sabato 13 ottobre 2012

SIMENON.... SE NON L'AVESSE FATTO...

La nostra attachée Giovanna Ferraris ci propone un gioco di fantasia. Immaginare cosa sarebbe potuto succedere, o non accadere, se Simenon non avesse preso alcune scelte importanti della sua vita



10 dicembre 1922. Da Liegi a Parigi.
15 ottobre 1945. Da Londra a New York
19 marzo 1955 . Da Lakeville a Parigi.
Luglio 1957. Da Cannes a Echandens (Losanna)
Simenon è uno che ha viaggiato molto. Ma quelle qui sopra sono delle date molto importanti. Sono quattro spostamenti della sua vita che hanno lasciato un segno o ne hanno modificato il percorso. Ma se non fossero avvenuti? Se Simenon non fosse partito?

• 10 dicembre 1922. Da Liegi a Parigi.
A neanche vent'anni Simenon decide di lasciare il Belgio, la sua Liegi, il buon posto di giornalista alla Gazzetta di Liegi e la sua fidanzata e buttarsi in quella avventura dall'incerto finale che era la scrittura. Se non l'avesse fatto, avrebbe lo stesso sposato Tigy, avrebbe sicuramente fatto carriera al giornale. Figli? Probabilmente nessuno, come gli aveva fatto promettere Tigy prima del matrimonio. Avrebbe inizato a scrivere? Quasi sicuramente sì, ma certo possibilità e risonanza sarebbero state minori. MAigret sarebbe nato? Chissà.... senza quella caterva di romanzi popolari, chissà se gli sarebbe venuto in mente? Non avrebbe conosciuto Colette, André Gide, difficilmente avrebbe scritto per Gallimard. Comunque i confini di Liegi gli sarebbero stati stretti e prima o poi sarebbe andato via o si sarebbe adattato ad una vita più borghese e più ordinaria?

• 15 ottobre 1945. Da Londra a New York.
Parte con una moglie ed un figlio e torna dieci anni dopo con un'altra moglie e due figli in più. Se non avesse avuto il Fronte di Liberazione nazionale francese alle costole, Simenon non avrebbe abbandonato la Vandea. Magari avrebbe continuato a far su e giù con Parigi, magari avrebbe continuato a viaggiare e a pubblicare reportage sui giornali. Certo gli sarebbe mancata l'esperienza che dieci anni di States gli dettero. E forse quel soggiorno gli regalò qualcosa in più, oltre le conoscenze e i contatti con quelli che riteneva i migliori romanzieri del secolo. Forse gli servì anche a riscoprire le sue radici europee... a rivalutare Parigi...


19 marzo 1955. Da Lakeville a Parigi
 Simenon sarebbe potuto naturalizzarsi americano, prendere la cittadinanza e diventare un americano a tutti gli effetti.
Forse avrebbe stretto maggiori rapporti con Hollywwod per la trasposizione dei suoi romanzi. Ma quel Maigret così francese, così parigino, avrebbe avuto lo stesso sapore scritto da un americano? Sarebbe cambiato? L'oceano di mezzo alla lunga avrebbe avuto la sua influenza. I romanzi probabilmente no. E la fortuna dei suoi libri in Europa? Forse i suoi lettori non sarebbero cambiati, ma la popolarità nel vecchio continente non sarebbe forse stata più la stessa.
E' un fatto che il ritorno gli giovò. E fu un ritorno trionfale, come se tutti, letterati, editori, lettori europei avessero saputo che prima o poi sarebbe tornato.

Luglio 1957. Da Cannes a Echandens (Losanna) 
Finalmente la pace. Cambierà quattro case, ma sempre in Svizzera, anzi nel canton de Vaud, anzi nei dintorni di Losanna. Avrebbe potuto scegliere di tornare in Vandea, o a Parigi, ma (questioni fiscali/finanziarie a parte) forse sentiva il bisogno di allontanarsi da una Parigi che non era più quella degli anni '20/'30, la capitale mondiale della cultura. Lì a Losanna diciamo che Parigi era a portata di mano, ma lui era appartato, in una sistemazione tranquilla. Certo a Parigi sarebbe potuto stare più vicino alla figlia che lo adorava e aveva bisogno di lui.... Chissà se questo avrebbe potuto evitare la tragedia?
A cura dell'attachée del "Bureau Simenon-Simenon", Giovanna Ferraris

venerdì 12 ottobre 2012

SIMENON. METTETEVI NEI PANNI DI MAIGRET E...

