sabato 6 aprile 2013

SIMENON. CI ASPETTA LA LOCANDA DEGLI ANNEGATI

E' in arrivo un altro volume di racconti. Un altro Maigret che dovrebbe trovarsi negli scaffali delle librerie, come già ci aveva preannunciato il nostro attaché Andrea Franco, entro aprile. Si tratta di una raccolta di racconti, come di consuetudine, nella collana de Gli Adelphi.
Titolo: La Locanda degli Annegati e altri racconti. Poi verso metà giugno dovrebbe uscire uno dei romans-durs, il famoso Faubourg (1935 - Gallimard) probabilmente con il titolo Periferia.
Ma su questo ci aggiorneremo poi. Ora parliamo di questi racconti magrettiani che rappresentano gli ultimi "sgoccioli di Maigret" che gli appassionati potranno gustare (ma quanti hanno letto "tutti" i Maigret, romanzi e racconti?).
Il titolo originale é L'Auberge aux noyé e fa parte di quei racconti scritti da Simenon a La Rochelle nel 1938, ma che attesero diversi anni prima della pubblicazione in volume. Si tratta di una ventina di titoli di cui una parte venne pre-editato sui giornali Police-Film e Police-Roman (1938-1939 - Société Parisienne d'Editions). Dopo sei anni videro la luce nel volume Les Nouvelles Enquetes de Maigret edito quindi nel 1944 da Gallimard.
Oltre a quello che fornisce il titolo al volume, ci saranno altri racconti come vi ha abbiamo anticipato con il post del 15 febbraio scorso quello di Andrea Franco. Buona attesa quindi... vedrete, non sarà lunga.

