lunedì 7 marzo 2011

L' "ETAT DE ROMAN" DI SIMENON E IL "METODO MAIGRET". SCRIVERE UN ROMANZO COME CONDURRE UN'INCHIESTA?

Abbiamo già detto in precedenti post come l'esperienza biografica di Simenon sia una ricchissima fonte d'ispirazione dei suoi romanzi, quando non ne diventano addirittura il tema stesso del romanzo. E fin qui niente di nuovo rispetto a quello che era già successo ad altri romanzieri e che continuerà ad essere una caratteristica della letteratura.
Qui però vogliamo soffermarci su un particolare aspetto che riguarda i Maigret, ma non solo. Cioè come Simenon abbia trasposto nel metodo d'indagine del suo commissario la propria procedura di elaborare, concepire e realizzare un romanzo.
Partiamo da una intervista fatta allo scrittore da Roger Stephane nel 1963. Le domande vertono su numerosi argomenti e ad un certo punto si parla della maniera in cui Simenon scriveva i Maigret in contrapposizione con i romans durs.
"- Quando scrivete un Maigret conosciete già la trama della vicenda?
- No, no e no.
- Quindi la costruite passo dopo passo?
- Ma certamente! Altrimenti credo che non mi interesserebbe più. E questo sarebbe un male. Bisogna che attraversi le stesse angosce di Maigret, e, come lui, di solito al quinto o sesto capitolo, io passo un momento difficile; mi trovo davanti a tre, quattro, cinque soluzioni diverse e mi domando quale sarà quella giusta. Perché ce n'é soltanto una giusta. E generalmente si tratta del giorno più difficile, quello in cui la decisione inidrizzerà tutto il resto del romanzo...".
Ecco un'altro punto a favore della tesi che abbiamo già altre volte sostenuto. Non c'è differenza tra i Maigret e i non Maigret. Infatti anche quando Simenon scrive i romans durs non sa bene dove andrà a finire. Sappiamo che cade nel cosidetto état de roman, provocato da qualche particolare, un odore, una forma, un colore, che poi si agganciano magari ad un ricordo che poi fa da aggregatore di altre cose, personaggi, luoghi, vicende che danno il la. Quindi si fa guidare da quello che man mano é il concatenarsi di questi elementi, che prendono corpo e maggior definizione, e che fanno procedere la trama in un verso o in un altro.
Ma anche il commissario procede in questo stesso modo, nelle sue inchieste. All'inizio si trova spaesato in un ambiente che non conosce, a contatto con persone mai viste, alla ricerca della soluzione di un mistero.  E a quel punto gli succede (o meglio è Simenon che lo fa succedere) di passare un periodo apparentemente di inattività. Ma in realtà é la corrispondente esperienza dell'état di roman dello scrittore. Il commissario si fa impregnare da quell'ambiente, dagli umori, dalla mentalità del posto, dalla psicologia dei personaggi, dalle loro dinamiche interpersonali, dall'atmosfera che si respira, finché.... Finché non entra nella pelle di quelle persone, finché non ragiona come loro, finché non riesce a comprendere i loro animi, perché è diventato come loro. E qui è il momento più difficile dell'indagine, quando Maigret coglie un barlume, uno spiraglio che gli fa intravedere la soluzione e qui deve decidere quale direzione dare all'inchiesta per poi passare all'azione.  
Insomma Simenon deve entrare nella pelle di Maigret (come degli altri suoi personaggi) e fa entrare il commissario nella pelle dei suoi sospettati... come dire che il "metodo Maigret", non è altro che un "état de roman".

SIMENON E LA CLASSIFICA MEDIATA

In una delle varie cassifiche che popolano il mondo della carta stampata, quello del web o l'universo rdiofonico va considerata quella di NotiziarioLibri/Prima comunicazione che é una classifica delle classifiche. Cioé la classifica che risulta dalla media tra le ultime rilevazioni della Gfk per Il Corriere della Sera, della Nielsen Bookscan per Tuttolibri de La Stampa e dell’Eurisko per R2Cult. Citiamo anche questa per rilevare ancora una volta come Simenon, con La fuga del signor Monde, occupi ancora la terza posizione nella sezione di letteratura straniera e consolidi la caratteristica di long-seller dei suoi titoli.

