sabato 12 giugno 2021

SIMENON SIMENON WEEKEND N.17 - A FILO D'ACQUA - AU FIL DE L'EAU



Un torrenziale romanziere come Simenon aveva la passione per la navigazione, sprattutto negli anni giovanili, esplorando i canali di tutta Europa con piccole e medie imbarcazioni fatte costruire per lui. Al suo fianco la prima moglie Tigy, la giovane femme de chambre Boule, e il grosso cane Olaf. Lo spirito è sinceramente avventuroso.


Un romancier torrentiel comme l’était Simenon eut la passion de la navigation, surtout dans ses années de jeunesse, explorant les canaux de toute l’Europe avec de petites et moyennes embarcations qu’il avait fait construire. À ses côtés, sa première femme Tigy, Boule la jeune femme de chambre, et Olaf le grand chien. L’esprit était sincèrement à l’aventure.

martedì 8 giugno 2021

SIMENON SIMENON "SOUVENIR" - E SE MAIGRET INTERROGASSE PROPRIO VOI?

L'identificazione funziona con l'eroe. Chiunque abbia letto anche solo qualche Maigret, è stato sicuramente coinvolto dal personaggio o perché fuma la pipa, o per la sua perspicacia psicologica o per la sua predilezione per il cibo, più probabilmente per la sua filosofia del "comprendere e non giudicare", per il suo istinto a mettersi nella pelle del criminale di turno.... e potremo andare avanti per molto. E qui scatta l'identificazione. Per un motivo o per l'altro, o per tutti insieme, chi di noi non si è mai identificato con il commissario, leggendo le pagine scritte da Simenon.

E invece c'è nessuno che si sia identificato con l'inquisito? Già perché siamo convinti che in genere i lettori non si mettano nei panni del sospettato. Pensateci un po'....


