venerdì 20 ottobre 2017

SIMENON SIMENON. QUESTA NON E' "SOLO" UNA PIPA

Tratto distintivo o simbolo? Fumo e fuoco, la pipa e la stufa carbone... il bisogno del calore?

SIMENON SIMENON. CECI N'EST PAS "SEULEMENT" UNE PIPE
Trait distinctif ou symbole ? Fumée et feu, la pipe et le poêle à charbon… un besoin de chaleur ?
SIMENON SIMENON. THIS NOT “ONLY” A PIPE
Distinctive or symbolic trait?  Smoke and fire, the pipe and the coal stove… a need for warmth? 



Fumo e lapilli. E' quello che succede quando si accende la pipa e si aspira forte (ma non troppo) per far ardere in modo omogeneo il tabacco, alternando le prime boccate con la spinta del cura-pipe in modo da imprimere al tabacco inserito nel fornello una pressione omogenea e poter così di bruciare meglio.
Ma a questo proposito va detto che la pipa andrebbe caricata esercitando dapprima una pressione più lieve e poi sempre più decisa, proprio per conferire la medesima pressione alla parte bassa e a quella alta del tabacco. Nè poca, né troppa. Il giusto, per fornire compattezza ma anche permettere un'adeguata circolazione d'aria quando si aspira. E a questo proposito, se proprio vogliamo esagerare, il tabacco andrebbe inserito nel fornello facendo girare il pollice che lo pressa, tanto da imprimere al tabacco stesso una sorta di stratificazione a spirale che favorirà una combustione davvero ottimale.
Fine della lezione.
E questo vi fa capire, o meglio fa capire a chi non fuma la pipa, quanta laboriosa dedizione ci sia al solo caricarla e questo non può non sottindendere un rapporto speciale tra fumatore e la sua pipa. E poi ogni fumatore ha un suo personale, talvolta segreto, rituale che rafforza il rapporto con la propria pipa.
E ovviamente stiamo parlando di Maigret. Lui è un fumatore un po' rude, certo non ligio a tutte le regole (ma quanti di noi lo sono?), anche perché la sua pipa è accesa in tutte le situazioni, in ufficio, nei freddi appostamenti notturni, sulla piattaforma aperta dei bus, dopo un pranzo abbondante... insomma ogni occasione è buona. Ma non tutte le occasioni sono buone per rispettare alla lettera il galateo del corretto fumatore di pipa.
Potremo definire le pipe di Maigret una sorta di sue appendici. Oppure le compagne dei momenti difficili come di quelli felici. 
Qualche volta è addirittura un'arma. 
Già... quando il commissario deve mostrare tutto il suo malcontento e il suo disappunto accende la pipa nelle situazioni in cui sarebbe sconsigliato o peggio dove non si dovrebbe. Una sorta di sfida che, unita alla sua massiccia figura e al suo sguardo impenetrabile, tiene in  scacco il "cattivo" di turno.
A noi viene anche da fare un parallelo con la stufa dell'ufficio di Maigret. In fondo in fondo é una sorta di grande pipa, che il commissario si diverte a caricare al massimo, non solo perché faccia più caldo, ma anche per la soddisfazione di veder diventare incandescente la ghisa... una presenza importante in quella stanza che, come la pipa, non serve solo a scaldare. Anche perché è un vecchio modello e ormai a Quai des Orfèvres hanno installato il riscaldamento centralizzato. Ma Maigret ha avuto il permesso di mantenere la sua vecchia stufa a carbone. Questa non è solo una stufa. (m.t.)

giovedì 19 ottobre 2017

SIMENON SIMENON. THE DREADED COMMA

On the plethora of commas in the writer’s works 

SIMENON SIMENONCETTE REDOUTABLE VIRGULE 
Sur la pléthore de virgules dans les œuvres de l’écrivain
SIMENON SIMENON. QUESTA TERRRIBILE VIRGOLA
Sulla quantità di virgole nell'opera dello scrittore  

