venerdì 1 settembre 2017

SIMENON SIMENON. LA FAMIGLIA DI MAIGRET A QUAI DES ORFEVRES

Papà Jules  e i suoi « nipoti » Janvier, Torrence, Lucas e il piccolo Lapointe

SIMENON SIMENON. LA FAMILLE DE MAIGRET AU QUAI DES ORFEVRES
Papa Jules et ses "enfants", Janvier, Torrence, Lucas et le petit Lapointe
SIMENON SIMENON. THE MAIGRET FAMILY AT THE QUAI DES ORFEVRES
Papa Jules and his "children,” Janvier, Torrence, Lucas, and Little Lapointe



Nessuno pensava di chiamarlo papà. Per loro Maigret era il "Capo" e così lo chiamavano. Ma non c'è dubbio che, soprattutto i quattro ispettori più vicini a lui, costituissero per il commissario una vera e propria famiglia... almeno per il tempo che passava fuori casa, lontano da M.me Louise... che non era poco!
A Quai des Orfèvres c'é infatti un quartetto, notissimo ai lettori di Maigret, almeno quanto il commissario, composto da Lucas, Janvier, Torrence e Lapointe. I quattro avevano un'adorazione per il loro "capo" e lui ricambiava con una fiducia, diremmo, totale, anche se, come in ogni famiglia, esistevano rapporti diversi dovuti all'età, all'anzianità di servizio e a differenti tipi di feeling.
Torrence e Lucas appaiono entrambe nel primo Maigret scritto da Simenon, Piètr Le Letton, romanzo in cui il primo ispettore muore. Stessa sorte toccherà più tardi anche a Torrence (ne L'amico della signorina Berthe). Va da sé, che poi saranno entrambe resuscitati nelle inchieste successive, così, senza spiegazioni, come se niente fosse. Ma sappiamo che nel susseguirsi della scrittura dei Maigret, Simenon non seguiva un filo cronologico (basta l'esempio del commissario che qualche volta è già in pensione e in seguito lo troviamo ancora in servizio effettivo...
Tra tutti, Lucas, pur non essendo l'ispettore più anziano, è quello che Maigret definisce il suo braccio destro ed è quello che cerca di somigliare di più al suo capo... cappottone, pipa... cappello... 
L'ispettore più anziano è invece Janvier ed è quello che sembrerebbe destinato a succedere al commissario, una volta questi in pensione, non a caso i due si danno del tu. E' un tipo scrupoloso, attento, cui non sfugge nulla ed é molto affidabile.
Il piccolo di famiglia è Lapointe, il più giovane degli ispettori e quello arrivato per ultimo. Maigret ha una certa predilezione per lui, come se il loro rapporto in qualche modo sublimasse quello con un figlio che il commissario non aveva potuto avere.
Insomma la "famiglia des Orfevrès" è ben assortita, ognuno con la sua caratteristica. Lucas è appassionato di travestimenti cosa che fa arricciare il naso a Maigret, Janvier è padre di ben quattro figli, Torrence è l'unico che fisicamente possa competere con la massiccia figura del commissario e infine il piccolo Lapointe ha un'abilità particolare nell'interrogare le donne di una certa età.
La creazione di alcuni di questi personaggi di contorno, ma essenziali nella costruzione dello scenario in cui doveva muoversi Maigret, datano prima del debutto ufficiale della serie, e in certi casi saranno protagonisti di altri racconti o romanzi brevi, sempre polizieschi, dove l'unico a mancare è proprio Maigret, mentre il resto dell'ambientazione è la medesima.
Questo potrebbe anche significare che, pur nulla togliendo alla centralità e all'insostituibilità di Maigret, Simenon abbia creato un contesto che probabilmente potrebbe esistere senza il commissario-capo, anche se in qualche modo il suo spirito aleggia nell'atmosfera dei racconti cui ci riferiamo. E' un po' come se il Quai des Orfèvres potesse vivere di vita (romanzesca) propria, tanto ha una sua coerenza e dei personaggi che lo rendono vivo e attivo.
E anche se nella serie troviamo altri ispettori, Lognon soprattutto, ma pure, tra gli altri, Jerome, Dufour, Jussieu, Dubonnet... (pargini e non), la famiglia si circoscrive ai quattro succitati. Loro sono presenti in quasi tutte le inchieste, e qualche volta, a turno, con un ruolo di primissimo piano.
E infatti se il rapporto di Simenon con questi personaggi è ovviamente un'appendice di quello con Maigret, lo scrittore a volte si diverte a metterli in primo piano, rivelandoci qua e la qualche dettaglio come le gambe corte di Lucas,  il fiuto "da cane da caccia" di Torrence, l'età di quando Lapointe prende servizio (24 anni) oppure la capacità di Janvier di anticipare a volte lo stesso Maigret nelle indagini.
Insomma entrato nel suo ufficio, Simenon sa che, tramite una porta laterale, si comunica con la stanza  dei suoi ispettori, che sono lì, vicini a lui... una sicurezza, una forza, anche perché in situazioni stressanti, come ad esempio gli interrogatori "à la chansonnette", i pedinamenti, e i lunghi appostamenti notturni, può fidarsi di loro proprio come fossero della sua famiglia. (m.t.)