venerdì 5 aprile 2013

SIMENON. OMAGGIO DA HENNING MANKELL


E' datato 1° aprile 2013, ma non è uno scherzo. Si tratta piuttosto di un omaggio a Simenon e alla sua creatura Maigret, da parte di uno dei più grandi giallisti contemporanei, Henning Mankell, creatore di un altro commissario, Kurt Wallander.
Infatti, in un'intervista di Caroline Girardon per il giornale francese 20 Minutes al grande giallista svedese, tra le altre c'è la domanda classica quando s'incontra un personaggio del genere.
- Conosce degli autori di gialli francesi e cosa ne pensa? - chiede la Girardon.
- Non ho letto molto dei nuovi autori di gialli francesi - risponde Mankell - Ma devo dire che sono un fervente ammiratore di Simenon e del suo commissario Maigret. Penso addirittura che sia uno dei maestri di questo genere.
Non è il primo scrittore a riconoscere qualità e valore delle opere di Simenon. Ma questa volta vengono da un giallista, non a lui contemporaneo e per di più in merito ai suoi romanzi con il commissario Maigret.
Quando Mankell dice "Penso addirittura che sia uno dei maestri di questo genere", chiaramente sostiene che la valenza dei Maigret non è solo nel fatto che siano dei gialli atipici, alcuni talmente atipici, da valere più come romanzi che come gialli. Ma evidentemente Mankell crede che esista una validità anche nel loro meccanismo giallo.
Questo ribalta un po' il giudizio corrente secondo il quale Simenon era così bravo a scrivere che anche i Maigret hanno un loro valore letterario, a fronte del quale quello dell'intrigo giallo passa in secondo piano.
E qui non si tratta solo del metodo (o del non-metodo) del comissario, di cui si è detto diverse volte. Ma del modo in cui Simenon costruiva le vicende che ruotano attorno al commissario.
Vediamo se riusciamo a ignorare la polpa letteraria e andare all'ossatura gialla di queste inchieste.
Lo scrittore di solito ci presenta un quadro generale, una sorta di ambientazione in cui è maturato il reato o il delitto. La sua innovazione è quella di utilizzare lo strumento psicologico come principale elemento per analizzare la situazione e fare un profilo del colpevole. Se volessimo, potremmo anche definirlo un profiler ante-litteram. Ma mentre oggi il lavoro di questi si basa su banche dati di tipologie comportamentali, di statistiche criminali, di informazioni personali e sociali, Maigret deve operare in altro modo. Lui tutti questi dati deve ricavarli sul campo.
Ecco quindi che Simenon ci fa vedere il commissario, su quella che oggi si chiamerebbe scena del crimine, che osserva, va su e giù senza uno scopo definito, fuma la pipa, ma sopratutto non fa nulla. Mentre gli altri si aspetterebbero che lui operasse concretamente in una direzione o in un'altra, lui sembra non svolgere nessun attività. E in realtà così è. Simenon stesso ci spiega che una volta arrivato sul posto il commissario non fa nulla, o meglio, sta lì ad assorbire gli umori, la mentalità, le dinamiche di quell'ambiente come una spugna. Insomma sta immagazzinando quelle informazioni che i profiler d'oggi hanno sintetizzate in una schermata del computer.
E se vogliamo essere più precisi, più che tendere a generare un profilo, questo suo impregnarsi dell'ambiente serve addirittura a mettersi nella testa del colpevole.
E, a questo proposito, quando qualcuno all'inizio di un indagine gli chiede di chi sospetti, Maigret risponde: "Di tutti!". Oppure quando si vuole sapere quali piste stia seguendo, la risposta è sempre la stessa: "Tutte!"
Una volta raccolti nella propria testa tutti i dati e che è riuscito ad entrare nella pelle del sospettato, allora inizia a prendere delle iniziative che spesso nemmeno i suoi ispettori comprendono, proprio perchè non hanno seguito il processo di "assorbimento".
Il lettore invece si, perché Simenon ha avuto cura di descrivere tutte le osservazioni, le scoperte, le immedesimazioni che il commissario compie in quella fase di passiva inattività. Certo c'è sempre qualche elemento che balza fuori quasi a sorpresa  ad un certo punto dell'inchiesta. Diciamo quasi a sorpresa perché è di solito annunciata da frasi tipo "...Maigret aveva un sensazione che gli girava in testa, non sapeva cosa ma si trattava di un elemento di una certa importanza...". Oppure: "... non avrebbe saputo dire perché, ma quel tipo non gli piaceva, e non si trattava solo di antipatia... dietro c'era dell'altro che doveva assolutamente scoprire...". E queste sensazioni ricorrono nell'inchiesta finchè non si trasformano in qualcosa di decisivo per la sua soluzione.
Siamo nel regno della sensibilità e non della ragione. Qualcosa che è entrato nel subconscio del commissario a sua insaputa e crea, insieme alle altre informazioni un coacervo di impressioni, sensazioni, intuizioni che man mano vengono a galla, diventano meno confuse e si traducono in una chiave di lettura indispensabile per la soluzione del caso.
Maigret insomma indaga senza aver l'aria di farlo, come d'altronde Simenon era un grande della letteratura, senza che avesse l'aria di esserlo. E Mankell ha ragione nel sostenere che Simenon era un maestro del genere.

giovedì 4 aprile 2013

SIMENON. FINE DELLA SOSPENSIONE PER PROBLEMI TECNICI. DA DOMANI REGOLARMENTE ON LINE

CI SCUSIAMO CON VOI, MA COME AVRETE NOTATO, DA QUALCHE TEMPO UNA SERIE DI PROBLEMI TECNICI HANNO INTERROTTO PRIMA SALTUARIAMENTE, POI PER QUALCHE GIORNO, LA MESSA ON LINE DEI POST DI "SIMENON-SIMENON". ORA E' TUTTO RISOLTO E DA DOMANI RICOMINCEREMO DI NUOVO CON REGOLARITA' QUOTIDIANA I NOSTRI APPUNTAMENTI.

