domenica 15 luglio 2012

SIMENON. LA NORMALITA' DI UN COMMISSARIO ATIPICO

Ritratto di Maigret del grande Ferenc Pintèr
1932. New York Herald Tribune: " Simenon furoreggia Parigi, a ventotto anni ha già scritto ducento ottanta romanzi...". 1933 stesso quotidiano "...Pietr-le-Letton è una storia inconsistente... ma l'autore è suscettibile di miglioramenti con il passare del tempo...". Negli stessi anni il Saturday Review scrive per la Nuit de Carrefour "... la storia è meglio del detective..." Per il New York Times di positivo in Simenon c'è  " ... la sua cacità di saper costruire in alcune sue pagine un'atmosfera di suspense e di mistero...". E anche il Boston Evening Transcript sottilinea che il tratto saliente dello scrittore è quello della produzione: "...aver già scritto trecento romanzo a trent'anni..." E poi il Denver News che giudica l'opera di Simenon ben scritta e anche il Pittsburg Press lo valuta un buon scrittore.
Stesso tenore negli anni del lancio dei Maigret in Gran Bretagna. Il prestigioso Times Literary Supplement  giudicava "... storie ingegnosamente costruite e ben raccontate...". Il Sunday Dispatch puntava sul pittoresco, raccontando che "... Simenon scrive i suoi romanzi su uno yacht, di cui si serve come casa, al ritmo di uno in undici giorni...". L'Evening Chronicle metteva in guardia su quanto fosse sbagliato continuare a paragonare Georges Simenon a Edgar Wallace.
Insomma una buona accoglienza, ma non entusiastica. D'altronde erano due paesi che per versi differenti potevano vantare illustri padri del giallo. Gli Stati Uniti con Auguste Dupin di Edgar Allan Poe il capostipite indiscusso della letteratura gialla moderna, ma anche con il padri dell'hard-boiled Dashiell Hammett (Sam Spade) e  Raymond Chandler (Philip Marlowe). I britannici non erano da meno con il celeberrimo Sherlock Holmes di Conan Doyle e l'altrettanto famoso Hercule Poirot di Agatha Christie, ma anche con la sua Miss Marple.
Certo Simenon arrivava con il suo commissario Maigret e sparigliava un po' le carte del genere, anche se quelli citati non fossero certo investigatori omologati per metodi e comportamenti. Una cosa però costituisce una sorta di comune denominatore: sono tutti investigatori privati.
Il personaggio di Simenon è il primo funzionario statale. E' commissario capo della Brigata Omicidi, ma comunque sempre un dipendente della pubblica amministrazione francese, con tutte i regolamenti, le scartoffie e le gerarchie con cui anche un alto funzionario come Maigret deve bene o male convivere, mentre i "private-eyes" anglo-americani devono rispondere solo a sé stessi.
Poi nei casi succitati la polizia non ci fà mai una bella figura... l'investigatore privato è sempre un passo avanti, intuizioni, conoscenze, capacità di osservazione e di trovare prove che ai vari funzionari sfuggono. E poi hanno le mani libere.
Certo anche Maigret ogni tanto prende qualche scorciatoia, ma è un personaggio "normale", molto più vicino a chi legge di quanto lo sia uno Sherlock Holmes o un Philip Marlowe.  Di solito torna a casa a cena, ha una moglie che si preoccupa e si prende cura di lui. Maigret si ammala, questiona con i suoi superiori, la domenica pomeriggio va al cinema con la consorte, Insomma vive una vita molto più vicina a quella gente qualunque, la stessa che comprava (e compra) i libri delle sue inchieste e la stessa che poi spesso ne è anche la protagonista.
Insomma Maigret è davvero un homme comme les autres, come d'altronde aspirava ad esserlo Simenon, e anche per questo è entrato nel cuore di milioni di lettori in tutto il mondo. E continua a farlo.

