sabato 3 agosto 2013

SIMENON. MAIGRET E LE SUE TRASGRESSIONI

Ferenc Pintèr - Illustrazione per "La ballerina del Gai Moulin"
Certo ad un lettura superficiale potrebbe sembrare che Simenon, quando creò la figura del commissario, abbia voluto costruire un uomo normale, pacioso, un bravo marito (non un bravo padre, in assenza di prole). Uno che sa stare al posto suo, che ha delle indubbie qualità, ma non uno in carriera. Come ha più volte tenuto a precisare Simenon "Maigret non è intelligente, è intuitivo". Sì, non sarà intelligente, ma nemmeno stupido come dimostra ad esempio nei rapporti con il suo coriaceo superiore, il giudice Comelieu, con cui di volta in volta è bravo a dargliela vinta, a mentirgli, a imporgli la propria teoria. Certo non è un politico, anzi i politici non li sopporta (questo sentimento deve avere radici lontane e dev'essere duro a morire...), tant'è vero, che quando gli viene offerto il posto di Direttore della Polizia Giudiziaria, lui lo rifiuta categoricamente, anche perchè quello è un incarico politco che lo porterebbe a trattare con i politici.
Insomma un uomo integerrimo... sembrerebbe. Va bene, lo sappiamo tutti, beve un po' troppo, ma una volta il freddo, una volta il caldo, ci vuole o un calvados o una birra bella fresca... e poi lo stress del suo lavoro... ogni tanto c'è bisogno di un pausa, necessità di allentare la tensione. E poi Maigret regge benissimo l'acol, non lo vediamo mai ubriaco.
Certo fuma parecchio, dalla sera alla mattina e, durante i suoi famosi interrogatori che vanno avanti tutta la notte, anche dal tramonto all'alba. Oggi sarebbe stigmatizzato dai salutisti e dai vari comitati antifumatori... addirittura fumare in camera da letto... la mattina appena svegliato!...
E poi ci sono le donne. Ma qui si richede una lettura un po' più analitica. In nessuna delle sue oltre cento inchieste Maigret tradisce la moglie andando a letto con un'altra donna. Ma questo non vuol dire che a volte il suo cuore non si intenerisca in modo particolare per qualche sospettata e non può far a meno di trattarla meglio di come dovrebbe. Altre volte si trova in situazioni che risvegliano i suoi appetiti sessuali, con donne conturbanti e disponibili. E in quei casi si cammina sul filo del rasoio per un po' o per parecchio. Ma poi qualcosa succede sempre e le distanze si ristabiliscono. Chissà perchè Simenon non l'ha mai fatto cacciare in una storia con una donna? Forse perchè all'inizio voleva delineare un investigatore del tutto diverso da quelli che furoreggiavano allora, soprattutto in Francia, che, oltre ad essere bravi e spericolati, erano quasi sempre dei tombeur des femmes. Con il proseguire della serie, però, non fà mancare le occasioni al commissario. E con un gusto quasi divertito porta il lettore, e il suo Maigret, fino all'orlo dell'abisso e poi arriva l'inevitabile dietrofront.
Qualcuno direbbe che è poco realistico (elemento che stava molto a cuore a Simenon) che con il proprio lavoro, la frequentazione di ambienti molto diversi tra loro, tutte le donne che aveva occasione di conoscere... beh...che non ci sia stata una volta che abbia ceduto alla tentazione! Ma forse quelle situazioni ambigue e border-line per il commissario erano già delle trasgressioni?
E poi trasgressioni sul lavoro. Non solo perchè alcune volte faceva come voleva, infischandosene delle direttive del giudice Comelieu, ma anche perché, lì dove era possibile e quando lo riteneva giusto, Maigret ci metteva una mano, e talvolta non solo quella, affinché la legge non avesse la meglio sulla giustizia. E quindi, venendo meno al suo dovere, che era quello di indagare e non di decidere che fine dovessero fare i colpevoli, un colpettino qua, uno là e il destino di quell'individuo subiva una svolta. Ecco il suo soprannome di aggiustatore dei destini... umanamente comprensibile, ma dall'ottica di un alto funzionario della polizia giudiziaria, non era certo il massimo.
Certo niente a che vedere con i duri e puri dell'hard-boiled americano, da Sam Spade a Philip Marlowe, o dai noir popolati da dark-lady e da intrighi sessuali.
Qui al confronto siamo nel regno della castità.... forse a compensare le trasgressioni (almeno quelle sessuali) dell'autore.

venerdì 2 agosto 2013

SIMENON, LA DEPRESSIONE DI DENYSE E IL MALE DEL SECOLO IN CASA.

