giovedì 31 marzo 2011

5/MAIGRET E LA NOTTE DE "LE BAL ANTHROPOMETRIQUE"

Spècial-Maigret. Per tutta questa settimana dedicheremo il post di ogni giorno al personaggio del commissario Maigret che proprio quest'anno festeggia l'ottantesimo anniversario dal suo lancio
 

 Nelle discussioni tra Simenon e Fayard che precedettero l'uscita delle inchieste di Maigret, uno degli argomenti di contrasto fu cosa fare per lanciare la serie. Simenon a questo proposito aveva le idee ben chiare. Nessuna conferenza stampa per gli addetti ai lavori, nessuna presentazione ordinaria... non voleva che un personaggio, e quella nuova fase della sua vita letteraria, esordissero con una colonnina di recensione nella pagina culturale dei quotidiani, letta da pochi e ignorata da molti e che già il giorno dopo veniva coperta da altre notizie. No, lui voleva realizzare qualcosa di cui si occupasse anche anche la stampa mondana e che se ne parlasse per almeno per una settimana.
Per raggiungere questo obiettivo, pensò di organizzare una grande festa.
Si trattò del Bal Anthropométrique (letteralmente antropometrico, come le misure del corpo che la polizia prende prima di incarcerare qualcuno), un rendez-vous in uno dei più eccentrici locali di Montparnasse, il dancing la Boule Blanche, solitamente frequentata dagli antillesi di Parigi e dove solitamente si ballava la beguine. Lì avrebbe invitato il meglio e il peggio della società cittadina per la serata "più carceraria" di Parigi.
Ovviamente Fayard non era affatto d'accordo, anche e soprattutto per le spese, visto che Simenon gli aveva detto di aver già contattato per l'allestimento e la creatività della serata artisti come Paul Colin, Marcel Vertés e Don. Tre nomi che da soli già facevano pensare all'editore al fiume di soldi che sarebbe potuto scorrere.
Ma Simenon era irremovibile. Non aveva nessuna intenzione di sprecare quell'occasione. E infatti alla fine, pur di spuntarla, acconsentì di pagare una buona metà delle spese della serata.
E così spedì un gran numero d'inviti per il 20 marzo 1931, inviti che altro non erano che dei "mandati di comparizione".
Davanti all'entrata de la Boule Blanche, al 33 di rue Vanvin, quella sera dalle dieci in poi ci fu una gran fila all'ingresso. All'esterno c'erano dei figuranti per rendere tutto ancor più stravagante, una finta prostituta e il suo protettore e dei poliziotti che prendevano le impronte digitali prima di far entrare gli invitati. Non tutti stettero al gioco, alcuni protestarono, non volendo farsi trattare da delinquenti, come una vecchia conoscenza di Simenon, l'editore di Paris Soir, Eugene Merle (quello de la Cage au verre), che aveva subito analoghi trattamenti durante la
sua gioventù da estremista di sinistra. Circa trecento persone si accalcarono nella sala decorata dagli artisti con uno stile definito molto... Quai des Orfèvres, manette, corpi sanguinanti, ma anche grandi punti interrogativi... Non solo una gran folla quindi con molti rappresentanti della Parigi che conta, ma anche artisti, scrittori, gente qualsiasi e forse anche dei poliziotti in incognito. Si poteva incontrare Philippe de Rothschild, ma anche la cantante Suzie Solidor, la scrittrice Colette e pittori come Derain, il critico d'arte Florent Fels e Raymonde Machard, femminista e redattrice-capo de Le Journal de Femmes. L'orchestra antillese faceva scatenare la folla e un'aria di follia sembra impadronirsi della festa. Alle quattro la sala era ancora piena e la festa la suo culmine, spogliarelli, più o meno integrali, docce allo champagne, promiscuità, divertimento e trasgressione. Era quello che voleva Simenon affinchè la stampa ne parlasse a lungo. Lui nel frattempo non aveva smesso un attimo di scrivere dediche, su nella galleria, per i primi due Maigret lì presentati, Monsieur Gallet décédé e Le Pendu de Saint Pholien. E ne fece talmente tante che non smetteva mai di scrivere, c'era infatti chi lo prendeva in giro dicendo che stesse già scrivendo il prossimo Maigret.
Verso le sette di mattina la festa andò morendo, ma lasciò un'eco proprio come voleva il suo organizzatore. Oltre ad una buona critica per quello che riguardava i romanzi, l'evento tenne banco sui giornali parigini come l'avvenimento mondano più divertente e trasgressivo, come da molto tempo non se ne organizzavano più.
Lanciati i Maigret, lanciato anche Simenon, con il suo vero nome, quella sera diverrà una data storica nella sua vita non solo letteraria. 

