martedì 1 novembre 2011

SIMENON. IL PASSAGGIO DELLA... FRONTIERA

La prima edizione del romanzo di Simenon nel 1958
Si parla spesso di passaggio della linea nei romanzi di Simenon. Uno dei temi più cari allo scrittore che constatava nella vita di tutti gli uomini una sorta di confine, di demarcazione tra una condizione in cui la  vita scorre normale tranquilla, risultando magari anche agiata e rispettabile e un'altra dove invece destino, incidenti, ma anche fatti di per sé insignificanti, trascinano all'improvviso l'individuo in una spirale involutiva in cui non c'è più il rispetto sociale. Si perde la dignità e a volte la capacità di sopravvivere, finendo spesso con la perdita della propria identità e scivolando non di rado nella zona d'ombra al di fuori della legge.
Ma nella sua vita Simenon ha mai passato  questa linea? E se sì, quando e quante volte?
Il discorso non è semplice. Ad esempio se diamo a questo "passare la linea" un'accezione più ampia e fisica possiamo dire che è successo molte volte. Ad esempio quando lo scrittore valicava la frontiera tra un paese e l'altro e cambiava anche modo di vivere, instaurava nuovi tipi di rapporti umani e veniva condizionato da una cultura e da mentalità diverse.
Ci sono stati dei passaggi della linea fondamentali nella vita di Simenon, ad esempio quando ancora sedicenne passò da commesso di un libreria a redattore alla Gazette de Liége, così come quando lasciò il Belgio (primo passaggio fisico di una frontiera) per la Francia, o meglio Parigi, dove si concretò il suo sogno di diventare "romanziere". E poi la fuga verso gli Stati Uniti (altro passaggio di una frontiera) dove trascorse un decennio fondamentale per la trasformazione del suo status di romanziere.
Ma anche prima c'erano stati sul piano letterario un paio di passaggi di linea. Prima il lancio dei Maigret,  quando dalla letteratura popolare dei racconti e dei romanzi brevi su ordinazione, passò ad un personaggio e a delle storie pensate secondo la sua ispirazione, scritte con il suo stile, con la libertà di inventare personaggi, trame e conclusioni a suo piacimento. E qui era saltato a pié pari nel territorio della semi-letteratura. E poi, tanto per prendere un evento di riferimento, un altro passaggio imporantissimo della linea, quando, entrato nella prestigiosa scuderia Gallimard, iniziò a scrivere quelli che chiamava i romans-durs... cioè letteratura con la "L" maiuscola.
Ma nei suoi romanzi il passaggio della linea raramente è un costante miglioramento delle proprie condizioni. Il destino è spesso avverso e troppi sono i personaggi per i quali varcare questa demarcazione significa sprofondare nella schiera dei disperati e dei senza futuro.  Nella sua vita invece il salto era sempre in dimensioni migliori di quelle precedenti. Ma va fatta qualche precisazione. Simenon era ossessionato dalla possibilità che per un qualsiasi motivo la sua fortuna potesse terminare e il suo destino invertire la rotta. Significativo quello che in merito scrisse nel romanzo Les Fils (1957) "... Viene il momento in cui ognuno si trova davanti alla necessità di decidere il proprio destino, di fare la scelta decisiva dalla quale non potrà più tornare indietro...".
Ma in diverse interviste e scritti Simenon aveva specificato che questa scelta poteva essere anche inconsapevole, o addiritura il fattore scatenante poteva essere un  avvenimento davvero  insignificante, o un fatto cui non si attribuiva la minima importanza. Questo a confermare, come aveva fatto più volte, la sua convinzione che la forza del destino poteva essere più forte della volontà dell'individuo. E questa sorta di fissazione non lo abbandonò anche quando, ormai molto famoso e davvero ricco. Anche a quel punto temeva la possibilità di un rovesciamento della sua esistenza, anche se era ragionevolmente assai improbabile.