Già. Chi lo ha letto magari l'ha fatto. Anzi ci azzarderemmo a dire che l'ha sicuramente fatto. Anche a noi è capitato, anche quando avevamo un'età, degli interessi e vivevamo una situazione ben lontana da quella del commissario.
Poi però presi un po' dall'atmosfera, interessati agli ambienti dove si svolgono le indagini, catturati dai personaggi che Simenon mette in campo... non è che ci si dimentichi di Maigret, ma, diciamo, le distrazioni sono molte. E questo perchè, ma l'abbiamo detto tante volte (forse fin troppe!), questi gialli sono molto poco polar, come dicono i francesi, e molto più romanzeschi, come sosteniamo noi (e su questo siamo in buona compagnia).
Mettersi nei panni di Maigret, ma non per trovarsi davanti criminali abituali. Tra questi e la polizia, almeno allora, c'erano dei codici di comportamento, un gioco delle parti in cui ognuno interpretava la sua, sapeva fin dove poteva arrivare e conosceva bene il ruolo e i limiti dell'altro.
No, qui si parla dei crimini commessi da personaggi non malavitosi, brave persone, anche ricchi borghesi e stimati professionisti.
Leggiamo quello che dice a questo proposito lo stesso commissario ne Les mémoires de Maigret (1950) e proviamo di metterci nei suoi panni.
"....Voglio parlare dei delitti commessi all'improvviso negli ambienti più imprevisti, e che sono il risultato di una lunga e sordida fermentazione. Una strada qualsiasi, pulita, perbene, a Parigi o in un'altra città. Gente che ha una casa confortevole una vita familiare, una professione onorevole. Mai avremmo avuto motivo di bussare alla loro porta. Spesso si tratta di un ambiente in cui difficilmente saremmo ammessi, dove stoneremmo, dove ci sentiremmo per lo meno goffi. Ora qualcuno è morto di morte violenta. E ci troviamo a suonare alla porta, ci troviamo davanti alcuni visi chiusi, una famiglia di cui ogni membro sembra possedere un proprio segreto. Qui l'esperienza acquisita in strada, nelle stazioni, nelle camere d'albergo non funziona più. Non c'è nessuno che tema di essere rispedito al paese d'origine. Nessuno che venga condotto in un ufficio del Quai per essere sottoposto ad un monotono interrogatorio che dura ore intere. Quelli che abbiamo di fronte sono gli stessi benpensanti che in diverse circostanze ci avrebbero chiesto: "Ma lei non si scoraggia mai?".
Sono proprio costoro che scoraggiano. Non subito. Non sempre. Perchè il compito è lungo e pieno di imprevisti. Anche perchè un colpo di telefono di un ministro, di un deputato, di una personalità importante, può cercare di metterci fuori strada....".
E qui vegono fuori un paio delle idiosincrasie di Simenon, quella borghesia ricca, gretta e perbenista. L'altra è quella classe politica vista come autoreferenziale, intenta a difendere i propri interessi e della classe da cui proviene, a costo di intralciare e condizionare addirittura delle indagini di polizia all'insegna dell'onorabilità, delle apparenze e del buon nome dei loro protetti.
"...V'è  una spessa vernice di rispettabilità da grattar via un po' alla volta. Ci sono i più o meno ripugnanti segreti di famiglia... è indispensabile far luce, senza preoccuparsi delle proprie teste e delle minacce...".
Sembra oggi. Dove il potere politico si mette non di rado di traverso, addirittura legislativamente, alle indagini della magistratura. Ma occorre stare attenti perchè, come ci spiega Maigret "...si rivelano sempre delitti di interesse. Non delitti di denaro. Intendo dire, non commessi per un bisogno immediato di denaro, come nel caso dei giovani malfattori che assassinano le vecchie signore. Dietro la facciata ci sono interessi più complessi, a lunga scadenza, che si concatenano e presentano le preoccupazioni della rispettabilità... E quando alla fine sono costretti a confessare... c'è il terrore delle conseguenze "E' assolutamente impossibile che la nostra famiglia venga trascinata nel fango. Bisogna trovare una soluzione...". Succede che la soluzione purtroppo venga trovata...".
Questa ultima considerazione di Maigret è estreamente amara. Rivela come un commissario di polizia, anche uno come lui, sia una rotella, un piccolo ingranaggio che una sola parola di una persona giusta riesce a fermare e tutto si inceppa, meglio si ferma e per dirla come Maigret: "...alcuni che avrebbero dovuto lasciare il mio ufficio solo per una cella alla Santé, siano scomparsi dalla circolazione...".
Ci verrebbe da dire.... tutto il mondo è paese. E Simenon sa bene che queste sono le frustrazioni universali, quelle di tutti i commissari del mondo, che i politici di tutto il mondo cercano di fermare quando stanno per incastrare i loro protetti, quando non gli amici di partito. E per questo le sue storie, anche quelle di Maigret, funzionano dappertutto, dicono le stesse cose a tutte le latitudini, raccontano i medesimi soprusi di ogni dove.
Ecco perchè che siate europei, o asiatici, sudamericani o africani, se vi metteste nei panni di Maigret, prima o poi vi scontrereste con il muro del potere che, come ci insegnano (anche) le storie di Simenon, è quasi sempre forte con i deboli e debole con i forti.

