mercoledì 28 aprile 2021

SIMENON SIMENON "REPORT" - LO SCIALLE DI MARIE DUDON


Il Foglio
- 21/04/2021 - Gaia Montanaro
- Per andare da quella gente, che non conosciamo e a cui non dobbiamo niente, il tuo scialle va più che bene… Non ho intenzione di lasciarti rovinare un cappotto e un paio di scarpe quasi nuove…”. Lo scialle di Marie Dudon è il simulacro della sua condizione sociale e insieme esistenziale. Madre di famiglia, con un bambino piccolo da accudire e un marito sempre sull’orlo della disoccupazione, la donna assiste per caso a un avvelenamento, osservando dalla finestra di fronte la giovane moglie del proprietario di parte dello stabile in cui vive che mette della polverina nel bicchiere dell’anziano marito, provocandone la morte poco dopo. Marie tenta di trarre vantaggio da questo fortuito segreto ma non ha la capacità di sfruttarlo, è e rimane sempre e solo il suo solito scialle. Il suo desiderio non è stato sufficiente per cambiare le cose. Lo stesso desiderio che muove in profondità la maggior parte dei personaggi di questi dieci racconti di Simenon...>>>

martedì 27 aprile 2021

SIMENON SIMENON "SOUVENIR" - RIFLESSIONI DI UN FUMATORE DI PIPA SIMENONIANO E MAIGRETTIANO

Il famoso scrittore, lo sconosciuto e il grande attore... tutti insieme ma con uno del tutto fuori contesto: i miracoli della pipa!