4/SPÉCIAL-MAIGRET. DA SIM A SIMENON

Spècial-Maigret. Per tutta questa settimana dedicheremo il post di ogni giorno al personaggio del commissario Maigret che proprio quest'anno festeggia l'ottantesimo anniversario dal suo lancio


Abbiamo detto delle lunghe discussioni tra Simenon e il suo editore Fayard che portarono alla pubblicazione delle inchieste del commissario Maigret. Ci fu un tira-e-molla che toccava vari argomenti dalle possibilità di successo di quel tipo di romanzo poliziesco, alla realizzazione delle copertine, al prezzo di vendita...
Insomma tante di quelle cose da discutere che, arrivati alle soglie della stampa non si era ancora posto il problema del nome dell'autore.
A quel punto Simenon, che aveva sempre usato una ventina di pseudonimi, fu in dubbio. In quei dieci anni di scrittura il suo pseudonimo più usato era stato Georges Sim, tanto che molti lo chiamavano proprio così. Continuava a chiamarlo "il mio piccolo Sim" anche Colette. La popolarità di quello pseudonimo aveva varcato pure i confini, tanto che, quando in Italia vennero pubblicati i primi libri con il suo vero nome e cognome, ci fu un critico che scrisse
addirittura "...firmati Simenon, uno pseudonimo del famoso scrittore Georges Sim...".
Alla fine sembra proprio che fu Fayard a decidere che questa nuova serie fosse firmata Georges Simenon. E d'altronde lo scrittore stesso qualche tempo prima, un po' sbilanciandosi in un intervista affermava " Fino ad oggi mi sono chiamato Sim, Georges Sim, ma adesso ne ho abbastanza di chiamarmi Sim, ora mi riapproprio del mio vero nome con il quale ho intenzione di firmare i miei libri: Georges Simenon" (al giornalista Frédéric Lefévre di Nouvelles Littéraires - 1930).

mercoledì 30 marzo 2011

SIMENON-FAYARD, LA GUERRA DEI MAIGRET

Spècial-Maigret. Per tutta questa settimana dedicheremo il post di ogni giorno al personaggio del commissario Maigret che proprio quest'anno festeggia l'ottantesimo anniversario dal suo lancio