giovedì 11 ottobre 2012

SIMENON FINISCE IN ITALIA E RIPARTE IN SPAGNA

Mentre in Italia i romanzi delle inchieste del commissario Maigret sono ormai stati pubblicati tutti*, con l'ultima uscita di Adelphi prima dell'estate con Maigret e il signor Charles, in Spagna si comincia.
La stampa spagnola (ma anche tutta quella di lingua spagnola, vedi ad esempio il quotidiano argentino "Terra argentina" il 7 ottobre) dà un notevole risalto alla pubblicazione dal prossimo sabato delle opere di Simenon.
Aldilà dei titoli dei vari giornali, che farebbero pensare ad una pubblicazione di tutta l'opera simenoniana, in realtà si parla soltanto di quattro dei titoli dello scrittore. Ad esempio il quotidiano spagnolo El Pais, riporta la notizia specificando che l'editore Acantilado pubblicherà sabato prossimo Pietr el letón (1931) e poi continuerà con El gato (1967), El perro canelo (1931) e La casa del canal (1933), precisando che la traduzione sarà quella di José Ramón Monreal.
Saranno solo i primi quattro titoli o poi seguiranno anche gli altri? Anche il sito dell'editore Acantilado a questo proposito è avaro di informazioni.
Sarà un modo di saggiare il mercato spagnolo? Vedremo. 

* Ricordiamo che nel commento al post del 9 ottobre, il nostro attaché al Bureau Simenon-Simenon, Andrea Franco, ci segnalava che l'uscita del prossimo Maigret ("Rue Pigalle ed altri racconti"), che sarebbe dovuto essere in libreria già da ieri, sarebbe stata posticipata dall'editore. Franco ipotizzava che, se la sua uscita dovesse seguire la consueta cadenza dei romanzi di Maigret degli anni scorsi, allora dovremmo vederlo non prima della seconda metà di novembre, anche se Adelphi lo presenta già tra le anteprime, quelle quindi di imminente pubblicazione. Anche in questo caso attendiamo gli sviluppi. 

mercoledì 10 ottobre 2012

SIMENON: LEZIONE DI CRIMINOLOGIA E VITTIMOLOGIA


"... in criminologia  - io ricevo tutte le riviste di criminologia del mondo come membro della Società Internazionale di Criminologia - si contempla che non esistono solamente i colpevoli propriamente detti, ma anche le vittime che sono spesso colpevoli. Questa dottrina si chiama vittimologia e in America è divenuta una scienza umana molto esatta...."
Oggi vi proponiamo una sorta di lezione di criminologia. In cattedra Georges Simenon. Occasione: una delle conversazioni con Francis Lacassin alla fine degli anni '60. E' un'occasione per sentire cosa lo scrittore pensa in fatto di criminali e vittime, ma è anche un modo per capire meglio della sua idea di società e di cosa e perchè scriveva sia sui Maigret che sui romanzi.
Vale la pena. Ascoltiamo quello che dice.
"...prendiamo il caso di un omicidio molto frequente in America: di solito è un Nero che uccide sua moglie. E' molto frequente ad Harlem. Bene, un Nero torna a casa, ubriaco; è normale essere ubriachi in un posto come Harlem, se voi ci siete stati, avrete visto che razza di posto sia. Dunque, torna a casa, i ragazzini strillano o si picchiano sulla strada, la moglie lo rimprovera, lui gli rifila una sberla. Allora lei gli dice: Certo, se potessi ammazzarmi lo faresti volentieri, ti sbarazzeresti di me, bene, se sei un uomo, tieni! - E gli porge un coltello da cucina - Allora dimostra se sei un uomo! E il Nero la uccide.
E' un dramma non quotidiano, ma che si verifica almeno un paio di volte al mese. E allora chi è più colpevole l'uomo o la donna? Innanzitutto è la società che ha fatto sì che Harlem sorga accanto a Manhattan, così vicino a quei grandi hotel di lusso. E' la società che ha fatto dei Negri in America, come dico spesso, degli essere costantemente umiliati. Sono umiliati a tutte le ore del giorno e della notte, dal momento in cui escono da Harlem e anche dentro Harlem se dei poliziotti bianchi si azzardano ad entrare. Ma d'altronde non ne mandano nemmeno più, li hanno rimpiazzati come dei poliziotti negri, quelli bianchi hanno paura ad entrarvi. E allora perchè stupirsi quando dei Neri uccidono dei Bianchi? Sono i Bianchi che hanno umiliato i Neri e non il contrario...".
Un Simenon così anti-razzista ve lo aspettavate?
Noi si. Simenon è sempre molto attento alle dinamiche sociali e individua subito le caratteristiche ambientali, i condizionamenti culturali, le influenze storiche. Scava e arriva al nocciolo della questione. E poi, con quel suo continuo mettersi nei panni dei più deboli e dei più disgraziati, non poteva sfuggirgli una situazione drammatica come quella dei negri americani.
Ma è un esempio. Quanti dei suoi protagonisti, piccoli uomini, inoffensivi, che sopportano sopprusi in silenzio, che si lasciano tiranneggiare a lungo senza reagire, ad un certo punto esplodono? Allora si rivoltano contro tutto e tutti e in pochi istanti rubano, uccidono, delinquono, vanno contro tutte le regole e le leggi della società del loro ambiente e s'infilano un cunicolo senza via di fuga, in una spirale che li porterà in situazioni tragiche e non di rado alla morte. E' il famoso passaggio della linea. Di qua il benessere, il consenso sociale, una vita rispettabile. Di là l'isolamento, la riprovazione di tutti, la fuga, un destino senza futuro. Ma quante volte questo colpevole è invece una vittima della società? Lo sa bene Simenon e di conseguenza lo sa bene Maigret che, per quanto può e quando può, incarna il "riparatore dei destini".
Fine della lezione.  

