mercoledì 28 ottobre 2020

SIMENON SIMENON. UN COMMISSARIO "LOW PROFILE"

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UN COMMISSARIO "LOW PROFILE"

Schivo, discreto, sempre contrario a mettersi in mostra. Il personaggio di Simenon é grigio?

SIMENON SIMENON. UN COMMISSAIRE "LOW PROFILE"
Réservé, discret, se refusant toujours à se mettre en avant, le personnage gris de Simenon ?
SIMENON SIMENON. A “LOW PROFILE” CHIEF INSPECTOR 
Reserved, discrete, always refusing to put himself first, Simenon’s quiet character?



13 ottobre 2017 - La locuzione "low profile" in inglese viene utilizzata  per esprimere i concetti: “evitare di attirare l’attenzione”, “agire senza clamore”, “comportarsi con discrezione”. Quale migliore definizione per inquadrare il personaggio di Maigret?
Addirittura potremmo affermare che un certa sua aria burbera e accigliata, ma diremmo anche quella cortina che è costituita dal denso fumo della sua pipa, servano a nascondere un'indole che di per sé non è certo incline a mettersi in mostra, a provocare clamore, ma che invece lo porta a rintanarsi in un cantuccio, ad osservare gli altri, ad ascoltare quello che dicono e a registrare mentalmente quanto succede. Il suo istinto lo porta ad appartarsi in un angolo che gli permetta di assorbire l'umore di quella gente, di percepire le dinamiche psicologiche di quella situazione e di lasciarsi andare fino a sentirsi parte di quell'ambiente. 
Ecco, questo descritto è il metodo Maigret. Un metodo che certo non richiede molta azione.
E questo contribuisce all'immagine di un commissario un po' sotto tono, che sembra non agire, oltre non amare la pubblicità e la fama. Anche se poi lui e le sue inchieste finiscono spesso sulle prime pagine dei giornali, cosa che non gli fa affatto piacere... e infatti evita di portare a casa i giornali e non ama che M.me Maigret gli legga o gli dica quello che riportano i quotidiani sulle sue indagini.
Il cuore delle sue inchieste è il momento in cui riesce a entrare nelle mente dei protagonisti del "fattaccio" di turno, a capire la mentalità dominante e a decifrare i meccanismi che si determinano, compiendo così i primi passi che lo porteranno a risolvere il caso.
Esempi di questo  suo "low profile" nei romanzi della serie ne abbiamo parecchi. Ad esempio, quando rifiuta la promozione a Direttore della Polizia Giudiziaria. Certo la spiegazione che ci viene fornita è che Maigret vuole lavorare sul campo, con i suoi uomini, e non star seduto ad una scrivania a prendere ordini dai politici...  Ma è anche vero che quell'incarico gli avrebbe dato ancora maggiore visibilità, i media si sarebbero interessati a lui, molto più di ora che era solo un commissario capo. Ancora più fama, magari anche qualche obbligo mondano... certo, il grado lo avrebbe richiesto... 
Ma per carità! Maigret vedeva queste cose come fumo agli occhi.
Meglio una domenica pomeriggio passata a sonnecchiare in un cinema con la moglie, o a fare una passeggiata insieme a lei sul lungo Senna. Oppure meglio una cena dai loro amici Pardon che una serata di gala con i papabili parigini.
Insomma le origini contadine e semplici del commissario hanno lasciato un "imprinting" che non da spazio a interpretazioni. Maigret è un essere semplice, addirittura il suo creatore arriva ad affermare che "non è intelligente", anche se lo definisce "intuitivo". 
Simenon si riferiva probabilmente alla brillantezza, alla sveltezza, all'azione fulminea che non sono attributi del commissario. Il nostro personaggio è un pesante camion, lento, che magari fatica a mettersi in moto, ma che poi procede inesorabilmente, e niente e nessuno può mettersi sul suo cammino senza restare schiacciato dalla sua mole. 
Ma tutto questo senza far rumore, senza smuovere troppo le acque, senza coinvolgere troppe persone. Ad esempio durante le indagini, a meno che non sia assolutamente indispensabile, privilegia le azioni segrete: lui e i suoi ispettori. E invece a volte deve scontrarsi con il suo superiore, il giudice Comelieu, che propende per le azioni in grande stile, quelle che fanno molto rumore e che provocano un'eco mediatica.
Il "low profile" tra l'altro è quello che fa di Maigret un uomo come gli altri e sappiamo ormai bene come questa identificazione è quella che ha fatto la fortuna del personaggio così ben congegnato da Simenon. (m.t.) 

