martedì 8 giugno 2021

SIMENON SIMENON "SOUVENIR" - E SE MAIGRET INTERROGASSE PROPRIO VOI?

L'identificazione funziona con l'eroe. Chiunque abbia letto anche solo qualche Maigret, è stato sicuramente coinvolto dal personaggio o perché fuma la pipa, o per la sua perspicacia psicologica o per la sua predilezione per il cibo, più probabilmente per la sua filosofia del "comprendere e non giudicare", per il suo istinto a mettersi nella pelle del criminale di turno.... e potremo andare avanti per molto. E qui scatta l'identificazione. Per un motivo o per l'altro, o per tutti insieme, chi di noi non si è mai identificato con il commissario, leggendo le pagine scritte da Simenon.

E invece c'è nessuno che si sia identificato con l'inquisito? Già perché siamo convinti che in genere i lettori non si mettano nei panni del sospettato. Pensateci un po'....


Sono ore che sto in questo maledetto stanzone vetrato... come l'ha chiamato l'ispettore?... Ah, sì l'acquario, bah... Adesso saranno quasi tre ore....
Provo a bussare alla porta, ma nessuno si fa vivo. Inizio ad avere sete... e poi possibile che qui dentro ci sia soltanto io?.... Mi hanno detto di aspettare un po' e invece... E poi è possibile che non ci sia nessun altro che deve aspettare...
Già direte voi, ma come sei finito a Quai des Orfévres?
E' colpa di quel cretino di Jean-Pierre, mio cugino... maledetto il giorno che siamo diventati soci! Lui prima si era messo in testa di allargare la tipografia... comprare nuovi macchinari per stampare cartoline...."E' l'affare del secolo" diceva. E aveva pure trovato i soldi per comprarle. E devo dire che aveva ragione. Ormai più di metà del nostro fatturato veniva dalla stampa delle cartoline... Ma non gli bastava... adesso  voleva buttarsi nel campo delle stampe artistiche, quelle a colori.... lì servivano tanti soldi... Ma lì trovò. Non so da chi li avesse avuti... Io mi sono sempre occupato della direzione tecnica... le novità e il lavoro mi appassionavano... Poi entravano più soldi... E quel pomeriggio era uscito per un appuntamento con quelli che lui chiamava, i suoi finanziatori. Non era più tornato.  L'avevano poi trovato morto, due colpi secchi che gli avevano spaccato il cranio.
Lo so... lo so... non avrei dovuto, ma io avevo una storia con Marlene, sua moglie... e quel maledetto pomeriggio ci eravamo visti lì... al solito hotel... Ma questo non era un alibi affidabile... e poi lei cosa avrebbe detto? E io, morto mio cugino, diventavo proprietario di una tipografia che stava decollando... e in più sicuramente gli inquirenti erano convinti che mi sarei voluto sposare Marlene, ma io...
La porta dell'acquario si aprì all'improvviso. Entrò uno degli ispettori che mi avevano portato in macchina alla Polizia Giudiziaria.
- Venga... il commissario vuole vederla.
Stavo per abbozzare una protesta, ma capii che non era il caso.
Mi fecero entrare in ufficio, surriscaldato da un stufa a carbone. Per di più la stanza era piena di fumo. Un omone grosso e massiccio stava fumando una pipa, osservando il tramonto fuori della finestra.
- Ah... eccola finalmente... lei è Henry?... Henry Demonge, no?... Mi scusi, per l'attesa. Sa, prima il giudice Comeliau, poi i verbali da firmare... poi quella rogna del tentato omicidio in casa dell'ambasciatore... Mi scusi. Ma lei avrà sete... magari anche fame...
Diceva tutto come se non parlasse a me. Sembrava stesse seguendo una sorta di procedura...
- Lapointe! Fai venire su un bel vassoio, panini e birra, mi raccomando non i soliti quattro panini... e la birra... fresca!
E ricominciò a fumare.
Mi sembrò che quell'ordinazione preludesse ad una sorta di colazione collettiva... invece avrei capito dopo che mi sbagliavo. Significava che il "colloquio" con me non sarebbe durato poco... quindi, ero il sospettato numero uno.
Ma lì per lì non me ne rendevo conto. Il commissario Maigret poi aveva modi gentili.
- Prego si sieda. Mi dispiace davvero che lei abbia perso tanto tempo ad attendere... ma adesso ci rifocilliamo per bene... poi due chiacchiere - riaccese la pipa - Lei magari oggi aveva il suo da fare con la tipografia e non vorrei doverla trattenere a lungo...
Sentivo il suo sguardo su di me, un sguardo neutro... direi quasi spento... come se non stesse pensando a niente.
- Se vuole può fumare, signor Demonge...prego,  faccia liberamente.
Tirai fuori i miei sigaretti e ne accesi uno. Pensai... io così minuto, bassino con quei piccoli sigari e lui cosi massiccio e imponente con una pipa grossa che sbuffava come una ciminiera.
