lunedì 10 aprile 2017

SIMENON SIMENON. A SHORT STOPOVER IN FRANCE

Living on the French Riviera could not sustain the writer for long 

SIMENON SIMENONUNE COURTE ESCALE EN FRANCE 
Vivre sur la Côte d’Azur ne pouvait retenir l’écrivain longtemps
SIMENON SIMENON. UN BREVE SOGGIORNO IN FRANCIA
Vivere sulla Costa Azzurra non poteva durare a lungo 

After Simenon left America in 1955, he lived in France a little over two years before moving to Switzerland where he remained for the rest of his days. That Pierre Assouline’s biography Simenon only devotes 2 ½ pages to this period is striking. The timeline on Simenon.com is equally sparse. So, learning more about the celebrated and usually newsworthy Simenon during this period became a challenge.
The time Simenon spent in France was primarily on the southern coast around Cannes. He first started living at La Gâtounière” in rural Mougins, a 15-minute drive from Cannes, where he lasted about six months. Denise, John, and Marie-Jo were there with him while Tigy and Marc were presumably living in a hotel. The villa and the village were small, but the writer’s literary productivity was big (three novels). Plus there were some big events. Michel Carly outlined several: Simenon discovered the stripper world and added to his scoreboard of sexual conquestsDenise miscarried a child in 1955 and suffered for it. Simenon drank “to stimulate his creativity, and some violent behavior became a recurring problem. Denise increased her drinking, too, and her “first psychological troubles appeared. 
Simenon switched next to “Golden Gate,” a “more spacious” villa and “better situated” in a wealthy section of Cannes, where he lasted about 22 months. Although the writer did produce seven novels, his life there was considerably laid back. February 1957 article in Le Soir Illustré describes a visit with Simenon at the sumptuous villa and provides these insights into his life style there: “In fact, the danger of overworking doesn't threaten Georges Simenon, who rarely works more than three or four hours a day.” Indeed, he “spends the major part of the day in the villa’s garden or swimming pool, watching his children swim, or amusing them by appearing in the swimming pool’s window’ as a ‘frog-man.’ And finally, one learns “his other favorite pastime is feeding his goldfish. 
Curiously and in great contrast, Simenon had yet another residence (one not mentioned in Simenon) during this period. It was a little nest in Cagnes-sur-Mer, a small coastal village a half-hour’s drive from CannesA 2009 article currently on http://www.cannes.maville.com/ provides some details: a “modest” birthday gift to Denise in 1956, this “intimate house” was the smallest in the village. The couple called it their “Simple Abri which translates as Simple Shelter. From the base of its “single minuscule room with a “single front window  and a “particularly steep staircase” up to their “bed in a loft,” they led an “ordinary village life.” Simenon walked the streets regularly, played boules (bowling on dirt) in the village squaresailed his sailboat along the shore, and, as he had promised Denise, did not type a single line of prose while there. The article concludes with this footnote: when Simenon awarded the Gold Medal to La Dolce Vita while presiding at the annual Cannes Film Festival in 1960, it was surely not by chance. 
In sum, Assouline claims reasonably that Simenon left Cannes since he was not “particularly attached” to a place that was no more than “a land of retreat and escape. 

David P Simmons 

domenica 9 aprile 2017



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CHAISE OU FAUTEUIL ? 

Comment Maigret utilise les sièges de son bureau selon ses interlocuteurs 

SIMENON SIMENON. SEDIA O POLTRONA ? 
Come Maigret utilizza le sedie del suo ufficio a seconda dei suoi interlocutori  
SIMENON SIMENON. CHAIR OR ARMCHAIR? 
How Maigret uses the seats of his office according to his interlocutors 


Nous assistons souvent, dans les Maigret, à une scène d'interrogatoirele commissaire, assis devant son bureau, qui a en face de lui celui qu'il interroge, témoin, suspect, ou coupable en train d'avouer son crime. Si Maigret est installé dans un fauteuilsur quoi est assis son interlocuteur ? On pourrait penser qu'une chaise dure, inconfortable, placée en pleine lumière, est recommandée, de sorte que le suspect, mal à l'aise, "déstabilisé", en devienne plus loquace et passe plus rapidement aux aveux… Mais on pourrait aussi imaginer que, selon de quel visiteur il s'agit, Maigret lui offrira plus volontiers un fauteuil, plus confortable…  
En parcourant les romans, on apprend que Maigret dispose, dans son bureau, de chaises et d'au moins un fauteuil, en plus du sien propre. S'il est vrai que le plus souvent, celui qu'il questionne est invité à s'asseoir sur une chaise, il peut lui arriver d'offrir un fauteuil à un visiteur (et particulièrement à une visiteuse…) pour qui il a des égards, comme à Mme Jeunet dans Le pendu de Saint-PholienSteuvels dans L'amie de Madame Maigret, Arnold dans Maigret voyage, ou Mme Josselin dans Maigret et les braves gens.  
On trouve un exemple symptomatique dans Maigret et l'homme du banc: lors de la première visite de Monique Thouret, Maigret, qui ne voit alors en elle qu'une jeune fille éplorée qui vient de perdre son père, la fait asseoir dans un fauteuil; mais, bien plus tard, quand il aura appris qu'elle faisait chanter son père et qu'elle a fait croire à Albert qu'elle était enceinte, et que le commissaire  aura compris qui elle est vraiment, il ne lui proposera plus qu'une chaise. On trouve un autre exemple dans Les scrupules de Maigret: au début du roman, Maigret offre un fauteuil à Mme Marton, comme à une simple visiteuse, tandis qu'à la fin, lors de l'interrogatoire final après la mort de son mari, le commissaire la fait asseoir sur une chaise.  
Comme si le choix de l'un ou l'autre siège reflétait, si ce n'est d'une façon constante, cependant assez fréquemment pour que cela ait une valeur symbolique, la relation que le commissaire entretient avec celui ou celle qu'il a en face de lui… (by Simenon Simenon) 
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MAIGRET E IL SIGNOR CHARLES. L'ADDIO DEL ROMANZIERE AI PROPRI LETTORI