martedì 27 ottobre 2020

SIMENON SIMENON. DIX ANS AVEC MAIGRET


SIMENON SIMENON. DIECI ANNI CON MAIGRET

SIMENON SIMENON. TEN YEARS WITH MAIGRET

 

Au cours de ces semaines où nous fêtons les dix ans d'existence de notre blog, nous vous proposons plusieurs rubriques souvenirs, qui rappellent comment nous avons raconté Simenon et son œuvre. Parmi ces rubriques, l'une est consacrée à Maigret. Parce que c'est un personnage incontournable lorsqu'il s'agit de l'univers simenonien. 

Voudrait-on éviter d'évoquer le commissaire à la pipe qu'on ne le pourrait pas. On tente de l'évacuer par la porte de la littérature tout court, le voilà qui revient par la fenêtre en nous faisant comprendre que les romans Maigret ne sont pas si éloignés que ça des « romans durs », On essaie de le mettre de côté en expliquant que ce blog n'est pas consacré au roman policier, et Maigret nous montre qu'en réalité, les romans de la saga sont loin d'être de simples romans de détective… Simenon lui-même a tenté de se séparer de son personnage, en clamant d'abord à qui voulait l'entendre qu'il ne se prenait pas pour son personnage, qu'il n'était pas Maigret, pour finir par admettre, à la fin de sa vie, que tous deux s'étaient mis à se ressembler… Le romancier souhaita à plusieurs reprises abandonner ce héros qui lui avait apporté la fortune et une renommée, parfois un peu encombrante, mais il ne put jamais s'en débarrasser, continuant jusqu'au bout à raconter ses aventures... 

Il n'est pas sûr que Maurizio, quand il a créé ce blog il y a dix ans, imaginait que Maigret y prendrait autant de place. D'ailleurs, le nom du blog est « Simenon-Simenon », pas « Maigret-Maigret », ni « Simenon-Maigret » ! Si on parcourt les archives, on constate que les billets des premières années étaient plus fréquemment consacrés à la biographie de Simenon et à son œuvre en général. Mais petit à petit, Maigret a imposé sa lourde silhouette sur les pages du blog, et on a commencé à lui consacrer davantage de billets, pour en arriver à lui offrir des rubriques spéciales, lui réservant même un jour de la semaine, avec le Maigret Magazine du dimanche. 

Que n'a-t-on pas évoqué de lui… Ses méthodes, sa façon de humer le monde, ses petits plaisirs, son côté politiquement incorrect, son rapport à l'alcool, sa pipe, l'importance de Mme Maigret… On a aussi signalé les sorties de nouvelles collections, anglophones ou italiennes. Et encore les acteurs qui l'ont interprété, au cinéma et à la télévision. Décidément, on ne peut pas éviter le commissaire quand on veut parler de Simenon ; surtout que nombreux sont les lecteurs du romancier qui ont passé par la case Maigret avant d'aborder l'autre pan de l’œuvre. Les lecteurs italiens en tout premier, qui ont découvert d'abord la série télévisée avec Gino Cervi, puis les romans aux couvertures dessinées par Ferenc Pinter. Mais aussi tous les lecteurs francophones, ceux de la génération des Enquêtes du commissaire Maigret avec Jean Richard, puis ceux du tournant du millénaire qui ont été les fans de Bruno Crémer. 

