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IL COMMISSARIO E LA CHANSONNETTE A CANNES
di Giovanni Desideri
Il commissario era in quella stanza da un paio d'ore. Negi ultimi minuti era rimasto seduto in silenzio. Era domenica. Le ombre della sera erano già scese compatte.
Ad un tratto battè un pugno sul tavolo. Si alzò di scatto, facendo rovesciare la sedia. Guardò fisso negli occhi il produttore.
- Adesso basta!
Si avviò verso la porta.
- Allora adesso si cambia metodo!
Aprì, sbattè la porta e sparì dall'ufficio.
Il produttore seduto, interdetto dal quel cambio di registro, si arrovellava. Prima così gentile, curioso, apparentemente solo interessato ad alcune informazioni... il caffè... l'acqua.. la sigaretta... e adesso...
Stette lì solo nell'ufficio più di una decina di minuti. Poi entrarono due ispettori. Uno lo tenne fermo, l'altro gli mise le manette senza riguardo per il suo vestito di lino chiaro ben stirato, né per la levigata e abbronzata pelle dei suoi polsi.
Poi di nuovo solo. Non ebbe tempo e spirito per protestare.
Il commissario e i due ispettori erano in un altro ufficio, panini e birra, qualcuno fumava la pipa, qualche risata, atmosfera distesa, dalla finestra aperta entrava la brezza fresca della sera.
Ronald Hataway, produttore cinematografico americano, era lì a Cannes per un spralluogo. Cercava la location di un film da girare in Costa Azzurra. L'avevano accompagnato Russel Byrne e Elizabeth Cooper, gli interpreti, e Tony Ridley il regista. Arrivati da una settimana avevano scorazzato su e giù per le località della costa. Poi si erano fermati al Carlton di Cannes.
Base lì, si erano presi due giorni per una pausa e dedicarsi ognuno alle proprie faccende. Quando si rivedero il terzo giorno per riprendere il lavoro, Elizabeth era scomparsa. O meglio era comparsa poco dopo, morta strangolata, in una stanza di un altro albergo di Cannes: l'Olivier.
Un quartetto unito da odio e amore. La vittima era stata l'amante del produttore, ma la cosa risaliva a molto tempo prima e non aveva avuto complicazioni né sentimentali né economiche. Tony Ridley invece ce l'aveva a morte con lei perchè aveva soffiato la parte a quella che a lui sembrava la candidata ideale, Sarah James attrice quotata e sua recente fiamma. Russel Byrne invece era invaghito di Elizabeth e da lei corrisposto. Ma era una storia da tenere per loro, tante volte avesse dovuto risvegliare sopite gelosie del produttore, con il rischio di perdere entrambe la parte...
- Allora commissario qui non è come a Parigi? - domandò un ispettore.
- Bah... sempre le stesse cose... - bofonchiò a voce bassa - le solite menzogne... e poi la gente ricca é uguale dappertutto...
- Forse, ma a Parigi...
- Parigi... Parigi... ma che vi credete che ci sia in questa Parigi...? - il tono era stizzito. Non gli piaceva parlare di quella città. Lui, capo della brigata criminale parigina a Quai des Orfèvres, aveva fatto saltare la pazienza al suo giudice per l'ennesima iniziativa presa senza consultarlo. Per questo il magistrato aveva chiesto e ottenuto il suo trasferimento in altra sede.
Una lettera gli aveva comunicato la sua nuova destinazione: commissariato centrale di Nizza.
Nel giro di due settimane aveva dovuto passare le consegne al suo collega Blissard e sistemarsi a Nizza. La moglie era rimasta a Parigi, almeno in attesa di capire se quel trasferimento era davvero permanente o sarebbe durato solo qualche mese.
Il commissario si alzò, accese la pipa e si infilò un leggero soprabito.
- Vado a fare due passi sul lungomare. Hataway lasciatelo lì un paio d'ore da solo. Poi uno di voi tornerà dentro, gli toglierà le manette, gli darà dell'acqua, una sigaretta e ricomincerà a farsi raccontare tutta la storia dall'inizio. Mi raccomando tutto dall'inizio, tutti i particolari...
Salutò e uscì.