Pierre Assouline’s biography Simenon includes a 58-page chapter entitled Style, It’s Rhythm. The English translator condensed it to 17 pages. The reason was perhaps because it rambles through a hodge-podge of details about Simenon’s writing technique, from triggers, to titles, to themes, to xyz…. 
I choose to focus here on one particular aspect of Simenon’s style: his use of commas. Why? A critic of a book I once wrote complained that she “had never seen so many commas! and ever since I’ve wondered if Simenon had influenced my style. Although the grammatical rules for comma usage are generally the same in French and English, commas appear much more frequently in French. Many have called Simenon to task for excessiveness in comma usage. 
Assouline comments on the role of the comma in Simenon’s work this way: Even if it meant looking crazy, he was capable of kicking up a fuss, if one modified it [his punctuation] without his knowledge, particularly if one went after his commas.” That commas would crop up often was suggested early on with the “rare on a book cover” comma that appeared in Monsieur Gallet, décédéWhat is more, his contracts stipulated that “no one should change a word or a comma” in his texts. [The comma seemed to him to be a sentence’s indispensable breathing. It is the quintessential sign of its rhythm.” […] A comma’s place in a sentence can change the sense. He cited the last line ofLes Anneaux de Bicêtreas an example where a comma sets off a reference to Lina, the troubled wife of the protagonist‘One day he would go to see his father in Fécamp, with Lina.’ Without the comma, he explained, they are going to Fécamp naturally, and the story ends happily. With it, they are going there as well, but there is a problem and the story ends badly. Even when Simenon stopped writing and switched to dictation for his works, he “specified the commas,” a practice that strongly emphasized his long-term belief: “For me, the comma is sacred.” 
Here’s more from Georges on the subject of correction and punctuation1) In a 1960 letter to Doringe, his official copy editor of preferencehe wrote, “You can very well, at the first reading, correct the errors in typing, spelling, duplications, but under the condition of not changing anything and above all not adding or removing commas because, correction or not, in the grammatical sense, I’m a maniac on this point.” (Note the commas!) 2) As late as 1982, he proclaimed“I never accepted one changing even a single comma in one of my novels. Because I’m a fanatic about one thing, maybe I don’t have a highly refined style, but I am fanatic on commas. Because rhythm means very much more to me than beautiful sentences…  whenever a proofreader eliminates one of my commas as useless, I get totally enraged….” 3) In a 1964 recorded discussion about their writingsIan Fleming, the creator of James Bond, stated: “I find I make stupid mistakes which they correct for me.” The creator of Jules Maigret countered: “My publisher has not the right to change a comma – not even to suggest to change a comma. 

David P Simmons 

mercoledì 18 ottobre 2017

SIMENON SIMENON. L'IMPELLENZA DI RACCONTARE...

Il mestiere dello scrittore e il bisogno di raccontare storie e raccontare sé stesso

SIMENON SIMENON. LE BESOIN IMPERIEUX DE RACONTER...
Le métier de l'écrivain et le besoin de raconter des histoires et de se raconter lui-même
SIMENON SIMENON. THE COMPELLING NEED TO RECOUNT…
The writer’s occupation and need to tell stories and talk about himself




Raccontare e raccontarsi. Questo in sintesi il bisogno di quasi tutti gli scrittori, che in genere, narrano delle storie ma poi finiscono (chi più chi menoanche per raccontare sé stessi. Nel titolo, riferendoci a Simenon, abbiamo definito quello suo "un'impellenza", cioè un bisogno urgente non solo testimoniato dalla mole di romanzi, novelle, romanzi brevi che ci ha lasciato, non solo per il ritmo con cui scriveva, ma anche perché, ricordiamolo, il primo scritto Au pont des Arches, in forma di romanzo, Simenon lo terminò a soli diciassette anni, quand'era ancora a Liegi. Era il 1920 e l'anno dopo fu dato alle stampe a spese dello stesso autore (ma sembra che avesse trovato circa trecento acquirenti prima di stamparlo). 
Come sappiamo tutti l'arco della sua attività di romanziere si esaurisce nel 1972 con Monsieur Charles, un'inchiesta del commissario Maigret. Fanno 52 anni di attività, certo con qualche pausa, soprattutto agli inizi con alti e bassi, ma con una produzione che ci racconta molto di lui. Al di là di quelli che vengono identificati come i romanzi specificamente autobiografici, come ad esempio Pedigree, Quand j'étais vieux, per non parlare di Lettre à ma mère o di Mémoires Intimes... nei suo romanzi troviamo sempre dei riflessi delle sue esperienze. Che siano viaggi esotici, che siano stressanti situazioni familiari, che siano sue esperienze sentimentali e sessuali, che siano persone, ognuna di queste trova posto nei romanzi e, se si conosce un po' la biografia di Simenon, non è difficile leggere tra le righe anche le sue convinzioni, il suo modo di essere, le sue propensioni, le sue paure e le sue aspirazioni. 
D'altronde pure quando scrive i Maigret, i ricordi dell'infanzia, le tracce di una gioventù lontana, hanno un'eco di un certo rilievo. 
Il bisogno di raccontarsi lo ritroviamo non solo nella sua letteratura, ma ad esempio nella sua buona disposizione a farsi intervistare. E sono interviste  sincere,  Simenon non gioca a mascherarsi, non crea un personaggio da dare in pasto ai media. Abbiamo detto più volte che aveva un'innata capacità di intuire qual era il modo migliore per vendere i propri titoli, come lanciare un personaggio, inconsapevolmente fece ante-litteram il marketing di sé stesso. Ma questo non intacca la spontaneità e la disponibilità di mettersi a nudo... a volta addirittura "...sur le gril". Ci riferiamo alla famosa intervista cui si sottopose nel '68 con cinque medici e psicologi di Medicine et  Hygiène che lo tennero per un certo lasso di tempo per quella che, più che un'intervista, potremmo definire una seduta psicanalitica.
Anche in quella occasione, almeno a detta dei medici, Simenon fu quasi del tutto sincero, di fronte a domande che scavavano nel profondo e che avrebbero potuto far scattare delle barriere di difesa. Invece il romanziere si lasciò andare, forse per raccontarsi meglio ai propri lettori, tramite le domande di quegli specialisti, che magari sperava avrebbero tirato fuori delle cose che nemmeno lui stesso avrebbe saputo esternare.
E ancora. C'é la questione delle fotografie. Simenon è stato ritratto in quasi tutte le età, nei più disparati contesti, in compagnia dei familiari, delle persone più, vicine, e quelle frequentate professionalmente. E non solo. Anche diversi eventi importanti per la sua vita sono stati immortalati dall'obbiettivo. Se le mettessimo tutte in file, ordinate cronologicamente, queste istantanee costituirebbero un'altro romanzo autobiografico, costruito senza parole, ma non per questo meno efficace delle sue migliori performance letterarie.  
E ancora nel '75 iniziò a raccontarsi registrando ad un magnetofono. Non erano storie, ma pensieri  sparsi, riferiti a lui, alle persone che aveva conosciuto, riflessioni su fatti del presente e ricordi di quelli del passato (poi rilegati in libri da Presses de la Cité e intitolati "Dictées")... un racconto di sè che andò avanti fino al 1979 per un totale di una ventina di volumi.
E poi non sarà davvero un caso che questa sua impellenza di raccontarsi generasse l'ultima sua opera che fu davvero la più biografica e la più estesa raccolta di ricordi che il romanziere avesse mai scritto: Mémoires intimes. (m.t.)

