venerdì 29 aprile 2011

SIMENON. "SEMAINE SPECIAL CINEMA" - 2/8 MAGGIO

Semaine spécial
CINEMA SIMENON
2-8 maggio

Da lunedì 2 maggio a domenica 8, dedicheremo una settimana al tema "Simenon e il cinema". Non solo ai film tratti dai suoi romanzi, ma anche il suo rapporto con il mondo del cinema, con gli attori, con i registi, il cinema francese, Hollywood, da Jean Gabin a Jean Renoir, da Chaplin a Fellini, a Simone Signoret a Brigitte Bardot. E ovviamente non potrà mancare Maigret in formato grande schermo

giovedì 28 aprile 2011

SIMENON. I ROMANZI DI NOVANT'ANNI FA'

Spesso per semplificare, il periodo belga di Simenon è connotato come quello giornalistico, con la sua breve e fulminea carriera nella Gazette de Liège. Allo scrittore Simenon pensiamo dopo il suo trasferimento a Parigi, quando iniziò la sua scalata al mondo della letteraura.
Invece già adolescente, ancora a Liegi, ma già con lo pseudonimo di Georges Sim, aveva al suo attivo un romanzo umoristico sulla società di Liegi Au Pont des Arches scritto nel 1920, ma uscito con una tiratura di 1500 copie nel gennaio dell'anno successivo e, sempre nell '21, Jehan Pinaguet, romanzo che però rimane inedito.
Il nostro scrittore ha 17/18 anni dà come sottotitolo al primo "piccolo romanzo umoristico sui costumi dei cittadini di Liegi". Ottanta pagine, edito da Bénard (quasi più uno stampatore che un editore vero e proprio), il romanzo si divide in dodici capitoli e si avvale delle illustrazioni di un suo amico. La trama si svolge attorno ad una famiglia il cui marito somiglia un po' al padre di Simenon e un po' al direttore del giornale dove lavora. La moglie invece è tutta sua madre, difetti compresi. Il Pont des Arches del titolo è il nome della rivendita di mangimi e medicine per animali. Nella fmiglia c'é anche uno zio che è convinto di aver trovato la formula di pillole purgative per i piccioni. Ma l'impresa si rivelerà un disastro e solo con un escamotage riuscirà a rimediare e a dare così al romanzo la possibilità di un happy end. Il giudizio del Simenon maturo sarà spietato su quest'opera, nonostante la giovane età e l'inesperienza, tanto che si rifiutò sempre di farlo ripubblicare.
L'altro, Jehan Pinaguet, è la storia di un uomo semplice, come recita il sottotitolo, che lo scrittore segue nelle sue peregrinazioni, nei sui diversi lavori, nei suoi alti e bassi, un classico personaggio da romanzo di apprendistato. Questo invece fu pubblicato, ma settant'anni dopo e postumo, nel 1991.

mercoledì 27 aprile 2011

SIMENON. MA CHE TIPO DI ROMANZO?

