venerdì 6 settembre 2019

SIMENON SIMENON. MA AUTORE E PERSONAGGIO SI SOMIGLIANO ?

Simenon e Maigret finiscono per somigliarsi? E in che modo se, a prima vista, sembrano agli antipodi? 

SIMENON SIMENON. L'AUTEUR ET LE PERSONNAGE SE RESSEMBLENT-ILS ?
Simenon et Maigret finissent-ils par se ressembler ? Et de quelle façon si, à première vue, ils semblent aux antipodes l'un de l'autre?

SIMENON SIMENON. DO THE AUTHOR AND THE CHARACTER LOOK ALIKE?
Do Simenon and Maigret end up looking alike? And in what way if, at first sight, they seem poles apart from each other?



"...ma stiamo scherzando? Non c'è possibilità di confronto tra la figure di Simenon e di Maigret. Sì, si sono frequentati a lungo, gomito a gomito, ma è come dire che l'olio e l'aceto solo perche sono nello stesso porta-ampolle sono simili nel sapore..."
"Ma certo,è inevitabile, lo scrittore e il commissario non sono che le due facce della stessa persona, dall'avere le stesse convinzioni (comprendere e non giudicare) e fumare entrambe la pipa, da sognare di aver intrapreso da giovane il lavoro del medico, al fatto che ci sono molti punti di contatto tra il metodo che usa Simenon per scrivere e quello di Maigret per indagare..."
"... assolutamente no! Uno è un libertino, sessuomane e sempre in caccia di donne, l'altro è un marito fedele, pantofolaio, tranquillo e che per di più, quando nelle sue inchieste s'imbatte in qualche tentazione, riesce sempre a non tradire M.me Louise..."
".... certo Simenon aveva delle sue fissazioni, come quelle del sesso, di cui non poteva fare a meno, ma anche il morigerato commissario era uno che mangiava senza quasi limiti e  soprattutto beveva alcool a ciclo continuo, tanto da essere mira degli strali di benpensanti e bacchettoni..."
Quello che abbiamo riportato qui sopra sono alcune delle ragioni che tirano fuori di volta in volta i detrattori e i difensori della somiglianza tra Simenon e Maigret.
Ne parliamo oggi, non tanto perché siamo convinti che si tratti di un argomento  di particolare importanza, ma perché è stato e continua ad essere fonte di polemiche non solo tra gli appassionati lettori, ma anche tra alcuni studiosi.
E visto che se ne parla, vogliamo scrivere come la pensiamo. Magari non avremo mai affrontato specificatamente il problema, ma i nostri lettori più assidui, nei quasi dieci anni di post quotidiani che abbiamo messo on-line, avranno capito che la nostra tesi è quella più semplice e ragionevole. Cioè che ogni autore, più o meno volontariamente, trasferisce in un personaggio seriale come Maigret (che lo ha accompagnato per circa quarant'anni) alcuni tratti del suo carattere, certi modi di pensare, delle aspirazioni e dei sogni. Poi, certo, il personaggio "non è mai l'autore", questo è chiaro non foss'altro perché sempre e comunque la vita reale è una cosa e quella letteraria è tutt'altro.
Ma esposta questa ovvia e scontata enunciazione, andiamo a vedere quali sono i punti di contatto tra i due. Ma prima vogliamo premettere un elemento che abbiamo espresso più volte e che a nostro avviso è essenziale.
Abbiamo detto che dai primi romanzi, fino ad arrivare agli anni cinquanta, i Maigret cambiano lentamente, il personaggio del commissario acquista una ricchezza di comportamenti e delle sfumature in più, le vicende trattate e le trame si fanno sempre più profonde intriganti, tutto, dai personaggi alle loro dinamiche interpersonali, acquisiscono uno spessore psicologico maggiore. Detto in poche parole i Maigret somigliano sempre più ai romans durs. 
E questo che c'entra, direte voi?