venerdì 29 marzo 2013

SIMENON. MAIGRET, DE MAIGRET E GLI AUGURI

Quando siamo impegnati nella nostra ricerca quotidiana di informazioni, news e novità su Simenon e Maigret, uno dei nomi su cui ci imbattiamo spesso, soprattutto nei media francesi, è De Maigret e più precisamente Caroline Maigret.
Si tratta di una modella francese, una delle più in conosciute, trentottenne, che ha debuttato nel mondo della moda nel '93. Ha lavorato per Chanel, Valentino, Dior, Louis Vuitton... è apparsa sulle copertine e nei servizi fotografici di Vogue, Elle, Glamour.. Insomma si muove nel gotha degli stilisti e delle fotomodelle. Ma perché ne parliamo? Perché oltre a quel "Maigret", la signorina che vedete qui accanto e il nostro commissario hanno in comune un''altra cosa. In particolare Neuilly-sur-Seine. Già, lì la signorina Caroline nacque nel febbraio del 1975 e proprio a Neuilly-sur-Seine Simenon visse per qualche tempo, scrivendo una ventina di racconti sulle inchieste del commissario Jules Maigret. Molti dei quali prima di uscire nei volumi di Gallimard, nel 1944, videro la luce sulle pagine dei giornali Paris Soir-Dimanche, Police-film e Police-roman dal '36 al '38.
Ma si tratta di una località che ritroviamo anche in altri titoli di Simenon, come scenario di Maigret et la Grande Perche (Presses de la Cité - 1951).
Beh, con questa modella De Maigret, Simenon-Simenon augura ai propri lettori i migliori auguri per le festività pasquali. Un'occasione anche per prenderci una piccola vacanza. Auguri a tutti quindi e arriverderci a martedì prossimo.

martedì 26 marzo 2013

SIMENON. ADIEU EPALINGES

L'abbandono della villa, in un foto di Hadrien Ponchette per il quotidiano "Libération"


No. Non ci riferiamo al settembre del 1972, quando Simenon, ancor stordito dall'incapacità di avviare la stesura di un romanzo, Victor (che non vedrà nemmeno l'inizio e che marcherà invece la fine della sua attività di romanziere), all'indomani quindi della decisione di non scrivere più, prese un'altra decisione importante: abbandonare la grande e fastosa villa di Epalinges.
Ormai erano solo lui e Teresa a viverci.
Quella era la sola casa che in tutta la sua vita si era fatto costruire. Anzi, l'aveva progettata lui in persona per soddisfare tutte le esigenze di una famiglia che allora contemplava, oltre a lui e Denyse, Teresa Sburelin, i figli, una folta schiera di persone tra segretari e servitù, stanziali o meno... Una casa, meglio una villa, meglio ancora una grande villa, tutta su un piano, specificamente pensata sin nel più piccolo dettaglio per le sue necessità quelle dei figli, della moglie...
No. Questo ad Epalinges è un addio alla "casona" che molti giudicarono brutta, funzionale sicuramente anche originale, ma brutta al punto di meritarsi vari soprannomi dagli abitanti locali o dai passanti occasionali: l'opedale. il bunker, la clinica, la latteria.. Insomma una costruzione che a giudizio di molti che l'hanno potuta osservare solo dall'esterno (tra questi ci siamo anche noi) non presentava alcun motivo di gradevolezza e contrastava non poco con il bucolico paesaggio di quelle colline appena nei dintorni di Losanna.
Bene, adesso è stato deciso e approvato di demolirla. Da decine d'anni disabitata e in rovina, quella che doveva celebrare il culmine della carriera del romanziere, non ha seguito la sorte della sua fama e del suo valore letterario che invece in quegli stessi anni sono cresciuti nell'apprezzamento della critica e dei lettori.
La villa d'Epalinges ha invece seguito un lento declino, come succede per tutte le cose umane, fino a diventare un rudere inutile, da abbattere per far posto ad una speculazione edilizia... Su quel terreno sorgerà un residence di gran lusso...

