No, non è una metafora. E non c'entra nulla con la tragedia dei rifugiati e dell'attuale tragedia degli sfollati dell'Africa mediterranea. Siamo nel 1940 e le truppe tedesche naziste hanno appena invaso il Belgio, la popolazione scappa da tutte le parti, ma dal Ministero degli esteri vengono delle indicazioni precise. La Charente è stata dichiarata zona d'accoglienza per i rifugiati belgi. E, grazie ad una comunicazione dell'ambasciata belga in Francia, Simenon viene a sapere che é stato nominato Alto Commissario per i rifugiati belgi.
L'ambasciata dà allo scrittore carta bianca per organizzare l'accoglienza, gli concede il diritto di requisizione, l'incarico di ripartire nel modo più adeguato la distribuzione dei rifugiati nelle varie zone della regione.
"Partite stasera e domani mettetevi a rapporto dal prefetto, il sindaco e le altre autorità.... - così concluse l'addetto dell'ambasciata - E' un ordine, soldato Simenon!"
E Simenon non si tira indietro. Il primo compito era quello di sistemare oltre cinquantamila rifugiati in arrivo a La Rochelle, che si sarebbero ammassati sulle banchine della stazione. Ci sono diverse testimonianze dell'impegno e della gravità con cui lo scrittore prese l'impegno. " ...Era buono e generoso, ricordo la sua commozione e la sua efficienza quando arrivò in stazione il treno con i poveri rifugiati belgi - testimonia un osservatore francese - Si occupò di suoi compatrioti sempre con molta comprensione e con uno slancio d'entusiasmo...". Anche la Boule testimonia in tal senso. "...Quando non sapeva dove sistemarli, li portava da noi a Nieul e questo gli portava via gran parte del tempo. Talvolta li metteva in salone e un po' dappertutto. Ma poi i tedeschi requisirono la casa e allora dovettero andarsene tutti.
Da questa esperienza durata oltre quattro mesi, Simenon trasse ispirazione per due dei suoi romanzi Le clan des Ostendais (1947 - Gallimard) e Le train (1961- Presses de La Cité)
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