIGRET FUMANO TROPPO... CHE NE DICE IL MINISTRO DELLA SALUTE?
Maigret fumava la sua pipa. La fumava spesso... anche troppo. La mattina apena sveglio, prendeva la pipa lasciata la sera prima sul comodino e l'accendava... La prima pipata della giornata! E poi almeno un paio di pipe in tasca, e una sfilata di pipe sulla scrivania del suo ufficio, a Quai des Orfèvres.
Anche Simenon fumava la pipa e molto. Almeno se dobbiamo stare alle fotografie, lo vediamo sempre con la pipa tra i denti, in mano o a portata di mano. Lo vediamo fumare da giovane e da anziano. Lo vediamo al suo tavolo dis crittura con una decina di pipe già caricate, pronte per essere fumate. Quando smise di scrivere e si liberò di tutto, della sua faraonica villa di Epalinges, delle sue numerose automobili, tra cui una Rolls Royce, dei quadri di pittori famosissimi, di tutta la sua preziosa biblioteca, le uniche amiche che portò con sè furono le pipe.
E accanto al fumare possiamo mettere il bere. Maigret beve birra, vino per lo più bianco, calvados, ma all'occorrenza anche cognac, grappa, addirittura la prunella che faceva la cognata in Alsazia. Insomma ogni occasione è buona, tanto che il suo creatore ricevette delle proteste ufficiali, anche da parte della Chiesa, perché l'esempio dato da un così popolare personaggio poteva essere molto dannoso.
Simenon, ha avuto periodi in cui ha bevuto molto. Soprattutto quand'era più giovane, ma anche nel periodo americano, un po' anche per l'infuenza della seconda moglie, Denyse. Ma lui spesso sapeva dove fermarsi, lei no.
Oggi non sapremmo immaginare autore e personaggio senza un pipa accesa, senza bere una birra o unn blanc in una brasserie o un bistrot... Eppure oggi nè Simenon, né Maigret potrebbero fumare così a loro piacimento. Ci tornano i punti del DDL proposto in questi giorni dal ministro della salute. Giro di vite sul fumo, soprattutto dove sono i bambini, vedi le scuole, compresi gli spazi aperti vicini e limitrofi...
Come minsitro della salute non poteva far altrimenti e non ci sentiamo di criticare norme che tutelano la salute dei bambini.
Più in generale non vorremmo però che lo Stato finisse per entrare nei comportamenti individuali, dicendoci quello che è bene o è male per noi. E costringerci poi a farlo.
Magari si potrebbe arrivare a vietare la lettura che non si comportano secondo l'etica stabilita da uno Stato che a quel punto dovremmo chiamare "padrone"?
E se ad un sedicenne, che ha iniziato a leggere Maigret, gli vien voglia di provare a fumare la pipa? Lo sapete che il boom di vendite di pipe in Italia si è verificato in seguito al successo del Maigret televisivo di Gino Cervi nella seconda metà degli anni sessanta?
Insomma oggi abbiamo suscitato alcuni interrogativi, alcuni importanti altri meno. Ma vale comunque la pena rifletterci e... come al solito... chi vuole dica la sua.
domenica 28 luglio 2013
SIMENON: CONTINUA LA LUNGA ESTATE IN... PERIFERIA
Non c'è Caronte che tenga. Il passare delle settimane estive ci porta ad un passo da agosto in un clima incandescente, ma Faubourg è sempre in cassifica e talvolta mantenendo da qualche settimana le proprie posizioni.
Stavamo pensando che forse questa ottima performance, oltre alla mancanza di nuova concorrenza (l'estate è gia inoltrata, e quello che doveva uscire é per lo più uscito), sia dovuta anche al fatto del mancato Maigret estivo. Insomma è come se tutti quelli che avrebbero voluto portarsi in vacanza un Maigret, in mancanza di questo, pur di non restare senza un Simenon, abbiano acquistato Faubourg. Magari l'avrebbero acquistato lo stesso? O frse non tutti...? Beh... prendeteli per quello che sono, pensieri sparsi in un torrido giorno di fine luglio, nel quale invece Caronte su di noi ha il suo effetto...
Ma veniamo ai numeri. Iniziamo con la classifica di TuttoLibri de La Stampa di sabato. Per la quarta settimana è in Narrativa Straniera, saldo al 6° posto, come certifica il sondaggio della Nielsen Bookscan. Oggi invece su La Lettura del Corriere della Sera l'elaborazione della GFK ci indica per Faubourg la 14a posizione, una in meno rispetto alla settimana scorsa. Infine su RCult de La Repubblica, l'Eurisko decreta sempre al 9° posto il romanzo di Simenon (Narrativa Straniera).
Sui portali internet che vendono libri, troviamo la classifica di I.B.S in cui, tra i primi 100, scivola al 38° posto. Niente su Amazon, Rizzoli.it, mentre su Felrinelli.it Faubourg è in discesa al 16° posto. Se il romanzo ancora tiene in classifica, ci potrete rileggere su questo argomento la prossima domenica.
sabato 27 luglio 2013
SIMENON: MA CHE COS'E' CHE "REGGE SU" IL COMMISSARIO MAIGRET PER TANTO TEMPO?
L'illustrazione di un Maigret del celebre Ferenc Pinter |
Già... ci sono? Beh in fatto di autori importanti il pensiero corre subito ad Agatha Christie che può vantare all'attivo una novantina di gialli, ma quanto a personaggi ha inventato Poirot, Miss Marple, la coppia Tommy e Tuppence, l'investigatore Parker Pyne... Insomma il titolo di regina del giallo non é certo usurpato, nè si possono dare giudizi sulla quantità, che anche qui certo non manca visto che i suddetti racconti sono sta scritti tra il 1920 e il 1976 (anno della morte della scrittrice)... ben 56 anni!
Certo fuori dal cerchio giallo, tranne un'autobiografia, alcuni saggi e qualche altro titolo, la britannica Agatha non si è mai avventurata. Anche lei saccheggiata dal cinema (tra serie tv, versioni per il cinema e riduzioni teatrali siamo oltre al centinaio) La scrittrice nata nel 1890 e deceduta nel 1976 è quindi pressochè contemporanea di Simenon, ma la tipica ambientazione inglese dei primi del secolo, una certa aria dei bei tempi andati, fà dei suoi gialli un tipo di leteratura che risente molto dell'atmosfera del suo tempo. Come popolarità potremo citare anche Sherlock Holmes, ma sappiamo che i romanzi del cosiddetto canone comprende 4 romanzi, 59 racconti e 3 commedie. Qui il cinema si é sbizzarrito, oltre 50 le edizioni per il grande schermo tratte dal canone, ma con moltissimi remake, oltre a svariate serie televisive prodotte non solo in Inghilterra. Per restare tra i padri fondatori, prolifici, del giallo possiamo citare anche l'americano Rex Stout vanta una settantina di titoli. Lo ripetiamo non vogliamo fare una classifica di chi ha scritto di più, lasceremmo fuori scrittori fondamentali nella storia del giallo come Dashiell Hammet e Raymond Chandler, tanto per fare due nomi, che hanno scritto ognuno 8/9 romanzi e poco più di 30 racconti. Eppure sono i padri riconsociuti dell'hard-boiled, il tipo di giallo moderno, che ancora oggi fà sentire la sua influenza.
Quindi se abbiamo parlato di quantità e di durata, lo dobbiamo alla domanda posta dal signor Masera. Quello che potremmo aggiungere, come diciamo spesso, è che tra gli scrittori che abbiamo citato, ce n'è uno solo che ancora oggi viene rieditato in vari paesi del mondo e in alcuni, come il nostro, ad ogni uscita entra regolarmente nella classifica dei più venduti e se la batte con i best-sellers degli autori d'oggi, magari con romanzi scritti sessanta o settanta anni fa'... E si chiama Georges Simenon.
Quello che regge ancora su Maigret è quindi la sua attualità, i temi trattati, la scrittura, la struttura dei romanzi che, non a caso, costituiscono un unicum nel panorama della letteratura cosiddetta gialla. Quindi quello che "tiene su" Maigret è la sua scrittura semplice e diretta, che tratta temi che toccano l'uomo qualunque, vicende profonde o di poco conto, ma che possono capitare a qualsiasi di noi. E questo trattando argomenti di vita quotidiana e raccontando storie in cui l'investigatore non é un superuomo, ma un semplice funzionario dello Stato, che si proccupa più di capire che di giudicare i colpevoli con cui si imbatte in ogni sua indagine.
venerdì 26 luglio 2013
SIMENON. PIETR E CHARLES, IL PRIMO E L'ULTIMO "CLIENTE" DI MAIGRET
Pietr e Charles. Sono i protagonisti rispettivmentee della prima e dell'ultima inchiesta di Maigret scritte da Simenon a distanza di oltre quarant'anni una dall'altra.
Inevitabilmente ci troviamo davanti a due Maigret un po' diversi, ma poi non così differenti. Il primo, scritto nel '31 (Pietr-le-Letton - Fayard), mette in scena un noto criminale lettòne e truffatore internazionale che non si riesce mai ad indentificare con precisione. Prima sembra che sia un morto trovato su un treno, poi si arresta un individuo che sembrerebbe proprio lui... ma invece di chi si tratta? E' Pietr? O forse é entrato in ballo anche un gemello? Qui Simenon gioca con un'intreccio d'identità per tenere alta la tensione.
Il signor Charles (Maigret e Monsieur Chares - 1972 - Presses de La Cité) è anche lui un inafferrabile. Charles infatti non è il suo nome. Lui in realtà é Gérard Levesque, notaio apprezzato dalla buona società, che usa l'altro nome per la sua seconda vita. Quella in cui spariva da casa per qualche giorno andando a gozzovigliare nei locali notturni, vivendo brevi scappatelle con donne compiacenti, frequentando prostitute e cabaret. Insomma un sorta di innocuo Dr. Jeckyll & Mr. Hyde, che si dava alla bella vita per sfuggire al grigiore e alla monotonia della vita coniugale e di una professione non certo divertente.
Comunque in entrambe i casi Maigret si ritrova a giocare con il doppio, non solo delle identità, ma anche dei personaggi. Come ad esempio la moglie del notaio, in apparenza rispettabile ed irreprensibile, ma in effetti un'alcolizzata, che si rivelerà essere stata una prostituta (con il marito infatti non si sono conosciuti, come sostiene lei, quando era la sua segretaria, ma in un bordello) e anche lei intrattiene tutt'ora rapporti con un gigolò senza scrupoli.
I due protagonisti finiscono tutti e due uccisi. Pietr, o chi per lui, muore per un colpo di pistola in pieno petto in una squallida toilette di un treno. Charles, o Gérard che dir si voglia, perde la vita perché gli fracassano il cranio poi lo gettano nella Senna, dove viene a galla dopo qualche tempo, già in stato di decomposizione.