Mentre camminava lungo la spiaggia, pensava ai suoi due nuovi ispettori... non conoscevano il metodo della chansonette. Prima si trattava bene il sospettato, tanto da non dargli nemmeno la sensazione di essere sotto interrogatorio. Dopo il tono cambiava. Urli, minacce, atmosfera tesa. Poi lunghe ore da solo ad aspettare chissà che. In seguito un nuovo funzionario lo interrogava con calma, ma facendolo ripartire dall'inizio come se non ne sapesse nulla di quella storia. A questo punto era il turno del cattivo che tra urla e parolacce gli faceva intuire come avessero trovato qualcosa di gravissimo a suo carico. E ancora altre ore da solo. Poi ritornava il commissario che ricominciava l'interrogatorio tutto daccapo. A quel punto il sospettato era stremato psicologicamente, a volte ormai senza difese: il più delle volte crollava e confessava.
E Hataway era il sospettato. Aveva telefonato alla vittima e l'aveva incontrata in un bistrot. Un giorno prima della morte. Incontro prima negato, poi amesso con spiegazioni reticenti, e quindi con dei motivi niente affatto convincenti. Era venuta fuori la storia del prestito... roba di un anno prima. Soldi che Elizabeth non era stata in grado di restituire... Si parlava di circa un milione di dollari. Girava voce che Hataway avesse voluto la Cooper come protagonista del film a patto che il suo caché di circa un milione di dollari, fosse la soluzione del problema.
Ma anche il regista che aveva visto preferire la Cooper alla sua cara Sarah, non l'aveva mandata giù e non sopportava né l'attrice né il produttore. anche lui avrebbe potuto far fuori Elizabeth...? Certo in un momento di follia, perchè non era credibile che a quel punto la produzione avrebbe ripreso in considerazione un'attrice scartata. L'unico che era davvero distrutto dal dolore e tutto sommato senza moventi era il suo amante segreto.
Queste cose frullavano nella testa del commissario, che aveva alzato il bavero visto che la brezza s'era rinforzata. Certo, era come al solito scuro che se non fosse riuscito a ragionare come quella gente del cinema americano, non avrebbe capito i meccanismi che avevano portato al delitto.
Accese di nuovo la pipa e si avviò verso una brasserie, dove consumò una fricandeau all'acetosella con del buon bordeaux. Poi raggiunse di nuovo il commissariato di Cannes.
Da fuori con quelle pareti bianche e celesti, più che una centrale di polizia sembrava una specie di stabilimento baleneare. Poi quel pratino ben rasato con quelle due palme nane completava il quadro.
Non c'erano scale da salire, per entrare bastava aprire una porta tutta di vetro.
Entrò nella camera degli ispettori. Uno al telefono, l'altro leggeva il giornale.
Tirata giù la cornetta, disse:
- Capo era la polizia scientifica di Nizza. Quelle lettere trovate in camera di Hataway sono di Russel Byrne. La perizia calligrafica certifica che è la stessa scrittura e lo stesso inchiostro di quelle scritte da Byrne alla Cooper.
- Io, invece ho finito l'interrogatorio... tutto come da copione, via le manette acqua fresca, sigaretta e ancora una volta domande su tutta la storia, ricominciando dalla sera in cui vide la Cooper al bistrot...
- Bene... bene... e come sta?
- Inizia ad essere un po' provato.
- Ecco, adesso tocca a te. Entra già nervoso, dì che ti sei stufato di questo interrogatorio.. poi in crescendo ti arrabbi sempre di più e ti fai scappare che c'è una novità che lo inchioderà definitivamente.
- Farò del mio meglio...
L'ispettore uscì dalla stanza. Il commissario guardò dalla finestra. Invece di vedere le luci della Senna, vide quelle delle barche che si preparavano a salpare per la pesca notturna.
E la sua pesca come sarebbe andata? Non aveva avuto nemmeno bisogno di telefonare alla moglie per avvertirla che non avrebbe cenato a casa e avrebbe fatto tardi, molto tardi... forse mattina.
- Questo Hataway che tipo è, secondo lei commissario... è un omosessuale?
- Mica perchè è vestito come un damerino, tutto curato deve essere per forza omosessuale....
- Sì, certo... ma l'hanno visto bazzicare in quella zona vicino al porto dove questi tipi si danno apuntamento...
Il commissario prese in considerazione l'ipotesi. Non c'era nulla di impossibile. Nell'ambiente del cinema americano non sarebbe certo stato né il primo né l'ultimo. Ma come si collegava con l'omicidio?.... Le lettere nella stanza di Hataway... scritte da Byrne. Forse non gli aveva dato la giusta importanza.
- Telefona a Nizza e fatti mandare qualcuno con le lettere scritte da Byrne - ordinò perentorio all'ispettore.
- Ma commissario è domenica sera... non avranno nessuno disponibile a muoversi.
