martedì 31 gennaio 2012

SIMENON. CAMBIA TUTTO, MA MAIGRET FA SEMPRE CENTRO

In fondo dalla data del suo lancio, nel 1931, fino a qualche settimana fa' per le inchieste di Maigret poco era cambiato. Nel senso che i libri pubblicati da Adelphi poco differiscono da quelli di Fayard che i francesi iniziarono a leggere ottant'anni fa'. Una copertina,  fogli di carta stampata, una rilegatura, si acquistavano in librerie o in qualche chiosco.
Certo oggi nel 2012, le procedure di stampa sono migliorate, i caratteri sono più definiti, la composizione della carta è molto cambiata, la diffusione e la vendita dei libri si è capillarizzata. Ma sostanzialmente il prodotto è sempre quello.
Adesso invece il salto. Come vi avevamo accennato in un nostro precedente post (vedi il 17 gennaio Simenon. Dieci volte digitale), l'editore milanese dopo qualche titolo di Simenon, ha iniziato a mettere sul mercato la serie completa delle inchieste del commissario in ebook, partendo dai primi cinque titoli.
Questa è, come abbiamo più volte detto, un vera rivoluzione. Niente carta, nessun inchiostro... niente libro. In sua vece un immateriale "file" di testo che può essere visualizzato da tutta una serie di strumenti (ereader, computer, pc, notebook, tablet, smartphone, etc) e letto con maggiore o minore facilità  sul loro schermo.
E ai primi rilevamenti, sembra che anche in versione digitale, il nostro commissario abbia fatto centro. Secondo BooksBlog (16-22 gennaio) tre titoli su cique appena affacciatisi in classifica hanno conquistato il quinto posto. Su Amazon, ad oggi  li ritroviamo al 2°, 3°, 5°, e 7° posto. Invece  su Bookrepublic, altro portale di diffussione degli ebook, i quattro titoli di Maigret hanno fatto piazza pulita, occupando i primi quattro posti dei più venduti. E ancora, sulla graduatoria di Feltrinelli per l'editoria digitale, i quatto Maigret sono al 4°, 5°, 7° e 8° posto.
Insomma un successone, che però non ci stupisce. E vero che il pubblico degli ebooks è diverso (anche se in parte sovrapponibile) a quello dei libri tradizionali, e con una notevole componente di una fascia giovane, più in confidenza con l'ultima tecnologia elettronica. Ma in ottant'anni quante volte sarà cambiato il pubblico di Maigret? Quante diverse generazioni di lettori, per motivi diversi, hanno scoperto le inchieste del commissario e sono poi diventati appassionati fedeli? Da oggi la scoperta di Maigret passerà anche per gli ebook... E se il buongiorno si vede dal mattino...

• Doverosa  annotazione. - Su Simenon-Simenon, avrete sicuramente trovato refusi, qualche accento sbagliato, dei plurali sballati, doppie mancanti o in sovrabbondanza. Errori. Che siano dovuti alla fretta, all'ignoranza, alla disattenzione sono comunque errori. Ce ne scusiamo con i nostri lettori e cercheremo di farne sempre meno. Questo cappello è per spiegare un grossolano errore che avete letto nella nostra rassegna stampa. Nell'incipit dell'articolo di ieri de Il Sole 24 Ore, Simenon. Ce l'ho. Mi manca, proprio sul successo dei Maigret in ebook, si trova scritto "...gli ebook di Simenon (quelli a pagamento) hanno fatto l’amplein...". Ecco "amplein" non è farina nostra, ma di chi ha firmato l'articolo in questione. Non ci pare sia francese e nemmeno inglese, l'unica ipotesi che ci viene in mente è che sia la trasposizione scritta della pronuncia di "en plein"  (in francese: in pieno, appieno, etc...), a meno che non si tratti di un neologismo, a noi ancora ignoto, forse tratto dal suono dell'allocuzione francese... Mah... Chi ne sa più di noi, per favore, ci dia lumi.