E alla fine, in entrambe i casi, sono due donne che sciolgono l'intreccio. Nel primo, Anna Gorskine, la moglie di.... beh di chiunque sia... dà il là all'epilogo drammatico della vicenda.
Nell'ultimo la moglie di Gérard/Charles confessa di essere lei la mandante dell'uccisione del marito e l'omicida è...
Inevitabilmente ci troviamo davanti a due Maigret un po' diversi, ma poi non così differenti. Il primo, scritto nel '31 (Pietr-le-Letton - Fayard), mette in scena un noto criminale lettòne e truffatore internazionale che non si riesce mai ad indentificare con precisione. Prima sembra che sia un morto trovato su un treno, poi si arresta un individuo che sembrerebbe proprio lui... ma invece di chi si tratta? E' Pietr? O forse é entrato in ballo anche un gemello? Qui Simenon gioca con un'intreccio d'identità per tenere alta la tensione.
Il signor Charles (Maigret e Monsieur Chares - 1972 - Presses de La Cité) è anche lui un inafferrabile. Charles infatti non è il suo nome. Lui in realtà é Gérard Levesque, notaio apprezzato dalla buona società, che usa l'altro nome per la sua seconda vita. Quella in cui spariva da casa per qualche giorno andando a gozzovigliare nei locali notturni, vivendo brevi scappatelle con donne compiacenti, frequentando prostitute e cabaret. Insomma un sorta di innocuo Dr. Jeckyll & Mr. Hyde, che si dava alla bella vita per sfuggire al grigiore e alla monotonia della vita coniugale e di una professione non certo divertente.
Comunque in entrambe i casi Maigret si ritrova a giocare con il doppio, non solo delle identità, ma anche dei personaggi. Come ad esempio la moglie del notaio, in apparenza rispettabile ed irreprensibile, ma in effetti un'alcolizzata, che si rivelerà essere stata una prostituta (con il marito infatti non si sono conosciuti, come sostiene lei, quando era la sua segretaria, ma in un bordello) e anche lei intrattiene tutt'ora rapporti con un gigolò senza scrupoli.
I due protagonisti finiscono tutti e due uccisi. Pietr, o chi per lui, muore per un colpo di pistola in pieno petto in una squallida toilette di un treno. Charles, o Gérard che dir si voglia, perde la vita perché gli fracassano il cranio poi lo gettano nella Senna, dove viene a galla dopo qualche tempo, già in stato di decomposizione.
E alla fine, in entrambe i casi, sono due donne che sciolgono l'intreccio. Nel primo, Anna Gorskine, la moglie di.... beh di chiunque sia... dà il là all'epilogo drammatico della vicenda.
Nell'ultimo la moglie di Gérard/Charles confessa di essere lei la mandante dell'uccisione del marito e l'omicida è...
giovedì 25 luglio 2013
SIMENON, ULTIMA VACANZA A BURGENSTOCK... CINQUANT'ANNI FA'
Burgenstock. Non so quanti di voi la conoscano. E' una località di villeggiatura di montagna al centro della Svizzera. Abbiamo detto montagna, ma non sono le Alpi, non è Saint-Moritz o Gstaad , bensì un promontorio alto poco più di mille metri che si spinge fino quasi al centro del Lago di Lucerna. Dal paese di Burgenstock si gode un'incredibile vista sul lago sottostante. E un ascensore conduce su, fino alla vetta della montagna a poco meno di 1200 metri. E' inutile dire quanto esclusiva sia stata questa località tra l'altro frequentata negli anni da personaggi come Audrey Hepburne, Sergej Rachmaninow, Sofia Loren, Konrad Adenauer, Shirley MacLaine, Henry Kissinger, Charlie Chaplin...
Insomma proprio cinquant'anni fa' la famiglia Simenon, come d'altronde era consuetudine da qualche stagione, prenota le vacanze estive in questo pezzetto di paradiso. Anzi della prenotazione se ne occupa Denyse, che è appena uscita da una delle sue crisi, anche se non è completamente ristabilità. Come ci racconta Simenon in Mémoire intimes "... Nei giorni seguenti sarà eccitata e depressa a fasi alterne. Tuttavia, con grande gioia di Maire-Jo, fa prenotare per il 12 luglio la nostra solita suite al Burgenstock. Acconsento ad andare, ma mi preoccupa il viaggio lungo...".
Strana questa preoccupazione per uno come Simenon abituato a viaggiare in ogni dove e con ogni mezzo. Per altro oggi c'è più di un'autostrada e si può addirittura a scegliere e in due ore e mezza di media da Echandens si arriva a Burgenstock. Mettiamo che nel '63 la situazione stradale fosse più disagiata, potrebbero esserci volute tre ore, tre ore e mezza... il problema era Denyse. Infatti, data la quantità di bagagli, sarebbero dovuti partire con due automobili. E certo le condizioni psicofisiche di Denyse non erano certo l'ideale per fare due/trecento chilometri di guida.
"...Trovo la soluzione: affitto due aerotaxi da sei posti ciascuno, dove potranno essere sistemati anche i bagagli... Ma c'è una complicazione: a Lucerna non esiste aeroporto civile. C'è solo un campo d'aviazione militare a dieci chilometri dagli alberghi - racconta Simenon in "Mémoires intimes" - Col pretesto della moglie ammalata (e non é una bugia), mi dò da fare per ottenere il permesso di atterrare lì. Me lo concedono a patto che i due aerei ci depositino con discrezione ai margini del campo, dal quale, non meno discretamente, ci allontaneremo in macchina, senza aver alcun contatto con le autorità militari...".
Come accennavamo prima, Burgenstock è meta di personaggi famosi di tutti i campi. Quell'anno in agosto arriva anche Claude Gallimard (figlio di Gaston). Vacanza o affari?
C'era una vecchia controversia tra lui e Simenon sulla pubblicazione di certe opere. Ma nella trattativa vuole entrarci Denyse, come faceva quando vivevano in America, estromettendo lo stesso Georges.
Le giornate passano giocando a golf (Georges e Johnny), a ballare il Tennessee Waltz (Georges e Marie-Jo), Denyse invece si isola e partecipa poco alle attività degli altri.
Questa vacanza al Burgenstock non va ricordata solo perchè avvenne cinquant'anni fà (come abbiamo detto i Simenon frequentarono per diversi anni quella località), ma per il fatto che fu l'ultima vacanza in quel posto. La famiglia Simenon infatti iniziò a disgregarsi. Nel 1964 con un ennesimo ricovero in un casa di cura, Denyse, uscirà definitivamente dalla vita di Simenon.
Marc ormai ha il suo lavoro nel cinema ed è sistemato a Parigi. Johnny è in America per completare i suoi studi in legge e Mari-Jo più tardi si trasferirà anche lei a Parigi. La famosa villa di Epalinges dove erano entrati tutti insieme nel 1963, quindi man mano si svuoterà, lasciando infine solo Georges, Teresa Sburelin e Pierre il figlio più piccolo appena decenne. E non ci saranno più vacanze in famiglia nè a Burgenstock, né altrove.
mercoledì 24 luglio 2013
SIMENON, INUTILE CONTRAPPOSIZIONE TRA ROMANS-DURS E MAIGRET
Qualche giorno fa' abbiamo letto una recensione di Faubourg in un quotidiano di Verona. L'articolista fa precedere la trattazione sul libro da una frase d'introduzione "...Non occorre il commissario Maigret a Georges Simenon per indagare sull'ambiguità dell'animo umano, che il grande autore sembra conoscere fin nelle intime fibre. Lo dimostra in Faubourg...".
Nel post dell'altroieri abbiamo accennato ad alcune idee sbagliate che da tempo inveterato corrono su Simenon, sulla sua opera e sui suoi personaggi. Qui non viene affermato qualcosa di errato, ma viene posto in un contesto che ne modifica il significato.
Sembra, e non solo in questo articolo, che i Maigret e i cosiddetti romans-durs siano due filoni che procedono in due tunnel isolati e senza nessuna comunicazione tra loro. E' vero come si dice nell'articolo che Simenon non ha bisogno di Maigret per indagare sull'animo umano. Ma è vero anche il contrario. Maigret è una tappa fondamentale per arrivare a quei suoi romanzi psicologici che scavano dentro l'uomo.
Già, infatti la tradizionale divisione che si fà dei periodi letterari di Simenon è almeno in parte artificiosa e, come spesso accade, di comodo. E' vero che una prima parte, dal '33/'23 fino al '31, fu un periodo di apprendistato in cui scriveva su commissione, sia per genere che per lunghezza, e consegnava un testo così come gli veniva richiesto e nei tempi stabiliti. Ma questo decennio servì anche a maturare Simenon e non solo da un punto di vista della padronanza della scrittura, ma anche in relazione ad una progressiva presa di coscienza sia delle proprie capacità, che del tipo di letteratura che voleva praticare.
Maigret, analizzato bene, è certo un'evoluzione rispetto al cosidetto periodo popolare, ma d'altra parte ne è la naturale conseguenza, è "anche" il risultato dell'esperienza fino ad allora maturata. Caratteristiche psicogiche, mentalità, visione della vita, ideali che contraddistinguono Maigret, sono frutto della libera scelta di Simenon e non di rado sono una traslazione più o meno diretta dello scrittore stesso. E per di più alcuni temi che vengono trattati nelle indagni del commissario Maigret, con un altro taglio, e talvolta con maggiori approfondimenti, li ritroviamo nei romans-durs, come se l'autore li avesse saggiati prima per svilupparli poi.
Ma allo stesso modo dobbiamo dire che argomenti o situazioni dei romans-durs li ritroviamo sovente nei Maigret.
E questo è dovuto anche al fatto che dal '31 al '72 Simenon alternò uno all'altro, un romanzo e un Maigret e nel tempo i Maigret, in media, crescevano di qualità (poi anche per loro, ma come pure per i romanzi, ogni tanto capitava il titolo più fiacco, non all'altezza degli altri. Ma con una produzione così corposa, lo definiremmo un fenomeno fisiologico).
E d'altronde, ci è sempre riuscito molto difficile pensare che, quando Simenon si metteva a scrivere un'indagine del commissario di Quai des Orfèvres, tutto il suo bagaglio letterario, il suo particolare stile, la scrittura cui era abituato con i romanzi... tutto venisse chiuso ermeticamente in qualche parte e la stesura dei Maigret era come fosse affidata ad un'altra mano e a un'altro cervello.