sabato 14 luglio 2012

SIMENON, I COMPLICI. NON SOLO CARTA MA FORMATO TV ED EBOOK

Versione tedesca de I Complici
Di nuovo sull'ultima uscita di Simenon, il romanzo I complici, per completare l'informazione data nel post di giovedì. Intanto va detto che da questo libro furono tratti ben due film televisivi. Uno in Germania nel 1985 diretto dal regista slavo Stanislav Barabas (interpretato da Wolfang Buttner, Francesco Carneutti, e Lisa Kreuzer), intitolato Sonntag. 
L'altro invece era una produzione francese (Atlantic Production, TF2 e TF3). Realizzato nel 1999 dal regista Serge Moati, annoverava tra gli interpreti Bernard Valery, Sophie Broustal, Eva Darlan, Eric Civanyan. Un discreto film che però non fu mai distribuito  fuori del mercato francese.
Torniamo al romanzo vero e proprio. Infatti insieme alla versione cartacea, Adelphi ha pubblicato come di consueto anche il romanzo in formato ebook. Il formato è l'ePub che però richiede un lettore dotato di Adobe Digital Editions. Il romanzo pesa 723,7 KB e costa 10,99 euro se comprato su IBS, contro i 17 euro del formato tradizionale in libreria, mentre su IBS è a 14,45 (ma vanno aggiunti 2,30 euro per la spedizione). Fate le vostre scelte e i vostri i conti e decidete quale vi piace maggiormente o quale vi conviene di più.

venerdì 13 luglio 2012

SIMENON. LES INCONNUS DANS... L'ITALIE

Ancora un'interessante carellatam proposta dal nostro attaché Andrea Franco sui romanzi inediti in Italia. Chi volesse collaborare al Bureau-Simenon scriva a simenon.simenon@temateam.com


Roma - dal nostro attaché Andrea Franco Riporto qui di seguito la lista dei romanzi firmati Georges Simenon mai pubblicati in Italia, da nessun editore e in nessuna forma. Ho escluso tutti quelli scritti sotto pseudonimo, numerosi racconti inediti in italiano e i Dictés. Come vedrete dalla lista non mancano titoli interessanti che i lettori italiani non hanno ancora potuto apprezzare. Vi ritroviamo La maison de sept jeunes filles il quindicesimo romanzo scritto per Gallimard, oppure Le Train de Venise, un capolavoro, un classico simenoniano, tra l’altro unico romanzo in cui alcune vicende narrate nelle prime pagine si svolgano in Italia. E ancora, uno dei migliori romanzi di Simenon, La mort d’August, che trovo incredibile sia ancora inedito in Italia. Come si vede dalla lista, la maggior parte sono dell’ultimo periodo, molti sono ambientati a Parigi, alcuni sulla Costa Azzurra (Le confessional e Strip-tease) e La main addirittura negli Stati Uniti. Non mancano comunque quelli ambientati nella provincia francese e in Svizzera.
Un’ultima notazione, si tratta di romanzi editi tutti da Presses de La Citè, tranne i primi due pubblicati da Gallimard.

• La Maison de sept jeunes filles – 1941 (scritto a Neully-sur-Seine nel 1937)
• Oncle Charles s’est enfermé – 1942 (scritto a Nieul-sur-Mer nel 1939)
• Un nouveau dans la ville – 1950 (scritto a Tucson nel 1949 - uscito in Italia nel 1968 sul settimanale "Epoca" in sei puntate con il titolo "Il Forestiero", ma mai in un volume)
• Une vie comme neuve – 1951 (scritto a Shadow Rock Farm nel 1951)
• Strip-tease -1958 (scritto a Golden Gate nel 1957)
• Dimanche – 1958 (scritto a Noland nel 1958)
• La Vieille – 1959 (scritto a Noland nel 1959)
• Le Veuf – 1959 (scritto a Noland nel 1959)
• La Porte – 1962 (scritto a Noland nel 1961)
• Les Autres – 1962 (scritto a Noland nel 1961)
• Le train de Venise – 1965 (scritto a Epalinges nel 1965)
• Le Confessional – 1966 (scritto a Epalinges nel 1965)
• La Mort d’Auguste – 1966 (scritto a Epalinges nel 1966)
• La Main – 1968 (scritto a Epalinges nel 1968)
• Novembre – 1969 (scritto a Epalinges nel 1969)
• La disparition d‘Odile – 1971 (scritto a Epalinges nel 1970)
• La cage de verre – 1971 (scritto a Epalinges nel 1971)
• Les innocents – 1972 (scritto a Epalinges nel 1971)

