SIMENON SIMENON. THE BEST NOVEL TO SAMPLE THE AUTHOR?

On a particular “Maigret” to contemplate among all the possible choices 

SIMENON SIMENON. LE MEILLEUR ROMAN POUR ESSAYER L’AUTEUR ? 

Sur un “Maigret” particulier à contempler parmi tous les choix possibles 

SIMENON SIMENON. IL MIGLIOR ROMANZO PER SONDARE L'AUTORE?

Su un particolare "Maigret"  da valutare tra tutt le scelte possibili

A top American high school lists a single fictional work by each of 296 multi-national authors to aid students in satisfying their summer reading requirements. Simenon makes the cut and the suggested work happens to be a Maigret, The Cellars of the Majestic. This ‘surprise’ (googling did not reveal support for it as one of Simenon’s best works) triggered rereading the novel to identify what led to this pick. 

Some observations follow: first of all, the opening pages nicely set up a mystery that is sustained right to the end. In his usual fashion, Maigret pecks away at the dilemma with a mixture of sleuthing and intuition. Three familiar associates (Inspectors Lucas, Janvier, and Torrence) tail suspects and gather evidence dutifully while Maigret duels and outwits a new boss with gusto (the adversary this time being a certain Bonneau). The prose is simple and taut, sometimes telegraphic. Short visual descriptions interrupt and counterbalance long audible dialogues. The setting of a huge luxury hotel provides Simenon opportunities for human interaction and social commentary. “Swarming” with people, it’s like a ”beehive” of two classes, guests (queens) and employees (worker bees), the sort of place where Maigret usually feels uncomfortable. “Maigret, plebeian down to the bone, into his marrow, was feeling hostile to everything surrounding him here.” The novel’s characters are odd and colorful but real. There are multiple suspects, victims, and witnesses, most with hidden agendas. The plot is complex and convoluted but well constructed. In a range from a single flat tire to double murder, one encounters dissimulation, lying, impersonation, forgery, blackmail, money laundering, drug addiction, prostitution, and illegitimacy. The Chief Inspector’s method (or lack thereof) mimics his other cases: without seeming to investigate, he wanders about in the hotel’s cellars, within glass walls like “an aquarium,” stopping here and there as if in “an oceanographic museum.” Indeed, the primary suspect “had the look, literally, of a big red fish in a bowl” whose “face bumps into the glass” with “bewildered round eyes” because Maigret doesn’t ask him any questions. Instead, Maigret chooses the novelty of interrogating him as they ride bikes, side by side, on his way home from work. The Chief Inspector is his usual tough self, even taking a punch on the chin and, later on, delivering one of his own on a nose. Yet Simenon does not forget to display Maigret’s customary humanity and sympathy, even to the point of having him openly but atypically announce, “I have a lot of sympathy for… …the best man on earth.” 

In sum, The Cellars of the Majestic offers a challenging yet captivating story, developing intricately but concluding logically. In the end, the Mender of Destinies deals life imprisonment to a double murderer, restores a long-lost son to a pining father, and slips a necessary packet of cocaine to a hopeless drug addict. 

If not the best Maigret or the best Simenon, it is pretty much classic Maigret and Simenon, beginning to end. That it is a good novel, a good mystery, a good Maigret (I’ve read them all), and a good Simenon makes it a good choice for anyone seeking to sample the famous author and his most famous protagonist. 

David P Simmons 

SIMENON SIMENON. QUANDO IL GIOVANE SIM FECE CAMPAGNA ELETTORALE

Simpatico aneddoto della sua carriera giornalistica

SIMENON SIMENON. QUAND LE JEUNE SIM FAISAIT UNE CAMPAGNE ELECTORALE 

Une amusante anecdote à propos de sa carrière journalistique 

SIMENON SIMENON. WHEN YOUNG SIM WENT ON AN ELECTORAL CAMPAIGN 

A nice anecdote about his journalistic career

Simenon ha mai fatto politica? Certamente no, almeno non nel senso classico dell’accezione. Comunque esiste in merito un aneddoto curioso, che riguarda il periodo dei suoi inizi come giornalista, che merita di essere raccontato. 

Chi volesse leggerlo potrà trovarlo alla  pagina 93 del libro intitolato Simenon, de l'humain au vide, del 1982, (éditions Buchet/Castel) nell'intervista concessa all'autore del testo, Henri Charles Tauxe. 

Il caporedattore della Gazette de Liège, siamo nei primissimi anni venti, fece sapere a Simenon che il più importante finanziatore del giornale (un uomo di origini nobili che abitava in un castello della zona) intendeva presentarsi alle elezioni per diventare deputato, ma siccome non era un grande oratore aveva bisogno di un aiuto da parte della penna più capace del quotidiano...  insomma di un ghost-writer come diremmo oggi.

Simenon pensò bene di andare in comune per chiedere quale fosse l'associazione con più iscritti in città.  Gli risposero che il maggior numero di adesioni era quello all'associazione della pesca sportiva. 

Il futuro creatore di Maigret pertanto decise: "il nostro uomo sarà il deputato dei pescatori sportivi". Già da giovane aveva intuito il significato di target applicato alla politica. A diciassettenne anni o poco più prese un’iniziativa che avrebbe potuto suscitare delle rimostranze, ma il suo ragionamento seguiva una logica efficace. Infatti non scrisse discorsi politici classici, ma iniziò a pubblicare articoli su temi e su problemi che interessavano gli iscritti a tale associazione (come ad esempio l'inquinamento delle acque oppure i regolamenti troppo severi per la pesca) e li firmò tutti a nome del candidato. 

Certo non fu una “campagna elettorale” tradizionale, ma la comunicazione di un politico che si rivolgeva alla più grande comunità (nel senso di chi aveva in comune quella passione), appunto applicando, come si fa oggi, le regole del marketing alla politica.

Quello che era indispensabile, cioè far eleggere deputato il castellano, si verificò e quindi Simenon ebbe ragione riuscendo appieno nel suo compito. In fondo era solo il risultato quello che contava.

Questa è un’ulteriore dimostrazione che ancora adolescente, per quanto già redattore  della Gazette de Liége,  Simenon era dotato di una grande duttilità nello scrivere, come del resto dimostrò negli anni a seguire durante il periodo della letteratura popolare dove salta a piè pari da un racconto sentimentale ad un romanzo d’avventura, da una novella licenziosa ad un romanzo breve di genere poliziesco. E tutto con grande facilità e disinvoltura.

Ma se ci riflettiamo bene, anche il periodo più letterario ci mette davanti a una produzione simenoniana di “Maigret” e a una di “romans durs”, soprattutto nei primi anni, che si differenziava decisamente anche come lettori. Ma il romanziere sapeva bene a chi doveva parlare e come doveva farlo. Come d’altronde il piccolo Sim che probabilmente a quell’età addirittura  si divertiva a scrivere per nome e per conto di un candidato politico.

Andrea Franco