E' evidente che nei romans-durs Simenon dava piena libertà alla sua ispirazione, ai suoi desiderata, dal suo cuore scorrevano attraverso il braccio, la mano, la penna, i suoi sentimenti e le sue esperienze più recondite, scivolando sulle pagine dei suoi libri. Insomma un Simenon più libero e più a briglia sciolta che non quello dei Maigret, dove comunque la serialità della narrazione e il fatto che fosse pur sempre una letteratura di genere qualche paletto e alcune limitazioni alla fine li imponevano. 
Nella crescita dei Maigret  viene individuato, nel periodo degli anni '50, il momento in cui le due tipologie di romanzo andavano pressappoco a sovrapporsi.
E si ci pensate bene è anche logico. 
Infatti se da una parte è vero che nelle sue dichiarazioni, lo scrittore teneva a precisare che mentre i romans durs erano composti in una sorta di trance creativa, il famoso état de roman, in cui lui era, a suo dire, solo uno strumento tanto da non sapere nemmeno come si sarebbe concluso il romanzo, i Maigret erano scritti per divertirsi, quasi che fosse un modo per rilassarsi.
Simenon aveva iniziato a cimentarsi nella scrittura dei romanzi fin da quando viveva a Liegi, a di diciassette anni circa. Poi vi si dedico molto più assiduamente una volta trasferitosi a Parigi (19 anni). Certo partì con la letteratura più semplice e popolare, ma nel 1950 erano già quasi trent'anni che scriveva. Aveva redatto articoli e reportage per i giornali. Si era cimentato per dieci anni con tutti i generi della letteratura popolare, anche con i racconti erotici. Poi aveva lanciato i Maigret, un poliziesco assolutamente rivoluzionario per l'epoca. E dopo circa un ventina di titoli aveva iniziato finalmente la scrittura dei romans durs... come sognava fin da quando era redattore diciassettenne a La Gazette de Liège. Nel 1950 aveva pubblicato una quarantina di Maigret e circa una settantina di non-Maigret.
E' chiaro che uno scrittore che alterna la scrittura di titoli dei due filoni, finisce per non poter non usare lo stesso linguaggio, lo stesso meccanismo creativo (anche se Simenon lo ha sempre negato), il modulo espressivo sarà assai simile, anche se non proprio uguale. Altrimenti dobbiamo immaginarci un Simenon di volta in volta Mister Hyde e Dottor Jackyll a seconda di quello che doveva scrivere? 
Insomma se Simenon compilava i romans durs come i Maigret dobbiamo dedurre che nel personaggio del commissario ci fosse molto dello romanziere. E questo lungo ragionamento ci porta alla conclusione che da un certo punto il commissario avesse nell'animo molte delle pulsioni  e dei sentimenti che erano propri dello scrittore e che Maigret incarnasse molte delle aspirazione e dei desiderata di Simenon.
E' torniamo alla domanda del titolo: "Autore e personaggio si somigliano?".
La nostra risposta è sì e la nostra convinzione che non sarebbe potuto essere altrimenti. Non basta il successo commerciale delle inchieste del commissario, la facilità di scrittura di Simenon, l'affezione del creatore alla sua creatura per spiegare i circa quarant'anni di convivenza. Potremmo azzardarci ad affermare che Simenon con Maigret si era creato il fratello che avrebbe voluto, come con M.me Louise aveva disegnato la sua moglie ideale ... insomma una sorta di famiglia... come dire dei legami di sangue.... E come si fa a dire che i due non si somigliano? (m.t.)

giovedì 5 settembre 2019

SIMENON SIMENON. A VISIT AT THE QUAI

About Simenon’s encounter with the policemen of the PJ


SIMENON SIMENON. UNA VISITA AL QUAI
Sull’incontro di Simenon con i poliziotti della PJ
SIMENON SIMENON. UNE VISITE AU QUAI
A propos de la rencontre de Simenon avec les policiers de la PJ