lunedì 30 gennaio 2012

SIMENON E IL '68. DALLA PARTE DEL... MOVIMENTO

Siamo andati a ripescare una corposa intervista fatta allo scrittore, da un simenonologo doc, Francis Lacassin, fatta per Le Magazine Letteraire nel 1975. In quell'occasione, Lacassin chiede tra l'altro qual era il giudizio di Simenon sul maggio '68, sul movimento studentesco e sull'aria di rivolta, se non di rivoluzione, che si respirava allora a Parigi e in tutta Europa.
Sono delle risposte abbastanza sorprendenti, in considerazione che ormai Simenon non era più un giovanotto... aveva settantadue anni, un'età in cui spesso le opinioni conservatrici prevalgono.
Arrivati a parlare d'attualità lo scrittore afferma che "...seguo l'attualità da vicino, ma non mi tocca. E' una curiosità, come la televisione che accendo, quando sono troppo stanco per leggere: la guardo sì, ma se mezz'ora dopo mi chiedete quello che ho visto, faccio fatica a rispondere. L'attualità... è un po' stesso la solità roba: gli stessi vincitori, gli stessi sconfitti. Spero che gli sconfitti un giorno abbiano la meglio sugli altri, ma spero di non dover passare prima un epoca ancora più reazionaria di oggi...".
Il Simenon anziano che vive nella sua casetta rosa al 12 di rue des Figuiers  a Losanna, in compagnia di Teresa, è in effetti un'uomo ormai distaccato dal mondo, anche da quello letterario, non scrive più da qualche anno, passa il tempo con il registratore ad incidere quelli che saranno i Dictées. Ma è lucido e ha le idee ben chiare su quello che sa succedendo nel mondo. E a questo proposito Lacassin gli chiede se al riguardo sia pessimista e come valuta le conseguenze del movimento del '68.
"... Enormemente, Tutti i goveri di destra hanno avuto paura. E quello che ora dà più soddisfazione.... Quando Giscard si è accorto che Mitterand aveva una forza politica equivalente cosa ha fatto? Ha copiato il programma di Mitterand e ora si sforza di realizzarne un certa parte: la legge sull'aborto, la pillola, il divorzio, il voto a diciott'anni. Ma, vedrete,  non riuscirà a rimanere in carica.
Sperano in questo  modo di canalizzare la rivoluzione. Ma qualsiasi cosa essi facciano, questa ormai è partita. Ci sarà prima un nuovo fascismo, come quello che rischiano di avere in Italia dove le destre sono molto ben armate e hanno molti uomini importanti al loro servizio o meglio "nelle loro tasche", perchè questi gli devono molti soldi. In Francia vedete come si parla sempre più di milizie private e dell'aumento dei guardiani della pace, dell'aumento dei poteri della polizia... etc. E' un brutto segno. Ma in fondo è un buon segno: il Francese reagirà quando questi continueranno così...".
Ecco un Simeon davvero indito molto schierato contro la conservazione e le politiche delle destre.
E se non fosse chiaro, rincara la dose quando Lacassin gli chiede cosa avrebbe fatto se nel '68 avesse avuto diciotto anni.
"... sarei di sinistra. Ma più a sinistra dei comunisti. Nei paesi occidentali come la Francia, l'Italia, i comunisti sono borghesi, starei per dire capitalisti. Von Darwel, che ho consociuto bene, che era presidente della Seconda Internazionale Socialista, diceva 'Se non vogliamo una rivoluzione sanguinosa, occorre dare ad ogni famiglia e che noi abbiamo le nostre coperative e le nostre banche'. A Liegi ho visto nascere le grandi coperative e le banche socialiste. Sul piano pratico in Belgio i socialisti si relazionano assai bene con la borghesia. Si può dire che siano degli uomini di sinistra? Io non credo. O almeno è una sinistra molto...rosa...".
A questo punto non c'è molto da dire, il pensiero del Simenon settant'enne è chiaro e netto. E l'intervista racconta come Simenon abbia passato gli anni del '68.
"...ero elettrizzato. Passavo le giornate davanti alla radio e alla televisione. Mio figlio Johnny, che ora studia ad Harvard, era allora sulle barricate di boulevard Saint-Michel. Ha rimediato un bel po' di botte dai poliziotti. Me lo raccontava al telefono e i domandava 'Non sei arrabbiato, vero?'. E io gli rispondevo 'Al contrario, continua'..."

domenica 29 gennaio 2012

SIMENON. SANCETTE L'ANTI MAIGRET O L'ANTE MAIGRET?

