venerdì 2 settembre 2016

SIMENON SIMENON. LO SCRITTORE E I SUOI EDITORI

Da quelli del periodo popolare, a Fayard, a Gallimard, a Presses de la Cité

SIMENON SIMENON. L'ECRIVAIN ET SES EDITEURS
Depuis ceux de la période populaire, jusqu'à Fayard, Gallimard et les Presses de la Cité
SIMENON SIMENON. THE WRITER AND HIS EDITORS
From those in the popular period (or From those in the popular works period) all the way through Fayard and Gallimard to Les Presses de la Cité





Per quel riguarda gli editori che pubblicarono i suoi romanzi, possiamo dividere grosso modo la vita letteraria di Simenon in tre momenti.
Quello della scrittura popolare caratterizzata da un notevole numero di editori,  tra i quali Fayard che troviamo a cavallo tra quella fase e il lancio e la prima serie dei Maigret. Poi Gallimard che coincide grosso modo con il passaggio dello scrittore ai romans-durs (in realtà i primi uscirono con Fayard) e poi il periodo Presses de La Cité, che duro fino alla scomparsa del romanziere e oltre.
Questa schematica divisione ci serve per orientarci non solo nella sterminata produzione dello scrittore, ma anche in quali tipi di rapporto fossero e la loro evoluzione con il crescere della sua fama.
Dobbiamo considerare che all'inizio degli anni '20 Simenon non esisteva. Nel senso che firmava con una ventina pseudonimi ogni tipo di scritto: racconti, romanzi brevi e a puntate, spaziando nel vari generi dall'avventuroso a quello licenzioso, da quelli di viaggi a quelli polizieschi. Era molto richiesto per la sua fantasia, la sua versatilità e soprattutto per la sua velocità. Con questi editori il rapporto di Simenon era quello dell'artigiano e del committente. Lo ha raccontato lui stesso in più d'un'occasione.
Gli venivano commissionati il tipo di scritto, il genere, la lunghezza, il tempo a disposizione. Il compensi erano un tot a riga. E lui si sentiva un artigiano, aspetto del lavoro che gli sarebbe sempre piaciuto, quello di realizzare un manufatto e a sera fare il giro dei clienti (gli editori) che aspettavano la "merce". Alcuni nomi di questi "clienti"? Ferenczy, Rouff, Tallandier, Prima, Fayard. 
Ma con quest'ultimo, con cui pubblicava fin da 1927, scrisse una quarantina di titoli per la letteratura popolare. E quando Simenon si sentì pronto butto sul tavolo l'idea di interrompere gli scritti popolari e debuttare con un romanzo poliziesco seriale, protagonista Maigret, firmato questa volta con il proprio nome.
Fayard disse no.
Un po' perché  Simenon era una buona fonte di guadagno nella letteratura popolare e gli dispiaceva perderla, un po' perché l'idea presentata era fuori da tutti gli schemi della letteratura gialla dell'epoca e soprattutto il protagonista mancava di tutte quelle caratteristiche che avevano fatto la fortuna di diversi investigatori letterari. Fayard prevedeva un bagno di sangue.
Litigarono, Simenon dovette cedere su alcune clausole contrattuali, insomma perse qualche battaglia, ma vinse la  guerra: un contratto per diciannove titoli, un lancio alla grande con il Bal Anthropmétrique e il suo nome in copertina.
Altro litigio con Fayard alla fine dei dodici  titoli, questa volta a parti invertite.Visto il successo dei Maigret, l'editore avrebbe voluto continuare, ma lo scrittore aveva deciso che quella sarebbe stata solo una parentesi, un trampolino che lo avrebbe portato a scrivere i rommas-durs. (cosa che aveva iniziato proprio con Fayard).
Fu uno dei motivi che spinse a rompere e grazie ai buoni uffici di André Gide, che lo ammirava e lo aveva preso sotto la sua ala protettrice, Simenon fece il suo ingresso in Gallimard come romanziere. Ora Gaston Gallimard era un editore che aveva a che fare con i maggiori nomi della letteratura della Francia e non solo. Aveva fatto della sua casa editrice una sorta di sancta sanctorum dei migliori romanzieri dell'epoca.
Ogni scrittore, appena affacciatosi nel mondo letterario com'era il trentenne Simenon, avrebbe dovuto avere una certa soggezione dell'imponente padre de la Nouvelle Revue Française. Ma Simenon aveva imparato a trattare con gli editori.
Gallimard, nell'incontro per firmare il contratto, propose a Simenon di andare a pranzo, farsi una bella chiacchierata e poi con tutta calma tornare in ufficio e pensare al contratto.
Simenon impose la sua scelta. Avrebbero chiuso a chiave l'ufficio così da non essere disturbati. Gallimard avrebbe chiesto alla segretaria di non passargli telefonate. In questo modo in un paio d'ore avrebbero scritto il contratto e dopo ognuno di loro sarebbe stato libero. Un'altra battaglia vinta. 
Questo saper trattare con gli editori si esplicava anche sul lato economico. Quando si trattava di anticipi o di percentuali sulle vendite Simenon aveva di solito la meglio. Un po' perché gli editori sapevano che i suoi titoli si vendevano bene (soprattutto i Maigret) e d'altra parte perché il nostro aveva uno spiccato senso della trattativa che lo portava a primeggiare.
E così siamo arrivati al periodo Presses de La Cité. Simenon non era molto a suo agio in Gallimard, con tutti quei nomi altisonanti e con un'organizzazione così complessa. A lui piaceva metter bocca un po' su tutto: sulla copertina, sulle strategie di vendita e in genere anche su alcune scelte editoriali. Dunque Sven Nielsen, un distributore di giornali, che si era appena affacciato nel mondo dell'editoria, era l'ideale per Simenon. Nel loro accordo, nella sostanza, Simenon ne faceva l'editore in esclusiva di tutti i suoi scritti in Francia  (i diritti per l'estero, per il cinema e per la tv rimanevano a lui) in compenso avrebbe avuto mano libera se non su tutto, almeno su quello che gli interessava. Per Nielsen era un affare d'oro, al debutto in editoria poter pubblicare in esclusiva per la Francia tutto Simenon non era cosa da poco.
Simenon e Nielsen diventarono buoni amici e la cosa andò avanti fino a dopo la morte di Simenon, Anche nei dieci anni americani, Nielsen curò le edizioni di tutti i romanzi e di tutti i Maigret in Francia, E se, nel 1955, al ritorno in Europa Simenon trovò sia la sua fama che la stima per la sua opera molto accresciute, in parte il merito andava riconsociuto anche alla cura e al buon lavoro di Presses de La Cité.(m.t.