giovedì 12 luglio 2012

SIMENON. E' ARRIVATO UN BEL... "COMPLICE" PER L'ESTATE

E' arrivato. Da qualche giorno é in tutte le librerie il romanzo che di solito l'Adelphi piazza tradizionalmente sul mercato nella bella stagione, alla vigilia delle vacanze. Il titolo scelto per questa estate 2012 è particolarmente interessante. Infatti si tratta di un inedito (cosa rara tra i romanzi di Simenon), mai preso in considerazione da Mondadori, nemmeno per la raccolta Tutti i romanzi di Simenon. Stiamo parlando de I Complici (Les Complices- Presses de La Cité - 1956), scritto nel 1955, anno in cui il romanziere si era sistemato di ritorno dagli Usa nella villa de Le Gatounière, a Mougins, nella regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra.
L'altro motivo per cui questo romanzo è degno di nota, è la sua rilevanza nell'opera simenoniana, benchè sia stato sempre trattato come un titolo di relativa importanza.
Ne I Complici tutto è da manuale. La storia, i protagonisti, l'atmosfera, il senso dell'ineluttabile, lo stile. Chi ha avuto la fortuna di leggere il romanzo in lingua originale, non può riconoscere tra l'altro l'ottimo lavoro fatto da Laura Frausin Guarino (per altro traduttrice di Simenon sin dai tempi di Mondadori). Il linguaggio è infatti fondamentale per questo romanzo in cui Simenon sembra aver dato il meglio di sè. Ad esempio, l'incipit è da manuale, non solo per la sua concisione e la brutalità (insieme al distacco) con cui descrive quel tragico attimo, ma anche perchè quella decina di righe hanno in sé tutte gli elementi che si svilupperanno nel romanzo e che ritroveremo addirittura nella conclusione.
Per questo motivo, veniamo meno ad una nostra consolidata abitudine: non pubblicare mai brani e soprattutto l'incipit di un libro. Ma questa volta faremo un'eccezione perché vogliamo analizzare questo pezzo di bravura di Simenon.
"Avvenne tutto in maniera  brutale, istantantanea. Eppure lui non se ne stupì. Ne si ribellò, quasi se lo aspettasse da sempre. Nel giro di pochi secondi, nel momento stesso in cui il clacson si mise ad urlargli dietro, lui seppe che la sciagura era inevitabile e che la colpa era sua. Ad inseguirlo, con il suo suono rabbioso e spaventato, non era quello di clacson normale, ma un muggito  lugubre e lacerante che sale di notte dai porti di nebbia. Vedere, nello specchietto retrovisore, la massa bianca e rossa di un enorme pullman che avanzava a tutta velocità e il volto contratto di un uomo brizzolato e rendersi conto che stava occupando il centro della carreggiata, fu tutt'uno. Non pensò neanche a liberare la mano che Edmonde continuava a tenere imprigionata tra le sue cosce. Non ne avrebbe avuto il tempo..."
Qui già si delinea tutta la storia. Si capisce che i due sono amanti che nella notte vengono da chissà dove. Si capisce che tra i due c'è un'intesa sessuale forte. La mano di lui (Lambert) tra le cosce di lei. E lei, Edmonde, non molla la presa, deve essere possessiva e dominante nel rapporto (anche se in realtà si saprà che si tratta della sua segretaria).
Lui invece è evidentemente un recessivo, un pavido "...non si ribellò..." e un fatalista "...quasi se lo aspettasse da sempre...". Ma forse qui Simenon vuole anche indicarci il suo atteggiamento di rassegnazione nei confronti del destino... Ma non andiamo troppo avanti.
Lambert sa subito, e intimamente, che la colpa di quel dramma è solo sua. Qualsiasi cosa succeda poi nella storia, non conta. Questo è un punto fermo che Lambert non potrà mai eludere, anche se tenterà di sopprimere, cancellare, eliminare quel ricordo terribile e il relativo senso di colpa. Ad iniziare dal suo primo comportamento: la fuga. E in seguito cercherà addirittura di convincersi di quanto sia stato ingiusto che quella disgrazia sia capitata proprio a lui.
Ma quell'autobus era pieno di bambini che sono morti tutti bruciati (tranne una) e rimarranno tutti sulla coscienza di Lambert.
Ma chi saprà mai nulla? Chi potrebbe parlare? Edmonde, presa dai rimorsi? Ma no, lei è una complice. Testimoni non ce ne sono (anche se poi ne spunterà fuori uno che non si saprà mai bene se sia in grado davvero di riconoscerlo).
Lambert, non si ferma non chiede soccorso, continua la sua strada, osservando per qualche attimo la scena di quella carneficina dallo specchietto retrovisore dell'auto. Fà finta che quella storia non lo riguardi, mentre cambierà la sua vità fino alle più estreme conseguenze. Edmonde tace, anche lei si comporta come non fosse successo nulla.
I  Complici, fa parte di quelle opere chiamate i romanzi del destino, come Les Gens d'en face, Malempin, La Vérité sur Bébé Donge, Les Autres, La Chambre bleue. Qui c'è un rispettabile borghese, Joseph Lambert, almeno nelle apparenze, titolare di una importante società che gestisce con il fratello, ha una moglie con cui i rapporti sono solo di facciata, la routine del suo lavoro e un'altra amante, più occasionale, Lea. Comunque Lambert non riesce e non può liberarsi con nessuno di quel peso. In più c'è la compagnia d'assicurazione che sta facendo delle indagine serrate per rintracciare il colpevole dell'incidente dove sono morti i quaranta bambini bruciati, nel rogo sviluppatosi dopo lo schianto.
La tensione, e non è un modo di dire, è davvero palpabile, e Simenon è al solito bravo a farci entrare nei tormenti di questo piccolo borghese al quale quell'attimo di distrazione riuscirà a cambiare la vita. E lo scrittore osserva, descrive i fatti, ci racconta una storia, ma non giudica. Certo, quaranta bambini morti sono un macigno che pesa quanto tutta la Terra e che alla fine non potrà che schiacciare monsieur Lambert.