Non voglio dire che chi non fuma la pipa non possa apprezzare il commissario Maigret. Sarebbe come dire che chi non beve calvados o non mangia i sandwich della brasserie Dauphine non riesca a gustare appieno delle indagini del personaggio di Simenon. Però, certo che... anche perché Simenon, pure lui un fumatore accanito di pipa, ci presenta la figura di un fumatore di pipa estremamente realistico, sia per quello che gli fa dire, che per quello che gli fa fare, ma diremmo anche per quello che sottintende tra le righe.
Il "non detto" di un autore fumatore di pipa che descrive un personaggio fumatore di pipa è infatti costituito di cose sottaciute, esperienze che non c'è bisogno di rivelare, sensazioni che implicitamente legano lui e il suo personaggio, voglie e stati d'animo che solo chi fuma la pipa può capire...
Per esempio chi non fuma la pipa difficilmente sa che l'aroma che percepisce chi si trova vicino ad un fumatore di pipa è ben diverso da quello che si gusta fumando lo stesso tabacco. E l'odore di quel tabacco nella sua bustina è ancora tutt'altra cosa.
E questo, direte voi, cosa c'entra nella scrittura di Simenon? E' una di quelle sottili differenze... tre gradi di esperienza olfattiva che si riferiscono a momenti e situazioni diverse, che un non fumatore ignora.
Quante volte Simenon fa dire al commissario (oppure lo dice lui stesso) che la tal pipa quel giorno non era affatto buona... o che non c'era modo di fumarla come si deve... o che si spegneva continuamente... Questo certo dipende dalla pipa, se è stata pulita a dovere, se si è inumidita troppo... ma c'entra anche il tabacco, anche lui troppo umido (e allora non si accende mai bene), o troppo secco (e allora brucia il palato e la gola)... Tutto ciò fa parte delle abitudini di un fumatore di pipa di... lungo corso, proprio come Simenon e Maigret.
Accendere la pipa non è mai un gesto automatico e meccanico come per una sigaretta (a volte non ci si accorge che ce n'è una ancora accesa sul posacenere). Caricare una pipa, vuol dire averne prima scelto una e in questa scelta pesano diverse considerazioni, proprio quelle che fanno parte del non raccontato.
Sappiamo, ad esempio, che la predilezione di Maigret va alle pipe grosse e massicce, anche perché si addicono alla perfezione alle sue manone. Ma una pipa può essere grossa e non avere un fornello molto capiente. E se, per esempio, il commissario si appresta a condurre un interrogatorio che ritiene possa durare a lungo, magari sceglierà una pipa con un fornello particolarmente capace e presserà il tabacco più del solito, non solo in modo di averne di più da fumare, ma perché quando il tabacco è ben pressato brucia più lentamente (però non bisogna tirare troppo per non bruciarsi la lingua). Questo Simenon non lo dice mai, come altre cose, ma da come Maigret accende la pipa, dagli sbuffi che fa, da quante volte gli capita che si spenga e la deve riaccendere, un fumatore di pipa capisce molte cose.
Quello che invece Simenon racconta è il modo sbrigativo con cui spesso il commissario vuota una pipa: battendo il fornello sul tacco della scarpa. Simenon che era un fumatore meno ruvido e più raffinato del suo personaggio, non l'avrebbe mai fatto. E quando lo racconta, chi fuma percepisce una sorta di disapprovazione taciuta, ma anche di rassegnazione... il suo personaggio è fatto così e questo modo molto poco elegante di vuotare la pipa è perfettamente in linea con lo stile Maigret.
D'altronde Simenon non avrebbe mai fumato quel tabacco "gris", di cui il commissario fa un grande uso, un trinciato grosso, per niente aromatizzato, poco lavorato e molto grossier... Lui fumava pipe Dunhill o Peterson, allora le migliori pipe al mondo, e raffinate miscele di tabacchi inglesi (la Dunhill creò e gli offrì per anni una miscela chiamata "Maigret Cut's"). Ma anche lui ne aveva moltissime, centinaia, anche se poi (come succede a quasi tutti i fumatori di pipa) quelle che fumava erano sempre le stesse... e quando scriveva le teneva lì sulla sua scrivania, pronte da fumare, già cariche di tabacco... pipa e tabacco che non mancavano mai ed evidentemente erano sinergiche al suo d'ètat de roman in cui scriveva i suoi libri.
Maigret fuma la pipa anche a casa, dopo cena, qualche volta a letto prima di addormentarsi e raramente, anche la mattina appena sveglio, riaccendendo la pipa iniziata a fumare la sera prima, che lo ha aspettato tutta la notte lì sul comodino... Il commissario fuma persino quando sta male, cercando, invano, di non farsi scoprire da M.me Maigret, che spesso fa finta di mangiare la foglia...
Abbiamo detto degli interrogatori, ma la pipa è compagna di Maigret anche quando fa le nottate tra appostamenti, pedinamenti, attese nel suo ufficio di Quai des Orfévres, in qualche bistrot, o in qualche piccolo albergo di periferia... La pipa come una calda presenza che riscalda le mani, ma quello non è un calore solo fisico, si tratta anche di una compagnia che gli dà forza nei momenti difficili e contribuisce a farlo sentire meno solo, quando si trova lontano, in posti sconosciuti, in mezzo a gente estranea. E mentre gira e rigira intorno ad un caso che non riesce a capire, vuotare la pipa, accenderla, pressare il tabacco (e va bene, non è carino, ma Maigret evidentemente lo fa con il dito invece di usare l'apposito "curapipe"... dal momento che non ci pare che Simenon lo citi mai), dicevamo tutte le attività pre-fumata, sono un complesso di azioni che sono essenziali per chi è solo o per chi ha in testa qualcosa che gli sfugge. Concentrandosi su quelle azioni si mettono in moto una serie di meccanismi che da una parte richiedono concentrazione, ma dall'altra risultano dei funzionali catalizzatori per le idee giuste su cui instradare i ragionamenti per risolvere un caso o afferrare l'ispirazione. E questo Simenon non lo racconta mai.
Personalmente fumo la pipa grosso modo da quarant'anni e, nonostante abbia letto e riletto i Maigret (e non solo), ogni volta che mi immergo nelle vicende del commissario il primo istinto è quello di andare nello studio e prendere una pipa da fumare (ma, ad esempio, non mi è mai successo leggendo Sherlock Holmes), come se questo mi avvicinasse di più alle vicende di Maigret, come se mi ponesse in qualche modo dalla parte di chi, scrivendo quella storia, stava sicuramente fumando una pipa.Magari volete sapere se adesso mentre scrivo sto fumando? Ebbene sì... fumare la pipa a me aiuta a pensare mentre scrivo, ma anche a riflettere mentre leggo e a farmi venire delle idee mentre, magari seduto sulla sedia con i piedi sulla scrivania, mi arrovello per trovare un'idea per il post del giorno da pubblicare su Simenon-Simenon.