Certo non poteva immaginare che quell'incontro focoso nel dicembre del '45 a New York, quell'intesa sessuale e intellettuale, quella complicità che si era subito stabilita con quella canadese, conosciuta facendo una ricerca per una segretaria-interprete, sarebbe finita così.
Così cioè con Denyse, la sua seconda moglie, che nel tempo sarebbe diventata vittima di attacchi depressivi, che ne avrebbero alterato l'equilibrio psichico, facendole alternare periodi di depressione profonda, a momenti di lucidità, a sprazzi di iper-eccitazione. Insomma quell'instabilità del carattere che spiazza quelli che vivono accanto ad un soggetto del genere.
"...Come aiutarla? Ogni parola ed ogni attenzione rischia di essere mal interpretata... Lei cerca di reagire con tutte le sue forze, ma fatalmente lo fa nella direzione sbagliata. L'esperienza delle precedenti depressioni non serve a nulla. Ogni volta manca la fiducia. Perchè siamo alla mecè di un centesimo di miligrammo d'acido... - racconta Simenon nel '64, sul suo Quand jétais vieux - ...Ieri una ricaduta per Denyse, bruscamente alla stessa ora di dicembre. Stessi dolori. Stessa situazione defatigante..."
E' un'altalena che in quel periodo Georges conosce bene, già si sono pronunciati gi specialisti, già c'è la consapevolezza che sarà quasi impossibile che quello stato di alterazione regredisca. E poi c'è la conseguenza di tutto ciò: l'alcolismo. Denyse beve, ma lo fa da tempo, mentre lui, che pure beveva forte insieme a lei, ha ormai praticamente smesso. E poi quella situazione ha delle ovvie ricadute negative sulla vita familiare.
"... è patetico assistere agli sforzi di un essere, al quale ci si sente legati in tutto e per tutto, per ritrovare un suo equilibrio, le sue forze, la gioia di vivere...".
L'infausta possibilità di Simenon di osservare, e in questo caso di partecipare, alla disgregazione dell'equilibrio psichico di una persona, a parte la sofferenza personale, deve essere stato un grande arricchimento per lo scrittore, un'occasione unica sia pure nella sua estrema negatività. Quante volte avrà tentato di mettersi nei panni della moglie? Quanto avrà cercato di immedesimarsi nelle crisi della sua compagna in quell'inspiegabile altalena della psiche che oscillava tra vette di esaltazione e baratri di depressione?
Ma la vita non è un romanzo e pian piano anche lui dovette arrendersi all'evidenza e a cercare di non essere eccessivamente coinvolto in prima persona,  a tentare di proteggere i figli, la famiglia tutta da quella stressante situazione. Anche i medici a quel punto consigliarono la separazione e un ricovero per Denyse in una struttrura adeguata al suo stato. Tutto finì quando nell'aprile del '64 lei fu ricoverata, ma in realtà fu l'addio a casa Simenon, in cui non farà mai più ritorno.

giovedì 1 agosto 2013

SIMENON. "TOUR DE FORCE" PER I PRIMI MAIGRET ?