Nei giorni scorsi vi abbiamo proposto le due versioni di come nacque il personaggio di Maigret. Scelta quella che vi piace di più, quella romantica accreditata da Simenon o quella "storica" basata sui suoi progressivi avvicinamenti al personaggio raccontati ieri, occorre facciate un altro cammino. Infatti una volta maturato il personaggio, ci fu ancora molta strada da fare prima che Maigret divenisse una storia seriale venduta al pubblico.
Il primo e più difficile ostacolo era costituito dagli editori. Simenon propose questo personaggio a varie case editrici, che però non lo ritennero adatto ai gusti dei lettori di polizieschi del tempo. Quindi il nostro autore tornò a proporlo a Fayard con cui già pubblicava i suoi romanzi popolari. Racconta Max Favelli de La Gazette des Lettres "...un giorno Charles Dillon leggeva un manoscritto di questo inesauribile fornitore (Simenon), quando ebbe un sussulto e andò a bussare alla porta di Arthème Fayard.
- Mi piacerebbe patron, che leggeste questo testo. Credo che l'autore abbia trovato qualcosa. E' riuscito a creare un personaggio davvero coivolgente. Un certo commissario Maigret...".
Qui di seguito riportiamo invece la ricostruzione della discussione tra patron Fayard e Simenon, così come la propone a pagina 145 Pierre Assouline nel suo monumentale Simenon biographie (Julliard 1992):
Alla prima occasione l'editore interpellò il suo autore:
- Mio piccolo Sim... ecco... Non è male, no, non è male...
- Ah, bene.
- Infatti è catastrofico. Impubblicabile!
- Ah...
- Non c'è una storia d'amore, nè un personaggio completamente buono o uno del tutto cattivo, nè giovani eccezionali, né eroine. Nessun personaggio simpatico e poi qui finisce sempre male... non ci si sposa mai! Ci vuole il "lieto fine". La maggior parte sono drammi, per di più sordidi...Non sono romanzi polizieschi, manca del tutto il lato scientifico. Non girano intorno ad un enigma come ad un problema del gioco degli scacchi. Il protagonista poi è un semplice funzionario, né bello, né forte, né eccezionale... Non fornite al pubblico gli elementi giusti... non ci sono enigmi, quindi non c'è nessun romanzo poliziesco. Dove vorreste che andassimo con questo? Credetemi, non sarebbe possibile alcun successo.
- Allora non lo pubblicherete?
- Ho consultato i librai: così non va. O meglio si va incontro alla catastrofe, non avreste più di mille lettori...andremmo sicuramente a perdere soldi... - ma infine concluse - scrivetene uno al mese, ci proveremo lo stesso...
Insomma nonostante la pessimistica previsione di Arthème Fayard, i Maigret usciranno a patto che l'autore cosegni i primi sei titoli tutti insieme.
La cose andarono più o meno così, forse ci fu bisogno di più di una discussione per convincere l'editore, qualcuno dice addiritura più di un anno.
Comunque in un'intervista rilasciata a Roger Stephane, Simenon ricorda che "... Fu una battaglia lanciare Maigret...E' stata l'unica volta della mia vita in cui mi sono trovato profondamente coinvolto nell'aspetto commerciale della pubblicazione... Ma sapevo che questa era la mia grande occasione, persa questa ci sarebbere voluti forse altri dieci anni...".
La grande occasione, non solo quella di passare dalla letteratura popolare alla cosiddetta semi-letteratura, ma anche la soddisfazione di imporre un poliziesco d'impostazione completamente differente dallo sterotipo che dominava allora e che diverrà un'icona, un punto di riferimento per molti degli investigatori protagnisti della letteratura di genere.

martedì 29 marzo 2011

NASCE MAIGRET. COME E' ANDATA DAVVERO

Spècial-Maigret. Per tutta questa settimana dedicheremo il post di ogni giorno al personaggio del commissario Maigret che proprio quest'anno festeggia l'ottantesimo anniversario dal suo lancio.

