mercoledì 29 giugno 2011

SIMENON: UNA FEMME DE CHAMBRE CHAMATA BOULE

1926, Normandia. I coniugi Simenon sono in vacanza. Conoscono Henriette Liberge che presta servizio come tuttofare presso una famiglia di amici. E' una giovane di vent'anni (d'altronde quasi loro coetanea Georges 23 e Tigy 28), originaria di Bénouville un piccolo borgo sulla costa, viene da un famiglia di pescatori, con un solo sogno: andar via.
La ragazza piace a tutti e due, ma soprattutto a lui, perchè è "bionda, ben dotata e semplice". L'accordo è di seguirli a Parigi dove rimarrà un anno come loro femme de chambre. Boule, si può invece dire, seguì per sempre i Simenon. Nei loro spostamenti in Francia, nel loro periodo americano, in Svizzera, lasciando Simenon nei primi anni '60, ma continuando il servizio nella famiglia di suo figlio Marc. Dunque quasi cinquant'anni con la famiglia.
Lei chiamava Simenon "mon petit monsieur joli" denotando non solo un certo rispetto, ma anche una sorta di ammirazione, di fascinazione. Il rapporto tra i due  fu molto particolare. In lei lui trovò subito una partner adatta alle sue esigenze sessuali con degli incontri quotidiani che iniziarono ben presto e che divennero un appuntamento fisso per entrambe. E anche l'intesa su questo piano era perfetta, rapporti intensi e focosi, ma che non lasciavano il segno. E Boule segnò per Simenon un punto di riferimento per tutta la vita. Le era affezionato come fosse una di famiglia. Lei dal canto suo prende in mano le redini della casa dalla cucina a tutte le altre faccende e si trovò in un ambiente affettuoso e gradevole. La realizzazione del suo sogno. Li seguirà nelle loro scorribande nei canali francesi nel '28  su una barca, la Ginette, di quattro metri, con un motore Johnson 3 CV, una tenda che la copriva e una canoa a rimorchio. Loro tre e il cane Olaf, di giorno tutti in barca e di notte i coniugi dormivano a bordo, mentre la Boule e il cane in una tenda montata sulla riva. Quando nel '32 i Simenon si stabiliscono a La Richadière, una residenza nobiliare di campagna nei pressi di La Rochelle, Boule diventa la reponsabile di tutta l'organizzazione dell'abitazione e poi, quando Georges e Tigy partono per il loro lungo tour in Africa, diventa la guardiana della villa. Boule ha cambiato davvero vita, e grazie a Simenon e ha occasione di conoscere persone com Gaston Gallimard il quale apprezzò la sua cucina in un suo breve soggiorno nel '39 a casa Simenon a Nieul-sur-mer.
Insomma quando in America Tigy li scoprì (o probabilmente volle scoprirli a letto. Sosteneva la Boule:"Come poteva ignorare vent'anni di quegli incontri quotidiani tra il marito e me sotto il suo stesso tetto?") e mise il coniuge di fronte all'alternativa classica "o me o lei in questa casa", fu l'inizio della fine. Georges la mise davanti alle sue impellenze sessuali, soddisfatte qotidinamente da la Boule e da altre diverse donne, prostitute comprese. Alla fine decisero, per il bene del figlio Marc, che sarebbeero rimasti insieme, ma ognuno con la propria libertà sentimentale e sessuale.
Il rapporto affettuoso che legava Simenon e la Boule lo ritroviamo anche nel tono delle lettere che i due si scrissero nel periodo americano quando, per questioni di passaporto e di visti, lei non poté seguire subito la famiglia e dovette attendere a lungo a Parigi. Chi le ha lette, perchè Boule le custodiva gelosamente addirittura nella cassaforte di un banca e dispose che alla sua morte fossero bruciate, non poté negare lo stretto e tenero legame che emergeva dalla corrispondenza dei due.
Nonostante questo legame, quando la storia con Denyse divenne ufficiale e soprattutto dopo il divorzio e il nuovo matrimonio, la Boule andò a stare con Tigy e Marc che, per i patti stabiliti, dovevano seguire Simenon ed alloggiare a non più di sei miglia da lui.
Quando tornarono in Europa, la Boule seguì Simenon in Svizzera dove, dopo l'allontanamento di Denyse, dovette sentirsi molto solo. In fondo tra le tantissime persone che aveva conosciuto, tra i tanti amici veri o presunti di tutta una vita, c'era una sola persona che l'aveva seguito conosciuto e amato dagli inizi di Place des Vosges alla sontuosa villa svizzera di Epalinges. Era la Boule, che lo lasciò solo quando la convivenza con Teresa Sburelin, la nuova femme de chambre che gli aveva personalmente cosigliato Arnoldo Mondadori, divenne insostenibile. E andò a stare in casa delle famiglia di Marc Simenon.
Ma cosa pensava lei di questa vita passata con il suo "petit monsieur jolie" ?
" ... Quando ero rgazza, credevo che gli scrittori fosse persone che passeggiavano in un grande parco con una cappa sulle spalle. Dopo ho imparato. Senza Simenon avrei sposato un idiota come me a Bénouville. Avrei avuto come tutti diversi figli e poi? Noi siamo simili, lui ed io: degli animali. Noi non ci pensavamo... Ci siamo molto amati... Le sue qualità? E' sé stesso, è umano. Quelllo che caratterizzava i nostri rapporti era l'umanità. Non basta? Simenon? Un uomo normale, con i difetti e le qualità di un uomo normale..."