Bussarono alla porta. Era il garçon della brasserie che portava due vassoi, uno colmo di panini e uno con una decine di birre.
Il commissario afferrò un boccale e lo vuotò in tre lunghe sorsate. Poi addentò un panino...
- Prego signor Demonge, beva... prenda un panino... dopo tutta quell'attesa...
Spensi il sigaretto e mi rinferescai la gola con un po' di birra. Poi presi un sandwich e iniziai a sbocconcellarlo...
- Eh, è un'altra cosa... proprio ci volevano... eh...
Parlava con la bocca piena e con un tono amichevole.
- Mi parli un po' della tipografia... mi dicono che è molto moderna - e intanto prendeva un altro boccale di birra - c'è molto lavoro?
- Beh sì, l'affare delle cartoline ci ha fatto duplicare gl ordini, abbiamo dovuto assumere altri operai e adesso ci preparavamo per delle stampe artistiche... ma...
- Ma qualcuno ha fatto fuori suo cugino...
- Già...
- E mi dica lei è più contento perché così la tipografia diventa tutta sua o è più spaventato dal fatto che dovrà gestire tutta la parte amministrativa e finanziaria che invece da sempre svolgeva suo cugino?
-  Beh... sono un po' sottosopra per questo omicidio... non ho avuto modo di pensare...
- Invece ha pensato a Marlene... no? La vostra era una relazione... da quanto tempo....
- No commissario, non era una vero e proprio rapporto... ci vedevamo ogni tanto... così per divertirci... Marlene non si sognava nemmeno di lasciare Jean-Pierre...
- Sì, l'ho vista ieri la signora Marlene... è una bella donna... capisco che lei...
- Commissario, deve anche calcolare che il marito era uno di quei tipi gelosi...
 anche se con le altre donne andava bene tutto, ma con la sua...
- E invece lei... Mi dica Demonge, lei era innamorato di Marlene?
- Ma che dice commissario...
- Su... lei non è sposato, vive da solo... e poi la capisco, sa, è davvero una bella donna...
Mi sarei dovuto sentire lusingato, ma quelle parole s'infilavano una nell'altra come a voler formare una corda che poi mi avrebbe strangolato.
- Mangi Henry... guardi ci sono ancora panini...
Ne presi un altro, ma mi restò in mano. Lui invece bevve un altro boccale di birra.
- Allora chi ha ucciso suo cugino? Lei avrà almeno un'idea di chi possa essere stato? Iniziamo da capo, lei e suo cugino vi mettete in società al 50%. Partite con l'attività... suo cugino ha delle buone idee trova i soldi, ma è lei che manda avanti la baracca, che lavora lì dodici, anche quindici ore al giorno, quando c'è bisogno... E suo cugino andava in giro... si parla anche di altre donne con cui se la faceva... Lei sa nulla?
- No, veramente nulla di preciso... non mi diceva niente...
- Beh, aveva altre donne, faceva cene e pranzi con questi misteriosi finanziatori, maneggiava i soldi della tipografia, a quanto mi risulta, aveva anche una bella macchina americana, oltre ad una bella moglie.... e lei lì a lavorare... Non è che lei fosse un po' invidioso...
- Io? No.
- E allora ha iniziato a pensare: intanto mi prendo la sua donna... poi chissà cosa è successo tra di voi....
- Ma che cosa dice! Andavamo d'accordo...
- Signor Demonge, quello che vi siete detti non si saprà mai, perché lui è morto e lei non ce lo dirà mai...
L'aria che il commissario Maigret aveva assunto era meno accomodante. E iniziò con le domande di routine. Dove era a quell'ora, cosa faceva in quel giorno, chi l' aveva visto in quel dato momento... eccetera. E poi quando aveva finito, ricominciava. E fumava, fumava senza sosta.
Ad un certo punto si alzò, battendo i pugni su tavolo.
- Lucas!
Dopo poco da una porta laterale fece capolino uno che doveva essere un'altro ispettore, pure lui con la pipa.
- Continua tu. Io ho da fare....
Dette un'occhiata alle ombre della sera, fuori della finestra e, senza nemmeno guardarmi, uscì. Quel Lucas si sedette al posto del commissario e tornò a farmi le stesse domande. 
C'era da impazzire, era come se non avessi già detto dieci volta quella storia. Eppure quell'ispettore continua imperterrito. Lento, senza alterarsi. La domanda nuova era "che interesse aveva lei ad uccidere il signor Jean-Pierre?". E la mia risposta sempre la stessa: "Nessuno".
Dopo un'altra ora di questa solfa ero distrutto.
Si aprì la porta ed rientrò quel Maigret, che sembrava più massiccio che mai. Lui e l'ispettore su scambiarono delle occhiate, senza dire una parola.