Beh, occorre riflettere approfonditamente se si trattò di un tour de force, di una foga entusiastica per il nuovo personaggio o se non fosse per caso il ritmo a volte stressante della letteratura su commissione che ormai era abituato a tenere.
Ma facciamo un po' di calcoli. Il primo Maigret uscito... sono due: M. Gallet décédé e Le Pendu de Saint-Pholien pubblicati entrambe nel febbraio del 1931, in occasione del lancio della serie del commissario il 20 del mese, durante il Bal Anthropometrique alla "Boule Blanche" a Montparnasse.
Ma i due romanzi erano stati terminati nell'estate del 1930. Il primo ad essere stato scritto fu in realtà Pietr-le-Letton, (fine stesura settembre 1929, quasi un anno e mezzo prima del lancio) ed uscito poi nel maggio del 1931.
Ma nel '31, tra le due uscite di febbraio e quest'ultima, troviamo anche a marzo Le Charrettier de la Providence e ad aprile Le chien jaune.
Siamo tra il 20 febbraio e il mese di aprile già a cinque uscite... cinque titoli in poco più di due mesi (diciamo 70 giorni...), fà una media di un titolo ogni due settimane.
E' vero che come abbiamo visto, si tratta, se ci mettiamo anche L'Homme de la Tour Eiffel (uscito a settembre '31) di sei titoli scritti in un anno preciso: settembre '29-settembre '30. Un'indagine di Maigret ogni due mesi.
Ma la maratona non si ferma qui. E non si ferma nemmeno per le vacanze.
Ecco il seguente tris estivo, a giugno La Nuit de Carrefour, a luglio Une calme en Hollande, ad agosto Au rendez-vous des Terre-Neuvas. Questi furono invece scritti poco prima che fossero pubblicati, il primo ad aprile, il secondo a maggio, il terzo a luglio.
Con questo siamo quasi alla scrittura in tempo reale, appena un mese tra scrittura e pubblicazione.
E' inutile dire che queste uscite a ripetizione, quasi fosse un gornale periodico, ebbero sul pubblico l'effetto che Simenon sperava. Quello di stabilire uno stretto rapporto con il lettore, abituandolo nel contempo ad appuntamenti precisi e stabiliti per acquistare la nuova avventura del commissario Maigret.
Siamo arrivati ad agosto del '31. Una breve pausa di un paio di mesi e poi ritorna con cadenza mensile: a novembre La danseuse du Gai Moulin (scritto a settembre dello stesso anno), a dicembre  La Guinguette a deux sous (terminato a ottobre). Nel '32 stesso ritmo, a gennaio L'Ombre Chinoise (fine stesura a dicembre '31), a febbraio L'Affaire Saint-Fiacre (scritto a gennaio '32), a marzo Chez les Flamands (finito a gennaio '32), ad aprile Le Fou de Bergerac (terminato a marzo), a maggio Le Port des brumes (scritto molto prima ad ottobre 1931), a giugno si salta e a luglio '32 esce Liberty Bar (terminato a maggio).
Poi per quanto riguarda le uscite si fà un salto di quesi un anno e si arriva a giugno del '33 quando esce L'Ecluse n°1 (scritto nell'aprile di quell'anno) e poi un altro salto fino a marzo 1934 con Maigret (fine stesura giugno 1933), che è l'ultima inchiesta del commissario edita da Fayard.
Insomma tra il 20 febbraio del '31 e luglio del 32 escono 17 titoli di Maigret in meno di un anno e mezzo, siamo quasi ad un titolo al mese, e poi un rallentamento con salti di quasi un anno. Come mai?
I motivi sono due. Gia dal metà del 1931 Simenon aveva iniziato a scrivere  il suo primo roman-dur, Le Relais d'Alsace e poi avrebbe continuato a ritmo regolare. Ma soprattutto perchè considerava esaurita la fase della letteratura poliziesca che vedeva come un ponte, un tragitto obbligato per passare dalla letteratura alimentare, come chiamava quella popolare su commissione, alla Letteratura con la "L" maiuscola. Ma anche le migliori intenzione non tengono conto del destino. E infatti sotto la spinta degli editori, anche come Gaston Gallimard, e di quelle dei lettori, alla fine Simenon si convinse a riprendere in mano il commmissario, prima come protagonista di una serie di racconti e poi con una cadenza regolare che durerà quasi quarant'anni. Non si separerà più dal suo personaggio che certe volte e per alcuni versi appare come un suo alter ego, anche se Simenon dichiarava ripetutamente che Maigret era molto diverso da lui. Sì, ma fino a che punto?