martedì 28 giugno 2011

SIMENON. TIGY L'AMERICA E IL DIVORZIO

L'America invece non fu un periodo felice per Tigy. Nel '45 quasi appena sbarcati, cercando una segetaria, Simenon incontra Denise, che lui ribattezzò Denyse. Quello sì che fu un colpo di fulmine. Amore, attrazione, sesso un 'intesa quasi perfetta. Lui, per averla sempre vicina, l'assunse come segrataria particolare e lei iniziò a vivere con la famiglia Simenon. Poco prima Tigy aveva sorpreso Georges (o lo aveva vouto sorprendere?) a letto con la Boule. E si sentì spiegare dal marito, senza il minimo senso di colpa, che quella era una sua esigenza biologica che lui espletava non solo con la Boule, ma anche con molte altre donne, ma questo non c'entrava con la sua famiglia, con lei come moglie (anche se i loro rapporti sessuali si erano raffreddati quasi del tutto). Il vero pericolo per il loro rapporto era Denyse, ma forse allora Tigy davvero non se ne era ancora accorta.
Nel frattempo Simenon aveva iniziato il suo peregrinare tra varie località dell'America. Lui con Denyse e il figlio Marc su una Chevrolet. Tigy li seguiva con un Oldosmobile con l'istitutrice del figlio.
La compagnia si ristabilisce al completo anche con la Boule (che li raggiunse  qualche tempo dopo per questioni di visto e passaporto). In quel momento la storia tra Simenon e Denyse era diventata più palese e in quache modo l'arrivo di Boule fece sperare a Tigy di fare con lei fronte comune contro la rivale. Ma i giochi erano ormai fatti, nel '49 viene al mondo Johnny e la madre è Denyse. La situazione con Tigy è praticamente chiusa e si va verso il divorzio. Ma Simenon non vuole rinunciare al figlio Marc. E quindi, con un complessa trattativa, da una parte concede a Tigy tutto quello che vuole, a condizione che lei lo segua ovunque lui vada e che abitino, lei e Marc, vicino a lui. Così Simenon tiene insieme tutta la tribù, la prima e la seconda moglie, i due figli, la Boule e la loro istitutrice. Tigy si trova  incastrata in questa situazione (anche perchè gli accordi prevedevano che se non avesse rispettato i patti, avrebbe perso la tutela del figlio). Nel 1950 a Reno (Nevada) il divorzio (il giorno dopo, stesso posto, Georges si sposerà con Denyse).
Al ritorno in Europa, dopo un altro periodo viaggi e di spostamenti tra Parigi e la Costa Azzurra, Simenon si stabilisce a Enchadens in Svizzera( nel frattempo sono nati anche gli altri due figli Marie-Jo e Nicolas), mentre Tigy riceve in regalo da Georges quella che era stata la loro casa di Nieul in Charentes. Nel frattempo il matrimonio con Denyse peggiora, di pari passo con l'aggravarsi del suo equilbrio psichico e i suoi ripetuti soggiorni in case di cura. La sua seconda moglie dovrà lasciaredefinitivamente la famiglia nel '64. In quel periodo, nonostante Simenon abbia un'altra compagna Teresa Sburelin, entrata a servizio in casa Simenon nel '61, poi diventata una sorta di bastone della sua vecchiaia, inizia uno scambio epistolare con Tigy, che intanto fa la "nonna" sia ai figli più giovani che ai nipoti di Simenon. Il tono delle lettere è quello che usano due vecchi amici che si ritrovano dopo tanto tempo.Un filo che, nonostante tutto, non si è spezzato.
Tigy si spegnererà nell'isola di Porquerolles, che con Georges tanto avevano amato, all'età di 85 anni.