Maigret riprese il suo posto. Sembrava fresco e riposato... sicuramente aveva bevuto della birra e fatto una bella passeggiata, magari sul lungo-Senna. E ora caricava la pipa.
Tornò a fare le stesse domande... L'ispettore aveva portato via i vassoi e non c'era nemmeno più da bere. La mia gola era secca.
- Commissario, ma perché non mi crede. Io avevo una storia con Marlene, ma non avevo nessun motivo per uccidere mio cugino... lo chieda a Marlene se quel pomeriggio stavamo insieme...
- Già fatto. Lei dice che era andata dalla sua amica Louise... la quale ha confermato.
- Ma era la solita scusa che inventavamo per suo marito... Ormai è morto, che motivo ha di mentire ancora?
- Appunto. Secondo me è lei che mente... Ma devo dire che non ho ancora capito perché... sì, forse l'invidia... ma non è solo quello. Lei nasconde qualcosa... ma non ho ancora capito cosa...
Ma io non nascondo niente - ormai il mio tono era una supplica. Sentivo un  caldo innaturale. Mi ero già levato la giacca ed ora anche la cravatta, in più mi ero arrotolato le maniche della camicia. Sudavo e respiravo a fatica.
Il commissario fumava come una ciminiera e la stanza era una sorta di camera a gas. E continuava a fissarmi con quello sguardo indifferente.
- Ma lei cosa pensa, davvero commissario, che io abbia ucciso davvero mio cugino?
- Io non penso niente.
- E allora perché si accanisce su di me!
Ormai il mio autocontrollo era andato e mi sentivo percorso da vampate di rabbia e brividi di paura.
- Forse... forse... - bofonchiò il commissario - già... potrebbe anche essere. Janvier!
Dalla solita porta apparve un'altro ispettore, si avvicinò a Maigret e confabularono per qualche secondo. Poi l'ispettore lasciò rapidamente la stanza.
Il commissario ripiantò il suo sguardo su di me. E riprese le stesse domande. Ormai era notte fonda... erano ore che mi chiedevano sempre le stesse cose. Adesso avevo anche un forte mal di testa.
- Allora, Demonge.... quanto vogliamo andare avanti?
Silenzio. avevo deciso di non rispondere più.
Anche il commissario era fermo immobile. L'unica cosa viva era il fumo che a volute nervose usciva dalla pipa di Maigret.
Squillò il telefono.
- Sì, Maigret... ah è lei dottor Paul. Sì, mi dica .... certo, quella che le ha portato Janvier... Ah!... Sì, sì ho capito benissimo. La ringrazio... Sì, poi domani ci vediamo. Buonanotte e grazie ancora dottor Paul.
Dopo alcuni istanti di silenzio, il commissario si schiarì la voce.
- Demonge, il nostro ispettore Janvier è stato alla sua tipografia e ha potuto notare che una grossa maniglia di ghisa, che era stata rivenuta in un cestino vicino alla sua abitazione, altro non era che un pezzo mancante di una delle vostre macchine da stampa. E dall'autopsia fatta dal dottor Paul risulta perfettamente compatibile con i colpi subiti in testa da suo cugino.
- Ma questo non vuol dire che sia stato io a...
- No. Ma su quella maniglia ci sono le sue impronte. Ma anche questo non sarebbe sufficiente a fare di lei un assassino. Peccato che c'è la confessione di Marlene... Ieri non mi ha solo detto che non vi siete visti, perché lei era davvero dalla sua amica, ma mi ha raccontato che suo cugino vi aveva sorpresi, un paio di giorni prima, all'uscita del vostro albergo... avete litigato. Lui ha minacciato lei e Marlene... forse sragionava per la gelosia, per la rabbia... ma deve aver detto cose terribili... e forse anche che avrebbe trovato il modo di estrometterla dalla società... vero?
Ormai ci era arrivato da solo. Tutta la mia resistenza non era valsa a nulla.
Ero così frastornato, stanco, non ne potevo più di quella stanza, di quelle domande ripetute all'infinito....
- Si sono stato io. Quel pomeriggio l'ho aspettato nel garage dove lui si attardava fare lavoretti su quella sua automobile americana. Ero appostato in un angolo. Quando lui è entrato e ha iniziato a lavorare, io gli sono andato dietro e ho sferrato due colpi netti sul suo cranio. Lui poi è caduto a....
Il commissario si alzò di scatto.
- Janvier, Lucas!
I due ispettori entrarono.
- La "canzonetta" è finita. Fategli firmare la confessione e mettetelo in cella.
La testa mi girava furiosamente. Mi accorsi appena che il commissario lasciava la stanza a passi pesanti e sentii confuse le voci degli ispettori che dicevano "Sbrighiamoci... su, è tardi... e tu dormi stanotte che domani dovrai comparire davanti al giudice...".
La porta della cella s'era spalancata. E quella dell'inferno pure.

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