lunedì 6 febbraio 2012

SIMENON. I LETTORI DI MAIGRET... ANCHE QUELLI "ELETTRONICI"

Nel post di ieri  avevamo riportato un intervista in cui Simenon parlava anche dell'età dei suoi lettori. In un dichiarazione  alla stampa, Giorgio Pinotti, della casa editrice Adelphi (l'editore italiano di tutti i Simenon), ha oggi dichiarato "... Simenon è uno dei nostri autori di punta. Negli anni la popolarità del commissario è cresciuta, soprattutto tra i più giovani, tanto che ora l’età media dei suoi lettori è di 35 anni. Anche per questo motivo abbiamo deciso di pubblicare le inchieste in e-book...”, a proposito del successo nel mercato dell'editoria digitale delle prime quattro uscite delle inchieste del commissario (come avevamo ampiamente riportato sul nostro post del 31 gennaio Simenon. Cambia tutto, ma Maigret fa sempre centro ).
Che fosse un loro autore di punta (se non addirittura l'autore) non avevamo dubbi. Che potesse essere così popolare da attrarre anche un pubblico particolare come quello degli ebook anche è un fatto che non ci stupisce più di tanto. Dobbiamo ancora una volta sottolineare che, nella sua vita, questo seriale, come forse nessun altro (e soprattutto all'epoca), si pone a cavallo tra la lettratura di genere e il romanzo tout court. Le trame sono sovente più profonde e articolate di quanto potrebbero sembrare ad un primo impatto. I personaggi non sono né stereotipati né schematici. Anche i pochi tratti che Simenon riserva alla loro descrizione sono quelli giusti e sufficienti a conferire alla figura da un parte quasi una tridimensionalità e, per altro verso, quell'umanità che ce la rende vicina. I temi tratti non sono banali, ma spesso intrecciano le problematiche come il destino dell'uomo e del suo rapporto con i male e il bene. Anche lo stile e il linguaggio dei Maigret si assimilano sempre più a quelli dei romanzi e soprattutto lo scarno vocabolario che Simenon dichiarava di usare (non più di duemila parole) è praticamente analogo.
E questo è evidentemente un altro argomento che spiega la popolarità della serie. Come più volte è stato detto il grande pubblico dei Maigret non è certo tutto composto da giallisti accaniti. La trama gialla, che pure c'è e costituisce una spina dorsale essenziale, spartisce la ribalta con gli altri elementi succitati e finisce per interessare una platea di lettori che oltrepassa lo zoccolo duro di appassionati di gialli, noir o, per dirla alla francese, di polar.

domenica 5 febbraio 2012

SIMENON CI RACCONTA CHI SONO I SUOI LETTORI

A cercare si fanno dei giri che ti portano in giro per il mondo e poi ti riportano a casa. E così, cercando tra le interviste rilasciate da Simenon, ci siamo imbattutti quella concessa al giornalista Roberto Gervaso, (per il Corriere della Sera?), poi raccolte con altre in un libro, La mosca al naso - Interviste famose (Rizzoli - 1980). Traccia di questa, l'abbiamo scoperta in un blog brasiliano, Perspectiva, che riporta l'intervista, in portoghese, tratta dalla rivisa Oitenta che la pubblicò nel 1984 e ripresa poi nel settembre del 2009 dal suddetto blog.
Si tratta, come nello stile di Gervaso, di una serie secca di botta e risposta. Qui riportiamo un estratto in cui il giornalista chiede a Simenon chi fossero i propri lettori. 

Gervaso - Dove ha più lettori? 
Simenon - Negli Stati Uniti e in Unione Sovietica. 
Gervaso - Più donne o più uomini? 
Simenon - Prendendo come riferimento le lettere che ricevo, sono metà e metà.
Gervaso - Cosa dicono le donne in queste lettere? 
Simenon - Si confidano e chiedono consigli.
Gervaso - E gli uomini? 
Simenon - Mi scrivono dei loro problemi. Soprattutto, quelli medici e quelli psichiatrici. 
Gervaso - I suoi libri sono più letti dai giovani o dai meno giovani? 
Simenon - Sono lettori dai tredici agli ottanta anni. 
Gervaso - Più intellettuali o più uomini qualunque? 
Simenon - Sia questi che quelli.