lunedì 26 aprile 2021

SIMENON SIMENON "REPORT" - ADLER, SIMENON E I SOGNI DEL COMMISSARIO MAIGRET


Centro Studi Psicologia e Letteratura - Giorgio Antonelli - Adler ha incontrato un certo favore in quell’onirocritico molto sui generis che risponde al nome di Simenon. Nella saga maigrettiana Simenon usa le concezioni di Adler come plurima chiave di volta interpretativa, sia per quanto riguarda il modo di condurre le proprie inchieste da parte del commissario Maigret, sia per quanto riguarda la complessualità di quest’ultimo. Come direbbe Jung, l’inferiorità è il modo attraverso cui gli uomini incontrano gli uomini. Questo vale per Maigret e vale per i sogni. I sogni c’incontrano là dove siamo meno forti, là dove, insomma, abbiamo veramente bisogno di essere incontrati. I sogni sono inferi, dunque, anche per questo motivo, perché l’incontro è funzionale alla nostra inferiorità, al nostro andare a occupare una geografia diversa da quella, diciamo così, arrogante dell’ideale dell’Io.
Adler è senza dubbio uno dei teorici della psicologia del profondo che attraggono di più Maigret. La teoria secondo cui il punto di partenza della nevrosi rinverrebbe la sua radice in un sentimento di inferiorità è qualcosa che Maigret tiene particolarmente presente nel corso delle sue inchieste...>>>

domenica 25 aprile 2021

SIMENON SIMENON WEEKEND - TUTTI I TITOLI DEL NUMERO 10 - TOUS LES TITRES DU NUMÉRO 10


   • I viaggi di Simenon da Tahiti alla Lapponia 
   • Maigret en été 
   • Una stufa e una pipa, un calore antico e simbolico 
   • Romans tropicaux 
   • Bere per sete o per scaldarsi 
   • Con Loustal e Simenon a Tahiti

sabato 24 aprile 2021

SIMENON SIMENON WEEKEND - NEL NUMERO 10 BRIVIDI E SUDORI FREDDI - DANS LE NUMERO 10 SUEURS FROIDES ET FRISSONS


 Il calore degli elementi, il rigido freddo invernale; quello soffocante dei tropici e le gelate artiche. Siamo consapevoli di aver scelto un tema nel suo insieme vago e vasto, ma che, allo stesso tempo, permette di affrontare aspetti molto differenti della vita e dell’opera di Simenon, sotto angolazione diverse

La chaleur des éléments, la froidure de l’hiver ; la touffeur tropicale et les frimas arctiques. Nous sommes conscients d’avoir choisi là un thème à la fois vague et vaste, mais qui, en même temps, permet d’aborder différents aspects de la vie et de l’œuvre de Simenon, sous des angles variés


CLICCATE QUI - CLIQUEZ ICI

giovedì 22 aprile 2021

SIMENON SIMENON. UN PRIMO TRAGUARDO PER "WEEKEND", DOMANI ON LINE IL NUMERO 10 - UN PREMIER OBJECTIF POUR "WEEKEND", LE NUMÉRO 10 EN LIGNE DEMAIN

 
Siamo arrivati al decimo numero del nostro appuntamento settimanale del weekend. L'iniziativa, ci dicono le analisi statistiche, è stata ben accetta. Un modalità per noi inedita di trattare i temi inerenti il romanziere, la sua vita, l'opera e il suo più famoso personaggio, Maigret. Ed è l'occasione per trattare monograficamente, e con un respiro più ampio dei singoli post di Simenon-Simenon, gli argomenti e i temi più cruciali. Un appuntamento che si integra con l'informazione che continuiamo a pubblicare su Simenon-Simenon e che nel 202 affronta il suo undicesimo anno di vita. Comunque non perdete il numero dieci dove esploreremo il rapporto tra autore e personaggio e gli sbalzi temperatura, nei viaggi, nei romanzi, nelle inchieste....