SIMENON. TIGY...LA PRIMA MOGLIE

L'aveva conosciuta a diciott'anni a Liegi, durante una festa di capodanno, nel '21 cui era capitato quasi per caso.
" Il giorno dopo mi aspettava in una via vicina, un bouquet di violette in mano". Così Régine Renchon, allora studentessa dell'Accademia reale di Belle Arti, ricorda il loro vero primo incontro da soli. Lei aveva tra anni più di lui e il giovane Georges rimane affascinato più dal suo charme intellettuale che da quello fisico. Insomma non un colpo di fulmine, ma una solida attrazione che li portò a fidanzarsi dopo un mese e a sposarsi due anni dopo, quando lui si era già andato via da Liegi.
Aspirante pittrice lei, scrittore lui: la coppia perfetta per la Parigi anni '20. L'immancabile penuria di soldi, la fame, le piccole stanze sottotetto e in quegli anni Tigy, così l'aveva sprannominata Simenon, arrivava a trascurare la pittura pur di permettere a Georges di dedicarsi completamente alla scrittura.
E' quello che ci voleva per Simenon che, nonostante la necessità di fare sesso anche più volte al giorno con donne diverse, aveva ancor più bisogno, per sua stessa ammissione, di star vicino ad una persona che lo tenesse sui binari, che gli impedisse di fare sciocchezze, che potesse essere davvero sua, che gli consentisse di sentirsi parte di una coppia.
Régine fu la donna che gli si dedicò per i primi anni difficili, rinunciando alla pittura (che pure ogni tanto fruttava più dei racconti di Georges. La loro prima vacanza all'isola di Porquerolles fu pagata proprio con 800 franchi ricavati dalla vendita di un suo quadro), rinuncia per aiutare il marito.
Il loro sodalizio andò avanti anche quando arrivò la Boule, la loro giovane femme de chambre, che si prese in carico tutte le incombenze casalinghe, ma con la quale Simenon per decine d'anni ebbe dei regolari rapporti sessuali, quasi sempre durante la siesta dopo il pranzo.
Regine Rènchon detta Tigy prima moglie di Simenon
Tigy, si comportava come se non lo sapesse. Ma era impossibile che una pratica del genere, consumata quotidianamente per anni sotto lo stesso tetto, non le fosse nota. Come pure la storia tra Georges e Josephine Baker, e quella volta non era solo una questione di letto, il giovane scrittore era davvero innamorato. Insomma la moglie frequentava le stesse persone, spesso erano in giro per locali tutti e tre insieme, lui faceva anche progetti di lavoro con la star... insomma, possibile che una donna sensibile come Tigy non si accorgesse di nulla. E forse era questo uno dei legami che tenevano insieme i due. Simenon non poteva immaginare che lei ignorasse tutto e lei sapeva, ma era conscia che, non dicendo nulla, teneva Georges più legato che mai. Infatti tutte le donne passarono, la Baker, la Boule, anche la seconda moglie, ma alla fine il loro rimase un rapporto di fiducia, di stima e forse anche di un certo affetto familiare. Non bisogna scordare che tutti i viaggi che segnarono Simenon li fece proprio con Tigy, dalla scoperta dell'Africa più nera, al giro intorno al mondo, al tour europeo... E proprio lei lo condusse per mano nei suoi passaggi fondamentali, dalla letteratura popolare, ai Maigret, fino all'ingresso nella prestigiosa Gallimard. (segue)

