lunedì 28 marzo 2011

NASCE MAIGRET. LA VERSIONE DI GEORGES

Gìa, la versione di Georges Simenon, su come è nato il personaggio di Maigret. E' una versione molto affascinante, molto... simenoniana. Ne daremo conto qui di seguito, con la consapevolezza però che poi non si é rivelata quella reale. Ma d'altronde si può fare un torto a chi, come Simenon, da dieci anni si guadagnava da vivere raccontando storie di tutti i tipi, che s'inventava le imprese più assurde (anche se poi rivelatesi false) come quella del romanzo da scrivere in una gabbia di vetro, che aveva fatto un mito della sua velocità nello scrivere romanzi (anche se popolari) ad un ritmo quasi di produzione industriale, valendogli il soprannome di Citroen della letteratura? No, la sua versione di come nacque Maigret direi che andrebbe accettata perchè in fin dei conti fà anch'essa parte del personaggio ed è in qualche modo intreseca ad esso. E poi Simeon possedeva l'insolito istinto di sapere come rivolgersi ad un certo tipo di lettori. Probabilmente era una capacità innata, ma forse si era non poco affinata in quei dieci anni in cui aveva scritto per pubblici diversi, dagli amanti dei romanzi d'avventura alle storie sentimentali, dagli appassionati di intrighi polizieschi agli estimatori di racconti licenziosi. Insomma per ognuno un linguaggio diverso, per ognuno un modo particolare di costruire i personaggi, per ognuno una struttura differente della trama e dei finali.
Tutta questa pratica probabilmente lo indusse a ritenere che una versione "ad hoc" su come era arrivato a creare il personaggio di Maigret, sarebbe stata funzionale al lancio della serie e adeguata al tipo di lettori che si sarebbe dovuto conquistare.
Ma vediamo come ce la racconta Simenon.
Siamo nel settembre del 1929 e lo scrittore si trovava fermo nel porto olandese di Delfzijl, con la moglie Tigy, la femme del chambre Boule e il cane Olaf, perché la sua imbarcazione, l'Ostrogoth, aveva bisogno di diverse riparazioni. Durante  quella sosta aveva cercato di sistemarsi in una vecchia barca mezzo allagata. Qualche cassa di legno per sedersi, per poggiare i piedi, per la macchina per scrivere, per la bottiglia di vino e la pipa... Così sistemato precariamente, cercava l'idea giusta per creare un nuovo personaggio poliziesco.
Ma un po' la scomodità, un po' il rumore dei lavori del porto lo indussero a cercare un luogo più tranquillo. Lo identificò nel Pavillon, un café il cui il proprietario lustrava di continuo i tavoli. Lì, complice qualche bichierino di troppo, il caldo, la penombra del locale e uno stato di dormiveglia, nell'immaginario di Simenon prese forma una sagoma massiccia di un signore che poteva essere un credibile commissario di polizia. Forse era stata l'ombra intravista di qualcuno dentro o fuori il café?
Fu il punto di partenza... poi vennero aggiunti particolari quali una pipa, una bombetta, un pesante cappotto con il collo di velluto... Insomma il commissario prendeva forma, a quanto racconta Simenon. E invece....

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