giovedì 19 marzo 2015

SIMENON SIMENON BÉBÉ DONGE, DAL ROMANZO AL FILM


Venerdì scorso abbiamo presentato in un post l'iniziativa di un dvd che prende spunto dal romanzo di Simenon e che si articola tra fumetti, musica e performance recitative, realizzato da giovani musicisti, attori, disegnatori, a testimonianza dell'attualità delle storie e delle tematica del mondo letterario di Simenon. E' l'occasione per riparlare del romanzo e del film da esso tratto., due opere sui cui vale davvero la pena di soffermarci un po'.
Fu scritto nel 1940 quando il romanziere era in Vandea, a Vouvant. Narra le vicende di un tentato omicidio. Bébé Donge avvelena il marito François, che però si salva in extremis. Lui finisce in ospedale per riprendersi dall'avvelenamento e lei in carcere, dove conferma di essere la colpevole e ammette anche la premeditazione.
Nelle lunghe giornate passate nel letto d'ospedale, François ha modo d'interrogarsi sul gesto della moglie, per lui apparentemente immotivato. Il luogo, gli altri malati, l'atmosfera dell'ospedale lo inducono ad un cammino introspettivo che lo rimanda indietro nel tempo fino al momento in cui conobbe Eugénie D'Onneville, detta Bébé, e che gli fa poi ripercorrere i dieci anni di matrimonio. La conclusione cui giunge è che forse non abbia mai capito granchè di sua moglie... non erano freddezza e disinteresse quelli manifestati di fronte alle sue avventure extraconiugali o, se così era, nascondevano invece un amore che sentendosi tradito si chiudeva a riccio nell'indifferenza, ma... Ma alla fine tutto ciò ha finito per provocare una reazione e il tentato avvelenamento. Nel momento in cui François capisce tutto, decide di perdonare Bébé (ritorna il famoso "comprendere e non giudicare"?). Da lì si susseguono, la guarigione, l'uscita dall'ospedale, il processo di Bébé, la difesa organizzata dal marito, l'inevitabile condanna e l'attesa di François che la moglie sconti la pena. 
Il romanzo si conclude mettendo il futuro nelle mani del destino, perchè François ha perdonato Bébé e l'aspetterà per tornare insieme... ma non si può sapere se Bébé vorrà. Gli anni di carcere la cambieranno? E in che modo? Il romanzo tratta un tema di notevole complessità psicologica, con momenti di forte tensione emotiva. E' l'ambito in cui Simenon si muove a suo agio e con risultati davvero notevoli.
Talmente notevoli da suscitare, dopo più di dieci, anni l'interesse anche del cinema che s'impossessò del romanzo e lo mise nelle mani del regista Henri Decoin (che già aveva diretto due film di derivazione simenoniana "Les Inconnus dans la maison" nel 1942 e "L'Homme de Londres" nel 1943) e di quelle di Maurice Aubergé (lo sceneggiatore preferito del grande Jacques Becker) ed interpretato da Jean Gabin (attore anche lui simenoniano "di ferro") e Danielle Darrieux. Uno dei capolavori del cinema francese in bianco/nero degli anni '50 oggi, forse un po' dimenticato.
Chi volesse vederlo (...ma dopo aver letto il libro!), dovrebbe trovarlo in una bella edizione in dvd, realizzata nel 2012 dalla Cineteca Bologna, con abbinato un interessante volumetto di documentazione e critica curato da Claudio G. Fava. Per acquistarlo (ma non ce ne sono tante copie in giro) potete provare su questa pagina di Amazon o anche su questa pagina di IBS oppure su Ebay

mercoledì 18 marzo 2015

SIMENON SIMENON. MA QUANTO TEMPO MAIGRET PASSA NEI BISTROT, NELLE BRASSERIE, NEI CAFÈ...