giovedì 1 settembre 2016

SIMENON SIMENON. ANTICIPATING MAIGRET

A Simenon fan finds out about Maigret’s birth. 

SIMENON SIMENON. EN ATTENDANT MAIGRET 
Un amateur de Simenon en apprend sur la naissance de Maigret 
SIMENON SIMENON, ASPETTANDO MAIGRET
Un appassionato di Simenon va imparando sulla nascita di Maigret

We’re reached chapter six in the biography Simenon, whose title Waiting for Maigret suggests the Chief Inspector and the first novel are about to surface. 
[Why am I excited to learn whatever Assouline has to say about Maigret? Here’s a brief explanation: a native-born American, I accidently studied French in high school, only to thoroughly ignore it after that. I was well into middle age when I spotted a short Zola novel on a take-it-or-leave-it shelf at our town dump. To my surprise, some understandable French phrases jumped out as I flipped through its pages. Soon thereafter, again from the same location, I took home a Maigret: The Yellow Dog. That’s how an interest in reading French literature got cooking again, but the icing on the cake came at a small town library book sale―coincidentally about 13 road miles from Simenon’s Shadow Rock Farm in Lakeville, ConnecticutI found five Maigrets for five cents a piece, a mere 25¢ being a great bargain for a thrifty Yankee like me. And so, I shifted into high gear and traveled over the years with Maigret and Simenon throughout Paris, France, and beyondNow, with 103 Maigret works and 45 romans durs under my belt, one could classify me as a Simenon fan. The near insanity of writing a Maigret pastiche in French and then translating it to English is sufficient proof of that.] 
In 1928, Simenon decided “to set sail both literally and figuratively from Paris, for he “was persuaded the most favorable place for creative work was where one spent just two weeks.” So, he picked up a 13-foot motorboat and a canoe to tow behind it with the necessary camping equipment for himself, Tigy, Boule, and Olaf, his Great Dane(“It was out of the question to go to a hotel except to visit a brothel.”) Simenon planned to learn about boating “on the job while navigating France’s extensive canals and rivers. Six months later, he upgraded to a 33-foot boat, voyaging for two years on the seas north of France as far as the top of Norway. 
While travelingthe boater never stopped writing, producing as many as 80 pages a day. According to Simenon, this was when, in September 1929, he wrote his first Maigret story, Pietr the Latvian (first published in 1931). “One sunny morning… I began to see the powerful, impassive mass of a man take shape who, it seemed to me, would make an acceptablinspector…. However, according to Assouline, this “official version of the birth of the myth” was “not completely in accordance with fact.” Indeed, in the summer of 1928, while writing a novel featuring a different protagonist, Simenon referenced a “vague Maigret character.” In 1929, in The House of Anxiety, “the most complete prefiguration” of Maigret showed up, “inaugurating the adventures and investigation of Chief Inspector Maigret.” In 1930, in Night Train, Chief Inspector Maigret appeared in his own right. Thus, Assouline asks: “Why did Simenon hold on to Pietr the Latvian as his first Maigret at all costs although that didn’t correspond with the truth?” The answer: “His determination, very early, very young, to want to construct a work and protect it with a legend.” Interesting? Yes. But after all, does it matter precisely when Maigret was born? 