Que de billets nous avons consacrés aussi au Bal anthropométrique, à la sortie des premiers romans Maigret, aux démêlés de Simenon avec Fayard. Un sujet inévitable, qui revenait aussi souvent que le fameux marronnier des journalistes (évoqué d'ailleurs par Simenon dans plusieurs romans Maigret !)… Mais un sujet nécessaire, parce qu'il montre comment le romancier et son héros sont inextricablement liés, et qu'on ne peut évoquer l'un sans mentionner l'autre. D'ailleurs, le premier billet qui fut consacré à Maigret sur le blog concernait une déclaration de Simenon, qui disait : « je n'ai jamais fait de distinctions entre les romans Maigret que j'écrivais pour mon plaisir et mes autres romans ». Deux pans d'une même œuvre, qui tiennent celle-ci en équilibre, et ceci aussi est un thème qui est souvent revenu au cours de ces dix ans, quelque chose que Simenon-Simenon avait mis en avant dès sa création. 

J'en ai déjà parlé récemment, nous ne savons pas encore à quoi ressemblera notre blog à l'avenir. Maurizio et moi sommes en pleine réflexion sur le sujet. Mais une chose est certaine : Maigret y aura sa place, celle qu'il mérite… 

 

Murielle Wenger 

lunedì 26 ottobre 2020

SIMENON SIMENON. L'ATMOSFERA? E' COSI' IMPORTANTE O E' SOLTANTO... INDISPENSABILE

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L'ATMOSFERA? E' COSI' IMPORTANTE O E' SOLTANTO... INDISPENSABILE

9 aprile 2015 - Quante volte abbiamo parlato dell'atmosfera dei romanzi e dei Maigret di Simenon? E quante volte abbiamo sottolineato l'importanza che questo elemento riveste nella narrativa simenoniana e come il romanziere si distingua per un non comune capacità di ricrearla con pochi tratti? Vi ricordiamo, tra gli altri, un post di tre anni fa' Simenon: "E basta con quest'atmosfera!" .
Insomma, per chi non volesse rileggersi il post, ricordiamo che in un intervista radiofonica Simenon andava giù duro con i critici che parlavano delle "atmosfere simenoniane", come se, a sua detta, fossero chissaché... Era il 1955 e intervistava André Perinaud. "... Non cé nulla che mi irrita di più della parola 'atmosfera'. Il romanziere d'atmosfera! Ma, Cristo, se non ci fosse atmosfera il romanzo sarebbe un fallimento - protestava in quella sede lo scrittore - E' un po' come se parlandomi di un uomo, mi diceste: 'sapete, respira'. Certo che respira, altrimenti sarebbe morto, no? Un romanzo senza atmosfera è nato morto".
Quindi considerava l'atmosfera come un elemento essenziale, indispensabile nella narrativa, probabilmente come lo sono i personaggi o la trama.
L'anno successivo, in una sorta di prefazione ad un libro fotografico su Parigi (di Andrée Loupoff) tornava sull'argomento con un testo intitolato "Atmosphère de Paris" (jours et nuits de Paris). E lo faceva ovviamente con un tono analogo "...fin dalla pubblicazione dei miei primi romanzi, ormai venticinque anni fa', una parola ritornava con sempre maggiore insistenza negli articoli dei critici letterari che volevano consacrarmi, mi ritrovo nella situazione in cui pian piano 'l'atmosfera' diventa 'la famosa atmosfera'. Non mi ci sono ancora abituato e, per quel che mi riguarda, parlare d'atmosfera in un romanzo equivale, ad esempio per un medico, a comunicare ad una giovane mamma, di cui ha appena visitato il bambino: 'E' perfetto. Respira!... Perché non si trova nient'altro da dire sulla mia opera e vengo seppellito sotto il peso di questa atmosfera?...".
Certo Simenon magari avrebbe voluto che si valorizzasse lo spessore psicologico dei personaggi che lui costruiva, oppure le loro relazioni, che anch'esse investivano la sfera psicologica. Ma c'era da sottolineare anche l'intreccio narrativo e la stessa scrittura, essenziale, asciutta ma mai arida e sempre scorrevole. E certo le atmosfere che sapeva costruire, ma anche qui, oltre il risultato, pure la capacità di crearle con pochi tratti, senza lunghe descrizioni, senza "quadretti". Qualche particolare, un colore, una sensazione, un odore... le atmosfere di Simenon non sono esplicitate. Derivano da qualcosa... dai comportamenti di un certo gruppo di persone, dalle osservazioni o dalle riflessione del protagonista, oppure da una ben precisa condizione atmosferica (pioggia, sole, notte, ghiaccio, umidità, vegetazione...). Insomma si desumono sempre da qualcosa di concreto.
Simenon non aveva bisogno di scrivere "l'atmosfera era così o così"...
Certo per noi lettori, a distanza di oltre quarant'anni, da quando il romanziere smise di scrivere, e ad oltre ottanta da quando iniziò, scorrendo l'insieme della sua opera, è difficile non rilevare che le atmosfere sono uno dei punti qualificanti della sua letteratura. C'è dell'altro, sicuramente... molto altro, ma quello delle atmosfere (che è fondamentale per ogni romanzo, come diceva Simenon e come anche noi, nel nostro piccolo, riteniamo) e' uno degli elementi centrali del corpus simenoniano che ancora oggi ci colpisce e ci affascina.
Forse qualcosa di speciale ci sarà in queste benedette atmosfere... no?