Può stupire che negli anni '80 Simenon vedesse come i suoi migliori mercati gli Stati Uniti e l'allora Urss. Non cita né i paesi europei, né l'Europa come continente che pure dovevano essere plausibilmente i bacini del suo zoccolo duro di lettori. Ma non dimentichiamoci che Simenon è stato tradotto in oltre trenta lingue e che lo scrittore stesso si chiedeva come culture così diverse dalla sua potessero apprezzare i suoi romanzi. Certo, le storie che lui racconta spesso non sono ambientate in  un luogo specifico e risultano poco contestualizzate. Ma la riposta vera va cercata nell'universalità che si trova nelle sue creazioni. Il famoso "uomo nudo", che lui andava cercando è l'uomo con le sue pulsioni primarie che vive in ogni parte del mondo. E anche lettori lontanti dalla cultura francese forse finiscono per ritrovarsi nei suoi personaggi.

sabato 4 febbraio 2012

SIMENON, PARLACI DI TUA MADRE

Il rapporto tra lo scrittore e sua madre è sempre stato assai problematico come abbiamo descritto in particolare nel nostro recente post del 14 gennaio Simenon. Una madre lontana... una lettera tardiva. Quest'oggi vogliamo proporvi in proposito una interessante intervista realizzata nel 1975 dalla giornalista Catherine Charbon nel programma televisivo la Voix au chapitre, per l'emittente svizzera e che ora è messo on-line dal sito dell'archiovio della stessa RTS. E' una chiacchierata in cui Simenon  commenta anche il suo romanzo Lettre a ma mére (1974). Si tratta di oltre 13 minuti di conversazione, ovviamamente tutti in francese. Cliccate qui per vedere Simenon e sua madre

venerdì 3 febbraio 2012

SIMENON. QUANTO PUO' ESSERE NOIR LA NEVE?

Sarà per la suggestione della neve, che in questi giorni sta coprendo l'Italia, capitale compresa, che ci torna alla mente il titolo di uno dei più duri e neri romanzi di Simenon, La Neige était sale, appunto. Scritto a Tucson (Arizona) nel '48  a ridosso della morte del fratello. E i paralleli con la scomparsa di Christian sono più d'uno. Intanto lo scenario è quello della seconda guerra mondiale, analogo a quello in cui il fratello stava combattendo in Indocina con la Legione Straniera. Ma il protagonista non è un soldato, è un figlio viziato di una tenutaria di un bordello. Eroe negativo per eccellenza che, giovanissimo senza legami, crede che uccidere per sfida farà di lui un uomo. Poi si troverà ad uccidere per necessità. E' uno dei romanzi più neri, e duri che Simenon abbia mai scritto. Ma anche qui c'è l'esperienza personale. Dicevamo prima del fratello morto combattendo "per le necessità in una guerra". Ma si trovava lì perchè il fratello scrittore lo aveva fatto fuggire dal Belgio, dove rischiava la forca perchè anche lui aveva ucciso gratuitamente, con le squadracce filo-naziste in cui militava, intere famiglie inermi di ebrei e di comunisti. Così Frank il protagonista di questo romanzo si muove in una sorta di delirio di onnipotenza dove le nefandezze e i crimini che compie fanno parte non solo della sua abiezione, ma anche dell'indefinito luogo in cui la vicenda ha luogo. E qui il romanziere crea uno  sfondo di violenza, di doppiezza, in un clima di cupezza. Ecco perchè si parla di noir e non è un caso che riferendosi a questo romanzo Dashiell Hammett, padre dell'hard-boiled, dichiarò al Los Angeles Times che Simenon era il miglior esponente del genere noir "... perchè è intelligente e per certi versi mi fa pensare a Edgard Poe...". Ed era anche piaciuto ad uno dei padri letterari di Simenon, Andrè Gide, perché lo confermava, a suo avviso, uno dei migliori romanzieri della letteratura francese.
E come poteva un romanzo così accativante non risvegliare gli appetiti dei produttori cinematografici?
Lo fece infatti nel '54 e si concretizzò in un film diretto da Luis Saslavsky. Ma ci fu anche una riduzione teatrale per  le Théatre de L'Oeuvre, esperienza per la verità non del tutto gratificante per Simenon. Comunque qualcuno prende questo romanzo anche come un salto di maturità nell'opera letteraria di Simenon.  Non si avverte più il "mestiere" dello scrittore, sfumano anche le tracce dei meccanismi che organizzano il romanzo, non si avverte più la volontà di dimostrare delle tesi. Tutto si amalgama e il risultato è un opera letteraria dove, nonostante la tragicità del tema e la durezza della vicenda, tutto è naturale, semplice e allo stesso tempo non banale, profondo nella sua capacità di raccontare, quasi in modo disarmante, il lato più oscuro dell'uomo.