domenica 6 marzo 2011

SIMENON DI DOMENICA

Uno come Simenon che in sette giorni partoriva un romanzo e che ogni sei mesi cambiava casa, si direbbe sicuramente un tipo iperattivo. Certo, visto il suo ritmo di produzione, le pause tra un romanzo e l'altro, anche se non molto lunghe, erano frequenti, ma poi bisogna pensare alla sua attività giornalistica, ai suoi viaggi, alla sua famiglia allargata, prima, seconda moglie e ai quattro figli. Viene da pensare ad indaffarato perenne. E la domenica? Sentite cosa diceva in un Dictée (De traces de pas - 1973).
"Domenica di nuovo. Relax....Quando ero giovane, domenica significava la grande messa cantata (io cantavo), rosbif con le patate fritte, piselli in scatola, gite nei dintorni di Liegi o pomeriggi da una delle tante zie... Chissà perché ho conservato della domenica una sensazione di leggerezza diversa dagli altri giorni?.... E invece sarebbe venuto il tempo in cui a domenica sarebbe stato un giorno della settimana come un altro... Quando sto scrivendo un romanzo, l'orario della domenica è uguale agli altri giorni, il romanzo deve continuare... Ma nonostante tutto, quando mi sveglio, vado alla finestra per osservare le strade vuote, il lago dove ci sono quasi sempre delle regate con le loro vele bianche e colorate e ascolto le campane come se ancora significassero qualcosa... Sono rimasto influenzato dalla mia giovinezza... Quand'ero piccolo, la domenica quando mia madre mi svegliava, le dicevo - E' domenica. Faccio festa. Ebbene a settant'anni faccio ancora festa...".
La domenica di un scrittore che, quando scriveva, era in état de roman, quella trance creativa che durava al massimo una decina di giorni e che quindi gli imponeva di affrettarsi a finire il romanzo in corso che altrimenti sarebbe rimasto incompiuto. Ma quando Simenon detta queste parole, non scrive più, vive all'ottavo piano di un condominio a Losanna, non fa più vita mondana e si è ritirato con la sua compagna Teresa in una vita fatta delle piccole cose di tutti i giorni e di ricordi, tanti ricordi.

SIMENON SALE SULL'ESPRESSO

Sulla rinnovata versione de L'Espresso si sta concludendo la promozione "II Caffé Letterario", un dvd abbinato al giornale in cui sono stati presi  in considerazioni 25 grandi della letteratura. Ogni dvd è presentato da un'esponente della letteratura contemporanea.  Il dvd è corredato da un inserto in cui si tratteggiano la biografia, i romanzi e lo stile dei protagonisti. Dal 4 marzo il dvd n° 21 in edicola è dedicato a Georges Simenon introdotto da Camilleri.

