"Ho scritto, per Fayard, nei tempi previsti dal mio contratto, diciotto o venti romanzi polizieschi. Questi sono stati tradotti poco a poco in tutte le lingue, compresi lo yiddish, l'esperanto e il giapponese. Diciotto mesi esatti dopo la firma del contratto, annunciavo allo stesso Fayard, che non comprese mai il perché della mia decisione:
- Abbandono il romanzo poliziesco.Ne ho abbastanza del personaggio di Maigret.
Credo che mi ritenne folle o almeno paranoico. Da bravo commerciante non poteva comprendere come si potesse abbandonare così una gallina dalle uova d'oro....Penso che mi capirete. Io mi sentivo, io mi credevo abbastanza forte da trascurare un'altra convenzione, un supporto di cui non avevo più bisogno. Io mi rapportavo ormai all'uomo, all'uomo nudo, all'uomo faccia a faccia con il suo destino, che costituisce, a mio avviso, la risorsa migliore del romanzo" .
A parlare così, anzi a scrivere, e lo si sarà capito, era proprio Simenon, che ne L'age du roman (1943) raccontava quello che succedeva una decina d'anni prima (nel 1934 per la precisione) quando la serie delle inchieste del commissario Maigret gli aveva dato un posto di tutto rispetto tra gli scrittori, popolarità internazionale e molti, molti soldi. Ma in quel momento Simenon pensava a diventare un romanziere e non solo uno scrittore. Era il traguardo che si era prefisso da quando aveva preso la decisione di lasciare il Belgio, il suo posto di redattore a la Gazette de Liége, la sua fidanzata Tigy e la sua famiglia.
Ma dovevano restare le "ultime parole famose", perchè sia pure dopo una pausa di otto anni, riprese a scrivere le inchieste del suo commissario quando scriveva per la Gallimard. Ne pubblicò poi un'altra ottantina, tra racconti e romanzi, fino al 1972.
Ma non per questo tralasciò il suo programma. Scrisse circa 150 tra romans-durs e romanzi a carattere autobiografico e tutto il mondo ne riconobbe il valore come romanziere, oltre al merito di aver creato Maigret.
mercoledì 2 marzo 2011
SIMENON E BETTY, CINQUANT'ANNI FA'
Era il marzo del 1961 quando Simenon terminava la stesura di Betty uno dei suoi romanzi più intensi e famosi. Dopo mezzo secolo questo libro rivela ancora tutta la sua freschezza e l'attualità delle problematiche che pone. Ed è un romanzo che tocca particolarmente le donne. Commentava in rete una sua lettrice "Ma quanto mi piace quest'uomo? Ma quanto scrive meravigliosamente? Ma come fà ad avere in testa tutte quelle storie?... Betty è il tipo di donna che a Simenon piace molto, perché gli permette di tirare fuori la parte "meno bella e decorosa" (eppure spesso vera) di ognuno di noi..."
In effetti questo romanzo, almeno nelle intenzioni doveva chiamarsi Le Cauchemar (L'incubo) e questo già la dice lunga sul tipo di storia e di personaggio che Simenon ci racconta.
Betty è una donna insoddisfatta, non è gratificata dalla vita che conduce, gli incubi passati che ancora incombono e la mancanza di speranza nel futuro. Lo scrittore ce la presenta nei bar parigini degli Champs-Elysées, in atteggiamenti molto disinvolti con gli uomini che la circondano, mentre beve cocktail oltre il dovuto... Ma non è una donnetta, il suo portamento e i suoi vestiti fanno pensare a ben altro. Chi si nasconde dietro quella figura, quale storia, quali aspirazioni, quali avvenimenti? E qui parte una sottile ed efficace esplorazione della psicologia femminile che Simenon conduce in modo magistrale, con un istinto e un'immediatezza particolari, analizzando l'animo di una donna allontanata dalla famiglia e privata dell'amore dei suoi figli. Ma non si tratta di un romanzo che abbia richiesto lunghe riflessioni e molto tempo a causa della sua complessità. Come ci informa lo scrittore stesso, anche in questo caso sono bastati i famosi sette giorni. La prima impressione però non è positiva se, messa la parola fine, si chiedeva "Ma perché tra qualche mese delle persone dovrebbero pagare per leggere questo libro?". Finita la revisione però si dice invece "abbastanza soddisfatto" e anzi azzarda che, in fin dei conti, potrebbe definirsi anche "molto soddisfatto". E ancora una volta Simenon conferma il fiuto del romanziere di razza e soprattutto dà prova della conoscenza degli uomini e anche dei suoi lettori. Betty in effetti si rivelò un successo long-seller, non fece molto clamore all'uscita, ma divenne uno dei romanzi di riferimento dell'opera simenoniana. Il successo è tangibile ancor oggi, dimostrato dalle dodici edizioni stampate dall'Adelphi (più di una l'anno) da quando pubblico nel 1992 il romanzo in concomitanza con la trasposizione cinematografica, diretta da Claude Chabrol, nello stesso anno, in cui il personaggio di Betty è interpretato da Marie Trintignant.
