giovedì 29 ottobre 2020

SIMENON SIMENON. SOME IMPORTANT WOMEN IN “ACT OF PASSION”

  Simenon Story 

SOME IMPORTANT WOMEN IN “ACT OF PASSION”

On how three women influenced the madman who killed a fourth 

SIMENON SIMENON. QUELQUES FEMMES IMPORTANTES DANS “LETTRE A MON JUGE 
Comment trois femmes influençaient le fou qui en avait tué une quatrième. 
SIMENON SIMENON. ALCUNE DONNE IMPORTANTI IN "LETTERA AL MIO GIUDICE"
Su come tre donne influenzano il folle che ne ha ucciso una quarta

G. Simenon - "Act of Passion" - Penguin Book 1965
28 dicembre 2018 - A trio of women shaped Dr. Charles Alavoine’s life: his overbearing mother, Clémence, and his wimpy first wife, Jeanne, and, the worst of them, his overwhelming second wife, Armande. His letter exhaustively reveals how they contributed to his destructive madness. Clémence totally ran the show in Alavoine’s life right up to his second marriage. “She cared for me, she pampered me.” Most importantly, his mother “knew” him, felt the need to “retain him, and spied on him to “protect” him. She made him a doctor. In fact, he chose medicine just “to make her happy.” She set him up in practice and bought him a motorcycle to make his rounds. Criticallyshe “judged it prudent to have him married”twiceand, what’s more, she lived in the same house with him during both marriages. However, Clémence immediately relinquished her control to Alavoine’s second wife who “had a stronger will than hers” and made her feel obliged to step aside.” In fact, his mother was “transformed into a frightened little gray mouse who “confined herself to the place Armande had assigned to her.” By the time of Alavoine’s precipitous, permanent expulsion from their household by Armande, his mother was so “diminished” that her only complaint was, “You are leaving me alone with her…. 
First wife Jeanne served mostly as a willing assistant to his mother in directing Alavoine’s life. Indeed, he had acquiesced to the mother “who married us, thinking, “Why not Jeanne?” His bride was so nice, sweet, and gentle that “her whole person was washed out.” As a matter of fact, she was such “soft dough,” meaning lacking in character, that his mother remained the true mistress of the household. At least, Clémence “gained a daughter” who dutifully “followed in her wake.” As it turned out, Alavoine “never knew” Jeanne, did not love her, and had no sexual desire for her. Purely because his mother and his wife wanted a boy, he “took that up as his own wish. Although Jeanne died delivering another daughter, at the egotist’s trial, she was just “part of the decor in my life” and “already a photograph erased.” 
Armande was ultimately the major driver. Despite Alavoine sensing early on “she was taking me a little under her protection, she rolled on and “made—or made me makethe key decisions, which he offers up as the whole story of my marriage.” Because “she needed to dominate” and “all my acts and deeds were controlled by Armande, he was no longer Dr. Alavoine. Rather he became the husband of Armande. Everything was hers: her house, her kitchen, her furnishings, her friends, her party, and so on. He summarizes the problem this way: Armande “did not allow me enough play in the leash around my neck.” Importantly, “there had never been a question of love between us,” and “we were never attracted carnally towards one another.” No wonder Martine quickly seized the total attention of the henpecked and sex-starved pawnNo wonder, when Armande caught him kissing Martine, her primary reaction was: “If only you had satisfied yourself by seeing her outside”—that is, outside my house! And no wonder, when Armande kicked the lovers out of her house, Alavoine’s reaction was: “I was relieved. At last!” 

David P Simmons 

mercoledì 28 ottobre 2020

SIMENON SIMENON. UN COMMISSARIO "LOW PROFILE"

  Maigret raccontato da Simenon-Simenon/ Maigret raconté par Simenon-Simenon/ Maigret related by Simenon-Simenon  

UN COMMISSARIO "LOW PROFILE"

Schivo, discreto, sempre contrario a mettersi in mostra. Il personaggio di Simenon é grigio?

SIMENON SIMENON. UN COMMISSAIRE "LOW PROFILE"
Réservé, discret, se refusant toujours à se mettre en avant, le personnage gris de Simenon ?
SIMENON SIMENON. A “LOW PROFILE” CHIEF INSPECTOR 
Reserved, discrete, always refusing to put himself first, Simenon’s quiet character?