Abbiamo sempre parlato, in relazione a Simenon, di romanzo popolare, di quello semi-letterario e poi dei romans romans, o romans durs. In realtà la critica ha fatto delle analisi più approfondite e ha per esempio teorizzato dell'appartenenza di Simenon alla schiera degli scrittori realisti. Etichetta che invece lui rifiutava.
"...dicono che sia un scrittore realista. E' assolutamente falso. perché se io fossi realista, scriverei esattamente le cose così come sono - spiega Simenon in un'intervista dell'82 - Invece occore deformarle per conferire loro una maggior verità...". E così confermava nel suo Les trois Crimes de mes amis (1938): "... Impossibile raccontare delle verità con ordine e con chiarezza: sembrebbero meno verosimili che un romanzo...".
Insomma la convinzione di Simenon era che non si dovesse sottilizzare tra schemi e definizioni come il roman-crise o il roman-chronique, che lui pure aveva utilizzato. Il romanzo era il romanzo, una forma d'espressione congeniale al suo periodo storico come la tragedia lo era stata per altri tempi.
E non bisogna scordare che per il nostro scrivere romanzi non era certo un mestiere (o lo era stato quando ancora sfornava romanzi popolari) e neppure una professione. Il romanzo era qualcosa di ineludibile, che si rivelava come una necessità insopprimibile, un bisogno impellente.
"Non posso vivere senza romanzo. Ciò mi disequilibra. Anche fisicamente, E soprattutto mi lascia una scoraggiante sensazione di vuoto e di inutilità...E la gente che pensa che io scriva per guadagnarmi la vita! - scriveva Simenon a Gide - Ogni volta che ho provato a riposarmi, ho rischiato la nevrastenia. Anche solo un Maigret mi calma..."
E d'altronde questo approccio istintuale al romanzo lo poneva in condizione di non soddisfare le aspettative di chi, la critica soprattutto, da lui attendeva un cosiddetto roman-chronique Ma, anche se Simenon avesse voluto, non avrebbe potuto. Anche perchè considerava il roman-chronique come un romanzo di costume, cosa che non lo interessava affatto.
Era tanto preso dal suo modo istintivo e spontaneo di scrittura (quante volte aveva dichiarato che quando iniziava a scrivere un romanzo non sapeva come sarebbe finito?) che addirittura i Maigret, i quali erano letteratura seriale e quindi con delle regole ben precise, avevano iniziato a somigliare sempre più a romans durs. E di questo ne era perfettamente consapevole."...Negli ultimi venti anni i Maigret  si sono avvicinati sempre più ai miei romans-romans - dichiarava Simenon in un'intervista a Bernard Pivot.
Tra tutte queste forme e tipi di romanzi non poteva mancare quello picaresco, una fantasia insoddisfatta che girò a lungo nella testa di Simenon.
" ...scrivere un romanzo picaresco, un lungo racconto senza testa né coda, con delle pause come fosse una passeggiata, con personaggi che appaiono e spariscono senza motivo, con delle storie in secondo piano che chiamano altre storie. Ma penso che non ne sarei capace..." (Quand j'étais vieux -1960)
"Una cosa è certa: non sono quello che si dice un romanziere moralista, come ce ne sono molti; sono piuttosto un romanziere obettivo" (Dictèes - 1970).
Insomma romanziere obiettivo, ma non realista, a stare alle sue dichiarazioni, l'immagine che aveva di sé stesso era quella del romanziere puro. E poi più d'una volta Simenon tirava in ballo l'assenza dell'intelligenza nel processo creativo.
"Un romaziere non è necessariamente un uomo intelligente ...esiste quello che io chiamo romanziere puro. L'uomo che costruisce i romanzi come altri scolpiscono la pietra o dipingono dei quadri, il romanziere che consciamente, o più spesso inconsciamente, assorbe le esperienze umane, le interiorizza fin quando non è costretto a tirarle fuori perchè diventano emozioni ecessive per un sol uomo.  E allora perché vorreste che quest'uomo fosse intelligente? Spesso penso che lo spirito d'analisi gli faccia difetto, parlo sempre di analisi cosciente e ragionata..."(Le romancier -1945)

martedì 26 aprile 2011

SIMENON. "SEMAINE SPECIAL CINEMA" - 2/8 MAGGIO

Semaine spécial
CINEMA SIMENON
2-8 maggio

Da lunedì 2 maggio a domenica 8, dedicheremo una settimana al tema "Simenon e il cinema". Non solo ai film tratti dai suoi romanzi, ma anche il suo rapporto con il mondo del cinema, con gli attori, con i registi, il cinema francese, Hollywood, da Jean Gabin a Jean Renoir, da Chaplin a Fellini, a Simone Signoret a Brigitte Bardot. E ovviamente non potrà mancare Maigret in formato grande schermo

