giovedì 20 settembre 2018

SIMENON SIMENON. THE UNIQUE MICROCOSM IN “ABOARD THE AQUITAINE”

On the graphic description of a tense hard life aboard ship in the tropics during the 1930s 

SIMENON SIMENON. LE MICROCOSME UNIQUE DANS “45º A L‘OMBRE 
A propos de la description graphique d’une vie à bord tendue et duredans les tropiques pendant les années 30 
SIMENON SIMENON. IL MICROCOSMO UNICO DI 45° ALL'OMBRA"
In merito alla descrizioni grafica di una  vita a bordo  tesa e dura, nei tropici durante gli anni '30


This early (1936) roman dur presents a no-holds-barred portrait of debilitating conditions and disturbing interactions affecting passengers tightly confined aboard ship. The ocean liner carries both people and merchandise. The population includes three classes of passengers and a mass of 300 Vietnamese train track workers plus tons of green bananas. During a troubled voyage off the West African coast from the subequatorial mouth of the Congo River to the subtropical Canary Islands, the effects of heavy heat, rolling seas, and stressful relationships stand out in particular. 
The heat is overwhelming, day after day. As they move through “a universe crushed by a heavy sun, the thermometer already reads 118º and yet “the heat was becoming more humid and disagreeable.” Although “the fans sent a constant, tiresome vibration through the air, still “there was not a breath of air and the walls were scorching hot. Imagine living for days with “heat coming off the land in heavy puffs” with “big wet half-circles” under arm, ice cubes melting in a few minutes,” and “drinks nauseatingly tepid.” As if the heat were not enough of a problemthe sea is always unruly“Rolling had an impact right away and seasickness immediately rules since “the swells ruled every hour from one end of the year to the other. 
To make matters worse, all of a sudden, the ship “hits a pebble. The damage is a torn hull and a burst fresh water tank. Salt water runs in, causing a disturbing list, and fresh water runs out, forcing strict rationing. With people holding onto railings and glasses sliding off tables, the audible pumping is as frightening as the palpable listing. Even if not sinking, noises from a “deformed camshaft” and “a squeaking propeller add ongoing reminders of the peril of breaking down out at sea. 
No wonder “everyone was worn-out.” These calamities disrupt their everyday life, the traditional incidents,” the existence in which everybody drinks too much because “aboard ship there is nothing else to do.” However, this is not strictly true, for Simenon gives the passengers many trivial opportunities to fill their time and minds: three-a-day sit-down meals in the dining room; cocktails day and night in the bar; dances, shuffleboard, card games, toy horse races, etc. on the decks. When not playing, drinking, and eating, they are busy skirmishing, screwing, or sleeping. “It’s the same thing on every voyage.” 
Just who are the author’s colorful and contrasting misfits? A rich discontented colonial committed to causing difficulty for each and everyone on boardA down-and-out young couple desperate to reach France with their dying baby. A crazed military doctor heading for a different fate: an insane asylum. His merry wife running the gamut with eager men. Her competitor, a flashy predator with similar lustful goals. A swarm of disdained “Yellows, out-of-work laborers vegetating in passageways and corners, dropping like flies under the scourge of Yellow Fever. All the while, the man in charge of health and well-being on board, dispassionate and detached, protagonist Dr. Donadieu observes way more than he practices. 
One can count on straight talking Georges Simenon to tell it all! 

David P Simmons 

mercoledì 19 settembre 2018

SIMENON SIMENON. QUANDO LO SCRITTORE DIVENTA L'UOMO NUDO?

Situazioni e vicende che ci presentano il romanziere senza maschere e senza difese...

SIMENON SIMENON. QUAND L'ECRIVAIN DEVIENT-IL L'HOMME NU ?
Situations et événements qui nous présentent le romancier sans masque et sans défense…
SIMENON SIMENON. WHEN DOES THE NOVELIST BECOME A NAKED MAN?
Situations and events that present us with the novelist unmasked and defenseless…