- Non mi interessa - protestò il commissario - entro un'ora queste lettere devono essere qui.... Chiaro? Altrimenti quando torno a Nizza qualcuno avrà di che pentirsene. Sbrigati!
E si avviò per entrare nel suo ufficio.
Già prima di entrare sentì le urla dell'ispettore che forse aveva preso un po' troppo sul serio la sua parte.
- Va bene... va bene... adesso ci penso io... - disse entrando - Ora puoi andare.
- Agli ordini commissario.
Si tolse il soprabito. Si mise a sedere. Accese lentamente la pipa. Esauriti questi preliminari guardò il suo interocutore.
Capelli lisci, biondo cenere con delle frezze bianche. Camcia candida. Un cravattino beige come il completo di lino. Tutto faceva risaltare un abbronzatura non eccessiva, bronzata. Magro, cinquanta anni o sessant'anni ben portati... doveva ricordarsi di guardare nella sua scheda. Il suo atteggiamento non era granché cambiato. Tranne un po' di sudore che imperlava le tempie. Non si era allentato nemmeno il nodo della cravatta.
- Allora mister Hataway, siamo alla fine...
Quello fece un gesto impercettibile con le sopracciglia tra il rassegnato e l'indifferente.
- Che mi dice di mister Byrne?... Questa relazione con la Cooper... lei sapeva?
- Dicevano...
- E lei questo Byrne lo conosce bene... da quanti anni?...
- Tre o quattro. Abbiamo fatto tre film...
- E' un bravo attore?
- Piace.
Hataway rispondeva a monosillabi con la voce ridotta ad un soffio.
- E a lei piace?
Hataway non rispose o non ebbe tempo per farlo. Bussarono.
- Avanti
- Commissario sono arrivati da Nizza quei documenti che aveva chiesto...
- Già qui...
- ... è venuto un agente motociclista.
Il commissario inizio a sfogliare le lettere erano una decina. Il contenuto era vago... "... quella storia continua... tutti sono convinti...". "... dobbiamo lavorare meglio sui dialoghi... vorrei parlarne con lei... il regista non mi capisce...." . "... lei è entrata troppo nel personaggio, rischia di andare sopra le righe... bisogna controllarla meglio...". "...deve riprendere le redini del film, questo regista mi pare incerto, vorrei anche qualche consiglio in più da lei..."... lei mi ha insegnato molte cose, vorrei mostrarle la mia gratitudine... ho letto la sua lettera, mi ha fatto molto piacere.... davvero molto piacere....".
Mise quelle lettere in un cartella.
L'espressione di Hataway era di curiosità i suoi occhi interrogavano quelli del commissario.
- Allora vogliamo mettere le carte in tavola? Lei non c'entra con il delitto della Cooper... almeno nel senso che non l'ha strangolata lei...
- No, sì... l'avevo detto...
- Si ma sempre con l'aria che non fosse vero... lei forse stava coprendo qualcuno o cercando di sviare i sospetti...
- Ma io veramente...
- Mi dica veramente quali sono i rapporti tra lei e mister Byrne...
- Gliel'ho detto é un bravo attore...
- Mi riferisco a quelli personali...
Hataway fece scena muta.
- Qualcuno la ricattava o ricattava mister Byrne?
- Ma no. Che dice! Io... noi..
- Già voi... voi due... lei e mister Byrne... e Elizabeth era una copertura? La pagavate.... C'entra il suo vecchio debito?
Il produttore si guardava intorno, spaesato, come se dovesse guardare tutti gli elementi cui il commissario aveva accennato.
Prese il telefono.
- Si sono il commissario, rintracciatemi un po' mister Russel Byrne... portatelo subito nel mio ufficio - poi rivolto al produttore - Allora mister Hataway, cosa vogliamo fare? Aspettiamo buoni buoni mister Byrne, o cominciamo a dirci la verità?
- Ma io non so nulla...
- Già lei non sa nulla... allora le racconto io una storia. Ci sono un regista e un attore che sono entrambe omosessuali. Ma non vogliono si sappia, il pubblico, la reputazione, gli studios... Anche se come voi due ce ne sono tanti altri...
Hataway lo guardava allibito.
- Lei e Byrne legate subito... lei gli fà fare un film, poi un'altro, poi un terzo. Il vostro è un legame stabile e prima o poi qualcuno se ne doveva accorgere. E chi la conosceva meglio di miss Cooper? Quella vostra storia tanto celebrata dai rotocalchi? Anche quella una copertura, no? E poi quella storia del prestito...