Noi invece, se facciamo qualche passo indietro e guardiamo all'interezza della sua opera, vediamo sì degli alti e dei bassi, dei chiari e degli scuri, ma tutto all'interno di un'omogeneità assolutamente naturale, forse non del tutto conscia da parte dello scrittore?... Ma la lettura (e a volte rilettura) di oltre duecento titoli, ad oltre quarant'anni di quel fatidico 1972 in cui decise di non scrivere più, ci dà più che mai la sensazione di un cursus unicum che si svolge armoniosamente, senza fratture o livelli diversi.
Certo va considerato che Maigret è una letteratura di genere e per di più seriale e questo mette dei paletti che lo scrittore deve necessariamente osservare. Ma se riusciamo ad andare aldilà di questo elemento, non possiamo non accorgerci quanto poca sia la differenza (e a volte ci è difficile trovare una differenza) tra il mondo che nei romanzi ci descrive Simenon dalla Parigi alla provincia francese, un mondo popolato da figure anonime, meschine, da grandi sbruffoni o da padroni delle ferriere, dagli ambienti e dagli individui che Maigret incontra nelle sue indagini. Pensateci.
martedì 23 luglio 2013
SIMENON. MAIGRET A BRATISLAVA CON... CREMER
Ieri, come ci informava www.port.sk, la televisione della capitale slovacca, Bratislava, mandava in onda una puntata della serie franco-svizzero-belga di Maigret, quella interpretata da Bruno Crémer. E' la più recente (se non calcoliamo la serie trasmessa da Canale partita nel 2004 e fermatasi al secondo episodio), iniziata nel '91 e conclusasi, dopo 54 episodi, nel 2005. La fama di questo Maigret, in Francia considerato "più Maigret" del suo predecessore, l'attore Jean Richard (serie del 1967- 1990 - ben 88 episodi) è arrivata in varie televisioni dell'Europa dell'est. Quell'est Europa di cui Simenon ci racconta nella sua infanzia. Già, perchè quando il padre, ammalato di cuore, non potè più lavorare, la casa dei Simenon, in seguito all'inizativa della madre Henriette, diventò un pensionato per gli studenti russi, polacchi, e dell'est Europa in genere, che arrivavano a Parigi per frequentare l'università. Questo dette al piccolo Georges delle conoscenza in più, venendo in contatto con culture così diverse da quella belga. Tuto ciò si riverbererà poi anche nelle sue letture, facendolgi amare quei classici russi, peraltro in un età in cui i bambini leggono tutt'altro. Ma fu anche un'esperienza dolorosa. Lui e il padre erano sempre messi in secondo piano, sulle stanze da poter occupare, all'ora di pranzo o di cena quando dovevano cedere il posto (e talvolta il pasto) ai pensionanti che pagavano. D'altronde Henriette era una donna dura che rimproverava al marito di non aver fatto carriera finchè lavorava e forse arrivava a fargli addirittura una colpa per il fatto di essere malato. Georges, invece, sebbene fosse il primogenito, veniva sempre dopo Christian, il fratello minore che era il preferito dalla madre, la quale non si preoccupava di nascondere questa predilezione (e di questo se ne trova traccia anche il "Lettre à ma mére" che Simenon scrisse, ormai anziano, nel 1974).
E così il cerchio si chiude. Quel piccolo belga che nel 1910 si stringeva in casa propria per far spazio ai ragazzi dell'est, diventato romanziere di successo è stato cooptato dalle tv di mezzo mondo per produrre delle serie di Maigret in Francia, come in Russia e fino in Giappone. E le traduzioni delle produzioni in lingua francese delle avventure del suo personaggio di Quai des Orfèvres arrivano anche in paesi come la Slovacchia.
Ieri gli abitanti di Bratislava hanno così visto Maigret e le port des brumes, andato in onda in Francia con Crémer protagonista, nel febbraio del 1966, basato sul romanzo uscito nel maggio del 1932, per i tipi di Fayard, il dodicesimo della prima serie.
lunedì 22 luglio 2013
SIMENON, UN ROMANZIERE... TROPPE IDEE SBAGLIATE...
In realtà la sua vera ambizione era tendere all'essenziale. Non solo nella scrittura, ma anche nella vita. Certo non si fece mai mancare comodità e talvolta anche il lusso del superfluo, ma per esempio cercò sempre di sistemarsi in luoghi non alla moda, dove non dovesse "sostenere" la parte dello scrittore di successo (e non gli piacevano ricevimenti, cerimonie e festeggiamenti letterari). Da Parigi, fuggì nel '32 per andare a vivere in Vandea, a La Rochelle, dove visse per dieci anni in piccoli paesini, se non in campagna. Poi L'America, ma mai a New York, Chicago, Los Angeles, Boston... no. Sempre piccoli centri o in ranch come quello dove passò gli utlimi cinque anni (Shadow Rock Farm), in Connecticut, nei pressi di Lakeville. E quando tornò in Europa si stabilì definitivamente nei dintorni di Losanna. Si dirà, ma spesso la sistemazione era in castelli principeschi (o in quella villa un po' megalomane ad Epalinges, progettata da lui stesso...). Certo, ma non scordiamoci che visse anche in un appartamento in un palazzone, all'ottavo piano, prima di traferirsi definitivamente nella piccola casa rosa di rue de Figuiers. E a tal proposito disse a Fellini: "... sogno di avere una piccola stanza in una via piena di negozi, e scrviere senza che questo mi renda più di quello che mi serve per mangiare... non sono mai stato ambizioso...".
Qualcuno obbietterà che questa frase non è stata pronunciata a cinquant'anni, ma quai a settantacinque, quando ormai aveva smesso di scrivere romanzi da tre anni ed era entrato in fase di declino.
Ma anche a 58 anni aveva un atteggiamento particolare, ad esempio sul denaro: ".. dico spesso che il denaro non è altro che l'uomo in conserva... perchè una qualsiasi somma rappresenta tante ore di lavoro, giorni, mesi di vita dell'uomo. Chiuderli in una cassaforte, questi che rappresentano uno spaccato di vita... E' una cosa che mi fà orrore Al puno tale che certe volte mi è capitato di fare degli acquisti folli per ritrovarmi a zero ed essere costretto a ricominciare a lavorare...".
Altra idea molto diffusa. Le atmosfere di Simenon... "il romanziere d'atmosfera! Ma porca miseria, se non ci fosse un'atmosfera il romanzo sarebbe mutilato. - si lamenta Simenon in un'intervista del '55 con André Parinaud - E ' un po' come se, parlando di un uomo, si dicesse: Respira! Se non respirasse sarebbe morto, no? Un romanzo senza atmosfera sarebbe un romanzo nato morto...".
I Maigret, sarebbero stati scritti, perché più popolari e con vendite superiori ai romans-durs. Simenon ne avrebbe scritti così tanti per questioni ecnomiche.
"... non scriverei mai dei Maigret per far soldi, in fretta e costi quel che costi - spiegava il romanziere nel '48 al suo ultimo editore Sven Nielsen di La Presse del Cité - Io continuo tranquillamente secondo la mia ispirazione. E' un'opera che ho iniziato 25 anni fa' con convinzione, e se ci sono dei "bassi" saranno compensati da "alti", sia per me come per il mio editore. Non chiedo di partire a razzo. Non produco né del sapone, nè del dentifricio...".
E ci vogliamo fermare qui.
domenica 21 luglio 2013
SIMENON. FAUBOURG SEMPRE IN CLASSIFICA
Ancora tiene. Il Faubourg di Simenon, da alcuni considerato un capolavoro, da altri un romanzo difficile e non certo popolare, continua ad essere presente nelle classifiche dei libri più venduti.
Forse, ma di solito il libri firmati Simenon non ne hanno poi così bisogno, l'attenzione della stampa ha dato il suo contributo. Se pensate che in una dozzina di giorni sono ultimamente usciti articoli e recensioni su Corriere della Sera, il Giornale, L'Arena, La Gazzetta di Lucca, La Repubblica, ma poi anche su diversi siti e blog (Europaquotidiano.it, Daring to do, Sololibri.net, etc...), ed è già passato quasi un mese dalla sua uscita.
L'attenzione dei media quando si parla di Simenon e/o Maigret, in qualche modo si manifesta e quell'efficiente circuito di passaparola degli appassionati simenoniani ci mette pochissimo a mettersi in moto e trasmettere velocemente la notizia.
Comunque, dicevamo, a un mese dalla sua uscita su TuttoLibri del La Stampa (sabato 20) lo vediamo scalare un posto e salire alla 6a posizione della Narrativa Straniera. Su La Lettura del Corriere della Sera (oggi 21) presiede saldamente il 13° posto come lla settimana scorsa, stessa sezione. Su R2Cult de La Repubblica (oggi 21) anche qui non si muove dalla 9a posizione degli stranieri. Per quanto riguarda i libri più venduti su internet, ci accorgiamo che se perde qualche posizione (sei per l'esattezza) sulla piattaforma I.B.S. scendendo al 19° posto, invece sulla Feltrinelli.it sale due posizioni, classificandosi all'11° posto. Su Rizzoli.it non compare nella Top Ten e su Amazon non si trova nemmeno tra i primi cento.
sabato 20 luglio 2013
SIMENON. NON PIU' ROMANZIERE... L'ALTRA VERSIONE DE "LA FIN"...
Siamo alle solite. L'universo simenoniano è talmente vasto e variegato che non si finisce mai di scoprire nuovi fatti e nuove versioni. Qui parliamo di un momento fondamentale, nel 1972, quando Simenon decise di smettere di scrivere. C'è la storia che tutti, lui compreso, raccontano. Quella del romanzo nemmeno iniziato, quel Victor, di cui ci sarebbero solo alcuni appunti su una delle solite buste gialle. Ma quello che sarebbe mancato, secondo la versione accreditata anche da Simenon, era l'état de roman... quella trance creativa che, a detta dello scrittore, era l'indispensabile stato per scrivere le sue opere. Quel 20 settembre non c'era verso che quel état arrivasse e dopo qualche ora, c'erano solo quegli scarabocchi e quel probabile titolo. Era il sgnale della fine.
Le cose sono andate davvero così? O perlomeno questa causa-effetto (mancanza di "ètat de roman" e fine della carriera di romanziere) é spiegabile così semplicemente?
C'è una intervista concessa nel '73 ad un giornalista svizzero, Henry-Charles Tauxe, che scriveva per 24 heures - Feuille d'avis de Losanne in cui le cose sono raccontate in modo diverso.
"....da novembre del '71 soffrivo molto frequentemente di vertigini. Era molto spiacevole e volevo sapere se fossero curabili e si potesse guarirne. Perciò mi ricoverai in una clinica. Sono riusciti a diminuire questo mio fastidio, lo hanno ridotto a cinque minuti, mentre prima durava circa un'ora. Solo che, per scrivere i miei romanzi, occorreva che io fossi al cento per cento in piena forma. Soprattutto con il passare del tempo, i romanzi diventavano sempre più difficili da redigere. Fu allora che presi la decisione di smettere...".