martedì 9 ottobre 2012

SIMENON. I ROMANZI VOLANO, MA LUI RIMANE CON I PIEDI A TERRA

America, metà degli anni cinquanta. In quel periodo Simenon vende in media circa tre milioni di copie l'anno. La prima edizione di La neige était sale tocca quota 850.000 copie solo negli Stati Uniti. Qualunque altro scrittore di fronte a queste cifre sarebbe stato soddisfatto e si sarebbe sentito arrivato. Invece Simenon si rammaricava un po': "... sto per compiere cinquant'anni e non vedo nulla di definitivo nel passato. Gli ultimi romanzi attestano comunque che posso sperare di potermi avvicinare a ciò che ho sempre sentito senza volerlo troppo definire...".
Sembra che il suo atteggiamento non sia cambiato, o lo sia molto poco, dai tempi in cui Colette gli respingeva i racconti da pubblicare su Le Matin consigliandogli di "tagliare tutta la letteratura". In quei tempi Simenon era consapevole di attraversare un periodo di apprendistato e solo agli inizi degli anni '30 si sarebbe sentito pronto per fare il salto verso quella semi-letteratura costituita dall'inizio dei Maigret e dalla firma di questi con il suo vero nome.
Ora dopo vent'anni, con una critica ormai quasi tutta favorevole e quelle vendite da star della letteratura, Simenon non perde di vista il suo obiettivo. Il raggiungimento di quella forma romanzesca che sentiva chiaramente dentro di sè, ma che non riusciva (o non voleva?) ancora del tutto definire. C'era quasi, ma non c'era ancora. Proprio come gli diceva Colette "Ci siamo vicini, ma non ci siamo ancora arrivati".
Questo la dice lunga su quanto Simenon sapesse con esattezza quello che faceva, il livello che aveva raggiunto e come riconoscesse che aveva ancora della strada da fare. E qesto dimostra anche il suo atteggiamente umile (e diremmo quasi rispettoso) che aveva nei confronti della scrittura e del romanzo. Come umili si erano rivelate a suo tempo le sue definizioni di letteratura-alimentare per indicare quella degli esordi e di letteratura semi-alimentare per quella dei Maigret.
Modesto. Lo dimostra anche in quello che affermava in varie occasioni, sempre alla metà degli anni cinquanta "...procedo con lentezza verso ciò che desidero scrivere veramente...". E ancora "... quando ho concluso un romanzo, ho sempre la sensazione di non aver raggiunto un buon risultato... avrei voglia di inziare tutto da capo... credo che i miei romanzi siano circa tutti quasi al medesimo livello, anche se ci sono momenti diversi che condizionano la mia scrittura. - afferma nella famosa intervista a Carvel Collins per The Paris ReviewAnche se mi pare di verificare un progresso ogni cinque o sei romanzi.  Non mi piace la parola progresso, percepisco però un salto di qualità..."

lunedì 8 ottobre 2012

SIMENON. LA MACCHIA PIU' GRANDE

La chiamano Orizzonti Mappe. E' una sezione de La Lettura che ospita un'inedita analisi(?), rassegna(?), tavola infografica(?)... Non saprei darne una definizione esauriente. E una sorta di grafico dove si incrociano vari dati geografici, numerici, temporali, descrittivi che s'intersecano e formano una specie di mappa da decifrare, ma difficile da descrivere a parole. Qui riportiamo una riproduzione ridotta rispetto alla grandezza dell'originale (circa 56x29 cm, occupa praticamente due intere pagine dell'inserto!). Questo non vi consentirà di leggerene le indicazioni e la riportiamo solo per dare un idea (vaga) di questo metodo di lettura dei fenomeni che la società di information design e di consulenza progettuale Accurat realizza per l'inserto culturale del Corriere della Sera e che ha vinto già alcuni importanti riconoscimenti come il Malofiej Infographics Award. Vi chiederete cosa c'entra tutto questo con Simenon.