Sono ore che sto in questo maledetto stanzone vetrato... come l'ha chiamato l'ispettore?... Ah, sì l'acquario, bah... Adesso saranno quasi tre ore....
Provo a bussare alla porta, ma nessuno si fa vivo. Inizio ad avere sete... e poi possibile che qui dentro ci sia soltanto io?.... Mi hanno detto di aspettare un po' e invece... E poi è possibile che non ci sia nessun altro che deve aspettare...
Già direte voi, ma come sei finito a Quai des Orfévres?
E' colpa di quel cretino di Jean-Pierre, mio cugino... maledetto il giorno che siamo diventati soci! Lui prima si era messo in testa di allargare la tipografia... comprare nuovi macchinari per stampare cartoline...."E' l'affare del secolo" diceva. E aveva pure trovato i soldi per comprarle. E devo dire che aveva ragione. Ormai più di metà del nostro fatturato veniva dalla stampa delle cartoline... Ma non gli bastava... adesso  voleva buttarsi nel campo delle stampe artistiche, quelle a colori.... lì servivano tanti soldi... Ma lì trovò. Non so da chi li avesse avuti... Io mi sono sempre occupato della direzione tecnica... le novità e il lavoro mi appassionavano... Poi entravano più soldi... E quel pomeriggio era uscito per un appuntamento con quelli che lui chiamava, i suoi finanziatori. Non era più tornato.  L'avevano poi trovato morto, due colpi secchi che gli avevano spaccato il cranio.
Lo so... lo so... non avrei dovuto, ma io avevo una storia con Marlene, sua moglie... e quel maledetto pomeriggio ci eravamo visti lì... al solito hotel... Ma questo non era un alibi affidabile... e poi lei cosa avrebbe detto? E io, morto mio cugino, diventavo proprietario di una tipografia che stava decollando... e in più sicuramente gli inquirenti erano convinti che mi sarei voluto sposare Marlene, ma io...
La porta dell'acquario si aprì all'improvviso. Entrò uno degli ispettori che mi avevano portato in macchina alla Polizia Giudiziaria.
- Venga... il commissario vuole vederla.
Stavo per abbozzare una protesta, ma capii che non era il caso.
Mi fecero entrare in ufficio, surriscaldato da un stufa a carbone. Per di più la stanza era piena di fumo. Un omone grosso e massiccio stava fumando una pipa, osservando il tramonto fuori della finestra.
- Ah... eccola finalmente... lei è Henry?... Henry Demonge, no?... Mi scusi, per l'attesa. Sa, prima il giudice Comeliau, poi i verbali da firmare... poi quella rogna del tentato omicidio in casa dell'ambasciatore... Mi scusi. Ma lei avrà sete... magari anche fame...
Diceva tutto come se non parlasse a me. Sembrava stesse seguendo una sorta di procedura...
- Lapointe! Fai venire su un bel vassoio, panini e birra, mi raccomando non i soliti quattro panini... e la birra... fresca!
E ricominciò a fumare.
Mi sembrò che quell'ordinazione preludesse ad una sorta di colazione collettiva... invece avrei capito dopo che mi sbagliavo. Significava che il "colloquio" con me non sarebbe durato poco... quindi, ero il sospettato numero uno.
Ma lì per lì non me ne rendevo conto. Il commissario Maigret poi aveva modi gentili.
- Prego si sieda. Mi dispiace davvero che lei abbia perso tanto tempo ad attendere... ma adesso ci rifocilliamo per bene... poi due chiacchiere - riaccese la pipa - Lei magari oggi aveva il suo da fare con la tipografia e non vorrei doverla trattenere a lungo...
Sentivo il suo sguardo su di me, un sguardo neutro... direi quasi spento... come se non stesse pensando a niente.
- Se vuole può fumare, signor Demonge...prego,  faccia liberamente.
Tirai fuori i miei sigaretti e ne accesi uno. Pensai... io così minuto, bassino con quei piccoli sigari e lui cosi massiccio e imponente con una pipa grossa che sbuffava come una ciminiera.
Bussarono alla porta. Era il garçon della brasserie che portava due vassoi, uno colmo di panini e uno con una decine di birre.
Il commissario afferrò un boccale e lo vuotò in tre lunghe sorsate. Poi addentò un panino...
- Prego signor Demonge, beva... prenda un panino... dopo tutta quell'attesa...
Spensi il sigaretto e mi rinferescai la gola con un po' di birra. Poi presi un sandwich e iniziai a sbocconcellarlo...
- Eh, è un'altra cosa... proprio ci volevano... eh...
