venerdì 5 ottobre 2018

SIMENON SIMENON. IL COMMISSARIO E M.ME MAIGRET, UNA COPPIA BORGHESE?

Marito e moglie molto lontani dalle coppie formate da Simenon con le proprie mogli/compagne

SIMENON SIMENON. LE COMMISSAIRE ET MME MAIGRET, UN COUPLE BOURGEOIS ?
Un mari et son épouse bien loin des couples formés par Simenon et ses propres femmes et compagne
SIMENON SIMENON. THE CHIEF INSPECTOR AND MADAME MAIGRET, A BOUGEOIS COUPLE?
A husband and his wife a long way from the couples formed by Simenon and his own wives and companions




Se ne vanno a spasso. Già, la domenica… digeriti i manicaretti festivi che le premurose mani di M.me hanno preparato con cura e che il palato del marito ha particolarmente gradito. Dopo una lunga pipata nel dormiveglia post-prandiale, quando gli occhi aperti si susseguono a quelli semichiusi e la pipa spenta a quella accesa, il profumo delle pietanze aleggia ancora, mischiandosi con l’aroma della pipa e con le ventate d’aria fresca che s’insinuano dalla finestra aperta a metà.
Le tendine svolazzano. I passi felpati di M.me Louise sono impercettibili, come un lieve contrappunto al ronfare del commissario, nel silenzio del primo pomeriggio.
Più tardi, eccoli pronti. 
Cappellino ingentilito da un piccolo fiocco e un cappotto color pesca per lei. E ancora, borsa e un ombrellino, più per civetteria che per reale timore della pioggia. Lui con il solito cappottone, scuro, la grossa sciarpa, lo chapeau-melon e una pipa di ragguardevoli dimensioni che, come fosse un fuoco sioux, manda a ogni sbuffo un segnale di pace.
E’ la pace della domenica pomeriggio, che entrambe sanno non porterà scompigli o novità. Li aspetta una ben sperimentata passeggiata. E poi l’agognato cinema... agognato da lui. Proietteranno immancabilmente un film western… Si siederanno poggiandosi l’una all’altro. Le luci si affievoliranno e sullo schermo inizieranno inseguimenti a cavallo, sparatorie, scazzottate, con sullo sfondo, come dei quadri già visti: il saloon, le aride praterie, i gran canyon… gli ampi spazi  a perdita d’occhio. E gli occhi di Maigret intanto si socchiuderanno… una preparazione alla dormitina che lo aspetta, lì, pacioso nella semioscurità, poggiato sulla spalla della moglie, mentre sullo schermo se le danno di santa ragione e si dannano l’anima.
All’uscita Maigret è di ottimo umore. L’aria frizzantina della sera lo tonifica, è riposato, soddisfatto della sua razione pomeridiana di pipa… un pensiero corre agli appetitosi avanzi che lo aspettano per cena. E poi, quel pomeriggio con l’amorevole M.me Louise che lo strige sottobraccio, gli infonde un senso di pace e di felicità… una felicità quieta, che non ha bisogno di smancerie o di parole.
Lei lo osserva di traverso quando lui guarda dritto davanti a sé con quell’occhio che dicono bovino, spesso mezzo chiuso, ma che a lei è sempre sembrato uno sguardo sognante… che riesce a vedere cose che solo lui… Lui così massiccio e solido,  le infonde una sicurezza e una serenità, ancor maggiore mentre passeggiano la sera uno stretto all’altra.
Beh Simenon li ha dipinti ben bene, certo nl quadro di quella borghesia degli alti dirigenti statali, una coppia cui non manca nulla, ma che non nuota nell’oro. Una coppia dove, certo la moglie è pronta ad esaudire qualsiasi desiderio del marito,  ma anche una coppia in cui è lei a guidare l’automobile, in cui gode una ampia libertà (certo anche grazie alle lunghe assenze e agli orari scombinati del marito). Insomma borghesi si, ma con qualche tratto fuori dei cliché stereotipati.
Certo molto lontani dalle coppie (stabili) che Simenon aveva formato nella vita… 
Tigy, la prima moglie era una pittrice, che sposandolo gli aveva imposto la promessa di non avere figli. Era lei che nei primi difficili tempi portava il pane a casa grazie a i suoi quadri. Era lei che introduceva Georges negli ambienti delle avanguardie artistiche parigine.
Con quella che sarebbe divenuta la seconda moglie, Denyse, Georges fu in un primo momento completamente succube. Il loro passionale e sensuale incontro lo lasciò come stordito. Fu quasi in balia di questa donna, non solo per il coinvolgimento sessuale, ma nei primi tempi anche causa dell’inglese.
Ma nelle stabili relazioni di Simenon, non va tralasciata la sua femme de chambre,  Boule, che per quasi trent’anni, visse con il romanziere, che fu una specie di angelo del focolare,  e che andava quasi tutti i giorni a letto con lui, e che alla fine si prese cura anche dei suoi figli….
E poi Teresa. Forse quella che più di tutte somigliava a M.me Louise. Forse per il suo carattere. Forse perché arrivò in un momento in cui Simenon era invecchiato e più “calmo”.  Forse perché era capace di infondergli quella pace e quella serenità che soprattutto negli ultimi tempi con Denyse erano state delle chimere. Più d’uno nota questa vicinanza tra quella moglie letteraria e la sua ultima compagna… un caso? Alla fine della sua vita, proprio quando non scrive più, forma una coppia meno diversa da quella dei coniugi Maigret, rispetto alle precedenti.  Teresa si prende cura di un Georges anziano e un po’ malandato come Louise del suo Jules quando è malato e a letto.
Insomma …. Un po’ di miopia e il gioco è fatto, l’autore somiglia sempre di più al suo personaggio.
Capirete, chi scrive è per altro innamorato dello scrittore e del suo eroe… un po’ di “confusione” gli può essere perdonata… che ne dite? (m.t.)

