giovedì 19 giugno 2014

SIMENON SIMENON. SE IL FESTIVAL DEL POLAR E' UN... CHIEN JAUNE

Tra poco meno di un mese aprirà i battenti la 20a edizione Festival du Polar de Concarneau "Le chien jaune" in omaggio alla famosa inchiesta del commissario Maigret così intitolata.
Nell'ambito del festival 2014, sarà inaugurata venerdì 13 giugno l'esposizione "Simenon et Concarneau" (dal 13 al 28 giugno presso l'agenzia del Crédit Agricole e dal 3 al 31 luglio alla biblioteca municipale di Concarneau). Questa iniziativa che apre il festival, vuole essere un omaggio al periodo passato da Simenon a Concarneau
Quello fu un periodo molto particolare. Infatti era in procinto di lanciare il suo nuovo personaggio, Maigret. Ma era anche il momento dei contrasti con il suo editore Fayard, per il quale scriveva da tempo dei romanzi popolari. Fayard era molto critico su questa "operazione Maigret", un poliziesco che secondo lui non rispettava le regole canoniche del genere, almeno per quei tempi, e che vedeva destinato ad un fiasco sicuro. Solo l'insistenza e la capacità di trattare di Simenon lo avevano portato, sia pure con gran riluttanza, ad accettare quell'avventura. Ma il problema non era solo quello. Simenon e Fayard avevano ancora in essere un contratto per un certo
numero di romanzi popolari, per i quali lo scrittore aveva già ricevuto un acconto di 30.000 franchi. Ma Simenon si era presentato con ben sei titoli di Maigret già belli che scritti e credeva che potessero rientrare nel contratto e di sostituire così i romanzi popolari che doveva ancora scrivere. Ma Fayard fu irremovibile. Simenon, furioso partì per Concarneau, dove si sistemò all'11 di avenue des Sables Blancs. Con lui la moglie Tigy, la segretaria e il suo cane.
Sarà li per tre mesi. Mesi invernali (e infernali) a cavallo tra il '30 e il '31. Undici ore di scrittura al giorno, alla media di ottanta pagine ogni 24 ore! Tensione nervosa al massimo, poche ore di sonno e invece grandi bevute, come l'alcol fosse un carburante insostituibile per mantenere quel ritmo indiavolato. Perse molti chilogrammi, ma, per così dire, guadagnò i 30.000 franchi ricevuti in acconto e, soprattutto, la libertà da quella letteratura popolare che iniziava a soffocarlo.
Ma forse la motivazione più forte che gli consenti di reggere a quel tour de force, fu proprio la possibilità di tuffarsi completamente nell'avventura Maigret in cui confidava moltissimo.
Infatti in un'intervista a Carlo Rim aveva affermato "... Maigret viveva dentro di me, lo vedevo come un personaggio in carne ed ossa, conoscevo il timbro della sua voce, conoscevo tutto di lui, dal suo vecchio maglione fino alla punta delle sue scarpe - raccontava Simenon -  Mentre io scrivevo furiosamente, lui era lì che fumava la sua pipa, aspettando. Avevamo fiducia... tutti e due..."
Mentre Simenon scriveva a macchina di là della sua finestra furoreggiava il mare invernale che forse lo ispirò, il mare e le spiaggie bianche della costa ovest di Concarneau.
Per quanto riguarda le informazioni sul festival cliccate qui Le chien jaune

mercoledì 18 giugno 2014

SIMENON SIMENON. L'AUTORE CI PARLA DE "LA CHAMBRE BLEUE"

Dopo Cannes, il BFF, (Brussels Film Festival), e l'anno prossimo il Sundance negli Usa. Il film di e con Mathieu Amalric ha fatto parlare molto di sè ed è gia uscito in Francia. Non ci sono invece notizie ufficiali per quanto riguarda la distribuzione all'estero e in particolare nel nostro paese. Restiamo in attesa e nel frattempo vi proponiamo invece una chiacchierata di Simenon sul romanzo da cui è stato tratto il film.

martedì 17 giugno 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET HA PAURA... DELLA PENSIONE. E SIMENON...

