mercoledì 13 aprile 2011

SIMENON INTERVISTATO DA BERNARD PIVOT

Intervista storica quella di Bernard Pivot, l'autore e conduttore della celeberrima trasmissione televisiva culturale francese Apostrophe, allo scrittore Georges Simenon di cui qui vi proponiamo un estratto, tratto da Youtube.

SIMENON. TITOLI, PUZZLE, FANTASIA...

"Je me souviens... Les inconnus dans la maison, la maison du canal... des traces de pas... et le suspect!".
Oncle Charles s'est enfermé derrière les volets verts de la chambre bleu. Les inconnues de la maison comme l'ombre chinoise ou la tete d'un homme?... Le frères Rico? Les Pitard?... Ou les fantomes du chapelier? Il etait au bout du rouleau, aprés (les) quatres jours du pauvre homme chez les Flamands quand Cécile est morte. Après le rapport du gendarme et la fuite de monsieur Monde, a quoi bon jurer? Quand vient le froid, la neige était sale et, en cas de malheur, le déménagement est le chemin sans issue.
L'homme qui regardait passer les trains est un homme comme un autre, un nouveau dans la ville qui, comme le clients d'Avrenos, ceux de la soif, voit le fond de la bouteille. Il est le prisonnier de la rue, il est le client le plus obstiné du monde du Liberty Bar mais avec un coupe de vague il arrive, après le haut mal, à un vie comme neuve ou il y encore des noisetiers.

E' un gioco, non sappiamo quanto divertente, ma abbiamo voulto tentare. Scrivere un testo a volte un po' surreale, a volte un po' ermetico, con delle licenze poetico-lessicali costruito però con i titoli dei romanzi di Simenon. Per facilitarvi il compito del riconoscimento abbiamo messo in rosso le parole aggiunte che servono a dare un vago senso compiuto al tutto. Qui di seguito potrete leggere la traduzione in italiano. Bilancio. Su 365 parole di testo, 26 le abbiamo aggiunte noi, poco più del 23%, le altre 339 sono proprio quelle dei titoli dei romanzi e dei Maigret di Simenon.

"Io mi ricordo... gli sconosciuti nella casa, la casa del canale... delle tracce di passi ... e il sospetto!". Zio Charles si era rinchiuso dietro le persiane verdi della camera azzurra. Gli sconosciuti nella casa come l'ombra cinese o la testa di un uomo?... I fratelli Ricò? I Pitard?... O i fantasmi del cappellaio? Era allo stremo, dopo (i) quattro giorni del pover'uomo dai Fiamminghi, quando Cecilia è morta. Dopo il rapporto del gendarme e la fuga del signor Monde, a che serviva giurare? Quando viene il feddo, la neve era sporca e, in caso di disgrazia, la fuga é una strada senza uscita.
L'uomo che passava guardare i treni è un uomo come un'altro, uno nuovo nella città che, come i clienti d'Avrenos, quelli della sete, vede il fondo della bottiglia. E' il prigioniero della strada, é il cliente più ostinato al mondo del Liberty Bar, ma con un colpo di vento arriva, dopo il grande male, ad una vita come nuova dove esistono ancora i nocciòli.

martedì 12 aprile 2011

SIMENON. SODDISFAZIONI MADE IN USA

La permanenza decennale di Simenon negli Stati Uniti, oltre a dargli spunti per continuare a ritmo serrato la sua produzione di romanzi e di Maigret, gli regalò più di una soddisfazione.
Possiamo iniziare dal paragone fatto dal Dashiell Hammett  sul Los Angeles Times a proposito del suo La neige était sale (1948) : "...perché é intelligente (Simenon). Per certi versi mi fa pensare a Edgard Poe...". Ottobre 1949, Little Brown, l'editore dell'Ellery Queen's Magazine, gli assegna il primo premio per il racconto poliziesco. Per Simenon è una graticazione notevole, anche per non era  in lizza, e quindi totalemtne inaspettto, una sorta di riconsocimento alla sua letteratura di genere.
Nel 1952 viene accolto dalla Accademy of arts and Letters e successivamente nominato addirittura Presidente della Mystery Writers of America. Questo conferma quello che scrisse il giornalista Brendam Gill nel ritratto di Simenon sul New Yorker:"...E' amato da quelli che cercano verità estreme, e non da quelli immobili in una normalità destabilizzante. E' preferito dagli intellettuali, ma i lettori dei tascabili nutrono nei suoi confronti la medesima considerazione che hanno per Spillane o Caldwell...".
Interviste e commenti lusinghieri escono anche sul New York Times, sul Saturday Review, su Life e su Look. Insomma l'europeo Siemenon colpisce e conquista l'America colta che con le sue attenzioni lo coccola. E per lo scrittore è importante, molto importante, almeno a stare a quello che aveva scritto in Problèmes du roman nel 1943 "...gli americani, che sono forse i più autentici romanzieri di questo periodo..."

lunedì 11 aprile 2011

SIMENON VA AL CINEMA. SUBITO.