giovedì 4 ottobre 2018

SIMENON SIMENON. A “ROMAN DUR” THAT PRESENTS A “NO-WIN” SEQUENCE

On how, for still another Simenon protagonist, it is “hard” to change his fate 

SIMENON SIMENON. UN “ROMAN DUR” QUI PRESENTE UNE SEQUENCE SANS ISSUE 
Comment, pour encore un autre protagoniste de Simenon, il est “dur” de changer son  destin 
SIMENON SIMENON. UN "ROMAN DUR" CHE PRESENTA UNA VIA SENZA USCITA
Come, ancora per un altro protagonista di Simenon, è duro cambiare il suo destino

Ironically, a car accident as a new driver gives an inhibited middle-aged bachelor the chance of liberation. In its aftermath, Jules Guérec rebels against a lifetime of oppression under the thumbs of his three sisterin The Breton Sisters (Les demoiselles de Concarneau).
On his way home after a rare nighttime fling with a prostitute, distracted in dread of discovery by his sisters, Jules runs over a little boy, breaking both his legs. He had not braked; in fact, he had accelerated. Fleeing the scene, “he felt he needed to go back, but could not do it.” He finally does return, but because “there is no longer anything on the ground in the middle of the street,” he does not stop and goes instead to a nearby bar. “Feeling a sort of satisfaction” with the “alibi” he has consciously established, he proceeds down a path to shield himself further, first and foremost from his sisters, and then society. He supplements his alibi with multiple deceptions: he stashes his car in the garage, never bringing it out again, claiming a fear of driving. He throws away his incriminating empty wallet. One dark night at the scene, finding part of the boy’s shoe, he runs off to dump this evidence elsewhere, out of sight. 
When the victim dies, Jules “does not cry,” for after all, “wasn’t he used to killing thousands of fish every year?” Instead, he thinks mostly about himself, about a trial, prison, and damages. “How much does one give for a six-year-old child?” The idea of paying the funeral expenses pops up as a sop to his guilt, but expands into a series of moves to ingratiate himself within the boy’s family, hoping to protect himself. 
Marie is a very young, single parent saddled with the responsibility of the dead boy’s twin brother and her own mentally handicapped brother. Scheming to influence the mother, Jules gives toys and candy to her son and hires her brother as a helper at his work. With thoughts of guilt, pity, and self-protection swirling, Jules’ interest turns romantic. His attraction to her is “like a mystery,” but because “it was stronger than he was,” he advances into courtship. Seeing the opportunity to “abandon his routine,” escape his sisters, and have “a household of his own, he proposes. 
However, having become increasingly suspicious of his role in the fatal accident and his subsequent scandalous “kindnesses” towards Marie, his sisters leap to thwart his plans. A confrontation erupts over their intention to buy her off. Jules threatens to leave home forever if they go to her with money—and worse—the truth, but theexpose him and block the marriage neverthelessIn response, the little brother who had contended “I am a man and no longer a little boy!” regresses into punching one sister in the face, ravaging the sisters’ shop, packing his bags, and holing up in a hotel. Not surprisingly, he relents and submits to his sisters’ will. After a final act of independence (with a prostitute), he rejoins them and becomes “as enthusiastic as the others. […] It was better this way.” Despite recognizing his sisters as “egoists” who “acted like that in order to not lose him and, no matter what woman he might have chosen, they would have put sticks in his spokes,” the fundamentally weak man is “content” to continue living with them. After all, the old life had been comfortable.” 

David P Simmons 

mercoledì 3 ottobre 2018

SIMENON SIMENON. COME SI PASSA DAI MAIGRET AI ROMANS DURS?

Molti, moltissimi, quasi tutti iniziamo con le inchieste del commissario. Ma il passaggio ai romanzi come avviene?

