mercoledì 21 aprile 2021

SIMENON SIMENON "REPORT" - GEORGES SIMENON ÉVEILLE LA CURIOSITÉ DÈS LES PREMIERS MOTS

Les débuts d’un roman doivent accrocher. Du latin ‘incipire’, commencer, l’incipit désigne ces premiers mots. Jean-Louis Dumortier a proposé à 16 chercheurs belges et étrangers de commenter des incipit de Simenon. Le membre du Centre d’études Georges Simenon édite ces analyses dans la revue Traces des Presses universitaires de Liège. Sous l’intitulé «Il avait appris à écrire». Clin d’œil au «Je n’ai jamais appris à écrire ou Les Incipit» d’Aragon.


Daily Science - 16/04/2021 - Raphaël Duboisdenghien - Chacun a interprété à sa façon ma proposition en mettant l’accent sur ce qui lui donnait, à elle, à lui, l’envie de poursuivre sa lecture», explique le professeur honoraire de l’ULiège, ancien chef du Service de didactique des langues et littératures romanes. «C’est varié et je parie sur l’attrait de cette variété. C’est varié quant à la façon de tenir la bride du sujet lisant: haut ici, là sur le cou. Varié aussi quant à la manière de tenir compte de ce qui lui est proposé. Varié encore quant à la dimension des incipit et quant à la notoriété des romans.»
«Traces est et restera ouvert aux chercheurs qui ne veulent pas marcher dans la file, très peu, indienne de l’appel à contribution», souligne le directeur de la publication qui titre «Embarqué» son étude sur la «Chambre bleue». é [...] «Personne ne s’aperçut de ce qui se passait. Personne ne se douta que c’était un drame qui se jouait dans la salle d’attente de la petite gare où six voyageurs seulement attendaient, l’air morne, dans une odeur de café... >>>

martedì 20 aprile 2021

SIMENON SIMENON "REPORT" - BETTY DE CLAUDE CHABROL: SES RETROUVAILLES AVEC SIMENON


Le Mag du Ciné - 10/04/2021 - Beatrice Delesalle - Betty , le quarante-cinquième film de Claude Chabrol, est un film réussi : juste, sans aucun artifice, il se nourrit de l’étude de caractère des deux protagonistes, deux femmes qui sont liées l’une à l’autre presque malgré elles. Un film sans vraiment d’intrigue qui nous touche pourtant profondément. Betty , le quarante-cinquième film de Claude Chabrol, est un film réussi : juste, sans aucun artifice, il se nourrit de l’étude de caractère des deux protagonistes, deux femmes qui sont liées l’une à l’autre presque malgré elles. Un film sans vraiment d’intrigue qui nous touche pourtant profondément. Un soir de pluie, Betty (interprétée par une Marie Trintignant qui eut sans doute ici le meilleur rôle de sa carrière brutalement brisée), passablement ivre...>>>

lunedì 19 aprile 2021

SIMENON SIMENON "SOUVENIR" - L'ISTINTO PRIMARIO DELLA SCRITTURA E NON SOLO

"... Mi è tornato in mente leggendo in un giornale che ho avuto trentantre case durante la mia esistenza, cosa esatta, avendone io fatto un conto... Mi sono domandato perché non avessi scritto un libro sui miei diversi domicili. Mi sarebbe piaciuto molto, ma avrei rischiato di essere lungo e poi avevo già scritto buona parte delle cose che quel libro avrebbe dovuto contenere..."

Ma di che sta parlando Simenon? O meglio, cosa sta dettanto, nel luglio del '78, al suo registratore? E' una riflessione sulle sue abitazioni, di cui si è molto parlato, soprattutto del perchè cambiava domicilio così frequentemente.