13 ottobre 2017 - La locuzione "low profile" in inglese viene utilizzata  per esprimere i concetti: “evitare di attirare l’attenzione”, “agire senza clamore”, “comportarsi con discrezione”. Quale migliore definizione per inquadrare il personaggio di Maigret?
Addirittura potremmo affermare che un certa sua aria burbera e accigliata, ma diremmo anche quella cortina che è costituita dal denso fumo della sua pipa, servano a nascondere un'indole che di per sé non è certo incline a mettersi in mostra, a provocare clamore, ma che invece lo porta a rintanarsi in un cantuccio, ad osservare gli altri, ad ascoltare quello che dicono e a registrare mentalmente quanto succede. Il suo istinto lo porta ad appartarsi in un angolo che gli permetta di assorbire l'umore di quella gente, di percepire le dinamiche psicologiche di quella situazione e di lasciarsi andare fino a sentirsi parte di quell'ambiente. 
Ecco, questo descritto è il metodo Maigret. Un metodo che certo non richiede molta azione.
E questo contribuisce all'immagine di un commissario un po' sotto tono, che sembra non agire, oltre non amare la pubblicità e la fama. Anche se poi lui e le sue inchieste finiscono spesso sulle prime pagine dei giornali, cosa che non gli fa affatto piacere... e infatti evita di portare a casa i giornali e non ama che M.me Maigret gli legga o gli dica quello che riportano i quotidiani sulle sue indagini.
Il cuore delle sue inchieste è il momento in cui riesce a entrare nelle mente dei protagonisti del "fattaccio" di turno, a capire la mentalità dominante e a decifrare i meccanismi che si determinano, compiendo così i primi passi che lo porteranno a risolvere il caso.
Esempi di questo  suo "low profile" nei romanzi della serie ne abbiamo parecchi. Ad esempio, quando rifiuta la promozione a Direttore della Polizia Giudiziaria. Certo la spiegazione che ci viene fornita è che Maigret vuole lavorare sul campo, con i suoi uomini, e non star seduto ad una scrivania a prendere ordini dai politici...  Ma è anche vero che quell'incarico gli avrebbe dato ancora maggiore visibilità, i media si sarebbero interessati a lui, molto più di ora che era solo un commissario capo. Ancora più fama, magari anche qualche obbligo mondano... certo, il grado lo avrebbe richiesto... 
Ma per carità! Maigret vedeva queste cose come fumo agli occhi.
Meglio una domenica pomeriggio passata a sonnecchiare in un cinema con la moglie, o a fare una passeggiata insieme a lei sul lungo Senna. Oppure meglio una cena dai loro amici Pardon che una serata di gala con i papabili parigini.
Insomma le origini contadine e semplici del commissario hanno lasciato un "imprinting" che non da spazio a interpretazioni. Maigret è un essere semplice, addirittura il suo creatore arriva ad affermare che "non è intelligente", anche se lo definisce "intuitivo". 
Simenon si riferiva probabilmente alla brillantezza, alla sveltezza, all'azione fulminea che non sono attributi del commissario. Il nostro personaggio è un pesante camion, lento, che magari fatica a mettersi in moto, ma che poi procede inesorabilmente, e niente e nessuno può mettersi sul suo cammino senza restare schiacciato dalla sua mole. 
Ma tutto questo senza far rumore, senza smuovere troppo le acque, senza coinvolgere troppe persone. Ad esempio durante le indagini, a meno che non sia assolutamente indispensabile, privilegia le azioni segrete: lui e i suoi ispettori. E invece a volte deve scontrarsi con il suo superiore, il giudice Comelieu, che propende per le azioni in grande stile, quelle che fanno molto rumore e che provocano un'eco mediatica.
Il "low profile" tra l'altro è quello che fa di Maigret un uomo come gli altri e sappiamo ormai bene come questa identificazione è quella che ha fatto la fortuna del personaggio così ben congegnato da Simenon. (m.t.) 

martedì 27 ottobre 2020

SIMENON SIMENON. DIX ANS AVEC MAIGRET


SIMENON SIMENON. DIECI ANNI CON MAIGRET

SIMENON SIMENON. TEN YEARS WITH MAIGRET

 

Au cours de ces semaines où nous fêtons les dix ans d'existence de notre blog, nous vous proposons plusieurs rubriques souvenirs, qui rappellent comment nous avons raconté Simenon et son œuvre. Parmi ces rubriques, l'une est consacrée à Maigret. Parce que c'est un personnage incontournable lorsqu'il s'agit de l'univers simenonien. 

