domenica 28 aprile 2013

SIMENON. LOCANDA CON VISTA SULLE... CLASSIFICHE

E' il più recente Maigret, uscito circa un paio di settimane fa'. Come al solito le classifiche iniziano a registrarlo.
Lo troviamo infatti sul TuttoLibri de La Stampa di ieri, dove nella sezione Tascabili, occupava il nono posto. Altro debutto su La Lettura del Corriere della Sera odierno, stavolta alla decima posizione nella Narrativa Straniera.
Se passiamo ai libri venduti sul web troviamo che nella classifica I.B.S. La Locanda degli annegati occupa il secondo posto della Top Ten. Su Amazon, invece è ben più indietro e occorre arrivare sino al 22° posto. Buona invece la quarta posizione occupata sulla classifica di Feltrinelli.it. Appuntamento al prossimo weekend, per un aggiornamento.

venerdì 26 aprile 2013

SIMENON... NE HO SEMPRE UNO SUL COMODINO

Siamo su un terreno che ben poco ci compete e nemmeno tanto congeniale. Ma un breve post abbiamo deciso di scriverlo lo stesso. Ebbene sì, si tratta di politica. E per di più di un tema che in questi giorni gode, come si dice, di una sovraesposizione mediatica. Lui é Enrico Letta. Il motivo per cui si parla di lui (lo sanno tutti) è perchè riveste la funzione di Presidente del Consiglio incaricato di formare un nuovo governo, tema in cui non vogliamo addentrarci, soprattutto qui, in questa sede.
Citiamo il forse-futuro premier perchè, tra i vari profili che giornali, radio e tv hanno tracciato di lui, abbiamo scorto anche un paio di righe sul suo coté personale in un articolo che ieri gli ha dedicato Il Mattino di Napoli, a firma Gigi di Fiore.
"... l’autore che ha sempre sul comodino è Georges Simenon. Non solo per Maigret, ma anche per i suoi romanzi non gialli...".
Insomma Enrico è uno di noi. Prima di prendere sonno, prende un... Simenon. Non suoni questo come un endorsement, come è di moda dire oggi in politica, è solo una semplice constatazione. D'altronde abbiamo sentito e letto di altri politici che, nel bene e nel male, per un verso sono anche persone normali, con preferenze e passioni, culinarie, calcistiche, musicali e letterarie e anche appassionati simenoniani. E visto la popolarità di Simenon, la cosa non ci sorprende più di tanto.
Girano delle voci. Anzi occorrerebbe specifiare delle malelingue. Sembra, ma non c'è nessuna conferma, che in questi giorni il libro di Simenon che è sul comodino di Letta, sia un romanzo, scritto  nel novembre del '55, a Cannes, En cas de malheur, che in italiano suona In caso di disgrazia.

