domenica 28 settembre 2014

SIMENON SIMENON. OMAGGIO A BRIGITTE BARDOT


L'età di una signora non si dovrebbe mai dire. Ma in questo caso non si tratta più di una signora, ma di un'icona della femminilità, del sesso, del candore di tanta bellezza da essere in qualche modo sfrontata. Il fatto è che questa icona ha un nome e un cognome e oggi compie ottant'anni. E Simenon Simenon ha voluto renderle omaggio in queste foto a Brigitte Bardot, foto che la ritraggono nel film En cas de malheur, del 1958, che l'attrice interpretò con Jean Gabin, in una riduzione cinematografica dell'omonimo romanzo di Georges Simenon pubblicato nel 1956. Buon compleanno Brigitte.

SIMENON SIMENON. MAIGRET: FUMO DI PIPA A... FUMETTI

Fumetti all'italiana, strips all'americana o bande dessineé alla francese, siamo nel pieno degli eroi di carta, che spesso venivano pubblicati in strisce giornaliere dai quotidiani. Il nostro illustratore Giancarlo Malagutti, collezionista e appassionato di Maigret, ha fatto un'interessante analisi sul più famoso "Maigret di carta" francese, quello dovuto alla mano del disegnatore Jacques Blondeau. Ma leggiamo quello che ha scoperto su questa ennesima versione del commissario simenoniano.


Il commissario Maigret, titolato il solo con il nome "Maigretè stato pubblicato in Francia a strisce giornaliere, dal lunedì al sabato, dal 1950 al 1953, per un totale di 1273 strisce 
La prima inchiesta, "le Chien Jaune" che si sviluppava a Concarneau fu pubblicata sul quotidiano Le Télégramme de Brest, poi, comprese le successive, anche su Samedi Soir, Paris Journal, La Dépeche du Midi, Le Courrier Picard, Nord Matin, La Montagne, Le Nouveau Méridional e  addirittura sull'Echo-Soir di Algeri.
Non è citato l'autore dei testi, potrebbe essere Paul Winkler titolare dell'agenzia Opera Mundi e autore di moltissime sceneggiature originali e riduzioni per i fumetti venduti dall'Opera Mundi. Il disegnatore è invece certamente Jacques Blondeau, uno dei più prolifici disegnatori della suddetta agenzia. Ecco l'elenco:

Le quattordici storie sono presentate con il titolo del romanzo dal quale è stata ricavata la riduzione e la cifra che le segue indica il numero di strisce giornaliere pubblicate
Le chien jaune, 114
• Le port des brumes, 150
• La pipe de Maigret, 48
• L'amie de Mme Maigret 76
• Maigret au Picratt's 90
• Maigret en vacances 104
• Maigret en meublé, 95
• Maigret et les gangsters 102
• Maigret et la vieille dame 60
• Maigret se trompe 68
• Maigret et la guinguette 104
• Le révolver de Maigret 120
• Maigret et la jeune morte, 64
• Maigret tend un piège, 78
Sembra inoltre che ne esista una quindicesima, di ben 120 striscie, di cui però non si conosce il titolo e forse nemmeno mai pubblicata. 
 
Giancarlo Malagutti

sabato 27 settembre 2014

SIMENON SIMENON. IO SONO UN... APOLITICO


La frase è la riposta data nel 1959 ad una domanda posta nel corso di una corrispondenza con il professor Francesco Siccardo, francesista all'Università di Genova. Sappiamo dell'avversione di Simenon per i politici (ad esempio non tollerava Charles De Gaulle) e il suo disinteresse per le cronache politiche.
Le sue esperienze con la politica erano state in effetti tanto rare quanto sgradevoli. Basti pensare alla accusa di filo-nazismo che gli fu rivolta nel dopo guerra per la cessione dei diritti dei suoi romanzi alla Continental, casa di produzione franco-tedesca (Simenon lo sapeva o lo ignorava?) che faceva capo  a Goebbels. Di qui la sua fuga in America, per mettere l'oceano tra lui e le beghe politiche francesi.
Non che negli States alla fin fine fosse andata meglio. Il paese delle libertà, che lui stesso aveva tanto decantato, finì per deluderlo, politicamente parlando, con il vergognoso periodo del maccartismo di cui Simenon fu esterrefatto spettatore in prima linea.
Probabilmente la sua apolicità deriva anche dal suo interesse primario per la persona, per l'uomo, anzi per "l'uomo nudo" come diceva lui, l'individuo liberato dalle sovrastrutture culturali, dai condizionamenti sociali, l'uomo universale con le sue pulsioni, i suoi bisogni, le sue aspirazioni.
E anche l'interesse per la psicologia, l'analisi psicoanalitica, strumenti che poi utilizzava nei suoi romanzi, lo allontanavano dalla dimensione sociale e politica.
Eppure la sua predilezione letteraria per i protagonisti del popolo, per la gente qualsiasi, per i piccoli drammi quotidiani, lo portava a toccare condizioni sociali che non erano immuni da una serie di problematiche anche politiche. Di contro la sua vita reale si svolgeva su uno standard molto più elevato della gran parte dei protagonisti dei suoi romanzi. E, quando doveva ritrarre personaggi ricchi o del mondo della politica, non riusciva a nascondere una certa avversione, come se quel mondo non gli fosse congeniale. Eppure era quello della sua vita di tutti i giorni...
Ma siamo partiti dalla sua posizione apolitica e ci sono diverse affermazioni di Simenon che dimostrano la sua avversione "... spero sempre che i politici finiscano per mangiare la polvere, che il popolo finalmente ci veda chiaro  che li rovesci.  Per  rimpiazzarli con chi? Con degli altri, evidentemente. E allora?... - e conitua parlando a sé stesso -... Contentati quindi di fare il tuo mestiere e di raccontare delle storie ed occuparti dell'uomo e non degli uomini..." (Quand j'étais vieux - 1961)     
Ed ecco la chiave del suo essere apolitico: interessarsi all'uomo e non agli uomini...