sabato 24 ottobre 2020

SIMENON SIMENON. LO SCRITTORE:"NON HO MAI IMMAGINATO DI ASSOMIGLIARE A MAIGRET"





















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LO SCRITTORE:"NON HO MAI IMMAGINATO DI ASSOMIGLIARE A MAIGRET"

L'opinione del romanziere sui punti di contatto tra lui e il commissario
SIMENON SIMENON. L'ECRIVAIN: "JE N'AI JAMAIS IMAGINE RESSEMBLER A MAIGRET"
L'opinion du romancier sur les points de contact entre lui et le commissaire
SIMENON SIMENON. THE WRITER: “I NEVER ENVISIONED THAT I RESEMBLED MAIGRET”
The novelist’s opinion about the connecting dots between him and the Chief Inspector

Domenica 4 settembre 2016 - La questione è lunga e forse anche un po' datata. Ma riscuote sempre un certo interesse, almeno a stare alla quantità e a quello che dicevano commenti e riflessioni che ci avete inviato in vari modi in occasione del post su Camilleri e Montalbano. E lì, tra le altre cose si è rivelato un interesse specifico sull'argomento di quanto dell'autore si ritrovasse in un protagonista di un letteratura seriale.
Già, perché questo della serialità è una componente di un certo rilievo. Mentre ci possono essere delle tipologie di personaggi che, per esempio nei romans-durs di Simenon, in un certo senso, si ripetono e dove certo qualcosa dell'autore si traspone, il protagonista di un serial letterario  (soprattutto di uno come Maigret durato quarant'anni) ha uno status diverso e tra lui e il suo autore si instaurano dei rapporti del tutto particolari.
Ma allora perché in un intervista a Roger Stéphane, alla domanda: 
- Nei romanzi che voi scrivete, normalmente vi identificate con il protagonista?
Si, nei romanzi non polizieschi - risponde Simenon - Nei Maigret non mi identifico con nessuno.
- Salvo che con Maigret stesso - aggiunge l'intervistatore.
No. Questa è un leggenda, io non mi identifico con Maigret. Non ho mai immaginato di somigliare a Maigret.
Queste cose Simenon le affermava in un'intervista televisiva della RTF andata in onda nel 1963 ed erano già trent'anni che lo scrittore continuava la saga dei Maigret.
Stéphane cerca di scavare in questa direzione e insiste:
- Intendevo dire che vi mette nella pelle di...
 Certo le sue reazioni sono le mie e io stesso le sento...Ma quando Maigret esprime un'idea  qualsiasi ... non è necessariamente la mia...
Insomma il nostro non si identifica con Maigret, ma quando scrive finisce per entrare nel personaggio solo ad uso letterario.
Insomma quanto Maigret c'è in Simenon e quanto Simenon c'è in Maigret?
Beh, non è facile dirlo, certo scorrendo la biografia del romanziere e le inchieste del commissario si colgono qua e la dei punti in comune. Ad esempio l'interesse per la medicina (Maigret ha fatto qualche anno d'università a medicina e il suo più caro amico è un medico) e anche un certo modo di procedere, per le investigazioni dell'uno e per la scrittura dell'altro, ricordano il percorso necessario a formulare una diagnosi. 
Poi c'è l'ormai conosciutissimo "comprendere e non giudicare" che fa parte del bagaglio culturale di Simenon, ma che ritroviamo nelle convinzioni del commissario.
Il fatto di provenire entrambe da una famiglia umile, cosa che condiziona fin da bambini la percezione che si ha degli altri e soprattutto delle classi più agiate, anche quando si arriva al proprio apice (fama e successo per Simenon e l'offerta, respinta, a Maigret di diventare vice Direttore della Polizia Giudiziaria). Ed anche in questo caso abbiamo diversi esempi nei romans-durs e nelle inchieste di Maigret.
Insomma non vogliano forzare la mano andando avanti ad elencare analogie più o meno profonde, né assolutamente vogliamo contraddire le affermazioni di Simenon, però...
Però invitiamo tutti a riflettere alle conseguenze di una convivenza con Maigret di quarant'anni, un tipo di presenza rispetto alla quale è difficile rimanere impermeabili per tutto quel tempo. In una direzione o nell'altra qualcosa deve essere passato. E crediamo che una simile convivenza tra autore e personaggio per tanto tempo e per un numero così alto di titoli, sia molto difficile da ritrovare in letteratura, almeno in quella poliziesca.