Quindi le sue non buone condizioni fisiche furono il motivo vero dell'abboandono della scrittura? Va ricordato che in altri contesti Simenon aveva lamentato che scrivere in quell'ètat de roman era sempre più faticoso, e che lo stress di mettersi completamente nella mente di un suo protagonista diventava sempre meno sopportabile. Quell'entrare nella testa di un'altro e di uscirne era un'operazione sempre più gravosa. E per dimostrarlo citava la lunghezza dei suoi romanzi: all'inizio erano composti da dodici capitoli, ma alla fine non arrivavano che a sette (ricordiamo che lui di media scriveva un capitolo al giorno).
Mancanza di ètat de roman e problemi fisici forse erano complementari. Magari costituivano due facce di una situazione che lo vedeva impegnato da oltre quarantina d'anni. E, arrivato alla soglia dei settant'anni, Simenon era probabilmente logorato e non solo dal suo sforzo creativo, ma anche da una vita in cui non si era mai risparmiato su nessun fronte.
"... io vivo nella pelle dei miei personaggi. Almeno ogni due mesi, c'erano dei personaggi che volevano nascere... Ora, all'improvviso, voglio vivere la mia vita per me, mi sento liberato, mi sento felice, una serenità completa - continuava a spiegare Simenon a Tauxe - Ero divenuto schiavo dei miei personaggi. Era molto faticoso. Ora non gli permetto d'impormi la loro presenza. Li tengo a distanza... sono rintrato nella mia pelle, nella mia personale vita e non ho più la forza di creare dei personaggi...".
Quello che emerge sempre più chiaramente è la presenza di varie concause, il logoramento, l'età, la salute... Ma, quello che non smette di stupire, é come sia possibile che un personaggio il quale dello scrivere aveva fatto per oltre cinquant'anni la sua ragione di vita, potesse smettere così all'improvviso, ma soprattutto senza evidenti rimpianti.
E sono ancora le sue parole in quell'intervista che non lasciano spazio ad altre interpretazioni.
"...E' un lato del mio carattere: quando io tronco con qualcuno o con qualcosa, non torno mai indietro, non ci penso più. E' chiuso...Quando ripenso ai romanzi questo non mi dice più nulla: è come se tutto questo fosse stato scritto da qualcun'altro. Ho consacrato tutta la mia mia vita ai romanzi, ne ho scritti 214, adesso provo il bisogno di tirare un respiro - e tanto per essere più chiaro - ... Se avessi continuato, mi sarei ucciso nel giro di due o tre anni...".
venerdì 19 luglio 2013
SIMENON E IL CINEMA, DUE EVENTI IN USA: "DARK NIGHTS" A BERKLEY E "CINE-SIMENON" A NEW YORK
L'informazione la prendiamo dall'edizione europea on-line del Wall Street Journal. Ieri infatti ha pubblicato un articolo, a firma Kristin M.Jones, con un titolo molto intrigante Visions of the Dark. L'intervento è lungo e ripercorre alcune delle tappe salienti della vita e dell'opera di Simenon. E' l'occasione per la Jones per sottolineare il rapporto piuttosto stretto tra i romanzi del nostro e il cinema, sia per i romans-durs come per i Maigret, tanto che alcune volte, afferma la giornalista, sembra di vedere proiettato quello che si sta leggendo. E per la Jones è anche una questione di come la scrittura di Simenon evochi i colori e le luci, gli stessi che in un film fanno l'atmosfera e danno il taglio alla scena. E' la visione "dark" citata nel titolo e indicata per romanzi come Trois Chambre à Manhattan, o Feux Rouges oppure Les Frères Rico... e a volte è il chiaro-scuro della nebbia, altre invece la luce particolare di un piccolo bistrot... Insomma una lettura molto cinematografica dell'opera di Simenon che tra luglio e agosto avrà due momenti importanti negli States. Infatti in questi giorni è in corso a Berkley (California) Dark Nights (11 luglio - 29 agosto), una retrospettiva dei flim tratti dai romanzi simenoniani al "Berkley Art Museum & Pacific Film Archive di Berkley". Verranno proiettati una dozzina di film di pretigiosi registi come, tra gli altri, Marcel Carné, Claude Chabrol, Bertrand Tavernier, Bèla Tarr e Julien Duvivier.
Invece dall'8 al 21 agosto a New York si svolgerà Ciné-Simenon: Georges Simenon on Film presso l'Anthology Film Archives a New York. Il programma dei film ricalca un po' quello di Berkley, anche qui dodici film e quasi gli stessi registi: La Marie du Port (Marcel Carné), The Clockmaker (Bertrand Tavernier), Three room in Manhattan (Marcel Carné), The man of the Eifel Tower (Burgess Meredith), A Man's nek (Julien Duvivier), The Man from London (Belà Tarr), Monsieur Hire (Patrice Le Conte), A life in the balance (Harry Horner & Rafael Portillo), The men who watched the trains go by (Harlod French), The bottom of the bottle (Henry Hataway), Betty (Claude Chabrol), The brothers Rico (Phil Karlson), Red Lights (Cédric Kahn), The last train (Pierre Granier-Deferre).
Un'estate americana all'insegna delle storie di Simenon, delle sue vicende cupe che gli americani chiamano noir o dark e che fanno concludere l'articolo alla Kristin M.Jones "...non importa quanto sia perso nel buio, il protagonista delle storie di Simenon potrebbe essere uno qualsiasi di noi".
giovedì 18 luglio 2013
SIMENON. UN AUTOREVOLE SAGGIO SU MAIGRET ATTRAVERSO... LE SUE COPERTINE
Alcune delle copertine di Maigret, frutto della ricerca di Murielle Wenger e oggetto del suo interessantissimo studio |
Murielle. E' un nome che dice molto ai nostri lettori più affezionati. Murielle Wenger, per chi non lo sapesse, è una delle più competenti ed assidue attachées del Bureau Simenon-Simenon. La sua maggiore specializzazione è Maigret, argomento per cui è un'attiva e importante colonna del sito www.trussel.com. E, non ultimo, é l'ideatrice e l'autrice del sito Enquetês de Maigret (www.enquetes-de-maigret.com).
Oggi vogliamo segnalare l'ultima fatica di Murielle, intitolata De monsieur Gallet à monsieur Charles, enquêtes en images. Si tratta di un vero e proprio saggio sul significato delle copertine, sulla scelta degli editori, francesi e stranieri, del loro rapporto con i contenuti. A questo proposito vogliamo utilizzare alcune delle parole che Murielle ha scritto nell'introduzione di questo studio: "...Ci è parso quindi giusto occuparci delle illustrazioni proposte per i romanzi Maigret, in lingua francese, come per le edizioni in lingua straniera, e vedere come gli editori e gli illustratori hanno operato le proprie scelte, quali sono stati i criteri utilizzati per fornire al lettore la voglia di aprire il romanzo. Che cosa traggono dal titolo o dalla trama per illustrare una copertina. Qual è la scelta più utilizzata per un dato titolo? Come il titolo in sè stesso influenza le scelte? L'illustratore quali indici testuali utilizza? Cosa ci dicono queste scelte sulla conoscenza che ha l'illustrtore (o il suo committente) del libro stesso e del mondo di Maigret? A queste e ad altre domande cercheremo modestamente di rispondere, senza pretendere di essere esaustivi...".
La nostra Murielle è molto modesta. Qui si tratta invece di uno studio ponderoso che si snoda attraverso una trentina di pagine, con la pubblicazione di centinaia e centinaia di copertine di tutti i paesi del mondo, frutto di una ricerca durata anni (e che ad avviso di Murielle non è ancora terminata). L'analisi, il confronto e la comparazione di copertine, diverse per epoca, per editore, per paese, ci dicono molto del mondo del commissario Maigret e di come gli editori di tutto il mondo hanno inteso trasmettere questo personaggio ai propri lettori.
Per quello che è a nostra conoscenza, si tratta di un saggio unico e che costituisce un vero e proprio punto di riferimento sia per gli appassionati che per gli studiosi. E' una panoramica delle varie interpetazioni della copertina che Simenon stesso riteneva molto importante, tanto da riuscire ad imporre a Fayard, delle inedite scelte fotografiche che occupavano tanto la prima quanto la quarta di copertina. E il risultato di Murielle è davvero straordinario. Consigliamo di scorrere queste trenta pagine, anche a chi non conosce la lingua francese, infatti già la sola visione di tutte quelle copertine è di per sè estremamente eloquente e significativa.
Comunque non possiamo non farle i complimenti perché, ancora una volta, ha dimostrato la sua estrema competenza, la sua capacità di elaborare saggi corposi e approfonditi e originali... ma soprattutto il suo grande amore per Jules Maigret.
mercoledì 17 luglio 2013
SIMENON. COME VOLEVASI DIMOSTRARE, IL FOGLIO SVOLAZZA IN RETE E LE SUE BAGGIANATE... FARANNO DANNI
Torniamo brevemente sul post scritto ieri e postato oggi che, andatelo a rileggere, riguardava l'ennesima baggianata su Simenon, citando un inesistente pamphlet contro il "razzismo" dello scrittore, articolo apparso due o tre giornai fa' su Il Foglio... sì proprio quello diretto da Giuliano Ferrara. Oggi è ben visibile in rete, su Google News, alla voce Le nuove streghe (stesso titolo dell'articolo). Qui non ci interessa chi è l'articolista, se è conosciuto o un'oscuro stagista, qui non ci interessa se è bravo o solo incostante e non ci interessa nemmeno pubblicare il suo nome.
Ci interessa che quanto ha scritto nel suo articolo produce oggi la sua prima conseguenza. Non solo è da giorni sul sito del giornale, ma ora è anche riportato da Google News... Fà il suo effetto...eh?
E chi lo andasse a leggere, e magari fosse incuriosito da questa citata pubblicazione di Pierre Assouline che attacca il "razzista" Simenon, perderebbe tempo e fatica a cercarlo, perchè semplicemente non esiste, né in italiano né tantomeno in francese.
Ma intanto prima e poi si sentirà lo stesso dire"... ma lo sai che ho letto su internet che Simenon era un razzista? Eh... sì..sì... ci hanno scritto anche un libro... e lo diceva anche un giornale... non sono mica chiacchiere...".
Beh... non saranno chiacchiere... ma chi lavora così, e aspirerebbe magari a scrivere di cultura, se scrive a questi livelli finisce per solo a sguazzare nella palude della disinformazione, goffo, sciatto e superficiale. Contenti loro... Si vede che a Il Foglio si contentano di poco... anzi, di così poco.
Ci interessa che quanto ha scritto nel suo articolo produce oggi la sua prima conseguenza. Non solo è da giorni sul sito del giornale, ma ora è anche riportato da Google News... Fà il suo effetto...eh?