lunedì 27 giugno 2011

SIMENON, MAIGRET E CECILE

Cécile. Cécile Pardon ventotto anni, non certo bella, pallida, leggermente strabica, malvestita. Viveva una vita grama con la vecchia zia a Bourg-la-Reine, sulla nazionale. Non è proprio la protagonista di questa inchiesta, come si intuisce subito dal titolo, Cécile est morte (1942). Ma questa ragazza insignificante che sulle prime il commissario Maigret nemmeno nota, poi però lo preoccupa un po' e infine la sua presenza finisce per aleggiare durante tutta la vicenda.
La povera Cécile si presentava invariabilmente alle otto nell'acquario, come al 36 Quai des Orfévres chiamavano quella specie di sala d'aspetto tutta vetrata.
Lui a volte la guardava, altre volte tirava dritto e ogni volta che gli ricordavano "Commissario... la signorina Pardon..." lui rispondeva "Sì, sì.. l'ho vista, ma adesso ho da fare... dopo...". Sei mesi prima l'aveva ricevuta e lei aveva raccontato con l'aria seria, senza agitazione, cercando di darle la massima affidabilità, una storia che puzzava di fasullo. Insomma, ci sarebbero state delle intrusioni notturne nella loro casa, qualcuno frugava dappertutto, apriva cassetti e sembrava che svolgesse una qualche attività, addiritura fumava. Lei che faceva le pulizie se n'era accorata da un po' e aveva messo dei piccoli segni, capelli, piccoli pezzi di carta un po' dappetutto. La mattina dopo li aveva ritrovati tutti fuori posto.
Maigret aveva mandato Lucas. L'ispettore era tornato dopo aver interrogato i vicini, risultato: il quadro di una casa da cui la vecchia zia non usciva mai e la nipote le faceva da badante e da donna delle pulizie. Per un mese la casa fu sorvegliata dalla polizia di zona. Non successe nulla e il caso finì lì. Per Maigret, ma non per Cécile che era tornata a frequentare quotidinamente Quai des Orfévres, con il risultato che alla fine Lucas di appostò per otto notti nella scala del palazzo. Nessun risultato.
Eppure Cécile, non rinunciò, era convinta di quanto diceva e ormai era divenuta una sorta di habituée del commissarato e spesso aveva aspettato invano anche un'intera giornata nella speranza di essere ricevuta. E la volta che Maigret si decise a parlarle ancora una volta, l'usciere gli comunicò che se n'era andata.
Aveva lasciato un suo biglietto che il commissario trovò in mezzo ad un mucchio di pratiche "Deve ricevermi  assolutamente. Questa notte è accaduto un dramma terribile - Cécile Pardon". Quando si decise di andare a casa della ragazza, trovò la zia morta strangolata ma nessuna traccia di Cécile. La fece cercare, non era nemmeno al commissariato. La trovarono soltanto nel pomeriggio... Incredibile... in uno sgabuzzino del Palazzo di Giustizia. L'aveva scoperta uno dei portieri. Adesso erano tutti a battersi il petto dal Direttore generale, a Maigret, ai suoi ispettori e a tutti gli altri commissari che avevano fatto gli spiritosi su quella insignificante ragazza, arrivando a dire che andava lì perchè si era innamorata di Maigret...
E il commissario si ritrovava adesso con due cadeveri, un caso da risolvere, la sensazione di non aver fatto il proprio dovere, ma soprattutto aveva davanti a se quegli occhi un po' strabici che tentavano di convincerlo...
Più avanti nell'inchiesta quando Maigret interroga un'altra nipote della vecchia zia (che ne frattempo si era scoperto come non fosse povera e per di più implicata in strani affari) a proposito di un chiarimento su una certa chiave, questa Berthe risponde dicendo determinate cose. Viene da pensare che forse non erano così lontane da quelle che Simenon pensava della polizia?
"...Ci tiene proprio a saperlo perché? Glielo dirò. Peggio per lei! Me l'ha consegnata (la chiave n.d.r.) perché la polizia non fa il suo mestiere! Perchè quando i poveracci si rivolgono a lei non li ascolta nemmeno! Cécile é venuta parecchie volte da lei, spero non oserà negarlo. Le ha confessato che aveva paura, che succedevano nell'appartamento cose che lei non riusciva a capire. Che cosa ha fatto? Si è burlato di lei. Ha mandato due volte un piccolo brigadiere ridicolo che si è limitato a passeggiare davanti alla casa... Quando Cécile é tornata nel suo ufficio con la certezza che qualcuno penetrava di notte nel salotto, ha sentito che alla Polizia Giuidziaria tutti ridevano di lei... A tal punto che gli agenti passavano uno dopo l'altro nella sala d'aspetto per vederla più da vicino...
Maigret aveva chinato la testa..."
E la povera Cécile lo aspettava pure nei suoi sogni e quando il commissario entrava a Quai des Orfévres guardava l'acquario e aveva l'impressione di vederla, lì, composta, paziente, dignitosa a dispetto di tutti gli shignazzi che si facevano intorno e dietro alla sua persona.
Ma come in tutti nelle migliori inchieste poliziesche Cécile non si rivelerà alla fine così succube e fragile come sarebbe sembrato. Le persone non sono mai semplici nella vita, figuariamoci nei romanzi gialli.