La Mappa pubblicata ieri su La Lettura n°47, riguardava il giallo e l'articolo a commento titolava Poveri giallisti, imprigionati dai loro detective (a firma Ida Bozzi), con un occhiello che recitava : Conan Doyle e Simenon, McBain e Mankell. Quando la produzione seriale oscura il resto.
In questo grafico sulle ascisse appaiono i nomi di 68 giallisti tra i più famosi, sulle ordinate invece Paesi e città degli autori, poi una serie di visualizzazioni con forme e colori (cerchi, tratteggi, segmenti, etc...), indicano i detective, le location delle loro indagini, il numero di opere dell'autore, il tipo di ruolo dei protagonisti, le loro relazioni e molte altre indicazioni che, chi riuscirà a mettere gli occhi sulla mappa in formato originale, si potrà divertire a spulciare.
Simenon-Simenon si occupa di questa mappa, che ovviamente include Georges Simenon, ma ahimè con le solite incongruenze.
Infatti in questo colorato e ricco quadro infografico, il tondo di Simenon appare tra i più estesi, in un cerchio verde (uno dei più grandi) i Maigret ed in un cerchio grigio (il più grande della mappa) tutte le altre opere. E la prolificità e l'eclettismo di Simenon balza così agli occhi con un'evidenza notevole. Ma tutto ciò ci sembra in contraddizione con il titolo dell'articolo. Infatti, ma lo sapevamo tutti anche prima di questa inusuale visualizzazione, Simenon non è affatto prigioniero di Maigret. E' vero che ha prodotto oltre un centinaio tra romanzi e racconti del commissario parigino, ma sono ben oltre i cento i romanzi e i racconti che non hanno nulla a che fare con Maigret. E in più ci sono gli oltre duecento romanzi e racconti popolari dei suoi esordi. Non ci pare quindi che Simenon, possa essere messo a confronto con Conan Doyle e il suo Sherlock Holmes, Erle Stanley Gardner e il suo Perry Mason, o Agatha Christie con i suoi Poirot e Miss Marple, o ancora Rex Stout con il suo Nero Wolfe (tanto per tenerci su quelli più conosciuti). Questi sì, erano spesso prigioneri del loro personaggio di successo e sovente mortificati nelle loro ambizioni letterarie. Certo l'etichetta di giallista non si può negare a Simenon, ma è talmente sovrastata da quella del romanziere che la sua collocazione in questa tavola infografica ci pare un po' forzata.
Certo, si potrà ribattere, ma la fama di Maigret è così vasta e duratura che a volte oscura quella dei romanzi. Questa obiezione ci vede evidentemente contrari. Intanto perchè anche la critica più avveduta va sempre più riconoscendo che tra le inchieste del commissario Maigret e i romanzi, le differenze sono da attribuire più a ciò che distingue i seriali dai romanzi, che non allo stile, ai temi trattati o al taglio letterario. E poi l'importanza di Simenon come romanziere del '900 ci sembra che vada crescendo con il passare del tempo. E così sempre più si può avvalorare la tesi che quelli chiamati dall'autore i romans-durs, più che dei long-sellers, siano dei veri e propri classici. Insomma bella e interessante questa Geografia del giallo che ci offre La Lettura di ieri,ma l'inclusione di Simenon, lo ripetiamo ci pare un po' tirata per i capelli.

domenica 7 ottobre 2012

SIMENON: VIES PRIVEES

Un interessantissimo documentario questo Simenon: vies Privées del 2003, che dura quasi tre quarti d'ora, sulla vita di Simenon, ma questa volta vista da parte delle sue donne, con interviste, foto, filmati che raccontano Tigy, Boule, Denyse, anche di sua madre Henriette, realizzato dalla regista Françoise Wolff
TRATTO DA YOUTUBE/posted Vincerix2008-07/08/2012


                        