"... se mai dovessi scrivere "Mes Maisons"si scoprirà che le ho lasciate tutte nello stesso modo, senza che io possa fornire una spiegazione ragionevole della mia partenza... Non credo che avrei la pazienza di raccontare le mie case. Ce ne sono state davvero troppe e sono solo quattro anni che ho conosciuto la mia ultima, la più piccola, che io sento della taglia giusta e adeguata per viverci in due..."
L'ultimo riferimento è fatto alla piccola costruzione con giardino al 12 di rue des  Figuiers a Losanna.
Ma oggi siamo qui proprio per scoprire quello che, in vari suoi scritti, Simenon  stesso ha detto delle sue case.
Per esempio per la sua prima viene tirata in ballo in un dialogo de Les Mémoirese de Maigret (1950) in cui il commissario parla con lo scrittore stesso presumibilmente nel 1932.
"- ... ho quindi seguito il consiglio di mia moglie E' esatto, per un certo numero di mesi abbiamo abitato a Place des Vosges. Ma non avevamo i nostri mobili. 
Simenon partiva per l'Africa dove avrebbe dovuto trascorrere circa un anno.
- Perché aspettando la fine dei lavori non vi sisteate nel mio appartamento di place des Vosges?
E così lì abbiamo abitato, al 21 per la precisione, senza che ci si possa rimproverare di... infedeltà nei confronti del nostro vecchio boulevard..."
Facciamo un salto indietro all'anno prima. Siamo a Marsilly, vicino a La Rochelle.
"... alla fine mi sono sistemato, verso il 1931 a La Richardère, una sorta di residenza nobile di campaga, che chiamavano così, suppongo, perchè aveva una torre. Mi sono dato da fare per ammobiliarla. Questa volta mi sono rivolto ad un falegname. Ho scelto nel suo cortile le tavole di quercia ben stagionate Il mio ufficio ne era rivestito completamente con uno spessore di cinque centimetri. Ripartenza. Tour d'Europa, di nuovo a La Richardiére e poi il giro del mondo. Poi ho voluto sistemarmi nella foresta d'Orléans in una vecchia abbazia cistercense, dove andavo molto spesso a cavallo, ma ben presto ho trovato che la foresta fosse lugubre...".
Questo lo scriveva in Des traces de pas, il secondo dei suoi Dictées, nel 1974. Ma vediamo come continua.
"...era il 1936... abitavo nel castello de la Cour-Dieu nella foresta d'Orléans, l'abbazia cistercense fiancheggiata da un chiesa in rovina. Ho afittato un terreno di cacca di diecimila chilometri quadrati. Avevo fatto arrivare i miei cavalli. Cavalcavo quasi tutti i giorni. Pioveva e io mi annoiavo parecchio..."
Poi è la volta di Porquerolles, l'isola davanti a Hyères, vicino Tolone.
"...Porquerolles ritorna pesso nei miei sogni e soprattutto nelle immagini che mi passano davanti agli occhi prima di addormentarmi. Percepisco tutta l'importanza che la scoperta di questa piccola isola del Mediterraneo ha avuto nella mia vita.. Quando ci sono arrivato per la prima volta (1934 n.d.a.) il mio entusiasmo era alle stelle. Tutto era nuovo, la vegetazione, la macchia e le insenature tra le rocce dalle acque profonde e chiare, la popolazione costituita in gran parte di pescatori napoletani e genovesi che erano emigrati qui. Quello che mi rimane è Porquerolles, dove ho avuto una casa per cinque  sei anni e dove avevo acquistato un "pointu", la barca da pesca del posto. Avevo un marinaio. Passavamo delle notti in mare. E nel pomeriggio si giocava a bocce con gli abitanti...".
Dalla semplicità della sua casa da pescatore nell'isola, alla sofisticata residenza parigina di un quartiere bene. Siamo nell'anno seguente il 1935.
"...Paris, Boulevard Richard Wallace, proprio davanti a Bagatelle e quindi al Bois de Boulogne. Un ponte, quasi davanti a noi, ci separava da Puteaux. Non era nel Bois che andavo a fare le mie passeggiate, ma nelle vie a quell'epoca popolari e misere di Puteaux. Per contro il moblio del mio appartamento molto grande era stato concepito più o meno su dei miei disegni. Questa volta il mio studio era rivestito di librerie che andavano dal pavimento al soffitto, in ebano ben lucidato. La sala da pranzo, moderna, era in palissandro, i muri della camera da letto tapezzati di seta gialla e bottoni dorati e i mobili ricoperti di autentica pergamena..."