sabato 5 marzo 2011

SIMENON LE TRADUZIONI E I SUOI EDITORI NEL MONDO

Abbiamo parlato spesso della diffusione in moltissimi paesi del mondo dei romanzi di Simenon e delle inchieste del commissario Maigret. Simenon, da un certo momento in poi, riserva una certa attenzione ai diritti ceduti all'estero. Già in una lettera del 1939 precisava la sua intenzione di non trattare più con i piccoli editori e di cedere i diritti solo a chi comprava un blocco consistente delle sue opere (ad esempio tutti i Maigret). E nel '46 dichiarava "...i miei contratti per le traduzioni sono ormai strutturati in modo che io non debba occuparmi più di nulla e, una volta scritto, il romanzo venga pubblicato automaticamente nei diversi paesi... almeno per quelli che posso raggiungere attualmente...".  E infatti Pedigree (1948) uscirà ovunque nello stesso periodo e con le stesse modalità. E a proposito dell'Italia puntualizzava "...io sono uno degli autori più difficili da tradurre, perché non esiste che un italiano letterario in letteratura - spiegava in un'intervista del '82 a Piron e Sacré - D'altronde in ogni regione ci sono dei dialetti e allora immaginate di tradurre con semplicità nella regione di O' sole mio (riferendosi ovviamente alla Campania). E' il paese dove questo è più difficile...".
In effetti Simenon aveva colto un aspetto peculiare della letteratura italiana che, tranne qualche raro caso, è sempre stata di elite e che aveva una tradizione, come in Francia, una diffusione di letteratura popolare che aveva avuto tra l'altro anche una sua funzione nell'unificare ed omogeneizzare la lingua delle varie regioni. E infatti, ad esempio, le traduzioni in inglese risultavano molto più facili. E poi lo scrittore non smetteva di meravigliarsi delle sue traduzioni in paesi lontani dalla cultura francese, europea ed occidentale.
"...Pensate che sono tradotto in paesi dove la gente vive ancora in tende di pelle e girano tutt'oggi sui cammelli, è davvero tutto molto strano. Cosa capiranno dei miei libri? Non ho idea. ...Forse perché l'uomo è uguale dappertutto?... Forse perchè io non appartengo a nessun posto, non sono l'uomo di un non-luogo...".
Infine, per curiosità, andiamo a compilare un sommario riepilogo su quali siano stati e quali sono oggi i principali editori che hanno tradotto Simenon sia in Francia che nelle nazioni più importanti.
Francia: Ferenczy • Fayard • Presses de La Cité • Omnibus/Les Livres de Poche
Italia: Mondadori • Adelphi
Gran Bretagna: Hamish Hamilton • Chorion UK
Germania: Veralg Diogenes
Usa: Hamish Hamilton • Chorion House Publishing U.S. • Melville House Publishing • Penguin Book Usa (Collane: Penguin Mysteries e Maigret Mysteries) •
New York Review Books Classics 
Sud Africa: Penguin Books South Africa

venerdì 4 marzo 2011

SIMENON E MAIGRET PER... GIOCARE

Qualsiasi momento è buono per giocare, anche con Simenon. A patto che conosciate il francese, il sito della Omnibus/Livre de Poche, http://croiser-maigret.com/jeu_concours.html presenta la seguente iniziativa. Il sito propone una serie di 25 immagini, selezionate tra quelle inviate dagli utenti, foto di atmosfera parigina. Votando quella che vi piace di più, potrete partecipare al'estrazione a sorte di 50 premi, ognuno costituito da un libro di Maigret della Omnibus + due libri di Maigret a scelta nella collana Livre de Poche. Il voto va espresso entro il 15 marzo e sul sito troverete tutte le indicazioni del caso.
Per quelli che hanno inviato le foto selezionate, il vincitore riceverà la collezione Tout Maigret  della Omnibus (10 volumi), mentre dal 2° al 5° piazzato riceveranno Les Frères Rico illustrati da Loustal (edizione Luxe Omnibus) + il libro Les Premières Enquêtes de Maigret e il libro Grandes enquêtes de Maigret (edizione speciale) della collana Livre de Poche.

giovedì 3 marzo 2011

MA CHI E' QUESTO SIMENON?

Quando fu lanciata la serie del commmissario Maigret, quasi nessuno conosceva Georges Simenon scrittore. Durante i nove anni a Parigi, nella sua produzione letteraria, oltre duecentocinquanta tra romanzi popolari, racconti, romanzi brevi, ma sempre utilizzando uno pseudonimo, anzi più pseudonimi, una ventina circa. E' normale quindi che, quando nel mondo editoriale e giornalistico, iniziano a circolare le voci sul lancio di una prossima serie poliziesca, per di più promozionata in grande stile, tutti si chiedano chi è questo Georges Simenon. Qualche idea in merito c'è, ma solo perchè uno degli pseudonimi più utilizzati dal nostro scrittore era quello di Georges Sim. Anzi qualcuno crede addiritura che quello sia il suo vero nome mentre Simenon sia un ulteriore pseudonimo. Ma il grande pubblico non conosce quel nome.
Qualche esempio dai giornali dell'epoca.
Fedredric Lefevre, riporta una presentazione dello stesso Siemenon su La République del 16/02/1931
"...Fino ad oggi mi sono chiamato Sim, Georges Sim, ma adesso ne ho abbastanza di chiamarmi Sim, a questo punto riprenderò il mio vero nome e intendo firmare i miei libri come Georges Simenon.
- Ah! Voi scrivete dei libri? - fa sarcastico Lefevre
- Ne ho scritti pochi - risponde ironico Simenon - ho già ventinove anni e ne ho pubblicati soltano 277. Non è il mio mestiere..."
L'Oeil de Paris  del 14/02/1931:
"...Il romanziere, dopo dopo una crociera di tre anni dal Mediterraneo all'oceano Glacial Arctique , sta rientrando a Parigi e cinque dei suoi romanzi stanno per uscire con la firma di Georges Simenon... L'egnimatico Simenon non è altro che un romanziere  - del settore feuillettons - che si è fatto conoscere  in questo genere  sotto il nome di Georges Simenon..."
Paris-Midi del 21/02/1931 presenta, a firma Pierre Lazareff, quello che considera un personaggio poco conosciuto.
"...Si tratta di lanciare una collezione di romanzi polizieschi, l'autore Georges Simenon, scrivendo dediche in un angolo, senza che la folla che gozzovgliava intorno a lui, sembrava interessargli...".
Dopo diciannove inchieste del commissario Maigret tutti sapranno chi è Georges Simenon.