domenica 24 marzo 2013

SIMENON. L'INCONTRO / 2


La short-story di questo weekend ce la propone Murielle Gigandet, nostra attachée al Bureau Simenon-Simenon e autrice di altre short-story su questo daily-blog. Stavolta i protagonisti si incontrano su un canale... Una situazione giocata abilmente tra realtà e fiction e decisamente originale. Questa è la seconda parte del racconto pubblicato ieri.
Ricordiamo che chiunque volesse cimentarsi in questa rubrica "...magari come Simenon!", scrivendo dei brevi racconti, potrà farlo proponendosi all'indirizzo 
simenon.simenon@temateam.com






 L'INCONTRO 
di Murielle Gigandet
 
Il commissario Maigret in un'illustrazione di Ferenc Pintér


(segue)
- Ma è una coincidenza!...
- E sono commissario di polizia…
L’altro restò a bocca aperta. Dopo qualche secondo di silenzio e di stupore, scoppiò a ridere. La sua risata era così contagiosa e trascinante che il suo visitatore, abbandonando il suo atteggiamento imbronciato, iniziò a ridere a sua volta. Poi tornò serio per domandare:
- Spero che nel vostro libro non raccontiate vicende inverosimili…
L’altro assunse un’aria strana:
Beh, insomma … invento un po’… anzi parecchio…non conosco davvero il mondo della polizia …so quello che raccontano i giornali…
- Fatemi vedere la vostra storia…
Il viso del futuro romanziere s’illuminò.
- Davvero volete? Vi avviso che non si tratta ancora di buona letteratura…
- Poco importa  - borbottò Maigret – la forma. Voglio solo scoprire se c’è un po’ di verosimiglianza.
I minuti passavano. Si sentivano solamente i martelli del cantiere, le grida dei gabbiani e
lo stropiccìo dei fogli che il commissario teneva in mano. La sua lettura durò parecchio tempo, mentre  il suo ospite lo osservava con un sguardo ansioso, vuotando, senza accorgersene, tutta la bottiglia di ginepro. Infine Maigret sospirando, posò l’ultimo foglio sulla pila. Non disse nulla, riaccese la sua pipa, e lasciò andare il suo sguardo sul canale. L’altro non osava interrogarlo, anche se provava un curiosità furiosa. Il commissario sentì che doveva dire quacosa.
- Vedete – iniziò…
Non trovava il tono giusto. Avrebbe voluto bere un altro bicchiere, ma si accorse che la bottiglia era vuota.
- Non avete altro da bere? – domandò con tono burbero.
Il suo ospite sorrise.
- Non ho più nulla. Ma se volete possiamo andare qui di fronte…
I due uomini abbandonarono la chiatta, traversarono il cantiere ingombro di palanche e aprirono la porta di una piccola costruzione che somigliava appena a un cafè. Il suo ospite spiegò:
- Qui vengono soprattutto gli operai del cantiere. Non servono da mangiare, ma il ginepro è buono…
Si sistemarono in un tavolo e l’oste gli portò subito  un recipiente di pietra, riempito fino al bordo di un ginepro profumato. Dopo aver bevuto un paio di bicchieri, Maigret iniziò:
- Vedete, quello che è difficile nel nostro mestiere…

Quando il crepuscolo scese sul canale  quasi addormentato, un treno riportava verso la Francia il commissario Maigret, mentre il suo compagno ritornava pensoso alla sua chiatta. Montò, si sedette su una cassa, poi restò qualche minuto immobile. Infine si riscosse, accese la pipa, prese un nuovo foglio di carta, lo infilò nel rullo della sua macchina da scrivere. Le sue dita dapprima sfiorarono la tastiera e poi molto veloci, sempre più veloci le parole s’impressero sul foglio bianco:
Il commissario Maigret, della prima Brigata mobile, alzò la testa ed ebbe l’impressione
che il crepitìo della stufa piantata nel bel mezzo del suo ufficio…