Voudrait-on éviter d'évoquer le commissaire à la pipe qu'on ne le pourrait pas. On tente de l'évacuer par la porte de la littérature tout court, le voilà qui revient par la fenêtre en nous faisant comprendre que les romans Maigret ne sont pas si éloignés que ça des « romans durs », On essaie de le mettre de côté en expliquant que ce blog n'est pas consacré au roman policier, et Maigret nous montre qu'en réalité, les romans de la saga sont loin d'être de simples romans de détective… Simenon lui-même a tenté de se séparer de son personnage, en clamant d'abord à qui voulait l'entendre qu'il ne se prenait pas pour son personnage, qu'il n'était pas Maigret, pour finir par admettre, à la fin de sa vie, que tous deux s'étaient mis à se ressembler… Le romancier souhaita à plusieurs reprises abandonner ce héros qui lui avait apporté la fortune et une renommée, parfois un peu encombrante, mais il ne put jamais s'en débarrasser, continuant jusqu'au bout à raconter ses aventures... 

Il n'est pas sûr que Maurizio, quand il a créé ce blog il y a dix ans, imaginait que Maigret y prendrait autant de place. D'ailleurs, le nom du blog est « Simenon-Simenon », pas « Maigret-Maigret », ni « Simenon-Maigret » ! Si on parcourt les archives, on constate que les billets des premières années étaient plus fréquemment consacrés à la biographie de Simenon et à son œuvre en général. Mais petit à petit, Maigret a imposé sa lourde silhouette sur les pages du blog, et on a commencé à lui consacrer davantage de billets, pour en arriver à lui offrir des rubriques spéciales, lui réservant même un jour de la semaine, avec le Maigret Magazine du dimanche. 

Que n'a-t-on pas évoqué de lui… Ses méthodes, sa façon de humer le monde, ses petits plaisirs, son côté politiquement incorrect, son rapport à l'alcool, sa pipe, l'importance de Mme Maigret… On a aussi signalé les sorties de nouvelles collections, anglophones ou italiennes. Et encore les acteurs qui l'ont interprété, au cinéma et à la télévision. Décidément, on ne peut pas éviter le commissaire quand on veut parler de Simenon ; surtout que nombreux sont les lecteurs du romancier qui ont passé par la case Maigret avant d'aborder l'autre pan de l’œuvre. Les lecteurs italiens en tout premier, qui ont découvert d'abord la série télévisée avec Gino Cervi, puis les romans aux couvertures dessinées par Ferenc Pinter. Mais aussi tous les lecteurs francophones, ceux de la génération des Enquêtes du commissaire Maigret avec Jean Richard, puis ceux du tournant du millénaire qui ont été les fans de Bruno Crémer. 

Que de billets nous avons consacrés aussi au Bal anthropométrique, à la sortie des premiers romans Maigret, aux démêlés de Simenon avec Fayard. Un sujet inévitable, qui revenait aussi souvent que le fameux marronnier des journalistes (évoqué d'ailleurs par Simenon dans plusieurs romans Maigret !)… Mais un sujet nécessaire, parce qu'il montre comment le romancier et son héros sont inextricablement liés, et qu'on ne peut évoquer l'un sans mentionner l'autre. D'ailleurs, le premier billet qui fut consacré à Maigret sur le blog concernait une déclaration de Simenon, qui disait : « je n'ai jamais fait de distinctions entre les romans Maigret que j'écrivais pour mon plaisir et mes autres romans ». Deux pans d'une même œuvre, qui tiennent celle-ci en équilibre, et ceci aussi est un thème qui est souvent revenu au cours de ces dix ans, quelque chose que Simenon-Simenon avait mis en avant dès sa création. 