In the period when he wrote popular literature, Simenon used few points of reference, inventing everything, whether being adventure or exotic novels, love stories or detective novels; the most important ingredient was his imagination.
As for detective novels, he could partly rely on his experience as a reporter, which he had had when he was working at the Gazette de Liége and was attending daily to police stations, where maybe he had known an official called Maigret. He had also written a series of articles entitled “Scientific police”, and he had attended doctor Locard’s famous conferences.
Yet in these detective novels of popular literature, there was neither rigor nor exact knowledge of the investigative machine of the police. The protagonists in those novels were generally private or even occasional investigators, who didn’t need to follow the rules and patterns of the state police.
In 1929, Simenon was asked by Fayard to write a series of articles about the functioning of police machine; the articles were published in the newspaper Ric et Rac, with the title La Police scientifique, and were signed J.-K. Charles. Simenon had also read Chief Inspector Macé’s memoirs.
However, he still lacked direct knowledge. And when he began to write the Maigret novels, he felt he needed to gather material, above all about the procedural that a Chief Inspector of the homicide brigade like Maigret should follow.
After the publication of the first Maigret novels, the director of the Judicial Police, the famous Xavier Guichard, who appreciated that at last in these novels the police was not ridiculed by a private detective (as it was the case with Sherlock Holmes, Hercule Poirot or Nero Wolfe), found that there were nevertheless inaccuracies. So he invited Simenon to come to the P.J. to better know the policemen’s true work, so that the novelist could avoid writing inexact things in his novels. Thus the secretary of the director led him in the Palais de Justice, explained how an investigation really unfolded, with which procedural and methods, and which instruments were used. Simenon also met some famous chief inspectors of the Quai des Orfèvres, such as Massu and Guillaume.
After a round of first contact, Simenon asked whether he could attend the interrogations, because these moments showed the human aspect of the crucial encounter between criminals, suspects and policemen, where psychological and behavioural aspects emerged, and this was most interesting for a writer like him.
So, following Chief Inspector Guillaume, he attended the interrogations, the morning report, the meeting of the heads of the various brigades with their director, and even the psychiatric examinations in the special infirmary of the Quai.
In a 1963 interview with Roger Stéphane, Simenon remembered about his Maigret novels: “I took a lot from these ambiences, even if I was constrained to cut off because you can’t write a novel that unfolds like a true police investigation, where 90 to 100 people are implied… you would need to speak about rogatory commissions, about relationship between the different services, it would be so complicated that the readers wouldn’t understand anything…”
In April 1952, Simenon, who had become famous all around the world, as well as Chief Inspector Maigret, came back to the P.J. He was welcomed with all the honours at the 36, Quai des Orfèvres, made famous thanks to him, by the prefect, the chief inspectors, the inspectors, and there was a solemn ceremony of the delivery of a Chief Inspector's medal, numbered 0000, with Maigret’s name.
Later on, Simenon made a keychain with this medal, and one day he used it to avoid a penalty when he had been caught for speeding by the police. Yet Simenon was very proud of this medal, and he even said that he was more proud of it that of any literary honours he could have received…


by Simenon-Simenon

mercoledì 4 settembre 2019

SIMENON SIMENON. LETTERA SPECIALE PER IL 30° ANNIVERSARIO

Meung-Sur-Loire, il 4 settembre 2019
Georges Simenon
Romanziere
Paradiso della Letteratura