Parlava con la bocca piena e con un tono amichevole.
- Mi parli un po' della tipografia... mi dicono che è molto moderna - e intanto prendeva un altro boccale di birra - c'è molto lavoro?
- Beh sì, l'affare delle cartoline ci ha fatto duplicare gl ordini, abbiamo dovuto assumere altri operai e adesso ci preparavamo per delle stampe artistiche... ma...
- Ma qualcuno ha fatto fuori suo cugino...
- Già...
- E mi dica lei è più contento perché così la tipografia diventa tutta sua o è più spaventato dal fatto che dovrà gestire tutta la parte amministrativa e finanziaria che invece da sempre svolgeva suo cugino?
-  Beh... sono un po' sottosopra per questo omicidio... non ho avuto modo di pensare...
- Invece ha pensato a Marlene... no? La vostra era una relazione... da quanto tempo....
- No commissario, non era una vero e proprio rapporto... ci vedevamo ogni tanto... così per divertirci... Marlene non si sognava nemmeno di lasciare Jean-Pierre...
- Sì, l'ho vista ieri la signora Marlene... è una bella donna... capisco che lei...
- Commissario, deve anche calcolare che il marito era uno di quei tipi gelosi...
 anche se con le altre donne andava bene tutto, ma con la sua...
- E invece lei... Mi dica Demonge, lei era innamorato di Marlene?
- Ma che dice commissario...
- Su... lei non è sposato, vive da solo... e poi la capisco, sa, è davvero una bella donna...
Mi sarei dovuto sentire lusingato, ma quelle parole s'infilavano una nell'altra come a voler formare una corda che poi mi avrebbe strangolato.
- Mangi Henry... guardi ci sono ancora panini...
Ne presi un altro, ma mi restò in mano. Lui invece bevve un altro boccale di birra.
- Allora chi ha ucciso suo cugino? Lei avrà almeno un'idea di chi possa essere stato? Iniziamo da capo, lei e suo cugino vi mettete in società al 50%. Partite con l'attività... suo cugino ha delle buone idee trova i soldi, ma è lei che manda avanti la baracca, che lavora lì dodici, anche quindici ore al giorno, quando c'è bisogno... E suo cugino andava in giro... si parla anche di altre donne con cui se la faceva... Lei sa nulla?
- No, veramente nulla di preciso... non mi diceva niente...
- Beh, aveva altre donne, faceva cene e pranzi con questi misteriosi finanziatori, maneggiava i soldi della tipografia, a quanto mi risulta, aveva anche una bella macchina americana, oltre ad una bella moglie.... e lei lì a lavorare... Non è che lei fosse un po' invidioso...
- Io? No.
- E allora ha iniziato a pensare: intanto mi prendo la sua donna... poi chissà cosa è successo tra di voi....
- Ma che cosa dice! Andavamo d'accordo...
- Signor Demonge, quello che vi siete detti non si saprà mai, perché lui è morto e lei non ce lo dirà mai...
L'aria che il commissario Maigret aveva assunto era meno accomodante. E iniziò con le domande di routine. Dove era a quell'ora, cosa faceva in quel giorno, chi l' aveva visto in quel dato momento... eccetera. E poi quando aveva finito, ricominciava. E fumava, fumava senza sosta.
Ad un certo punto si alzò, battendo i pugni su tavolo.
- Lucas!
Dopo poco da una porta laterale fece capolino uno che doveva essere un'altro ispettore, pure lui con la pipa.
- Continua tu. Io ho da fare....
Dette un'occhiata alle ombre della sera, fuori della finestra e, senza nemmeno guardarmi, uscì. Quel Lucas si sedette al posto del commissario e tornò a farmi le stesse domande. 
C'era da impazzire, era come se non avessi già detto dieci volta quella storia. Eppure quell'ispettore continua imperterrito. Lento, senza alterarsi. La domanda nuova era "che interesse aveva lei ad uccidere il signor Jean-Pierre?". E la mia risposta sempre la stessa: "Nessuno".
Dopo un'altra ora di questa solfa ero distrutto.
Si aprì la porta ed rientrò quel Maigret, che sembrava più massiccio che mai. Lui e l'ispettore su scambiarono delle occhiate, senza dire una parola.
Maigret riprese il suo posto. Sembrava fresco e riposato... sicuramente aveva bevuto della birra e fatto una bella passeggiata, magari sul lungo-Senna. E ora caricava la pipa.
Tornò a fare le stesse domande... L'ispettore aveva portato via i vassoi e non c'era nemmeno più da bere. La mia gola era secca.