mercoledì 31 luglio 2013

SIMENON. ADIEU, QUAI DES ORFEVRES... LA STAMPA RICORDA

Come vedrete nell'elenco che segue questo post (i più significativi li ritrovate nella Rassegna Stampa, con i rispettivi link), la stampa, soprattutto francese, ma anche italiana, belga, ed extraeuropea, ha dato un certo rilievo all'anniversario dei cent'anni e all'abbandono della Polizia Giudiziaria Parigina del famoso e storico Quai des Orfèvres.
Una sede mitica anche grazie a Simenon che volle che il suo Maigret lavorasse lì. I più affezionati lettori delle sue indagini, anche senza averci mai messo piede, possono dire di conoscerla come le loro tasche, e non solo l'ufficio del commissario, la stanza degli ispettori, lo studio del giudice Comelieu, l'acquario, il sottotetto di Moers... E quello scalone per arrivare all'ingresso, consumato dalle suole di poliziotti e di criminali, la Senna proprio lì sotto che Maigret poteva vedere dalla finestra del suo ufficio... ufficio dove aveva ottenuto di conservare la vecchia stufa a carbone (non molto ecologca per la verità, ma molto pittoresca) e poi le pipe allineate sulla scrivania, pronte per essere fumate.
Famoso il Quai des Orfèvres, famoso anche il numero civico, quella della Police Judiciaire, il 36. Talmente famoso che, entrato nel gergo, sostituiva spesso il nome della sede. Bastava il numero... "...Allora andiamo al 36 ?...".
Era un'istutizione come Scotland Yard (dal nome della via della sua antica sede a Londra) che entrambe vivono nell'immaginario collettivo anche grazie a scrittori come Conan Doyle e a Georges Simenon che le hanno fatte parte integrante delle proprie storie.
Ma 36 Quai des Orfèvres, per Maigret è quasi un primo recapito, ancor prima del suo 132 Boulevard Richard-Lenoir dove vive da anni con la moglie. E' l'indirizzo dell'ufficio dove passa le giornate, dove interroga i sospettati, dove tira tardi la sera quando coordina le mosse dei suoi ispettori sparsi per Parigi, dove consuma birra e panini che gli vengono dalla Brasserie Dauphine, da dove spesso telefona a M.me Maigret avvertendola che non tornerà a pranzo o a cena, oppure addirittura per tutta la notte.
Adesso la polizia giudiziaria si riunirà a tutti gli altri corpi di polizia della capitale francese in un moderno e funzionale grattacielo nel quartere di Batignolles, nel XVII arrondissement. E la stampa un po' celebra e un po' ricorda...

31/07/ - Il Giornale - La Notre Dame del giallo ha cent'anni
30/07/ - Il Messaggero - Parigi, la polizia giudiziaria trasloca: Maigret non abita più al "36"
30/07/ - e-orientations.com - Les 100 ans du 36, quai des Orfèvres et le métier de commissaire de police
30/07/ - La Voix du Nord - Police: clap de fin programmé du mythique «36 quai des Orfèvres»
27/07/ - La Croix - Le Quai des Orfèvres, "mine d'or" pour cinéastes et écrivains
27/07/ - Le Nouvel Observateur - Clap de fin programmé du mythique "36 quai des orfèvres"
26/07 - Liberation - Un timbre en l’honneur du 36 quai des Orfèvres pour le centenaire 
26/07/ - La Nouvelle Rèpublique - Le " 36 Quai des Orfèvres " est centenaire
26/07/ - La Croix - Un timbre en l'honneur du 36 quai des Orfèvres pour le centenaire 
26/07/ - 20 minutes.fr - Un timbre en l'honneur du 36 quai des Orfèvres pour le centenaire de la PJ
24/07/ - La Jornada - 36, Quai des Orfèvres