Un'illustrazione di Giancarlo Malagutti
Non c'è inchiesta di Maigret in cui Simenon non faccia entrare il commissario in un café a bere una birra o un calvados, in una brasserie a consumare un pasto, o in un bistrot per un un veloce spuntino. Maigret è il prototipo della buona forchetta, in un'epoca in cui le diete non erano di moda, ma è anche un forte bevitore... insomma un buongustaio con una predilezione di questi posti dove spesso lo portano le indagini stesse, ma dove invece non di rado entra di sua spontanea volonta. Quante volte in un bistrot, in compagnia di uno dei suoi ispettori beve una birra, scambia qualche parola sull'indagine in corso e soprattutto si guarda intorno... ma e' Maigret o Simenon? Questo scrutare la gente quando mangia e quando beve, cioè quando soddisfa un bisogno primario... forse anche in questi casi lo scrittore intravedeva "l'uomo nudo"... in quelle soste bevendo un paio di birre, sgranocchiando un sandwich la gente non è sulla difensiva. Si crea una sorta di tregua nella battaglia quotidiana rappresentata dai problemi del lavoro, dalle preoccupazioni familiari, dalle ambasce sentimentali... Una tregua di una decina di minuti, mezz'ora al massimo, in cui, protetti dalle porte del bistrot o della brasserie, si è al sicuro in una sorta di zona franca e dove si può abbassare la guardia.
Maigret eredita dal suo autore questa tendenza ad osservare gli altri, i loro comportamenti, i luoghi che frequentano e bar, café e brasserie diventano così dei punti d'osservazione previlegiati.
Ma torniamo alla domanda del titolo " Quanto tempo Maigret passa in questi luoghi?". Certo la risposta è difficile... non è facile quantificarlo, ma rappresentano scenari che sono impressi nell'immaginario collettivo dei lettori di Maigret, sono i luoghi che insieme al suo ufficio di Quai des Orfèvres, ai canali, alle vie di Parigi e alle piccole cittadine di provincia costituiscono delle "quinte" da cui è difficile "scollare" l'immagine del commissario.
A questo proprosito vorremmo citare un recente saggio che la nostra Murielle Wenger  ha dedicato proprio a questi luoghi. E' pubblicato sul sito www.trussel.com e s'intitola  Bars, bistrots, cafés et restaurants: les bonnes adresses de Maigret
Si tratta di una disamina piuttosto corposa di questi luoghi così come sono citati nella serie maigrettiana. Un saggio estremamente interessante che vi invitiamo a leggere (c'è la versione francese, ma anche quella inglese), svolta con il solito acume e l'esaustività cui Murielle ci ha abituato nei suoi interventi qui su Simenon-Simenon.
Qui di seguito ve ne proponiamo un sintetico estratto.
"... Ho lavorato su circa 350 citazioni di questi luoghi nella serie maigrettiana, e la prima cosa che si nota  è che la proporzione dei bar è la più elevata (circa un terzo delle citazioni). Seguono i bistrot e i restaurant (un quinto ciascuno). Poi ci sono i cafè (circa un 15%). Va notato che talvolta le denominazioni sono intercambiabili, l'autore parla dello stesso posto sia come bistrot, che come cafè o anche come bar. Citiamo ancora le brasserie (circa un 10% delle citazioni) che si potrebbero includere nei ristoranti, ma che ho voluto classificare a parte, perchè per l'autore c'è un differenza visto che riserva loro un vocabolo diverso. Allo stesso modo ho classificato a parte le citazioni della Brasserie Dauphine,
perchè più che un semplice luogo dove ristorarsi, è divenuta una sorta di annesso, di estensione dell'ufficio di Maigret...".

martedì 17 marzo 2015

SIMENON SIMENON. MAIGRET: CONTINUA IL RACCONTO DEI RACCONTI


Dopo aver ripercorso il susseguirsi dei racconti di Maigret fino al '38, (E per Maigret ricomincò dai racconti)  Murielle Wenger oggi continua a raccontarci quando e come furono scritti gli altri, fino al 1950, e soprattuto la riscoperta del commissario, dopo l'abbandono da parte del suo creatore.