L'inchiesta che è intitolata Maigret a peur, scritta negli Usa (Shadow Rock Farm - 1953), ha a che fare con l'argomento che vogliamo trattare oggi. Il commissario ha paura di andare in pensione? Domanda che ne nasconde un'altra: è la stessa paura del suo autore?
Nell'inchiesta citata, la paura di Maigret é quella della vecchiaia che, nella fattispecie, ritrova sul volto e nei gesti di un suo antico compagno di gioventù, che ora fà il giudice istruttore in un piccolo paese. Gli capita di guardarsi allo specchio e vedersi anche lui diverso, più vecchio...
Quella vecchiaia che fà esitare, che leva le certezze della giovinezza e anche quelle dell'età matura. Ed è ciò che vede nel suo vecchio amico, che deve risolvere tre casi di omicidio, proprio quando casualmente Maigret decide di fargli visita.
Stessa età e sono entrambe vicini alla pensione. Una paura di Maigret che d'altronde ritroviamo anche in altre situazioni. Come chiamare d'altronde quella specie di malessere che lo coglie durante delle vacanze troppo lunghe o nel corso di malattie lo tengono lontano dal suo ufficio di Quai des Orfèvres?
Quando succederà, gli basterà leggere il giornale? Giocare nel pomeriggio a carte con i compaesani? Andare a pesca? Curare il suo orto?
Sono tutte cose a cui il commissario si è gia preparato mentalmente e non solo... ha infatti già comprato una casetta a Meung-sur-Loire, ma... Ma saprà stare lontano dai suoi ispettori, dai giudici con cui litiga, dalla brasserie Dauphine, dal suo ufficio ingombro di carte e di pipe? E dai suoi casi? Alcune volte ostenta una certa indifferenza all'idea di lasciare tutto, e con la moglie si mostra alcune volte addirittura impaziente di andare a sistemarsi lì sulla riva della Loira.
Ma non c'è dubbio che questa sia una sua paura... forse la più grande. E' la stessa paura di Simenon?... smettere di scrivere?
Anche qui, quando succederà nel 1972 con quel romanzo Victor che non ne voleva sapere di decollare, Simenon prenderà un decisione repentina, quasi troppo affrettata: smettere di scrivere, e questo per uno come lui significa ritirarsi in pensione. D'altronde quando succede, Simenon ha quasi settant'anni e ne ha passati quaranta a scrivere intensamente. Forse la decisione non è stata così improvvisa, forse ci pensava da tempo, ma probablimente non sapeva come e quando sarebe avvenuto. Al contrario del suo personaggio che sapeva con precisione matematica quando sarebbe arrivato il fatidico giorno.
Maigret, nella serie, ci viene spesso presentato in pensione, ma per un motivo o per l'altro, è di nuovo in pista ad indagare. Anche Simenon smette di scrivere i romanzi e i Maigret, ma continuerà a pubblicare i Dictées e poi scriverà nell'81 quel monumentale Mémoires intimes.
D'altronde Maigret è davvero un uomo come tutti gli altri, Simenon aspirava ad esserlo e la pensione non piace a nessuno ("la retraite", come si dice in francese, è una parola sulla quale Simenon diceva "... una parola che non amo, perchè mi fa pensare alle battaglie e ai militari. E io odio battaglie e militari...").
Ma forse é proprio questa "ritirata" che alla fine lo ha reso davvero uno come tutti gli altri...

domenica 15 giugno 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET: VIOLENZA E COMPRENSIONE



Uno degli appunti che ancor oggi viene rivolto dai più accaniti giallisti ai Maigret di Simenon è la mancanza di azione e, perché no, anche di una certa violenza. Questo binomio, azione & violenza, è diventato nel panorama della letteratura poliziesca talmente diffuso da essere spesso considerato un essenziale ingrediente del genere. Questo accade poi anche nelle produzioni cinematografiche e in buona parte anche nei serial televisivi di genere. In effetti azione e violenza non sono quasi mai presenti nelle inchieste del commissario Maigret e se ci fossero ci sembrerebbero una sorta di… fuori tema.
Eppure siamo di fronte ad un tipologia di poliziesco estremamente realistico, nessun complotto mondiale, nessuna organizzazione segreta guidata da supercriminali, nessun volo pindarico nel mondo delle imprese impossibili o dei casi fantascientifici.  Quello costruito da Simenon per Maigret è un mondo fatto di cose concrete, di omicidi compiuti per motivi anche banali: vendetta, gelosia, necessità, denaro… tragedie piccole e grandi della vita quotidiana. Ma sappiamo bene che in questa realtà, se non proprio l’azione, almeno la violenza è una componente essenziale negli omicidi, nei rapimenti, nelle vendette…
Una risposta dallo stesso Simenon, soprattutto per quanto riguarda questo mancata rappresentazione della violenza, ci viene da quella interessante intervista/seduta analitica cui lo scrittore si sottopose nel giugno del ’68, rispondendo alle domande  di cinque medici-redattori della rivista “Médecine et Hygiène”in occasione dei 25 anni della pubblicazione.
E una delle domande riguardava appunto la mancata violenza nelle sue opere.
“…in tutta la mia vita ho avuto un orrore fisico della violenza; mi pesa assistere ad un incontro di boxe alla televisione, per quanto abbia praticato per un po’ quello sport  -  spiega Simenon -  Odio la crudeltà, ad esempio sono incapace di assistere ad una corrida..:
Insomma viene fuori ‘immagine di un tranquillo borghese che è ben lontano dal mondo che invece frequenta il suo personaggio (e non scordiamo che quando provò a fare l’investigatore sul serio con il caso Stavisky,  fece un flop degno del più imberbe dei dilettanti).
I dottori, gli analisti e gli psicologi di “Médecine et Hygiène” trovano questo elemento interessante e insistono per capire qual è il motivo di una tale scelta. Perché l’omicidio o la violenza si sono sempre già consumate nel momento in cui Maigret arriva sul posto e perché il commissario sembra sempre interessato ad altro ?
“…questo è vero e per un buon motivo: cosa è un crimine? C’é un uomo, ha quaranticinque anni, oggi, domenica, è un uomo come gli altri appartenenti alla comunità. Nel giro di cinque minuti, questo signore, per un motivo qualunque, piccolo e insignificante come una goccia d’acqua – racconta il romanziere – commette un crimine e d’un tratto non appartiene più al consesso umano, diviene un mostro. Quindi ha vissuto per quarantacinque anni con un individuo ammesso nella società e cinque minuti dopo lo guardano con disgusto… non fa più parte della società…”.
Insomma è come se Simenon volesse dirci che il suo Maigret (o forse la propria proiezione nel ruolo del commissario?) sa che in pochi istanti si possono verificare eventi insignificanti che, cambiando la vita di un uomo, lo portano magari a compiere azioni raccapriccianti. Ma non è l’azione violenta e criminosa in sé ad aver importanza e ad essere il centro del suo interesse nelle indagini. Piuttosto è l’individuo in sè che lo interessa (il famoso “uomo nudo”). Vuole conoscere i condizionamenti sociali, i valori e la mentalità dominanti nell’ambito in cui è cresciuto  che ne hanno fatto di lui quello che è adesso. Deve entrare nel mondo in cui lavora e in cui vive con i suoi familiari. Quando, Maigret/Simenon sarà in sintonia con tutto questo e riuscirà a sentire quel modo di essere, allora si aprirà la via per comprendere le situazioni, l’accaduto e le azioni dei protagonisti.