La fine della fase "romanziere" è iniziata, come è finita, con un "Maigret"

MAIGRET ET MONSIEUR CHARLES: L'ADIEU DU ROMANCIER A SES PROPRES LECTEURS
La fin de la phase "romancier" qui a commencé comme elle se termine, par un "Maigret"
MAIGRET AND MONSIEUR CHARLES: THE NOVELIST’S FAREWELL TO HIS OWN READERS
The end of the “novelist” phase that began as it ended, with a “Maigret”


Non poteva saperlo. Simenon quando nel febbraio del 1972 si mise scrivere l'inchiesta del suo commissario, Maigret et M. Charles, quasi sicuramente ignorava che sarebbe stato la sua ultima fatica narrativa, ma forse qualcosa poteva sentire. Un intuitivo come lui non avvertiva proprio nulla? Poteva o non poteva sentire delle avvisaglie che il famoso état de roman non sarebbe scattato per il successivo romanzo che avrebbe iniziato di li a qualche mese?
Beh... uno che scrive a quei ritmi forsennati da quando aveva una ventina d'anni, e ne passa cinquanta a fare della scrittura la propria ragione di vita, può davvero quasi da un giorno all'altro perdere quella trance creativa? 
Se andiamo ad analizzare l'ultima inchiesta di Maigret in questo senso non viene fuori nulla. Possiamo notare che il rapporto tra la protagonista e la vittima non era molto lontano da quello tra Simenon e la seconda moglie Denyse, soprattutto negli ultimi anni prima della separazione.
Ma Denyse erano ormai anni che era fisicamente scomparsa dalla vita quotidiana del romanziere e non possiamo dire che abbia influito con questo evento.
Un grande dolore? La figlia Marie-Jo si sarebbe suicidata nel '78, anche se già da anni teneva preoccupato Simenon per il suo precario equilibrio psichico. Ma anche questo lo possiamo scartare come elemento scatenante.
E' vero. Dopo scrisse altri due libri Importanti: Lettre à ma mère nel '74 e Mèmoires intimes nell'81. Ma innanzitutto non sono due scritti di narrativa, ma di carattere strettamente autobiografico. E soprattutto con queste due opere non si rivolgeva ai suoi lettori. Con la prima tirava le somme della sua questione personale con la madre. Il voluminoso libro di memorie è invece dedicato ai figli, con l'intenzione di tramandare i suoi ricordi alla generazione successiva.
Lo scrittore in seguito parlerà di quanto fosse usurante entrare nella pelle dei suoi personaggi e quanto gli costasse sempre un maggior fatica. Le sue stesse forze non reggevano come un tempo il periodo di état de roman che anni prima durava mediamente una dozzina di giorni e poi era diminuita fino ad arrivare all'incirca a una settimana.
Esaurito, quindi? Sappiamo di scrittori che sono rimasti in attività sino alla soglia dei novant'anni. Certo lui si era già speso molto nel mezzo secolo di scrittura, ma decidere di smettere del tutto doveva essere una decisione non facile da prendere. A meno che... a meno che non fosse già stanco da tempo, a meno che non si fosse logorato poco a poco e a quel punto non rimanesse solo un filo logoro e sottilissimo che alla fine finì per spezzarsi.
Ci rendiamo conto che su questo problema molti studiosi e simenonologi si sono cimentati prima di noi e con ben altro spessore, ma risposte certe o definitive non sono mai uscite fuori. E anche noi ci rendiamo conto che non siamo stati in grado d'individuare un motivo o di aver abbozzato una risposta per quanto parziale e incompleta.
E allora? Siamo tentati di concludere che non c'è un motivo preciso per cui Simenon abbia smesso di scrivere.... era destino? A sessantanove anni anche lui aveva "passato la linea" e da romanziere celebre e acclamato, era diventato "uno come gli altri"...? (by Simenon Simenon)
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LE GUIDE TOURISTIQUE DE MAIGRET

Chaque semaine, retrouvez une ville traversée par Maigret au cours de ses enquêtes 

LA GUIDA TURISTICA DI MAIGRET 
Ogni settimana, ritrovate una città attraversata da Maigret nel corso delle sue inchieste 
MAIGRET'S TOURISTIC GUIDE 
Every week you'll find town crossed by Maigret in the course of his investigations 

Morsang 
Pour un beau dimanche à la campagne, nous vous proposons Morsang, et son auberge au bord de la Seine. Une grande terrasse, des petites tables, les lampes qu'on allume sous les arbres. On peut dormir dans l'annexe, qui ressemble à un bateau, avec son escalier extérieur en fer et le balcon qui court le long du premier étage. Les chambres sont blanchies à la chaux, on y dort dans un lit de fer, et il y aussi une penderie en bois blanc avec un rideau de cretonne.  
Le long des berges, encombrées de roseaux fourmillant d'insectes, où se réfugient volontiers les amoureux en canoë, on peut voir des pêcheurs à la ligne, et des villas pimpantes.  
Vous pourrez faire une escapade du côté de Seine-Port, où, au-delà du pont, on trouve une toute petite maison blanche, serrée entre le halage et la colline. Derrière, il y a un grand hangar dont un côté est ouvert sur le jardin. On y trouve un comptoir, des tables, des bancs, des lampions, et un piano mécanique qu'on fait fonctionner avec deux sous. Le hangar est éclairé par des lampes à pétrole.  
                                           (Les détails sont extraits de La guinguette à deux sous et Signé Picpus)
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