mercoledì 11 luglio 2012

SIMENON, MAIGRET E LA CRISI ECONOMICA

Non se ne parla spesso. Ma il passaggio di Simenon dalla letteratura  popolare alla semi-letteratura, con il lancio del personaggio del commissario Maigret, coincise in Francia con una delle più gravi crisi economiche del paese. Si trattava di una conseguenza di quella americana del '29 e che scoppiò in Francia alla fine del 1930, durando grosso modo fino al 1935. 
Qualche numero? Il settore meccanico fece registrare un -31% , quello dei macchinari - 20%, il commercio estero calò più della metà, letteralmente a rotoli le industrie manifatturiere da quella automobilistica a quella tessile. Il reddito dell'agricoltura fu nel '34 di soli 17 miliardi di franchi (44,8 miliardi nel 1929).  I contadini lasciarono in massa le campagne per  trovare lavoro in città, mentre il monte salari degli operai, ad esempio quelli dell'industria estrattiva, scese del 38%.
Simenon in quel periodo se la passava tutto sommato molto bene. Infatti questo periodo critico coincise con il lancio della prima serie dei Maigret, una ventina di titoli,  che si rivelarono un successo editoriale e un notevole introito economico per l'autore che nel frattempo si era dedicato anche ai romans-durs, pubblicandone fino al 1935 una ventina prima con Fayard e poi con Gallimard.
Insomma in cinque anni publicò circa quaranta titoli: una media di otto all'anno. Per quanto anche l'industria editoriale risentisse della crisi, Simenon si mise controcorrente e lavorando anche duramente riuscì a tenere uno standard di vita decisamente elevato per l'epoca. Aveva una casa e uno studio a place des Vosges, possedeva un'imbarcazione, l'Ostrogoth, costruita appositamente per lui e fatta  per viaggiare in mare, lunga dieci metri, larga quattro e con una stazza di venti tonnellate. E di quegli anni sono i viaggi in tutta Europa, in Africa e poi su e giù per il mondo dalle Galapagos a New York, da Panama all'India, dalla nuova Zelanda al Mar Rosso.
Un giovane Simenon, anno 1930
Da tempo i coniugi Simenon hanno a servizio anche una femme de chambre, Henriette Liberge, ribattezzata da Simenon Boule, e per il suo lavoro lo scrittore si avvale spesso di più di  una segretaria. Insomma nulla a che vedere con le ristrettezze che Simenon aveva vissuto nella sua adolescenza a Liegi, dopo la malattia e poi la morte dell'amato padre Desiré, ma nemmeno con i primi anni parigini passati nei sottotetti di pensioncine di quarta categoria. Eppure nei suoi romanzi (ma anche nei suoi Maigret) spesso la protagonista è la povera gente quella che lavora dodici-quattordici ore per sopravvivere, gente nei confronti della quale non nasconde la propria simpatia, mentre si avverte un'insofferenza per una certa ricca borghesia, spesso chiusa nelle proprie convenzioni sociali, nei propri rituali e che non di rado si nasconde dietro una maschera di perbenismo e di rispettabilità. Altro che "uomo nudo"! 
Insomma vita da borghese innegabilmente ricco, ma con la testa e lo spirito a quella "piccola gente" che nella sua opera ha sempre goduto di un'attenzione particolare.