Quante volte, riferendoci agli elementi della letteratura di Simenon, in special modo ai romans durs, abbiamo parlato della "ricerca dell'uomo nudo", quell'uomo che spogliato da tutte le sovrastrutture imposte dalla società, che smesso di interpretare il ruolo che il suo "milieu" gli aveva assegnato, si presenta così com'è naturalmente, senza difese e senza maschere, solo con quegli attributi che lo rendono uguale ad ogni altro essere umano, con sensi, reazioni e passioni comuni a tutti i mortali.
Oggi vogliamo farci una domanda, ma l'uomo nudo Simenon dove lo possiamo trovare?
Sappiamo che nel meccanismo ad orologeria delle storie del romanziere, all'origine c'era un "declic" anche trascurabile, di per sè anche senza valenza, ma che rovesciava la situazione e insieme anche le abitudini, la rispettabilità sociale, il consolidato "status" del protagonista portandolo poi a superare quelle linea, in un ambito in cui il destino l'avrebbe portato fino alle più estreme conseguenze, spesso molto tragiche.
Allora ci domandiamo, nella vita dello scrittore questo "declic" si è mai verificato? Se riflettiamo con attenzione un vero e proprio scherzo del destino che abbia innescato una sorta di effetto domino no, non ci pare proprio di ravvisarlo. Ma... forse possiamo trovare qualche momento in cui lo scrittore si è sentito soverchiato dagli elementi, degli avvenimenti troppo forti per lui, che hanno messo in crisi la sua abituale immagine, alcune sicurezze e certi suoi capisaldi (la scrittura, la popolarità, la sua bulimia sessuale....).
Qui vogliamo citare tre momenti che magari non misero proprio "a nudo" Simenon, ma che sicuramente lo spogliarono di molte delle sue sovrastrutture e lo resero diverso da come lo abbiamo sempre immaginato...
Autunno 1940. Simenon è a letto per una supposta angina pectoris a Mervant, nella cui foresta si è rifugiato allo scoppio della seconda guerra mondiale. L'ha diagnosticata un medico locale, aggiungendo alla diagnosi la previsione che non avrebbe avuto più di due o tre anni di vita. Le cose, si saprà in seguito non erano affatto in quel modo, ma Simenon passò, come si dice, il suo brutto quarto d'ora... ovviamente si diede da fare per consultare altri medici, andò anche a Parigi, ma la cosa che più ci rivela il suo stato d'animo è lo stimolo a scrivere un libro autobiografico Je me souviens (che sarà poi la base per "Pedigree") che doveva, nelle intenzioni dello scrittore, raccontare al figlioletto Marc (allora di appena un anno e mezzo) qualcosa di sè, della propria storia, della propria famiglia... insomma dei ricordi, nero su bianco, per quando lui non ci sarebbe stato più... La diagnosi si dimostrò sbagliata, più medici confermarono che non c'era nessun pericolo di vita e Simenon aveva evitato per un soffio il passaggio di quella temuta linea.
Un secondo momento critico è quando fu accusato, a fine guerra, di collaborazionismo con i nazisti. Il tutto nasceva dalla vendita dei diritti di alcuni suoi romanzi alla casa di produzione cinematografica Continental che faceva capo, al di là delle apparenze, a Goebbels in persona. E non era messa sotto accusa solo questa attività lucrosa con i tedeschi, ma anche il lasciapassare che aveva avuto in cambio e che gli consentiva di muoversi liberamente tra la Francia occupata e quella ancora libera. Tra il ' 44 e il '45 la tensione arrivò alle stelle, quando sembrava che le prove  a carico fossero decisive e si intravedeva già il processo con chissà con quale condanna. Altre volte le voci si diradavano, spuntava fuori qualcuno che asseriva che nel "Dossier Simenon" in realtà c'era ben poco e di scarsa rilevanza... Insomma un anno sulle montagne russe, con la paura di finire veramente male e la speranza di poter prima o poi scappare dalla Francia. Non scordiamo che allora i collaborazionisti erano passati per le armi e questo era una paura che faceva sparire tutto il resto e probabilmente metteva a nudo lo scrittore, che rimaneva davvero un uomo con tutte le sue paure e senza nessuna difesa. Poi, un po' le accuse non presero vigore e soprattutto Georges, Tigy e Marc, riuscirono a riparare in Gran Bretagna, dove attesero non poco prima di potersi imbarcare per l'America,... così anche quella volta Simenon, per il rotto della cuffia, riuscì a non superare quella famosa linea... 
Il terzo esempio riguarda il dolore forse più intenso che Simenon dovette provare nella propria vita. Stiamo parlando del suicidio della sua amata figlia Marie-Jo che avvenne il 19 maggio 1978, e che colpì Simenon quando viveva a Losanna insieme alla sua ultima compagna, Teresa. Marie-Jo aveva già dato segnali di instabilità psicologica e addirittura aveva già tentato di suicidarsi. Viveva a Parigi, lontano dal padre, con cui però intratteneva una fitta corrispondenza e al quale si telefonava spesso. Ma la notizia fu per Simenon ugualmente devastante, all'epoca un anziano che aveva smesso di scrivere, che non godeva proprio di ottima salute e che ormai viveva ritirato nella sua casa.La botta fu molto forte tanto da far affermare al figlio Marc: "... il suicidio di Marie-Jo fu insostenibile e, se non fosse stato per il sostegno di Teresa, anche lui si sarebbe suicidato...".
E quale uomo è più nudo e indifeso davanti alla morte che lui stesso ha deciso di infliggersi. Anche qui Simenon, grazie alla mano tesa e all'amore di Teresa, riuscì pure stavolta a non oltrepassare la linea.  Sarebbe sopravvissuto a quella tragedia altri undici anni, ma portandosi addosso una ferità che non sarebbe mai guarita, anche quando, scrivendo nell' 81 la sua ultima opera, l'autobiografico Mémoires intimes, volle che fosse pubblicato alla fine Il Libro di Marie-Jo, raccolta di scritti, poesie e testi della figlia che dovevano vivere per sempre insieme al suo ultimo e voluminoso libro dove, nelle intenzioni, metteva in piazza tutta la sua vita. (m.t.) 

martedì 18 settembre 2018

SIMENON SIMENSON. MAIGRET ET LES BRAVES GENS, UN ROMAN A CLEF ?