lunedì 25 aprile 2011

SIMENON QUANDO NON SCRIVEVA E NON AMAVA LE DONNE

Certo non è solo un fatto qualitativo. Che Simenon abbia passato gran parte del tempo della propria vita seduto a scrivere è un dato di fatto. Un'altra bella fetta del suo tempo riguardava le relazioni quotidiane e multiple con le donne che fosse la moglie, (soprattutto la seconda), la Boule, qualche amante occasionale o delle prostitute.
Ma per il resto? D'accordo fumava al pipa. Lo vediamo in tutte le fotografie ufficiali, private e quella che voleva far passare per tali, ma erano costruite a bella posta. Ma il tempo rimanente?
Bene, Simenon aveva un vita e degli interessi come tutti. Certo non impiegava tempo con le funzioni religiose, perché non era né praticante, né credente. Come non ha certo perso tempo nell'impegno politico che gli faceva addirittura orrore, visto che il servire la comunità e il senso dello Stato avevano, a suo avviso, ceduto il passo all'egoismo e all'interesse personale (l'attualità di Simenon anche nelle constatazioni politiche!). Anche il mondo della cultura non gli prendeva molto tempo, visto che non amava frequentare circoli letterari, le compagnie di scrittori, o partecipare alle loro conferenze o cocktail che fossero. Però leggeva. Aveva letto moltissimo da ragazzo e da adolescente. Poi più che leggere studiava quello che scrivevano gli altri (classici greci e latini, Motaigne , Rabelais, Proust, Gide, Shakespeare, Dostoievski, Gogol, Checov, Melville, Stevenson, Conrad Kafka, Faulkner, Caldwell, Hemingway, tanto per citare qualche nome tra i più conosciuti). Frequentava i suoi amici alcuni nell'ambito degli artisti come Vlaminck, Renoir, Pagnol, ma era amico anche di un albergatore a Porquerolles, del giornalista Paul Lazareff e del suo editore del cuore Sven Nielsen di Presses de La Cité.
Simenon dedicava molto tempo ai suoi figli, tanto da scrivere alla propria madre "I miei figli sono tutta la mia vita". Frase un po' banale e nient'affatto originale, direte voi. Ma era comunque molto attento a loro. Cercava di istruirli sulla vita e non educarli in un modo o in un altro... "Noi riviviamo nei nostri figli" aveva scritto nel suo romanzo "Les fils" (1957). Non forzò mai loro la mano e cercò di assecondare e loro inclinazioni. E in questo almeno le testimonianze dei tre figli sopravvissuti erano concordi "Georges era stato un buon padre". Amava ascoltare la musica, adorava Bach e Gershwin, come Schubert o il jazz di New Orleans, ma ascoltarla era un fatto privato ed infatti non andava mai ad un concerto. Passava un certo tempo nella cura della persona, nella scelta dei vestiti che non era mai casuale, ma era lo specchio della situazione, del posto in cui si trovava ma anche della sua immagine, di quella che voleva gli altri e i suoi lettori avessero di lui. Era amante della cucina, gli piaceva molto la bouillabasse, ma non quella servita nei grandi ristoranti, ma quella fatta dai pescatori...era un piatto povero, come la testa di vitello con la "sauce tortue" quela dei suoi ricordi infantili. Poi gli piaceva molto camminare, cosa che fece fino a tarda età, finchè fu in grado. Ma come sport era un appassionato di cavalli e gli piaceva cavalcare e poi praticava il golf che aveva scoperto in Svizzera.
Una parte del suo tempo era dedicato alla siesta pomeridiana. Un'abitudine che lo seguì per tutta la vita. D'altronde per molti e molti anni si era alzato presto per quella che lui chiamava la sessione mattuttina della scrittura, dalle 6.30 alle 9.30 e il riposo post-prandiale era una necessità (che poi gli servisse anche per fare sesso con la Boule, questo è un altro discorso).
Insomma un uomo che nonstante e sue eccezionalità era per certi versi un uomo come gli altri. Concetto che lo stesso Simenon rivendicava spesso.

domenica 24 aprile 2011

SIMENON. VOLETE INTERPRETARE MAIGRET?