martedì 30 luglio 2013

SIMENON: DIALOGHI DI UN "APRES MIDI" DI MEZZA ESTATE


Domenica. La capitale. Al bordo della piscina di un club romano. Pausa postprandiale. Temperatura 37° (temperatura percepita: non pervenuta).
Due signori, uno magro dall'aria distinta, pelata, occhiali, un sobrio costume pantalone blu. L'altro forse un po' più giovane, tipo comune, capelli scuri, più abbronzato del compagno, indossa un costume a righine bianche e rosse. Il primo armeggia con un tablet, debitamente coperto da una custodia che sembrerebbe di pelle. L'altro ha in mano un libro. Ma dalla mia sdraio non riesco a leggere il titolo, né l'autore.
La mia attenzione viene richiamata da alcune parole pronunciate con un accento settentrionale e con un tono di voce acuto dal primo "... ci credo... leggere Maigret è come guardare un telefilm...".
La mia curiosità aumenta l'attenzione e, con la scusa dell'ombra, sposto la sdraio in una posizione più idonea a captare la conversazione. Il primo signore lo chiamerò A. e il secondo B.
A. - Certo è un poliziesco, perchè la gente lo legge?... Perchè vuole sapere come va a finire...
B. - Poliziesco...poliziesco... si fa presto a dire... Intanto tu ne hai mai letto uno?
A. - Di polizieschi?
B. - No, di Maigret.
A. - Beh, sì che li ho letti...
B. - Dimmi i titoli.
A. - Ma chi se li ricorda i titoli, saranno passati vent'anni... ma che dico almeno trenta... allora facevo l'università...
B. - E allora come fai ad esprimere un giudizio su due o tre Maigret che hai letto quando avevi vent'anni e soprattutto dal momento che sono passati trenta... anzi diciamo anche trentacinque anni...
A.- Beh, allora posso dirti che di recente, al massimo un paio di anni fa', ho letto un'altro Simenon che non mi è piaciuto...
B. - Titolo?
A. - Boh...qualcosa con Maigret, mi pare... Maigret e la morte di Betty...?
B. - Che ingnorante che sei!
A. - Oh, ma che ti prende...
B. - Niente, solo che non sei ignorante. Intanto Betty e La morte di Belle sono due romanzi  di Simenon che non c'entrano niente uno con l'altro. E comunque nessuno dei due è un Maigret... Pensa un po' tu?
A. - Beh si vede che mi sono sbagliato... con tutti i Maigret che ha scritto!
B. - Ma che dici....
A. - Certo... ma lo so che ha scritto anche dei romanzi...
A questo punto, il singor B. chiude il  libro, lo fà cadere sul prato e si alza dalla sdraio.
B. - E' meglio che stai zitto... ogni cosa che dici peggiora la tua situazione e scopre di più la tua ignoranza...
A. lo guardò sorpreso?
B. - Qualche romanzo? Simenon, per tua informazione ha scritto quasi 120 romanzi, senza considerare i racconti, e che non c'entrano niente con i Maigret...
A. - E che era... una macchinetta? Come faceva a scrivere così tanto? Non deve essere letteratura di alto livello.... E di Maigret allora quanti ne ha scritti?
B. - Mi pare più di cento...
A. Allora è il solito scrittore di cassetta che sforna una libro dopo l'altro come fossero pizzette... Guarda io non sopporto quelli che ogni anno devono far uscire un loro libro... Uno scrive se ha l'ispirazione, altrimenti...
B. era ammutolito.
Io intanto mi mordevo la lingua per non intervenire. Ma pregavo che B. ne sapesse qualcosa di più.... Su, digli che Adrè Gide lo aveva preso sotto la sua ala protettiva... che per un paio di volte è stato lì lì per essere candidato al Nobel per la letteratura. Digli che era amatissimo da gente come Henry Miller, Carl Gustav Jung, Jean Renoir, Federico Fellini... Stupiscilo, digli che ha venduto più di mezzo miliardo di libri in tutto il mondo ed é stato tradotto in più di cinquanta lingue...
B. - Che vuoi, Simenon ha iniziato a scrivere giovanissimo, a vent'anni, ed è morto a 86 anni... Di tempo ne avrà avuto, che dici? In più di sessant'anni uno che ha qualcosa da dire...
A. - Ma quello che stai leggendo è un Maigret?
B. - No. E' uno dei romanzi, il titolo è Fauborg... è l'ultimo uscito in Italia
A. - E quando l'ha scritto?
B. - Non lo so, ma qui all'inizio ci dev'essere l'anno della prima edizione originale....ecco qui: 1937...
A. - Capirai un libro scritto più di settantacinque anni fa'...
B. - Apri su quel cavolo di tablet, il tuo amato quotidiano, La Stampa, e guarda sull'inserto TuttoLibri di ieri, come si classifica nella Narrativa Straniera...
A. armeggia un po' con il suo dispositivo, poi dopo un po' dice..."è sesto!".
B. - Beh, mica male per un romanzo che ha tre quarti di secolo, no?
A. - Sarà quella letteratura leggera buona per tutti e per ogni occasione... no, non mi interessano quel tipo di libri...
B. - Ah... adesso disquisisci anche di letteratura alta e bassa?
A. - Te l'ho detto per me chi troppo scrive e troppo in fretta, pensa più alla tasca che alla pagina
B. - Ma che filosofo!... Ma leggi, prima di parlare... non ti vedo mai con un libro in mano... sempre quella tavoletta elettronica, il computer, lo smartphone...
A. - Perchè hai qualcosa contro la nuova tecnologia?
B. - No... ma, per esempio, se ti comprassi un ereader per leggeri i libri elettronici, gli ebook, sarebbe già un passo avanti...
A. - E quanto costa un ereader?
B. - Dai sessanta ai cento euro e oltre, dipende da...
A. - Poco... Però vedo che tu leggi libri di carta...
B. - Che c'entra, uno non esclude l'altro...
A. - E sull'erader ci puoi leggere anche i Maigret?
B. - Sì caro mio... sono circa una novantina i titoli in ebook...
A. - E tu ce l'hai l'ereader?
B. - Certo...
A. - Beh adesso vedo un po'... se costa così poco... quasi quasi me lo compro...
Adesso B. si è rimesso seduto. Ha ripreso a leggere... Ad un tratto alza la testa.
B. - Ma scusa, ma ora che ci penso, lo sai che anche con il tuo tablet  puoi leggere i libri... certo non è la stessa cosa dell'ereader, comunque...
A. - Bah...Ora andrei al bar, a bere una cosa fresca... tu?
B. - Ma sì, vengo pure io... ti accomagno...
I due si avventurano al sole. A. con i testa un cappello cona visiera e B. con uno di paglia... si avviano sul vialetto che li porta al bar. Chiacchierano ancora.
Io mi tuffo in piscina. Quando tornano, sono ancora in acqua. La temperatura deve essere salita ancora.