SIMENON, ALTO COMMISSARIO DEI RIFUGIATI?

No, non è una metafora. E non c'entra nulla con la tragedia dei rifugiati e dell'attuale tragedia degli sfollati dell'Africa mediterranea. Siamo nel 1940 e le truppe tedesche naziste hanno appena invaso il Belgio, la popolazione scappa da tutte le parti, ma dal Ministero degli esteri vengono delle indicazioni precise. La Charente è stata dichiarata zona d'accoglienza per i rifugiati belgi. E, grazie ad una comunicazione dell'ambasciata belga in Francia, Simenon viene a sapere che é stato nominato Alto Commissario per i rifugiati belgi.
L'ambasciata dà allo scrittore carta bianca per organizzare l'accoglienza, gli concede il diritto di requisizione, l'incarico di ripartire nel modo più adeguato la  distribuzione dei rifugiati nelle varie zone della regione.
"Partite stasera e  domani mettetevi a rapporto dal prefetto, il sindaco e le altre autorità.... - così concluse l'addetto dell'ambasciata - E' un ordine, soldato Simenon!"
E Simenon non si tira indietro.  Il primo compito era quello di sistemare oltre cinquantamila rifugiati in arrivo a La Rochelle, che si sarebbero ammassati sulle banchine della stazione. Ci sono diverse testimonianze dell'impegno e della gravità con cui lo scrittore prese l'impegno. " ...Era buono e generoso, ricordo la sua commozione e la sua efficienza quando arrivò in stazione il treno con i poveri rifugiati belgi - testimonia un osservatore francese - Si occupò di suoi compatrioti sempre con molta comprensione e con uno slancio d'entusiasmo...". Anche la Boule testimonia in tal senso. "...Quando non sapeva dove sistemarli, li portava da noi a Nieul e questo gli portava via gran parte del tempo. Talvolta li metteva in salone  e un po' dappertutto. Ma poi i tedeschi requisirono la casa e allora dovettero andarsene tutti.
Da questa esperienza durata oltre quattro mesi, Simenon trasse ispirazione per due dei suoi romanzi Le clan des Ostendais (1947 - Gallimard) e Le train (1961- Presses de La Cité)