sabato 6 ottobre 2012

SIMENON, L'AVVENTURA IN ITALIA

Il primo scritto di Simenon, tradotto e venduto in Italia nel 1929 è il romanzo Nicoletta e Dina (En robe de mariée - Tallandier/Paris - '29) su Il Romanzo Mensile, delle Edizioni del Corriere della Sera. Il romanzo è firmato Georges Sim, lo pseudonimo più usato dallo scrittore, sia per la versione originale che per la traduzione italiana.
Siamo, per dirla alla Simenon, in piena letteratura-alimentare, così come lo scrittore chiamava i romanzi brevi e i racconti che gli venivano commissionati dagli editori di giornali destinati alle fasce più popolari, quelle meno scolarizzate e dove le donne facevano la parte del leone. Il genere rosa, all'epoca era quello che tirava di più. Gli editori ordinavano, Georges scriveva (velocissimo) e consegnava. Più scriveva e più lo pagavano. E così quella letteratura dava da mangiare a lui e alla moglie Tigy che dipingeva, ma non riusciva a sfondare.
Verso la fine degli anni '20 arrivarono anche le prime traduzioni all'estero, come appunto in Italia dove, dopo il primo racconto, Il Romanzo Mensile pubblicò altri tre titoli dell'inarrestabile Georges Sim.
Il vero salto fu invece Maigret. Nel 1932 in Italia un certo Arnoldo Mondadori, un editore con un certo fiuto (e lo dimostrerà ampiamente) acquista i diritti per una dozzina di titoli delle inchieste di questo commissario che è scritto da uno sconosciuto Georges Simenon, nome mai apparso prima su un libro (ma così simile a Georges Sim, da far chiedere a qualcuno perché lo scrittore avesse voluto allungare il proprio congnome...!) I Maigret furono pubblicati nella collana I Libri Neri. Poi nell'anno successivo continuarono ad essere editati nei Gialli Economici Mondadori insieme a romanzi e racconti polizieschi non-Maigret.
Nel '37 ormai il nome di Simenon non vuol dire solo Maigret, ma anche romanzi, romanzi mainstream, cui Mondadori dedicherà una collana specifica Opere di Georges Simenon (I Libri Arancio). A questo punto Simenon può dirsi decollato nel nostro paese tra Maigret, romanzi e racconti.
Le pubblicazioni continuano nel corso degli anni in varie collane. Nella BMM (Bibloteca Moderna Mondadori) nel dopoguerra, ne La Collezione Medusa" (dove i romanzi di Simenon appaiono dal '52), ne I Romanzi della Palma (molto economici e quindi venduti anche in edicola), e ancora la BEM (Biblioteca Economica Mondadori) nel '56 divenuti BEM-Girasole, con la famosa costa telata che poi avrà dal '60 una sottocollana intitolata i Romanzi di Simenon. La storia letteraria di Simenon in Italia continua sempre con Mondadori e nelle collane che si succedono negli anni: dal '64 I libri del Pavone per arrivare, all'anno successivo, quando usciranno gli Oscar Mondadori, grande contenitore che con varie sigle, collane e sottotitoli, ospiterà tutti i Maigret. Tra il '66 e il '71  verrà editata una collana in otto volumi: Tutte le opere di Georges Simenon, in cui ogni volume presenta tra i sei e i dieci romanzi tutti dedicati a Maigret. Poi altri quattro volumi (Romanzi polizieschi e di guerra, Romanzi autobiografici, Romanzi di confessione morale e Romanzi della provincia straniera) dedicati ai romanzi dello scrittore. Questi ultimi sono poco più di una ventina, ben poca cosa rispetto a tutti i titoli fino ad allora pubblicati in Francia (va tenuto presente poi che dal '72 Simenon smetterà di scrivere romanzi e Maigret).
Ne frattempo occorre ricordare che la grande popolarità di Maigret, e di riflesso di Simenon, in Italia fu opera della televisione e dei famosi sceneggiati della Rai, adattati da Diego Fabbri, con la regia di Mario Landi, protagonista Gino Cervi. La sua faccia divenne quella di Maigret, non solo sullo schermo e nell'immaginario collettivo degli italiani, ma anche in tutte le copertine degli Oscar Mondadori, allora disegnate da quel geniale illustratore che fu Ferenc Pinter. I 16 sceneggiati televisivi divisi in quattro cicli iniziarono nel dicembre del '64 e terminarono nel settembre del '72. Grandissimo successo con ascolti medi che arrivarono nell'ultima serie a 18 milioni e mezzo di telespettatori.
Settembre 1932-Giugno 2012: primo e ultimo Maigret  italiani
Nell'85 cambio della guardia. Da Mondadori si passa ad Adelphi.
Morto il suo vecchio amico Arnoldo, i rapporti di Simenon con la Mondadori non erano più gli stessi e poi la casa editrice aveva molto rarefatto le uscite, sul mercato non si trovavano i suoi romanzi, nè i vecchi, né i nuovi. Insomma a parte Maigret, c'era un certo accantonamento delle opere di Simenon.
E così un po' per l'incuria della casa editrice, un po' per le ripetute offerte di Roberto Calasso, allora patron dell'Adelphi (oggi al 100% del gruppo RCS), ma soprattutto per lo zampino che ci mise Federico Fellini, grande amico di Simenon, regista di cui lo scrittore aveva una grandissima stima, lo storico passo fu compiuto.
Prima l'editrice di Calasso iniziò con i romanzi poi pubblicò anche i Maigret.
E siamo ai giorni nostri, anno 2012, quando Adelphi ha ormai pubblicato tutti le inchieste di Maigret e ora dovrà destreggiarsi tra i racconti. Intanto ha editato in ebook i primi titoli delle inchieste del commissario, riscuotendo anche in versione elettronica un notevole successo.
Non si contano poi le iniziative promozionali dei quotidiani che hanno visto, soprattutto nei Maigret, un ottimo gadget promozional-culturale da abbinare alle copie vendute in edicola. E il sistema funzionò anche con gli sceneggiati tv, prima in videocassetta, poi in dvd, venduti o abbinati. E nel corso degli anni il ricorso a Maigret non si è fermato se ancora oggi è in corso l'abbinamento settimanale di quaranta titoli di Maigret al quotidiano economico Il Sole 24 Ore.

venerdì 5 ottobre 2012

SIMENON DICE E SCRIVE DEGLI ALTRI ROMANZIERI

Cosa pensava e diceva Simenon dei grandi letterati suoi contemporanei e non?
Oggi a tale proposito vogliamo proporvi una sintetica rassegna di frasi e parole significative che lo scrittore espresse nei confronti di qualcuno dei suoi colleghi.
Un succinto ABC su Simenon e la letteratura che amava, che vi presentiamo ordinato cronologicamente in base alle sue dichiarazioni.