giovedì 25 aprile 2013

SIMENON, DURRENMATT... LA PROMESSA DEL DESTINO


Simenon e Dürrenmatt, ne abbiamo già parlato tempo fa' in un post intitolato Simenon, il polar e Dürrenmatt. Oggi vorremo occuparci di un'analogia di fondo che ci si è riproposta rivedendo la versione cinematografica de La promessa dell'attore-regista Sean Penn che nel 2001 portò sul grande schermo una seconda versione dell'omonimo romanzo. La prima in realtà era stata un film tedesco del regista Ladislao Vajda Il mostro di Mägendorf del '58, per cui lo scrittore drammaturgo svizzero aveva scritto la sceneggiatura. Da quella poi  nascerà il romanzo Das Versprechen che è uno dei più significativi titoli dello scrittore e drammaturgo svizzero. Dürrenmatt mette in campo l'assoluta preminenza del caso, o del caos, rispetto alla razionalità con cui l'uomo vorrebbe spiegare e alla quale vorrebbe ridurre le vicende umane.
Nel romanzo infatti una giusta intuizione di un ex-poliziotto, contro le convinzioni dei suoi ex-colleghi, porterebbe alla cattura di un pedofilo, stupratore e omicida seriale. La sua intuizione è corretta. Ha dei riscontri che la rendono valida. E la sua sensazione, la sua esperienza gli dicono che è sulla pista giusta.
Riesce anche a convincere i colleghi a fare un appostamento per catturare quel mostro, ma... ma ecco che il caso vanifica tutto. Il pedofilo che effettivamente stava recandosi all'appuntamento con una bambina, ha un'incidente sulla strada, la sua auto brucia completamente e lui stesso arde nel rogo. L'appostamento dura più del previsto e quindi i poliziotti, convinti che il loro ex-collega sia ormai fuori di testa, abbandonano l'operazione e tornando indietro incrociano l'incidente in cui il pedofilo è morto, senza accorgersi di essere passati così vicini alla verità. Il caso quindi sovrano. E in questo rientra anche la follia in cui pian piano il protagonista scivola, prigioniero di una razionalità che il caso vanifica e scombina, facendo sembrare errate e senza senso le pur giuste convinzioni dell'ex-poliziotto e portandolo fuori di senno.
Se alla parola caso, sostituiamo "destino", ci ritroviamo subito in territorio simenoniano, dove una gran parte delle vicende dei suoi romanzi vedono i protagonisti nelle mani del destino, senza che possano far valere la propria volontà e spesso vittime di un meccanismo che li travolge e che si mette in moto per una stupida coincidenza, o in conseguenza di un fatto senza valore.
Ma a fare da denominatore comune tra Simenon e Dürrenmatt c'è anche la considerazione della giustizia che per entrambe spesso non riesce a cogliere il vero senso delle vicende umane, le motivazioni psicologiche del reato, troppo spesso indipendente dalla volontà dell'accusato, il quale non di rado diventa vittima prima del destino e poi di un giustizia, perlomeno miope. Simenon mette in campo il suo commissario Maigret che viene soprannominato "aggiustatore dei destini" che quando può, per quello che può, cerca di raddrizzare le cose secondo una sua idea di giustizia nata dalla conoscenza dell'accusato, spesso grazie alla sua identificazione con questo. Dürrenmatt è più pessimista: "il caso", scompagina ogni pretesa di logica e di razionalità.
D'altronde Simenon ebbe parole d'elogio per lo scrittore svizzero, soprattutto dopo la lettura de Il giudice e il suo boia (Der Richter und sein Henker
- 1950), prevendo per lui un interessante futuro. Sia pure in modo diverso, i due sono due giallisti sui generis e, come abbiamo visto, con diversi punti in comune, non ultima la vicinanza geografica visto che vivano entrambe in Svizzera, Dürrenmatt per lungo tempo a Neuchatel fino alla sua morte (1990) e Simenon a nemmeno 100 chilometri più a sud, Losanna e dintorni, dal 1957 fino alla sua scomparsa (1989).

mercoledì 24 aprile 2013

SIMENON... ADIEU A L' ETAT DE ROMAN....