Nell'autunno del '38 Simenon è di nuovo in cerca. E' tornato in Vandea.
"...Non cercavo più un piccolo castello. Al contrario volevo una casa semplice e rustica, come dicevo a quei tempi, una casa della nonna dove chiunque avrebbe voluto aver passato le vacanze d'estate. E 'per questo che mi sono sistemato a Nieul-sur-Mer..."
Saltiamo l'America, per questioni di lunghezza, e torniamo nel vecchio continente, quando Simenon decise infine di stabilirsi in Svizzera. Siamo nel 1957.
"...la mia prima casa è stato un vecchio castello del XVI° secolo, a Echandens, non particolarmente bello, dove dei mobili moderni sarebbero stati fuori posto. Per il mio studio ho cercato e trovato dei mobili inglesi, firmati Adam, che sono ancora nel mio appartamento della torre (l'appartamento di Losanna, in avenue de Cour n.d.a.)...".
E veniamo alla sontuosa villa che Simenon fece costruire secondo il suo gusto e le sue esigenze, molto funzionale, ma il cui lato estetico suscitò più d'una perplessità.
"... lasciai il mio castello di pietra grigia a Enchandes ed avevo ancora tre figli con me, tutti giovani, il più grande, Marc, viveva e lavorava a Parigi. Bisognava sistemarli tutti. Ogni ragazzo era abituato ad avere il suo bagno per evitare le perenni dispute tra loro. Occorreva ospitare anche la bambinaia perchè Pierre doveva avere ancora tre anni. Inoltre serviva il posto per la mia segreteria, per i miei archivi e infine anche per il personale di servizio. Da poco avevo anche un autista perchè non mi fidavo più molto di me nel vedere in tempo i segnali sulle vie e sulle strade. Quasi sempre in état de roman, pensavo a tutt'altro che a girare a destra o a sinistra. Ho scelto Epalinges perchè era vicina al Golf Club dove allora andavo quasi tutti i giorni. E, tanto che c'ero, inclusi nella casa anche una piscina coperta. E siccome non mi era mai costruito una casa, avendo sempre vissuto in abitazioni e castelli di passaggio, mi sono preso il gusto di cercare di raggiungere, fin nei minimi dettagli, la perfezione...".
La realtà sarà ben diversa, questa grande villa di Epalinges, che probabilmente nelle intenzioni dello scrittore  doveva essere la sua dimora definitiva, lasciò su Simenon un brutto ricordo e di fatto ci abitò per una decina d'anni (dal '63 al '72). Entrò con una moglie, Denyse, tre figli John, Marie-Jo e Pierre, la femme de chambre Teresa e ne uscirono solo lui e Teresa, diventata nel frattempo la sua compagna. E per qualche anno vissero in un appartamento all'ottavo piano di un palazzone di Losanna, al 155 di avenue de Cour.
Ma sentiamo come continua Simenon questo immaginario "Mes Maisons", questa volta da Vent du Nord, Vent du Sud, un altro Dictè del 1975.
"... quel grande baraccone di Epalinges che avevo concepito con tanto amore, aveva finito per pesarmi molto sulle spalle e allora comprai, in una delle torri di Losanna, quasi vicino al lungolago, un appartamento da dove, in finestra, vedevo una piccola casa rosa che infine fu messa in vendita e dove mi stabilii - scrive Simenon - Ora, nella mia piccola casa rosa, costruita nel 1750 circa, e che è classificata monumento storico, cosa ho scelto come mobili? Dei mobili scandinavi, in non so di quale materiale... dei mobili bianchi fabbricati in serie. Non ci sono materie naturali, salvo le poltrone in vero cuoio..." . E aveva descritto la sua ultima abitazione in un altro Dictè, Les Petits Hommes (1974), lì dove vivrà inieme a Teresa per quindici anni, fino alla propria morte.
"... Ebbene, dopo settantun'anni ho la mia camera, per vivere, per pensare, per leggere e per amare.
Non credo di averla descritta. E' al piano terra di una piccola casa con una grande vetrata, più due finestre, che danno su un giardino, non molto grande, ma che mi è sufficiente e dove si trova il più bell'albero di Losanna (il famoso cedro del Libano n.d.a.)...".