E chi lo andasse a leggere, e magari fosse incuriosito da questa citata pubblicazione di Pierre Assouline che attacca il "razzista" Simenon, perderebbe tempo e fatica a cercarlo, perchè semplicemente non esiste, né in italiano né tantomeno in francese.
Ma intanto prima e poi si sentirà lo stesso dire"... ma lo sai che ho letto su internet che Simenon era un razzista? Eh... sì..sì... ci hanno scritto anche un libro... e lo diceva anche un giornale... non sono mica chiacchiere...".
Beh... non saranno chiacchiere... ma chi lavora così, e aspirerebbe magari a scrivere di cultura, se scrive a questi livelli finisce per solo a sguazzare nella palude della disinformazione, goffo, sciatto e superficiale. Contenti loro... Si vede che a Il Foglio si contentano di poco... anzi, di così poco.
SIMENON-SIMENON FA' POLEMICA, E QUESTA VOLTA CON "IL FOGLIO"
Basta. Non se ne può più. Capiamo che la popolarità porta molti a parlare e scrivere a proposito o a sproposito dei personaggi famosi. Basta un sentito dire o una voce per imbastire un paragone, per inserire qualcuno in una lista, per sostenere, con parole estrapolate da un discorso più complesso, una tesi o un'altra sua opposta.
Quante volte abbiamo letto, nella presentazione di un nuovo scrittore di gialli italiano o straniero "... in questo personaggio si ritrova un po' del Maigret di Simenon...". E' ormai stucchevole. Basta che non ci sia azione forsennata, e sia presente una minima vena psicologica, ecco che scatta il paragone con il commissario simenoniano. Non parliamo poi della dicitura "atmosfere simenoniane" di cui pullulano le presentazioni, le critiche delle novità librarie...
Nel caso che prendiamo in esame però la cosa è più grave. In data 15 luglio Il Foglio pubblicava un articolo intitolato Le nuove streghe, dove il sommario recitava "Bigotta e islamofoba: i guardiani del politicamente corretto accusano Joyce Carol Oates. E non salvano Mark Twain né Pippi Calzelunghe".
E nell'articolo una sfilza di citazioni di personaggi che sono stati perseguitati dai politicamente corretti, secondo il giornale diretto da Giuliano Ferrara: Roald Dahl, il drammaturgo elisabettiano Christopher Marlowe, Tolkien, Martin Amis, George Steiner, Scott Turow, e in mezzo a questi e altri nomi affastellati, capita anche Georges Simenon. Di cosa è accusato? Razzismo. Chi lo accusa?... Pierre Assouline. Queste le parole dell'articolo "Per l’editore Julliard, in Francia, è uscito un duro attacco anche al “razzista Georges Simenon” a firma di Pierre Assouline".
Allora per chi non lo sapesse, (e l'articolista evidentemente non lo sa) Pierre Assouline è uno dei biografi più autorevoli di Simenon. Per la casa editrice Juillard, ha scritto una biografia che noi riteniamo (ma siamo in buona compagnia) la più completa, quella più approfondita e la più affidabile. Ma si tratta di un'opera del 1992, quindi di più di vent'anni fa'. Non è una pubblicazione, recente, o di qualche anno fa' come con lo sbrigativo accenno fà supporre l'articolista de Il Foglio. E, per di più, non si tratta affatto di un pamphlet di accuse di razzismo a Simenon. Si tratta invece di una biografia di 650 pagine, più un altro centinaio di pagine tra appendici, note e apparati vari. Certo tra le innumerevoli vicende viene anche raccontata l'accusa di "collaborazionismo" con il governo filo-nazista di Parigi, le difese dell'autore, i meccanismi dell'incriminazione. Ma non si può scrivere che è uscito "un duro attacco al razzista Georges Simenon"... non è solo disinformazione, è una "toppa" troppo grossa, e anche la dimostrazione che, pure quando non si è sotto la pressante fretta che a volte impone la cronaca, non si "perde" tempo a controllare. Chi scrive fà il giornalista da quarant'anni e quindi sa bene che le pagine culturali sono "precotte", cioé preparate prima, talvolta molto prima, soprattutto quando non hanno a che fare con l'attualità, come l'articolo in questione.
E' quindi solo sciatteria, poca professionalità, abitudine a dare le notizie in questo modo, orecchiando i "si dice" e appigliandosi agli stereotipi... e il gioco è fatto.
Male... è fatto male.
Ma questo è un segno, soprattutto per un quotidiano spesso di sole quattro pagine, di quale cura e attenzione venga posta nel lavoro redazionale. E il lettore di fronte a questi casi si domanderà leggittimamente: ma per gli altri articoli potrò fidarmi? E il Direttore se ne accorge di certe cose? E cosa dirà di tutto questo?
Quante volte abbiamo letto, nella presentazione di un nuovo scrittore di gialli italiano o straniero "... in questo personaggio si ritrova un po' del Maigret di Simenon...". E' ormai stucchevole. Basta che non ci sia azione forsennata, e sia presente una minima vena psicologica, ecco che scatta il paragone con il commissario simenoniano. Non parliamo poi della dicitura "atmosfere simenoniane" di cui pullulano le presentazioni, le critiche delle novità librarie...
Nel caso che prendiamo in esame però la cosa è più grave. In data 15 luglio Il Foglio pubblicava un articolo intitolato Le nuove streghe, dove il sommario recitava "Bigotta e islamofoba: i guardiani del politicamente corretto accusano Joyce Carol Oates. E non salvano Mark Twain né Pippi Calzelunghe".
E nell'articolo una sfilza di citazioni di personaggi che sono stati perseguitati dai politicamente corretti, secondo il giornale diretto da Giuliano Ferrara: Roald Dahl, il drammaturgo elisabettiano Christopher Marlowe, Tolkien, Martin Amis, George Steiner, Scott Turow, e in mezzo a questi e altri nomi affastellati, capita anche Georges Simenon. Di cosa è accusato? Razzismo. Chi lo accusa?... Pierre Assouline. Queste le parole dell'articolo "Per l’editore Julliard, in Francia, è uscito un duro attacco anche al “razzista Georges Simenon” a firma di Pierre Assouline".
Allora per chi non lo sapesse, (e l'articolista evidentemente non lo sa) Pierre Assouline è uno dei biografi più autorevoli di Simenon. Per la casa editrice Juillard, ha scritto una biografia che noi riteniamo (ma siamo in buona compagnia) la più completa, quella più approfondita e la più affidabile. Ma si tratta di un'opera del 1992, quindi di più di vent'anni fa'. Non è una pubblicazione, recente, o di qualche anno fa' come con lo sbrigativo accenno fà supporre l'articolista de Il Foglio. E, per di più, non si tratta affatto di un pamphlet di accuse di razzismo a Simenon. Si tratta invece di una biografia di 650 pagine, più un altro centinaio di pagine tra appendici, note e apparati vari. Certo tra le innumerevoli vicende viene anche raccontata l'accusa di "collaborazionismo" con il governo filo-nazista di Parigi, le difese dell'autore, i meccanismi dell'incriminazione. Ma non si può scrivere che è uscito "un duro attacco al razzista Georges Simenon"... non è solo disinformazione, è una "toppa" troppo grossa, e anche la dimostrazione che, pure quando non si è sotto la pressante fretta che a volte impone la cronaca, non si "perde" tempo a controllare. Chi scrive fà il giornalista da quarant'anni e quindi sa bene che le pagine culturali sono "precotte", cioé preparate prima, talvolta molto prima, soprattutto quando non hanno a che fare con l'attualità, come l'articolo in questione.
E' quindi solo sciatteria, poca professionalità, abitudine a dare le notizie in questo modo, orecchiando i "si dice" e appigliandosi agli stereotipi... e il gioco è fatto.
Male... è fatto male.
Ma questo è un segno, soprattutto per un quotidiano spesso di sole quattro pagine, di quale cura e attenzione venga posta nel lavoro redazionale. E il lettore di fronte a questi casi si domanderà leggittimamente: ma per gli altri articoli potrò fidarmi? E il Direttore se ne accorge di certe cose? E cosa dirà di tutto questo?
martedì 16 luglio 2013
SIMENON. ITALIA BATTE FRANCIA 111 A 41
Proporzioni ebook italiani/francesi su Maigret |
E, a proposito di queste tecnologie, non potevamo non parlare degli ebook, cioé i libri digitali che si leggono preferibilmente con un lettore apposito, l'ereader, o anche con i tablet o su un computer, anche se gli schermi di questi ultimi due non sono adatti a leggere a lungo, come richiede un libro.
Ma queste sono cose che ormai sanno tutti, o quasi tutti. Quello che invece io non sapevo riguarda gli ebook di Simenon reperibili sulle piattaforme di vendita on-line.
E ci è venuto in mente questo argomento perchè abbiamo letto una notizia che viene dalla Francia. Omnibus, l'editore che oggi lì edita l'opera simenoniana, fà sapere che ormai sono 41 i titoli di Simenon disponibili in digitale. Di questi 21 sono Maigret e 20 romans-durs.
La mente ci è corsa all'editore italiano. La domanda era: chissà qual é la nostra situazione, di paese bollato da un digital-divide molto marcato rispetto ai livelli europei, insomma... le cose non ci facevano ben sperare.
E invece... Invece in questo caso... Italia batte Francia 111 a 41.
Sembra il risultato di una partita di rugby (ma in questo i francesi sono molto più forti di noi) ma, per Simenon, Adelphi in questo caso vince su Omnibus di diverse lunghezze. Nello specifico la parte del leone la fanno i titoli di Maigret (93), ben di più dei romanzi che sono 18.
Ma quello che sorprende è il fatto che un catalogo Adelphi Ebook, composto di 271 titoli, ben 111 sono di Simenon (e quindi un po' meno di un terzo di tutta l'Adelphi Ebook è rappresentato da Maigret). Sono numeri che confermano, se ce ne fosse ancora bisogno, l'importanza dell'autore per la casa editrice milanese.