Sappiamo senza ombra di dubbio, che apparizioni di Maigret si ritrovano in altri titoli di Simenon, ben prima che il personaggio del commissario assumesse la configurazione definitiva con cui fu lanciato nel '31 e che lo rese famoso in tutto il mondo.
Tracce di Maigret, se così possiamo dire, si trovano in tre titoli antecedenti al lancio ufficiale fin dal settembre 1929 in Train de Nuit, ne La Jeune Fille aux perles dell'estate del '29  e ne La femme rousse del 1930.  Ma c'erano stati altri tentativi di creare un seriale di genere poliziesco. Vi abbiamo parlato di Ives Jarry comparso in quattro romanzi fin dal 1927 e di altri personaggi (vedi il post del 29/03/2011 Nasce Maigret. Come è andata davvero). Ma nessuno di loro attecchì. Evidentemente non convinsero per primo l'autore.  Però la strada imboccata era quella giusta. Infatti un altro tentativo Simenon lo fece con l'ispettore Sancette, detto anche l'ispettore 107, che fà al sua comparsa nel '29 proprio contemporaneamente all'uscità del citato Train de nuit. Il titolo è Captain S.O.S,  la sua prima inchiesta. La serie poi continuerà sulla rivista Ric et Rac con ben quattordici racconti, pubblicati come la serie Les Exploit de Sancette tra il maggio '29 e il febbraio 1930. Poi assistiamo ad un'evoluzione, Sancette diventa l'ispettore G.7 per una raccolta di racconti dal titolo Les Treize Enigmes uscita sul magazine Détective (e poi per Fayard in un omonimo volume nel '32). Ma la fine di Sancette è vicina. Nell'ottobre del '31 esce un'altra sua avventura La folle d'Itteville, ma nel frattempo è arrivato l'uragano Maigret che tra febbraio e settembre di quell'anno ha già lanciato sul mercato ben nove titoli! Il successo era nell'aria, ma il gradimento da parte del pubblico del commissario di Quai des Orfévres a quel punto era ormai una solida realtà. Al contrario, La Folle d'Itteville si era rivelato un mezzo flop. Non c'era storia e quella fu l'ultima apparizione di Sancette.
Ma cerchiamo di capire differenze e analogie tra il povero Sancette e il fortunato Maigret.
Primo e non secondario aspetto. L'autore di Sancette era ancora tale Christian Brulls. Con Maigret nacque lo scrittore Georges Simenon.
Qualcosa in comune l'ispettore e il  commissario ce l'hanno. Il primo infatti dichiara in Captain S.O.S. "...un vero poliziotto è un confessore al quale nessuno dirà nulla e che dovra scoprire tutto!... - oppure - Cos'è un crimine? Un atto commesso da un uomo! Quello che mi interessa è la mentalità dei criminali... E' stato commesso un crimine... io mi metto al posto di colui che l'ha compiuto... Cerco di avere gli stessi pensieri che lui ha avuto..."
Sembra in effetti per certi versi il "metodo Maigret". Anche Sancette mangia in un bistrot di place Dauphine. Abbiamo prima detto della sua sigla 107... in effetti in francese la pronuncia del numero centsept é quasi indentica a quella del suo nome. Ma anche questo è un nome ombra, quello vero è Joseph Boulines, sembra che usasse questo espediente per nascondere il fatto che era figlio di un alto funzionario.
Giovane, allegro, gioviale, Sancette, scapolo dagli occhi azzurri, è un bravo ragazzo, niente a che fare con il burbero, massiccio e a volte brusco commissario, ma tutti e due fumano la pipa (anche se allora in Francia era  un'abitudine molto più diffusa di oggi). E poi non ha certo il fisique du role di un funzionario di polizia, dove era entrato a soli diciotto anni e dove, grazie al suo fiuto straordinario per la soluzione dei casi, fà un'incredibile carriera. E' il beniamino della polizia giudiziaria, chiamato spesso gamin, cioè ragazzo. Il "ragazzo" ha una convinzione: se nei primi tre giorni dell'inchiesta troverà un indizio, per piccolo che sia, poi il resto sarà un gioco da ragazzi.
Come maialla fine Maigret vinse su Sancette? Forse un certo spessore che si ritrova nel primo manca nel secondo? Probabilmente la caratterizzazione del commissario risultava più originale e marcata. Quella di Sancette, per quanto si distaccasse dai cliché del poliziesco allora in voga, non era poi così diverso... Era pur sempre un giovane, brillante, scapolo, in carriera... insomma molti suoi tratti erano in comune con tanti e tanti altri protagonisti della letteratura di genere.
Maigret invece fu una vera rottura, un decisa inversione di rotta che inoltre permise all'autore anche allargarsi più di un volta alla letteraura tout court, aldilà delle regole che allora vigevano per il polar.
Forse il commissario vinse perchè era un personaggio più vicino alla gente comune, con le sue umili origini, i suoi anni di gavetta in polizia, il suo gusto per le cose semplici?
Magari vinse perché nelle sue inchieste si presagiva la trasformazione di Simenon da scrittore a romanziere... Le vicende del commissario non costituivano forse l'anticamera di quel tipo di letteratura cui fin da giovanissimo l'autore aveva aspirato?