 Nel 1939, sistemato a Nieul, Simenon scriverà due racconti che hanno come protagonista il commissario L'homme dans la rue e Vente à la bougie (che appaiono nel settimanale lyonese "Sept Jour" prima di essere pubblicati nel 1950 nella raccolta "Maigret et les petits cochons sans queue" - Presses de la Cité), il primo narra un'indagine parigina, il secondo un'inchiesta in provincia. Sarà stata per caso la scrittura di questi due racconti a far tornare al romanziere il gusto per il suo personaggio? Non si può dire ma, sia quel che sia, a dicembre dello stesso 1939 ripartirà alla grande con il suo protagonista, mettendolo in scena in sei nuovi romanzi, che saranno pubblicati in due raccolte da Gallimard, contento di approfittare di un tale manna in quei difficili anni di guerra... Nell'inverno 1941-1942 nel bel mezzo della stesura di Pedigree, Simenon scrive un altro racconto con il commissario, lo stupefacente Menace de mort, rimasto inedito per molto tempo (apparso nel giornale "Révolution Nationale". Questo testo viene ritrovato negli anni '80, grazie alle ricerche assidue di Pierre Deligny et Claude Menguy,  e pubblicato nel 1992 nel 25° volume de l'edizione Tout Simenon edita da Omnibus). Questo racconto è stupefacente perché ci mostra un Maigret estremamente sensibile allo charme femminile, molto più di quanto ci avesse abituato, e che usa un vocabolario e degli atteggiamenti più rilassati del solito.
Nel giugno del 1945 ritrovando Parigi, dopo essere stato "consegnato" a  Sables-d'Olonne, Simenon ritrova allo stesso tempo il suo personaggio, che rimette in attività  nel racconto La pipe de Maigret dove lo "strumento di riflessione" rappresentato dalla pipa del commissario, svolge un ruolo di primo piano. Questo racconto sarà pubblicato, insieme al romanzo breve commissionato da Pierre Lazareff per il suo nuovo quotidiano "France Soir" Maigret se fâche, nel primo romanzo-Maigret della serie editata da Presses de la Cité.
Nel 1946 dopo aver scritto Tre chambres à Manhattan e Maigret à New York, che mostrano due punti di vista differenti  sulla sua scoperta dell'America, Simenon redige tre racconti (Le témoignage de l'enfant de chœur, Le client le plus obstiné du monde, Maigret et l'inspecteur malgracieux). Poi, dopo la redazione di due romans-durs, ne scrive ancora un'altro  (On ne tue pas les pauvres types). I quattro racconti vengono riuniti in una raccolta del 1947 che prende il nome da uno di essi: Maigret et l'inspecteur malgracieux.  
Cresciuto nel ricordo, il personaggio di Maigret è a quel momento definitivamente recuperato da Simenon che gli fa riprendere regolarmente la sua attività a Quai des Orfèvres, e gli regala una carriera ben più lunga di quanto mai avesse immaginato in casa Fayard... I romanzi si susseguono regolarmente e nel 1950 il romanziere scrive un ultimo lungo racconto, senza dubbio uno dei più bei testi con protagonista il commissario, Un Noël de Maigret, dove la conduzione dell'indagine è solo un pretesto per raccontare i tratti più intimi del poliziotto.

Murielle Wenger

lunedì 16 marzo 2015

SIMENON SIMENON. ADDIO AL BUNKER... MA QUALCHE IMMAGINE CE LO RICORDERA'

A stare alle notizie di qualche settimana fa', la grande costruzione bianca, la villa che Simenon fece costruire a Epalinges, verrà demolita alla fine di marzo. Il "mostro" o "bunker", come veniva soprannominata per la sua linea non certo aggraziata, a fine mese lascerà dunque il posto ad una lottizzazione. 
Oggi vi presentiamo un video dell'istituto francese I.N.A, che ci presenta l'abitazione dello scrittore così com'era nel 1967, durante la visita di un giornalista, Pierre Desgraupes, cui Simenon stesso fà da cicerone facendogli visitare la casa. Casa che per quanto brutta e criticata, per gli appassionati simenoniani conserva un valore simbolico e storico. Comunque questo breve video ci lascia qualche immagine di questa fortezza dove Simenon e la famiglia si erano... barricati!

domenica 15 marzo 2015

venerdì 13 marzo 2015

SIMENON SIMENON. BÉBÉ DONGE NON SOLO FILM, ANCHE STRIPS & MUSICA



George Simenon è più vivo e attuale che mai. A settanta anni dalla sua pubblicazione il romanzo breve "La verità su Bébé Donge", scritto a Vouvant, in Vandea, e pubblicato in 12 puntate su «Lectures 40» (nouvelle série) nn. 1-12 dal 15 giugno al 1º dicembre 1941 è stato ripreso da un gruppo di artisti romani per una edizione multimediale. Il gruppo formato da musicisti, fumettisti, sceneggiatori, registi e attori sotto il nome colletivo di Bébé Donge ha dato vita a dieci canzoni che ripercorrono i momenti salienti della storia e Simone Iovino e Silvia Spernanzoni ne hanno scritto la sceneggiatura per una graphic novel illustrata da Valentina Griner  per l'etichetta indipendente Goodfellas. Con un tratto essenziale e sobrio, il fumetto ricrea il carattere originario di Bébé e il tono distaccato e freddo della narrazione di Simenon,  le passioni si trovano sopite, per far spazio all'approfondimento psicologico dei personaggi. Anche Il filo conduttore del disco è lo stesso, far emergere la figura e la psicologia di Bébé Donge, farli vivere nelle note e nelle canzoni. Uscito il  26 di febbraio ha ricevuto l'autorizzazione e l'incoraggiamento del figlio di Simenon, John,  sorpreso ed entusiasta del fatto che il lavoro del padre possa essere ripreso in nuove forme espressive. (Giancarlo Malagutti)