lunedì 31 ottobre 2011

SIMENON. PREZIOSE INFORMAZIONI DA ANDREA FRANCO

Exploit Comics - n.32 - Grande formato - 1984
Oggi vogliamo dare risalto, anche se in ritardo di un buona decina di giorni, al contributo di uno dei più competenti e informati visitatori di Simenon Simenon. Si tratta di Andrea Franco che ci segue davvero quotidianamente e che ci indirizza spesso informazioni utili tramite i commenti ai post (non mancate mai di leggere i commenti ai post... potreste pedervi delle chicche come questa).
Andrea, ci consentirà di chiamarlo così amichevolmente, in merito al nostro post del 12 ottobre Simenon. Maigret, fumo e fumetti ci fornisce maggiori informazioni sulle pubblicazioni sulle strips pubblicate su Maigret in Italia. Ecco il suo testo con diverse indicazioni... manna per i collezionisti.

Vi riporto le  informazioni che ho scritto su una pagina web da me curata
LE INCHIESTE DEL COMMISSARIO MAIGRET
Edizioni "LA FRECCIA" ROMA 1959
I Serie - Mensile £.80
n° 1 - 1/2/1959 - La ragazza morta
n° 2 - 1/3/1959 - Il cane giallo
n° 3 - 1/4/1959 - I gangsters
n° 4 - 1/5/1959 - Il revolver di Maigret

LE INCHIESTE DEL COMMISSARIO MAIGRET
Edizioni "AMERICANE - LA FRECCIA" ROMA 1963
II Serie - Quindicinale £. 100 / 120
n° 1 - 01/6/1963 - Racchiude: Il revolver di Maigret / La ragazza morta
n° 2 - 30/6/1963 - Racchiude: Il cane giallo / Maigret e i gangsters

E' evidente che non si tratta di una seconda serie ma della ristampa dei 4 albi editi nel 1959.

LES ENQUETES DU COMMISSAIRE MAIGRET
EDITION NUIT ET JOUR
Maigret et l'affaire Nahour (1969)
Le pendu de Saint Pholien (annunciato)

COLLECTION MAIGRET
Edizione originale francese: Lefranq - Le Rocher

COLLEZIONE MAIGRET A FUMETTI
Arnoldo Mondadori Editore
n° 1 - 1992 Maigret et son mort Bentornato Maigret - s.n. - 1993 - (£.16.000)
n° 2 - 1993 Maigret tend un piége La trappola di Maigret - s.n. - 1994 - (£.17.000)
n° 3 - 1994 Maigret chez les Flamands - - -
n° 4 - 1994 Maigret et la danseuse du Gai-Moulin - - -
n° 5 - 1997 Maigret et le corps sans tete Maigret e il corpo senza testa - annunciato

(A cura di Andrea Franco)

domenica 30 ottobre 2011

SIMENON. ULTIME NOVITA' EDITORIALI IN FRANCIA

Avvincente la storia dello scenario principale delle incheiste del commissario Maigret. Il famoso indirizzo 36 Quai des Orfèvres, sede della polizia giudiziaria parigina che è alla vigilia di due avvenimenti importanti: l'anniversario dei 100 anni  di attività e il suo trasferimento verso una sede più periferica dove verranno riunite tutte le varie attivita della polizia della capitale francese. Questo libro Histoire du 36 illustrée è un'occasione per celebrare l'anniversario e per conservare la memoria anche fotografica di un secolo di questo edificio, reso celebre nel mondo grazie al personaggio di Simenon, il celeberrimo commissario Maigret che proprio da lì paritva per le sue indagini. (Cluade Cancès e Charles Diaz, Editions Jacob-Duvernier). Altre interessanti iniziative editoriale sono quelle che accompagnano la mostra allestita a L'Historial de la Vendée (Les Lucs-sur-Boulogne).
La prima è Georges Simenon. Parcours d'un écrivan belge edito dall'Editions Racine "Florilège & Musée  des Lettres et Manuscrits (144 pagine - 29,90 euro). La seconda invece è propriamente il catalogo della mostra  e infatti si intitola De la Vendée aux quatre coins du monde, un poderoso volume di 280 pagine (Somogy édition d'art -  35 euro)
La rivista Plume di questo mese dedica la copertina e quattordici pagine ad uno speciale centrato sullo scrittore, sempre in occasione dell'esposizione a L'Historial de la Vendée. Viene pubblicato un articolo di Jean Christophe Huber "Aux sources du rituel" e un intervista a John, figlio dello scrittore. Per richiedere la rivista andate all'indirizzo di Plume.