giovedì 2 febbraio 2012

SIMENON. LA CALDA STAGIONE DI DENYSE E GEORGES


Del loro incontro abbiamo già raccontato. Amore e sesso a prima vista. Soprattutto per Simenon che rimane folgorato da questa canadesina ventincinquenne, al primo impatto fredda e calcolatrice, ma poi rivelatasi passionale e sensuale. Un melange in una sola donna che per la prima volta colpisce lo scrittore, ne rimane stregato.
Ma la passione tra i due non finisce lì, con il primo incontro anche se finisce ben presto tra le righe di uno dei più famosi romanzi di Simenon, Trois chambres a Manhattan (1947). Denyse non è tipo da farsi usare per poi essere messa da parte, né d'altronde Georges si è mai sentito così attratto da una donna.  Andiamo a vedere come prosegue la loro storia con un Simenon ancora ufficialmente sposato, anche se di fatto lui e Tigy fanno ognuno ormai una vita a sè, tranne per ciò che riguarda il figlio Marc. Denyse entrerà in casa come segretaria di Simenon (ufficialmente anche a causa della sua ancora scarsa padronanza dell'inglese) per occuparsi di tutte le pratiche per i diritti, le traduzioni, i contratti. Anche lei  inizierà a vivere a casa Simenon un po' al suo servizio, poi le cose cambieranno. Come per versi differenti era già successo a Boule e come accadrà poi a Teresa.
Ma torniamo alla passione tra i due. Negli incontri successivi, Simenon si convince di essere davvero coinvolto da quella donna, tanto da scoprirsi geloso. Per lui è una novità assoluta cui però non riesce a sottrarsi. Anche lei lo ha capito ed è proprio per questo che gli racconta le sue eseprienze sentimentali e sessuali, con ufficiali della marina,  con un certo lord inglese, la sua frequentazione di party e Simenon commenta "... li conosco bene quei party: si beve forte, si mangiano tartine e tramezzzini e, nella calca, è tutto un gran pomiciare, quando addirittura non ci si chiude in bagno per una sveltina..." Ed è lei stessa a raccontargli di come una sera, appunto durante un party, avesse all'improvviso sentito voglia di fare una nuotata e si fosse gettata nuda nella piscina che era lontana alla festa e al buio. Ma qualcuno, volendole fare uno scherzo, all'improvviso accese tutte le luci. E lei si era ritrovata lì, come mamma l'aveva fatta, dando spettacolo a tutti gli invitati. Vero? Falso? Quante delle cose che lei gli raccontava all'inizio erano vere o solo delle storie per farlo ingelosire? O anche per darsi un tono, lei giovane, che veniva da Ottawa, cercava in qualche modo di mettersi al livello di quell'uomo, che arrivava a Parigi, era uno scrittore famoso,  aveva girato il mondo e, a poco più di quarant'anni, aveva un'esperienza di ben altro livello rispetto alla sua. E così aveva trovato nella gelosia la leva su cui fare forza.