Mio caro Simenon,

probabilmente sarete sorpreso di ricevere una lettera da me, dopo che ci siamo lasciati da così tanto tempo. Oggi cade il trentesimo anniversario del giorno in cui avete lasciato questa terra per entrare nell’Eternità. Si voi avete il privilegio di essere sempre vivo nel cuore dei vostri lettori, io godo quello di dividere un po’ della vostra gloria, forse anche di avervi contribuito, anche se voi vi siete stato qualche volta un po’ geloso della fama del personaggio che avete creato. Quindi, caro Georges, perdonatemi di essere stato a volte più conosciuto del mio autore, perché, comunque anche voi avete approfittato della ricaduta di questa notorietà.
Da parte mia, approfitto di questo momento per perdonarvi di aver utilizzato il mio nome, i miei tic e le mie abitudini e di aver creato, a partire da me stesso, un personaggio “più vero che naturale”…Nelle mie Memorie, ho regolato i conti con voi e ora siamo pari. Da adesso in poi più nessuna gelosia, nessun rancore tra di noi e quella che ci unirà sarà soltanto una buona e franca amicizia.
Sono trent’anni che siete scomparso, ma siete più presente che mai, e riconoscete questo merito, che ciò è stato possibile un po’ anche grazie a me… E io, da parte mia, voglio riconoscere pienamente che è grazie al vostro talento, che il mio personaggio continua ad affascinare tanti lettori e suscitare tanto interesse nel mondo…
Vi abbraccio e M.me Maigret, che sta leggendo poggiata alla mia spalla, fa altrettanto. Vi auguro di continuare ad essere letto con passione, da tutti quelli che apprezzano la buona letteratura e che amano condividere questa passione.
Affettuosamente
Jules Maigret


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Meung-sur-Loire, le 4 septembre 2019 
 
M. Georges Simenon
 
Romancier 
Paradis de la Littérature
Mon cher Simenon,  


Vous allez probablement être étonné de recevoir une lettre de moi, alors que nous nous sommes quittés il y a si longtemps. Aujourd'hui marque le trentième anniversaire du jour où vous avez quitté cette terre, pour entrer dans l'Eternité. Si vous avez le privilège d'être toujours vivant dans le cœur de vos lecteurs, j'ai celui de partager avec vous un peu de votre gloire, peut-être même d'y avoir contribué, même si vous vous êtes peut-être senti parfois un peu jaloux de cette renommée du personnage que vous aviez créé. Alors, mon cher Georges, pardonnez-moi d'avoir parfois avoir été plus connu que vous mon auteur, car, avouez-le, vous avez aussi profité des retombées de cette renommée…  
De mon côté, je profite de ce moment pour vous pardonner d'avoir utilisé mon nom, mes tics et mes manières, et d'avoir créé, à partir de ma personne, un personnage "plus vrai que nature"… Dans mes Mémoires, j'ai réglé mes comptes avec vous, et il n'y a plus à y revenir. Dorénavant, plus de jalousie, plus de rancune entre nous, et ce n'est plus qu'une bonne et franche amitié qui nous unira.  

Il y a trente ans que vous avez disparu, mais vous êtes plus présent que jamais, et faites-moi cette justice que c'est aussi un peu grâce à moi… Et moi, de mon côté, je veux bien reconnaître que c'est grâce à votre talent que mon personnage continue à fasciner tant de lecteurs, et à susciter tant d'intérêt partout dans le monde… 
Je vous embrasse, et Mme Maigret, qui est en train de lire par-dessus mon épaule, en fait de même. Je vous souhaite de continuer à être lu, avec passion, par tous ceux qui apprécient la bonne littérature, et qui aiment aussi partager cette passion. 

Affectueusement 
Jules Maigret 



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Meung-sur-Loire, September 4, 2019
Mr. Georges Simenon
Novelist
Paradise of Literature

My dear Simenon,

You will probably be surprised to receive a letter from me, since we left each other so long ago. Today marks the thirtieth anniversary of the day you left this earth to enter Eternity. If you have the privilege of being still alive in your readers’ heart, I can share with you a bit of your fame, and maybe I even contributed to it, even if you may have felt a little jealous of this fame of the character you had created. So, dear Georges, please forgive me for having been sometimes more famous than my author, because, you can admit it, you also benefited from the repercussions of this fame…
For my part I take advantage of this moment to forgive you for having used my name, my tics and my habits, and for having created, using my person, a character “more real than nature”… In my Memories I settled accounts with you, and there is no need to come back to it. From now on, no jealousy anymore, no resent anymore between us, and a good frank friendship will unite us.
You left thirty years ago, but you are more present than ever, and do me justice that it's also a bit thanks to me… And for my part I want to acknowledge that it is thanks to your talent that my character continues to fascinate so many readers, and to generate so much interest around the world...
I embrace you, and Mme Maigret, who is reading over my shoulder, does the same. I wish that you’ll continue to be read, with passion, by all those who appreciate good literature, and who also like to share this passion.