sabato 29 ottobre 2011

SIMENON. C'ERA UNA VOLTA IN AMERICA

15 ottobre 1945, sbarco a New York. Una svolta epocale nella vita di Simenon, più sul piano personale che su quello letterario. Andata con un cargo della compagna svedese Cunarad Line. Ritorno il 19 marzo 1955 sbarcando in Francia sul transatlantico Liberté.
Qualcuno ha azzardato l'ipotesi che quei dieci anni in Usa (iniziati con un fuga per motivi politici dalla Francia), ma con un grande entusiasmo, si erano a poco a poco trasformati in una mezza sconfitta, perchè Simenon non sarebbe riuscito a sfondare, come avrebbe voluto proprio nella patria dei grandi romanzieri, come lui la considerava. Forse sarà così, ma la sua fama in Europa e non solo, continuò a crescere, la sua produzione non conobbe soste e la sua vita personale fu, per così dire, davvero poco noiosa. 
Qualche numero? Scrisse in quei dieci anni 27 Maigret e 23 romans-durs (ritmo: quasi sei titoli l'anno, circa due al mese). Nello stesso periodo uscirono ben 13 film tratti dai suoi romanzi. Cambiò in tutto una decina di abitazioni tra il Canada e l'America, dal nord al sud. Quegli anni lo videro sposato a due donne, Tigy la prima moglie con cui era arrivato e Denyse, la seconda con cui ripartì. Ovviamente in mezzo (Reno, giugno 1950) ci fu un divorzio e un matrimonio, ma non solo. Arrivò con un solo figlio, Marc, e ripartì con tre figli (si aggiunsero Johnny e Marie-Jo) entrambe avuti da Denyse. 
Gli spostamenti in Usa erano epici. Si poteva parlare di una "carovana Simenon": lo scrittore, la seconda moglie ma anche la prima  (che doveva seguirlo e abitare vicino a lui obbligata da alcune clausole del contratto di divorzio), la femme de chambre Boule, l'istitutrice e i suoi tre figli. Una carovana appunto di otto persone.
Sul piano editoriale, al suo arrivo era un autore della scuderia Gallimard e al ritorno nel vecchio continente era "l'autore" di Presses de la Cité, del suo editore e amico Sven Nielsen con cui pubblicherà fino alla morte.
La comunità letteraria americana gli tributò diverse onorificenze, i giornali gli dedicarono copertine, interviste e speciali, la radio si occupava frequentemente di lui, ma per quanti sforzi facesse, Simenon non si sentiva americano fin dentro le ossa. Lui che era entrato nella pelle di centinaia di personaggi dei suoi romanzi non riuscì a spogliarsi dei suoi abiti europei per diventare un vero americano.
O forse non era poi quello che voleva veramente "...non sono diventato un cittadino americano per una ragione  - rispondeva Simenon ad una domanda del giornalista Bernard Pivot nel novembre dell'81, quindi con tutta la distanza e il necessario distacco da quei dieci anni - Io non credo alle nazionalità. D'altronde è per questo che non mi sono mai naturalizzato francese quando me lo proposero, sin dal 1936...". 
Questa risposta ci convince poco. Simenon aveva un mentalità, un'educazione, una sensibilità e una maturazione come scrittore tutte europee. La metamorfosi in statunitense, a oltre quarant'anni, (sia pure con dieci anni a disposizione) non era cosa facile. E riteniamo che, benchè quelli siano stati anni importanti e per certi versi fondamentali per la sua vita e anche per la sua professione di scrittore, non riuscirono comunque ad essere così condizionanti, tali da trasformarlo in un vero yankee.