In effetti questo romanzo, almeno nelle intenzioni doveva chiamarsi Le Cauchemar (L'incubo) e questo già la dice lunga sul tipo di storia e di personaggio che Simenon ci racconta.
Betty è una donna insoddisfatta, non è gratificata dalla vita che conduce, gli incubi passati che ancora incombono e la mancanza di speranza nel futuro. Lo scrittore ce la presenta nei bar parigini degli Champs-Elysées, in atteggiamenti molto disinvolti con gli uomini che la circondano, mentre beve cocktail oltre il dovuto... Ma non è una donnetta, il suo portamento e i suoi vestiti fanno pensare a ben altro. Chi si nasconde dietro quella figura, quale storia, quali aspirazioni, quali avvenimenti? E qui parte una sottile ed efficace esplorazione della psicologia femminile che Simenon conduce in modo magistrale, con un istinto e un'immediatezza particolari, analizzando l'animo di una donna allontanata dalla famiglia e privata dell'amore dei suoi figli. Ma non si tratta di un romanzo che abbia richiesto lunghe riflessioni e molto tempo a causa della sua complessità. Come ci informa lo scrittore stesso, anche in questo caso sono bastati i famosi sette giorni. La prima impressione però non è positiva se, messa la parola fine, si chiedeva "Ma perché tra qualche mese delle persone dovrebbero pagare per leggere questo libro?". Finita la revisione però si dice invece "abbastanza soddisfatto" e anzi azzarda che, in fin dei conti, potrebbe definirsi anche "molto soddisfatto". E ancora una volta Simenon conferma il fiuto del romanziere di razza e soprattutto dà prova della conoscenza degli uomini e anche dei suoi lettori. Betty in effetti si rivelò un successo long-seller, non fece molto clamore all'uscita, ma divenne uno dei romanzi di riferimento dell'opera simenoniana. Il successo è tangibile ancor oggi, dimostrato dalle dodici edizioni stampate dall'Adelphi (più di una l'anno) da quando pubblico nel 1992 il romanzo in concomitanza con la trasposizione cinematografica, diretta da Claude Chabrol, nello stesso anno, in cui il personaggio di Betty è interpretato da Marie Trintignant.
martedì 1 marzo 2011
ADIEU ANNIE GIRARDOT, PROTAGONISTA DE "IL COMMISSARIO MAIGRET"
Vogliamo qui ricordare la grande attrice francese scomparsa ieri all'età di 79 anni. La Girardot, tra gli innumerevoli film in cui aveva interpretato ruoli di rilievo, partecipò anche alla pellicola diretta da Jean Delanoy, Il commissario Maigret, (1958) . Nel film la Girdardot interpreta il ruolo di Ivonne Maurin, moglie di un sospetto serial-killer, messa dalla suocera in condizione di dover competere con lei sul piano affettivo nei confronti del marito. L'epilogo è drammatico e la matassa criminale e psicologica viene dipanata da Jean Gabin nei panni di un indimenticabile commissario Maigret. Adieu Annie.
SIMENON. UN'ALTRO FILM DA "LA NEVE ERA SPORCA"
Non accenna a diminuire l'interesse del mondo del cinema per i romanzi di Simenon. Questa volta si tratta di un remake di un film francese del 1953, La neige était sale, allora diretto dal Luis Saslavsky e tratto dall'omonimo romanzo di Georges Simenon pubblicato proprio nel marzo 1948, prima sul settimanale La presse e poi come volume, per i tipi de Presses de La Cité.A portare avanti il progetto è la produzione Sigma Fim con la Amusement Park Films, e il film sarà diretto dal regista scozzese, David Mackenzie, 44 anni, che riproporrà nel suo Stain on the snow, scrivendone anche la sceneggiatura, la vicenda narrata nel romanzo di Georges Simenon, ambientata nel dopoguerra in un paese senza nome, raccontando le vicende di Frank Friedmaier, che non ha mai conosciuto il padre e la cui madre è tenutaria di un bordello. E' la storia di un uomo che è passato al di là della linea, come racconta spesso Simenon e che è scivolato negli abissi della delinquenza e del crimine. La sua mente è fredda e insondabile e il romanziere ci rivela l'ossessione di un'auto-tortura che si annida nell'animo di Frank, ed esplora la psicologia complessa di questo giovane criminale, mostrando anche come abbia una sua grandiosità, sia pur agghiacciante, e di come affronta gli interrogatori guardando dritto e spietato attraverso il suo destino.