Yours friendly
Jules Maigret




martedì 3 settembre 2019

SIMENON SIMENON. QUANDO SI RIPORTA UNA "FAKE" NEWS CORRE L'OBBLICO DI SEGNALARLA


Sabato scorso abbiamo riportato, nella nuova versione della nostra rassegna stampa, uno degli articoli selezionati, innanzitutto per il titolo che suonava interessante, pressapoco così: Se Simenon fosse stato più simile a Maigret.
Il sommario era un po' più strano e avrebbe dovuto metterci in allarme. Rimarcava le differenze tra autore e personaggio, portandole però alle estreme conseguenze dando addirittura del tossicodipendente a Simenon (mai cosa più falsa) e inventando pure che era morto solo in un grande castello svizzero. Come anche i nostri lettori sanno, anche questo è falso. Lo scrittore è morto a Losanna, nella sua piccola casa rosa e assistito dalle amorevoli cure della sua ultima compagna Teresa Sburelin.  
Poi qualcosa nel meccanismo di controllo di Simenon-Simenon (sono quasi dieci anni che lo utilizziamo, visto che siamo on-line ogni giorno con un post nuovo)  non ha funzionato.
Cosa? Forse nei vari passaggi qualcuno ha letto un articolo e poi il caso ci ha messo lo zampino e per la messa on-line è arrivato un altro articolo? Faremo i dovuti accertamenti su quello che non ha funzionato.
Infatti nell'articolo sono espresse cose strane (come definire Maigret un "cupo detective") e definizione sconcertanti, come quando si definisce la produzione letteraria dello scrittore "demonic productivity" come se i suoi romanzi fossero opera del diavolo....!
Insomma Ian Thomson, nella migliore delle ipotesi si è avventurato in un campo che non conosceva affatto, nella peggiore, aveva (chissà perché) un preconcetto sullo scrittore o un interesse a dipingerlo a tinte fosche... insistendo, ad esempio, sulla sua impellenza sessuale che doveva soddisfare ogni giorno, arrivando a concludere che "...modo in cui ha trovato il tempo di scrivere i libri di Maigret è una questione di psicoanalisi".
Non contento, Ian Thomas utilizza battute come frasi realmente pronunciate (Hitchcock che telefona a casa Simenon, chiedendo del romanziere e gli viene risposto che è occupato a scrivere. Il regista commenta "Non c'è problema aspetto in linea...". Ridicolizzando la velocità con cui Simenon scriveva). E poi l'articolo è infarcito da inesattezze e sciatterie come il fatto che Pietr-le Letton sia stato il primo romanzo pubblicato, oppure la inesistente confessione che  alcuni Maigret sarebbero stati scritti mentre Simenon era mezzo ubriaco... figuriamoci ad un certo punto, lo scrittore, quando era ancora con la seconda moglie, Denyse, smise di bere del tutto.  E l'ineffabile  Thomas chiude l'articolo con la "fake" che abbiamo citato all'inizio: "...Georges Simenon morì, all'età di 86 anni, nel suo castello di 36 camere fuori Losanna...", forse si riferiva allo Chateau d'Enchandens in cui  il romanziere si installò nel luglio del 1957 (a 54 anni), per lasciarlo nel '63 (a 60 anni), quando andò ad abitare con tutta la famiglia nella grande villa fatta costruire a Épalinges nei pressi di Losanna. Da lì traslocò con la sola Teresa Sburelin nel settembre del '72 (a 69 anni) in piccolo appartamento di un grande condominio a Losanna, al 115, Avenue de Cour. Infine, nel febbraio del '74 (a 71 anni), si sistemò in un piccola villetta rosa, con un giardino e un grande cedro del LIbano al 12,avenue des Figuiers. 
Ci scusiamo per tanta pendanteria, ma alle "fake" va risposto con dati, date e fatti. D'altronde l'articolo è stato pubblicato da The Spectator, un serioso settimanale britannico conservatore, fondato nel 1828, il cui editore possiede anche il Daily Thelegraph... Ma evidentemente tutto ciò non basta. Le "fake" più insidiose si nascondo non solo su internet e nei social, ma anche nella rispettabile stampa britannica. E' nostro dovere prima di tutto scusarci con i lettori per aver consigliato la lettura di un articolo così poco  "istruttivo" e poi stringere meglio e di più le maglie della nostra rete di controllo. (maurizio testa) 