Non ci avete mai pensato? Come fareste se doveste (o vorreste) interpretare Miagret. Certo non tutti hanno la stoffa per recitare e nemmeno l'aspirazione di fare l'attore. Ma facciamo questo gioco. E non siamo noi ad averlo inventato. Bensì Roger Sthèphane, giornalista e suo amico, in una delle sue interviste a Simenon, in cui chiese allo scrittore di far finta che lo stesso Roger dovesse l'indomani presentarsi ad un provino per interpretare il ruolo di Maigret. Simenon doveva indicargli come comportarsi.
Il gioco qual'è? Beh, provate a scrivere qualche caratteristica e alcuni comportamenti tipici del personaggio e poi confrontateli con quelli dei consigli che proprio Simenon dette al giornalista.
" Va bene! Sentite è assai difficile rispondervi. L'ho fatto con diversi attori... Innanzitutto ho cercato di trasmettere loro il senso del ritmo - gli spiega Simenon -  Poi far capire che Maigret non ha l'aria intelligente. E' intuitivo. Niente a che fare con chi ha sguardo indagatore e che coglie subito il più piccolo dettaglio. Direi addirittura che, almeno per i primi romanzi, ha quasi un 'espressione bovina... Ma è il tipo di intuitivo che esteriormente non ha non ha nulla di temibile.... Quando avete davanti un individuo che non reagisce, che vi guarda pesantemente, con l'aria di annoiarsi, occupato a fumare la sua pipa e che sembra considerarvi come un insetto, è molto difficile reagire... Uomo comune, intelligenza comune, cultura media, ma che sa capire la gente e le loro intenzioni...".
Ci siete con il vostro profilo? Ancora qualche consiglio?
"...Quando Maigret arriva sulla scena del crimine, cosa fà? Lo vedete girellare da un stanza all'altra, aprire un cassetto, muoversi senza però aver l'aria di dire: 'Ecco un indizio'... Assolutamente. Ha l'aria di pensare a tutt'altro. Anche quando interroga un sospetto non lo fà come un giudice istruttore...Lo guarda. Poi grugnisce:'Eh sì, avete proprio l'aria di una brava persona. Aspettate, volete una sigaretta? Quello prende la sigaretta. 
'Insomma, ne dovevate aver abbastanza di abitare in questa casa con un moglie come la vostra. Non deve essere stato divertente, eh?'. E a poco a poco, pian piano riesce ad ottenere la reazione del buon uomo...".
Adesso avete sufficiente materiale per un confronto.... Beh, che tipo di Maigret sareste?

sabato 23 aprile 2011

SIMENON. SOLDI & AUTOMOBILI

Dall'alto,  Chrysler Ghia - Facel-Vega - Mercedes 300 Sc
Simenon, periodo svizzero, gran villa di Epalinges. E' un periodo di grande ricchezza, Simenon raccoglie tutto quello che ha seminato.. E non solo fama e il riconoscimento della critica internazionale, ma anche tanti soldi. Basti pensare che la gran villa, sia pur di gusto discutibile, sul cancello d'ingresso aveva in rilievo una S. Penserete voi, S come Simenon. Solo che la lettera era attraversata da due barre verticali, che la trasformavano nel simbolo del dollaro... Richezza di solito vuol dire case, ma anche automobili di lusso. E Simenon, da quando se lo era potuto permettere, non aveva mai risparmiato sulle auto. Addirittura quando era un giovanissimo cronista della Gazette de Liège, scorazzava su potenti moto Indian o Harley Davidson, ma quelle di proprietà del giornale. Nel '31, all'epoca del lancio dei Maigret, s'era comprato un modello americano, una Imperial della Chrysler. Poi lo ritroviamo negli Usa nel '48, quando abitava in Florida, al volante di una Packard, poi l'anno dopo di una Buick e poi ancora di una Chrysler New Yorker.
Tornato in Europa nel '57, quando cercava in Svizzera un posto per sistemarsi adeguatamente, scorazzava per le strade elvetiche con una Mercedes 300 S cabriolet. Invece, quando tornava a Parigi, usava per spostarsi in città un 'auto che ritirava dal garage Duchamp, una Dodge station wagon bianca, la stessa con cui era sbarcato a Le Havre con tutta la famiglia, quando nel '55 aveva lasciato gli Usa per far definitivamente ritorno in Europa.
Invece una MG nera, quella personale di Denyse, che lei non la utilizzava quasi mai,  alla fine fu regalata al figlio di Georges, Marc, e alla moglie Francette.
Nel '61 Georges e Denyse fanno "shopping" al Salone dell'Auto di Ginevra. Denyse viene colpita da una Chrysler rossa carrozzata dall'italiano Ghia. Il modello è esclusivo.
Racconta lo scrittore in Memoire intimes: " Il prezzo è sconvolgente, ma non lo è anche la carrozzeria? La compro per D.; firmo un assegno e Ghia mi promette di consegnarci l'auto a Enchadens subito dopo la chiusura del salone. 
D. è raggiante. 
Compriamo un'altra macchina, più piccola e meno lussuosa per accompagnare i bambini a scuola, quando le condizioni atmosferiche non richiedano l'uso della meno comoda Land Rover. Passiamo davanti allo stand della Rolls Royce e D. mi sussurra nell'orecchio:
- Perché non te ne regali una?
Ci ho pensato più di una volta nel corso della via, attratto com'ero da quel motore così duttile e silenzioso, dai sedili morbidi e confortevoli. Ma non ho mai ceduto alla tentazione perché la Rolls è diventato un simbolo, il marchio di uno status e di una classe sociale, e io non appartengo ad alcuna classe, soprattutto non a quella dei proprietari di Rolls Royce.
- Ma no... lascia stare..."(é Denyse che parla)
Nessun uomo le ha mai resistito, lo ha detto, lo ha ripetuto, scritto. La Rolls costa poco più della Chrysler-Ghia e ha il vantaggio di durare dieci o vent'anni, di non passare mai di moda e di conservare intatto il suo valore... Come per caso, il rappresentante della Rolls per la Svizzera mi riconosce, probabilmente per via della televisione o delle fotografie sui giornali.
- Prego signor Simenon...Entri... Si accomodi al volante...
La tentazione si fà sempre più forte e questa volta cedo. Mi consegneranno anche quella alla chiusura del Salone. E dire che all'epoca il concessionario per la Svizzera aveva diritto a sole quattro macchine all'anno, e ci volevano in media sei mesi per ottenerne una.
Quel modello, che guiderò a lungo, che i miei autisti continueranno a guidare per me, che terrò per dieci anni senza un guasto e senza un problema, si chiama Blue Mist, nebbia azzura, per via del suo colore azzurro spento".
Ma torniamo al periodo d'oro di Epalinges. I visitatori raccontano di un garage dove brillavano una Jaguar, una Bentley, una Facel-Vega, una Chrysler e una Mercedes.