Le nostre previsioni?... Beh, i romans-durs sono ancora di là da finire e non destano preoccupazioni. Maigret, invece per il quale siamo agli sgoccioli anche con le raccolte di racconti, prevediamo che potrà vivere un'altra giovinezza con gli ebook, come successe con Adelphi dopo il periodo Mondadori... Ma occorrerà aspettare però ancora un po'...
lunedì 15 luglio 2013
SIMENON SIMENON. BIOGRAFIA ATIPICA: OVVERO COME RACCONTARE OGGI UNA VITA DEL SECOLO SCORSO
Oggi...per iniziare bene la settimana, parliamo un po' di noi! A parte gli scherzi, prendiamo spunto da quello che facciamo quotidianamente per un discorso più generale. Chi segue da un po' Simenon-Simenon avrà qua e là colto alcune sue singolari caratteristiche, per esempio l'asistematicità che gli è tipica, e altri elementi di questa biografia sul web che dura da oltre due anni e mezzo. Biografia atipica non solo per la sua forma, ma anche perché i temi trattati che si riferiscono allo scrittore, sono pubblicati senza un ordine o un criterio omogeneo. A volte è la cronaca che offre lo spunto, a volte un'uscita editoriale, spesso un anniversario, oppure una coincidenza di date... Così, a volte, anche un po' alla rinfusa, ma d'altronde come succede nella vita stessa che ci propone giorno per giorno, mischiandoli, amori, sorprese, nuove concoscenze, delusioni, idee, ricordi...
E d'altronde una biografia che vive una propria vita, che cambia giorno per giorno, che ci accompagna in un percorso quotidiano, non può avere le stesse caratteristiche ordinate, programmate e organizzate come quelle dei contenuti veicolati da libri cartacei o da ebook. Qui è tutto un divenire, un work in progress dove sovente gli stessi avvenimenti o temi analoghi vengono ripresi dopo qualche tempo sotto un taglio diverso o magari a causa di novità che ne cambiano significato e lettura.
E questo non é solo il segno della "pazzia" di chi questo Simenon-Simenon l'ha ideato. O non è solo questo. Senza voler esagerare, potremmo dire che è il segno dei tempi che cambiano. E cambia con loro anche il modo di produrre la cultura e di fruirne. Gli strumenti che le nuove tecnologie ci forniscono, a nostro avviso, non possono essere ignorati. Sono un'evoluzione e offrono possibilità prima impensate. Da carta e penna, passando per la macchina da scrivere, per le macchine elettriche, arrivando ai computer e infine ad internet, nel 2010 quando abbiamo iniziato quest'avventura, ci sentivamo in qualche modo obbligati a non scrivere l'ennesima biografia su carta e in digitale. Ecco quindi nascere questo blog (e forse ormai anche la definizione di "blog" sta un po' stretta a Simenon-Simenon), dove oltre ai post, quotidiani, oltre all'interattività con i lettori che intervengono con i loro commenti ma anche con veri e propri post, ci sono filmati, classifiche dei post e dei commenti più letti, c'è una rassegna stampa internazionale quasi quotidiana (nel mondo dei media si parla molto di Simenon), motori di ricerca per trovare l'argomento che interessa... Insomma una formula diremmo obbligata, se vogliamo essere al passo dei tempi come lo era Simenon. Ricordiamo qui solo alcune delle sue idee-novità: le prime copertine interamente fotografiche (quelle per i Maigret), il lancio mediatico del commissario che avvenne al di fuori dei canoni tradizionali e con metodi che oggi sarebbero chiamati "marketing strategico", la cadenza quasi da rivista mensile (soprattutto per i primi Maigret, quelli di Fayard), e poi comunque un'appuntamento quasi regolare con i propri lettori alternando romanzi e Maigret. Insomma un modo del tutto innovativo di fare il romanziere. E siamo sicuri che se fosse oggi, nel 2013, ancora seduto a scrivere, lo farebbe sul computer, su internet, studiando la psicologia delle persone attraverso i messaggi, le foto, gli amici e gli sfoghi che ogni giorno si accavallano sui social-network.
E d'altronde una biografia che vive una propria vita, che cambia giorno per giorno, che ci accompagna in un percorso quotidiano, non può avere le stesse caratteristiche ordinate, programmate e organizzate come quelle dei contenuti veicolati da libri cartacei o da ebook. Qui è tutto un divenire, un work in progress dove sovente gli stessi avvenimenti o temi analoghi vengono ripresi dopo qualche tempo sotto un taglio diverso o magari a causa di novità che ne cambiano significato e lettura.
E questo non é solo il segno della "pazzia" di chi questo Simenon-Simenon l'ha ideato. O non è solo questo. Senza voler esagerare, potremmo dire che è il segno dei tempi che cambiano. E cambia con loro anche il modo di produrre la cultura e di fruirne. Gli strumenti che le nuove tecnologie ci forniscono, a nostro avviso, non possono essere ignorati. Sono un'evoluzione e offrono possibilità prima impensate. Da carta e penna, passando per la macchina da scrivere, per le macchine elettriche, arrivando ai computer e infine ad internet, nel 2010 quando abbiamo iniziato quest'avventura, ci sentivamo in qualche modo obbligati a non scrivere l'ennesima biografia su carta e in digitale. Ecco quindi nascere questo blog (e forse ormai anche la definizione di "blog" sta un po' stretta a Simenon-Simenon), dove oltre ai post, quotidiani, oltre all'interattività con i lettori che intervengono con i loro commenti ma anche con veri e propri post, ci sono filmati, classifiche dei post e dei commenti più letti, c'è una rassegna stampa internazionale quasi quotidiana (nel mondo dei media si parla molto di Simenon), motori di ricerca per trovare l'argomento che interessa... Insomma una formula diremmo obbligata, se vogliamo essere al passo dei tempi come lo era Simenon. Ricordiamo qui solo alcune delle sue idee-novità: le prime copertine interamente fotografiche (quelle per i Maigret), il lancio mediatico del commissario che avvenne al di fuori dei canoni tradizionali e con metodi che oggi sarebbero chiamati "marketing strategico", la cadenza quasi da rivista mensile (soprattutto per i primi Maigret, quelli di Fayard), e poi comunque un'appuntamento quasi regolare con i propri lettori alternando romanzi e Maigret. Insomma un modo del tutto innovativo di fare il romanziere. E siamo sicuri che se fosse oggi, nel 2013, ancora seduto a scrivere, lo farebbe sul computer, su internet, studiando la psicologia delle persone attraverso i messaggi, le foto, gli amici e gli sfoghi che ogni giorno si accavallano sui social-network.
domenica 14 luglio 2013
SIMENON... LA PERIFERIA PIACE... PIACE ANCORA
Faubourg ossia "la periferia" continua la sua permanenza nelle classifiche dei libri più venduti. Il romanzo di Simenon resiste ai colpi delle strenne estive e mantiene le posizioni o perde solo quache posto. Merito di un target di lettori molto fedeli, merito del romanzo di Simenon (di cui abbiamo gia scritto il 29/06, quindi il 01/07 e infine il 7/07).
Questa settimana quindi Il TuttoLibri de La Stampa lo dava ancora al 7° posto della Narrativa Straniera. Invece l'allegato La Lettura del Corriere della Sera ce lo presenta nella 13a posizione sempre nella classifica dei romanzi stranieri. su R2Cult de La Repubblica lo piazza al 9° posto della stessa sezione. Per quanto riguarda invece la vendire su internet lo troviamo sulla piattaforma I.B.S. che tiene ancora la 13a posizione. Anche su Feltrinelli.it occupa la 13a posizione. Non compare nei primi 100 venduti su Amazon e niente anche nella "top-ten" di Rizzoli.it. Degli oltre 100 titoli di Simenon in Adelphi-Ebook, nessuno compare in classifica.
Sulle differenze di classifica tra le vendite di libri cartacei e quelle di ebook, ci sarebbero da fare dei ragionamenti. Ma entrano in gioco un quantità non trascurabile di variabili. La politica dell'editore, l'influenza che il successo carataceo può avere sula vendita del libro digitale. Il passaparola di una o più community che sul web possono essere determinanti e premiare con vendite sostenute anche degli ebook che non derivano da una versione cartacea. Appaiono nuovi nomi, autori fuori dal giro delle grandi e piccole case editrici, talvolta addirittura auto-prodotti. Anche se poi, essere presente su piattaforme come Amazon o IBS, vale quanto avere una buona tiratura, un'adeguata distribuzione e una buona esposizione nelle libreria, per quanto riguarda i volumi tradizionali.
Tratteremo presto il tema Simenon-Maigret tra carta e dimensione digitale.
Questa settimana quindi Il TuttoLibri de La Stampa lo dava ancora al 7° posto della Narrativa Straniera. Invece l'allegato La Lettura del Corriere della Sera ce lo presenta nella 13a posizione sempre nella classifica dei romanzi stranieri. su R2Cult de La Repubblica lo piazza al 9° posto della stessa sezione. Per quanto riguarda invece la vendire su internet lo troviamo sulla piattaforma I.B.S. che tiene ancora la 13a posizione. Anche su Feltrinelli.it occupa la 13a posizione. Non compare nei primi 100 venduti su Amazon e niente anche nella "top-ten" di Rizzoli.it. Degli oltre 100 titoli di Simenon in Adelphi-Ebook, nessuno compare in classifica.
Sulle differenze di classifica tra le vendite di libri cartacei e quelle di ebook, ci sarebbero da fare dei ragionamenti. Ma entrano in gioco un quantità non trascurabile di variabili. La politica dell'editore, l'influenza che il successo carataceo può avere sula vendita del libro digitale. Il passaparola di una o più community che sul web possono essere determinanti e premiare con vendite sostenute anche degli ebook che non derivano da una versione cartacea. Appaiono nuovi nomi, autori fuori dal giro delle grandi e piccole case editrici, talvolta addirittura auto-prodotti. Anche se poi, essere presente su piattaforme come Amazon o IBS, vale quanto avere una buona tiratura, un'adeguata distribuzione e una buona esposizione nelle libreria, per quanto riguarda i volumi tradizionali.
Tratteremo presto il tema Simenon-Maigret tra carta e dimensione digitale.
sabato 13 luglio 2013
SIMENON. MAIGRET TRA OMICIDI, FINZIONI E... PSICANALISI
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E' uno dei Maigret più famosi e che ebbe anche una trasposizione, per una produzione franco-italiana sul grande schermo nel '58, ad opera di Jean Delannoy con il "solito" Jean Gabin-Maigret, Annie Girardot e Lino Ventura. Per il film stesso titolo del romanzo.
E questo è stato scritto a Le Gatouniére (la sua prima dimora provvisoria in Francia, appena tornato dagli Usa), una casa di campagna vicino Mougin nel sud della Francia, qui scrisse oltre a La Boule Noir, anche il romanzo Les Complices, sempre nello stesso anno.
Maigret tend un piège é ancora di ambientazione prettamente parigina, anzi della Parigi più Parigi possibile, dato che si svolge a Montmartre, dove la polizia dà la caccia ad un serial-killer che ha ucciso cinque donne.
Uno stratagemma messo in piedi dal commissario, non funzionerà come lui avrebbe voluto, ma smuove comunque una situazione che sembrava bloccata. Sospetti, indizi, un memorabile interrogatorio a tre nell'ufficio del commissario, il quale dovrà come non mai fare appello alle sue doti psicologiche, fanno di questa inchiesta una delle più tipiche tra quelle condotte da Maigret.