- Commissario, ma perché non mi crede. Io avevo una storia con Marlene, ma non avevo nessun motivo per uccidere mio cugino... lo chieda a Marlene se quel pomeriggio stavamo insieme...
- Già fatto. Lei dice che era andata dalla sua amica Louise... la quale ha confermato.
- Ma era la solita scusa che inventavamo per suo marito... Ormai è morto, che motivo ha di mentire ancora?
- Appunto. Secondo me è lei che mente... Ma devo dire che non ho ancora capito perché... sì, forse l'invidia... ma non è solo quello. Lei nasconde qualcosa... ma non ho ancora capito cosa...
Ma io non nascondo niente - ormai il mio tono era una supplica. Sentivo un  caldo innaturale. Mi ero già levato la giacca ed ora anche la cravatta, in più mi ero arrotolato le maniche della camicia. Sudavo e respiravo a fatica.
Il commissario fumava come una ciminiera e la stanza era una sorta di camera a gas. E continuava a fissarmi con quello sguardo indifferente.
- Ma lei cosa pensa, davvero commissario, che io abbia ucciso davvero mio cugino?
- Io non penso niente.
- E allora perché si accanisce su di me!
Ormai il mio autocontrollo era andato e mi sentivo percorso da vampate di rabbia e brividi di paura.
- Forse... forse... - bofonchiò il commissario - già... potrebbe anche essere. Janvier!
Dalla solita porta apparve un'altro ispettore, si avvicinò a Maigret e confabularono per qualche secondo. Poi l'ispettore lasciò rapidamente la stanza.
Il commissario ripiantò il suo sguardo su di me. E riprese le stesse domande. Ormai era notte fonda... erano ore che mi chiedevano sempre le stesse cose. Adesso avevo anche un forte mal di testa.
- Allora, Demonge.... quanto vogliamo andare avanti?
Silenzio. avevo deciso di non rispondere più.
Anche il commissario era fermo immobile. L'unica cosa viva era il fumo che a volute nervose usciva dalla pipa di Maigret.
Squillò il telefono.
- Sì, Maigret... ah è lei dottor Paul. Sì, mi dica .... certo, quella che le ha portato Janvier... Ah!... Sì, sì ho capito benissimo. La ringrazio... Sì, poi domani ci vediamo. Buonanotte e grazie ancora dottor Paul.
Dopo alcuni istanti di silenzio, il commissario si schiarì la voce.
- Demonge, il nostro ispettore Janvier è stato alla sua tipografia e ha potuto notare che una grossa maniglia di ghisa, che era stata rivenuta in un cestino vicino alla sua abitazione, altro non era che un pezzo mancante di una delle vostre macchine da stampa. E dall'autopsia fatta dal dottor Paul risulta perfettamente compatibile con i colpi subiti in testa da suo cugino.
- Ma questo non vuol dire che sia stato io a...
- No. Ma su quella maniglia ci sono le sue impronte. Ma anche questo non sarebbe sufficiente a fare di lei un assassino. Peccato che c'è la confessione di Marlene... Ieri non mi ha solo detto che non vi siete visti, perché lei era davvero dalla sua amica, ma mi ha raccontato che suo cugino vi aveva sorpresi, un paio di giorni prima, all'uscita del vostro albergo... avete litigato. Lui ha minacciato lei e Marlene... forse sragionava per la gelosia, per la rabbia... ma deve aver detto cose terribili... e forse anche che avrebbe trovato il modo di estrometterla dalla società... vero?
Ormai ci era arrivato da solo. Tutta la mia resistenza non era valsa a nulla.
Ero così frastornato, stanco, non ne potevo più di quella stanza, di quelle domande ripetute all'infinito....
- Si sono stato io. Quel pomeriggio l'ho aspettato nel garage dove lui si attardava fare lavoretti su quella sua automobile americana. Ero appostato in un angolo. Quando lui è entrato e ha iniziato a lavorare, io gli sono andato dietro e ho sferrato due colpi netti sul suo cranio. Lui poi è caduto a....
Il commissario si alzò di scatto.
- Janvier, Lucas!
I due ispettori entrarono.
- La "canzonetta" è finita. Fategli firmare la confessione e mettetelo in cella.
La testa mi girava furiosamente. Mi accorsi appena che il commissario lasciava la stanza a passi pesanti e sentii confuse le voci degli ispettori che dicevano "Sbrighiamoci... su, è tardi... e tu dormi stanotte che domani dovrai comparire davanti al giudice...".
La porta della cella s'era spalancata. E quella dell'inferno pure.