SIMENON SIMENON. COMMENT PASSE-T-ON DES MAIGRET AUX ROMANS DURS ?
Nous sommes nombreux, très nombreux, en fait quasiment tous, à commencer par les enquêtes du commissaire. Mais comment se produit le passage aux romans durs ?

SIMENON SIMENON. HOW DOES ONE MOVE ON FROM THE MAIGRETS TO THE ROMANS DURS?
Numerous, very numerous, in fact almost all of us begin with the Chief Inspector’s investigations. But how does the passage on to the romans durs occur? 




Potremmo contarci. Non sarebbe facile. Ma ognuno di quelli che ci segue (e magari da qualche anno), potrebbe chiederselo: come sono arrivato a leggere i romanzi di Simenon? Riteniamo, ma si tratta di una supposizione abbastanza scontata, che la maggior parte dei lettori simenoniani si risponderebbere che sono arrivati ai cosiddetti romans durs, attraverso le inchieste del commissario.
Forse non sarà vero il contrario. Non è detto infatti che tutti quelli che hanno letto le storie di Maigret siano poi approdati ai romanzi simenoniani.
Qualcuno potrebbe obiettare che si tratta di una questione di lana caprina.
Non siamo d'accordo. Leggere subito i romanzi di Simenon o arrivarci dopo aver sperimentato le inchieste del commissario è, a nostro avviso, una modalità abbastanza diversa che dà risultati differenti.
Certo la strada "Maigret" è molto facile da imboccare. Basta essere orientati verso la narrativa che noi italiani chiamiamo gialla, basta frequentare altri lettori amanti del genere, basta avere orecchie fine e captare gli echi, ancorché lontani, del Maigret televisivo di Gino Cervi (ma anche di quelli di Gabin, di Crèmer e anche di Rowan Atkinson)... insomma se si gira per questi ambiti è difficile non incrociare i pesanti passi del commissario in questione.
Di solito si inizia con un titolo a caso, senza seguire la cronologia d'uscita, anche perché l'asincronicità della serie, dovuta all'autore, rende indifferente da dove parte il primo approccio. Non è indifferente invece se lo consideriamo da un'altra ottica. Infatti se si inizia dai romanzi degli anni '30 o da quelli degli anni '50 fà un certa differenza perché, come si è più volte discusso su questo blog, nel tempo c'è stato un progressivo avvicinamento tra i Maigret e i romans durs e quelli della seconda metà del '900 ovviamente facilitano lo scivolare dall'uno agli altri.
Inoltre, se non si è un lettore strettamente attratto dalla sola trama gialla, l'interesse nella lettura delle inchieste travalica il coté poliziesco per affascinare con tutto il resto. Già, tutto il resto.... Va da sé che chi cerca solo la trama gialla potrebbe addirittura essere deluso da un poliziesco tra l'altro così poco osservante delle regole di quel genere. E probabilmente potrebbe smettere di leggere i Maigret e così non arrivare nemmeno ai romans durs.
Al contrario quelli affascinati dalle atmosfere e dai luoghi, dalla psicologia dei personaggi e dalle dinamiche interpersonali, coloro che sono attratti sia dialoghi rapidi e serrati che da quella scrittura semplice e quasi scarna... beh questi sono i candidati ideali a porsi la domanda: "Ma questo Georges Simenon cosa altro avrà scritto oltre ai Maigret?".... E, non conoscendo lo scrittore, si rimane davvero stupefatti dal mondo che si apre quando si entra in contatto con l'universo dei romanzi.
Se Maigret può dare dipendenza, i romanzi possono creare un'assuefazione dalla quale è difficile affrancarsi. Perché  quello che si è amato nelle inchieste del commissario, nei romanzi lo ritroviamo amplificato e del tutto libero dai vincoli di un genere, sia pure trattato in modo singolare.
La libertà totale di soggetti, delle vicende e delle ambientazioni fà bene a Simenon e produce una letteratura di alto livello, che  però si serve sempre di temi molto vicini ai lettori, si sviluppa attraverso una scrittura semplice ed essenziale, favorisce l'identificazione lettore-protagonista attraverso vicende, passioni e destini che sono quelli della gente comune.
Già... la stessa gente comune che si era incontrata nelle inchieste maigrettiane. Ma questo è un segnale. Infatti non ci sono, almeno a nostro avviso, gerarchie di livello. Nei romanzi ritroviamo cose che nei Maigret non ci sono e in questi ultimi degli elementi che magari l'autore  nei romanzi non avrebbe considerato.
Ma passare dai romanzi ai Maigret e viceversa non crea salti o cambiamenti di standard, la mano è la stessa e la familiarità con quella scrittura fà da comune denominatore ed è innegabile che si ha l'impressione di rimanere in famiglia, nella stessa barca e nelle mani dello stesso narratore che ci incanta con le sue storie. (m.t.)