venerdì 23 ottobre 2020

SIMENON SIMENON. RIFLESSIONI DI UN POMERIGGIO DOMENICALE

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RIFLESSIONI DI UN POMERIGGIO DOMENICALE

Domenica 20 gennaio 2013 - Pomeriggio. Una domenica di gennaio. Fuori della finestra piove fitto, a mulinelli. Il ticchettìo della pioggia sul tetto si mischia al crepitìo del fuoco nel camino. Il grigio della luce del giorno che svanisce lì, fuori dei vetri, si fonde con la luce calda dell'abat-jour qui, vicino alla poltrona. L'odore della legna che brucia si mischia con l'aspro aroma del latakia, il tabacco bruciato invece nella pipa dal lungo cannello ricurvo che sto fumando tra un un sorso di rum e l'altro. Gli occhi fissi su pagina 64.
"... Maigret but trois verres d'un vin blanc, qui avait des reflet verdâtres, puis les mains dan le poche de son veston, descendit lentement la rue comme s'il était déjà du quartier. Un petit veillard, devant lui, et le salua ainsi qu'à la campagne on salue le gens qu'on ne connaît pas. Peut-étre parce qu'il avait tellement l'air d'étre chez lui? Il rendit le salut en souiriant et quelques minutes plus tard il évoulait dans l'étroit rue Mouffettard, encombreé des petites charrettes qui répandaient un fort odeur des légumes et des fruits...".
"... Maigret bevve tre bicchieri di un vino bianco, che aveva dei riflessi verdastri poi, con le mani nelle tasche del paltò, discese lentamente la strada come fosse  già uno del quartiere. Un vecchio minuto, davanti a lui, lo salutò come in campagna si salutano le persone che non si conoscono. Forse perché aveva così tanto l'aria di essere nel suo ambiente? Rispose al saluto sorridendo e qualche minuto dopo si trovava nella stretta rue Moffettard, ingombra di piccoli carretti da cui si spandeva un forte odore di legumi e di frutta....".
Sto leggendo Maigret en meublé in un'edizione francese pocket di Presses de La Cité del '73. L'inchiesta era stata scritta da Simenon nel 1951 a Rock Shadow Farm (Connecticut - USA). Perchè Maigret è in affitto? Sua moglie era partita ed era solo a casa. Così aveva lasciato Boulevard Richard Lenoir e si era stabilito in un appartamento ammobilito in rue Lhomond per seguire un caso in cui il suo ispettore Janvier era stato gravemente ferito, a Montparnasse...
Ho alzato gli occhi dal libro. Quella descrizione mi aveva fatto pensare alla centrale via di Parigi... forse negli anni cinquanta.
Chissà mi sono chiesto quanti a quest'ora in Italia, e non solo, se ne stanno con un libro di Simenon in mano, seduti in poltrona, sdraiati a letto o al loro tavolino preferito, immersi nel suo mondo? Chi sorseggiando un te, chi sbocconcellando una fetta di torta, chi fumando... Il clima, ci dicono, non è buono in tutta Europa. Chissà quanti al tepore della loro casa aggiungono il calore che trasmette un libro di Simenon.
Forse è il freddo che mi ha suggerito questa idea. I libri di Simenon trasmettono calore. Certo il nostro è un punto di vista un po' di parte (ma siamo d'altronde convinti che anche altri autori siano in grado di trasmettere questo calore). Ma le pagine di Simenon, almeno a me, fanno l'effetto di entrare in un ambiente confortevole, invitante, avvolgente. E non è solo un fatto di storie o di personaggi, ma è più la scrittura del romanziere che ha il potere di farmi entrare in un ambito accogliente, dal quale non mi vorrei più allontanare. E' come se i rumori della casa, il chiacchiericcio della gente, il gracidare della televisione o della radio sparissero. Io sono di là. Mutuando un'espressione di Simenon, potremmo dire che abbiamo "passato la linea" e mentre gli altri sono rimasti di là nel freddo del mondo della realtà, io sono nel confortevole mondo simenoniano dove mi immedesimo in storie realistiche, a volte drammatiche, in personaggi a volte inguaiati e magari in situazioni niente affatto divertenti. Eppure questo piacere di far parte di quel mondo ci riscalda, come dicevamo prima, forse perché ci fa vivere una seconda vita. E voi? A voi che effetto fà leggere Simenon? Aspetto che mandiate a Simenon Simenon le vostre sensazioni, le vostre emozioni quando siete immersi nella lettura di un suo romanzo.