sabato 14 giugno 2014

SIMENON SIMENON. BRASILE 2014: SCONTRI SUI CAMPI DA CALCIO, MA ANCHE NEL CAMPO DELLE EDIZIONI


In questi giorni il Brasile ha invaso i media: Campionato Mondiale di Calcio e, rovescio della medaglia, le proteste per la preoccupante crisi economica che  spinge i più colpiti a manifestare e a contestare gli stessi mondiali, per i quali, tra l'altro, trapelano notizie su ritardi nel completamento delle infrastrutture, caos organizzativo, corruzione che avrebbe dilagato un po' dappertutto, sprechi e ruberie sugli stanziamenti per l'avvenimento mondiale. Qualcuno dirà: sembra di sentir parlare dell'Italia, con lo scandalo per il Mose di Venezia, quelli per l'Expo Mondiale a Milano e via dicendo... 
Ma, anche se la stampa internazionale non se ne occupa, in Brasile si stà conducendo una battaglia legal-editoriale, legata proprio alle opere di Simenon.
Come è noto la casa editrice São Paulo Companhia das Letras ha appena pubblicato le prime tre inchieste del commissario Maigret: Pietr, o Letão; O Cavalariço da Providence e O Enforcado de Saint-Pholien, tutti del 1931 con l'intenzione di pubblicare tutta l'opera maigrettiana
Secondo il quotidiano brasiliano A Tarde, si tratta di una mossa discutibile. Infatti l'editrice L & PM (con 66 titoli di Maigret nella collana "Poket L& PM") pubblica da tempo con regolarità le indagini del commissario simenoniano. 

Ma nel dicembre 2012 la Companhia das Letras aveva già annunciato la pubblicazione di questa nuova serie, grazie ad un accordo con la Penguin, l'editore europeo. Tutto ciò ha scatenato la reazione della L & PM, che aveva acquisiti i diritti d'autore per Maigret fino a tutto il 2016.
Ovviamente L & PM promette azioni legali contro questo passaggio dei diritti alla Companhia das Letras, prima della scadenza de 2016, solo perchè questa è in partnership con la stessa Penguin.
Sembra un po' quello che accadde in Italia. Non ci furono carte bollate, ma  fu un caso più unico che raro nell'editoria, proprio per quello che rigardava i Maigret. Per circa un anno (1993/1994) Mondadori, storico editore italiano di Simenon dal 1932, pubblicò le inchieste di Maigret in contemporanea con l'Adelphi che aveva ottenuto prima i diritti sui romanzi e poi anche quelli sui Maigret (vedi a tale proposito il nostro post
I Maigret di Simenon pubblicati contemporaneamente da Mondadori e da Adelphi)

venerdì 13 giugno 2014

SIMENON SIMENON. UN OMAGGIO A MAIGRET DA.... PETERSON

Forse chi non fuma la pipa non sà chi è... o meglio cos'è Peterson. Una delle più prestigiose fabbriche di pipe fondata nel 1865, a Dublino. Questa che è illustrata  nel filmato e letteralmente tratta in guanti bianchi è una pregiata Peterson contraddistinta da n° 965 e chiamata Maigret, in onore del commissario più ostinato fumatore di pipa, ma anche del suo autore, che scriveva un capitolo fumandone sette/otto, come dichiarava lui stesso.
Nel filmato la pipa è trattata in guanti bianchi. Questo Maigret non lo faceva... anzi quando c'era da vuotare il fornello, alzava un piede e batteva la pipa sul tacco della scarpa... Ma certo lui non fumava delle Peterson!
Buona visione agli appasionati fumatori di pipa, ma anche agli altri che, chissà potrebbero imparare qualcosa o addirittura avere poi voglia di provare... anche se ormai pure fumare un pipa è... incorrect!