SIMENON SIMENON. SIMENON ET LA CRAVATE

A propos d’un livre où est évoqué le romancier


SIMENON SIMENON. SIMENON E LA CRAVATTA
A proposito di un libro dove viene evocato il romanziere
SIMENON SIMENON. SIMENON AND THE TIE
About a book in which the novelist is evoked





Des photos de Simenon, j’en ai vu passer des centaines ; malgré cela, je n’ai jamais pu définir sa méthode d’habillement : un jour une cravate, un jour un nœud papillon et très souvent, surtout les dernières années, une cravate-lacet.
Je ne me suis pas attardé sur le sujet, car j’avais l’impression que le choix de Simenon était dicté par les circonstances, le lieu et surtout son humeur du jour. Jeune reporter à La Gazette de Liège, il portait la cravate, noblesse oblige, n’est-ce pas, Monsieur Demarteau ? Plus tard, la gloire venue, il portait souvent le nœud papillon, encore qu’à Cannes on l’ait vu en cravate.
Pas facile donc de trouver une ligne claire d’habillement. Pourtant, il semble que je me suis trompé ; certaines personnes ont donné une importance réelle au choix de la cravate, qu’elles soient bien informées ou alors d’une inventivité extraordinaire ; toujours est-il qu’une d’entre elles, un certain Nicolas Ancion, a commis un roman sur le sujet.
Ce livre, édité en 2012 chez Didier à Paris dans la collection Mondes en VF, porte le simple titre La Cravate de Simenon. Cela n’a rien d’une biographie, mais certains détails nous font penser que l’auteur est bien informé. Je cite : « (Mon père) me disait que le goût de la lecture lui était venu sur le tard, alors qu’il faisait un stage à la comptabilité d’un journal local. Dans la salle de rédaction, à côté de la bibliothèque, une vieille cravate était suspendue à un clou… On avait expliqué à mon père que cette cravate en soie, bleue à fines rayures grises, était le porte-bonheur de la rédaction. Quand il était tout jeune, Georges Simenon, qui n’écrivait pas encore de romans, avait travaillé au journal…portant cravate. Il avait fini par l’enlever dès qu’il arrivait à la rédaction et l’enfiler lorsqu’il partait en reportage. Plus tard en partant pour Paris il avait oublié cette cravate qui pendait à un clou. ».
Le reste du roman est de la même veine et fait constamment allusion à Simenon. Passent en revue les romans populaires, la mère, l’hôpital et même la maladie du père, celui de Ancion bien entendu, mais quand même entre fiction et réalité il n’y a qu’un pas ! Alors, tout inventé ou partie de réalité ? Je ne m’y retrouve pas. Empruntez ce roman à la bibliothèque du coin ou achetez-le, il est bon marché, c’est un livre pour enfants scolaires désirant, ou devant, apprendre le français. En d’autres mots, faites-vous votre propre opinion.


Philippe Proost