J'en ai déjà parlé récemment, nous ne savons pas encore à quoi ressemblera notre blog à l'avenir. Maurizio et moi sommes en pleine réflexion sur le sujet. Mais une chose est certaine : Maigret y aura sa place, celle qu'il mérite… 

 

Murielle Wenger 

lunedì 26 ottobre 2020

SIMENON SIMENON. L'ATMOSFERA? E' COSI' IMPORTANTE O E' SOLTANTO... INDISPENSABILE

  post storici / billets historiques / historical posts 


L'ATMOSFERA? E' COSI' IMPORTANTE O E' SOLTANTO... INDISPENSABILE

9 aprile 2015 - Quante volte abbiamo parlato dell'atmosfera dei romanzi e dei Maigret di Simenon? E quante volte abbiamo sottolineato l'importanza che questo elemento riveste nella narrativa simenoniana e come il romanziere si distingua per un non comune capacità di ricrearla con pochi tratti? Vi ricordiamo, tra gli altri, un post di tre anni fa' Simenon: "E basta con quest'atmosfera!" .
Insomma, per chi non volesse rileggersi il post, ricordiamo che in un intervista radiofonica Simenon andava giù duro con i critici che parlavano delle "atmosfere simenoniane", come se, a sua detta, fossero chissaché... Era il 1955 e intervistava André Perinaud. "... Non cé nulla che mi irrita di più della parola 'atmosfera'. Il romanziere d'atmosfera! Ma, Cristo, se non ci fosse atmosfera il romanzo sarebbe un fallimento - protestava in quella sede lo scrittore - E' un po' come se parlandomi di un uomo, mi diceste: 'sapete, respira'. Certo che respira, altrimenti sarebbe morto, no? Un romanzo senza atmosfera è nato morto".
Quindi considerava l'atmosfera come un elemento essenziale, indispensabile nella narrativa, probabilmente come lo sono i personaggi o la trama.
L'anno successivo, in una sorta di prefazione ad un libro fotografico su Parigi (di Andrée Loupoff) tornava sull'argomento con un testo intitolato "Atmosphère de Paris" (jours et nuits de Paris). E lo faceva ovviamente con un tono analogo "...fin dalla pubblicazione dei miei primi romanzi, ormai venticinque anni fa', una parola ritornava con sempre maggiore insistenza negli articoli dei critici letterari che volevano consacrarmi, mi ritrovo nella situazione in cui pian piano 'l'atmosfera' diventa 'la famosa atmosfera'. Non mi ci sono ancora abituato e, per quel che mi riguarda, parlare d'atmosfera in un romanzo equivale, ad esempio per un medico, a comunicare ad una giovane mamma, di cui ha appena visitato il bambino: 'E' perfetto. Respira!... Perché non si trova nient'altro da dire sulla mia opera e vengo seppellito sotto il peso di questa atmosfera?...".
Certo Simenon magari avrebbe voluto che si valorizzasse lo spessore psicologico dei personaggi che lui costruiva, oppure le loro relazioni, che anch'esse investivano la sfera psicologica. Ma c'era da sottolineare anche l'intreccio narrativo e la stessa scrittura, essenziale, asciutta ma mai arida e sempre scorrevole. E certo le atmosfere che sapeva costruire, ma anche qui, oltre il risultato, pure la capacità di crearle con pochi tratti, senza lunghe descrizioni, senza "quadretti". Qualche particolare, un colore, una sensazione, un odore... le atmosfere di Simenon non sono esplicitate. Derivano da qualcosa... dai comportamenti di un certo gruppo di persone, dalle osservazioni o dalle riflessione del protagonista, oppure da una ben precisa condizione atmosferica (pioggia, sole, notte, ghiaccio, umidità, vegetazione...). Insomma si desumono sempre da qualcosa di concreto.
Simenon non aveva bisogno di scrivere "l'atmosfera era così o così"...
Certo per noi lettori, a distanza di oltre quarant'anni, da quando il romanziere smise di scrivere, e ad oltre ottanta da quando iniziò, scorrendo l'insieme della sua opera, è difficile non rilevare che le atmosfere sono uno dei punti qualificanti della sua letteratura. C'è dell'altro, sicuramente... molto altro, ma quello delle atmosfere (che è fondamentale per ogni romanzo, come diceva Simenon e come anche noi, nel nostro piccolo, riteniamo) e' uno degli elementi centrali del corpus simenoniano che ancora oggi ci colpisce e ci affascina.
Forse qualcosa di speciale ci sarà in queste benedette atmosfere... no?

sabato 24 ottobre 2020

SIMENON SIMENON. LO SCRITTORE:"NON HO MAI IMMAGINATO DI ASSOMIGLIARE A MAIGRET"





