David P Simmons

mercoledì 31 agosto 2016

SIMENON SIMENON- MAIGRET E MONTALBANO MA COSA C'E' IN COMUNE?

Quello che viene spesso chiamato il Maigret italiano somiglia davvero al commissario di Simenon? E Camilleri quanto conta?
SIMENON SIMENON. MAIGRET ET MONTALBANO: QU'ONT-ILS EN COMMUN ?
Celui qu'on appelle souvent le Maigret italien ressemble-t-il vraiment au commissaire de
Simenon ? Quelle importance Camilleri attache-t-il à cette ressemblance ?

SIMENON SIMENON. MAIGRET AND MONTALBANO: WHAT DO THEY HAVE IN COMMON? 

Does the one often called the Italian Maigret really resemble Simenon’s Chief Inspector
What importance does Camilleri attach to this resemblance?
Per illustrare questo post abbiamo utilizzato un'immagine già pubblicata nel 2013 scrivendo dei due romanzieri












Ritorniamo a discutere sul rapporto Simenon- Camilleri e di conseguenza su quello Maigret-Montalbano
L'occasione ci è data dalla pubblicazione in edicola di una collana del Corriere della Sera 
la cui prima uscita è  "Camilleri racconta Simenon".
Al di là dell'interesse che suscita l'iniziativa (ricordiamo che lo scrittore siciliano fu il delegato Rai alla produzione dello sceneggiato "Le inchieste del commissario Maigret" interpretato da Gino Cervi, per la sceneggiatura di Diego Fabbri e la regia di Mario Landi), questo spunto fa tornare d'attualità una domanda ormai posta più volte: quanto somiglia Montalbano a Maigret?
Qui di seguito riportiamo una serie di opinioni di scrittori, letterati, saggisti e anche dello stesso Camilleri.
Sarà bene premettere che quello che non si può metter in dubbio è la passione che Camilleri nutre per Simenon. Quanto questo abbia influito sulla creazione del suo commissario, non lo sappiamo, siamo nel campo delle opinioni e più di una delle testimonianze che riportiamo, riscontrano questo filo che lega Maigret a Camilleri e quindi a Montalbano.
Vale la pena di ricordare che Camilleri conobbe il vero successo come scrittore a settanta anni circa, la stessa età in cui Simenon smise di scrivere i suoi romanzi. Questo non è un giudizio di valore, ma la pura e semplice constatazione che, mentre il belga creava il suo personaggio più famoso a poco più di venticinque anni, il siciliano ha dato forma al suo eroe sulla soglia dei settanta. Questo aldilà delle capacità, dello stile e del livello d'ispirazione, presuppone una genesi assi diversa dei due protagonisti.
Alcune delle somiglianze che nei testi più sotto vengono sottolineate, non sono esclusive. Nel senso che non è solo Montalbano ad aver mutuato alcune delle caratteristiche del commissario Maigret. Questo dipende dal fatto che fino al suo debutto la letteratura poliziesca mondiale non conosceva romanzi il cui protagonista fosse un funzionario di polizia con quelle specifiche caratteristiche. Quello di Simenon era un poliziesco che rompeva tutti gli schemi, come d'altronde erano assolutamente inedite per un investigatore le qualità e i comportamenti che contraddistinguevano Maigret.
Insomma un giallo di rottura, potremmo chiamarlo quello di Simenon. Mentre quello di Camilleri viene dopo un secolo di investigatori, detective, ispettori, tenenti, commissari... Tutto ciò ovviamente rendeva la creazione di un commissario "originale" molto difficile. In questo, e nella passione per Simenon, forse vanno cercate le analogie quelle volute e quelle involontarie, ma anche quelle percepite dai lettori (forse anche quelli che magari avevano già letto Maigret). 