lunedì 29 luglio 2013

SIMENON E MAIGRET FUMANO TROPPO... CHE NE DICE IL MINISTRO DELLA SALUTE?


Maigret fumava la sua pipa. La fumava spesso... anche troppo. La mattina apena sveglio, prendeva la pipa lasciata la sera prima sul comodino e l'accendava... La prima pipata della giornata! E poi almeno un paio di pipe in tasca, e una sfilata di pipe sulla scrivania del suo ufficio, a Quai des Orfèvres.
Anche Simenon fumava la pipa e molto. Almeno se dobbiamo stare alle fotografie, lo vediamo sempre con la pipa tra i denti, in mano o a portata di mano. Lo vediamo fumare da giovane e da anziano. Lo vediamo al suo tavolo dis crittura con una decina di pipe già caricate, pronte per essere fumate.  Quando smise di scrivere e si liberò di tutto, della sua faraonica villa di Epalinges, delle sue numerose automobili, tra cui una Rolls Royce, dei quadri di pittori famosissimi, di tutta la sua preziosa biblioteca, le uniche amiche che portò con sè furono le pipe.
E accanto al fumare possiamo mettere il bere. Maigret beve birra, vino per lo più bianco, calvados, ma all'occorrenza anche cognac, grappa, addirittura la prunella che faceva la cognata in Alsazia. Insomma ogni occasione è buona, tanto che il suo creatore ricevette delle proteste ufficiali, anche da parte della Chiesa, perché l'esempio dato da un così popolare personaggio poteva essere molto dannoso.
Simenon, ha avuto periodi in cui ha bevuto molto. Soprattutto quand'era più giovane, ma anche nel periodo americano, un po' anche per l'infuenza della seconda moglie, Denyse. Ma lui spesso sapeva dove fermarsi, lei no.
Oggi non sapremmo immaginare autore e personaggio senza un pipa accesa, senza bere una birra o unn blanc in una brasserie o un bistrot... Eppure oggi nè Simenon, né Maigret potrebbero fumare così a loro piacimento. Ci tornano i punti del DDL proposto in questi giorni dal ministro della salute. Giro di vite sul fumo, soprattutto dove sono i bambini, vedi le scuole, compresi gli spazi aperti vicini e limitrofi...
Come minsitro della salute non poteva far altrimenti e non ci sentiamo di criticare norme che tutelano la salute dei bambini.
Più in generale non vorremmo però che lo Stato finisse per entrare nei comportamenti individuali, dicendoci quello che è bene o è male per noi. E costringerci poi a farlo.
Magari si potrebbe arrivare a vietare la lettura che non si comportano secondo l'etica stabilita da uno Stato che a quel punto dovremmo chiamare "padrone"?
E se ad un sedicenne, che ha iniziato a leggere Maigret, gli vien voglia di provare a fumare la pipa? Lo sapete che il boom di vendite di pipe in Italia si è verificato in seguito al successo del Maigret televisivo di Gino Cervi nella seconda metà degli anni sessanta?
Insomma oggi abbiamo suscitato alcuni interrogativi, alcuni importanti altri meno. Ma vale comunque la pena rifletterci e... come al solito... chi vuole dica la sua.