  Maigret raccontato da Simenon-Simenon/ Maigret raconté par Simenon-Simenon/ Maigret related by Simenon-Simenon  

LO SCRITTORE:"NON HO MAI IMMAGINATO DI ASSOMIGLIARE A MAIGRET"

L'opinione del romanziere sui punti di contatto tra lui e il commissario
SIMENON SIMENON. L'ECRIVAIN: "JE N'AI JAMAIS IMAGINE RESSEMBLER A MAIGRET"
L'opinion du romancier sur les points de contact entre lui et le commissaire
SIMENON SIMENON. THE WRITER: “I NEVER ENVISIONED THAT I RESEMBLED MAIGRET”
The novelist’s opinion about the connecting dots between him and the Chief Inspector

Domenica 4 settembre 2016 - La questione è lunga e forse anche un po' datata. Ma riscuote sempre un certo interesse, almeno a stare alla quantità e a quello che dicevano commenti e riflessioni che ci avete inviato in vari modi in occasione del post su Camilleri e Montalbano. E lì, tra le altre cose si è rivelato un interesse specifico sull'argomento di quanto dell'autore si ritrovasse in un protagonista di un letteratura seriale.
Già, perché questo della serialità è una componente di un certo rilievo. Mentre ci possono essere delle tipologie di personaggi che, per esempio nei romans-durs di Simenon, in un certo senso, si ripetono e dove certo qualcosa dell'autore si traspone, il protagonista di un serial letterario  (soprattutto di uno come Maigret durato quarant'anni) ha uno status diverso e tra lui e il suo autore si instaurano dei rapporti del tutto particolari.
Ma allora perché in un intervista a Roger Stéphane, alla domanda: 
- Nei romanzi che voi scrivete, normalmente vi identificate con il protagonista?
Si, nei romanzi non polizieschi - risponde Simenon - Nei Maigret non mi identifico con nessuno.
- Salvo che con Maigret stesso - aggiunge l'intervistatore.
No. Questa è un leggenda, io non mi identifico con Maigret. Non ho mai immaginato di somigliare a Maigret.
Queste cose Simenon le affermava in un'intervista televisiva della RTF andata in onda nel 1963 ed erano già trent'anni che lo scrittore continuava la saga dei Maigret.
Stéphane cerca di scavare in questa direzione e insiste:
- Intendevo dire che vi mette nella pelle di...
 Certo le sue reazioni sono le mie e io stesso le sento...Ma quando Maigret esprime un'idea  qualsiasi ... non è necessariamente la mia...
Insomma il nostro non si identifica con Maigret, ma quando scrive finisce per entrare nel personaggio solo ad uso letterario.
Insomma quanto Maigret c'è in Simenon e quanto Simenon c'è in Maigret?
Beh, non è facile dirlo, certo scorrendo la biografia del romanziere e le inchieste del commissario si colgono qua e la dei punti in comune. Ad esempio l'interesse per la medicina (Maigret ha fatto qualche anno d'università a medicina e il suo più caro amico è un medico) e anche un certo modo di procedere, per le investigazioni dell'uno e per la scrittura dell'altro, ricordano il percorso necessario a formulare una diagnosi. 
Poi c'è l'ormai conosciutissimo "comprendere e non giudicare" che fa parte del bagaglio culturale di Simenon, ma che ritroviamo nelle convinzioni del commissario.
Il fatto di provenire entrambe da una famiglia umile, cosa che condiziona fin da bambini la percezione che si ha degli altri e soprattutto delle classi più agiate, anche quando si arriva al proprio apice (fama e successo per Simenon e l'offerta, respinta, a Maigret di diventare vice Direttore della Polizia Giudiziaria). Ed anche in questo caso abbiamo diversi esempi nei romans-durs e nelle inchieste di Maigret.
Insomma non vogliano forzare la mano andando avanti ad elencare analogie più o meno profonde, né assolutamente vogliamo contraddire le affermazioni di Simenon, però...
Però invitiamo tutti a riflettere alle conseguenze di una convivenza con Maigret di quarant'anni, un tipo di presenza rispetto alla quale è difficile rimanere impermeabili per tutto quel tempo. In una direzione o nell'altra qualcosa deve essere passato. E crediamo che una simile convivenza tra autore e personaggio per tanto tempo e per un numero così alto di titoli, sia molto difficile da ritrovare in letteratura, almeno in quella poliziesca.