lunedì 19 settembre 2011

SIMENON. PERCHE' NON SFONDO' NEGLI USA?

Quando nell'estate del 1945 Simenon abbandonò la Francia con l'idea di stabilirsi  negli Usa, aveva una priorità che occupava gran parte della sua mente. Sfuggire ad una possibile accusa magari con conseguente arresto, da parte del Fronte di Liberazione nazionale francese. Poi c'erano altri motivi più o meno collaterali, ad esempio far studiare il figlio Marc nei progrediti e moderni college americani (motivo che però la moglie Tigy sosteneva fosse un pretesto), oppure l'ambizione, nascosta ma profonda, di scrivere negli States con la voglia di confrontarsi, sul loro campo, con quei romanzieri americani che lui considerava incarnassero la più moderna forma letteraria.
Dieci anni dopo si ritrova a Lakeville, nella sua residenza di Shadow Rock Farm a fare un po' di conti su quella sua originaria aspirazione. E nella colonna dei "più" può segnare il consenso della critica, la nomina a Presidente del Mystery Writers of America, anche il riconoscimento di diversi scrittori statunitensi, tra cui Henry Miller, Thorton Wilder, William Faulkner. Inoltre in quel decennio aveva rafforzato e incrementato la sua popolarità tra i lettori americani, i settimanali a grandi tirature e le riviste letterarie si occupavano di lui (nel maggio 1953 ben tredici pagine di "ritratto Georges Simenon" sull'autorevole "The New Yoker")..
Nella colonna dei "meno" giganteggia il mancato obiettivo. Diciamola tutta, Simenon credeva di sfondare e diventare un caso letterario, come era successo in Francia. E invece ottenne solo un discreto successo. Cosa che un altro, che non fosse stato Simenon, avrebbe giudicato un ottimo risultato. Ma per lui, abituato a fissarsi degli obiettivi e poi raggiungerli, quello non fu proprio uno smacco, ma una mezza delusione certamente. Eppure le qualità c'erano, il sostegno di un certa critica pure e le vendite non erano certo un flop. Ma allora cosa mancò a Simenon per sfondare?
Diversi giornalisti, letterari come Brendan Gill, Helen Wolff o Maurice Dumoncel concordavano sul fatto che sul mercato americano i libri di Simenon erano tradotti in un inglese per gli inglesi. E questo si rivelava indiscutibilmente un handicap. Ci sarebbe voluta una versione americana per gli americani.
Un altro fattore era l'imprinting della cultura europea che Simenon, nonostante i dieci anni in America non poteva cambiare come faceva con le sue abitazioni. E anche questo per un popolo caratterizzato, soprattutto allora, da una mentalità e  da una cultura autoreferenziale, non era portato a tributare trionfi agli stranieri. Insieme ad altri motivi, anche questa piccola sconfitta contribuì a riportarlo nel vecchio continente a fare il pieno di riconoscimenti, a mietere gloria e ad assistere alle numerose manifestazioni in suo onore.