Un parallèle à tirer entre ce roman et la biographie de Simenon au moment de sa rédaction 

SIMENON SIMENON. MAIGRET E LE PERSONE PERBENE, UN ROMANZO A CHIAVE? 
Un parallelo da trarre tra questo romanzo e la biografia di Simenon al momento della sua scrittura 
SIMENON SIMENON. MAIGRET AND THE GOOD PEOPLE OF MONTPARNASSE, A ROMAN A CLEF? 
Drawing a parallel between this novel and Simenon's biography at the time of its writing 


Ecrit du 5 au 11 septembre 1961, Maigret et les braves gens fait partie de ces quelques textes dont Simenon évoque la rédaction dans ses cahiers Quand j'étais vieux. Nous ne voulons pas forcer le trait et rechercher à tout prix des correspondances entre ce que le romancier écrivait à un moment donné de sa vie, et les événements qu'il traversait au même moment. Mais on ne peut s'empêcher parfois de trouver des coïncidences troublantes, d'autant plus lorsqu'on trouve des échos entre ce que le romancier écrit dans un roman et ce qu'il en dit par ailleurs, comme c'est le cas pour ce roman-ci. 
L'intérêt dMaigret et les braves gens ne réside pas tellement dans l'intrigue policière (c'est d'ailleurs une constante de ces romans tardifs de la période des Presses de la Cité), mais plutôt dans la peinture de caractères, et le diable pourrait bien se cacher dans des détails apparemment anodins. Sans aller jusqu'à dire que ce roman est un roman à clef, on peut tout de même, en laissant de côté l'enquête policière menée par Maigret, se concentrer sur les "à-côtés" de cette enquête, et en particulier sur les sentiments du commissaire et ses réflexions liées au temps qui passe et à la perspective de la retraite. 
C'est sur ce point, nous semble-t-il, que l'on peut établir un pont intéressant avec la biographie du romancier. Comme nous l'avons dit plus haut, lorsque Simenon écrit Maigret et les braves gens, ainsi que les romans de la même période, il tient une sorte de "journal intime", notant dans des cahiers ses préoccupations du moment, entre autres ses réflexions par rapport à son métier. Le titre général qui sera donné au recueil de ces cahiers, Quand j'étais vieux, reflète bien la sorte de "crise" que traverse le romancier, et nous pouvons donc mettre en parallèle ce qu'il écrit dans ces cahiers et certaines phrases du roman qu'il rédige au même moment.  
Le 2 septembre 1961, soit trois jours avant le début de la rédaction du roman, Simenon écrit dans son cahier: "Fin des vacances. […] Je retrouve mon bureau […] Je me demande si je vais à nouveau être capable d'écrire. Depuis des semaines, j'ai des remords. L'impression de jouer, au lieu de faire mon métier. […] Pourtant, si j'étais fonctionnaire, si j'étais Maigret, je serais à la retraite. J'ai hâte, maintenant, de me rassurer, de me prouver que je peux encore écrire." 
Comment ne pas faire le rapprochement avec le roman qui nous occupe, qui s'ouvre alors que le commissaire et son épouse viennent de rentrer d'un séjour de trois semaines à Meung. Maigret a beaucoup de peine à "reprendre pied dans la vie quotidienne", "la PJ, le bureau [lui] paraissaient un peu irréels" et le commissaire en est à se demander "ce qu'il y faisait, comme si la vie véritable était là-bas, au bord de la Loire."  
D'un côté, un commissaire qui se met à aspirer de plus en plus souvent au repos dans ces romans de la dernière partie de la saga; de l'autre, un romancier qui commence à douter de son métier. Certes, aussi bien l'un que l'autre ont encore une bonne dizaine d'années à vivre en écriture, mais ce parallèle entre la retraite professionnelle de Maigret et sa retraite en littérature, qui correspond en même temps à la retraite de Simenon en tant que romancier (on admettra que la rédaction des textes autobiographiques correspond à une autre étape littéraire), ne trouve-t-il pas son origine dans ces romans des années 1960, où le romancier, jeune sexagénaire, commence à se poser des questions sur sa production littéraire, tandis qu'il donne à son héros ses premières aspirations à une retraite dont la perspective est de moins en moins effrayante, alors que le commissaire voit le monde tant changer autour de lui… 

Murielle Wenger