I romanzi di Simenon, si sa, sono risultati assai adeguati al linguaggio cinematografico, oltre che molto telegenici. Ad oggi sono oltre sessanta film in vari paesi i cui soggetti sono tratti dai suoi romanzi e dai Maigret .
L'avventura nel cinema iniziò molto presto e con l'ingresso dalla porta principale, visto che il regista si chiamava Jean Renoir. Era il 1932 il film La nuit de Carrefour tratto dall'omonima inchiesta di Maigret. Quello che stupisce è la velocità di realizzazione tipica delle creazioni che riguardano Simenon. Il libro lo scrisse nell'aprile del 1931. Fayard glielo pubblicò nel luglio dello stesso anno. Il film debuttò nelle sale nell'aprile del 1932. Nemmeno nove mesi dopo l'uscita del libro e appena ad un anno dalla fine della sua scrittura. Insomma sempre lo stesso ritmo infernale della macchina Simenon.
Infatti, stesso anno, il 2 luglio, esce Le chien jaune, stavolta diretto da Jean Tarride, scritto invece nel marzo del '31, pubblicato il mese sucessivo. La catena di montaggio tiene sempre lo stesso ritmo. Per il terzo occorre aspettare ben sette mesi. Febbraio 1933, La tête d'un homme, altro nome di spicco alla regia, Julien Duvivier, uscito però con "calma", quasi tre anni dopo essere stato scritto e quasi due dopo la sua pubblicazione. Ma come avrebbero detto i giovani francesi di qulache decennio fa', ce n'est qu'un debut....
Il cinema lo affascinava, però l'opinione sull'ambiente di Simenon era piuttosto severa. Così il set.
"...Una folla fatta di gente che nella vita fà il rigattiere, lo scroccone, il banchiere o di brava gente che si agita, correndosi incontro, discutendo e affaccendandosi intorno ad un libro, che trasformeranno in soggetto, poi in sceneggiatura e quindi (ma non sempre) in un film... - racconta lo scrittore in un articolo del '32 - E poi un'altro tipo di persone, di cui nessuno conosce il mestiere, che legge, cancella, consiglia, stabilisce dei dialoghi, taglia scene e personaggi...". E infatti dopo questo terzo film occorrerà aspettare dieci anni per veder proiettata un pellicola tratta da un suo romanzo (La maison des sept jeunes filles - Albert Valentin - 1942).
"Io firmo un minimo di cinque contratti a settimana. Cinque produttori, in dieci giorni si battono per avere i diritti de La Chambre blue, un romanzo di cui si è parlato troppo poco - rispondeva Simenon in un'intervista del 1981 - Altri quattro si disputano Le fantome du chapelier che deve essere realizzato da Chabrol con Aznavour...."  E' fin troppo evidente che la storia di Simenone e il cinema è troppa lunga e complessa per ridurla in un post. Ci torneremo sopra, magari con altri post o magari come abbiamo fatto per Maigret, dedicandogli uno speciale per tutta una settimana. Seguiteci.
"

domenica 10 aprile 2011

SIMENON FA IL CASTELLANO

La Richardière
1931. Maigret è lanciato. Simenon è uno scrittore non ancora famosissimo, ma certamente affermato. Ormai alle spalle da un po' di anni la storia con Josephine Baker e il menage coniugale con Tigy, la sua prima moglie, e con Boule la sua femme de chambre e amante si è stabilizzato. Continua scrivere la serie di Maigret, ha finito il suo primo roman dur, Le rèlais d'Alsace (1931) e decide di lasciare Parigi, anche se non vende la casa di Place des Vosges. La sua abitazione sarà La Richardière, una residenza di campagna di nobili, costruita nel XVI secolo su una stradina che va da Marsilly a Nieul, vicino a La Rochelle. Qui Simenon sembra trovare la sua dimensione ideale, scrive, gioca a fare il gentelmen-farmer (anche se dalle testimonianze dei locali è chiaro che si capiva subito che era un cittadino) e si gode l'atmosfera provinciale.
Una costruzione, solida, come piacevano a Simenon, con un torretta, un cortile interno e tanto spazio, anche per il suo studio e per l'atelier di Tigy, che ancora dipingeva.
"Una cosa mi attraeva molto de La Rochelle - racconta Simenon -  come d'altronde ho scritto in molti miei romanzi. Ho trovato nella regione de La Rochelle, soprattutto verso il nord, esattamente la stessa luminosità dell'Olanda, una luminosità del cielo alla Vermeer. Una luminosità eccezionale".
Chateau de Terre-Neuve Simenon e il figlio Marc