Ieri abbiamo illustrato come Simenon raccontava la situazione e il momento in cui gli venne in mente Maigret. Oggi cerchiamo invece di capire come lo scrittore in reatà sia arrivato a costruire il suo commissario. Già, perchè, come vedremo, non fu certo l'illuminazione di un momento, ma un processo lungo e complesso.
Se vogliamo, il cammino parte nel '26 quando Simenon, nell'ambito della sua produzione di romanzi popolari, esordì con il primo personaggio poliziesco: Nox l'insaisissable scritto per Ferenczi, sotto lo pseudonimo di Christian Brulls, il cui protagonista non è affatto un poliziotto o un detective, ma un ladro gentiluomo, nello stile di Arsène Lupin, che si beffe del investigatore privato Anselme Torres, come Lupin se ne faceva di Ganimard. Poi seguirà un giovane e biondo ispettore Georges Aubier (1929), quindi l'agente della Sûreté Gerard Moniquet (1929), dopo l'investigatore privato Joseph Leborgne (1929), poi il giudice Froget (1929), infine un'altro poliziotto, questa volta newyorkese, l'ispettore Jackson (1930). Ma tutti questi sono personaggi ancora troppo lontani da Maigret, sia per struttura che per spessore e mai protagonisti di racconti o romanzi seriali.
Iniziamo un qualche avvicinamento con il commissario Torrence e il brigadiere Lucas, che in coppia appaiono in due romanzi del 1930. (due ispettori della squadra di Maigret avranno gli stessi nomi). E arriviamo al primo personaggio seriale Yves Jarry (quattro romanzi dal '27 al'29), scapolo, trentacinquenne, formazione scolastica inglese, poliglotta, uomo di mondo, anche belloccio, insomma tutto il contrario di Maigret, anche perché non è un uomo della legge, ma un ladro, anche se molto "sui generis". Ma Jarry sarà sostituito nel quinto romanzo che Simenon consegnerà a Fayard, a fine settembre del 1929, Train de Nuit, il protagonista è infatti un certo commissario Maigret. Ma non ancora "il commissario Maigret". Il romanziere riteneva che anche Jarry, con tutti gli accorgimenti del caso, fosse ancora troppo simile nell'aspetto, nei modi, e nel tipo di avventure al "modello Lupin". Questo Maigret invece come salta fuori? La sua sgoma massiccia e pesante si scorgeva già tra i poliziotti che si muovevano intorno a Yves Jarry. E il suo nome? Forse reminiscenze di Simenon, fin da quando era alla Gazette de Liège e aveva conosciuto un funzionario di polizia di nome Arnold Maigret. E poi c'era stato addirittura un M. Maigret direttore della Sûreté Général nel 1855, cosa che però Simenon scoprirà solo molti anni dopo.
Ma come passò da Jarry a Maigret, due personaggi così distanti?
"Quando scrivevo romanzi popolari, negli ultimi tempi avevo iniziato a delineare un personaggio chiamato Jarry che mi piaceva particolarmente. La sua ambizione era quella di vivere un certo numero di vite. Parigino sofisticato a Parigi, pescatore con gli zoccoli in Bretagna, contadino qui, piccolo borghese là...  E poi è arrivato Maigret che ha preso il suo posto e mi sono accorto che Maigret è una trasposizione di Jarry; lui anche vive un gran numero di vite. Ma sono le vite di quelli ai quali, nel giro di un istante, si sostituisce". (lettera di Simenon a Quentin Ritzen - 1928)
In Maigret c'è sicuramente un po' di Simenon, ma c'è anche il contributo di diversi personaggi della polizia giudiziaria parigina conosciuti da Simenon come i commissari Massu, Guillaume, Xavier Guichard...  Ma in questo Train de nuit Maigret è commissario a Marsiglia, come aiutante ha soltanto l'ispettore Torrence, siamo ancora ad un prototipo.
Certo, quello che scrive Train de Nuit, anche se firma come Christian Brulls, è un Simenon che ormai padroneggia la scrittura e la struttura narrativa con una notevole capacità. Ma alcuni dettagli vanno ancora messi a fuoco, anche se ormai il famoso passaggio dalla letteratura alimentare a quella semi-alimentare è cosa fatta. Occorre attendere ancora due apparizioni del proto-commissario in La Jeune Fille aux perles (scritto nell'estate del '29 e firmato Cristhian Brulls) e La femme rousse (invece firmato Georges Sim del 1930)
Poi  nel '31 vennero quelli che parafrasando lo stesso Simenon potremo chiamare i Maigret-Maigret. Cioè la serie ufficiale. I primi romanzi, dopo oltre dieci anni  di scrittura, ad essere firmati Georges Simenon.