giovedì 22 ottobre 2020

SIMENON SIMENON. UNE IMPOSSIBLE RETRAITE...




















 Simenon Story 

UNE IMPOSSIBLE RETRAITE…
Pourquoi Simenon n'a jamais arrêté d'écrire des enquêtes de Maigret 

SIMENON SIMENON. UN PENSIONAMENTO IMPOSSIBILE… 
Perché Simenon non ha mai smesso di scrivere le inchieste di Maigret 
SIMENON SIMENON. AN IMPOSSIBLE RETIREMENT... 
Why Simenon never stopped writing Maigret's investigations
 
Sabato 30 dicembre 2017 - Le 19 février 1934, le journal Le Jour faisait paraître un texte de la plume de Simenon, qui expliquait pourquoi il avait accepté d'écrire un dernier roman Maigret, à la demande des lecteurs. Cela faisait déjà quelque temps qu'il songeait à abandonner le commissaire, pour pouvoir "passer à d'autres exercices", c'est-à-dire se consacrer à la rédaction de "romans-romans". En octobre 1933, il avait signé un premier contrat avec Gallimard, et c'était un signe… En avril de la même année, il avait écrit L'écluse no 1, roman dans lequel Maigret se trouvait à quelques jours de la retraite. Simenon était allé voir Fayard et lui avait dit sa volonté d'arrêter d'écrire des Maigret; l'éditeur avait poussé les hauts cris: "Vous êtes comme Conan Doyle, qui voulait se débarrasser de Sherlock Holmes, et écrire autre chose que des romans policiers. Il n'a pas eu de succès, et vous allez vous aussi vous casser la figure…" Mais Simenon ne l'écouta pas, et il se dédia, pendant un temps du moins, uniquement à ses "romans durs". Dans le dernier roman pour la collection Maigret chez Fayard, le romancier faisait enquêter le commissaire alors qu'il était à la retraite, et il était bien décidé à ne plus l'en faire sortir 
Mais il revint sur son serment, acceptant de remettre le commissaire en activité le temps de quelques nouvelles, rédigées durant l'automne 1936, probablement persuadé que cela ne serait qu'un épisode vite oublié… Il n'en fut rien: à peine deux ans plus tard, il remettait ça pour une seconde série de nouvelles, mais cette fois, il pensait donner un signal plus clair à ses lecteurs (et à lui-même ?...) en faisant en sorte que son héros parte de nouveau en retraite dans la cinquième de ces nouvelles, et soit déjà retraité dans la deuxième moitié de celles-ci. Imaginait-il que c'en était bien fini du commissaire, et qu'on ne l'y reprendrait plus ? De nouveaux événements se présentaient pour lui: une installation à Nieul, la venue d'un enfant, mais aussi des menaces de guerre… Plus le temps de songer à Maigret ? …  
Après tout, peut-être qu'au contraire, ces événements lui donnèrent l'envie de renouer avec son hérosLes chercheurs simenoniens ont avancé l'hypothèse que la remise en selle de Maigret était due avant tout à des motifs pécuniaires, Gallimard lui réclamant de nouveaux romans policiers pour augmenter les chiffres de vente. Sans doute y eut-il de cela, mais peut-être pas uniquement… Simenon avait dû, plus ou moins consciemment, se rendre compte qu'il lui était difficile d'abandonner son héros, et on sent très bien, dans ces romans de la période Gallimard, le plaisir du romancier à écrire de nouvelles enquêtes pour son commissaire. La preuve, il l'avait remis en service actif, et il n'était plus question, à ce moment-là, de retraite…  