Nous sommes arrivés au dixième numéro de notre rendez-vous hebdomadaire du week-end. Cette formule, comme nous le disent les analyses statistiques, a été bien acceptée. Une modalité pour nous inédite de traiter les thèmes inhérents au romancier, à sa vie, à son œuvre et à son personnage le plus fameux, Maigret. C'est l'occasion de traiter de façon monothématique, et de développer, plus largement que les billets uniques de Simenon-Simenon, les sujets et les thèmes les plus cruciaux. Un rendez-vous qui complète la partie informative que nous continuons à publier sur Simenon-Simenon, qui aborde en 2021 sa onzième année de vie. Ne manquez donc pas le numéro dix, dans lequel nous explorerons les rapports entre auteur et personnage et les variations de température, dans les voyages, dans les romans, dans les enquêtes...

mercoledì 21 aprile 2021

SIMENON SIMENON "REPORT" - GEORGES SIMENON ÉVEILLE LA CURIOSITÉ DÈS LES PREMIERS MOTS

Les débuts d’un roman doivent accrocher. Du latin ‘incipire’, commencer, l’incipit désigne ces premiers mots. Jean-Louis Dumortier a proposé à 16 chercheurs belges et étrangers de commenter des incipit de Simenon. Le membre du Centre d’études Georges Simenon édite ces analyses dans la revue Traces des Presses universitaires de Liège. Sous l’intitulé «Il avait appris à écrire». Clin d’œil au «Je n’ai jamais appris à écrire ou Les Incipit» d’Aragon.


Daily Science - 16/04/2021 - Raphaël Duboisdenghien - Chacun a interprété à sa façon ma proposition en mettant l’accent sur ce qui lui donnait, à elle, à lui, l’envie de poursuivre sa lecture», explique le professeur honoraire de l’ULiège, ancien chef du Service de didactique des langues et littératures romanes. «C’est varié et je parie sur l’attrait de cette variété. C’est varié quant à la façon de tenir la bride du sujet lisant: haut ici, là sur le cou. Varié aussi quant à la manière de tenir compte de ce qui lui est proposé. Varié encore quant à la dimension des incipit et quant à la notoriété des romans.»
«Traces est et restera ouvert aux chercheurs qui ne veulent pas marcher dans la file, très peu, indienne de l’appel à contribution», souligne le directeur de la publication qui titre «Embarqué» son étude sur la «Chambre bleue». é [...] «Personne ne s’aperçut de ce qui se passait. Personne ne se douta que c’était un drame qui se jouait dans la salle d’attente de la petite gare où six voyageurs seulement attendaient, l’air morne, dans une odeur de café... >>>

martedì 20 aprile 2021

SIMENON SIMENON "REPORT" - BETTY DE CLAUDE CHABROL: SES RETROUVAILLES AVEC SIMENON


Le Mag du Ciné - 10/04/2021 - Beatrice Delesalle - Betty , le quarante-cinquième film de Claude Chabrol, est un film réussi : juste, sans aucun artifice, il se nourrit de l’étude de caractère des deux protagonistes, deux femmes qui sont liées l’une à l’autre presque malgré elles. Un film sans vraiment d’intrigue qui nous touche pourtant profondément. Betty , le quarante-cinquième film de Claude Chabrol, est un film réussi : juste, sans aucun artifice, il se nourrit de l’étude de caractère des deux protagonistes, deux femmes qui sont liées l’une à l’autre presque malgré elles. Un film sans vraiment d’intrigue qui nous touche pourtant profondément. Un soir de pluie, Betty (interprétée par une Marie Trintignant qui eut sans doute ici le meilleur rôle de sa carrière brutalement brisée), passablement ivre...>>>

lunedì 19 aprile 2021

SIMENON SIMENON "SOUVENIR" - L'ISTINTO PRIMARIO DELLA SCRITTURA E NON SOLO

"... Mi è tornato in mente leggendo in un giornale che ho avuto trentantre case durante la mia esistenza, cosa esatta, avendone io fatto un conto... Mi sono domandato perché non avessi scritto un libro sui miei diversi domicili. Mi sarebbe piaciuto molto, ma avrei rischiato di essere lungo e poi avevo già scritto buona parte delle cose che quel libro avrebbe dovuto contenere..."

Ma di che sta parlando Simenon? O meglio, cosa sta dettanto, nel luglio del '78, al suo registratore? E' una riflessione sulle sue abitazioni, di cui si è molto parlato, soprattutto del perchè cambiava domicilio così frequentemente.

