lunedì 27 giugno 2011

SIMENON. HENRIETTE LA MADRE INFLESSIBILE

Henriette Brüll. La vera "direttrice" di casa Simenon a Liegi. Dominante sul marito Desirée troppo debole, secondo lei, per condurre i pur miseri affari di famiglia. Madre di due bambini con una spiccata predilezione per il più piccolo, Christian, mentre l'ainé Georges è spesso obiettivo delle sue lamentele e delle sue ossessioni.
Henriette è un donna dura, con ascendenze olandesi e prussiane, rigida, sempre angosciata per qualcosa, a ragione o a torto, religiosissima, ipersensibile, nevrotica e ossessionata dalla paura della povertà.
In realtà i Simenon sono sempre in bilico tra una vita normale e la miseria. Il padre lavora, ma non è abbastanza ambizioso (in effetti era impiegato in una compagnia d'assicurazioni e scelse scientemente di non passare all'allora nascente "ramo vita" che pur con dei rischi gli avrebbe garantito uno stipendio superiore). Poi il padre si ammala di cuore, smette di lavorare e la madre diventa la locomotiva di famiglia. E' lei che fà di tutto per traslocare in una casa più grande e poter affittare delle camere agli studenti stranieri che andavano all'università di Liegi. Lei teneva i conti per andare avanti, lei comandava, lei diceva dove e cosa poteva fare la famiglia per non dare disturbo agli affittuari.
Il rapporto tra Georges e la madre arriva a punti di crisi e incomprensione notevoli.
" Non ci siamo mai amati, tu lo sai bene. Tutti e due abbiamo sempre fatto finta -  spiega Simenon nell'autobiografico Lettre a ma mère (1974) - 'Perché sei venuto, Georges?' Queste poche parole forse sono la spiegazione di tutta una vita...C'era in te qualcosa di eccessivo che tu non sapevi controllare, ma manifestavi nello stesso tempo una estrema lucidità...Tra noi due non c'é stato che un filo. Questo filo era la tua volontà feroce di sembrare buona, per gli altri, ma forse, soprattutto per te stessa...".
Questo rapporto critico con la genitrice e soprattutto la disapprovazione del piccolo Georges per come la madre trattava il marito (senza per altro che questo reagisse) aveva costruito nella mente del bambino un idolo, il padre, ed un'antagonista, la madre. Questo lo portava ad escudersi dalla vita familiare e, quando era a casa leggeva, leggeva, leggeva. Forse da qui nacque la confidenza con la letteratura? Ha origine in questa situazione l'esigenza di scrivere, con quel cadere in état di roman, che altro non é che una fuga dalla realtà e la voglia di "mettersi nella pelle di qualcun'altro"? Certo l'attegiamento della madre non cambiò nel tempo, nemmeno quando nel '45, a Georges ormai ricco e famoso, quasi ordinò di trovare una via di scampo per il fratello Christian che si era arruolato nell squadre naziste belga che andavano di casa in casa a trucidare ebrei, comunisti e anti-nazisti. Il Comitato di Liberazione del Belgio lo cercava per processarlo e giustiziarlo. Georges riuscì a trovargli la scappatoia della Legione Straniera francese e gli salvò così la vita. Ma quando nel 1950, durante una missione nel golfo del Tonkino, Christian morì in un scontro a fuoco, la rabbia di Henriette si riversò su Georges, affermando "Se Chistian è morto, è colpa tua".
Inoltre la madre guardò sempre con sospetto (o con invidia) la fama e la richezza del figlio, senza mai riconoscergli capacità e meriti.
" Tutti mi ammirano - le disse una volta Simenon -  tutti, meno te".

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