Simenon è prossimo ai settant'anni. Oramai vive con la sua ultima compagna Teresa, nella grande villa di Epalinges. La sua attività letteraria procede con il solito ritmo. Un Maigret e un roman dur, diverse interviste, qualche  conferenza... A febbraio del '72 è uscito il suo romanzo Les Innocents, come al solito con Presses de La Cité e a luglio l'inchiesta del commissario Maigret et M. Charles. Passata l'estate, lo scrittore si accinge a iniziare il suo prossimo romanzo. Era la mattina del 18 settembre quando entrò nel suo studio e si mise  a lavorare sul personaggio che avrebbe potuto chiamarsi Oscar o Hector... ma he alla fine divenne Victor, che sarebbe potuto essere anche il titolo del romanzo, ma queste erano questioni che avrebbe deciso a stesura conclusa. D'altronde si trattava di un nome che gli piaceva. Già l'aveva utilizzato per altri personaggi dei suoi romanzi, anche se mai per un protagonista. 
Evidentemente non era ancora il momento dell'état de roman. Siamo nella fase di preparazione, il nome, le indicazioni principali dei legami familiari, alcune caratteristche, l'ambiente della vicenda... Tutte appuntate come al solito in quelle buste gialle, con rimandi, sottolineature, frecce, cancellature...
Abbiamo qualche indicazione di quegli appunti. C'è un Gabriel Cavelli, figlio di un'ispettore di polizia e sua moglie Nerthe Chandolin. Il loro figlio (1908) Raymond  a 27 anni sposa Martine de Brass. La vicenda si svolge a Parigi e l'ambiente è quello di una famiglia di legali. C'é di mezzo un omicidio, una moglie che quindi sconta dieci anni di prigione per aver ucciso il marito...
Ma Simenon aspetta il famoso declic, quello che fà scattare l'état de roman e iniziare la stesura della storia. Non solo non arriva il declic, ma giunge la telefonata di Denyse che lo irrita e lo indispone. Simenon in un primo momento arriva a spiegare che proprio questo è il motivo per cui la storia non riesce a partire. Ma poi ammette che ci sono altri motivi. Ad esempio, una stanchezza accumulata in quarant'anni di scrittura, in quarant'anni in cui entrava nella pelle dei suoi personaggi, quarant'anni di sedute di scrittura tirata che duravano dai sette ai dieci giorni, in cui dimagriva sette/otto chilogrammi. Una stanchezza che forse già si era manifestata, ma che ora esplodeva in tutta la sua pesantezza e che non lo rendeva più capace di sostenere quegli sforzi. Insomma dopo un paio d'ore c'era ancora soltanto un nome "Victor", per il resto nulla.
Quel giorno andò così. In quello successivo le cose non cambiarono e Simenon pensò che era ora di smettere. Non sarebbe stato più un romanziere. Fu una decisione rapida, soprattutto rispetto alla sua attività inziate nel 1922 cioè mezzo secolo prima. Come sarebbe stata la sua vita? Simenon si pose questa domanda? Non lo sappiamo. Certo è che un periodo della sua vita, anzi potremmo dire che tutta la sua vita di scrittore finiva lì. Simenon non sapeva che sarebbe morto dopo diciassette anni. Doveva superare ancora prove terribili come il suicidio di sua figlia Marie-Jo nel '78, ma avrebbe scritto ancora due libri importanti. Non romanzi, ma opere autobiografiche che ci dicono molto di lui e della sua vita: Lettre à ma mére (1974) e Mémoires intimes (1981).

martedì 23 aprile 2013

SIMENON SIMENON E LA GIORNATA MONDIALE DEL LIBRO

Buon libro a tutti! Simenon-Simenon non poteva mancare di ricordare la giornata mondiale del libro, parlando tutti i giorni di un signore che di libri ne ha scritti e ne ha fatti stampare in moltissimi paesi del mondo e ne ha fatti leggere a centinaia di milioni di persone.
Già per secoli i libri sono stati più o meno gli stessi. Sono cambiati i sistemi per stamparli, è cambiata la carta di cui sono fatte le loro pagine, si sono sperimentati nuovi materiali per le copertine, nuovi sistemi per la rilegatura. Ma l'oggetto finale è rimasto più o meno lo stesso o quasi lo stesso. Poi nei primi degli anni '90 la rivoluzione. Il libro si è smaterializzato o forse meglio si è dematerializzato, passando dallo stato cartaceo a quello digitale. Nasce l' ebook, cioè il libro digitale, fruibile da ereader, pc, notebook, tablet, smartphone... Meglio? Peggio? Nè meglio nè peggio, solo un'inevitabile evoluzione?
Gli schieramenti sono sostanzialmente questi.
Noi pensiamo che l'ebook sia un libro a tutti gli effetti. Capiamo la nostalgia per la carta, il suo odore, la sensazione tattile di sfogliare le pagine... ma la fruizione (magari attraverso lo strumento più adatto, cioè l'ereader) è uguale, anzi migliorata.
Si legge tenendolo in mano come un libro, in più si possono "conservare" un migliaio di ebook in un stesso ereader. E ognuno di questi lettori elettronici è dotato di vocabolari, dizionari, vi offre la possibilità si annotare tutto come desiderate... insomma se non conoscete già l'ereader, informatevi...
Daltronde anche Simenon era un innovatore in fatto di editoria.
Pensate al lancio dei Maigret. Una sfrenata festa notturna per lanciare un personaggio che di sfrenato e mondano non aveva propio nulla. Ma la novià della cosa contribuì alla visibilità e quindi anche al successo. E poi quelle copertine interamente fotografiche (stessa foto dalla copertina alla costa fino alla quarta di copertina) fu un'innovazione assoluta voluta proprio da Simenon.
E oggi le inchieste del commissario Maigret sono state proposte anche in formato ebook ed hanno avuto un immediato successo.
Poi, a nostro avviso, non significa che i libri spariranno. Oggi moltissimi di noi per scrivere qualcosa ad un amico o alla fidanzata utilizzano il computer e l'e-mail, ma nessuno vieta di andarsi a comparare busta e foglio di carta (magari anche pergamenata) di caricare una vecchia penna stilografica e di vergare il proprio messaggio. Chiudere tutto, compilare l'indirizzo sulla busta, poi andare alla posta e spedirla. 
Crediamo davvero che lo stesso succederà con i libri.