venerdì 26 settembre 2014

SIMENON SIMENON. CARO JULES TI SCRIVO... COSI' MI RICORDO UN PO'...

Una lettera. Il post di oggi è una lettera immaginaria, ma per questo non meno "vera" scritta da Simenon al suo commissario, e alla sua signora, parecchi anni dopo l'ultima indagine Maigret e M.Charles. 
Lo scrittore lo fa in occasione del cinquantesimo anno dal loro primo incontro, cioè da quando, sempre secondo il romanziere, a Delfzjil, fu creato il personaggio di Maigret. E' una lettera piena di tenerezza indirizzata a qualcuno che lo accompagnato per quasi tutta la vita, e che anche se ora è lontano, è però rimasto ben ancorato nell'animo e nella mente di Simenon. Lui e la sua signora.
 

Lausanne, le 26 septembre 1979
M.et M.me Maigret
Retraités
F- Meung-sur-Loire
 

Mio caro Maigret,

sarete probabilmente sorpreso di ricevere una lettera da me dopo circa sette anni che ci siamo lasciati. Quest'anno è il cinquentesimo anniversario del giorno in cui a Delfzjil ci siamo conosciuti. Voi avevate circa quaranticinque anni. Io ne avevo venticinque. Ma in seguito voi avete avuto la fortuna di passare parecchi anni senza invecchiare. E' soltanto alla fine delle vostre avventure che avete raggiunto l'età di 53 anni, perchè il limite d'età per la pensione era, per i poliziotti, ma anche per i commissari divisionari come eravate voi, di 55 anni.
Che età avete quindi oggi? Non lo so, dato il privilegio di cui abbiamo parlato prima. Al contrario io sono invecchiato molto più in fretta di voi, come tutti i comuni mortali, e adesso ho abbondantemente passato i miei 76 anni. Non so nemmeno se voi abitiate ancora nella vostra casa di Meung-sur-Loire e se vi dedichiate alla pesca alla lenza, se con un largo cappello di paglia vi occupiate sempre del vostro giardino; se M.me Maigret vi cucina sempre quei piatti che voi amate, e se vi capita, come capita a me, alla vostra stessa età, di andare a giocare a carte al bistrot del villaggio.
Eccoci tutti e due in pensione e, spero per voi, assaporando, sia io che voi, fin le più piccole gioie della vita, respirando l'aria del mattino, osservando con curiosità la natura e le persone intorno a noi.
Ci tengo ad augurare un buon anniversario a voi e a M.me Maigret. Ditele che grazie ad un certo M. Courtine, che meriterebbe il titolo di re degli chef, le sue ricette di cucina hanno fatto il giro del mondo  e che, per esempio, sia in Giappone come in America Latina dei gourmand non mancano di aggiungere qualche goccia di prunella d'Alsazia nel loro pollo al vino.
Quanto ai vostri successori al Quai des Orfèvres, ce ne sono parecchi che hanno adottato il vostro stile, le vostre abitudini, e alcuni, dopo il loro pensionamento, hanno scritto le loro Mémoires facendo seguire il loro nome dalla dicitura "alias commissaire Maigret" .
Voi l'avete davvero meritato. Vi abbraccio emozionato voi e la vostra signora, che non sa probabilmente quante donne la invidiano e quanti uomini vorrebbero aver sposato una donna come lei e che una deliziosa giapponese, tra le altre, interpreta il suo ruolo in televisione, mentre un giapponese si mette nei vostri panni.