La donne changea en 1945. Simenon était décidé à quitter l'Europe, et le départ pour le Nouveau Monde devait être synonyme d'abandon de tout un pan de son existence, le passage d'une nouvelle ligne, et il s'agissait aussi d'abandonner cette créature qui, certes, lui avait apporté la gloire, mais qui était devenue un peu encombrante… Le romancier rédigea donc un court texte en forme d'adieu, La pipe de Maigret. Puis, sur l'insistance de Pierre Lazareff, il accepta d'écrire encore un court roman pour un journal, Maigret se fâche. Mais il y mit de nouveau le commissaire à la retraite, et cette fois, c'était juré, il allait le laisser à ses salades et à ses parties de cartes et de pêche à Meung-sur-Loire… 
C'était sans compter sur l'action des souvenirs… En effet, une fois arrivé aux USA, Simenon ne put s'empêcher de transmettre à son héros ses propres émerveillements devant la culture américaine, et il décida de l'emmener avec lui à New York… Mais, prudent, il précisait bien que Maigret est toujours à la retraite, et qu'il n'enquêtait que parce qu'on l'avait sollicitéet qu'il ne pouvait résister… Alors, c'en était bien fini de raconter les enquêtes parisiennes du commissaire ? Le romancier allait-il se consacrer à sa bataille américaine, à la conquête d'un nouveau public, tandis que là-bas, en France, un nouvel éditeur avait pris les choses en main ? N'avait-on vraiment plus besoin de Maigret ?  
Mais les choses se passèrent autrement, et "loin des yeux, près du cœur", la nostalgie de son personnage allait lui faire prendre une nouvelle dimension, et Simenon remit définitivement en activité son héros à la PJ… Car il finit par se rendre compte que ce personnage était nécessaire à son "équilibre rédactionnel". Alterner romans durs et Maigret devint une nécessité, parce qu'un roman du commissaire était une sorte de petite joie que le romancier s'offrait entre deux rédactions difficiles, mais aussi parce qu'il pouvait essayer, dans un Maigret, un thème qu'il développerait dans un roman dur, ou, au contraire, il écrivait un Maigret parce qu'il n'était pas arrivé à traiter le thème dans un autre roman. Mais Maigret était aussi devenu, peu à peu, un personnage à qui il pouvait confier ses propres questionnements sur nombre de sujets qui le hantaient. 
Si Maigret resta bien en activité dans les romans de la période des Presses de la Cité, il vint un moment où il partit tout de même en retraite… mais littéraire uniquement, parce que ce départ coïncida en réalité avec la retraite du romancier lui-même: ce n'est qu'au moment où Simenon cessa d'écrire des romans que Maigret cessa de vivre de nouvelles aventures. Et pourtant, cette "cessation d'activité" n'empêcha pas le romancier de garder le souvenir de son personnage, qu'il allait souvent évoquer dans ses Dictées, se comparant maintes fois à lui, rêvant de lui, l'imaginant dans sa petite maison de Meung, en retraité, comme le romancier lui-même était devenu un "retraité de la littérature"… 

Murielle Wenger