domenica 6 giugno 2021

SIMENON SIMENON WEEKEND N.16 - LA VITA É TUTTA UN ROMANZO... - LA VIE EST TOUTE UN ROMAN.....

Quelle est la relation entre les expériences de vie de Simenon et les intrigues de ses romans ; les personnages qu’il met en scène ont-ils un rapport avec des gens qu’il a connus?


Innata propensione alla scrittura, capacità di scrivere velocemente, versatilità in vari tipi di narrativa ma anche dei rituali cui non sapeva rinunciare e addirittura degli stati d’incoscienza che generavano i migliori romans durs della sua letteratura.... Qual è la verità?


La manière dont Simenon se plongeait dans l’écriture de ses romans durs était très particulière. En était-il de même pour ceux de la saga du commissaire ? En quoi les deux genres sont-ils similaires ?





sabato 5 giugno 2021

SIMENON SIMENON WEEKEND N.16 - DELLA VELOCITÁ E DI ALTRE COSE SULLA BUONA LETTERATURA - VITESSE ET AUTRES CHOSES SUR LA BONNE LITTÉRATURE


LIMITI DI  VELOCITÀ ALLA BUONA LETTERATURA?

Se parliamo di Simenon questi limiti sembrano non valere. Sappiamo che 
la sua scrittura é sempre stata veloce. Ma come al solito, nell’arte sono i risultati 
che contano e, a giudicare dal successo che i suoi romanzi hanno avuto 
e hanno ancora oggi, che il nostro scrivesse velocemente 
non significa granché.

LIMITES DE VITESSE À LA BONNE LITTÉRATURE ?

Si on parle de Simenon, ces limites ne semblent pas s’appliquer. On sait que 
sa façon d’écrire a toujours été rapide. Mais, comme d’habitude, en art 
ce sont les résultats qui comptent et, à en juger par le succès que 
ses romans ont eu et ont encore aujourd’hui, le fait que notre romancier écrivait vite 
n’a pas une grande signification.

giovedì 3 giugno 2021

SIMENON SIMENON WEEKEND - DOMANI ON LINE IL NUMERO 16 - NUMÉRO 16 EN LIGNE DEMAIN


Ma cosa c'è di tanto negativo 

ad essere molto veloci nella scrittura. 

Voi ci avete mai pensato leggendo un romanzo. 

E' lo scrivere rapidamente oppure  lentamente 

che fa di un romanzo una buona opera?



Mais qu'y a-t-il de si mauvais 

dans le fait d'être très rapide à écrire. 

Avez-vous déjà pensé à cela en lisant unroman. 

Est-ce que c'est d'écrire vite ou lentement 

qui fait d'un roman une bonne œuvre ?

SIMENON SIMENON "REPORT" - JOURNÉE SPÉCIALE DÉDIÉ À JEAN RICHARD


La Nouvelle Republique
-  03/0672021 - Rédaction
- L’exposition en hommage à Jean Richard, qui aurait eu 100 ans en avril dernier et dont on commémore cette année le vingtième anniversaire de la mort, se tiendra du mercredi 9 au mercredi 23 juin, dans la salle de l’espace Noisy, à Bessines. Des documents et objets ont été prêtés pour l’occasion par Pierre Fenouillet, un proche de l’acteur et amoureux du cirque, mais également par les Archives départementales et la commune. L’occasion de mieux connaître l’artiste aux multiples facettes né à Bessines, au logis de Pierre-Levée, le 18 avril 1921 [...] 
Un homme généreux, amoureux de la vie, entrepreneur, comédien, propriétaire de cirques et créateur du premier parc d’attraction en France. Enfant, Jean Richard a fait ses premiers pas dans le Marais poitevin et y reviendra des années plus tard à plusieurs reprises, notamment pour y tourner un épisode du commissaire Maigret entre Niort et Coulon.
Dimanche 20 juin, les visiteurs sont attendus pour une journée spéciale avec...>>>

martedì 1 giugno 2021

SIMENON SIMENON "SOUVENIR" - LA DISGRAZIA DI NON "PASSARE LA LINEA"