• Guy de Maupassant
Ho sempre sostenuto che in Francia Maupassant è vittima di un'ingiustizia, perchè è lontano dal posto che dovrebbe occuppare ....In un epoca in cui la letteratura si impregnava di ideologie.... o le discussioni di scuola  passavano in primo piano.... Maupassant mi è sembrato sempre come il più  sincero e il più diretto, come, se posso dire, il più ispirato degli scrittori francesi....(ottobre 1938)

• Franz Kafka
E' solo da poco tempo che si occupa dell' "uomo nudo", cioè quasi al di fuori della vita sociale. Kafka si interessa all'uomo tutto nudo. E questo può succedere in qualsiasi momento e in ogni posto... (novembre 1945)
 
• Tolstoi
Ammiro la maestria della costruzione dei suo grandi romanzi. Ma sono toccato soprattutto da La mort d'Ivan Ilitch e Maitre e serviteur. Si percepisce più l'emozione e meno la tecnica...(1950)

• Anton Checov
Egli coglie l'uomo nel suo contesto, nelle vibrazioni della sua vita. E soprattutto scrive "in minore" in modo apparentemente semplice. (1950)
...uno dei mei dei è stato Checov (1963)

• Fedor Dostoievski
Un concentrato d'umanità. Gli siamo debitori di una nuova interpretazione dell'idea di colpevolezza: un dramma personale, all'interno dell'animo di ciascuno, senza rapporto alcuno con il Codice Penale... (1950)

• Gogol
Attribuisce un accento eroico agli insignificanti destini della povera gente, dei piccoli uomini, unendo il tragico al comico... (1950)

• Joseph Conrad
Ho ritrovato lo stesso entusiasmo (come per Stevenson) per Conrad rammaricandomi che lui invece non facesse certe concessioni per arrivare ad un pubblico più vasto. Credo che ne avrebbe guadagnato a semplificare leggermente il suo stile. Perchè il suo apporto è universale, tutti possono trovare nutrimento in Conrad, ma molti sono un po' respinti da un certa pesantezza della forma o, più precisamente, da un eccesso di rigore... (novembre 1955)
 
• Friedrich Dürrenmatt
Ho letto con piacere il suo libro Le Juge et son burreau.... io di solito non sono un appassionato di romanzi polizieschi basati su intrighi di spionaggio o di finanza internazionale, ma qui il caso del vecchio poliziotto è interessante  e il personaggio è costruito con molto spirito e molto spessore. Non conosco l'età dell'autore. Se è un debuttante, prevedo per lui un avvenire... (marzo 1955)

 • André Gide
Credo che in tutta la sua vita Gide abbia sognato di essere un creatore piuttosto che un moralista o un filosofo. Io ero esattamente il suo opposto e, credo, che era per questo che lo interessavo... (1956)
 

• Rudyard Kipling
...Kipling è la vittima sul piano letterario, dell'evoluzione politica. Gli inglesi sono infastiditi quando si parla di lui. Ricorda loro l'orgoglio dell'epoca vittoriana, un ricordo che conservano con grande nostalgia e, allo stesso tempo, quasi con un senso di colpa... (luglio 1960)

• Robert Brasillach
Avevo per Robert Brasillach una sincera ammirazione e non credo di essere il solo a ritenere che la critica francesa non sarebbe la stessa, se lui fosse ancora tra noi... (novembre 1964)

• Henry Miller
Miller ai miei occhi è un personaggio fuori serie, come ce ne sarebbe bisogno di qualcuno in ogni generazione, per ricordare agli uomini che il conformismo non porta da nessuna parte e che, senza una rivolta contro la morale dominante e acquisita, non ci sarebbe mai stato il progresso. Questo provocherà senza dubbio uno shock, soprattutto se aggiungo che considero Henry Miller una sorta di santo laico... (settembre 1966)

• William Faulkner
Senza dubbio avete letto Faulkner? A mio avviso è quello che ha reso al meglio la vita del sud (Georgia, Caroline, Virginia). E' anche (con Steinbeck) lo scrittore americano che io preferisco. Molto più di Hemingway, che a mio avviso si è troppo "europeizzato"....  è un autore che vorrei essere... che ha rappresentato tutta l'umanità in piccolo angolo degli Stati Uniti del sud. Prima di lui Thomas Mann aveva realizzato lo stesso tour de force con La montagna incantata  (aprile  1967)

• Marcel Proust
...mi fa piacere sapere che Proust dava importanza al suo subconscio, più importanza che alla sua intelligenza.... (1970)

• Raymond Chandler
E' certamente uno dei migliori scrittori polizieschi americani. E' anzi ben più di un romanziere poliziesco. E' un romanziere tout court... (gennaio 1974)

• Robert Louis Stevenson
L'Ile du Tresor, certamente. Ma anche altri meno conosciuti come un caso di spionaggio che si svolge nel retrobottega di un commerciante di sigari, Le Dynemiteur. Un libro straordinario. Questo retrobottega del commerciante di sigari è uno dei miei più vecchi ricordi d'infanzia... (dicembre 1975)

• Louis Ferdinand Céline
Ho avuto difficoltà a leggere Céline, che per altro ammiro immensamente, a causa di un "anti-stile" troppo ricercato. Non è perchè in ogni frase o quasi si usano delle parole come "merde" "con", "futre" , etc... che si è creato uno stile nuovo... (febbraio 1977)