sabato 28 gennaio 2012

SIMENON. MAIGRET "RACCONTATO" DA PINTER E NON SOLO...

Grande. Anzi grandissimo. Lo abbiamo citato più volte qui su Simenon-Simenon sia nei post, sia riproponendole sue opere (qualche volta addirittura, indegnamente, giocandoci) . Stiamo parlando di Ferenc Pintér, indiscutibilente l'autore delle più belle copertine del Maigret targato Mondadori. Certo con sempre davanti la faccia del nostro commissario televisivo, Gino Cervi, ma la sua arte, la sua sensibiltà, la sua capacità di rendere con pochi tratti e qualche macchia di colore il personaggio, sono a nostro modesto avviso, insuperabili e hanno creato degli orginali capolavori.
E anche la cabala ci ha messo del suo. Infatti Pintèr è nato insieme a Maigret, nel 1931, nello stesso anno in cui veniva lanciata la serie dei Maigret con il famoso Bal Anthropométrique.
Il piacere di parlare ancora una volta di questo artista ce lo fornisce l'uscita di Tutti gli Oscar di Pintér per i tipi della Little Nemo, un volume curato da Santo Alliago che comprende ben 800 copertine create dal grande illustratore per la famosa collana mondadoriana (prezzo 35 euro)
Vale ricordare che Pintér italiano, di Alassio, ma che, a nemmnon dieci anni, si trasferì in Ungheria per dei problemi di salute del padre che infatti morì di lì a qualche anno. Nel '56, durante la rivolta ungherese contro l'invasione russa, riuscì a fuggire da Budapest e a tornare in Italia dove dal 1960 iniziò a lavorare per Mondadori.
La sua inconfondibile mano non si cimentò solo su Maigret, ma i suoi quadri (scusate, ma noi quelle copertine le consideriamo dei veri e propri quadri), per gli appassionati del commissario simenoniano, costituiscono un'icona nel loro immaginario collettivo, e questo libro dà l'occasione a chi, per ragioni anagrafiche ha conosciuto solo quelli di Adelphi, di scoprire l'universo creativo di Pintér che oltretutto si attaglia perfettamente allo stile di Simenon. Anche lui riesce a creare con pochi essenziali tratti un 'atmosfera coinvolgente. La stessa capacità dello scrittore di individuare quei particolari che ci raccontano una storia. Anche lui, come l'autore, esprimendosi senza ridondanze è capace di realizzare un opera completa che non manca di nulla, ma dove non c'è una pennellata di troppo.
Tutti gli Oscar di Pintér, completa tra l'altro la triologia della Little Nemo sul grande illustratore, scomparso nemmeno quattro anni fa', aggiungendosi a Tutti i Maigret di Pintér e a Tutti gli Omnibus Gialli di Pintér formando, con i contributi di Ferenc Pintér, Antonio Pintér, Stefano Salis, Vittore Armanni e Massimo Romano, il confanetto Ferenc Pintér (al prezzo speciale fino al 3 marzo di 99 euro invece di 130).
Chiunque volesse, potrà acquistarli on line. Cliccare qui

giovedì 26 gennaio 2012

SIMENON. MAIGRET CATALOGATO COME MOZART?