Affettuosamente
Georges Simenon

martedì 23 settembre 2014

SIMENON SIMENON. DENYSE, LA PASSIONE, L'ABISSO, LA VENDETTA


Nel 1995 muore Denyse. Sei anni dopo la scomparsa di Simenon. La seconda moglie da cui lo scrittore non volle mai divorziare (...per via degli alimenti? No, lui le riconobbe un'assegno mensile di 15.000 franchi...), e che era in realtà uscita dalla sua vita nel 1962, quando lasciò la villa di Epalinges per entrare e uscire da una serie di cliniche per curare i suoi disturbi psichici. Ventitre anni di convivenza (e dodici di matrimonio, celebrato a giugno del 1950 negli States a Reno in Nevada), di cui gli ultimi piuttosto burrascosi. Simenon era davvero molto innamorato, se non solo all'inizio della loro relazione, e questo sentimento era sopravvissuto agli alti e bassi della loro non sempre facile convivenza fino agli anni '60, quando l'equilibrio psicologico di Denyse cominciò a essere un vero ostacolo alla vita di coppia, ma anche a quella familiare. Lo psichiatra consigliò infatti l'allontanamento di Denyse dal suo contesto, pena possibili danni anche ai figli.
Tutto questo, lasciò un'impronta in questa canadese, che nel '45 ebbe la fortuna (?) d'incontrare Georges Simenon A New York. Lei stessa in un'intervista escluse un'odio nei confronti dell'ancora marito "...vendicarmi e di cosa? Di essere stata felice? Appassionatamente innamorata? Per aver vuto una vita favolosa? La sofferenza, lo sapete bene, fà parte integralmente di un individuo...".
Ma in realtà la sua vendetta fu la pubblicazione di due volumi, prima Un oiseau pour le chat (1978) e poi Le phallus d'Or (1981), che le servivano per mettere in piazza vizi nascosti e nefandezze del famoso marito (quello che secondo lei nessuno conosceva), sfidandolo sul suo stesso terreno, quello della scrittura.
Simenon non rispose mai all'eco mediatica che i due volumi suscitarono. Non lo fece con un libro, né lo fece, per quanto glielo chiedessero, nelle interviste.
In quei libri c'erano delle falsità, a volte anche infamanti, ma l'atteggiamento di Simenon forse fu proprio quello di "comprendere e non giudicare". Conosceva bene l'instabile situazione psichica di Denyse e nessuno meglio di lui avrebbe potuto capire la confusione mentale che si agitava nella moglie e di cosa fossero realmente frutto le accuse pubblicate in quei volumi.
Georges e Denyse avevano vissuto la passione, erano giunti al margine di quell'abisso che aveva infine innescato il meccanismo della vendetta. 

lunedì 22 settembre 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET E LA PICCOLA ADÈLE

Simenon-Simenon torna oggi con un altro racconto maigrettiano, nella rubrica "...magari come Simenon!". L'autore è Paolo Secondini un nostro appassionato lettore, di cui forse avrete già letto altri brevi racconti. Anche questo è breve, addirittura una sorta di flash, una specie di istantanea che fotografa un momento clou di un'indagine di Maigret. Il suo merito è che nella sua brevità riesce a mettere insieme tutte caratteristiche essenziali di un Maigret... Certo chiunque di noi si metta a scrivere un apocrifo rimane sempre ben lontano dall'effetto-Simenon. Ma ne siamo ben consci e ne fa fede il titolo di questa rubrica che ristabilisce distanze e relazioni tra lui e gli altri... Buona lettura. 