"... se mai dovessi scrivere "Mes Maisons"si scoprirà che le ho lasciate tutte nello stesso modo, senza che io possa fornire una spiegazione ragionevole della mia partenza... Non credo che avrei la pazienza di raccontare le mie case. Ce ne sono state davvero troppe e sono solo quattro anni che ho conosciuto la mia ultima, la più piccola, che io sento della taglia giusta e adeguata per viverci in due..."
L'ultimo riferimento è fatto alla piccola costruzione con giardino al 12 di rue des  Figuiers a Losanna.
Ma oggi siamo qui proprio per scoprire quello che, in vari suoi scritti, Simenon  stesso ha detto delle sue case.
Per esempio per la sua prima viene tirata in ballo in un dialogo de Les Mémoirese de Maigret (1950) in cui il commissario parla con lo scrittore stesso presumibilmente nel 1932.
"- ... ho quindi seguito il consiglio di mia moglie E' esatto, per un certo numero di mesi abbiamo abitato a Place des Vosges. Ma non avevamo i nostri mobili. 
Simenon partiva per l'Africa dove avrebbe dovuto trascorrere circa un anno.
- Perché aspettando la fine dei lavori non vi sisteate nel mio appartamento di place des Vosges?
E così lì abbiamo abitato, al 21 per la precisione, senza che ci si possa rimproverare di... infedeltà nei confronti del nostro vecchio boulevard..."
Facciamo un salto indietro all'anno prima. Siamo a Marsilly, vicino a La Rochelle.
"... alla fine mi sono sistemato, verso il 1931 a La Richardère, una sorta di residenza nobile di campaga, che chiamavano così, suppongo, perchè aveva una torre. Mi sono dato da fare per ammobiliarla. Questa volta mi sono rivolto ad un falegname. Ho scelto nel suo cortile le tavole di quercia ben stagionate Il mio ufficio ne era rivestito completamente con uno spessore di cinque centimetri. Ripartenza. Tour d'Europa, di nuovo a La Richardiére e poi il giro del mondo. Poi ho voluto sistemarmi nella foresta d'Orléans in una vecchia abbazia cistercense, dove andavo molto spesso a cavallo, ma ben presto ho trovato che la foresta fosse lugubre...".
Questo lo scriveva in Des traces de pas, il secondo dei suoi Dictées, nel 1974. Ma vediamo come continua.
"...era il 1936... abitavo nel castello de la Cour-Dieu nella foresta d'Orléans, l'abbazia cistercense fiancheggiata da un chiesa in rovina. Ho afittato un terreno di cacca di diecimila chilometri quadrati. Avevo fatto arrivare i miei cavalli. Cavalcavo quasi tutti i giorni. Pioveva e io mi annoiavo parecchio..."
Poi è la volta di Porquerolles, l'isola davanti a Hyères, vicino Tolone.
"...Porquerolles ritorna pesso nei miei sogni e soprattutto nelle immagini che mi passano davanti agli occhi prima di addormentarmi. Percepisco tutta l'importanza che la scoperta di questa piccola isola del Mediterraneo ha avuto nella mia vita.. Quando ci sono arrivato per la prima volta (1934 n.d.a.) il mio entusiasmo era alle stelle. Tutto era nuovo, la vegetazione, la macchia e le insenature tra le rocce dalle acque profonde e chiare, la popolazione costituita in gran parte di pescatori napoletani e genovesi che erano emigrati qui. Quello che mi rimane è Porquerolles, dove ho avuto una casa per cinque  sei anni e dove avevo acquistato un "pointu", la barca da pesca del posto. Avevo un marinaio. Passavamo delle notti in mare. E nel pomeriggio si giocava a bocce con gli abitanti...".
Dalla semplicità della sua casa da pescatore nell'isola, alla sofisticata residenza parigina di un quartiere bene. Siamo nell'anno seguente il 1935.
"...Paris, Boulevard Richard Wallace, proprio davanti a Bagatelle e quindi al Bois de Boulogne. Un ponte, quasi davanti a noi, ci separava da Puteaux. Non era nel Bois che andavo a fare le mie passeggiate, ma nelle vie a quell'epoca popolari e misere di Puteaux. Per contro il moblio del mio appartamento molto grande era stato concepito più o meno su dei miei disegni. Questa volta il mio studio era rivestito di librerie che andavano dal pavimento al soffitto, in ebano ben lucidato. La sala da pranzo, moderna, era in palissandro, i muri della camera da letto tapezzati di seta gialla e bottoni dorati e i mobili ricoperti di autentica pergamena..."