SIMENON. IL GRANDE INCROCIO TRA NOIR E ROMANZO

La nuit du Carrefour (tradotto in italiano con "Il mistero del crocevia" 1934 e "La casa delle tre vedove" 1961 da Mondadori e poi con "Il crocevia delle Tre vedove" nel 1996 da Adelphi) è uno dei primissimi Maigret, quelli, per intenderci, della serie Fayard, scritta ottantadue anni fa', nell'aprile del '31 da un Simenon, fresco fresco del lancio dei Maigret e del loro iniziale successo. Lo scrittore si trovava nello Chateau de Minaudiére a Guigneville (presso le Ferté Alais) e una volta tanto non su un canale a bordo di una delle sue imbarcazioni.
L'atmosfera che Simenon ricostruisce in questo incrocio di strade nei pressi di Arpajon, nella Seine-et-Oise meridionale, è surreale e spettrale.
Come se quei due nastri di asfalto che si incrociano fossero stati messi lì apposta per separare pompa di benzina con annesso garage-officina, la spettrale villa di fratello e sorella nobili decaduti e stravaganti quanto misteriosi, e l'abitazione borghese di un coppia borghese, con un lui borghesissimo agente assicuratore.
Poi il nulla. Nel senso che oltre un filare di alberi e una serie di pali della luce no ci sono altri elementi nello scenario di questa inchiesta, in cui Maigret di trova allo scoperto, anche fisicamente in questa landa desolata, facendo la spola tra il benzinaio, i due nobili decaduti e la coppia di borghesi. Mondi lontanissimi che costituisono un triangolo che Simenon è bravissimo a rendere, squallido, ma anche pericoloso... Siamo quasi nel noir, dove si muovono personaggi ambivalenti, atmosfere cupe, donne intriganti e indecifrabili, follie che prendono corpo e, ovviamente, omicidi.
Personalmente troviamo La nuit du Carrefour una delle inchieste del commissario Maigret, più riuscite, più spettrali e scarne nelle descrizioni, nella costruzione del paesaggio, ma con una profondità di descrizione nella psicologia a volte complessa e addirittura paranoica di certi protagonisti. Insomma un prova magistrale di Simenon che già a 29 anni dà la misura dello suo spessore di romanziere.
La vicenda è poi così intrigante che Simenon racconta questo fatto.
"... un giorno a giugno, mentre ero sul mio Ostrogoth a scrivere, vidi scendere da una Bugatti un signore. Questi senza tanti cerimoniali mi chiese se i diritti cinematografici de "La nuit du Carrefour" fossero ancora liberi. Nessuno mai mi aveva proposto un adattamento cinematografico... Mi batteva forte il cuore.
Ovviamente gli dissi di sì. Quel signore era il famoso regista Jean Renoir, di cui poi sarei diventato grande amico e che già allora, prima di conoscerlo, ammiravo più di tanti altri registi... gli avrei dato i diritti anche per nulla....".
Il film uscì nell'aprile del '32. Fu il primo adattamento cinematografico di un romanzo di Simenon. Maigret fu interpretato dal fratello di Jean, Pierre Renoir, affiancato da Winna Winfried, Georges Koudria, Lucie Vallat, Jean Gehret e Jane Pinson.
E non a caso anche la critica segnalò che questo poteva essere considerato un po' il precursore dei film noir... ma questa è un'altra storia e sarà un altro post.