Parliamo di La Richardière e della regione de La Rochelle perchè si tratta di una zona importante nella geografia simenoniana. Sia per quanto riguarda la sua vita (ci passò una decina d'anni), ma nche perché la ritroviamo nei suoi scritti, insomma un periodo, quello dell'anteguerra, fondamentale anche per lo scrittore. A La Richiardière compilò undici romanzi tra il '32 e il '33 e due Maigret e poi in quell'anno entrò in Gallimard. Nel '38 si spostò lì vicino, a Nieul-sur-mer, e poi nel '40, all'inizio della guerra, al castello Terre-Neuve di Fontenay-le-Comte. Qui gli inquilini erano aumentati perché nel frattempo (1939) era nato Marc il suo primogenito. E' un vero imponente castello rinascimentale, con statue colonne e, anche se in era affitto, Simenon si sentiva un vero castellano. In questi anni vanno ricordati, tra gli altri, romanzi di primissimo livello come Le bourgomestre de Fournes (1938), Les Inconnus dans la maison (1939), La veuve Couderec (1940), La fenêtre des Rouet (1942), per non parlare degli otto Maigret.

sabato 9 aprile 2011

SIMENON. PIOVONO LE CRITICHE

Non tutto è sempre stato facile per Simenon. Soprattutto all'inizio quando la sua fama nella letteratura popolare  lo condizionava pesantemente sulla produzione dei Maigret, i cui più accaniti critici ritenevano fosse un polar che non rispettava le regole del genere e che sarebbe risultato poco gradito a chi cercava quel tipo di letteratura.Poi quando il successo della serie delle inchieste del commissario fu palpabile ed indiscutibile, e Simenon prese a scrivere quelli che lui chiamava romans durs, gli veniva consigliato più o meno sarcasticamente di tornare alla letteratura poliziesca, perché quella del romanzo non era davvero la sua strada.
Ma ci voleva ben altro per smontare Simenon, che aveva convinto Fayard a pubblicare i Maigret anche se l'editore era convinto che ci avrebbe rimesso un bel po' di soldi.
Robert Brasillach nel '32 su L'Action Francaise commentava: "Più attento , liberato dal suo pubblico, dalle sue strutture che era obbligato a utilizzare, se monsieur Simenon scrivesse meno velocemente, chissà se ci regalerebbe un giorno un romanzo che ci sorprenderebbe?.... Semmai monsieur Simenon acquisisse la cultura letteraria che gli manca, siamo sicuri che non potremmo attenderci qualcosa da lui?..."
Non passano due anni che dal 'piano' Fayard Simenon sale diversi gradini ed entra dalla porta principale alla maison Gallimard, accompagnato nientemeno che da André Gide. Ma le critiche sono anche di ordine... economico. Infatti il patron Arthéme Gallimard gli rimprovera: "...E' certo che l'aver abbandonato da parte vostra il genere poliziesco (Maigret) ha diminuito, come era facile prevedere, la vendita dei vostri libri...".
Anche l'uscita di titoli importanti come "Il testamento Donadieu" (1937) suscita delle critiche. Su Le Figaro André Rousseax scriveva:"...La frittata alla cipolla ha fatto carriera. Il piccolo bistrò diventa così un ristorante alla moda... E' un 'capolavoro' grezzo, una specie di 'capolavoro' sospeso. Così si scopre l'oro in certe sabbie. Occorre soltanto sapere se l'oro potrà essere mai estratto un giorno da queste sabbie..."
Ancora nel '38 altre rampogne economiche, gliele rivolge ancora Gallimard: "...Pensate che se faccio un bilancio del Simenon alla NFR, devo constatare che vi ho versato a tutt'oggi 500.000 franchi di diritti, non ammortizzati dalle vendite, e che i costi industriali rappresentano altri 400.000 franchi e che così arrivo ad un deficit totale di circa un milione...".
E anche nel '45, quando è negli Stati Uniti, arrivano staffilate come quelle  di Andrè Billy su La Bataille:" Su cosa scherza Simenon? Cosa lo autorizza a proferire sciocchezze così gravi? Il romanzo classico dopo di lui, sarebbe il romanzo-crisi, e il romanzo-crisi starebbe al romanzo, come la drammaturgia di Shakespeare sta al teatro?...".
Ma nemmeno questo spaventa Simenon che risponde a tutti: "Io sono un romanziere. E resterò un romanziere. Ho lasciato i reportage e le pubblicazioni delle mie opere sui giornali, perchè tengo prima di tutto alla mia completa indipendenza... Venderò le mie opere quando vorrò, al prezzo che riterrò equo, perché solo io sono responsabile della mia reputazione...".
E, come è noto, alla fine ebbe ragione lui, sui critici e sugli editori.