venerdì 22 aprile 2011

SIMENON E FELLINI. CARO, CARISSIMO AMICO, CARISSIMO GRANDE AMICO

Simenon, Giulietta Masina e Fellini
Sappiamo dell'amicizia tra Simenon e Fellini, iniziata da loro incontro nel 1960 a Cannes, durante il Festival Internazionale del Cinema, quando il romanziere era presidente della Giuria e il regista era in concorso con il suo film La dolce vita. Si intesero subito e rimasero colpiti vicendevolmente non solo a livello personale, ma anche dalle rispettive opere.
Tutto questo fu l'inizio di un amicizia che ebbe un côté nella fitta corrispondenza  tra i due, tanto da dar poi luogo alla pubblicazione di questo carteggio Fellini-Simenon (per l'Italia Adelphi - 1998).
Quello che troviamo emblematico di queste lettere sono le intestazioni e le chiusure che sono evidente simbolo della stima, dell'affetto e degli stretti legami che si erano stabiliti tra i due.
Per le intestazioni si va dai normali Caro Simenon al Carissimo Fellini,  ad un meno consueto Caro Fellini fratello fino ad un Carissimo Fellini Fratello. Il regista risponde con un Mio grande amico.
Lo scrittore alza il tiro con Caro grande Fellini e Caro ed unico Fellini. Il regista non vuol essere da meno e si lancia in un superlativo Carissimo, leggendario Simenon.
Sembrerebbe essere quasi all'insuperabile, ma il padre di Maigret ribatte con un Caro gigantesco Fellini. E il regista carica ancora: Carissimo, generoso, fedele Simenon con cui si tocca l'apice.
Non meno espansive e originali allocuzione per il saluto prima della firma. Si inizia con un distaccato, quasi professionale suo Federico Fellini, o suo Georges Simenon o anche vostro Federico Fellini. Poi si passa al tu: tuo Federico Fellini oppure a Il suo affezionatissimo Georges Simenon. Anche qui il tono si alza. Ci imbattiamo in un Il suo devoto ammiratore Georges Simenon,  con la variante  Il suo vecchio e devoto amico Georges Simenon. Il regista rispondeva più contenuto Il tuo fraterno amico Federico Fellini. Curiosità: una delle lettere dello scrittore finiva con un The Old Man Georges Simenon.
Ma si può capire un carteggio tra due artisti come Simenon e Fellini solo dalle intestazioni e dalle chiuse? No. Ma sono certamente significative dello stato d'animo in cui venivano scritte e rivelatrici del livello della loro relazione e dell'ammirazione della personalità e delle opere dell'altro.
Tutti indizi che al commissario Maigret certo non sarebbero scappati.