giovedì 31 agosto 2017

SIMENON SIMENON. “THE PITARDS” COMES OUT AUGUST 31

Some preparation for the new Penguin translation for Anglophones 

SIMENON SIMENON. “LES PITARD” EN ANGLAIS ARRIVE LE 31 AOUT 
Un peu de préparation pour la nouvelle traduction de Penguin pour les anglophones. 
SIMENON SIMENON. "I PITARD" IN INGLESE ARRIVA IL 31 AGOSTO
Qualche anticipazione sulla nuova traduzione di Penguin per gli anglofoni

The anticipated release of The Pitards in a new English translation by David Bellos on August 31 stimulated my first-time reading of the French original Les Pitard. Available previously as A Wife at Sea in translation by Geoffrey Sainsbury, this book will be available from Amazon.uk and can be delivered to the USA.

In terms of genres, the book is unlike the Maigrets and the romans durs. It is more of an adventure novel, a thriller. Indeed, one gets a lot of action: a ghost in the galley, runaway train cars in the hold, a near collision on the bounding main, a deep-sea fishing boat floundering in 26-foot waves, people falling and jumping overboard, flying life buoys and tow ropes, men lost and plucked from the sea…. 
The basic premise of the story is intriguing, for long-time seafaring Emile “now had his own boat. He was not only skipper, but also shipowner.” However, his young wife of two years, Mathilde, “had demanded to follow him” aboard. In fact, the ancient superstition that women bring bad luck aboard ships certainly seems to be borne out as the storms at sea and the storms on the boat escalate in horrible unison. Suspicious of each other’s motives and behavior, Emile and Mathilde accuse each other progressively. It starts with the simple falling of a fork onto the floor and rises into an intense husband-wife/ man-woman conflict. Themes of jealousy, infidelity, greed, and finally love abound. Violence ensues, too, when offended and enraged Emile slaps her face and, in due time, down but not out Mathilde scratches his face and hands. 
Although a distress call from a nearby disabled ship promises to provide both some psychological diversion, it is short lived because the rescue effort on the dark and raging ocean divides Emile’s focus and multiplies Mathilde’s worries. Thus, while “one could no longer tell if the water was coming from the sky or the sea,” poor Lannec, one eye on the mission, the other on his wife, stands on the bridge and poor Mathilde, seasick and terrified, shudders below decks. 
At first, Emile felt like superman among the crew on his ship, but when he insisted as the “boat master that she must get off, which she flatly refused, he felt like a man who’s been run out of his own house. It angers him that “she was spoiling his joy in having a boat and “the whole boat was mocking him.” At first, Mathilde felt calm and in control, but slowly she becomes “distrustful and defiant in the middle of a hostile universe.” Increasingly a “prisoner” suffering on the beleaguered boat, she disintegrates and goes berserk: first shriveled up […] I’m afraid! then, “shaking […] I don’t want to die! and then, “a crazy woman […] Murderers!” 
Products of different classes and tormented by different fears, Emile and Mathilde are similar tragic figures though their fates are vastly different. All the while, the real villain and culprit is Madame Pitard, his mother-in-law and her mother. Seemingly behind the scenes back in France, her image gradually emerges aboard as the root of all evilhence, the book title. 
In the end, one lies dead, one slumps defeated, and one stays determined. Perhaps, you should read this novel. 

David P Simmons 

mercoledì 30 agosto 2017

SIMENON SIMENON. LE AMICIZIE CINEMATOGRAFICHE DI UNO SCRITTORE CHE DICEVA DI NON AMARE IL CINEMA

Da Gabin, a Chaplin, da Renoir a Fellini i rapporti di Simenon con i personaggi di un mondo che diceva non piacergli

SIMENON SIMENON. LES AMITIES CINEMATOGRAPHIQUES D'UN ECRIVAIN QUI DISAIT NE PAS AIMER LE CINEMA
De Gabin à Chaplin, de Renoir à Fellini, les rapports de Simenon avec les personnages d'un monde dont il disait qu'il ne lui plaisait pas
SIMENON SIMENON. THE CINEMATOGRAPHIC FRIENDSHIPS OF A WRITER WHO SAID HE DID NOT LIKE THE CINEMA
From Gabin to Chaplin, from Renoir to Fellini, Simenon’s relationships with personalities in a world he said did not please him