L'eclettico Steve Trussel
La catalogazione è un importante strumento per tutti gli studiosi di un certo ambito. Tanto per fare un esempio, potremmo citare quello delle opere di Mozart. Sì, Wolfgang Amadeus Mozart le cui creazioni  furono catalogate dal musicologo austriaco Ludwig Ritter Von Köchel. Da qui la cifra alfa-numerica che precede il nome delle compsizioni mozartiane: come il Rondò in si bemolle maggiore siglato K 269, dove K sta per Köchel e 269 indica la collocazione cronologica.
Pochi lo sapranno, ma esiste anche una catalogazione per le inchieste del commissario Maigret, romanzi e racconti. Questa è dovuta all'eclettico ed enciclopedico Steve Trussel che ha ideato un sistema in inglese che si basa però sui titoli orginali in francese. La classificazione in questo caso non ha nessun ordine cronologico. Dal titolo originale vengono estratte tre lettere, che nel titolo sono consecutive e ritenute significative e non si tratta quindi nemmeno di acronimi. Queste sigle vengono poi ordinate alfabeticamente dal 1° AMI per Mon ami Maigret del '49, fino al 103° VOY per Maigret voyage del '57.
Va sottolineato che le sigle sono in maiuscolo per i romanzi, ma variano e sono invece tutte in minuscolo per i racconti. Ad esempio la sigla del 91° Stan le tueur, racconto del '37 è sta, tutto minuscolo. Qualche altro esempio. Al numero 52 troviamo LOG, Maigret, Lognon et les gangsters, sempre romanzo del '51, al 13° posto c'è ceu che corrisponde al racconto Ceux du Grand Café del '38.
Non è proprio quella che si definisce una catalogazione intuitiva. Sembra piuttosto un codice a chiave. Il primo Maigret (almeno convenzionalmente) Pietr-le-Letton pubblicato nel '31, lo troviamo al 50° posto come LET e l'ultimo Maigret et Monsieur Charles del 1972 è 14° e siglato CHA.
Ma come in tutte le discpline, nulla è immobile e immutabile. Nulla vieta che qualcuno, chssà un italiano, elabori una nuova e diversa (speriamo meno criptica) classificazione che magari potrebbe includere tutte le opere di Simenon, compresi i romanzi e la letteratura popolare. Chi se la sente, faccia un passo avanti.
Per chi volesse l'elenco completo (con evidenziate in rosso le lettere che formano la sigla) può cliccare qui su Catalogazione Trussel.