«Lei afferma, signora Rouen, che sua figlia le ha preso denaro e gioielli.»
«È così, signor commissario. Sei giorni fa, tornando a casa dal mercato di rue Mouffettard, ho trovato, sul tavolo della cucina, un biglietto di Adèle...»
«Adèle? Chi sarebbe?»
«Mia figlia… Vi era scritto che se ne andava con Albert, e pertanto portava con sé…»
«E Albert?» la interruppe di nuovo Maigret.
«Un perditempo, un poco di buono. È inoltre più vecchio di Adèle di circa vent’anni.»
«Quanti ne ha sua figlia?»
«Diciannove… Praticamente è ancora una bambina. Proprio non so cos’abbia trovato in quel mascalzone.»
«Lei, signora, lo conosce molto bene?»
«Chi, Albert?»
Maigret annuì.
«Quasi ogni sera veniva a casa nostra,» disse la donna, «invitato da mio figlio Gérard, che Dio lo perdoni.»
«Perché?»
«È morto!... Ucciso durante una rapina in una gioielleria di rue Lepic.» Emise un lungo sospiro. «Anche mio figlio, purtroppo, era un poco di buono, signor commissario… Oh, guardi, glielo dico con tutta franchezza… Quante volte gli avevo raccomandato di cambiar vita, di trovarsi un lavoro pulito, di essere onesto, rispettoso della legge, come tantissimi giovani della sua età. Niente! Non ha mai voluto ascoltarmi. Nessuno dei miei figli mi ha dato mai retta.»
«Da quanto tempo è morto Gérard?»
La signora Rouen si soffiò il naso, quindi rispose:
«Da circa tre mesi… Come le stavo dicendo, era lui che portava Albert in casa nostra. Credo che fosse il capo di una piccola banda di ladri, tra cui mio figlio.»
«Albert come?» domandò Maigret. «Ne conosce il cognome? Sa dove abita?»
La donna scosse la testa.
«No, commissario. So soltanto che è un tipo pericoloso, aggressivo. Non riesco ancora a capire come la piccola Adèle se ne sia innamorata.»
«Sua figlia era sempre presente quando Albert veniva a casa vostra?»
«Sì, certo!… Pendeva dalle sue labbra appena  narrava le sue spacconate. Sembrava che lo divorasse con gli occhi. Non so proprio cosa passasse per la testa di Adèle. Sta di fatto che era profondamente attratta da quel furfante il quale, dopo aver rovinato Gérard, rovinerà anche lei. Ne sono certa, signor commissario.»
«Perché dice questo? Non crede che i due si amino davvero?»
La signora Rouen fece una smorfia eloquente con la bocca.
«Non penso che Albert sia capace di amare un’altra persona. Troppo egoista, troppo legato ai propri interessi. Io temo, signor commissario…»
S’interruppe. Era troppo agitata. Con le esili dita si tormentava sul petto un lembo della camicia color lilla.
«Che cosa?» la esortò Maigret. «Cosa teme, signora Rouen? Dica pure.»
«Che la costringa a battere il marciapiede. Adèle è una ragazza graziosa, ben fatta; una ragazza…» Rimase in silenzio e si nascose, per un momento, il volto tra le mani. Poi, in tono convulso: «La prego… faccia il possibile per ritrovarla… Le ho portato una sua foto… Spero che possa servirle… La scongiuro, mi aiuti. Ciò che chiedo è poter riabbracciare mia figlia. Spero non faccia la fine di Gérard.»
Bussarono alla porta. L’ispettore Lucas sporse la testa.
«Capo, c’è di là una ragazza che chiede di parlarle. Dice di chiamarsi Adèle Rouen. La faccio passare?»
Nel sentire quel nome, la donna ebbe un sussulto.
«Adèle! La mia piccola Adèle!»
«Falla entrare, Lucas,» disse calmo il commissario.
«Agli ordini, capo!»
Dopo alcuni secondi una ragazza slanciata, dalle forme armoniose, dai lunghi capelli corvini, entrò nell’ufficio di Maigret.
«Adèle!» gridò, alzandosi dalla poltrona, la signora Rouen.
«Mamma! Oh, mamma!» esclamò la ragazza scoppiando in lacrime.
Si abbracciarono.

* * *

Adèle sedeva, accanto a sua madre, dinanzi alla grossa scrivania del commissario. Aveva la testa china sul petto, le mani strette sulle ginocchia.
La signora Rouen piangeva sommessamente. Di quando in quando con il fazzoletto si asciugava le lacrime.
«Ha fatto bene a venire da me, soprattutto a confessare il suo delitto, signorina Adèle,» disse Maigret con lentezza.
«Crede, signor commissario,» disse la signora Rouen alzando la testa, «che per quel che ha commesso…»
«C’è di mezzo un omicidio, purtroppo!» la interruppe Maigret crollando la testa. «Sua figlia si è resa subito conto di esser finita nelle grinfie di una canaglia. Si è ribellata con forza, vedendo infrangersi all’improvviso ciò che provava per quello che aveva creduto l’uomo della sua vita. In nessun modo è voluta stare al suo gioco.» Fece una pausa, poi continuò:  «Contrariamente al fratello Gérard, ha saputo reagire con determinazione, non esitando a uccidere Albert con un coltello da cucina, dopo che lui aveva cominciato a insultarla, a picchiarla, a umiliarla, per piegarne ogni resistenza e indurla a prostituirsi… Credo che quell’uomo fosse davvero un individuo spregevole, come lei, signora Rouen, ha sempre considerato; un individuo abietto, violento, senza scrupoli. Sono sicuro che già da un pezzo, da quando cioè frequentava la vostra casa, aveva deciso il futuro di Adèle… quello della prostituta. Come suo protettore ne avrebbe ricavato un proficuo guadagno.»
«Lei pensa,» disse la signora Rouen, «che la condanna di mia figlia, per l’omicidio di Albert,  sarà…»
«Be’, signora,» la interruppe di nuovo Maigret, «molto dipenderà dal giudice, dai giurati… Ma credo che Adèle, con un buon avvocato, potrà anche sperare in un atto di clemenza.»
Trasse un lungo sospiro, poi, sorridendo appena, appoggiò la schiena alla spalliera della sedia.

Paolo Secondini