Il produttore sembrava confuso...
- Quella aveva capito tutto e... che so... con i soldi, con le parti nei film, con i prestiti... lei comprava il suo silenzio... non era così...
- E quell'incontro che avete avuto nel bistrot?.. Ancora ricatti... Vero?
Il commissario ebbe l'impressione che il produttore stesse per cedere... si aggiustava di continuo la giacca che non ne aveva nessun bisogno. Il sudore dalle tempie era passato anche alla fronte.
Quello era il momento che cercava da sempre. Forse era riuscito a entrare nel cervello di Hataway e forse anche in quello di Byrne... anche se non era ancora arrivato.
- No... non deve essere facile fare questa vita nascosta... sempre esposti ai ricatti... sempre nel timore di essere scoperti...
Il produttore non proferiva parola, ma i suoi occhi parlavano, davano ragione al commissario...stupiti che un commissario di un piccolo centro francese come Cannes fosse così aperto e sensibile... un poliziotto!
Bussarono ancora. stavolta erano i due ispettori con Russel Byrne.
- Grazie ragazzi. Mister Byrne, si accomodi... stavamo dicendo con il suo... amico come è difficile la vostra situazione...
L'attore spalancò gli occhi per la sorpresa, guardò Hataway e con voce strozzata
- Gli hai detto tutto?
- Non ci voleva molto a capirlo... nonostante tutte le sceneggiate e le coperture, i soldi... già perché è qui il punto, vero? Elizabeth voleva più soldi... aldilà del problema del debito...
- Ma io non sapevo nulla....
- Certo Elizabeth li aveva chiesti a chi aveva sempre pagato... a mister Hataway... Lei lo seppe da lui e forse fu lei che decise che era l'ora di farla finita con quella donna. O forse lo avete deciso insieme.... Questo adesso poco importa. Ciò che conta è che l'ingordigia della donna ha decretato la sua morte...
- Guardi che lui non c'entra - disse in un soffio Hataway - era con me che....
- Sì lo immagino era lei che prendeva di punta. Ma forse lei avrebbe ancora pagato, ma mister Byrne no. Forse è stata sua l'idea di eliminare Elizabeth...
Hataway cercò di protestare, ma dalla sua bocca non uscì che un soffio.
Byrne era agitato e si muoveva sulla sedia.
Il commissario, si alzò, accese la pipa e andò ad aprire la finistra. Quella notte era calda in tutti i sensi.
Quando si rimise a sedere vide i due che si guardavano con una sorta di tristezza...
- Commissario, l'idea è venuta a me, dopo che Ronald mi ha confidato dell'ennesimo ricatto. Con la scusa che stava poco bene Ronald le ha telefonato dicendole che le avrei portato io i soldi...
Byrne era ormai un fiume in piena.
- ... lei era così sicura di sè che non prese alcuna precauzione. L'appuntamento era per le undici nella sua camera all'hotel Olivier. Avrebbe lasciato la porta aperta. Io entrai dall'ingresso di servizio... fui fortunato, nessuno mi vide.
arrivai al secondo piano. Vidi la porta aperta, uno spiraglio di luce si stagliava sul corridoio buio. Entrai con la valigetta che doveva contenere i soldi. Elizabeth mi venne incontro con un sorriso di soddisfazione. Poi si girò, avviandosi verso il divano. Feci un balzò, le misi una mano sulla bocca e poi subito le strinsi il collo. Esile com'era ci volle pochissimo perchè cadesse inerte a terra...
Hataway ascoltava ad occhi chiusi come se volesse essere lontano da quel posto e dal suo amante che diceva quelle cose...
Non c'era più bisogno di altre parole. ll commissario, chiamò gli ispettori.
- Verbalizzate le dichiarazioni di mister Byrne e di mister Hataway... Signori...
Salutò tutti, s'infilò il soprabito, accese la pipa. Percorse il corridoio con passi pesanti. Apri la porta di vetro. Una zaffata d'aria di mare l'accolse e lo stupì. Era aria calda, densa di salsedine. Si avviò a piedi al suo albergo. Ripensò alla condizione di quei due omosessuali, all'attricetta che li ricattava, a quei pregiudizi che causavano morti e tragedie... A che pro poi? Anche stavolta come al solito aveva avuto tutto chiaro una volta messosi dalla parte degli omosessuali. Ma stavolta la chansonnette non aveva funzionato. Forse a Cannes non suonava come a Parigi...