mercoledì 25 gennaio 2012

SIMENON NON DIVENTA AMERICANO PER IL MACCARTISMO

Il senatore americano Joseph McCarthy
Si parla sempre di un Simenon tutto sommato conservatore. Meglio potremo dire che è stato spesso identificato come un conservatore silenzioso. Quasi mai ha espresso giudizi politici specifici (a parte la sua insofferenza nei confronti del generale De Gaulle). I suoi trascorsi come giornalista alla Gazzette de Liége un giornale di destra, le sue condizioni di ricco e agiato borghese dalle frequentazioni di livello, il suo dossier del Fronte Nazionale di Liberazione francese per i suoi contatti (e gli affari) durante l'occupazione con la Continental, società di produzione cinematografica di fatto in mano al ministero della propaganda nazista. Insomma tutti fatti indiscutibili che sembrerebbero deporre a favore della sua collocazione in un'area conservatrice.
In realtà se andiamo a scavare un po' più di più, ci accorgiamo ad esempio che durante la guerra fece prima il Commissario per i rifugiati  del Belgio che sbarcavano in Vandea e che poi fu messo sotto inchiesta dai collaborazionisti francesi perché il suo cognome Simenon, derivava da Simon, un nome evidentemente ebreo. E faticò non poco a salvarsi, dovendo attacarsi alle ascendenze prussiane da parte della madre, Henriette Brulls. Non va poi dimenticata la sua dura posizione contro il colonialismo, su cui scrisse diversi reportage. E poi nei suoi romanzi i protagonisti sono molto spesso gli ultimi nella scala sociale, quelli per cui parteggia lo scrittore, in contrapposizione con certa borghesia parassitaria, ipocrita, attenta solo al proprio profitto, alla propria rispettabilità. E poi Maigret. Il suo soprannome "riparatore dei destini" è nei fatti una dura contestazione del sistema, in questo caso quello giudiziario. Un funzionario dalla lunga esperienza come Maigret, sa che non sempre la legge coincide con la giustizia. E allora certe volte non dà peso ad una prova, ignora una testimonianza e, quando decide lui, il colpevole materiale finisce per farla franca. Perchè il commissario reputa (ma questo è ovviamente quello che pensa Simenon) che certi colpevoli non lo sono affatto, sono anzi vittime della società, di condizioni cui non possono ribellarsi, spesso messi al muro da un destino che non dà loro altra scelta. E allora, siccome il commissario sa che spesso la legge e l'iter processuale sono ottusi, e non tengono conto di quelle che non siano prove tangibili e i fatti incontrovertibili, ci pensa lui ad "accomodare i destini".
E inoltre va anche segnalata l'esperienza del periodo del maccartismo negli Usa a cavallo degli anni '40 e '50. Simenon aveva fatto domanda di naturalizzazione da poco, proprio quando si alzava  l'onda della caccia alle streghe da parte del senatore Joseph McCarthy e della sua commissione nei confronti dei comunisti americani o presunti tali.
Accuse portate senza prove o peggio con prove false. Questo colpì molto Simenon che si era fatto dell'America l'idea di un paese libero dove professioni di pensiero, religiose e politiche avessero piena cittadinanza. E invece vide amici come Hammett, finire in prigione e ridotto al lastrico dalla confisca i tutti i suoi beni. Charlie Chaplin dovette partire per l'Europa. La caccia si concentrava soprattutto sul mondo dello spettacolo e della cultura dove le simpatie per le idee della sinistra erano piuttosto diffuse. Simenon vide alcuni colleghi, amici e conoscenti, confessare reati inesistenti, accusare altri colleghi. Altri invece tennero duro a costo di non riuscire più a lavorare, nel migliore dei casi, o di finire spesso in manette.

Simenon e la moglie Denyse nella loro casa, Shadow Rock Farm
Ecco come Simenon stesso ricorda quel periodo nelle pagine di Mémoires intimes.
"... Nella primavera del '51, in pieno disgelo, mentre i nostri ruscelli si trasformavano in torrenti, un certo senatore McCarthy otteneva dal Senato la presidenza di una comissione incaricata di giudicare numerose personalità accusate di sovversione, vale a dire di attività non conformi all'interesse del Paese. Le sedute di questa commissione, eretta a tribunale, venivano integralmente trasmesse per radio e alla televisione, e ho passato giornate intere a seguirle davanti al mio apparecchio. Quel periodo è rimasto tristemente famoso sotto il nome di caccia alle streghe..."
Simenon fu colpito particolarmente dall'audizione di Oppenheimer, docente di fisica all'Università di Princeton, braccio destro di Einstein, che aveva collaborato di persona alla messa a punto della bomba atomica di Hirohsima.
"... decine di intellettuali e di artisti rinomati si succedettero davanti al collerico senatore dalla voce tonante. Quella vicenda mi appassionava e io e D, quando ci allontavamo da casa, seguivamo i processi in macchina alla radio... Avevamo già parecchi amici a Lakeville, ma di questa cosa non si parlava mai, come se ciascuno di noi avesse paura di compromettersi.... Quello che davvero mi sbalordiva era che la sua caccia alle streghe potesse aver luogo nella libera America, di cui conoscevo quasi a memoria la Costituzione e il famoso discorso di Lincoln... ce l'avevo con McCarthy e con i suoi simili perché sporcavano la "mia" America... ho rinunciato alla domanda di naturalizzazzione, che forse mi era stata ispirata dall'atmosfera particolare di Shadow Rock Farm e dei suoi dintorni...".
Erano già anni tra il '52 e il '53. A marzo del 1955 Simenon abbandona gli Stati Uniti e ritorna definitivamente in Europa.
Non si può dire che la decisione fosse maturata in seguito alla tragedia del maccartismo, ma certo anche questo ebbe la sua influenza.