Sessantacinque anni fa', Simenon, terminato di scrivere En cas de malheur. pubblicò il romanzo da Presses de La Citè che dopo un'altro anno diventa un film diretto da Claude Autant-Lara e interpretato da quel mostro sacro di Jean Gabin e da una abbagliante ventiquattrenne Brigitte Bardot.
E' un Simenon in gran forma, appena tornato dai dieci anni americani, arrivato in Europa dove ha potuto constatare che la sua fama è cresciuta, ma soprattutto che c'è stato un sostanziale cambiamento nel giudizio della critica. Quella Francia da lui ritenuta ostile e "matrigna" e che aveva voluto abbandonare in tutta fretta alla fine della guerra, con un taglio netto immergendosi fin sopra i capelli nel sogno americano, ora invece gli tributa onori. Questa tangibile fama e l'autorevolezza riconosciutagli, sortirono evidentemente un effetto galvanizzante e quindi quello che si siede a scrivere questa storia è davvero un Simenon in gran spolvero.
Ne viene fuori un romanzo che scava nella psicologia e nei comportamenti di Lucien Gobillot, ricco, famoso, rispettato, con una moglie che gli fà fare un'ottima figura in società. Avvocato, rinomato per le sue arringhe, ma soprattutto per la capacità di non perdere mai una causa, rispettato e temuto dentro e fuori il tribunale, frequenta il mondo che conta politicamente e finanziariamente. Insomma sembra un tipo vincente, sicuro di sé, che nulla e nessuno possa fermare.
Dall'altra parte c'è Yvette, giovane e minuta ragazza, prostituta per caso, facile nei costumi, fragile nel corpo e nell'animo. Questo esserino gli provoca un'incrinatura che l'avvocato cerca di spiegarsi... non è sesso, non è amore, non è compassione... Quella, a prima vista, insignificante e scialba giovane, gli entra dentro e lui non riesce a capire il perché. Nemmeno aprendo un dossier su sé stesso, come fà per i suoi clienti, riesce ad annotare elementi significativi. Questa storia sconvolge la sua vita? Fino ad un certo punto. La moglie, per lungimiranza o per calcolo, non fà una tragedia di questa sua sbandata, anzi sembra comportarsi in modo da creargli meno problemi possibili. Il contorno dei colleghi non manifesta reazioni di qualche importanza. L'unico che crea problemi è Mazetti uno dei tanti giovani con cui Yvette ha amoreggiato. Adesso, legata com'è a Gobillot, che le ha preso un casa vicino alla sua, che le ha dato un'esistenza borghese quale mai Yvette aveva pensato, non vuole più vederlo. Il finale è tragico. Yvette, nel frattempo rimasta incinta di Gobillot, viene uccisa dall'amante respinto, L'avvocato sprofonda di nuovo nella sua vita  di sempre. La moglie forse è quella che vince?
Ma Gobillot da cosa è sedotto? Qui Simenon è bravo a farci vivere, facendo raccontare in prima persona da Gobillot l'attrazione misteriosa per Yvette, il progressivo slittamento di una semplice avventura, verso qualcosa di sempre più importante che occupa e modifica gradualmente la sua vita, costringendolo a rivoluzionare non solo le sue abitudini, ma anche la sua scala di valori. 
E' la discreta vita dei comuni mortali che attrae Gobillot?
Una ragazza senza, genitori, senza casa, con una vita precaria, che vive una facile promiscuità con uomini e donne... è il suo esatto contrario. Questo incontro è forse qualcosa che lo mette di fronte alle scelte che ha sempre fatto, ma che forse non erano quelle che avrebbe voluto fare? Ma allora perchè cerca di trasformarla in una borghese? La bella casa, una pelliccia, la governante... vuole davvero che diventi come lui? O vuole darle l'opportunità di godere di quello che la vita le ha sempre negato? Le contraddizioni si sommano e s'incrociano in un groviglio psicologico che Simenon analizza sapientemente.
Gobillot, non passa la famosa linea simenoniana. Ci è molto vicino, perché anche se la storia con Yvette potrebbe distruggere il suo mondo, in realtà non è in grado di farlo per quanto la professione, le pressioni della moglie, gli obblighi mondani-societari sono stringenti... Lui vorrebbe, ma non riesce a sottrarsi a tutto... E' talmente avviluppato in quelle spire da non ce la fà a divincolarsi e quindi a fare il salto che gli farebbe passare la linea. E poi Yvette viene uccisa e Gobillot senza più quell'appiglio, viene risucchiato dal suo mondo, dalla moglie, dal suo tribunale, da un destino che non gli dà nessuna speranza di cambiamento. 
Simenon è bravo a ricreare questo movimento a pendolo che fa oscillare Gobillot, dalla sua vita onorata e rispettabile, a questo annullarsi per una donna qualsiasi. Il rapporto con la moglie e quello con Yvette sono agli antipodi, e Gobillot non fa in tempo a compiere tutto il tragitto da una vita all'altra... Avrebbe davvero lasciato tutto alla sue spalle? Sembra di sì, ma il destino per lui aveva in serbo altro, come ci dimostra Simenon con le sue storie. Il destino piega, spezza, modella, modifica e l'uomo non può opporsi.
Da questo libro, abbiamo detto, fu tratto un film. Una sola notazione. La scelta di Brigitte Bardot per interpretare Yvette ci è parsa un po' azzardata. Yvette come ce la presenta Simenon è una ragazza che potrebbe passare inosservata, magra, minuta, non bella... Tutto questo non si può dire di una Bardot, soprattutto a ventiquattro anni... il cui alone di bellezza e seduzione la precedeva e la seguiva facendo un notevole numero di vittime!