martedì 10 luglio 2012

SIMENON, DIRETTORE MANCATO DI DUE GIORNALI

Josephine Baker vista da Paul Colin
Grande romanziere, inventore di Maigret, lo scrittore faceva impazzire critici e letterati per la sua fulminea capacità nella stesura dei romanzi, per il fatto di essere il protetto di André Gide e di scrivere per Gallimard, ma al contempo per il fatto di essre il re del genere poliziesco, per altro con un personaggio assolutamente aldilà dei canoni del genere.
Insomma fuori tutti gli schemi, decisamente estraneo alla comunità letteraria del suo tempo, eppure in modo o in un altro riusciva sempre ad avere successo.
Lì dove però dovette arrestarsi e retrocedere un paio di volte nella sua vita, fu la creazione di un giornale di cui lui fosse il direttore.
La prima vlta che ci provò era molto giovane e l'idea del giornale non era del tutto estranea a quella pericolosa sbandata che a 24 anni aveva preso per la star più famosa di Parigi, Josephine Baker.
Nonostante la creola regina del varietà fosse contornata da ricchi personaggi, famosi attori e influenti politici, quel giovane, sognante "Sim" fece breccia nel suo cuore. Per lo scrittore, allora non certo nè ricco, né famoso, fu una storia che lasciò il segno. Nonostante fosse sposato, la passione per Josephine scoppiò con una forza tale da far traballare tutti i suoi progetti per la scrittura. Nell'entusiasmo del rapporto, Simenon ebbe anche l'idea di pubblicare il Josephine Baker Magazine, tutto dedicato alla sua amata. Nel progetto aveva coinvolto anche il giornalista André de Foquièrs, famoso articolista mondano e l'altrettanto quotato illustratore e grafico Paul Colin, con l'obiettivo di fare una rivista di gran lusso. Sulla copertina del numero zero campeggiava una grande M, come moderno, mondiale, modano e mensile. L'impresa venva finanziata dalla stessa Baker e da un certo Pepito Abatino, impresario della star. Ma la nascita del giornale sembrava rispondere più alle esigenze sentimentali dei due amanti che a delle precise motivazioni editoriali e quindi rimase fermo al numero zero, tanto più che la storia tra Georges e Josephine finì repentinamente con l'improvvisa partenza di Simenon da Parigi, destinazione l'Ile de Aix insieme alla moglie Tigy. Quasi una fuga, nel timori di diventare "monsieur Baker".
L'inesistente, probabile Maigret Magazine
L'altra occasione fu alcuni anni più tardi. Siamo nel '45, Simenon ha conosciuto Sven Nielsen un piccolo editore. Lo scrittore stava cercando il modo di sfilarsi dalle edizioni Gallimard, la prestigiosa casa editrice francese dove era entrato una decina d'anni prima. La piccola impresa di Nielsen gli piaceva e gli piaceva ancor di più quello svedese "molto timido, ma dalla volontà di ferro".  I due si studiarono e si convinsero di essere fatti uno per l'altro. Simenon con i suoi romanzi e i suoi Maigret avrebbe fatto fare a Presses de La Cité un salto tale di livello che non gli sarebbero bastati vent'anni di duro lavoro. Nielsen e la sua piccola editrice, si prestava alla perfezione a quel controllo sulle sue opere cui Simenon aveva sempre aspirato: copertine, tirature, ritmo di pubblicazione, lanci... Insomma tra tutte le ipotesi che espolorarono, Simenon tirò fuori dal cappello l'dea di un Maigret Magazine. Sarebbe stato una strumento in più per far rendere meglio una gallina dalle uova d'oro (le inchieste di Maigret) che permettevano a Simenon di scrivere romanzi più difficili non certo destinati al grande pubblico e quindi di limitate tirature. Lo studio del giornale andò piuttosto avanti e si era arrivati a dividere le quote (45% a Simenon, 45% a Nielsen e il restante 10% all'agente letterario newyorkese Max Becker). Ma anche questo si rivelò più il frutto  dell'infatuazione professionale dell'editore e dello scrittore che di un progetto che avesse un validità editoriale. Anche in questo caso Simenon partì ai primi di ottobre per l'America da cui farà ritrono dieci anni dopo. Ormai il sodalizio editoriale con Nielsen è forte e continuerà fino alla morte dello scrittore, ma il giornale su Maigret rimase per entrambe uno dei tanti ricordi della loro ultra quarantennale collaborazione.