domenica 18 settembre 2011

SIMENON. ANCORA UN EVENTO IN VANDEA

La Vandea raddoppia. Dopo aver celebrato lo scrittore con il Festival Simenon (11-19  giugno) a Sable D'Olonnes, dopo circa tre mesi torna a organizzare un'altra iniziativa sia pure di tipo del tutto diverso. Si tratta di Georges Simenon, de la Vendée aux quatre coins du monde, un'esposizione che abbraccia tutti i periodi e i temi cruciali e della vita e delle opere dello scrittore e che avrà la durata di ben cinque mesi, dal 30 di settembre al 26 febbraio 2012. La manifestazione che si svolgerà a Les-Lucs-sur-Boulogne, a sud di Nantes, verrà allestita nel complesso Historial de la Vendée e proporrà ai visitatori un'approccio interdisciplinare attraverso l'esposizione di manoscritti, scritti inediti, immagini, documenti audiovisivi, film, oggetti e persino mobili, insomma oltre 200 oggetti provenienti dalla Fondazione Simenon presso l'Università di Liegi.
Ma ci sarà anche la ricostruzione di una sala cinematografica dell'epoca, dove verrà proiettato in anteprima il film di Alain Ferrari Tout ou presqe sur Maigret.
La  mostra sarà l'occasione per l'edizione di un catalogo di 280 pagine dove si troveranno le firme di studiosi e specialisti sotto la direzione di Benoît Denise. Direttore del Centro Studi George Simenon (Éditions Somogy).
Come ha detto Bruno Retailleau, presidente del Consiglio generale della Vandea
"...Simenon e la Vandea sono soprattutto le peregrinazioni di un grande viaggiatore, abituato ai reportage dai quattro angoli del mondo. In soli cinque anni Simenon setacciò il nostro dipartimento al punto di cambiare sei volte indirizzo! Ma Simenon e la Vandea é anche la storia di una svolta letteraria, con la scrittura di Pedigree ...".
In effetti quegli erano gli anni in cui André Gide, esercitava la sua inflenza affichè portasse a termine questo primo romanzo autobiografico e corale.
Le varie sezioni dell'esposizione partono dall'infanzia a Liegi, il periodo francese e quello statunitense, ma si troveranno anche spazi dedicati ai suoi viaggi, alla sua vita, al commissario Maigret, ai film tratti dai suoi libri (saranno proiettati Le Chat, Le Train, Les Fantômes du chapelier, Maigret tend un piège), insomma una panoramica a 360° sull'uomo, sul romanziere e sull personaggio, dove non mancheranno interventi qualificati tra i quali quelli del suddetto Benoît Denise, di Claude Gauter e del figlio dello scrittore stesso, John.
per tutte le informazioni visitare il sito di Historial Vendee

sabato 17 settembre 2011

SIMENON. POLICE SECOURS... DALLA CARTA ALLA REALTA'

Siamo nel 1935. Simenon é partito ormai con i Maigret (già usciti diciannove titoli), ha firmato da un anno con la prestigiosa Gallimard con cui ha iniziato a pubblicare i primi due romans-durs. Su richiesta del suo amico Pierre Lazareff, direttore di Paris Soir, si presta a fare un salto dalla finzione delle inchieste del suo commissario ai luoghi della criminalità parigina per il quotidiano fondato da Eugene Merle, editore per cui Simenon aveva lavorato ai tempi dei romanzi e dei racconti popolari. Sarà un'inchiesta a più puntate che partirà dai vari commissariati della città per seguire le indagini della polizia e conscere i casi veri che questa si trovava ad affrontare. La serie di articoli si chiamerà Police Secours (verra poi raccolta in un volume dallo stesso titolo). 
Oltre a ricostrire una mappa geografica della malavita cittadina e a illustrare i tipi di malaffare e di reati che la polizia doveva combattere, anche in questo caso vediamo Simenon impegnato a dare risalto al lato umano dei vari casi e soprattuto alla povera gente. Ci scappa il morto tra portoghesi e zingari nel XVIII arrondissement, tra operai stranieri nel XIX, ma anche tra protettori di bassa lega. Cadaveri in fondo ai canali, ma anche prostitute massacrate e fatte a pezzi... la spietata legge dei racket.
Ma quando va a fare la somma dei morti ammazzati di quell'anno a Parigi, scopre che sono solo sessantanove su oltre quattro milioni di abitanti.
E a quel punto Simenon si chiede: "...una proporzione inferiore a quella del paese un apparenza più calmo: sto parlando della la Svizzera. Perché si uccide di più  negli idilliaci cantoni elvetici che nella brulicante Parigi?...".
Siamo rimasti particolarmente colpiti come gli esempi fatti in questa inchiesta sembrino quasi delle trasposizioni dei drammi raccontati nei suoi libri, e non solo nei Maigret , ma anche nei romans-durs. Storie banali, protagonisti spesso appartenenti alle classi più povere e dove un fatto trascurabile genera delle  tragedie. "...volete che  ve ne racconti uno molto eloquente? - chiede Simenon al lettore di Paris Soir in un articolo intitolato Bettole e postriboli - In un traquilla casa di places des Vosges abita un mutilato di guerra che lavora tutto il giorno come ascensorista. La sera è nervoso, ha bisogno di molto sonno. Il suo vicino é invece un reduce intossicato dai gas asfissianti, che vende aspiratori elettrci. Ora dopo il lavoro il gassato ascolta il grammofono per ore e  sempre gli stessi dischi. Ne ha solo sei! E tutti i giorni... Il mutilato ha protestato col portinaio, poi con il proprietario. Ha scritto al commissarato di polizia. Tutto quello che si é potuto fare é stato ordinare che il grammofono fosse spento alle dieci di sera. Ma non è abbastanza! Il mutilato é ossessionato da quella musica. Un giorno i due uomini si sono picchiati sulle scale e si é dovuto dividerli.
Una sera, infine... il mutilato, fuori di sè, è andato dal vicino con un fucile che conservava come ricordo della guerra. Ha sparato. Il gassato non é morto, ma hanno dovuo mettergli uno stomaco artificiale...".