martedì 17 ottobre 2017

SIMENON SIMENON. SIMENON ET "LE PATRIOTE ILLUSTRÉ"

Trois contes signés Georges Sim pour un hebdomadaire belge 

SIMENON SIMENON. SIMENON E "LE PATRIOTE ILLUSTRÉ" 
Tre racconti firmati Georges Sim per un settimanale belga  
SIMENON SIMENON. SIMENON AND "LE PATRIOTE ILLUSTRÉ" 
Three short stories signed Georges Sim for a Belgian weekly.
  
Simenon n’écrit plus pour la “Gazette de Liège”, ni pour d’autres médias belges d’ailleurs. Fini «Noss Perron» et «La Revue Sincère». Il a quitté la Belgique pour s’installer à Paris, et pour la plus grande partie des années 1920-1930, il va essayer de placer des articles, des contes et des contes gais dans les journaux et hebdomadaires de la capitale. Débuts difficiles, mais après un certain temps, les «Frou-frou», «Gens qui rient» et autres «Paris plaisir» lui ouvrent largement leurs colonnes. Malgré ses activités parisiennes, Simenon continue d’envoyer de temps en temps des contes en Belgique. Rarement, il est vrai, mais l’argent est toujours bon à prendre.
C’est ainsi que de Paris il fait parvenir à l’hebdomadaire «Le Patriote Illustré» des contes dont certains, très peu il est vrai, seront acceptés et publiés. Cette publication est un hebdomadaire illustré existant depuis 1885 et édité par le journal «Le Patriote», fondé en 1884 par les frères Jourdain. Après la première guerre mondiale, ce journal devient «La Libre Belgique», qui paraît encore tous les jours. Le premier conte accepté s’intitule «Le Timbre», il est signé Georges Sim et paraît le 25 avril 1926 dans le n17. C’est l’histoire d’un employé de bureau qui par mégarde met dans sa poche un timbre prévu pour affranchir le courrier. Entré dans un bar, il consomme un café et est tout surpris que le garçon accepte le timbre comme moyen de paiement. Dès lors, il vole régulièrement des timbres à son patron, mais il se sent de plus en plus mal à l’aise. Finalement, il décide de remettre la valeur en timbres à sa société.  
Puis, pendant plusieurs années, plus rien de Georges Sim ne paraît dans cet hebdomadaire. Jusqu'au 17 février 1929, lorsqu'un nouveau conte est publié. Il s’intitule «Un homme sur la voie» et est également signé Georges Sim. On peut résumer ce conte comme ceci: un administrateur a triché avec les bilans de sa société et il s’enfuit en train. Un homme monte dans son compartiment et il craint qu’on vienne l’arrêter. Il ouvre la portière et saute.  
Le 23 juin de la même année 1929, dans le n° 25, parait un troisième et dernier conte de Georges Sim. Il s’intitule «Tuer»Un couple marche dans les dunes et l’homme aperçoit un groupe de faisans. Il veut absolument en tuer un et il jette des pierres ramassées dans le sable. Il finit par en attraper un, et il oblige sa compagne à l’emporter, malgré le fait que l’oiseau ne soit pas tout à fait mort. Voyant la souffrance de l’animal, l’homme exprime ses regrets et dit qu’il ne le fera plus.  
Trois beaux contes que je n’ai retrouvés nulle part ailleurs, et qui sont vraisemblablement les derniers de sa période d’apprentissage à paraître dans une revue belge.  

Philippe Proost