E in proposito vediamo cosa ricorda Simenon stesso in Mémoires intimes (1981). "...L'ascensore, la porta della suite il salottino, la camera dove lei cominciò a togliersi i vestiti, con gesti da spogliarellista,, osservandomi con la coda dell'occhio.... Entrai in lei come se volessi trafiggerla, e i suoi occhi si intorbidivano, si appannavano poco a poco... questa volta non si accontentò di sospiri ed ansimi: gridava, gridava davvero e tra un grido e l'altro diceva: 'Amore mio..." arrotando la 'r' come i borgognoni... A un certo punto sembrò perdere il controllo e al secondo amplesso, tutta ansante, gridò più forte che mai... ' Ti amo Georges'..."
Immagini, sensazioni, passione, un tumultuoso susseguirsi di stati d'animo investiva Simenon che intanto si chiedeva se l'amasse o la detestasse. Era ancora in una fase di totale stordimento. Alle sue provocazioni il nostro Georges rispondeva: "...Ad un tratto non era più l'aggraziata signorina in tailleur del Brussels' ( il loro primo incontro) e non fosse stato per tutto quel trucco che aveva sulla faccia, avrei potuto prenderla per una ragazzina che non ha il coraggio di affrontare la vita. Aveva bisogno di essere rassicurata , bisogno soprattutto di quella tenerezza che non aveva mai osato chiedere, per non fare la figura della collegiale, e che gli uomini non le avevano dato...".
Insomma se non sono queste le parole di un uomo davvero innamorato. Ma nel loro rapporto tenerezza e violenza, amore e passione si intrecciavano: "...Al contrario dell'amore  (e adopero questa parola non trovandone altre), la passione si alimenta anche di violenza. Ormai ero sicuro che lei mi esasperava deliberatamente, per farsi brutalizzare. E in quel periodo in cui avevamo bisogno di bere per alimentare il nostro fuoco interiore, io l'ho effettivamente brutalizzata. Spesso quando non raggiungeva il suo scopo, era lei a schiaffeggiarmi. Io non reagivo e lei aggressiva mi diceva: ' Lo vedi come sei sconcertato quando qualcuno ti tiene testa? So tutto degli uomini, io, e tu non sei diverso dagli altri...".
Ma non era vero.
Simenon era ormai convinto di amarla e si era prefisso di toglierla da quella spirale di sensi di colpa, di paure e di arroganza. Queste erano le buone intenzioni del principio. Ma questa vena di tensioni e di violenza caratterizzerà come un fiume carsico attraversando la loro storia, le nozze, i tre figli e per riemergere prepotentemente portando alla fine del rapporto tra Denyse e Georges.

mercoledì 1 febbraio 2012

SIMENON. UN ROMANZIERE SENZA EREDI?