giovedì 15 settembre 2011

SIMENON. IO SONO I MIEI PERSONAGGI, MA...

Frase superflua per un romanziere che scriveva solo in una specie di trance, il famoso "état de roman", e che entrava nella pelle dei personaggi fino a sentirsene male. E non si trattava solo di partecipazione psicolgica, ormai lo sappiamo bene. Lo dimostrano non solo i settecento grammi di sudore di cui erano intrisi i suoi abiti alla fine di ogni seduta giornaliera di scrittura (con tanto di pesata della Boule, prima e dopo), ma ad esepio anche le conseguenze dell'alcolismo, quando scrisse di un uomo afflitto da questa piaga, tanto che il suo medico gli ordinò o di finire molto in fretta il romanzo o di smettere immediatamente.
Eppure... Eppure il mestiere che aveva imparato prima con i romanzi popolari, gli imponeva per ogni genere una struttura diversa, e poi aveva a che fare con le regole di un poliziesco, sia pure sui generis come i Maigret, che gli imponeva un doppio codice quello della letteratura polar e quello della narrativa seriale.
Inoltre, a parte la componente caratteriale, la grande quantità di lavoro evidentemente lo spingeva ad un ordine e ad una tecnica che gli facesse fruttare al meglio il tempo di cui disponeva (soprattutto agli inizi, quando scriveva sino ad ottanta pagine al giorno).
E probabilmente tutto il maniacale insieme di rituali, prima e durante la scrittura deriva proprio da quella esigenza. Appuntare un cinquantina di matite (e in seguito pulire ed oliare bene la macchina per scrivere). Prepararsi nomi, parentele e certe cronologie sulla famosa busta gialla. La sequela dei nomi di scorta appuntati su un foglio, ma anche gli elenchi del telefono, per dare un nome e un cognome ad un personaggio che non aveva previsto. Pipe pulite, cariche e pronte per poter essere fumate una dopo l'altra senza perdere tempo a riempirle. La bottiglia di vino a portata di mano. E ultima, ma non ultima, la targhetta "please don't disturb" sottratta ad un albergo e appesa sulla maniglia esterna della porta dello studio, accuratamente chiusa.
Quelle ore vissute in trance nella pelle di un altro avevano quindi bisogno di una tecnica e dei supporti materiali che man mano divennero dei veri e propri rituali senza i quali Simenon forse non sarebbe riuscito a scrivere, proprio come non avrebbe finito una riga senza essere in "état de roman".