Sulla data di uscita del film non si fanno ancora previsioni
Sulla data di uscita del film non si fanno ancora previsioni
SIMENON TIENE LA POSIZIONE
La classifica pubblicata dall'inserto TuttoLibri de La Stampa, di sabato 26 febbraio, riporta nella sezione "narrativa straniera", l'ultimo romanzo uscito in Italia di Simenon La Fuga del signor Monde (Adelphi) al terzo posto, e così tiene saldamente la posizione acquisita la settimana scorsa quando aveva esordito in questa graduatoria. Guadagna tuttavia qualche punto rispetto a Il profumo delle foglie di limone (Sanchez) e La mappa del destino (Cooper) che lo precedono.
mercoledì 23 febbraio 2011
AVVISO IMPORTANTE
PER MOTIVI IMPROROGABILI, QUESTA PAGINA NON SARA' PIU' AGGIORNATA FINO A LUNEDI' 28 GENNAIO. GLI AGGIORNAMENTI QUOTIDIANI DEI POST RIPRENDERANNO MARTEDI' 1 MARZO 2011
martedì 22 febbraio 2011
SIMENON E IL MAIGRET SPARITO

Intanto Simenon credeva, in realtà, che la sua serie poliziesca fosse terminata lì. Tanto che con Fayard aveva iniziato a pubblicare dei romanzi, Le Relais d'Alsace (1931) e Le passager du Polarlys (1932). E poi andiamo a vedere quello che successe nella sua vita in quegli anni. Nel 1934 lascia Fayard per la prestigiosa Gallimard, Poi iniziano i viaggi: il tour del Mediterraneo ('34), New York, Panama e Galapagos e poi Tahiti, Nuova Zelanda, Australia, India e Mar Rosso ('35). Nel '38 entra in contatto con André Gide, diventando un suo protetto e cui dovrà parte della buona critica di cui godranno i suoi romanzi. Nel '39 nasce il suo primogenito Marc . Nel '40 scoppia la seconda guerra mondiale che vede Simenon e famiglia nei paesini della Francia centrale. E nel frattempo ha pubblicato oltre trenta romans durs.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, fu la stessa Gallimard a far riprendere a Simenon la serie di Maigret.
Da una parte Simenon, come tanti creatori di personaggi celebri, temeva di rimanere intrapolato letterariamente come papà di Maigret, come era successo tra gli altri a Conan Doyle con Sherlock Holmes, a Rex Stout con Nero Wolfe. La situazione di Simenon però era molto diversa. Da una parte perchè rispetto ad altri gialli seriali, quelli di Simenon sono meno stereotipati, più letterari, proprio perchè sono dei gialli, già all'epoca, atipici, come atipico é il protagonista, che non è l'investigatore-super-eroe, dongiovanni, tutto azione e infallibile, stereotipo che dominava gran parte della letteratura poliziesca dell'epoca. La seconda riguarda il fatto che tra tutti i grandi giallisti, Simenon è l'unico che, oltre ad aver creato un presonaggio poliziesco di letteratura seriale di successo mondiale, ha prodotto anche molti romanzi mainstream, che é considerato da André Gide "il Balzac del '900", candidato più volte al premio Nobel. Poi però, una volta acquisito lo status di romanziere riconsosciuto dalla critica e con un grande successo tra il pubblico, Simenon probabilmente sicuro di non essere esclusivamente legato a Maigret, abbia continuato con maggior tranquillità, fino al 1972, a pubblicarne le inchieste.
Ma tutto questo basta a spiegare quegli otto anni di interruzione?
domenica 20 febbraio 2011
IL SESSO EXTRA-CONIUGALE DEI CONIUGI SIMENON/2

IL SESSO EXTRA-CONIUGALE DEI CONIUGI SIMENON/1

La prima, Tigy, sappiamo che non assecondava la passione e la frequenza del marito nei loro rapporti sessuali. Ma in qualche modo era suo complice. Anche se ufficialmente non tollerava che il marito avesse continue e regolari scappatelle con altre donne, in realtà sembra facesse solo finta di non sapere. Ad esempio, è possibile che non conoscesse la travolgente storia tra Georges e Josephine Baker? In una Parigi pettegola e ciarliera, come poteva passare inosservato dal gossip modano l'amante di una star famosissima e idolatrata come la Baker? Simenon allora non era certo famoso, ma lei era sulla bocca di tutti. E' assai difficile che questa storia potesse essere così segreta da non essere conosciuta da nessuno. Ma è altrettanto strano anche che non influisse affatto sul comportamento di Georges e che lei, che lo conosceva da sette anni, prima come fidanzata a Liegi, poi come moglie a Parigi, non intuisse nulla. D'altronde anche i rapporti che tra Georges e la Boule, la loro femme de chambre, venivano consumati quotdianamente durante la regolare siesta del dopo-pranzo, andarono avanti per anni. E solo una volta trasferitisi in America, Tigy sembra che li scoprisse, dopo circa un ventina d'anni. Anche questa sembra difficile da credere, anche perché c'é la testimonianza della stessa Boule, secondo la quale Tigy sapeva benissimo tutto, ma faceva solo finta di essere all'oscuro di tutto... (continua).
SIMENON. UN ALTRO ESORDIO Al TERZO POSTO

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