mercoledì 2 marzo 2011

SIMENON E LE ULTIME PAROLE FAMOSE

"Ho scritto, per Fayard, nei tempi previsti dal mio contratto, diciotto o venti romanzi polizieschi. Questi sono stati tradotti poco a poco in tutte le lingue, compresi lo yiddish, l'esperanto e il giapponese. Diciotto mesi esatti dopo la firma del contratto, annunciavo allo stesso Fayard, che non comprese mai il perché della mia decisione:
- Abbandono il romanzo poliziesco.Ne ho abbastanza del personaggio di Maigret.
Credo che mi ritenne folle o almeno paranoico. Da bravo commerciante non poteva comprendere come si potesse abbandonare così una gallina dalle uova d'oro....Penso che mi capirete. Io mi sentivo, io mi credevo abbastanza forte da trascurare un'altra convenzione, un supporto di cui non avevo più bisogno. Io mi rapportavo ormai all'uomo, all'uomo nudo, all'uomo faccia a faccia con il suo destino, che costituisce, a mio avviso, la risorsa migliore del romanzo" .
A parlare così, anzi a scrivere,  e lo si sarà capito, era proprio Simenon, che ne L'age du roman (1943)  raccontava quello che succedeva una decina d'anni prima (nel 1934 per la precisione) quando la serie delle inchieste del commissario Maigret gli aveva dato un posto di tutto rispetto tra gli scrittori, popolarità internazionale e molti, molti soldi. Ma in quel momento Simenon pensava a diventare un romanziere e non solo uno scrittore. Era il traguardo che si era prefisso da quando aveva preso la decisione di lasciare il Belgio, il suo posto di redattore a la Gazette de Liége, la sua fidanzata Tigy e la sua famiglia.
Ma dovevano restare le "ultime parole famose", perchè sia pure dopo una pausa di otto anni, riprese a scrivere le inchieste del suo commissario quando scriveva per la Gallimard. Ne pubblicò poi un'altra ottantina, tra racconti e romanzi, fino al 1972.
Ma non per questo tralasciò il suo programma. Scrisse circa 150 tra romans-durs e romanzi a carattere autobiografico e tutto il mondo ne riconobbe il valore come romanziere, oltre al merito di aver creato Maigret.

SIMENON E BETTY, CINQUANT'ANNI FA'

Era il marzo del 1961 quando Simenon terminava la stesura di Betty uno dei suoi romanzi più intensi e famosi. Dopo mezzo secolo questo libro rivela ancora tutta la sua freschezza e l'attualità delle problematiche che pone. Ed è un romanzo che tocca particolarmente le donne. Commentava in rete una sua lettrice "Ma quanto mi piace quest'uomo? Ma quanto scrive meravigliosamente? Ma come fà ad avere in testa tutte quelle storie?... Betty è il tipo di donna che a Simenon piace molto, perché gli permette di tirare fuori la parte "meno bella e decorosa" (eppure spesso vera) di ognuno di noi..."
In effetti questo romanzo, almeno nelle intenzioni doveva chiamarsi Le Cauchemar (L'incubo) e questo già la dice lunga sul tipo di storia e di personaggio che Simenon ci racconta.
Betty è una donna insoddisfatta, non è gratificata dalla vita che conduce,  gli incubi passati che ancora incombono e la mancanza di speranza nel futuro. Lo scrittore ce la presenta nei bar parigini degli Champs-Elysées, in atteggiamenti molto disinvolti con gli uomini che la circondano, mentre beve cocktail oltre il dovuto... Ma non è una donnetta, il suo portamento e i suoi vestiti fanno pensare a ben altro. Chi si nasconde dietro quella figura, quale storia, quali aspirazioni, quali avvenimenti? E qui parte una sottile ed efficace esplorazione della psicologia femminile che Simenon conduce in modo magistrale, con un istinto e un'immediatezza particolari, analizzando l'animo di una donna allontanata dalla famiglia e privata dell'amore dei suoi figli. Ma non si tratta di un romanzo che abbia richiesto lunghe riflessioni e molto tempo a causa della sua complessità. Come ci informa lo scrittore stesso, anche in questo caso sono bastati i famosi sette giorni. La prima impressione però non è positiva se, messa la parola fine, si chiedeva "Ma perché tra qualche mese delle persone dovrebbero pagare per leggere questo libro?". Finita la revisione però si dice invece "abbastanza soddisfatto" e anzi azzarda che, in fin dei conti, potrebbe definirsi anche "molto soddisfatto". E ancora una volta Simenon conferma il fiuto del romanziere di razza e soprattutto dà prova della conoscenza degli uomini e anche dei suoi lettori. Betty in effetti si rivelò un successo long-seller, non fece molto clamore all'uscita, ma divenne uno dei romanzi di riferimento dell'opera simenoniana. Il successo è tangibile ancor oggi, dimostrato dalle dodici edizioni stampate dall'Adelphi (più di una l'anno) da quando pubblico nel 1992 il romanzo in concomitanza con la trasposizione cinematografica, diretta da Claude Chabrol, nello stesso anno, in cui il personaggio di Betty è interpretato da Marie Trintignant.