"... mi piacerebbe creare i mei personaggi con un maggior peso, più tridimensionali... Tento di rendere ciascuno di loro pesanti come una statua e fratelli di tutti gli uomini della terra...". Lo diceva Simenon nel '58 in una conferenza a Bruxelles.  E' una parte importante degli obiettivi dello scrittore che la considerava come una sorta di vocazione. E lo aveva affermato esplicitamente più volte. Se non fosse riuscito nell'intento di raccontare la realtà e l'uomo così come sono, nudi e crudi, tutta la sua opera non sarebbe servita a niente.
In realtà ci è riuscito benissimo e non siamo soli in questa valutazione. A tale proposito la professoressa universitaria Marie-Paul Boutry nel suo Les 300 vies de Simenon (C.M. du Garde éditeur - 1990) scrive "... si legge Simenon un po' come lui scrive, ciascuno vi ritrova ombre, luci e riflessi della propria vita. Questo immenso universo simenoniano, dove volteggiano dei geni inquieti, senza riferimenti e senza illusioni su sè stessi, costituisce una delle più magistrali raffigurazioni del nostro secolo..."
A distanza di oltre vent'anni quest'affermazione non è sempre condivisa. O perlomeno c'è ancora chi trova degli alti e dei bassi nella produzione simenoniana e, per esempio, non riesce a non considerare tutto il cotè Maigret come una zavorra che abassa il livello dell'intera produzione. Indubbiamente ci sono dei romanzi meglio riusciti ed altri meno. Ma questa è un'ovvia considerazione, resa ancor più banale da una produzione tanto imponente. Quello che ci interessa qui è però analizzare quanto della sua opera abbia una presenza viva e quanto influenzi ancora oggi la letteratura. Il tema è di quelli che fanno tremare i polsi e oltrettutto questa sede non è la più idonea ad approfondire in modo esausitivo l'argomento. Ma ci sembra doveroso accennare alcune considerazioni...
• Primo. E' un fatto che la presenza dei suoi titoli tra i best-seller più venduti ancora oggi sia una testimonianza della sua modernità. La sua prosa asciutta e stringata fa ancora larga breccia in un publico trasversale ed eterogeneo. Il suo tratteggiare personaggi, vicende e atmosfere con poche parole è sulla lunghezza d'onda del linguaggio odierno sempre più conciso e sintetico.

• Secondo. E' vero. Simenon nelle sue storie è sempre alla ricerca dell'uomo nudo, come spiegava lui stesso, l'uomo al netto di sovrastrutture, convenzioni e condizionamenti sociali. Ma per fare questo passa inevitabilmente attraverso un'analisi delle caratteristiche sociali, della mentalità dominante, dei meccanismi che producono disuguaglianza ed emarginazione.. Con questo questo non vogliamo etichettare l'opera di Simenon come sociologica, ma evidenziare, come, a nostro avviso, questo aspetto non viene sufficientemente sottolineato e come, oltre l'uomo, anche la società e le sue dinamiche entrano nel mirino dello scrittore. E pure questo lo avvicina ad una sensibilità odierna dove è sempre più difficile per un autore estraniarsi dalla realtà
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• Terzo. Simenon non è ancora considerato un classico, accademicamente parlando, ma una sorta battitore libero, di livello certo, ma che non ha conseguito una consacrazione definitiva. E' forse ancora considerato troppo isolato e nemmeno capostipite di una scuola o di un romanzo simenoniani. Molto spesso, analizzando un romanzo di un nuovo autore, in questi anni si è scritto  "...  e poi, come Simenon, dimostra un capacità di....". Ma, a quanto  ci risulta nessuno è considerato un suo erede.  Non si contano le affermazioni che al tempo definirono Simenon "il Balzac del '900".
Nessuno scrittore è stato etichettato come "il Simenon del 2000".
Qualche suo tratto stilistico, un certo suo approccio alle storie, alcuni suoi temi, li ritroviamo singolarmente qua e là in diversi autori. Ma sono tutti "pezzetti" di Simenon che vanno a... concimare  le opere di alcuni scrittori. Ma la sua globale espressione letteraria non ha generato eredi.

• Quarto. In questo essere solo, conta probabilmente anche la sua naturalezza, diremmo quasi disinvoltura, a passare dalla letteratura alta a quella più popolare (divisione tipica della critica italiana). Anche quel ritrovarsi a suo agio su vari registri, altra capacità rara da trovare ed evidentementte anche da replicare, per qualcuno è lungi da essere un talento e considerato una versatilità non positiva.

Ci sarà chi ci rimproverà di aver sbrigativamente archiviato la domanda posta all'inizio, ma speriamo comunque di aver fornito spunti per riflessioni, per critiche e per precisazioni, magari utili anche per un eventuale dibattito.