E, per non far mancare nulla al suo commissario, Simenon inserisce nella vicenda anche una delle periodiche cene che i coniugi Maigret si scambiavano con la coppia di loro amici, i Pardon. Ma questa volta a casa del dottor Pardon, e non è un caso, c'é un ospite d'eccezione: il famoso professor Tissot, direttore dell'ospdale psichiatrico di Sainte-Anne.
E' inutile dire che ancora una volta Simenon, per bocca di Maigret, innesca una disquisizione tra il poliziotto e lo psicanalista sulle motivazioni inconsce del crimine, sulla necessità di capire i meccansmi di un uomo che per anni non fa nulla e poi in sei mesi uccide cinque donne. Le condizioni in cui si sviluppano tali anomalie? Cosa succede nella mente e nel subconscio di un individuo che si trasforma in un assassino seriale?
La psicanalisi è uno strumento che, sappiamo, sta a cuore allo scrittore ed è sta alla base del motto di Maigret "capire e non giudicare". Qui forse si palesa, più che in altre inchieste, una certa "terzietà" nell'atteggiamento che Simenon fà tenere al suo poliziotto, come se fosse un garante il quale deve assicurarsi che le cose prima di essere giudicate possano essere comprese.
Non per niente, alla fine della lunga ed estenuante indagine, il pensiero di Maigret corre subito al professor Tissot "... con cui avrebbe chiacchierato a lungo, come avevano fatto una sera nel salotto di Pardon. Non poteva chiedere a quest'ultimo di organizzare un'altro pranzo. Era troppo stanco per andare al Sainte-Anne e aspettare che il professore potesse riceverlo... Dormì fino alle sei di sera, tra le lenzuola umide, la finestra aperta sui rumori di Parigi.... La signora Maigret non fece domande. Sentiva confusamente che lui tornava di lontano, che aveva bisogno di riabituarsi alla vita di tutti i giorni...".
venerdì 12 luglio 2013
SIMENON. L'ULTIMO MAIGRET... AMERICANO
Siamo a fine gennaio del 1955. Simenon ha appena finito la stesura di un'indagine del commissario, Maigret et le corps sans tête (Presses de la Cité - 1955).
Questo è l'ultimo Maigret (ma anche l'ultimo libro in assoluto) che scriverà sul suolo americano. Sarà un caso, ma l'ambientazione è quella classica parigina tra Quai des Orfèvres, i canali e la Brasserie Dauphine, tanto da pensare che, pur nel suo amato ranch Shadow Rock Farm (a Lakeville nel Connecticut), Simenon covava una discreta nostalgia per il suo "vecchio mondo". Dieci anni di vita americana, una moglie canadese e due dei suoi figli nati sul suolo statunitense, non avevano scalzato, almeno a livello letterario, e almeno per quel che riguarda Maigret, quell'imprinting che così bene caratterizza il suo personaggio e che l'aveva reso così famoso in tutto il mondo.
Maigret et le corps sans tête, storia dall'attacco crudo e un po' splatter... se possiamo dire così. Viene infatti ritrovato un corpo, in un canale, ma a pezzi. Prima un braccio, poi il torso, poi man mano altre parti, ma non la testa. E tutti, Maigret compreso, sono convinti che, se non si troverà nel canale, non si troverà più...
Ma oggi parliamo di questo, che appartiene alla fase matura e uno di quelli in cui Simenon snon avrebbe bisogn di marcare amcora le caratteristiche del personaggio. Eppure per un motivo particolare lo fà e in modo singolare. A circa un quarto del romanzo, infatti, Simenon si lascia andare ad una digressione biografico- analitica su Maigret che vale la pena ricordare.
Siamo nell'ambito dell'aggiustatore dei destini, ma non solo di questo.
"... quando era giovane e faceva fantastici progetti per l'avvenire, non aveva immaginato per sé una professione ideale che purtroppo non esiste nella vita reale? Non l'aveva mai detto a nessuno, non aveva mai pronunciato le parole ad alta voce, nemmeno per sé stesso: avrebbe voluto essere un "ritoccatore dei destini" - qui la traduzione italiana è quella di Sarah Cantoni, per gli Oscar Mondadori del 1973 - D'altronde durante la sua carriera di poliziotto, gli era capitato molto spesso di ricollocare al loro vero posto delle persone che i casi della vita avevano fatto deviare per la strada sbagliata....".
Questa è una caratterisica dei Maigret che non ritroviamo nei romans-durs di Simenon. Lì il passaggio della linea, quegli indefinibili e talvolta insignificanti avvenimenti che danno il via ad altri accadimenti a catena che poi travolgono le vite dei protagonisti, sono invece ineluttabili, e non c'é la demiurgica mano del commissario, o chi per lei, che ne possa cambiare il destino.
Ma come dicevamo c'è di più. C'è la convinzione simenoniana (e quindi maigrettiana) che la gente andrebbe compresa e non giudicata. E chi può assolvere a questa funzione?
Lo psicanalista.
"... per di più negli ultimi anni, era nata una professione che rassomigliava un po' a quella che egli aveva immaginato - Simenon continua così nel romanzo la sua digressione - ... lo psicanalista che si sforza di rivelare ad un uomo la sua vera personalità...".
Questo passo, è a nostro avviso, illuminante della concezione che Simenon andava già da anni consolidando. Sembrerebbe quasi una contraddizione. Per i Maigret esiste qualcuno che può, anche se non sempre, aggiustare i destini, nei romans-durs questo non può avvenire?
Proabilmente Simenon risponderebbe che in tutti e due i casi si tratta di finzione, ma mentre nei Maigret si sente libero e più autorizzato a descrivere un mondo come lo vorrebbe, nei romanzi deve raccontare una finzione più aderente possibile alla realtà, deve trovare e raccontare l'uomo nudo, cioè così com'è senza orpelli e senza imbellettature.
E' il suo état de roman che glielo impone ed è il suo imperativo categorico quello di mostrare la vita per quello che è, quella vita in cui poi milioni di suoi lettori si riconoscono e si ritrovano.
Questo è l'ultimo Maigret (ma anche l'ultimo libro in assoluto) che scriverà sul suolo americano. Sarà un caso, ma l'ambientazione è quella classica parigina tra Quai des Orfèvres, i canali e la Brasserie Dauphine, tanto da pensare che, pur nel suo amato ranch Shadow Rock Farm (a Lakeville nel Connecticut), Simenon covava una discreta nostalgia per il suo "vecchio mondo". Dieci anni di vita americana, una moglie canadese e due dei suoi figli nati sul suolo statunitense, non avevano scalzato, almeno a livello letterario, e almeno per quel che riguarda Maigret, quell'imprinting che così bene caratterizza il suo personaggio e che l'aveva reso così famoso in tutto il mondo.
Maigret et le corps sans tête, storia dall'attacco crudo e un po' splatter... se possiamo dire così. Viene infatti ritrovato un corpo, in un canale, ma a pezzi. Prima un braccio, poi il torso, poi man mano altre parti, ma non la testa. E tutti, Maigret compreso, sono convinti che, se non si troverà nel canale, non si troverà più...
Ma oggi parliamo di questo, che appartiene alla fase matura e uno di quelli in cui Simenon snon avrebbe bisogn di marcare amcora le caratteristiche del personaggio. Eppure per un motivo particolare lo fà e in modo singolare. A circa un quarto del romanzo, infatti, Simenon si lascia andare ad una digressione biografico- analitica su Maigret che vale la pena ricordare.
Siamo nell'ambito dell'aggiustatore dei destini, ma non solo di questo.
"... quando era giovane e faceva fantastici progetti per l'avvenire, non aveva immaginato per sé una professione ideale che purtroppo non esiste nella vita reale? Non l'aveva mai detto a nessuno, non aveva mai pronunciato le parole ad alta voce, nemmeno per sé stesso: avrebbe voluto essere un "ritoccatore dei destini" - qui la traduzione italiana è quella di Sarah Cantoni, per gli Oscar Mondadori del 1973 - D'altronde durante la sua carriera di poliziotto, gli era capitato molto spesso di ricollocare al loro vero posto delle persone che i casi della vita avevano fatto deviare per la strada sbagliata....".
Questa è una caratterisica dei Maigret che non ritroviamo nei romans-durs di Simenon. Lì il passaggio della linea, quegli indefinibili e talvolta insignificanti avvenimenti che danno il via ad altri accadimenti a catena che poi travolgono le vite dei protagonisti, sono invece ineluttabili, e non c'é la demiurgica mano del commissario, o chi per lei, che ne possa cambiare il destino.
Ma come dicevamo c'è di più. C'è la convinzione simenoniana (e quindi maigrettiana) che la gente andrebbe compresa e non giudicata. E chi può assolvere a questa funzione?
Lo psicanalista.
"... per di più negli ultimi anni, era nata una professione che rassomigliava un po' a quella che egli aveva immaginato - Simenon continua così nel romanzo la sua digressione - ... lo psicanalista che si sforza di rivelare ad un uomo la sua vera personalità...".
Questo passo, è a nostro avviso, illuminante della concezione che Simenon andava già da anni consolidando. Sembrerebbe quasi una contraddizione. Per i Maigret esiste qualcuno che può, anche se non sempre, aggiustare i destini, nei romans-durs questo non può avvenire?
Proabilmente Simenon risponderebbe che in tutti e due i casi si tratta di finzione, ma mentre nei Maigret si sente libero e più autorizzato a descrivere un mondo come lo vorrebbe, nei romanzi deve raccontare una finzione più aderente possibile alla realtà, deve trovare e raccontare l'uomo nudo, cioè così com'è senza orpelli e senza imbellettature.
E' il suo état de roman che glielo impone ed è il suo imperativo categorico quello di mostrare la vita per quello che è, quella vita in cui poi milioni di suoi lettori si riconoscono e si ritrovano.
giovedì 11 luglio 2013
SIMENON E IL MUSEO PERMANENTE A LIEGI. PARLA JOHN
Abbiamo avuto occasione di leggere un'intervista al figlio di Georges, John, sul quotidiano belga La Libre. Oltre ad alcune cose interessanti, come la donazione della propria eredità paterna di documenti ed oggetti alla Fondazione Re Baldovino (che collabora con la Fondazione Georges Simenon dell'Università di Liegi), si parla del prossimo museo permanente dedicato al romanziere che dovrebbe nascere nella sua città natale. Ne abbiamo scritto già parecchio tempo fa' e poi anche l'anno scorso (vedi i post 2015 un museo permanente a Liegi del 20/11/2010 e Opere e documenti... tutti insieme del 10/11/2012).
Oggi ci torniamo su grazie appunto all'intervista succitata. Ma che museo sarà? John preferisce parlare di un centro museale.