venerdì 28 ottobre 2011

SIMENON. IL COLLEZIONISTA DI INDIVIDUI

No. Non é il protagonista di un film horror e nemmeno il suo titolo. E' semplicemente Simenon. O meglio quello che lo scrittore diceva di sé "... ho voluto vivere, costi quel che costi, tutte le vite possibili...". Da qui il concetto di collezione di individui, di contatti, ma soprattutto di esperienze, perchè sosteneva che non basta osservare, occorre vivere in prima persona ambienti, situazioni, frequentare e avere contatti umani.
Ed è quello che, con il suo continuo spostarsi da un capo all'altro del mondo, Simenon faceva quando non scriveva (ma spesso non smetteva nemmeno in viaggio) e, se ci pensate bene, è quello che fà fare anche a Maigret. Il commissario si trova a frequentare nelle sue inchieste, stimati borghesi e poveri diavoli, persone per bene e deliquenti per necessità. Non sempre si tratta di ambienti e persone che gli sono familiari e non di rado deve affrontare delle situazioni in cui non si ritrova " ...Quando si trovava improvvisamente faccia a faccia con un ambiente nuovo, con gente di cui non sapeva nulla - spiega Simenon - sembrava che aspirasse meccanicamente la vita che aveva intorno a sé al fine di esserne imbevuto come una spugna...".
In effetti già altre volte abbiamo incontrato queste corrispondenze tra i metodi  di Simenon di scrivere e quello di Maigret d'indagare. Daltronde si tratta di una proiezione del metodo che lo scrittore utilizzava nei suoi romanzi sul modo di indagare del commissario. Addirittura potremmo persino dire, che aldilà della trama di ogni singolo romanzo, quello di Simenon seguiva un modo "poliziesco" d'indagine durante la preparazione dei suoi scritti. L'elemento da cui traeva ispirazione e attorno cui girava per giorni, potrebbe essere l'analogo dell'indizio cui il commissario cerca di dare un senso L'appuntarsi nomi, luoghi, rapporti tra i personaggi,  dsulle buste gialle prima di inziare a scrivere, corrisponde alla fase in cui Maigret si documenta sulla vittima, sui sospettati, sui testimoni prima di cominciare l'inchiesta. E non ultimo, il non sapere dove il romanzo e i suoi personaggi l'avrebbero portato, somiglia molto all'incertezza dell'investigatore che all'inizio ha davanti a sé un notevole ventaglio di eventualità.
Ma questo non significa che Maigret sia Simenon. Lo scrittore si definiva addirittura un ladro di storie e di vite. S'infilava nella pelle di qualcuno, ma di solito era un personaggio o una tipologia di persona che conosceva molto bene per averlo frequentato e, nei suoi viaggi, faceva una vera e propria scorta di scenari, di personaggi, di situazioni. E più si conosce la sua vita e più si capiscono i protagonisti delle sue storie, gli ambienti, le mentalità... E Simenon Simenon cerca proprio di riuscire in questo: far conoscere di più l'uomo il personaggio,  il padre, il marito, l'amante... in modo che quando leggerete il prossimo titolo di Simenon abbiate qualche strumento in più per capire il perché di certe scelte e le motivazioni di certe conclusioni.

giovedì 27 ottobre 2011

SIMENON. UNA NUOVA FACCIA PER UN NUOVO MAIGRET ?