sabato 17 aprile 2021

SIMENON SIMENON WEEKEND N.9 - SCRITTORI, ATTORI, REGISTI.... ÉCRIVAINS, ACTEURS, RÉALISATEURS


Letteratura e cinematografia, romanzi e film, scrittori e registi, dalle pagine di carta al grande schermo...

Littérature et cinématographie, romans et films, écrivains et réalisateurs, des pages papier au grand écran...

 

giovedì 15 aprile 2021

SIMENON SIMENON WEEKEND. DOMANI SCOPRIRETE IL NUMERO 9 - DEMAIN, VOUS DÉCOUVRIREZ LE NUMÉRO 9


Que le répertoire littéraire de Simenon ait été une source à laquelle puiser des sujets pour le cinéma est un fait désormais bien établi. En témoignent la soixantaine de films adaptés des romans simenoniens...

Che il repertorio letterario di Simenon sia stato un pozzo dove attingere soggetti per i film è cosa ormai nota. Lo testimoniano la sessantina di pellicole tratte dai romanzi simenoniani....

 

SIMENON SIMENON "SOUVENIR" - L'ISTINTO PRIMARIO DELLA SCRITTURA E NON SOLO


Quello che ha scritto e ogni dichiarazione che ha rilasciato il tal senso portano univocabilmente alla concusione che l'istinto per Simenon fosse vincente sulla ragione. E lui non si riferiva solo alla propria opera letteraria, ma anche alla propria vita, alle scelte di tutti i giorni.

Questa storia dell'istinto a 360° a volte non convince. Ad esempio nel trattare con gli editori o con le case cinematografiche per la cessione dei diritti, cosa che sapeva fare molto bene, l'istinto può averlo aiutato fino ad un certo punto, ma ci sarà voluta anche una buona dose di ragione e una certa esperienza.
Però anche lui stesso, per esempio in una lettera ad André Gide, si definiva non intelligente e addirittura affermava di diffidare della propria intelligenza perchè preferiva "sentire" piuttosto che "pensare", riconosceva che aveva un'ottima memoria e un buon intuito e che queste erano doti importanti. L'intelligenza poteva subentrare in un secondo momento.
Quando nell'ultima parte della sua vita, tirava le somme della sua intensa e ricca esistenza, non faceva che riconfermare questa tesi.
"...non ho mai obbedito alla ragione. Fin dalla mia infanzia ho sempre seguito l'istinto, cosa che continuo far tutt'ora... - scriveva in uno dei Dictées nel 1979 -  Fino ad oggi comunuque il mio istinto non mi ha mai fatto sbagliare anche se mi ha procurato qualche anno infelice e qualche volta doloroso...".
Tra l'altro questo fatto di non essere intelligente, ma intuitivo o istintivo, Simenon l'ha trasposto sic e simpliciter nel suo commissario Maigret. E lo dice proprio con le stesse parole che utilizza per sé stesso.
Infatti, rispondendo ad un domanda in un'intervista di Roger Stéphane nel 1963, asseriva "... Maigret non è un uomo intelligente. E' un intuitivo...".
Lo affermava come se questo trasfert potesse rendere più convincente la sua opinione. Adesso non vogliamo qui impelagarci nella questione se Maigret sia o no il personaggio della letteratura simenoniana che più somiglia allo scrittore. Ma è un fatto che quanto detto prima e, per esempio, la convinzione che "é meglio comprendere che giudicare", fanno parte della mentalità dello scrittore, ma le ritroviamo come caratteristiche basilari del commissario.
Anche nella famosa intervista televisiva di Bernard Pivot del 1981, si toccò l'argomento e Simenon ebbe così modo di ribadire: "... non ho mai pensato un romanzo, ho sentito un romanzo. Non ho mai pensato un personaggio, ma ho sentito un personaggio. Non ho mai inventato una situazione, la situazione si è concretizzata mentre scrivevo, ma non sapevo affatto dove il mio personaggio mi avrebbe condotto...".
E questo, l'abbiamo gia detto tante volte, spiegherebbe la velocità di scrittura di Simenon. E sappiamo che faceva di tutto per non interrompere la seduta di scrittura. Preparava in anticipo quello che gli sarebbe potuto servire, nel timore che qualsiasi interruzione avrebbe potuto fargli perdere quell'intuizione. E poi se non fosse stato trascinato da questa istintiva ispirazione, quella che lui chiamava état de roman, sarebbe potuto essere così veloce? Evidentemente dubbi, curiosità, ripensamenti, incertezze, che avrebbero rallentato il ritmo, non facevano parte della sua modalità di scrittura. E' vero che durante il suo periodo di scrittura popolare, quella su ordinazione, doveva sbrigarsi e più velocemente scriveva e tanto più guadagnava. Ma dai Maigret in poi tutto questo non era più necessario, non aveva bisogno di essere così veloce. Eppure il ritmo rimase inalterato, anche se dai popolari ai Maigret e quindi ai romanzi le sue costruzioni letterarie andavano facendosi sempre più complesse e approfondite. Eppure lui procedeva sempre come un treno. Ad ogni bivio intuiva perfettamente dove andare senza esitazioni e i risultati alla fine sembrano proprio dare ragione a questo istinto o intuito comunque si voglia chiamarlo.