"...E' al di là del concetto statico e un po' polveroso dei musei tradizionali e dovrà offrire anche le nuove esperienze delle tecnologie interattive, la sua "mission" sarà anche il punto di forza e di partenza per un gran numero di attività turistiche e culturali per l'intera città di Liegi e la sua regione. Stiamo studiando in associazione con Lonely Planet la possibilità di una "Liege booktown" una città di scrittori, con delle lezioni, un abbinamento con "Chats Palace", la riunione annuale della magistratura e dei media al "Festival Simenon des Sables d'Olonne, la creazione di un premio letterario Simenon - racconta John Simenon a La Libre - ... l'universo simenoniano è incredibilmente ricco, e
non sarà difficile fare appello a tutti gli argomenti (scrittura, viaggi, gastronomia ...) per alimentare tutti i progetti interessanti che non potranno mancare. E, indipendentemente dalla posizione centrale del museo, è necessario che la città intera vinca questa sfida...".
La sede del centro museale permanente Georges Simenon dovrà essere, secondo John, la Boverie la zona sud dell'isola Outremeuse (circondata dal fiume Meuse e da una sua derivazione), un luogo dove sorgono già il Palazzo delle Belle Arti e il Palazzo dei Congressi.
Secondo le previsioni l'opera avrebbe dovuto vedere la luce nel 2015, ma nell'articolo non si fa cenno se l'ipotesi sarà confermata o meno.
Comunque abbiamo riportato il link all'articolo completo nella nostra rassegna stampa in data 10/07/2013.
mercoledì 10 luglio 2013
SIMENON. EMPATIA FREDDA DI HOLMES O CALDA DI MAIGRET?
Sull'ultima pagina dell'inserto Domenica de Il Sole 24 Ore, siamo stati attratti dal titolo della rubrica "Filosofia Minima". Era stimolante: "L'empatia? Sherlock Holmes la serve fredda". L'autore, il filosofo ed epistemologo Armando Massarenti, altri non è che il... responsabile di detto inserto culturale.
Ma torniamo all'articolo, che anzi andrebbe definito più un ragionamento sul fenomeno dell'empatia. E Massarenti questa riflessione la inizia con una domanda: "...La nostra capacità di metterci nei panni degli altri dipende di più dalle nostre emozioni o dalla nostra razionalità, dalle ragione del cuore o dalle regione della mente?...".
Ovviamente questo tema dell'empatia per noi simenoniani, ha una certa importanza. Questo mettersi nei cosiddetti panni degli altri era una consuetudine per Simenon. Qui però Massarenti ci parla di quella di Sherlock Holmes, perché lo definisce "...il massimo della profondità empatica e al tempo stesso autenticamente allergico alle emozioni...". Il personaggio creato da Conan Doyle mostra in effetti un approccio molto freddo, razionale nella soluzione dei casi affrontati. Più volte lo sentiamo ricordare al proprio socio, dottor Watson, che lui non lascia mai nulla al caso (il famoso "una volta eliminato l'impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità). E in più le sue classificazioni sui diversi tipi di cenere di tabacco, lo studio della chimica, le approfondite conoscenze di anatomia... insomma tutti questi elementi sembrano formare un approccio "scientifico" all'investigazione.
Noi qui, a casa Simenon-Simenon, vediamo l'empatia, almeno quella del nostro romanziere, molto istintiva, decisamente emotiva e che si concretizza nel cogliere umori, tendenze, sfumature, stati d'animo...
"...in realtà Conan Doyle mette in scena una mente altamente creativa - continua a spiegarci Massarenti - che non si ferma mai alle apparenze e che sa guardare ai fatti immaginandone le più svariate interpretazioni...".
Pensiamo a come invece Simenon definisce il suo Maigret: "non è intelligente, è intuitivo". E come abbiamo detto più volte, riteniamo che sia un concetto che traspone l'esperienza personale di Simenon (quella dell'ètat de roman che gli permetteva, aldilà delle sue capacità letterarie, di mettersi nei panni del protagonista) nel metodo d'indagare del commissario Maigret
"...il successo di Sherlock Holmes, la sua superiorità nel risolvere i casi più difficili, scaturisce dalla natura immaginativa e non lineare del suo pensiero - è ancora Armando Massarenti che scrive - che si concentra su mille ipotesi prima di privilegiarne una. Ma è proprio questo uno degli ingredienti fondamentali dell'empatia: la capacità di immaginare mondi diversi, che scaturiscono da punti di vista possibili lontani dal nostro...".
Beh, ma allora Holmes e Maigret sono meno lontani di quello che sembrerebbe in apparenza? "...Maigret sa annusare... - afferma Simenon - è un uomo in apparenza molto comune, con una comune intelligenza, di media cultura, ma sa annusare le persone, annusare dentro le persone...".
Insomma le diversità con Holmes allora ci sono, visto che questi è un personaggio stravagante, che mette in mostra quasi compulsivamente la sua brillante intelligenza, che tutto può sembrare ma non certo un "uomo comune".
Eppure secondo Massarenti, l'empatia di cui Holmes è dotato "....é la capacità di capire che quei mondi non sono soltanto possibili, ma sono reali e si incarnano in qualcuno che agisce di conseguenza...".
Empatia, come la definisce il dizionario della Treccani, è la capacità di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro.
Beh... diciamo che per Maigret questo non è così immediato. La sua empatia si costruisce bighellonando sul luogo del misfatto, facendo delle domande generiche, camminando su e giù, sedendosi, accendendosi la pipa ed osservando la gente. In quel momento il commissario è una spugna che assorbe l'ambiente circostante, la mentalità del luogo, e in seguito lo deve frequentare per qualche giorno, deve ritrovarsi a fare le stesse cose che fanno gli altri, a seguire gli orari degli altri, a bere e mangiare quello che bevono e mangiano gli altri... Così diventa uno di loro, ne introietta i modi di pensare, i valori, il modo di vivere... ecco che raggiunge l'empatia, allora il gioco è fatto e la soluzione è a portata di mano, bisogna magari aspettare solo il momento giusto.
Insomma quello che Simenon costruisce per il suo personaggio è un'empatia cui si arriva per una via più fisica, più materiale, più quotidiana più calda, se vogliamo contrapporla a quella del titolo del pezzo di Massarenti. Invece quella di Holmes, come sostiene il filosofo, è più il risultato, più freddo, di una coniugazione dell'immaginazione con il pensiero razionale.
Ma torniamo all'articolo, che anzi andrebbe definito più un ragionamento sul fenomeno dell'empatia. E Massarenti questa riflessione la inizia con una domanda: "...La nostra capacità di metterci nei panni degli altri dipende di più dalle nostre emozioni o dalla nostra razionalità, dalle ragione del cuore o dalle regione della mente?...".
Ovviamente questo tema dell'empatia per noi simenoniani, ha una certa importanza. Questo mettersi nei cosiddetti panni degli altri era una consuetudine per Simenon. Qui però Massarenti ci parla di quella di Sherlock Holmes, perché lo definisce "...il massimo della profondità empatica e al tempo stesso autenticamente allergico alle emozioni...". Il personaggio creato da Conan Doyle mostra in effetti un approccio molto freddo, razionale nella soluzione dei casi affrontati. Più volte lo sentiamo ricordare al proprio socio, dottor Watson, che lui non lascia mai nulla al caso (il famoso "una volta eliminato l'impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità). E in più le sue classificazioni sui diversi tipi di cenere di tabacco, lo studio della chimica, le approfondite conoscenze di anatomia... insomma tutti questi elementi sembrano formare un approccio "scientifico" all'investigazione.
Noi qui, a casa Simenon-Simenon, vediamo l'empatia, almeno quella del nostro romanziere, molto istintiva, decisamente emotiva e che si concretizza nel cogliere umori, tendenze, sfumature, stati d'animo...
"...in realtà Conan Doyle mette in scena una mente altamente creativa - continua a spiegarci Massarenti - che non si ferma mai alle apparenze e che sa guardare ai fatti immaginandone le più svariate interpretazioni...".
Pensiamo a come invece Simenon definisce il suo Maigret: "non è intelligente, è intuitivo". E come abbiamo detto più volte, riteniamo che sia un concetto che traspone l'esperienza personale di Simenon (quella dell'ètat de roman che gli permetteva, aldilà delle sue capacità letterarie, di mettersi nei panni del protagonista) nel metodo d'indagare del commissario Maigret
"...il successo di Sherlock Holmes, la sua superiorità nel risolvere i casi più difficili, scaturisce dalla natura immaginativa e non lineare del suo pensiero - è ancora Armando Massarenti che scrive - che si concentra su mille ipotesi prima di privilegiarne una. Ma è proprio questo uno degli ingredienti fondamentali dell'empatia: la capacità di immaginare mondi diversi, che scaturiscono da punti di vista possibili lontani dal nostro...".
Beh, ma allora Holmes e Maigret sono meno lontani di quello che sembrerebbe in apparenza? "...Maigret sa annusare... - afferma Simenon - è un uomo in apparenza molto comune, con una comune intelligenza, di media cultura, ma sa annusare le persone, annusare dentro le persone...".
Insomma le diversità con Holmes allora ci sono, visto che questi è un personaggio stravagante, che mette in mostra quasi compulsivamente la sua brillante intelligenza, che tutto può sembrare ma non certo un "uomo comune".
Eppure secondo Massarenti, l'empatia di cui Holmes è dotato "....é la capacità di capire che quei mondi non sono soltanto possibili, ma sono reali e si incarnano in qualcuno che agisce di conseguenza...".
Empatia, come la definisce il dizionario della Treccani, è la capacità di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro.
Beh... diciamo che per Maigret questo non è così immediato. La sua empatia si costruisce bighellonando sul luogo del misfatto, facendo delle domande generiche, camminando su e giù, sedendosi, accendendosi la pipa ed osservando la gente. In quel momento il commissario è una spugna che assorbe l'ambiente circostante, la mentalità del luogo, e in seguito lo deve frequentare per qualche giorno, deve ritrovarsi a fare le stesse cose che fanno gli altri, a seguire gli orari degli altri, a bere e mangiare quello che bevono e mangiano gli altri... Così diventa uno di loro, ne introietta i modi di pensare, i valori, il modo di vivere... ecco che raggiunge l'empatia, allora il gioco è fatto e la soluzione è a portata di mano, bisogna magari aspettare solo il momento giusto.
Insomma quello che Simenon costruisce per il suo personaggio è un'empatia cui si arriva per una via più fisica, più materiale, più quotidiana più calda, se vogliamo contrapporla a quella del titolo del pezzo di Massarenti. Invece quella di Holmes, come sostiene il filosofo, è più il risultato, più freddo, di una coniugazione dell'immaginazione con il pensiero razionale.
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