Intanto questa domanda  Simenon Simenon se l'è già posta in un post del 16 agosto del 2013 "Simenon e Camilleri. Ma Montalbno è davvero nitpote di Maigret?", giungendo ad un conclusione negativa. Leggete e giudicate.
Diremmo che la grande stampa sposa la teoria di Camilleri discepolo di Simenon: Montalbano ha imparato da Maigret titolava il Corriere della Sera del 12 luglio in un articolo sull'incontro tra lo scrittore siciliano e John, il figlio di Simenon.
Quanche anno fa' in un'intervista sull'Arena di Verona del 4 settembre 2011, in occasione del premio consegnato a Camilleri della Fondazione Campiello, lo scrittore ammise di essere debitore nei confronti delle inchieste di Maigret scritte da Simenon e addirittura definì "la propria tecnica di scrittore la stessa di Simenon". 
E d'altrondo stesso Camilleri ha da sempre dichiarato apertamente" il proprio debito con Simenon". 
Corrado Augias, giornalista e scrittore che ha seguito molto Simenon, in un articolo su La Repubblica del gennaio del 2003 aveva detto "Se ci si pensa solo un momento si vede subito che non certo per calcolo ma solo per istinto, la fortuna del commissario Montalbano creato da Camilleri si basa su una struttura equivalente, con in più la variante del dialetto che aggiunge alle vicende narrate un ulteriore e rassicurante connotato casalingo. Maigret è un grosso, solido borghese, che combatte la delinquenza e scopre gli autori dei delitti né per amore dell’avventura né per sfida intellettuale. Agisce come agisce solo perché si trascina fin dall’infanzia “una specie di senso del dovere” e anche perché cova “il timore di non aver mai fatto abbastanza per guadagnarsi il pane”. 
E di questo  Camilleri ne è ben consapevole, al punto che nella genesi di Montalbano dovrà sforzarsi di diversificare il proprio personaggio da quello di Simenon che gli era ormai entrato sotto pelle. Sarà uno sforzo “vano” perché del commissario parigino di Simenon e della stessa prosa simenoniana rimarranno ampie tracce in Camilleri stando almeno alle dichiarazione dello stesso Camilleri a Giovanni Capecchi nei primi anni 2000
In un saggio di Katarzyna Piekarz del 2014 si sottolinea che "Montalbano non prende mai gli appunti, osserva attentamente l’interlocutore e coglie tutto all’istante. Come il commissario parigino di Simenon usa la psicologia, cerca di immedesimarsi con la vittima nel tentativo di conoscerla. A questo scopo cerca anche di conoscere il suo ambiente,
Come si è già menzionato, il commissario cerca di preparare una trappola contro l’interlocutore, come fa anche Maigret, e a volte, a questo scopo ricorre ad un trucco, ad una specie di bluff".
Alla domanda "A chi si ispira, Camilleri? il blog ToWriteDown nel settembre del 2013 rispondeva  "Sicuramente allo scrittore francese (belga in realtà n.d.r.) che in tanti hanno definito la più grande macchina per scrivere della storia della letteratura, Georges Simenon. E chi consiglia di leggere, Camilleri?....si tratta ovviamente sempre di Simenon,...." 
Insomma l'spirazione dello scrittore siciliano al romanziere belga, sembra un dato scontato, ma i risultati a nostro avviso (e siamo puntuali lettori anche di Montalbano) non sono comparabili, sono due personaggi diversi almeno per indole, cultura e atteggiamento. Poi, certo qualche punto di somiglianza c'è, ma esiste un'altra fondamentale differenza.
Infatti mentre Camilleri dichiara, ed è riscontrabile, che di lui in Montalbano c'è ben poco, in quarant'anni di convivenza, i punti di coincidenza tra Simenon e Maigret sono andati sempre aumentando, non arrivando certo alla sovrapposizione, ma ad unaacorrispondenza davvero speciale. (m.t)