martedì 13 aprile 2021

SIMENON SIMENON. É IN USCITA "LO SCIALLE DI MARIE DUDON E ALTRI RACCONTI"

Tra un paio di giorni troverete in libreria “Lo scialle di Marie Dudon e altri racconti” 
(Adelphi/Gli Adelphi). Si tratta di una raccolta di brevi storie che lo scrittore belga, scrisse in Vandea e pubblicò tra il 1940 e il 1941 in anteprima su due periodici, ("Gringoire" et "Notre Coeur") e che fu pubblicato poi nel 1954 da Gallimard come appendice del "Testament Donadieu". Oltre al racconto che da il titolo al libro, troviamo anche: Le doigt de Barraquier, Le Baron de l'écluse ou La croisière du «Potam», Le vieux couple de Cherbourg, La révolte du Canari, Le destin de Monsieur Saft, Le nègre s'est endormi, L'épingle en fer à cheval, Valérie s' en va, Les cent mille francs de «P'tite Madame».
Una decina, di racconti tutto sommato leggeri, anche se vagamente venati da una trama noir più o meno evidente e decisamente influenzati dall'atmosfera provinciale che Simenon respirava a Fontenay-Le Comte. Ad esempio il denaro, è un fil rouge che attraversa molti racconti e che diventa il mezzo o per lasciarsi dietro la miserie della vita quotidiana, oppure come strumento per superare le divisioni, a volte invalicabili, tra le classi sociali. E come sempre spiccano alcune figure femminili che Simenon sa tratteggiare mirabilmente e cui infonde le caratteristiche degli archetipi: la madre severa e addirittura tirannica, la prostituta calorosa, la moglie pettegola lagnosa...

lunedì 12 aprile 2021

SIMENON SIMENON "REPORT" - FERENC PINTÉR CI HA INSEGNATO QUANTO É BELLO GIUDICARE UN LIBRO DALLA COPERTINA



Il Foglio - 10/04/2021 - Stefano Priarone - Non si giudica un libro dalla copertina è una delle frasi più abusate che ci siano. Si giudica, ma certo che si giudica, molti scelgono di comprare un libro proprio per la copertina. Lo sa bene Anita Klinz, responsabile dell’ufficio grafico della Mondadori, quando all’inizio degli anni Sessanta riceve nel suo ufficio un esule ungherese nato in Italia che si propone come illustratore freelance. Ammirata dalle opere nella sua cartella, gli chiede di fare uno schizzo sul momento e questi disegna un meraviglioso cavallo. Viene assunto all’istante. Quell’artista è Ferenc Pintér (1931-2008): nato ad Alassio da padre ungherese e madre italiana, è stato uno dei più grandi illustratori al mondo.
Dal 1961, sessant’anni fa, fino al secondo millennio ha realizzato circa mille copertine per la Mondadori, specie per le collane Oscar e Omnibus, il suo stile grafico è stato per decenni il biglietto da visita della casa editrice. Grazie a Pintér gli Oscar hanno dato nuova vita a vari classici italiani e stranieri, soprattutto del Novecento: famosa la sua copertina per “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Erich Maria Remarque con una inquietante bocca urlante. Sue anche le copertine di decine di romanzi del celebre commissario Maigret creato da Georges Simenon...>>>