Simenon-Simenon torna oggi con un altro racconto maigrettiano, nella rubrica "...magari come Simenon!". L'autore è Paolo Secondini un nostro appassionato lettore, di cui forse avrete già letto altri brevi racconti. Anche questo è breve, addirittura una sorta di flash, una specie di istantanea che fotografa un momento clou di un'indagine di Maigret. Il suo merito è che nella sua brevità riesce a mettere insieme tutte caratteristiche essenziali di un Maigret... Certo chiunque di noi si metta a scrivere un apocrifo rimane sempre ben lontano dall'effetto-Simenon. Ma ne siamo ben consci e ne fa fede il titolo di questa rubrica che ristabilisce distanze e relazioni tra lui e gli altri... Buona lettura.
«Lei afferma,
signora Rouen, che sua figlia le ha preso denaro e gioielli.»
«È così,
signor commissario. Sei giorni fa, tornando a casa dal mercato di rue
Mouffettard, ho trovato, sul tavolo della cucina, un biglietto di Adèle...»
«Adèle? Chi
sarebbe?»
«E Albert?»
la interruppe di nuovo Maigret.
«Un
perditempo, un poco di buono. È inoltre più vecchio di Adèle di circa vent’anni.»
«Quanti ne ha
sua figlia?»
«Diciannove…
Praticamente è ancora una bambina. Proprio non so cos’abbia trovato in quel
mascalzone.»
«Lei,
signora, lo conosce molto bene?»
«Chi,
Albert?»
Maigret
annuì.
«Quasi ogni
sera veniva a casa nostra,» disse la donna, «invitato da mio figlio Gérard, che
Dio lo perdoni.»
«Perché?»
«È morto!...
Ucciso durante una rapina in una gioielleria di rue Lepic.» Emise un lungo
sospiro. «Anche mio figlio, purtroppo, era un poco di buono, signor
commissario… Oh, guardi, glielo dico con tutta franchezza… Quante volte gli
avevo raccomandato di cambiar vita, di trovarsi un lavoro pulito, di essere
onesto, rispettoso della legge, come tantissimi giovani della sua età. Niente!
Non ha mai voluto ascoltarmi. Nessuno dei miei figli mi ha dato mai retta.»
«Da quanto
tempo è morto Gérard?»
La signora
Rouen si soffiò il naso, quindi rispose:
«Da circa tre
mesi… Come le stavo dicendo, era lui che portava Albert in casa nostra. Credo
che fosse il capo di una piccola banda di ladri, tra cui mio figlio.»
«Albert
come?» domandò Maigret. «Ne conosce il cognome? Sa dove abita?»
La donna
scosse la testa.
«No,
commissario. So soltanto che è un tipo pericoloso, aggressivo. Non riesco
ancora a capire come la piccola Adèle se ne sia innamorata.»
«Sua figlia
era sempre presente quando Albert veniva a casa vostra?»
«Sì, certo!…
Pendeva dalle sue labbra appena
narrava le sue spacconate. Sembrava che lo divorasse con gli occhi. Non
so proprio cosa passasse per la testa di Adèle. Sta di fatto che era profondamente
attratta da quel furfante il quale, dopo aver rovinato Gérard, rovinerà anche
lei. Ne sono certa, signor commissario.»
«Perché dice
questo? Non crede che i due si amino davvero?»
La signora
Rouen fece una smorfia eloquente con la bocca.
«Non penso che
Albert sia capace di amare un’altra persona. Troppo egoista, troppo legato ai
propri interessi. Io temo, signor commissario…»
S’interruppe.
Era troppo agitata. Con le esili dita si tormentava sul petto un lembo della
camicia color lilla.
«Che cosa?»
la esortò Maigret. «Cosa teme, signora Rouen? Dica pure.»
«Che la
costringa a battere il marciapiede. Adèle è una ragazza graziosa, ben fatta;
una ragazza…» Rimase in silenzio e si nascose, per un momento, il volto tra le
mani. Poi, in tono convulso: «La prego… faccia il possibile per ritrovarla… Le
ho portato una sua foto… Spero che possa servirle… La scongiuro, mi aiuti. Ciò
che chiedo è poter riabbracciare mia figlia. Spero non faccia la fine di
Gérard.»
Bussarono
alla porta. L’ispettore Lucas sporse la testa.
«Capo, c’è di
là una ragazza che chiede di parlarle. Dice di chiamarsi Adèle Rouen. La faccio
passare?»
Nel sentire
quel nome, la donna ebbe un sussulto.
«Adèle! La
mia piccola Adèle!»
«Falla
entrare, Lucas,» disse calmo il commissario.
«Agli ordini,
capo!»
Dopo alcuni
secondi una ragazza slanciata, dalle forme armoniose, dai lunghi capelli
corvini, entrò nell’ufficio di Maigret.
«Adèle!»
gridò, alzandosi dalla poltrona, la signora Rouen.
«Mamma! Oh,
mamma!» esclamò la ragazza scoppiando in lacrime.
Si
abbracciarono.
*
* *
Adèle sedeva,
accanto a sua madre, dinanzi alla grossa scrivania del commissario. Aveva la
testa china sul petto, le mani strette sulle ginocchia.
La signora
Rouen piangeva sommessamente. Di quando in quando con il fazzoletto si asciugava
le lacrime.
«Ha fatto
bene a venire da me, soprattutto a confessare il suo delitto, signorina Adèle,»
disse Maigret con lentezza.
«Crede,
signor commissario,» disse la signora Rouen alzando la testa, «che per quel che
ha commesso…»
«C’è di mezzo
un omicidio, purtroppo!» la interruppe Maigret crollando la testa. «Sua figlia
si è resa subito conto di esser finita nelle grinfie di una canaglia. Si è
ribellata con forza, vedendo infrangersi all’improvviso ciò che provava per
quello che aveva creduto l’uomo della sua vita. In nessun modo è voluta stare
al suo gioco.» Fece una pausa, poi continuò: «Contrariamente al fratello Gérard, ha saputo reagire con
determinazione, non esitando a uccidere Albert con un coltello da cucina, dopo
che lui aveva cominciato a insultarla, a picchiarla, a umiliarla, per piegarne
ogni resistenza e indurla a prostituirsi… Credo che quell’uomo fosse davvero un
individuo spregevole, come lei, signora Rouen, ha sempre considerato; un
individuo abietto, violento, senza scrupoli. Sono sicuro che già da un pezzo,
da quando cioè frequentava la vostra casa, aveva deciso il futuro di Adèle…
quello della prostituta. Come suo protettore ne avrebbe ricavato un proficuo
guadagno.»
«Lei pensa,»
disse la signora Rouen, «che la condanna di mia figlia, per l’omicidio di
Albert, sarà…»
«Be’,
signora,» la interruppe di nuovo Maigret, «molto dipenderà dal giudice, dai
giurati… Ma credo che Adèle, con un buon avvocato, potrà anche sperare in un
atto di clemenza.»
Trasse un
lungo sospiro, poi, sorridendo appena, appoggiò la schiena alla spalliera della
sedia.
Paolo Secondini
Molto bello il racconto. Sì, davvero nello stile di Simenon.
RispondiEliminaChiunque può inviarne qualcuno? Mi piacerebbe collaborare con un mio racconto.
Certo, caro Anonimo. Un racconto non lungo, che si può spedire a simenon.simenon@ temateam.com
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