giovedì 21 aprile 2011

SIMENON. ROMANZIERE E NON SCRITTORE

Non se ne sai mai abbastanza su come e perché si scrivono libri. Ispirazione, idee, motivazioni, tecnica, stile, ritmo, regole... Ognuno ha un suo intimo stimolo e approccio alla scrittura. Questo ovviamente vale a maggior ragione per uno come Simenon che, non solo ha prodotto centinaia di romanzi, ma si è cimentato in vari generi.
E poi uno scrittore come vede sé stesso, come si percepisce?
Simenon non ha mai voluto essere definito un "uomo di lettere", cosa che a suo avviso assolutamente non si attagliava la suo profilo.
" Romanziere e uomo di lettere sono due termini totalmente differenti. Ci sono in Francia, come in tutti i Paesi, un certo numero di persone che si sono dedicate alla letteratura, come si dice, Presidenti, vice-presidenti, segretari...etc. della Società degli uomini di lettere, di centinaia di altre società letterarie e accademie, di Pen Club... che ogni tanto scrivano un libro, un saggio... Insomma sono degli spiriti polivalenti - spiega Simenon in un'intervista a Roger Stéphane del 1963 - Ebbene io non sono polivalente; sono un artigiano che fa solamente una cosa , che non sa fare che quella: dei romanzi. Sono incapace di scrivere un articolo, un racconto. Ho potuto farlo un tempo, ma adesso non potrei più farlo..."
Insomma la sua dedizione alla scrittura e in particolare solo ai romanzi e ai Maigret è una specificità che a quell'epoca Simenon rivendica con forza, anche se non può non ammettere che nel suo esordio  scriveva di tutto, articoli, novelle, romanzi brevi di tutti i generi e il tutto su commissione. Ma, lo sappiamo, già allora era conscio di come quello fosse un periodo di apprendistato, di letteratura alimentare, che gli serviva anche per sopravvivere. Ma già aveva in mente il passaggio alla semi-letteratura o letteratura semi-alimentare (con i Maigret) e quindi alla letteratuta tout-court con i romanzi. Ed ora era un romanziere e basta, non uno che scriveva. Ora si dedicava solo ai romanzi, tanto che, come è noto, nel suo passaporto fece specificare alla voce professione "romanziere" e non scrittore.

mercoledì 20 aprile 2011

SIMENON VISTO DA BODARD

La settimana scorsa sul sito francese http:bodard-caricatures.blogspot.com, nella sezione letteratura, è stata pubblicata, tra le altre, la caricatura di Simenon che vi mostriamo qui a sinistra. Christope Bodard (nella fotografia qui sotto), ha 48 anni, è un caricaturista francese, ed è considerato un vero artigiano della caricatura, vincitore di numerosi premi in Francia e che pubblica su diversi giornali non solo francesi (Planète Foot, Vendredi Hebdo, La Galipote, Westdeutsche Allgemeine Zeitung, MSN Sports, L'Est Republicain, L'Eclaireur du Gâtinais, La République du Centre).
Abbiamo voluto segnalare la sua versione "caricaturale" di Georges Simenon perché ci è sembrata particolarmente ben riuscita e fedele alla fisionomia del romanziere e anche perchè quella del ritratto caricaturale, ma senza intenti satirici o addirittura denigratori, è un genere che ci sembra sempre più raro. Cogliere esagerando alcuni tratti le componenti essenziali di una fisionomia non è facile. Insomma la matita di Bodard ci è piaciuta e il suo ritratto di Simenon ci ha dato l'occasione per parlarne.