mercoledì 14 settembre 2011

SIMENON. DORINGE, LA SUA IMPLACABILE... EDITOR

"... potete, sin dalla prima lettura, correggere gli errori di battuta, di ortografia, le doppie, ma a condizione di non cambiare e soprattutto non aggiungere e non togliere una virgola, perché sia nel senso grammaticale sia nell'uso corrente, sono maniaco su questo punto. Le altre correzioni fatele senza remore. Quando riceverete di ritorno le bozze, non meravigliatevi se non ho tenuto conto di tutte le vostre osservazioni. Ci tengo a che voi le facciate. Ma io non sono sempre d'accordo con voi. Capita spesso che voi abbiate ragione agli occhi della grammatica. In certi casi me disinteresso, come della ripetizioni delle parole, di certi accostamenti poco eufonici...  In questo André Gide era completamente dello stesso mio avviso. Poco importa se i puristi inorridiscono...".
E ovvio che sia Simenon a parlare, anzi a scrivere, in una lettera del 1960, a riceverla è Doringe una sua storica correttrice. Era belga anche lei, con un trascorso di professoressa d'inglese, giornalista (dalla cronaca alla critica ciematografica) e traduttrice di romanzi americani. Un passato sufficientemente vario e articolato per essere all'altezza dell'universo letterario simenoniano come editor, se nel caso di Simenon si può parlare di un editor, come dimostra il brano della lettera riportata in apertura.
Ma Doringe aveva un carattere deciso e non temeva di esprimere le proprie idee anche se doveva affrontare degli scontri con Simenon. Ma dietro una certa durezza si nascondeva non solo un'ammirazione per lo scrittore, ma forse qualcosa di più. Certo lei aveva una ventina d'anni più di lui, ma era l'unica ad indirizzargli lettere che iniziavano con "Sim de mon coeur...". E ancora la sua sincerità assoluta nelle loro discussioni lo scrittore la definiva "voluttà sadica". Persino Denyse, la seconda moglie, che, nei periodi di revisione dei romanzi la rimproverava di passare più tempo di lei con Simenon, si sentiva rispondere "Ma io non ci vado mica a letto...".
Insomma un personaggio che spesso irritava lo scrittore, ma di cui non avrebbe saputo fare a meno. Ad esempio scrivendo nel 1962 a Sven Nielsen, il suo editore, affermava: "...lei mi rimprovera di non aver ancora imparato quali parole si scrivono con due "n" o due "r", senza pensare che se lo sapessi sarei un correttore invece di ostinarmi a cercare di scrivere dei romanzi...In genere non accetto che una su dieci delle correzioni di Doringe. Altrimenti il mio stile sarebbe piatto come il suo...". E su questo lei lo prendeva in giro, chiedendosi come fosse possibile che un uomo di cinquant'anni non fosse in grado di fare la differenza, tra un accento circonflesso, uno acuto o uno grave.
Ma aldilà di tutto, da parte di Siemenon c'era una stima di fondo confermata da una propria dichiarazione in una lettera del periodo americano "... E' una donna anziana, che lavora per me da tanto tempo, che revisiona tutte le mie bozze, che mi conosce meglio di me stesso  e nella critica della quale ho la massima fiducia...".

martedì 13 settembre 2011

SIMENON. FACCIAMO ORDINE SULLE PROSSIME USCITE

A sinistra, il libro mai uscito, a destra, quello ora annunciato in anteprima 
Adelphi annuncia tra le proprie anteprime, una nuova inchiesta del commissario Maigret: Maigret e l'omicida di rue Popincourt. Che sia annunciato non significa sempre che poi esca davvero.
Vogliamo ricordarvi infatti il post scritto il 4 luglio dove annunciavamo, riportando fonti Adelphi, le consuete novità per l'estate costituite da un romanzo di Simenon, L'assassino, e un'inchiesta del commissario Maigret e l'omicida. Quando i libri apparvero sugli scaffali delle librerie, l'indagine era cambiata e l'omicida aveva fatto spazio a l'uomo solitario (chi ne avesse voglia potrebbe rileggersi quel post Simenon. Maigret e il caso dell'omicida divenuto uomo solitario ).
Ma questo ha un'importanza relativa per i lettori vergini, leggere un'inchiesta del commissario, invece di un'altra, non cambia granchè (anche perchè Adelphi nel suo criterio per le uscite non ha mai usato quello della cronologia originale), un po' meno, magari, per chi va in cerca di un titolo specifico.
Ma adesso torniano al Maigret annunciato in anteprima e cosa scopriamo? Che è lo stesso che doveva uscire ai primi di luglio, ma... Già c'è un ma, infatti se il romanzo é assolutamente lo stesso (titolo originale Maigret et le Tueur, scritto nell'aprile del 1969 ad Epalinges e pubblicato alla fine d'ottobre da Presses de La Cité) il titolo italiano si è allungato: da Maigret e l'omicida a Maigret e l'omicida di rue Popincourt. Stessa copertina e stessa foto del libro mai uscito (vedi le foto), ma titolo più... ricco, grazie alla specificazione della via dove è avvenuto l'omicidio.
La trama? La trovate nel post del 4 luglio Simenon. In arrivo un assassino e un omicida... estivi . Speriamo che questa sia la volta buona e ...buona lettura.