SIMENON. HENRIETTE LA MADRE INFLESSIBILE

Henriette Brüll. La vera "direttrice" di casa Simenon a Liegi. Dominante sul marito Desirée troppo debole, secondo lei, per condurre i pur miseri affari di famiglia. Madre di due bambini con una spiccata predilezione per il più piccolo, Christian, mentre l'ainé Georges è spesso obiettivo delle sue lamentele e delle sue ossessioni.
Henriette è un donna dura, con ascendenze olandesi e prussiane, rigida, sempre angosciata per qualcosa, a ragione o a torto, religiosissima, ipersensibile, nevrotica e ossessionata dalla paura della povertà.
In realtà i Simenon sono sempre in bilico tra una vita normale e la miseria. Il padre lavora, ma non è abbastanza ambizioso (in effetti era impiegato in una compagnia d'assicurazioni e scelse scientemente di non passare all'allora nascente "ramo vita" che pur con dei rischi gli avrebbe garantito uno stipendio superiore). Poi il padre si ammala di cuore, smette di lavorare e la madre diventa la locomotiva di famiglia. E' lei che fà di tutto per traslocare in una casa più grande e poter affittare delle camere agli studenti stranieri che andavano all'università di Liegi. Lei teneva i conti per andare avanti, lei comandava, lei diceva dove e cosa poteva fare la famiglia per non dare disturbo agli affittuari.
Il rapporto tra Georges e la madre arriva a punti di crisi e incomprensione notevoli.
" Non ci siamo mai amati, tu lo sai bene. Tutti e due abbiamo sempre fatto finta -  spiega Simenon nell'autobiografico Lettre a ma mère (1974) - 'Perché sei venuto, Georges?' Queste poche parole forse sono la spiegazione di tutta una vita...C'era in te qualcosa di eccessivo che tu non sapevi controllare, ma manifestavi nello stesso tempo una estrema lucidità...Tra noi due non c'é stato che un filo. Questo filo era la tua volontà feroce di sembrare buona, per gli altri, ma forse, soprattutto per te stessa...".
Questo rapporto critico con la genitrice e soprattutto la disapprovazione del piccolo Georges per come la madre trattava il marito (senza per altro che questo reagisse) aveva costruito nella mente del bambino un idolo, il padre, ed un'antagonista, la madre. Questo lo portava ad escudersi dalla vita familiare e, quando era a casa leggeva, leggeva, leggeva. Forse da qui nacque la confidenza con la letteratura? Ha origine in questa situazione l'esigenza di scrivere, con quel cadere in état di roman, che altro non é che una fuga dalla realtà e la voglia di "mettersi nella pelle di qualcun'altro"? Certo l'attegiamento della madre non cambiò nel tempo, nemmeno quando nel '45, a Georges ormai ricco e famoso, quasi ordinò di trovare una via di scampo per il fratello Christian che si era arruolato nell squadre naziste belga che andavano di casa in casa a trucidare ebrei, comunisti e anti-nazisti. Il Comitato di Liberazione del Belgio lo cercava per processarlo e giustiziarlo. Georges riuscì a trovargli la scappatoia della Legione Straniera francese e gli salvò così la vita. Ma quando nel 1950, durante una missione nel golfo del Tonkino, Christian morì in un scontro a fuoco, la rabbia di Henriette si riversò su Georges, affermando "Se Chistian è morto, è colpa tua".
Inoltre la madre guardò sempre con sospetto (o con invidia) la fama e la richezza del figlio, senza mai riconoscergli capacità e meriti.
" Tutti mi ammirano - le disse una volta Simenon -  tutti, meno te".

domenica 26 giugno 2011

SIMENON E LE DONNE, DA DOMANI UNO SPECIALE FINO A DOMENICA


Da domani fino a domenica 3 luglio, Simenon Simenon presenta un speciale dedicato alle donne del romanziere. Le donne della sua vita. Le diecimila donne di cui raccontava a Fellini e le innumerevoli donne dei suoi romanzi, delle inchieste del commissario Maigret. I rapporti, le relazioni e i suoi sentimenti verso l'altro sesso da quando giovane reporter a La Gazette de Liége scorrazzava in moto per la città alla ricerca di notizie e di belle donne, a quando settant'enne si era ormai ritirato conla sua Teresa in una piccola casa rosa. L'arco di una vita che lo porta dalle passionali e focose storie della sua gioventù, come quella con Josephine Baker, alla pace dei sensi dopo una vità di intensa attività sessuale, ma con pochi e specifici rapporti affettivi. Le donne così importanti, nel bene e nel male nella sua vita, ad iniziare dalla madre Henriette, a quelle che erano delle indimenticabili protagoniste dei suoi libri. Un percorso che durerà un'intera settimana e che alla fine c farà conoscre un po'meglio e scrittore e magari apprezzare o almeno capire di più i suoi romanzi.