lunedì 28 marzo 2011

NASCE MAIGRET. LA VERSIONE DI GEORGES

Gìa, la versione di Georges Simenon, su come è nato il personaggio di Maigret. E' una versione molto affascinante, molto... simenoniana. Ne daremo conto qui di seguito, con la consapevolezza però che poi non si é rivelata quella reale. Ma d'altronde si può fare un torto a chi, come Simenon, da dieci anni si guadagnava da vivere raccontando storie di tutti i tipi, che s'inventava le imprese più assurde (anche se poi rivelatesi false) come quella del romanzo da scrivere in una gabbia di vetro, che aveva fatto un mito della sua velocità nello scrivere romanzi (anche se popolari) ad un ritmo quasi di produzione industriale, valendogli il soprannome di Citroen della letteratura? No, la sua versione di come nacque Maigret direi che andrebbe accettata perchè in fin dei conti fà anch'essa parte del personaggio ed è in qualche modo intreseca ad esso. E poi Simeon possedeva l'insolito istinto di sapere come rivolgersi ad un certo tipo di lettori. Probabilmente era una capacità innata, ma forse si era non poco affinata in quei dieci anni in cui aveva scritto per pubblici diversi, dagli amanti dei romanzi d'avventura alle storie sentimentali, dagli appassionati di intrighi polizieschi agli estimatori di racconti licenziosi. Insomma per ognuno un linguaggio diverso, per ognuno un modo particolare di costruire i personaggi, per ognuno una struttura differente della trama e dei finali.
Tutta questa pratica probabilmente lo indusse a ritenere che una versione "ad hoc" su come era arrivato a creare il personaggio di Maigret, sarebbe stata funzionale al lancio della serie e adeguata al tipo di lettori che si sarebbe dovuto conquistare.
Ma vediamo come ce la racconta Simenon.
Siamo nel settembre del 1929 e lo scrittore si trovava fermo nel porto olandese di Delfzijl, con la moglie Tigy, la femme del chambre Boule e il cane Olaf, perché la sua imbarcazione, l'Ostrogoth, aveva bisogno di diverse riparazioni. Durante  quella sosta aveva cercato di sistemarsi in una vecchia barca mezzo allagata. Qualche cassa di legno per sedersi, per poggiare i piedi, per la macchina per scrivere, per la bottiglia di vino e la pipa... Così sistemato precariamente, cercava l'idea giusta per creare un nuovo personaggio poliziesco.
Ma un po' la scomodità, un po' il rumore dei lavori del porto lo indussero a cercare un luogo più tranquillo. Lo identificò nel Pavillon, un café il cui il proprietario lustrava di continuo i tavoli. Lì, complice qualche bichierino di troppo, il caldo, la penombra del locale e uno stato di dormiveglia, nell'immaginario di Simenon prese forma una sagoma massiccia di un signore che poteva essere un credibile commissario di polizia. Forse era stata l'ombra intravista di qualcuno dentro o fuori il café?
Fu il punto di partenza... poi vennero aggiunti particolari quali una pipa, una bombetta, un pesante cappotto con il collo di velluto... Insomma il commissario prendeva forma, a quanto racconta Simenon. E invece....

SPÉCIAL-MAIGRET. UNA SETTIMANA DEDICATA AL COMMISSARIO

Per tutta questa settimana dedicheremo il post di ogni giorno al personaggio del commissario Maigret che proprio quest'anno festeggia l'ottantesimo anniversario dal suo lancio. Si tratta del personaggio seriale più famoso uscito dalla penna di Simenon ed uno dei protagonisti più popolari in assoluto del mondo della letteratura poliziesca.
Tratteremo del modo in cui è nato, delle sue caratteristche di letteratura seriale, dei personaggi che lo circondano, delle sue abitudini, dei suoi metodi d'inchiesta e di tante altre cose. 
Insomma uno "Spécial-Maigret" che osserverà il famoso commissario da vari punti di vista, anche quelli meno conosciuti, e che racconterà il raporto tra lui e lo scrittore che lo ha creato, Georges Simenon.