"Dite bene, dei miei film ne avrò visti forse tre su, forse, ottanta, e non parlo dei telefilm come li chiamano ultimamente [...] E' impossibile che un regista o un attore possa vedere un personaggio come l'ha visto l'autore... - racconta Simenon a Maurice Piron e a Robert Sacré nell'82 - Per l'autore vedere i suoi personaggi completamente sfigurati del tutto differenti da quello che sono stati è talmente snervante che sono dovuto uscire (dalla sala cinematografica) e non vado più a vederli...".

L'esternazione di Simenon non lascia spazio a interpretazioni. Il cinema che deforma e trasforma i suoi personaggi i suoi romanzi non può piacergli. Ma... ma il cinema significa per Simenon un sacco di soldi in diritti, una cosa che non può non toccarlo e, a dispetto al suo disprezzo per come il cinema tratta la letteratura, a iniziare dalla sua, intasca somme certo non trascurabili e continua quindi a concedere i diritti a diversi produttori.
Eppure, proprio a dispetto di questo suo ambiguo rapporti con il cinematografo, sappiamo bene che uomini di cinema sono stati suoi buoni amici.
Iniziamo da Jean Renoir, il regista con cui collaborerà alla realizzazione della sua prima trasposizione cinematografica "La nuit du carrefour", diventerà un suo amico anche se la lavorazione del film sarà, a dir poco, scombinata e il film attirò diverse critiche creando anche problemi con la produzione. Ma Simenon considerava Jean Renoir come una sorta di fratello, d'accordo nella vita e sul lavoro, complici.
"..."La Nuit du carrefour" rimarrà una esperienza completamente folle, alla quale non posso ripensare con grande nostalgia - dichiarava una quarantina d'anni dopo lo scrittore - ... dei giorni incerdibili... oggi non si potrebbe più lavorare in quel modo...". 
Infatti stiamo parlando dei primi anni '30, il regista e lo scrittore giovani, con la follia dei trentenni si gettavano nelle avventure con incoscienza e voglia di strafare...
Altro amico é stato l'attore Jean Gabin, che portò tre volte Maigret sul grande schermo ed fu protagonista di altre sette trasposizioni cinematografiche dei romans durs. L'attore simenoniano per eccellenza. La loro era amicizia, ma anche stima. Ad esempio Simenon lo vedeva come il miglior interprete che avesse vestito i panni del commissario. Tanto che affermava, tra il serio e il faceto, "...dopo aver visto Jean interpretare Maigret, ogni volta che mi metto a scrivere un inchiesta del commissario, non posso fare a meno di avere davanti la sua faccia... ho paura che prima o poi mi verrà a chiedere i diritti....!".
Ma anche la sua presidenza della giuria del Festival del Cinema di Cannes del 1960 gli portò un'amicizia che fu per lui importante: quella con il regista italiano Federico Fellini. Il loro fu un legame per lo più epistolare, ma non per questo meno profondo, documentato da un carteggio divenuto poi un libro di successo, "Carissimo Simenon mon cher Simenon". Vi si legge tutta l'ammirazione che lo scrittore aveva per il regista e quella che il cineasta nutriva per il romanziere. All'uscita di ogni opera dell'uno o dell'altro, c'erano complimenti, apprezzamenti, critiche lusinghiere pur trovandosi i due su registri espressivi molto diversi, ma forse proprio per questo le opere di ognuno costituivano per l'uno e l'altro una sorta dell'altra metà dell'universo che raccontavano. 
Un'altra amicizia della tarda età, ma cui Simenon teneva particolarmente, era quella del regista e attore Charlie Chaplin. E' il periodo di Epalinges, s'incontravano lui e Teresa con Charlie e Oona, erano due uomini che avevano avuto in comune una vita intensa "... mentre io non smettevo di scrivere, Chaplin non smetteva di girare i suoi film..." e poi la loro intesa era molto vasta, i loro incontri frequenti e le loro discussioni molto profonde. Anche qui si trattava di due personaggi molto diversi tra loro, ma capaci anche di divertirsi ad esempio leggendosi reciprocamente le lettere dei rispettivi ammiratori.
Nonostante l'avversione simenoniana per il cinema, i legami con alcuni uomini di quel mondo furono relazioni importanti che ebbero, tra l'altro, il merito di portare qualche volta lo scrittore al cinema... (m.t.)