• Jean Giono
Io non sopporto affatto il grande lirismo, quello di Jono ad esempio. Non è nella mia natura. Il buonuomo è comunque molto simpatico... (novembre 1981)

• Dashiell Hammett
...Hammett, l'ho conosciuto bene,... sarete molto stupiti di constatare come in Hammet non c'è sesso, ma colpisce come un un pugno in bocca, come un calcio sulle palle.... (settembre 1982)

Honoré de Balzac
Volete paragonarmi a lui? Vi avviso che non sono d'accordo. I personaggi di Balzac, infatti, come quelli degli autori greci, di Corneille, di Racine, di Hugo, per non parlare di Shakespeare e di Dante sono tutti più grandi che in natura. Al punto che sono diventati in qualche modo dei prototipi ai quali ci si riferisce per descrivere l'individuo.... (agosto 1986)

giovedì 4 ottobre 2012

SIMENON: ROMAN-DUR?... NON DEVO FAR ALTRO CHE SCRIVERE UN MAIGRET!


Scrivere i Maigret come momento di relax tra un roman-dur e l'altro. Questa è la versione che di solito Simenon accreditava presso la critica, la stampa e il suo pubblico. Forse perché la serie del commissario gli aveva dato, per la prima volta come Georges Simenon, un successo considerevole, ma gli aveva cucito addosso l'etichetta di scrittore di polizieschi. Quando prima Fayard e poi Gallimard iniziarono a pubblicare i suoi romans-durs, lo scrittore aveva due esigenze: da una parte differenziare le due produzioni dall'altra essere considerato un romanziere a tutto tondo, e non solo il padre di Maigret.
Questo fu infatti l'ostacolo maggiore che il "romanziere Simenon" trovò sulla sua strada.
Il successo di Maigret fu una soddisfazione per un lato, ma alla lunga rendeva più difficile il terzo e ultimo obiettivo che si era posto: (dopo la letteratura-alimentare e la semi-letteratura) quello di essere ed essere considerato solo un romanziere. Le tentò tutte. Ad esempio quando terminò il contratto con Fayard dei primi diciannove Maigret, Simenon voleva che quella fase dovesse considerarsi conclusa. E in effetti dall'ultimo Maigret di quella serie (Maigret - Fayard - 1934) iniziò un periodo di non-Maigret, che durò fino al '39 quando, su pressione del patron Gaston, uscì una raccolta di racconti per Gallimard.
A quel punto le sue capacità di romanziere erano ormai state riconosciute, anche se l'etichetta di scrittore di polizieschi era ancora lì, ben salda. Solo il fatto che ormai scrivesse per Gallimard e che André Gide lo avesse preso sotto la sua ala protettrice erano riconoscimenti indiscutibili.
E torniamo a quanto abiamo scritto all'inizio del post. A questo punto Simenon poteva prendersi il lusso di farsi considerare anche uno scrittore di polizieschi, ora che la sua fama di romanziere era consolidata e andava crescendo.
Ma arrivati a questo momento va considerato una sorta di paradosso. Pian piano il livello dei Maigret cresce e pur con tutti i limiti e le regole che impone la letteratura seriale, la differenza tra i Maigret e i romans-durs va diminuendo sempre più.
E questo non è un'interpretazione di qualche critico e neppure nostra, ma scaturisce dalle affermazioni e dai testi di Simenon stesso.
Ecco quello che affermava nel '70 in un'intervista a Bernard de Fallois e Gilbert Sigaux sulla genesi di un suo romanzo : "...  avevo un 'idea vaga, cioè una linea melodica e anche un colore. Ma ogni volta che cercavo di approfondire i personaggi.... sparivano. Mi dicevo: non è possibile...perchè non riesco a tenere insieme questa gente e integrarla in una vicenda? Niente da fare. E poi una mattina, tre settimane dopo, alzandomi dal letto, prima di toccare il pavimento con i piedi, mi sono detto: ma è chiaro, non devo far altro che scrivere un Maigret!...".
Simenon inizia con l'idea di scrivere un roman-dur e finisce invece per scrivere un Maigret. Che non è un ripiego, è solo la formula adatta a dare un senso a quella sua ispirazione. E infatti spiega: "... Ed è quello che ho fatto. E' stato un romanzo pensato e in qualche modo preparato, e che è stato sentito non come un Maigret, ma come un altro romanzo e per l'ultima volta nella mia  vita partendo da un roman-dur sono arrivato ad un Maigret...".
E d'altronde in Quand jétais vieux (1961), aveva già chiarito che: "...mi capita nei Maigret di toccare degli argomenti talvolta più seri che in altri miei libri. Ma in un modo più leggero, ma in tutti i casi con l'equilibrio del mio commissario a fare da contrappeso...".
Insomma ancora una volta i "divisori" tra i romans-durs e i Maigret si mostrano non solo molto sottili, ma addirittura permeabili. E dopo tanta fatica per tenere divisi i due filoni, quando Simenon ormai maturo lasciò andare le cose per il loro verso, questi si riavvicinarono moltissimo, in qualche caso si sovrapposero e spesso non si differenziavano granché.