Un nome un volto. Almeno qui in Italia. Gino Cervi era Maigret, come Luca Zingaretti è Montalbano e, per chi se lo ricorda, Ubaldo Lay era il tenente Sheridan.
Per Maigret c'è stato un tentativo di riportarlo sul piccolo schermo, lo fece Canale 5 nel 2004 con la faccia di Sergio Castellitto. Due puntate. Ne erano previste di più ovviamente, invece arrivò un stop per il flop.
Non vogliamo addentrarci qui, in una analisi del perchè di quell'insuccesso, ci basta ricordare le parole di Aldo Grasso, famoso critico tv de Il Corriere della Sera, con cui chiudeva una critica di quel tentativo: "...Sarà per un'altra volta.". Vorremmo volare superficiali e affermare che a Castellitto mancava non il talento (in altre occasioni inidscutibilmente dimostrato), ma le fisique du rôle, come appunto dicono i francesi.
Un personaggio come Maigret, non può prescindere innanzitutto da un fisico massicio, da un'espressione burbera e da un modo naturale di fumare la pipa. Si dirà, ma queste sono solo caratteristiche esteriori, ben altro serve per rendere televisivamente (o cinematograficamente) il famoso commissario. Ma è come se il Nero Wolfe di Rex Stout, lo vedessimo longilineo, infilato in un completo taglia 48.
Maigret, il suo personaggio e la sua psicologia partono dalle sue caratteristiche fisiche, sono la base della sua personalità come se questa si riflettesse in alcuni" fondamental" fisici. La paciosità e la bonarietà di Maigret, non possono prescindere dalla sua mole, dalla sua espressione certe volte un po' imbambolata (Simenon stesso dice letteralmente "Maigret non è intelligente, è intuitivo"). La fisicità nel caso del commissario è un tratto ineludibile.
Si potrebbe obiettare che i commissari televisivi francesi, Jean Richard prima e Bruno Crèmer poi, non fossero così legati a questo modello fisico. E allora? E qui entra l'immaginario personale e collettivo. Quanti di quelli che hanno iniziato a leggere le storie di  Montalbano prima dello sceneggiato tv, non  hanno fatto, come noi, un salto sulla sedia vedendo per la prima volta il personaggio in televisione come uno Zingaretti robusto e calvo? Per chi scrive, il commissario di Vigata era minuto, magro e con una massa di capelli nerissimi... insomma un vero siciliano. Oggi succede il contrario, Ogni volta che leggiamo un romanzo di Camilleri, vediamo Montalbano con la faccia e il corpo di  Zingaretti.
Ma questo succedeva anche a Simenon che, dopo aver visto al cinema Jean Gabin nei panni di Maigret, affermava che ogni volta che si metteva a scrivere un inchiesta del commissario aveva in mente la figura dell'attore.
Torniamo all'Italia. Grazie al grande successo della serie con Cervi e alle bellissime copertine che Mondadori fece disegnare a Ferenc Pintér, in cui il commissario aveva le fattezze dell'attore, per diverse generazioni di italiani Maigret era Gino Cervi. E si spiega, almeno per quella fascia di pubblico, il tiepido successo riscosso dalle serie francesi proposte nelle nostre televisioni: la mancata sovrapposizione di un nuovo interprete televisivo al prototipo di quello originale.
Sarebbe divertente fare un gioco. Quale potrebbe essere oggi un attore italiano, ma anche straniero, che potrebbe avere i requisiti fisici per interpretare Maigret? Riportare il commissario in televisione, soprattutto in questi tempi di remake, non dovrebbe essere impossibile, anche se per la tv l'esperienza negativa con Castellitto, pesa come un macigno: il confronto con Cervi é risultato perdente. Come potrebbe essere perdente un nuovo attore confrontato al Gabin cinematografico.
Certo per un nuovo Maigret in tv non basterebbe le fisique du rôle, ma anche un regista all'altezza di Mario Landi, uno sceneggiatore del calibro di Diego Fabbri e un delegato alla produzione come Camilleri, come al cinema non sarebbe sufficiente Gabin, ma occorrerebbe anche un cineasta come Jean Delannoy o come Gilles Grangier.
Ma quello che vi proponiamo è solo un gioco. Scegliete tra gli attori d'oggi il vostro Maigret ideale (segnalatecelo in un commento o all'indirizzo di posta simenon-simenon@temateam.com). Noi in un prossimo post cercheremo di fare altrettanto...  vediamo cosa esce fuori!