Nell'autunno del '38 Simenon è di nuovo in cerca. E' tornato in Vandea.
"...Non cercavo più un piccolo castello. Al contrario volevo una casa semplice e rustica, come dicevo a quei tempi, una casa della nonna dove chiunque avrebbe voluto aver passato le vacanze d'estate. E 'per questo che mi sono sistemato a Nieul-sur-Mer..."
Saltiamo l'America, per questioni di lunghezza, e torniamo nel vecchio continente, quando Simenon decise infine di stabilirsi in Svizzera. Siamo nel 1957.
"...la mia prima casa è stato un vecchio castello del XVI° secolo, a Echandens, non particolarmente bello, dove dei mobili moderni sarebbero stati fuori posto. Per il mio studio ho cercato e trovato dei mobili inglesi, firmati Adam, che sono ancora nel mio appartamento della torre (l'appartamento di Losanna, in avenue de Cour n.d.a.)...".
E veniamo alla sontuosa villa che Simenon fece costruire secondo il suo gusto e le sue esigenze, molto funzionale, ma il cui lato estetico suscitò più d'una perplessità.
"... lasciai il mio castello di pietra grigia a Enchandes ed avevo ancora tre figli con me, tutti giovani, il più grande, Marc, viveva e lavorava a Parigi. Bisognava sistemarli tutti. Ogni ragazzo era abituato ad avere il suo bagno per evitare le perenni dispute tra loro. Occorreva ospitare anche la bambinaia perchè Pierre doveva avere ancora tre anni. Inoltre serviva il posto per la mia segreteria, per i miei archivi e infine anche per il personale di servizio. Da poco avevo anche un autista perchè non mi fidavo più molto di me nel vedere in tempo i segnali sulle vie e sulle strade. Quasi sempre in état de roman, pensavo a tutt'altro che a girare a destra o a sinistra. Ho scelto Epalinges perchè era vicina al Golf Club dove allora andavo quasi tutti i giorni. E, tanto che c'ero, inclusi nella casa anche una piscina coperta. E siccome non mi era mai costruito una casa, avendo sempre vissuto in abitazioni e castelli di passaggio, mi sono preso il gusto di cercare di raggiungere, fin nei minimi dettagli, la perfezione...".
La realtà sarà ben diversa, questa grande villa di Epalinges, che probabilmente nelle intenzioni dello scrittore  doveva essere la sua dimora definitiva, lasciò su Simenon un brutto ricordo e di fatto ci abitò per una decina d'anni (dal '63 al '72). Entrò con una moglie, Denyse, tre figli John, Marie-Jo e Pierre, la femme de chambre Teresa e ne uscirono solo lui e Teresa, diventata nel frattempo la sua compagna. E per qualche anno vissero in un appartamento all'ottavo piano di un palazzone di Losanna, al 155 di avenue de Cour.
Ma sentiamo come continua Simenon questo immaginario "Mes Maisons", questa volta da Vent du Nord, Vent du Sud, un altro Dictè del 1975.
"... quel grande baraccone di Epalinges che avevo concepito con tanto amore, aveva finito per pesarmi molto sulle spalle e allora comprai, in una delle torri di Losanna, quasi vicino al lungolago, un appartamento da dove, in finestra, vedevo una piccola casa rosa che infine fu messa in vendita e dove mi stabilii - scrive Simenon - Ora, nella mia piccola casa rosa, costruita nel 1750 circa, e che è classificata monumento storico, cosa ho scelto come mobili? Dei mobili scandinavi, in non so di quale materiale... dei mobili bianchi fabbricati in serie. Non ci sono materie naturali, salvo le poltrone in vero cuoio..." . E aveva descritto la sua ultima abitazione in un altro Dictè, Les Petits Hommes (1974), lì dove vivrà inieme a Teresa per quindici anni, fino alla propria morte.
"... Ebbene, dopo settantun'anni ho la mia camera, per vivere, per pensare, per leggere e per amare.
Non credo di averla descritta. E' al piano terra di una piccola casa con una grande vetrata, più due finestre, che danno su un giardino, non molto grande, ma che mi è sufficiente e dove si trova il più bell'albero di Losanna (il famoso cedro del Libano n.d.a.)...".